Inchiesta Gea, ecco i verbali (repubblica.it)

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Inchiesta Gea, ecco i verbali (repubblica.it)
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Inchiesta Gea, ecco i verbali (repubblica.it)
martedì 21 novembre 2006
Chiusa l'inchiesta, 69 pagine di accuse. L'ex della Juve Grabbi rifiutò la società del figlio Alessandro: "Finii fuori rosa,
inventarono una rissa"
Inchiesta Gea, ecco i verbali
"Così Moggi mi cacciò dal box..."
ROMA - Le "capacità di sopraffazione" di Luciano Moggi, per gli accusatori romani un "socio di fatto" della Gea World spa
(e contemporaneamente il direttore generale della Juventus), si sono manifestate in almeno tredici occasioni. Dal
settembre 2001 al luglio 2006. Spesso, consuma il reato insieme al figlio che - raccontano molti testimoni - appariva
perlopiù soggiogato dal padre, incapace di aprire bocca nel corso delle trattative sulle procure dei giocatori, portate
avanti in maniera poco ortodossa nella sede storica della Juventus.
Grabbi e la falsa rissa
Contro una delle grandi promesse del calcio italiano, Corrado Grabbi, stella delle giovanili della Juventus,
capocannoniere in serie B con la Ternana, Luciano Moggi formulerà "minacce con toni perentori e arroganti". Di fatto, gli
interruppe la carriera. Ecco l'interrogatorio del calciatore: "Le vere ragioni della mia cessione dalla Juventus suppongo
siano dovute ai pessimi rapporti che ho sempre avuto con Luciano Moggi... Alessandro Moggi e Franco Zavaglia, sin dal
1994, per tre-quattro mesi hanno esercitato una pressione costante nei miei confronti per avere la procura. La mia
resistenza ha determinato un deterioramento dei rapporti in particolare con Luciano Moggi. Nel 1995 mi chiamò in sede,
pretendendo che andassi da solo. Mi mise fuori rosa nonostante avessi già fatte altre partite e segnato diversi gol: mi
disse che avevo fatto una rissa in discoteca al Sestriere la notte di Capodanno. Era una totale falsità, mi disse che glielo
aveva detto un certo maresciallo. Dopo un paio di giorni questa notizia fu pubblicata sui giornali a livello nazionale...
Andai a parlare con Marcello Lippi e si limitò a dirmi che le decisioni le prendeva la società. Lippi risentiva notevolmente
dell'influenza di Moggi. Così fui estromesso dalla prima squadra per un paio di mesi, poi mi reintegrarono... Alla fine del
campionato 1994-1995 fui ceduto alla Lucchese in serie B. Nel 1996 Moggi mi chiamò in sede da solo per mandarmi al
Cosenza, rifiutai perché volevo stare vicino a mio padre che non stava bene e lui mi disse che "c'erano gli aeroporti a
Cosenza". Io rifiutai e si arrabbiò molto. L'ultimo giorno del calciomercato Beppe Galli mi chiamò dall'albergo a Milano e mi
disse di raggiungerlo, c'era un interesse su di me da parte del Prato di Toccafondi, ma io dissi di no: mi offrivano una
cifra di 80 milioni l'anno inferiore ai 120 che mi diede un mese dopo il Modena. Al mio rifiuto Moggi mi cacciò fuori dal box
Juventus al calciomercato di Milano dicendomi che avrei potuto giocare nel giardino di casa mia... Alessandro Moggi e
Franco Zavaglia mi raggiungevano all'albergo in cui eravamo in ritiro e mi dicevano che se avessi conferito loro la
procura avrei giocato ad alti livelli e che mi avrebbero fatto il contratto con la Juventus... Tutto questo l'ho raccontato
all'Espresso nel luglio 2005 e Luciano Moggi mi telefonò per chiedermi di smentire l'intervista con tono arrogante. Non l'ho
mai smentita".
