Janez Bratovz: Ristorante JB in Lubiana
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Janez Bratovz: Ristorante JB in Lubiana
• vino & • Janez Bratovz: Ristorante JB in Lubiana Testi: Jože Rozman, foto: Marijan Močivnik (www.studio-ajd.si) e Janez Pukšič DICEMBRE 2007 79 oleva diventare costruttore, V ma la nonna lo ha convinto a intraprendere la strada del cuoco professionista. E così accadde. Finiti gli studi alla scuola alberghiera ha lavorato in diversi posti, ma alla fine degli anni 80 volendo qualcosa di più, decise di andare in Austria al hotel Al Caponi sul lago Wörthersee a un passo da Tschebull sul lago Faaker See. Tschebull fu proclamato come migliore ristorante Austriaco nel 1988. Lì si è incontrata tanta gente importante. Tramite l’associazione Cucina di Aqua ha conosciuto anche la cucina Ristorante JB Janez Bratovž, Miklošičeva 17, 1000 Lubiana, Slovenia Tel. 00 386 1 433 1358, 00 386 1 474 7220 Fax: 00 386 1 430 1589 Mail: [email protected] Web: www.jb-slo.com Menu di degustazione 50 euro senza bevande Posti: 70 dentro, 30 fuori Italiana. Dopo un po’ di anni all’estero, nel 1992 decise di aprire un ristorante proprio a Domžale nei dintorni di Lubiana. Passati 8 anni venne a Lubiana a far vedere di cosa era capace. Oggi il suo ristorante chiamato semplicemente JB è situato in centro a Lubiana, nel fantastico palazzo storico dell’architetto Sloveno di fama mondiale Plečnik. Buon giorno, Janez Bratovž! Cosa c’è per il benvenuto? A parte l’aperitivo, il tovagliolo e le posate ben poste anche qualche stuzzichino dal sapore delicato e invitante per formare l’atmosfera giusta, stuzzicando i sensi e la curiosità dell’ospite nel cercare di indovinare cosa seguirà. Ogni giorno preparo degli stuzzichini diversi che cambiano anche secondo le stagioni. È un benvenuto che fa capire da subito all’ospite in che tipo di ristorante si trova. Per piatti saporiti ci vogliono degli ingredienti naturali e genuini. Ogni giorno vado al mercato di Lubiana, qui la merce è la migliore. Preferisco spendere qualche euro in più, piuttosto che comprare merce di seconda categoria. Compro lì anche la carne sempre di origine Slovena e lo stesso vale per le verdure. Metto la carne sottovuoto e la faccio stagionare nella cella frigo a due gradi sotto lo zero, il rosbif fino a tre settimane, i polmoni, le guance e il petto per due settimane. Il petto lo faccio marinare in olio d’oliva con rosmarino, alloro, aglio e un po’ di sale prima di metterlo sottovuoto. Uso sempre di più il fiore di sale dalle saline di Siciolle (vicino Capodistria). È il sale migliore, un vero hit in molti ristoranti mondiali. Quando metti un paio di briciole di questo sale sul rosbif appena fatto provochi un vero arcobaleno di sapori. • vino & • 80 È un vero piacere. Non serve aggiungere quasi niente. Beh insomma un bicchiere di vino certamente si. Come fai a sapere se una carne e buona? Quando la tagli deve semplicemente profumare di carne, di carne bovina. Ma già da lontano vedo qual è quella giusta, secondo il colore e la Terra - Mare Terra - Mare è il titolo del libro di Janez Bratovž che uscirà quest’anno in lingua Slovena e Inglese, sottotitolato Sapori di Slovenia. In esso lo chef descrive su ben 140 pagine di formato grande le sue 55 ricette, dai coperti e primi caldi fino ai secondi e dolci. Le fotografie delle pietanze sono state fatte dal noto fotografo Janez Pukšič, la storia d’arte di Janez Bratovž è stata scritta dall’etnologo Janez Bogataj, il dialogo scritto invece lo ha presentato anche l’autore di questo testo, Jože Rozman. struttura. Il petto deve essere marmorato, striato da fili di grasso, così poi la carne è tenera e succulenta. La carne più saporita è quella vicino all’osso. Del maialino prendo solo le costole e una parte dello stomaco, del vitello invece solo le guance, i reni, il cuore e la lingua, le parti più saporite. Ci siamo un po’ scordati di queste delizie. Per quanto riguarda il pesce e i frutti di mare invece? Io preferisco avere solo quello dell’adriatico. Se gli scampi non sono del nostro mare non li prendo. Per il pesce ho un fornitore fisso e affidabile già da 15 anni. L’aragosta e l’astice me li procura ancora vivi dall’ isola di Vis. I migliori piatti a base di pesce sono crudi o quasi crudi. Ho cominciato a prepararli così circa sei o sette anni fa. Quando invece cucino il pesce sto molto attento alla temperatura di cottura che non deve mai superare i 160 gradi in forno. Queste cose le hai imparate lavorando al ristorante Ludvik XV di Alain Ducass a Monaco un paio di anni fa? Ho visto molte cose interessanti e educative da loro però copiare non ti porta da nessuna parte. Quello che vedi altrove ti può servire come motivazione per creare qualcosa di nuovo. Sono andato a Monaco per un motivo diverso