LA GENESI DI CALCIOPOLI LA GENESI LATO INTER

Transcript

LA GENESI DI CALCIOPOLI LA GENESI LATO INTER
Settimanale 28 marzo 2011 Anno 2 Numero 12
I PERSONA
PERSONAGGI
DELLA VICENDA
GIANCARLO
ABETE
CALCIOPOLI
Presidente
in carica
della FIGC
FRANCO
CARRARO
Ex presidente
della
FIGC
STEFANO
PALAZZI
Procuratore
Federale
SAVERIO
BORRELLI
Ex magistrato e
ex procuratore
federale
MASSIMO
MORATTI
Presidente
dell’Inter
ADRIANO
GALLIANI
Amministratore
delegato del
Milan
LEONARDO
MEANI
Ex addetto
agli arbitri
del Milan
DIEGO
DELLA VALLE
Ex presidente
e attuale patron
della Fiorentina
Antonio Corsa
www.uccellinodidelpiero.com
juvemania.it
LA GENESI DI CALCIOPOLI
L’INCHIESTA penale successivamente
sfociata nel processo in corso a Napoli contro Luciano Moggi e presunti
associati – forse non tutti lo sanno –
non nasce da un’indagine da subito
diretta nei confronti dell’ex dirigente
bianconero, ma da una, antecedente,
riguardante un giro di scommesse
clandestine. A Moggi si arriva per
gradi, tra intercettazioni, sentito dire
e sospetti di colleghi e antagonisti.
La “genesi” di Calciopoli parte da
lontano, da due anni prima. Uno dei
protagonisti principali suo malgrado è
un ex calciatore del Grosseto Calcio, tale Salvatore Ambrosino, interrogato nel
maggio del 2004 per ben tre volte in
sette giorni dai Pm Filippo Beatrice e
Giuseppe Narducci. “Il pentito”, coinvolto più di tutti nelle intercettazioni,
collabora con la procura per cercare di
tradurre alcune espressioni gergali e a
dare un volto a diversi soprannomi
usati nelle telefonate. Finiscono così nel
mirino 5 squadre di Serie A (Chievo,
Modena, Reggina, Sampdoria e Siena),
alcune anche di prestigio di B (Venezia,
Napoli, Como), allenatori come Papadopulo e Del Neri (quest’ultimo è incorruttibile, ma paga per la omessa denuncia), dirigenti come Salerno e Tosi e
il presidente del Modena Amedei.
Tra gli altri, spuntano anche fuori i
nomi di alcuni arbitri, due in particolare: “l’uomo nero” Luca Palanca e “il
INNOCENZO
ciociaro” Marco Gabriele, immediataMAZZINI
Ex vicepresidente mente sospesi dai designatori Bergamo
e Pairetto. Il nostro Ambrosino, prima e
della
dopo l’incontro Venezia-Messina, si diFIGC
ce sicuro della vittoria della squadra
CESARE
“ospite” non tanto per una combine tra
ZACCONE
le due squadre, quanto perché “l’uomo
nero” fosse legato al Messina di FabiaEx avvocato
difensore
ni. Gli inquirenti, a questo punto, interdella Juventus
rogano sia l’allenatore del Venezia,
Gregucci, sia soprattutto il suo presiDANILO
dente, Franco Dal Cin (le due presunte
NUCINI
“vittime”).
Ex arbitro
della sezione
Quest’ultimo, in particolare, confesdi Bergamo
sa di aver ricevuto prima della partita
una telefonata da parte di tre colleghi
FILIPPO
(Cellino, Spinelli e Zamparini) i quali
gli rivelarono come non avesse chances
contro i veneti poiché l’arbitro fosse
“loro”. Poco importa che i tre fossero
tutti in lotta per la promozione col
Messina, e che quindi potessero cadere
nella tentazione di lasciarsi andare a
malignità interessate o paranoie: Dal
Cin lo riferisce nel giugno del 2004 sia
alla giustizia sportiva sia ai pm napoletani, confermando come “l’opinione
condivisa dalla maggior parte dei miei
colleghi è che la società calcio del Messina sia stata in diverse occasioni agevolata allorquando gli incontri da questa disputati erano diretti da un gruppo di arbitri facenti parte della cosiddetta ‘combriccola romana’ “.
La prova? Un si dice, letterale. Ma
evidentemente basta. Il legame sarebbe
in particolare con la Gea, società (fatto
smentito da un tribunale, nel frattempo) “della famiglia Moggi” che gestiva
la procura della maggior parte dei calciatori della società dello Stretto, che
così di fatto “controllava” (smentito anche questo, per la cronaca). Il link è
quindi questo: Messina - Palanca combriccola romana - Gea - Moggi’s.
Il pesce grosso finalmente all’amo,
ed è proprio il dirigente della Juventus:
quelli piccoli vengono di fatto dimenticati da tutti (finirà con la mano morbida della giustizia sportiva con dirigenti
e squadre graziate e con rinvii a giudizio arrivati solo due anni dopo).
