Classificazione delle lingue
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Classificazione delle lingue
Classificazione delle lingue è necessario un criterio un criterio potrebbe essere il numero dei parlanti; secondo una organizzazione che si chiama Linguasphere, le lingue più parlate del mondo sono le seguenti: Naturalmente dati come questi vanno considerati con cautela perché può capitare che lingue diverse siano state messe insieme in base al fatto che i parlanti delle rispettive lingue si comprendono a vicenda (questo è accaduto con hindi e urdu); inoltre sono considerati parlanti di una lingua anche le persone che parlano quella lingua come seconda lingua. Inoltre, prendere come base il numero dei cittadini di una nazione per dire che in quella nazione i parlanti della lingua ammontano ad una data cifra non è sempre corretto in quanto possono esserci cittadini che non parlano la lingua standard. Naturalmente dati come questi vanno considerati con cautela perché può capitare che lingue diverse siano state messe insieme in base al fatto che i parlanti delle rispettive lingue si comprendono a vicenda (questo è accaduto con hindi e urdu); inoltre sono considerati parlanti di una lingua anche le persone che parlano quella lingua come seconda lingua. Inoltre, prendere come base il numero dei cittadini di una nazione per dire che in quella nazione i parlanti della lingua ammontano ad una data cifra non è sempre corretto in quanto possono esserci cittadini che non parlano la lingua standard. Inoltre, prendere come base il numero dei cittadini di una nazione per dire che in quella nazione i parlanti della lingua ammontano ad una data cifra non è sempre corretto in quanto possono esserci cittadini che non parlano la lingua standard. Un criterio per classificare le lingue, lo abbiamo già visto, è quello degli universali linguistici, cioè delle caratteristiche che le lingue hanno in comune. Ma le lingue hanno anche delle caratteristiche che le rendono più vicine ad alcune rispetto ad altre. Questa vicinanza può essere stabilita in base ai seguenti criteri: genealogico, tipologico, areale Si dice che due lingue fanno parte dello stesso raggruppamento genealogico se esse derivano da una stessa lingua originaria (o lingua madre, da non confondersi con madrelingua, che è la lingua che ognuno di noi ha acquisito per prima nella sua infanzia). Un caso evidente di lingue genealogicamente apparentate è quello delle lingue romanze, o neolatine (italiano, francese, spagnolo, portoghese, romeno e altre ancora); esse sono tutte derivate da un’unica lingua madre, il latino. A loro volta, poi, le lingue romanze fanno parte di una unità genealogica più ampia, quella delle lingue indoeuropee, che costituiscono una famiglia linguistica. La famiglia è l’unità genealogica massima: se due lingue non appartengono alla stessa famiglia, esse non sono genealogicamente apparentate. Le unità genealogiche di livello inferiore alla famiglia sono chiamate gruppi (o classi): una famiglia linguistica contiene abitualmente diversi gruppi che a loro volta si articolano in sottogruppi, o rami, e così via (la terminologia varia a seconda degli studiosi). Quindi l’inglese e l’italiano fanno parte della famiglia indoeuropea (di cui non fa parte, per esempio, il cinese), ma appartengono a due gruppi distinti. Due lingue sono tipologicamente correlate se manifestano una o più caratteristiche comuni. La classificazione tipologica è molto più complessa e molto più difficile da realizzare che non quella genealogica; inoltre, c’è da tenere presente che una lingua può essere tipologicamente correlata ad un’altra per quanto riguarda determinate caratteristiche, e tipologicamente correlata a una terza per quanto riguarda altre caratteristiche. l’affinità tipologica non esclude la parentela genealogica: due lingue tipologicamente correlate possono derivare da un’unica lingua madre. Semplicemente, non è necessario il contrario: