Dietro le quinte di BFM TV, la Cnn francese,Il futuro prossimo del
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Dietro le quinte di BFM TV, la Cnn francese,Il futuro prossimo del
Dietro le quinte di BFM TV, la Cnn francese BFM TV è diventata, nel giro di tre anni, il numero uno tra i canali “all news” francesi. Ora l’amministratore delegato di NextRadioTv Alain Weill vuole farne una “CNN International”. Ha cominciato dalla Svizzera, dove le finestre pubblicitarie trasmesse sono completamente rossocrociate. La storia di BFM TV è partita da una costola di una radio, Business FM, il cui acronimo è BFM. Creata nel 1991 a Parigi da Jacques Abergele e René Tendron, l’emittente si è profilata sin dall’inizio come “la radio dell’economia”. Nel 2002, dopo una liquidazione giudiziaria, viene rilevata da Alain Weill, patron del gruppo NextRadioTv. Il 14 dicembre del 2004, i vertici lanciano ufficialmente e pubblicamente il progetto televisivo, col marchio BFM TV. Si tratta di un canale consacrato “all’attualità e all’informazione economica e finanziaria”, pensato sul modello del canale radiofonico omonimo. In realtà lo slogan “La television de l’economie” non verrà mai utilizzato preferendogli il più efficace “News 24/7″. Il 9 maggio del 2005 il Conseil Supérior de l’Audiovisuel rilascia due concessioni per altrettante televisioni “all news” in chiaro: I-Télé, nata nel 1999 come canale a pagamento, e BFM TV, un progetto completamente nuovo. Preceduto da un countdown, il 28 novembre 2005 BFM TV inaugura ufficialmente i propri programmi alle ore 18. Il primo telegiornale è presentato da Ruth Elkrief, in arrivo da precedenti e importanti esperienze a TF1 e a Radio RTL. Ospiti, nello studio virtuale, il presidente del CSA, Dominique Baudis, e Renaud Donnedieu de Sabres, all’epoca ministro delle cultura e delle comunicazioni in Francia. Il quotidiano Liberation non esita a definire BFM TV come “l’info low cost”. Alla partenza, il neonato canale conta una sessantina di giornalisti, quando emittenti all news concorrenti come I-Télé e la tv a pagamento LCI ne occupano il doppio. Il budget? Per BFM TV, nel 2005, si parla di 13 milioni di euro contro i 37 di I-Télé e i 50 milioni di LCI (gruppo TF1). Alla fine del 2008, i dipendenti di BFM TV diventano 200 (di cui 150 giornalisti), mentre nel 2011 il budget sale a 50 milioni di euro. Nel 2007, BFM rastrella ben 8 milioni di euro di pubblicità. Nel 2009 passa a 51 milioni di euro, in aumento del 67%. La prima versione di BFM TV prevede unicamente due dirette quotidiane: tra le 6 e le 9.30 con BFM Matin, e tra le 18 e le 23.30 con BFM Soir. Nella fascia centrale, tra le 9.30 e le 18, viene trasmessa l’attualità in immagini (senza conduzione) con i titoli dell’informazione e i dati borsistici scanditi ogni quarto d’ora. Inizialmente, oltre all’attualità, c’è spazio anche per dei tg di economia e finanza, caratteristica che l’emittente abbandonerà lentamente. Soltanto nel 2007, dopo aver assunto una cinquantina di giornalisti, BFM TV abbandona lo slogan “La nouvelle chaîne de l’info” per passare a “Priorité au direct”. La trasformazione prevede l’apertura delle trasmissioni in diretta anche tra le 9.30 e le 18. Già nel 2008, diventa il primo canale all news francese, battendo I-Télé. Dal 2011, il marchio BFM TV viene invece accompagnato dalla scritta “Première chaîne d’info de France”. Ora il canale all news trasmette in diretta dalle 6 alle 24, tutti i giorni. L’organizzazione attuale del palinsesto ricorda molto quello delle emittenti radiofoniche: fasce che raggiungono le 3 ore con doppia e singola conduzione. Tra le 6 e le 8.30 “Première Edition”, alle 8.30 “Bourdin Direct” (anche su Radio RMC), dalle 9 alle 12 doppia conduzione di “Non stop”, il cambio arriva per la tranche 12-15 “Midi-15 Heures”, riprende “Non stop” tra le 15 e le 18, alle 18 BFM Story, alle 19 Ruth Elkrief, tra le 20 e le 21 Alain Marschall, alle 21 “News et compagnie” e, per chiudere, “Grand Angle”. Se agli albori di BFM TV lo studio è interamente “virtuale”, con il tempo si è deciso di inserire nella scenografia degli elementi reali. Il sito “Media un autre regard” mostre il backstage del canale all news. Lo studio 1 è composto da una scena reale che può essere coperta da un telo verde e trasformarsi in un fondale virtuale. Quella reale è realizzata da Fréderic Serrato, con diversi schermi e delle barre luminose che cambiano colore in base all’orario e al tipo di edizione. Per garantire la diretta, la regia deve gestire: ■ ■ ■ ■ ■ I duplex con i giornalisti attraverso la fibra ottica, il satellite o il 3G Il segnale sempre attivo proveniente dall’Assemblea nazionale, dall’Eliseo o i flussi d’immagine