E’ così che, con una battuta, si è passati da Ambrosino Salvatore ad Ambrosino Marcello, l’ex assistente di gara
che chi segue il processo a Napoli conosce soprattutto perché primo nell’appello che, ad ogni udienza, il presidente Casoria legge espletando le formalità
di rito (tecnicamente è il “processo a
Marcello Ambrosino ed altri”, con
Moggi che fa parte degli “altri”).
Ma su Luciano Moggi e Antonio Giraudo aveva provato a metterci “le mani” anche il procuratore di Torino Marcello Maddalena (a seguito anche qui
di un’altra inchiesta, questa volta sul
doping).
Il procuratore torinese mette infatti
sotto intercettazione le utenze dei due
dirigenti bianconeri e - scoperti una serie di rapporti telefonici con il designatore Pierluigi Pairetto (e con altri membri della CAN e della FIGC) - prima
ipotizzata il reato di associazione a delinquere (non ottenendo però la proroga alle intercettazioni dal GIP che non
ne rileva elementi sufficienti), poi equiparato il ruolo del designatore arbitrale a quello di un pubblico ufficiale
- Pairetto viene iscritto nel registro degli indagati per il reato di cui all’art.
319 c.p. (corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio) e gli ex dirigenti
bianconeri per il reato di cui all’art. 321
c.p. (pene per i corruttori).
Il GIP, concessi 15 giorni di intercettazioni, pur riconoscendo il ruolo
“pubblico” del designatore, si trova costretto a negare ulteriore proroga, essendo le intercettazioni attenzionate fino ad allora rivelatesi “infruttuose” e
Maddalena, correttamente, chiede e ottiene l’archiviazione.
A Napoli, invece, Narducci e Beatrice sono determinati ad andare avanti, e
dispongono oltre 100.000 intercettazioni (finiranno per essere quasi 180.000,
alla fine) ottenendo, a differenza di Torino, il permesso di prorogare l’uso delle stesse un numero smisurato di volte,
probabilmente spesso anche senza reali
riscontri oggettivi.
Il pesce, come detto, era troppo
grosso per mollare la presa. In occasione del rinvio a giudizio, si parlerà (finendo sui giornali) di P2, di metodi di
associazione criminale e di rete di comunicazioni segrete, conferendo al
processo quasi più rilevanza di uno per
camorra.
Nascerà “Calciopoli”, da un Salvatore fino ad un Marcello, passando per
l’altro Marcello, il procuratore Maddalena. Il resto è storia.
BEATRICE
Pubblico
Ministero
PAOLO
DONDARINI
Ex arbitro
della sezione
di Finale Emilia
SALVATORE
RACALBUTO
Ex arbitro
della sezione
di Gallarate
ANGELO
FABIANI
Ex direttore
sportivo del
Messina
IGNAZIO
SCARDINA
Giornalista
RAI
CESARE
RUPERTO
Commissione
appello federale
della FIGC (2006)
PIERO
SANDULLI
Membro anziano
Corte federale
della FIGC (2006)
LA GENESI LATO INTER
“Non rispondo a Moggi”. E’l’alba del
2006 e si sta svolgendo una delle tante
trasmissioni sportive. Luciano Moggi s’è
appena complimentato con il tecnico
dell’Inter, Roberto Mancini, per i progressi della sua squadra. Finalmente sta diventando competitiva almeno per il secondo posto. Lui non raccoglie. La sua risposta è sibillina, inquietante: “Sarà
Moggi a dover rispondere presto di altro
nelle sedi opportune”. E’ così che l’Inter
entra in Calciopoli. Con una dichiarazione apparentemente misteriosa che solo
pochi mesi dopo acquisterà significato
compiuto. Siamo nel campionato 20052006. Con la Juve saldamente al comando, Moggi non è il solo a fare ironia sulla
Beneamata. La squadra è da tempo nel
mirino di tutti. E’ il fallimento più comico
del West calcistico. I tifosi avversari le regalano striscioni memorabili (“Noi realizziamo i vostri sogni”). Cori sferzanti
(“Non vincete mai”). I migliori comici
usano l’Inter nelle loro parodie, simbolo
di una impotenza oramai divenuta proverbiale. L’ambiente nerazzurro stesso è
consapevole di tutto questo e s’abbandona tra un Manuale d’autodifesa del tifoso
interista ed un inno alla gioia della sopportazione (“Amala, pazza Inter amala”)
all’autocommiserazione, alla rassegnata
indolenza. Con qualche residuo conato
di ribellione (“Non sappiamo più come
insultarvi”) o addirittura violenza (come
quando viene picchiato Cristiano Zanetti). Il default di Moratti è sotto gli occhi di
tutti. Si sta spegnendo tra una pareggite e
l’altra l’ennesimo progetto tecnico del patron. Beppe Di Corrado sul Foglio scrive
di contestazioni al non gioco dell’Inter, di
un’Inter senza nerbo, disciplina e persino
schemi di gioco. L’improvvisazione regna sovrana, Mancini pare sia il meno
tattico degli allenatori. Pare dica ai suoi
attaccanti, per far goal devi dribblare e tirare, senza aggiungere altro. Moratti è
circondato. E’ in un bunker con le vecchie glorie dell’Inter del padre, anzi pure
di quelle gliene è rimasta soltanto una.
