Il fisco ci rovina pure il matrimonio
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Il fisco ci rovina pure il matrimonio
Giovedì 15 marzo 2012 PRIMO PIANO 7 @ commenta su www.liberoquotidiano.it I CONTI L’industria delle nozze fattura ogni anno circa 10 miliardi. Il salasso che viene mediamente stimato varia da 33 mila a un massimo di 55 mila euro tassassini Il fisco ci rovina pure il matrimonio L’Agenzia delle entrate chiede informazioni alla coppiette su rinfresco, partecipazioni e addobbo floreale, pena una sanzione da 145 a 2.100 euro. E anche il viaggio regalato dai parenti potrebbe rientrare tra le operazioni tracciabili ::: ANTONIO CASTRO Commento QQQ Anche il viaggio di nozze (regalato da familiari e amici) potrebbe finire sotto la lente degli 007 del fisco. A temere ora una nuova bordata di controlli fiscali sono le agenzie di viaggi, che paventano un accerchiamento normativo sulla base della legge sulla tracciabilità dei pagamenti. In sostanza, oggi ogni spesa superiore ai mille euro dovrebbe essere effettuata con mezzi (assegni, bonifici, carte di credito o bancomat) verificabili. Il viaggio di nozze - che solitamente viene offerto agli sposi da amici e parenti con la sottoscrizione di quote - finora immune dalla tracciabilità, potrebbe rientrare invece nel novero delle operazioni “tracciabili”. Questo perché, «secondo un commercialista», spiega Roberto Corbella, presidente dell’Associazione di Confindustria dei tour operator italiani (Astoi), «il frazionamento della spesa non farebbe decadere l’obbligo di tracciabilità». All’Agenzia delle Entrate - che è stata interpellata per un chiarimento interpretativo - non riescono a venirne a capo. Tracciabile o meno, frazionabile o indivisibile, il panico creato dalla semplice interpretazione estensiva delle norme previste dal Salva Italia, la dice lunga sui timori degli italiani nei rapporti con il fisco. Prima le località di vacanze esclusive, poi i controlli a tappeto nei luoghi e nelle strade della movida, infine anche il panico matrimonio. Non si salva nessuno dalla caccia al possibile evasore. E dalla paura di incappare in un controllo approfondito. Non che l’Agenzia delle Entrate non abbia pensato da tempo di andare a curiosare nel grande circo dei matrimoni italiani. E infatti nel settembre scorso la sede palermitana dell’Agenzia ha inviato a circa duemila giovani coppiette un formulario per sapere tutto, o quasi, delle nozze. Chi ha organizzato il rinfresco, quanto si è speso per il viaggio, chi ha stampato le partecipazioni e chi ha pensato all’addobbo floreale. Tornare dal viaggio di nozze e trovarsi una raccomandata del fisco non è certo il modo migliore per riprendersi dalla luna di miele. Salvo poi scoprire, in coda al formulario da compilare e rispedire a stretto giro, che in caso di poca memoria può anche scattare una sanzione da 145 a circa 2.100 euro. Insomma, non è ammesso il “non ricordo ”tra le risposte possibili. E che ci sia da esplorare lo dice l’Istat, secondo il quale l’industria dei matrimoni fattura ogni anno circa 10 miliardi. Federconsumatori è da tempo che batte per una maggiore trasparenza sul costo del “giorno più bello”. Sicuramente non per le famiglie che devono sobbarcarsi (soprattutto al Sud, soprattutto nei piccoli centri di provincia) un salasso che viene mediamente stimato tra i 33 e i 55mila euro. Tra vestiti, invitati e cibarie parte un patrimonio. Sul quale adesso anche il fisco ha voglia di vederci chiaro. ::: SANDRO IACOMETTI QQQ «Una farsa assurda». Il presidente dello Sna, Claudio Demozzi, si riferisce alla finta liberalizzazione delle polizze auto, ma anche il teatrino di partiti e governo non è da meno. Dopo aver scritto e approvato al Senato una norma inapplicabile, ora che il tempo è scaduto (alla Camera il decreto liberalizzazioni è blindato) tutti si dicono intenzionati a riscrivere il testo. In assenza di interventi gli assicuratori saranno obbligati a presentare al cliente, oltre alla propria offerta, almeno due Paccata di tasse e le imprese soffrono ancora ::: segue dalla prima MARTINO CERVO . Più spesa pubblica Le promozioni facili di Befera Pacchetto di assunzioni regalato ai dipendenti delle Entrate con i soldi dei creditori Iva ::: FOSCA BINCHER QQQ La norma è sbucata in un piccolo comma assai astruso dell’articolo 8 del decreto legge sulle semplificazioni fiscali. È lì che il premier Mario Monti ha cercato in controtendenza di fare un regalino ad Attilio Befera, direttore della Agenzia delle Entrate. In deroga alla stretta esistente sulla pubblica amministrazione, l’Agenzia potrà assumere 175 nuovi dirigenti per concorso e nel frattempo promuovere a tempo determinato a quell’incarico propri funzionari, a cui sarà data la maggiorazione di stipendio prevista. Un concorso a dire il vero era già stata fatto, ma poi si era messo di mezzo il Tar del Lazio e tutto era stato bloccato. Certo, l’Agenzia delle Entrate è fondamentale nella lotta all’evasione, ma negli ultimi anni aveva proprio per questo già ricevuto un trattamento di assoluto favore rispetto ad altri comparti della pubblica amministrazione. Nel 2010 e nel 2011 ad oggi Befera ha utilizzato 91,6 milioni di euro all’anno per assumere circa 2.300 funzionari e altri 10 milioni di euro all’anno hanno spesato una raffica di promozioni interne, grazie a cui ben 2 mila dipendenti stanno godendo della progressione dalla seconda alla terza area. Con tutti i pubblici dipendenti in esubero in alcune amministrazioni e