due lingue tipologicamente correlate possono anche non essere genealogicamente parenti, come è il caso, ad esempio, dell’inglese e del cinese. Il punto di vista areale coglie quelle affinità che si creano tra lingue genealogicamente irrelate, oppure solo lontane parenti, ma che hanno sviluppato alcune caratteristiche strutturali comuni in quanto sono parlate in una stessa area geografica. In casi di questo genere, si dice che le lingue in questione formano una lega linguistica. Cinese e giapponese non sono genealogicamente parenti, cioè non derivano da una stessa lingua madre, ma i contatti che nei secoli hanno avuto corso tra la cultura cinese e la cultura giapponese hanno fatto sì che le due lingue, che, oltretutto, sono anche assai diverse dal punto di vista tipologico, abbiano sviluppato alcune caratteristiche comuni. Un altro caso di lega linguistica, geograficamente più vicina a noi, è quello delle lingue balcaniche, così chiamate perché parlate nella penisola balcanica o in territori vicini ad essa. Queste lingue sono «lontane parenti» dal punto di vista genealogico, in quanto sono tutte lingue indoeuropee, ma appartenenti a gruppi diversi: il serbo-croato, il bulgaro e il macedone appartengono al gruppo slavo, il romeno appartiene al gruppo romanzo, l’albanese e il neogreco formano gruppi a sé stanti. Ciononostante, queste lingue presentano delle caratteristiche comuni, che non ricorrono in altre lingue dello stesso gruppo genealogico. Una di queste caratteristiche è la cosiddetta «assenza dell’infinito»: nelle lingue balcaniche, una frase come l’italiano Voglio mangiare suona all’incirca come ‘voglio che mangio’. Questa struttura è propria anche del romeno, in quanto lingua balcanica, mentre manca in tutte le altre lingue romanze, a cominciare dall’italiano (è presente, tuttavia, in alcuni dialetti italiani meridionali, probabilmente influenzati dal neogreco). Un altro fenomeno, comune soltanto ad alcune lingue della lega (macedone, bulgaro, albanese e romeno), è il fenomeno dell’«articolo posposto»: invece di dire la casa, in queste lingue si dice qualcosa di analogo a ‘casa la’. Le famiglie linguistiche più studiate sono le seguenti. La famiglia indoeuropea, La famiglia afro-asiatica (o camito-semitica). Essa comprende numerose lingue parlate o estinte, in un’area che comprende l’Africa settentrionale (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco), il Medio Oriente (Libano, Siria, Iraq, Israele, Giordania, Arabia Saudita e altri stati della penisola arabica) e parte dell’Africa orientale (Etiopia, Eritrea, Somalia). A questa famiglia appartengono l’egiziano antico, l’arabo e l’ebraico. La famiglia uralica, che comprende numerose lingue parlate in Europa orientale e nell’Asia centrale e settentrionale (prevalentemente all’interno della Repubblica russa). Tre lingue uraliche sono lingue ufficiali di altrettanti stati europei: il finlandese (o finnico) della Finlandia, l’estone dell’Estonia e l’ungherese dell’Ungheria. La famiglia sino-tibetana, alla quale appartiene tra le altre lingue il cinese mandarino, che, come si è detto, è la lingua che conta il maggior numero di parlanti al mondo. Altre lingue della famiglia sono il tibetano e il lolo-birmano. La famiglia nigerkordofaniana, che comprende la maggioranza delle lingue parlate nelle nazioni africane poste a sud del Sahara. Tra esse, particolare importanza ha il swahili. La famiglia altaica, che comprende altre lingue dell’Asia centrale, come il mongolo, nonché la lingua di una popolazione originaria dell’Asia centrale, ma successivamente stabilitasi nell’Asia minore: il turco. Altre famiglie linguistiche sono: quella dravidica, che comprende le lingue parlate nella parte meridionale dell’India (le più diffuse delle quali sono il tamil e il telugu, quella austro-asiatica (che comprende, tra l’altro, il khmer e il vietnamita) e quella austronesiana (comprendente un gran numero di lingue, che vanno dal