Rapporto annuale 2012 - amnesty :: Rapporto annuale

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Africa Subsahariana
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DUEMILA
Guinea
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RAPPORTO 2012
GUINEA
REPUBBLICA DI GUINEA
Capo di stato: Alpha Condé
Capo del governo: Mohamed Saïd Fofana
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 10,2 milioni
Aspettativa di vita: 54,1 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 141,5%
Alfabetizzazione adulti: 39,5%
La residenza del presidente Condé è stata attaccata a luglio. La polizia e la gendarmeria
hanno fatto uso eccessivo della forza; almeno tre persone sono rimaste uccise. Sono proseguiti gli arresti arbitrari così come la tortura e altri abusi da parte delle forze di sicurezza, in un clima d’impunità. La libertà di espressione ha continuato a essere sotto
attacco. Sedici persone sono state condannate a morte. È stata creata la commissione
nazionale per i diritti umani.
CONTESTO
In vista delle elezioni parlamentari, inizialmente fissate per la fine del 2011, sono cresciuti i timori di una potenziale instabilità, dopo che due sparatorie e lanci di razzi avevano colpito a luglio la residenza del presidente Condé, nella capitale Conakry. Sono
stati arrestati sia ufficiali dell’esercito che civili, accusati di aver organizzato l’attacco.
Nel corso di un’intervista a un’emittente radiofonica senegalese, il presidente Condé ha
incolpato anche il Senegal, il Gambia e alcuni leader dell’opposizione. Entrambi i paesi
hanno negato le accuse e gli oppositori politici hanno criticato la tesi del presidente.
L’indipendenza e imparzialità della commissione elettorale indipendente nazionale è
stata messa in dubbio, dopo che aveva proposto le date delle elezioni senza consultare
l’opposizione politica. A fine anno, le date non erano state confermate.
A febbraio, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha reso pubblico
un rapporto sulla Guinea. Tra le preoccupazioni sottolineate c’erano le violazioni dei diritti
umani commesse nell’impunità nel corso di decenni da parte delle forze armate e di sicurezza, violenze sessuali e di genere, talvolta legate a pratiche tradizionali. Il rapporto
raccomandava che la Guinea desse attuazione alle raccomandazioni dell’Esame periodico
universale delle Nazioni Unite del 2010, compreso lo sviluppo di una stretta cooperazione con gli organismi sui trattati e le procedure speciali del Consiglio per i diritti umani
delle Nazioni Unite, consentendogli di poter svolgere visite a intervalli regolari. In una
successiva risoluzione adottata nella sua 16ª sessione (A/Hrc/Res/16/36), il Consiglio ha
sostenuto le conclusioni dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il
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Consiglio ha ribadito la necessità che la Guinea persegua gli sforzi per dare attuazione
alle raccomandazioni della commissione d’inchiesta internazionale, compresa l’adozione
di misure per combattere l’impunità.
A marzo, il presidente Condé ha creato con un decreto la commissione nazionale per i
diritti umani. A luglio, il consiglio nazionale di transizione ha adottato una nuova legge
relativa all’organizzazione e alla definizione della funzione dell’Istituto nazionale indipendente dei diritti umani.
USO ECCESSIVO DELLA FORZA
È proseguito l’uso improprio di forza letale da parte della polizia e di altri agenti di sicurezza. A settembre, sono state impiegate munizioni, lacrimogeni e manganelli contro manifestanti che si stavano radunando per una protesta non autorizzata contro le modalità
di organizzazione delle elezioni. Almeno tre persone sono rimaste uccise, tra cui Amadou
Boye Barry. In una dichiarazione pubblica, il ministro delle Comunicazioni ha risposto
ad Amnesty International, affermando che erano morte due persone e che era stata avviata un’inchiesta giudiziaria.
POSSIBILI PRIGIONIERI DI COSCIENZA
Sono stati denunciati detenzioni e arresti arbitrari da parte della polizia e dell’esercito
di possibili prigionieri di coscienza. La maggior parte dei fermi è stata effettuata con uso
eccessivo della forza.
Ad aprile, sostenitori dell’Unione delle forze democratiche della Guinea (Union des forces
démocratiques de Guinea – Ufdg) sono stati dispersi dalle forze di sicurezza, che hanno
fatto uso eccessivo della forza, mentre stavano salutando all’aeroporto di Conakry il leader
delle Ufdg, Cellou Dalein Diallo. Almeno 25 persone sono rimaste ferite. Altre sono state
arrestate, compresi Alpha Abdoulaye Sow e Abdoulaye Diallo, soldati incaricati della sicurezza del leader dell’opposizione. Essi sono stati condannati a pene detentive per “partecipazione a una manifestazione vietata, atti di vandalismo e violenza” e sono stati
graziati ad agosto.
A settembre, più di 300 persone, che si opponevano alle modalità con cui si stavano organizzando le elezioni, sono state arrestate per aver partecipato a una manifestazione
non autorizzata. Alcune sono state in seguito rilasciate. Oltre 50 sono state condannate
da un mese a un anno di reclusione e altre 95 hanno ricevuto condanne al carcere con
sospensione della pena.
TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI
Soldati e poliziotti hanno continuato a torturare e maltrattare detenuti e altre persone
nell’impunità.