e ho preso l’uniforme di cuoco per ogni evenienza. Hanno detto »non c’è problema« e sono rimasto da loro in cucina per cinque giorni. Ducasse è senza alcun dubbio per me il numero uno in tutti i sensi. È un classico, là si cucina per davvero. I sughi sono preparati lentamente, bollono pianissimo in pentola. Niente nitrogeno in cucina, nessuna invenzione moderna, solo sapori puliti e riconoscibili. Anche a me sta diventando chiaro che i piatti buoni bisogna prepararli lentamente, non troppo velocemente, a fuoco lento, nel modo più naturale possibile, per conservare il maggior numero di ingredienti buoni in un piatto. Dunque cucinare a temperature basse... All’inizio non potevo crederci che si potesse cucinare a 65 gradi ma poi pensandoci non è cosi poco. Con una cucina a bassa temperatura ora preparo le guance bovine sottovuoto e il petto di puledro. Durante la cottura esce dalla carne il succo formando una gelatina - l’ideale per fare il sugo. Nessun altra fonte può essere migliore. Anche le verdure vengono cucinate nei sacchetti sottovuoto. Bastano due ore di cottura a temperatura costante per cuocerle, e rimangono sode e con un sapore pieno e naturale. La cottura lenta fa parte della così detta cucina molecolare che si può assaporare nel tuo ristorante. Di cosa si tratta esattamente? La cucina molecolare si divide in quattro gruppi. Il primo comprende l’uso del azoto liquido che essicca, trasforma un liquido in materia. Con un cioccolato fondente e dell’olio d’oliva posso formare un lecca lecca, con un succo di frutta, gelatina e spumante faccio un sorbetto. Il secondo gruppo è formato da tesature: gelatine varie, lecitina, calcio. Il terzo gruppo prevede l’uso della pentola sifone: sotto la pressione dell’anidride carbonica in questa pentola possiamo preparare un piatto leggero e schiumoso. • vino & • Il quarto gruppo invece e quello dove si usa cucinare a temperature basse. Per me la cucina molecolare non è l’unica e fondamentale è più un accompagnatrice. Le scoperte in laboratorio sono già diventate inutili (servono solo a se stesse) e non servono più come aggiornamento, supplemento della buona vecchia cucina classica. Così come un paio di anni fa la cucina molecolare entrò dalla porta principale oggi sta uscendo allo stesso modo. Da te troviamo anche piatti tradizionali modernizzati. Il nostro passato culinario nasconde un vero e proprio tesoro di cucine e tendenze differenti. Un classico per esempio è la zuppa di farro. Io la faccio cocendo mezza parte di verdure con il farro, l’altra metà di carote, sedano, zucchine etc. la taglio in cubetti piccoli piccoli e li spargo sulla zuppa quando sta già nel piatto per far rimanere la verdura fresca e soda. Le nostre nonne tagliavano la verdura in pezzetti più grandi e la cocevano tutta assieme, io invece metà la taglio in pezzetti piccolissimi e non la cucino. È tutto qua il segreto dei piatti tradizionali modernizzati. Semplice e facile. È già un dato di fatto che le cose belle e buone sono in fondo veramente semplici. Seguo questo motto anche per creare i miei piatti dal punto di vista estetico. La prima regola è che tutto quello che sta sul piatto, anche se è solo una decorazione, deve essere commestibile. La seconda regola è il minimalismo: non eccessivo ma fine e ben fatto. Si mangia sia con la bocca che con gli occhi. Secondo me, sono i Giapponesi i primi in questo campo - cosi poco ma così tanto. Sono dei veri e propri artisti che sanno creare un design culinario di prima classe. Il fotografo ufficiale del congresso AlpeAdriaCooking che si è svolto lo scorso aprile a Udine ha proclamato il tuo piatto terra-mare come il piatto più bello. Era un »panino« formato, a partire da sotto, da cioccolato fondente 85% di cacao, sale grosso di Pirano, una fettina di tonno fresco, zucchina rosolata, file di branzino, anice dolce rosolato e coda di scampo marinato. Il tutto ricoperto da un filo sottile di polenta gialla, marinata con succo di zucchine rosolate e anice, decorato sull’orlo con olio d’oliva e aceto balsamico. A prima vista, un paio di combinazioni curiose, per esempio il cioccolato con il tonno, che si sono però dimostrate eccezionali. Il tuo ultimo successo è stato a ottobre dell’anno scorso al Tartufo verde a Novigrad in Istria Croata. Con i più prestigiosi cuochi giunti dalla Croazia, Italia, Francia, Spagna e Slovenia. Se fosse stata una competizione ufficiale, il piatto che hai presentato avrebbe vinto certamente il primo premio. Sì è vero, così hanno detto anche i colleghi cuochi degli altri paesi. Ho preparato una morbida polenta bianca con lo zafferano e sugo di anatra con una schiuma di tartufi bianchi. Non troppi sapori, solo quelli buoni, puliti e riconoscibili. Così come cerco di fare con tutti i miei altri piatti. DICEMBRE 2007 81