che con procedure di mobilità potrebbero benissimo essere spostati all’Agenzia, la nuova spesa sta facendo non poco discutere. E rischia anche la bocciatura i Parlamento. Il caso è stato sollevato dal relatore di maggioranza del decreto legge, Lucio Malan, che prima ha ricordato come l’anno scorso il presidente del Senato, Renato Schifani, non aveva ammesso un emendamento del governo al mille proroghe che consentiva a Befera la promozione a tempo dei suoi funzionari (norma identica a quella ora ripresentata). In più Malan ha sottolineato che “la norma procede in una direzione divergente rispetto all’esigenza di una complessiva riduzione del disavanzo pubblico e di contenimento della spesa, cui appare ispirata anche la ratio del decreto legge in titolo”. Sui costi del pacchetto di assunzioni e promozioni il testo del decreto svicola furbescamente, lasciando l’impressione che siano coperti dalle risorse già a disposizione. In relazione tecnica si scopre però che non è così. Ed almeno 8 milioni di euro l’anno verranno finanziati dai contribuenti grazie alla stretta imposta sulle compensazioni automatiche fra debiti e crediti Iva, che saranno possibili non più sotto i 10 mila euro, ma d’ora in avanti solo sotto i 5 mila euro. Una beffa ai contribuenti che serve non a risparmiare, ma ad aumentare addirittura i costi dei dipendenti pubblici. Imperdonabile per un premier come Monti. Demozzi (Sna): «Una farsa» Gli assicuratori boicottano le finte liberalizzazioni preventivi che poi, però, non potranno vendere direttamente. La bufala è chiara: che motivo può avere l’agente di trovare polizze migliori della sua? Nasce da qui la clamorosa protesta del Sindacato nazionale agenti, i cui vertici ieri si sono formalmente autodenunciati all’Isvap, incaricata di sanzionare le inadempienze, annunciando che disapplicheranno la legge. In altre parole, disobbedienza civile. «Si tratta», spiega Demozzi, «di non prestare le nostre mani ad un’operazione di vera e propria presa in giro dei cittadini, vogliamo evitare che una principio di civiltà si trasformi in norma di inciviltà». Il riferimento del presidente dello Sna è allo spirito della legge, che in una prima versione sembrava introdurre il plurimandato (la possibilità per l’agente di rappresentare più compagnie e di favorire la concorrenza) e poi si è trasformata, probabilmente con lo zampino delle società di assicurazione, in una misura di facciata. Il danno è stato fatto, ma una soluzione ci sarebbe. «Basterebbe», dice Demozzi, «che l’Isvap abolisse il divieto, peraltro non espressamente previsto dal Codice delle Assicurazioni, della collaborazione fra intermediari. A quel punto, senza plurimandato e senza modifiche normative, l’agente potrebbe vendere anche le polizze di altre compagnie, senza costi aggiuntivi per i clienti, visto che la provvigione è fissata a priori, qualunque sia il numero degli intermediari, ma anzi con prevedibili risparmi dovuti alla maggiore concorrenza». Sulla carta lo spazio di manovra c’è. Il governo si è detto disponibile. Giovanardi (Pdl) e Divina (Lega) si sono impegnati a presentare un ordine del giorno che favorisca questa linea interpretativa. Mentre Bubbico e Anna Rita Fioroni (Pd) hanno annunciato la convocazione dell’Isvap in commissione Industria del Senato per chiedere un’apposita delibera. Resta da vedere cosa ne pensano le compagnie. twitter@sandroiacometti (...) La cornice da cui si dovrà immaginare il futuro è al momento fatta da quattro lati. Il primo è la pressione fiscale descritta come meglio non si poteva dal presidente della Corte dei Conti. Pressione che ha nelle tasse sul lavoro forse la zavorra più tremenda, perché ha una immediata conseguenza sui salari. Il combinato disposto della terminale estate del governo Berlusconi e del macello fiscale di Monti, ha reso per molte imprese ancora più stretto il perimetro entro cui difendere la possibilità di fare utili, dunque di esistere, crescere, assumere. Il secondo lato è l’ammissione sconvolgente in termini quantitativi fatta dal ministro per lo Sviluppo economico Passera: lo Stato che propone bollini blu per i negozianti onesti non potrebbe fregiarsene, dal momento che ha debiti non saldati con le imprese per la cifra di 100 miliardi. Il terzo lato è la stretta al credito che, per motivi anche comprensibili, non può terminare in tempi brevi dopo la doppia iniezione di liquidità di Mario Draghi. Il quarto lato è la riforma del lavoro, primo punto della lettera della Bce finora attuata solo nella riforma delle pensioni. Da quanto trapela, si andrebbe verso una revisione degli ammortizzatori senza toccare in maniera sostanziale l’articolo 18. Va chiarito a carico di chi saranno le nuove forme di tutela: possibile, in sostanza, che la «paccata» di tasse arrivi alle aziende. E se è sacrosanto che queste condividano i costi di una maggior flessibilità in uscita, è impossibile non calcolare l’impatto di un aumento del prelievo destinato a questo scopo (specie per le pmi, sottorappresentate aitavoli). Siccomeilproblema è sempre lo stesso (i soldi), come se ne esce? La proposta di Libero di una patrimoniale feroce su partiti e sindacati è una freccia puntata su quel che Monti non ha fatto. Dismettere pezzi di tesoro in pancia allo Stato, toccare gli statali: far dimagrire l’unica bestia che in Italia cresce sempre, e che in un misto di retorica del sacrificio, sospetto sulla ricchezza e spolverata di decrescita responsabile rischia di soffocare tutto il resto.