Giacinto Facchetti gli fa da presidente,
ministro degli esteri ed addetto agli arbitri. Moratti è stanco e in difficoltà. Ha
avuto all’inizio di quella stagione un forte problema di rosso a bilancio. L’ha risolto vendendosi il marchio. Il problema
da problema di cash è diventato un problema di plusvalenze. Un problema penale. Guido Rossi alla Covisoc gliel’ha in
parte risolto, iscrivendo i nerazzurri al
campionato e facendogli un robusto
sconto. La prescrizione poi farà il resto.
Moratti rivuole copiare la Juve. Ci aveva
già provato anni prima. Prendendo Lippi e un pacco di ex juventini. Cercando,
dicono, lo scrive Moggi, di prendere alla
Juve il suo Direttore. Ora in quel 2006
Vincenzo Ricchiuti
pre-Calciopoli lo tenta Capello. Lo salva
la storia. Scoppia Calciopoli. Guido Rossi
commissaria la Figc e da padrone assoluto detta tempi, modi, scudetti e gradi di
giudizio. Motivo ? La Juve intratteneva
rapporti, unica e sola, coi designatori.
L’Inter no. Campioni d’Italia, nel 2006 come negli anni a venire. Ma le cose sono
diverse. L’Inter lo sa. Tutti facevano lobbyng, chi per difendere il primo posto e
soprattutto chi tra mille polemiche e scelte sbagliate e colpi di testa e cambi d’idee
doveva vieppiù difendere almeno un
posto in Champions. Altrove si sarebbe
incassato con più prudenza. All’Inter
non funziona così. Bauscia significa spaccone, chiacchierone sino ai limiti dell’autolesionismo. Comincia la squadra, festeggiando lo scudetto a tavolino con
tanto di foto ricordo. Prosegue Moratti,
scrivendo una lettera al Cipe, Facchetti,
appena morto che a distanza di anni resta un autogol dei più rari. Continua negli anni da parte di opinionisti e tifosi, dirigenti e calciatori, dai Bonolis e Serra ai
Paolillo e Zanetti, un pistolotto autoassolutorio per quando non si vinceva con
un crescendo di accuse e rivendicazioni
tali da impedire anche volendo di dimenticare. Risultato finale ? Moratti andrà da Palazzi a scontare anche questo.
Se Calciopoli fa ancora male, lo si deve a
Luciano Moggi. Ma anche ai bauscia.
PENSA COSÌ
Antonello
Angelini
SECONDA
VITTORIA
GEA
PM Luca Palamara ,
presidente dell’AssoIl
ciazione Nazionale Magistrati
(ANM) credo che nel 2006, ritenesse di essere andato a
Napoli a prendere la parte
più importante dell’inchiesta.
Adesso siamo arrivati alla seconda sentenza di assoluzione per il reato padre di questo
processo, l’associazione per
delinquere. Tutti gli imputati ,
Zavaglia , Gallo, Lippi etc, sono stati assolti anche per
quanto riguarda i reati minori.
Colpevoli invece di reato minore Moggi padre e Moggi figlio.Moggi figlio prende 5
mesi (condanna ridotta rispetto al 1 grado di giudizio)
per“tentata violenza privata
ai danni di due calciatori russi
(Zetulayev e Budiansky) , Luciano Moggi prende anche
lui una lieve condanna per
“violenza privata“ ai danni del
calciatore Blasi (notare che
Blasi nega la violenza subita) .
Insomma se questa era la parte importante e seria del processo , immaginiamo a Napoli
come possa finire , sempre
che ci si riesca ad arrivare alla
sentenza , visto che i PM Narducci e Capuano le stanno
provando tutte per rinviare o
non arrivare a sentenza. Ma
vediamo come i media trattano la sentenza di venerdi
scorso : Corriere dello sport “
ridotte le pene ai due Moggi”,
Tuttosport stesso titolo. Cosa
scrive invece la Gazzetta dello
Sport , giornale ormai amatissimo dagli juventini che non a
caso perde copie in continuazione? Titolo“ Seconda condanna per i due Moggi”. Ecco
un modo di presentare una
sentenza dimostrando equidistanza. La procura fa ricorso
per“associazione per delinquere“ e altri reati a carico di
svariati imputati, ottiene una
assoluzione per tutti con due
condanne minime e il titolo
della rosea è quello che vi ho
scritto. A voi il giudizio cari lettori . Aspettiamo le motivazioni della sentenza che saranno
credo molto interessanti. Una ultima annotazione :
Blasi leva la procura ad Antonelli per darla alla Gea , ma
Moggi che fa? Gli rinnova il
contratto un paio di mesi prima che Blasi cambi procuratore. Insomma questo diavolo di Moggi era proprio scaltro
nel far perdere soldi alla GEA .
7