malgascio, la lingua del Madagascar, passando per le lingue dell’Indonesia, di cui il bahasa è il più diffuso). Vi sono poi altre famiglie linguistiche minori, cioè comprendenti un numero limitato di lingue: per esempio, le famiglie delle lingue degli indiani d’America (o amerindiane) sono oltre un centinaio, e ciascuna contiene poche lingue. Le lingue degli aborigeni dell’Australia sono numerose e non riconducibili a un’unica famiglia, o anche soltanto a poche famiglie. Quindi, per indicare queste lingue si ricorre spesso al criterio geografico e si parla appunto di lingue dell’America centrale, o di lingue dell’Australia del nord, ecc. Vi sono infine anche lingue «isolate», cioè di cui non è dimostrabile la parentela con altre. Un caso in Europa di lingue isolate è rappresentato dal basco; in Asia, ricordiamo il giapponese e il coreano (da alcuni studiosi, tuttavia, considerate apparentate con le lingue altaiche). Nella prima metà del Novecento il danese Holger Pedersen avanzò l’ipotesi che non solo la famiglia indoeuropea e la famiglia camito-semitica ma anche quella nigerkordofaniana e quella uralica potessero far parte di un’unica grande famiglia, detta nostratica (dal latino nosträs ‘del nostro paese’, ‘nostrano’). Una delle più importanti scoperte nella storia della linguistica fu quella, compiuta nei primi decenni dell’Ottocento, che un’antica lingua dell’India, il sanscrito, ed alcune lingue europee, come il latino e il greco, sono genealogicamente apparentate. Negli anni intorno al 1830, per indicare questa famiglia linguistica fu coniato il termine indoeuropeo. Altri termini equivalenti a «indoeuropeo» sono arioeuropeo e indogermanico. La famiglia indoeuropea si suddivide nei seguenti gruppi e sottogruppi: Il gruppo indo-iranico, suddiviso in due sottogruppi: indiano ed iranico. Tra le lingue indiane moderne, derivate non direttamente dal sanscrito ma dai cosiddetti dialetti pracriti, ricordiamo lo hindï e lo urdu. Il gruppo iranico è ulteriormente suddiviso in due rami: lingue iraniche occidentali e lingue iraniche orientali. Tra le lingue antiche del ramo occidentale ricordiamo il persiano antico, conservato nelle iscrizioni dell’impero degli Achemenidi, risalenti all’epoca tra il VI e il IV secolo a.C., e l’avestico, così denominato perché in tale lingua è scritto l’Avesta, libro sacro della religione di Zarathustra; tra le lingue moderne ricordiamo il persiano moderno, lingua ufficiale dell’Iran, e il curdo. Anche al ramo orientale delle lingue iraniche appartengono varie lingue antiche e moderne: tra queste ultime ricordiamo il pashto o afgano. Il gruppo tocario, rappresentato da due lingue estinte e convenzionalmente indicate come «Tocario A» e «Tocario B», documentate da alcuni testi risalenti dalla metà alla fine del I millennio d.C., scoperti all’inizio del Novecento nella regione cinese del Xinjiang. Il gruppo anatolico, comprendente varie lingue diffuse nel II e nel I millennio a.C. nell’Anatolia o Asia minore (odierna Turchia), e oggi estinte. Tra esse, quella maggiormente documentata è l’ittita. Il gruppo armeno, rappresentato da una sola lingua, l’armeno appunto. Il gruppo albanese, anch’esso rappresentato da una sola lingua, attestata dal XV secolo d.C. e oggi parlata, oltre che nel territorio della repubblica d’Albania, anche dalla maggioranza degli abitanti della regione jugoslava del Kosovo e da una consistente minoranza di quelli della repubblica di Macedonia. Dialetti albanesi sono anche parlati in alcune regioni dell’Italia meridionale (soprattutto Calabria e Sicilia), da discendenti di popolazioni albanesi colà immigrate nel XV secolo d.C. per sfuggire ai turchi. Il gruppo slavo, diviso in tre sottogruppi: slavo orientale, comprendente il russo, il bielorusso e l’ucraino; slavo occidentale, comprendente il polacco, il ceco, lo slovacco e altre lingue minori; slavo meridionale, comprendente il bulgaro, il macedone, il serbo-croato e lo sloveno.