Il regalo di Fresi
Il tema delle minacce torna nelle rivelazioni di Salvatore Fresi, libero lento e tecnico che, a un certo punto, si rese conto
delle alte percentuali e dei bassi servizi offerti dalla Gea. Racconta ai pm: "Alessandro Moggi e Pasquale Gallo mi hanno
sottoposto a continue minacce dicendomi a un certo punto che se non andavo via dalla Juventus sarei andato ad
allenarmi in montagna dalla mattina alla sera. Sono stato costretto ad andare a giocare nel Perugia, trasferimento non
voluto... Ero stato consigliato dal signor Pasquale Gallo, visto che avevo ricevuto in anticipo dalla Juventus i sei mesi di
stipendio a me spettanti, di fare un piccolo regalo alla Gea World, intendendo con ciò dire denaro, cosa da me non fatta in
quanto ritenuta immorale. Alessandro Moggi? Lavorava per la Juventus e il Napoli".
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Amoruso e Miccoli
Ad Amoruso e Miccoli la Gea fa grandi promesse per ottenere la procura, quindi, ottenutala, si disinteressa dei loro
destini. Ecco Nicola Amoruso: "Quando sono andato a Perugia a titolo definitivo, nel 2003, dovetti trattare direttamente il
mio contratto con Luciano Moggi. Nonostante avessi detto ad Alessandro che non volevo essere coinvolto, lui mi
abbandonò allo scontro diretto con il padre. Alessandro non assunse mai iniziative utili a mio favore". Questo è Miccoli:
"Alla Juventus non avrei trovato spazio per l'elevato numero di attaccanti, ma soprattutto per un discorso ritorsivo nei
miei confronti da parte del direttore generale... Luciano Moggi contattò il mio procuratore dicendogli di dirmi che, grazie a
lui, ero arrivato in nazionale, di fare quello che diceva lui altrimenti non avrei più vestito la maglia azzurra".
Al primavera russo Zeytulaev il dg Moggi riuscì a dire: "Ti renderai conto un giorno che hai sbagliato a metterti contro la
Juve... e che tornerai a giocare con noi che siamo potenti". Il ragazzo spiega ai pm: "In quel periodo tenevo il telefonino
spento per la paura". E sul tema intimidazioni, la finanza perquisendo la stanza Gea di Franco Zavaglia trovò questo
appunto scritto a mano: "E' bene dire ai nostri collaboratori di non andare a sbandierare il nome di Luciano Moggi, ma
illustrare qual è la nostra organizzazione senza minacciare nessuno come già avvenuto in passato".
Fatture e cravatte
L'inchiesta ha fatto emergere triangoli contabili per fare in modo che i procuratori della Gea fossero pagati direttamente
dalle società, cosa vietata. E moduli federali senza timbro, contratti Juventus privi di data. La Gea riuscì a chiedere per
Gatti e Baiocco commissioni monstre del 30%. Luciano Moggi, emerge, è riuscito a far cacciare dal Siena l'allenatore
Gigi Simoni, che si opponeva alla Gea. E l'ex ds della Salernitana, Giuseppe Cannella, mette a verbale: "Il Messina pagò
cifre elevate per 4-5 giocatori di proprietà della Juventus per avere un rientro a livello arbitrale. Ma il sistema di
accaparrarsi quanti più allenatori e società possibili per poi collocare alle società quanti più giocatori possibili è
riconducibile anche a procuratori come Federico Pastorello, D'amico e Corvino, ds della Fiorentina il cui figlio è
procuratore sportivo". Elementi all'accusa li hanno portati Zeman, Capello, soprattutto Baldini. "Un anno si lavora, un
anno no", gli sibilò Moggi in Figc.
I metodi Moggi hanno consentito ad Alessandro di sedersi, come procuratore, sulla panchina della Juve nelle partite non
ufficiali e a Davide Lippi di incontrare a Parigi Chiellini (per soffiarlo all'agente Bordonaro) nonostante non avesse ancora
superato l'esame. La Federcalcio appare complice del sistema. Quando la commissione agenti chiede denari per affidare
a una società di ricerche un'inchiesta sulla Gea, il segretario generale Ghirelli risponde che soldi non se ne possono
spendere. Se non si minaccia, però, s'invita. Si legge negli atti di chiusura indagine: "Ospiti della Juventus ad Amsterdam
c'erano Biscardi, Damascelli, Sposini e Idris". E le fatture per le molte cravatte comprate da Marinella, a Napoli, Luciano
Moggi le addossa alla Gea. Con disappunto di Zavaglia, che per quei pagamenti farà fatture false. (m. bis. e c. z.)
(21 novembre 2006)
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