Progetto stage Guinea Bissau

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Progetto stage Guinea Bissau
Progetto stage Guinea Bissau
Il progetto di ricerca guidato dal Prof. Angelo Turco, si è svolto in Guinea Bissau tra i mesi di novembre e dicembre 2013, in base a una convenzione sottoscritta tra l’università IULM e l’ONG locale AD, Acção para o Desenvolvimento. Lo stage ha avuto luogo all’interno del progetto EcoCantanhez, di durata triennale, portato avanti dal partenariato tra due ONG AD e AIN (Associazione interpreti naturalistici italiani) e co-­‐finanziato dall’Unione Europea. L’area di intervento del progetto EcoCantanhez comprende il Parco Nazionale di Cantanhez e le zone limitrofe, quindi sul confine con la Guinea Conakry. Il fine del progetto dal suo canto prevede un’azione integrata, tocca cioè diversi assi di intervento, come: miglioramento dei livelli di sicurezza alimentare, servizi di base (es. accesso ad acqua potabile, educazione), misure di valorizzazione conservativa, azioni per lo sviluppo (miglioramento dell’offerta turistica del Parco Nazionale di Cantanhez). Il progetto stage, ha avuto come oggetto una ricerca finalizzata al raggiungimento di alcuni di questi obiettivi e l’area d’intervento si è focalizzata a sud della Guinea Bissau al confine con la Guinea Conakry. L’esperienza mi ha coinvolto a 360° sul piano formativo, personale e professionale. Per accedervi ho svolto un iter di selezione tra i mesi di maggio e giugno realizzato attraverso la compilazione di schede ove venivano richieste le attitudini personali, le lingue parlate e la stesura di una lettera motivazionale. La motivazione appunto è uno degli elementi fondamentali per poter affrontare questo tipo di esperienza. E deve essere forte perché è l’elemento che giustifica l’impegno e l’investimento di tempo e di denaro. A questa è seguita una fase di preparazione sulla base di seminari tenuti in università e materiali forniti dai docenti (Prof. Angelo Turco e Dr. Claudio Arbore) grazie ai quali è stato possibile approfondire determinati aspetti che mi hanno permesso di affrontare con più prontezza l’esperienza sul campo. Da un punto di vista formativo dunque lo stage mi ha dato la possibilità non solo di approfondire le conoscenze apprese durante i corsi frequentati nei precedenti anni accademici, tenuti dal prof. Angelo Turco, ma anche di acquisirne di nuove. Grazie all’impianto concettuale relativo al processo di territorializzazione mi è stato possibile analizzare, riconoscere e affrontare le situazioni verificatesi durante la missione nonché di consolidare e mettere a frutto le acquisizioni pregresse. Mi sono inoltre avvicinata allo studio di una nuova lingua straniera, il portoghese, di cui ho appreso delle conoscenze di base che sono state fondamentali per il lavoro svolto sul campo soprattutto nella comunicazione con i colleghi, in quanto le popolazioni locali parlano la lingua d’origine e difficilmente era possibile la comunicazione attraverso la lingua ufficiale del Paese. A questo piano si riconduce anche la scoperta di una nuova metodologia di lavoro che riguarda la ricerca scientifica. In questa breve esperienza ho potuto conoscere il modo attraverso il quale si analizzano le informazioni, si interpretano e si mettono a sistema, senza tralasciare il forte ruolo delle tecniche di comunicazione partecipativa che sono state un perno portante. Mentre sul piano professionale che indubbiamente si interseca con quello formativo, l’esperienza ha fatto si che acquisissi una serie di competenze. Prime tra tutte le tecniche di reporting che sono state sviluppate, consolidate e migliorate in corso. Questo, grazie ai diversi seminari di preparazione, alle riunioni svolte con i partner locali e all’atelier partecipativo tenuto sul campo. Inoltre il contatto con persone di cultura, usi e tradizioni diverse da quelle europee ha affinato le mie capacità relazionali, dandomi la possibilità di crescere e migliorare anche il lavoro in équipe che è un’altra delle attitudini che l’esperienza mi ha permesso di rafforzare. Nella seconda parte della missione ho imparato l’utilizzo del GPS per la geolocalizzazione delle risorse e dei villaggi. Tra gli strumenti di lavoro abbiamo utilizzato le fichas, schede preparate e studiate prima della partenza, che sono state un elemento chiave per la raccolta di informazioni durante le interviste. L’impiego di fichas ha consentito anche un miglioramento nella gestione del tempo e nelle capacità comunicative. Non era possibile infatti rivolgere le domande dirette, in quanto la comunicazione africana segue logiche diverse. Inoltre è stata inevitabile anche una buona gestione del tempo per riuscire a raccogliere informazioni di qualità in breve tempo. Infine il piano personale è stato ampiamente coinvolto prima, durante e dopo lo stage. La missione si è svolta in due fasi. La prima parte ha riguardato lo svolgimento di un processo partecipativo transfrontaliero che ha visto le popolazioni dei due Stati confrontarsi e arrivare a delle decisioni condivise sul loro futuro. L’obiettivo di tale processo era la costituzione di una nuova area protetta trans-­‐frontaliera chiamata N’Compa. Una volta terminata la fase dell’atelier in cui sono state espresse opinioni, giudizi, posizioni e problematiche abbiamo proseguito con la ricerca di terreno. Questa è stata fondamentale per capire non solo la georeferenziazione della foresta di N’Compa quindi in altre parole l’area di estensione, ma anche quali villaggi avevano maggiore giurisdizione su quest’area, a chi apparteneva e cosa significa “appartenere” in un contesto basico africano.. Abbiamo quindi intervistato gli anziani dei villaggi, le figure religiose, i capi villaggio e abbiamo cercato di ricostruire un quadro delle risorse sociali, naturali ed economiche che ogni villaggio possedeva. Infine l’analisi delle informazioni ci ha permesso di comprendere quali le dinamiche di potere che si sviluppano all’interno di ogni villaggio. Tutto ciò ha avuto dunque, una stretta connessione con il mio percorso accademico e formativo, infatti c’è una forte connessione con il turismo. Il progetto EcoCantanhez ha tra i suoi obiettivi l’attuazione di misure di valorizzazione conservativa (cioè garantire l’accesso al bene senza mummificarlo ma perennizzandolo nel tempo) e azioni per lo sviluppo locale migliorando l’offerta turistica. Infatti nel Parco Nazionale di Cantanhez, sono stati già attivati dei microprogetti di turismo comunitario cioè gestito dalle popolazioni locali e sono state formate delle guide eco-­‐turistiche (autoctoni che si occupano di accompagnare i turisti nella visita del parco). Pertanto il lavoro svolto in questo progetto stage è stato un primo passo verso la creazione di questa nuova area protetta che andrà a estendere l’area del Parco Nazionale di Cantanhez all’interno della quale verranno implementate le stesse azioni di sviluppo turistico (soprattutto di eco-­‐turismo), che permetteranno alle popolazioni non solo di valorizzare le proprie risorse, ma anche di ottenere un indotto dal turismo stesso che contribuirà al miglioramento delle loro condizioni di vita. Annarita Esposito