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A febbraio, un uomo arrestato a Mamou per aver organizzato blocchi stradali è stato condotto nella locale
stazione di polizia. È stato ammanettato a una finestra, con i piedi che a stento toccavano il pavimento e
lasciato lì più di otto ore. È stato percosso mentre era ammanettato e sospeso in posizione accovacciata,
con un pezzo di legno posto tra le ginocchia e i gomiti.
Ad aprile, membri delle forze armate hanno arrestato e percosso un sostenitore delle Ufdg, sulla strada
verso l’aeroporto di Dixinn. L’uomo è stato bendato e minacciato alla stazione di polizia di Conakry.
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE – GIORNALISTI
Daniel Loua e Théodore Lamah, giornalisti di Radio Liberté de Nzérékoré, sono stati arrestati a gennaio e
accusati di “incitamento alla violenza e disturbo dell’ordine pubblico”, dopo che avevano fatto riferimento
al possibile ritorno dell’ex presidente Camara, nel corso di una trasmissione radiofonica. I due sono stati
rilasciati il giorno successivo.
A maggio, a seguito di un editoriale pubblicato dal quotidiano L’indépendant-Le Démocrate, riguardante
l’aumento dei salari per le forze armate, alcuni soldati hanno tentato di arrestare l’editore, Mamadou Dian
Diallo, e altri giornalisti. Hanno potuto lasciare gli uffici del giornale in seguito alla mediazione di due organizzazioni per i diritti umani.
A luglio, il consiglio nazionale per le comunicazioni ha vietato a tutti mezzi d’informazione locali e stranieri
di riportare notizie sull’attacco alla residenza del presidente Condé. Il divieto è stato revocato tre giorni
dopo.
IMPUNITÀ
Impunità e mancanza di disciplina all’interno delle forze armate hanno continuato a essere motivo di preoccupazione.
Le famiglie delle oltre 150 persone uccise e delle oltre 40 donne stuprate in pubblico, quando nel settembre
2009 le forze di sicurezza attaccarono un raduno pacifico contro la giunta militare dell’allora presidente
Camara, ancora non avevano ottenuto giustizia. Una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha dichiarato che era ragionevole considerare quanto accaduto come crimine contro l’umanità. Nonostante
l’apertura di un’inchiesta giudiziaria nel 2010, i perpetratori del massacro non sono stati sospesi dal servizio e a fine anno nessuno era stato ancora processato.
PENA DI MORTE
Sedici persone sono state condannate a morte a settembre, otto delle quali in contumacia, da un tribunale di Kankan. Erano state giudicate colpevoli di “omicidio premeditato,
uccisioni aggravate, cospirazione criminale e distruzione di proprietà”, a seguito degli
scontri tra due gruppi etnici, in cui rimasero uccise almeno 25 persone.
Le sentenze contraddicono una dichiarazione del presidente Condé rilasciata a luglio,
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durante un incontro con diplomatici esteri, secondo cui in Guinea non esiste la pena di
morte. In quella occasione aveva affermato che condannare a morte una persona non è
mai accettabile, neppure per coloro che attentano alla vita del presidente, in quanto non
servirebbe a riportarlo in vita.
GUINEA EQUATORIALE
REPUBBLICA DELLA GUINEA EQUATORIALE
Capo di stato: Teodoro Obiang Nguema Mbasogo
Capo del governo: Ignacio Milán Tang
Pena di morte: mantenitore
Popolazione: 0,7 milioni
Aspettativa di vita: 51,1 anni
Mortalità infantile sotto i 5 anni (m/f): 145,1‰
Alfabetizzazione adulti: 93,3%
La tensione politica si è intensificata durante l’intero anno e le autorità hanno continuato
a mettere a tacere l’opposizione, sottoponendo attivisti politici a vessazioni, arresti e detenzioni. C’è stata un’impennata del numero di arresti nel periodo che ha preceduto il summit dell’Au, a giugno. A novembre, almeno 30 detenuti, a quanto pare trattenuti come
ostaggi, sono stati prosciolti da una corte militare e rilasciati. Si trovavano detenuti in incommunicado dall’ottobre 2010 senza accusa né processo. Cinque prigionieri di coscienza
e 17 prigionieri politici sono stati rilasciati a seguito di una grazia presidenziale. Le libertà
di espressione e di riunione hanno continuato a essere limitate e giornalisti sono stati brevemente detenuti o sospesi dalle loro funzioni. A novembre, sono state approvate con un
referendum riforme costituzionali che conferiscono maggiori poteri al presidente.
CONTESTO
A gennaio, il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo ha assunto la presidenza a
rotazione dell’Au e a giugno ha ospitato il summit dell’Au nella capitale Malabo. Lo stesso
mese, il presidente ha firmato la Carta africana per la democrazia, le elezioni e il buon
governo. A settembre, la polizia francese, che investigava sulla presunta appropriazione
indebita dei proventi del petrolio della Guinea Equatoriale da parte del presidente Obiang
e della sua famiglia, ha sequestrato diverse automobili di lusso appartenenti al figlio
maggiore, Teodoro Nguema Obiang, dalla sua residenza di Parigi. Sempre a settembre,
un tribunale francese ha prosciolto l’Ngo francese Terre Solidarie dalle accuse di diffamazione intentate nei suoi confronti dal presidente Obiang. Le accuse si riferivano a un
rapporto pubblicato nel 2009 da Terre Solidaire, che citava “guadagni illeciti” da parte
del presidente Obiang e della sua famiglia.
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