delle agenzie stampa La scenografia che cambia in base al tipo di edizione. I giornalisti solitamente sono posizionati in una delle tre zone dello studio. Si tratta, in pratica, di gestire le scenografie virtuali che andranno a ricoprire il fondale verde Le immagini provenienti dalle 7 telecamere automatiche presenti nello studio La grafica, i jingles, le bande informative e la pubblicità Tra le 6 e le 8.30 va in onda su BFM TV la prima fascia informativa della giornata che totalizza mediamente 2 milioni di telespettatori. Il settimanale L’Express ha realizzato un video reportage dietro le quinte. Attualmente, BFM TV raggiunge una quota di mercato del 2% contro lo 0.8% della concorrente I-Télé. Crediamo sia giunto il momento di accelerare i tempi per una copertura internazionale del nostro canale. (Alain Weill, 22/12/204, Le Figaro). Il patron del gruppo NextRadioTv, Alain Weill, il 22 dicembre 2014 ha rilasciato un’intervista al quotidiano Le Figaro. “BFM TV” – ha dichiarato Weill – “è già particolarmente seguita all’estero via Internet. Pensiamo però che sia giunto il momento di velocizzare la copertura internazionale del nostro canale”. “Il nostro obiettivo” – ha detto l’amministratore delegato – “è di essere distribuiti via cavo o via ADSL nel mondo. Siamo già presenti in Svizzera dove abbiamo attivato uno splitting pubblicitario. Prossima tappa: il Belgio. Successivamente si passerà agli Stati Uniti e all’Asia”. “Vorrei fare di BFM TV” – ha concluso Weill – “l’equivalente francofono di CNN International”. Articolo pubblicato originariamente sul blog dell’autore, Fuorionda Il futuro prossimo del giornalismo francese Dopo l’attacco alla redazione parigina del settimanale Charlie Hebdo, la Francia e il suo giornalismo si sono trovati nel mezzo di un’atmosfera terribile per la libertà di espressione, di satira e di stampa. Preso atto della tragicità della situazione, ecco sei scenari per il giornalismo francese per il 2015: solidarietà, la svolta verso il mobile, il cammino verso le notifiche push, l’equazione scomoda tra tv e Web, il ritorno delle newsletter e l’ascesa dell’intelligenza artificiale nelle redazioni. Solidarietà Liberation ha accolto i superstiti della redazione di Charlie Hebdo nei suoi uffici e il governo francese ha contribuito con un milione di euro alla realizzazione del primo numero dopo la strage. Allo stesso modo, France Television, Radio France e il gruppo Lagardere hanno offerto il loro aiuto, risorse umane e i loro canali per sostenere il settimanale. “Perché la penna supera sempre la barbarie, perché la libertà è un diritto universale. Per via del vostro sostengo, Charlie sarà di nuovo in edicola la prossima settimana” si leggeva sul sito di Charlie Hebdo, ridisegnato in nero. Come è noto, il numero è uscito con nuove vignette realizzate dalle vittime come Tignous, Charb, Cabue Wolinski. Un modo di sostenere ancora come la loro libertà non fosse morta. La svolta verso il mobile “Online, il mercato è già maturo e l’utilizzo di Internet in mobilità sta esplodendo”, ha dichiarato Antoine Clément, former Executive Deputy General Manager di Next Interactive durante l'”Assises du journalisme” che si è tenuta a Metz lo scorso ottobre. E i dati confermano il suo punto di vista: in Francia, infatti, il 75% delle app ha fatto registrare un sensibile incremento di traffico, mentre il 60% dei siti ha perso terreno, come riportato in uno studio recente di At Internet. In particolare, il 50% del traffico del giornale sportivo L’Equipe proviene ora dal mobile, ha dichiarato Fabrice Jouhaud, Editorial Manager della testata. A Le Monde, invece, già due anni fa il mobile ha superato il traffico desktop in termini di click. Con il 43% dei francesi che utilizza i telefoni per navigare in Internet, gli editori devono rendersi conto della provenienza del consumo delle loro notizie online. Nel 2015, quindi, converrà concentrarsi sugli standard mobile, come dichiarato dall’ex Cto di Facebook Bret Taylor già nel 2012: “Facebook mobile è quello che Mark Zuckerberg avrebbe fatto nel dormitorio di Harvard se solo la tecnologia necessaria fosse esistita allora”. La battaglia per le notifiche push Il 22 dicembre 2014 ho ricevuto nove notifiche di breaking news da parte di BFTM Tv, otto da Le Point e Le Figaro, quattro da Le Monde, altrettante da France Tv, cinque da Europe1, altre otto da L’Express e sette da France Info. E il 22 dicembre non era un giorno speciale o con big news. Il numero alto di notifiche ricevute è la dimostrazione lampante della guerra per le notifiche push in atto tra le redazioni francesi per accaparrarsi l’attenzione degli utenti mobile. Nel 2014, in tutto il mondo, “gli utenti che attivano le notifiche push hanno un tasso di memorizzazione tre volte più alto di quelli che non le utilizzano”, si legge in uno studio di Localytics. Questa strategia vale ovviamente anche in Francia: se inviata con cura, infatti, una notifica push può portare tra le 20 e le 30mila visite a un’app di notizie. Questa è una grande sfida per gli organi di stampa francesi, perché devono comprendere le reali necessità dei loro utenti, segmentarli in diverse categorie in modo da personalizzare le notifiche da inviare e inoltrarle al momento giusto della giornata. Tutto questo, insieme, aumenterà l’engagement e costruirà connessioni più forti, oltre che maggiore fiducia, tra i giornalisti e i lettori. L’equazione complessa tra la televisione e il Web Vedremo mai un programma tv che riesca davvero a mischiare la cultura digitale ai format tv? In Francia ci sono diversi esperimenti già in onda, provenienti dal Web, a cominciare da Le Point quotidien di France 4, realizzato insieme a Vice. Nonostante la collaborazione con la testata americana, però, il format non è r’n’r come si potrebbe pensare: “il Web è libero, aperto, ribelle, mentre la televisione è all’opposto: calibrata, istituzionale. In sostanza, dobbiamo mischiare il fuoco con l’acqua”, ha dichiarato Cyrille del Lasteyrie, producer di France 5. I produttori televisivi francesi non sono molto aperti al cambiamento, nonostante le trasformazioni dell’era digitale. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la televisione “rimane lo strumento preferito per vedere i programmi live”, stando a quanto descritto in un report di Crédoc (the French Reserch Center on living conditions), secondo il quale ben il 93% dei telespettatori in Francia ha mantenuto queste abitudini in fatto di consumo mediale. Allo stesso tempo “c’è bisogno di sviluppare una nuove nomenclatura che si adatti al mondo multipiattaforma e multiscreen”, ha detto a Mashable Roy Sekoff, Presidente di HuffPost Live. Secondo Mouloud Achour, producer della piattaforma Clique Tv, invece, “Internet, la televisone: non significano nulla oggi: le persone osservano solo degli schermi”. Il ritorno della newsletter Pensavamo che questo formato fosse vecchio, ma sembra che il 2015 segnerà il ritorno della newsletter. Grazie a progetti francesi come Time To Sign Off e Brief.me, lanciato di recente da Laurent Mauriac, già a Liberation e Rue89, le news possono viaggiare di nuovo e facilmente via mail. Questo approccio consente ai lettori, spesso molestati e travolti da un flusso continuo di notizie, di avere un momento di tregua per accedere alle news più importanti e scegliere quando leggerle, aprendo la propria inbox. “Ne abbiamo bisogno come non mai”, ha scritto a questo proposito Mathew Ingram su GigaOm, “il punto, ora, è che più ampia diventa la tua offerta, meno di valore sarai per ogni tuo lettore individuale […], quindi come procedere se sei già una realtà editoriale ampia come un giornale? Si pensi a tutte le nicchie di interesse e i micro-mercati in cui si potrebbe segmentare la propria offerta e si pensi a tutto il lavoro di curation da applicarci”. L’ascesa dell’intelligenza artificiale I robot possono parlare come presentatori tv e gli algoritmi possono selezionare e produrre contenuti scritti: le potenzialità dell’intelligenza artificiale sono enormi e tutti i settori del giornalismo dovrebbero abituarsi a vedere dei robot tra i propri colleghi. Negli Usa, Forbes e il Los Angeles Times hanno pubblicato articoli scritti da software, ma in Francia ci sono state più riserve da questo punto di vista e i “robot” sono stati implementati solo per l’uso dei social media. France Tv Info, ad esempio, ha utilizzato un ‘Twitter bot’ per aiutare gli elettori a sapere i risultati delle elezioni locali nel marzo del 2014, twittati non appena disponibili. L’Equipe, invece, usa un sistema simile per fornire i risultati calcistici in tempo reale. Emmanuel Montecer, community manager del giornale, ha detto che in questo modo è possibile generare molto traffico verso il sito del giornale: L’Equipe aveva tra i 50 e i 70 milioni di visitatori mensili, di cui solo 1 milione circa proveniente da Twitter quando è stato lanciato il servizio automatico. Inoltre, l’automatizzazione può alleggerire il carico di lavoro sulla redazione, che riceve circa 10mila mention su Twitter ogni mese, il 70% delle quali ha a che vedere con il calcio. Quale sarà il prossimo passo? L’Equipe sta pensando ad automatizzare anche alcuni contenuti relativi al rugby, mentre grandi network tv come France Television of TF1 usano Wibbitz per produrre contenuti real time. Articolo tradotto dall’originale inglese Photo credits: valentinacala / Flickr CC