Piano dell`Offerta Formativa - Comune di Trieste

Transcript

Piano dell`Offerta Formativa - Comune di Trieste
Scuola dell’Infanzia comunale
“Borgo Felice”
Piano dell’Offerta
Formativa
Anno Scolastico 2014/2015
Scuola dell’Infanzia comunale
“Borgo Felice”
Via del Pane Bianco, 14
tel.040814330
mail [email protected]
Introduzione
Il Piano dell’Offerta Formativa (POF) è il documento che illustra alle famiglie i progetti
educativi e didattici che s’intendono svolgere durante l’anno scolastico.
Di seguito i principi essenziali su cui è impostato il Piano dell’Offerta Formativa:
 Il bambino è un soggetto attivo che ama giocare, esprimesi, comunicare
ed è al centro dell’azione educativa negli aspetti cognitivi, affettivi, corporei, etici
e relazionali.
 L’ambiente scolastico deve essere vissuto dal bambino come fosse a
“casa propria”, per questo motivo l’organizzazione della scuola deve
presentare caratteristiche di flessibilità e di modificabilità;
 Gli spazi della scuola vanno organizzati in modo da favorire un’alternanza
d’attività guidate e di gioco libero e in modo da consentire di stimolare
naturalmente il bambino nell’acquisizione di nuove competenze;
 I rapporti con la famiglia sono fondamentali per instaurare una reale
collaborazione che consenta alla scuola e alla famiglia di lavorare secondo
principi educativi coerenti e guidati da fiducia reciproca.
IL PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA
Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto:
a essere contento senza motivo,
a essere sempre occupato con qualche cosa,
e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.
Paulo Coelho, Monte Cinque, 1996
Il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) è la “carta d’identità” delle scuole che illustra le
modalità organizzative e la progettazione degli itinerari di apprendimento finalizzati allo
sviluppo di tutte le dimensioni della personalità di ciascun bambino*, facendo riferimento ai campi di esperienza cioè ai diversi ambiti del fare e dell'agire:

Il sé e l’altro: le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme

Il corpo e il movimento: identità, autonomia, salute

Immagini, suoni, colori: gestualità, arte, musica, multimedialità

I discorsi e le parole: comunicazione, lingua, cultura

La conoscenza del mondo: ordine, misura, spazio, tempo, natura
cara
così come definiti nelle ”Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e
del primo ciclo d'istruzione” (M.I.U.R, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, settembre 2012).
Le scuole elaborano annualmente il P.O.F. che viene pubblicato on-line all'indirizzo:
www.triestescuolaonline.it
Riferimenti normativi
Oltre alle “Indicazioni Nazionali” ed al “Regolamento per le scuole dell'infanzia del Comune di Trieste”, le scuole adottano come riferimento costante dell'azione educativa le
linee normative e pedagogiche de:

la "Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza", approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia;

la Legge 62/2000, “Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo
studio e all'istruzione”;

le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri” (M.I.U.R.,
febbraio 2014);

Legge 104/1992 Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti
delle persone handicappate e le “Linee guida sull'integrazione scolastica degli
alunni con disabilità” (M.I.U.R., agosto 2009);

la Legge 170/2010 i successivi Decreti attuativi (1/7/2011) e le “Linee guida per il
diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” (M.I.U.R., ottobre 2010).

gli “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” (M.I.U.R., dicembre 2012).
Le scuole dell'Infanzia del Comune di Trieste
Le scuole dell'infanzia comunali di Trieste sono paritarie, ossia scuole gestite dal Comune e che rispondono ai criteri standard definiti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico improntato ai principi costituzionali e sono quindi aperte a tutti.
Il coordinamento pedagogico
Il coordinamento pedagogico è una struttura di tipo tecnico composta dai Funzionari direttivi Coordinatori pedagogici con competenze organizzative e psico-pedagogiche. Sul
territorio i Coordinatori pedagogici coordinano trasversalmente i vari servizi educativi
gestiti dal Comune, attraverso forme aggregate ed integrate di strutture (Nidi d 'infanzia, Scuole dell'infanzia, Ricreatori, Servizi Integrativi Scolastici).
Il coordinamento pedagogico sostiene la qualità delle proposte educative nei servizi; ha
un ruolo di promozione, sostegno, gestione, monitoraggio, verifica e valutazione del progetto educativo dei servizi comunali, secondo principi di coerenza e continuità al fine
della realizzazione del "sistema territoriale integrato", come previsto nelle linee e gli indirizzi generali esplicitati nel programma del Comune di Trieste, ente gestore dei servizi
educativi.
Il Coordinamento pedagogico favorisce lo scambio ed il confronto all'interno della rete
dei servizi coordinati e promuove le relazioni ed il clima interno dei gruppi di lavoro.
Cura l'analisi dei bisogni formativi e progetta percorsi formativi e sperimentazioni didattiche e lo scambio di esperienze tra il personale.
Coordina, monitora l'azione educativa di tutto il personale assegnato attraverso la verifica dei progetti trasversali con i servizi educativi, socio-sanitari, scolastici e culturali del
territorio e le convenzioni attivate nel territorio.
La struttura del coordinamento pedagogico e la figura del coordinatore sono elementi
essenziali per la costruzione di un sistema integrato dei servizi per l’infanzia che, rispondendo ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie, contribuisce al processo di crescita
degli stessi servizi.
Coordinamento territoriale
Recentemente nell'ottica di valorizzare e sperimentare nuove forme di accoglienza, sostegno e responsabilità nell'esperienza di crescita dei bambini e delle loro famiglie, insieme a tutti i soggetti che condividono questo percorso in un determinato territorio della città, si programma l'attività di coordinamento pedagogico in Coordinamenti territoriali, rappresentati dai coordinatori pedagogici delle strutture educative appartenenti ai
singoli territori della città.
Il progetto pedagogico
Le attività delle scuole si fondano su un progetto pedagogico elaborato avendo come riferimento le Indicazioni nazionali e le linee del programma pedagogico dei servizi educativi del Comune di Trieste.
Già da alcuni anni è in corso una sperimentazione di progettualità territoriale intra-servizi comunali (asilo nido,scuole dell'infanzia, ricreatori, poli di aggregazione giovanile, Servizio Integrativo Scolastico – S.I.S) al fine di promuovere e armonizzare al meglio le offerte educative e formative in un'ottica di continuità.
Finalità della scuola dell'infanzia
La scuola dell'infanzia contribuisce alla realizzazione del principio dell’uguaglianza delle
opportunità e alla rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale (art. 3 della Costituzione).
Il bambino è sempre al centro dell'azione educativa e, compito della scuola dell’infanzia,
è promuovere il suo sviluppo armonico e globale attraverso una metodologia basata sul
gioco ed adeguata al livello di maturazione cognitiva, espressiva, affettiva e sociale:

creando uno spazio privilegiato per consolidare la propria personalità (maturazione dell’identità);

stimolando ad apprendere condotte che progressivamente lo conducano all’indipendenza (conquista dell’autonomia);

proponendo svariate esperienze: sensoriali, percettive, motorie e intellettive (acquisizione delle competenze);

organizzando un luogo di vita, di relazioni e di apprendimenti, in un ambiente accogliente e motivante in cui si iniziano a conoscere le prime regole di convivenza
collettiva (senso della cittadinanza).
La scuola come percorso di accoglienza
Le scuole assicurano un percorso graduale di crescita globale nel bambino offrendo opportunità di apprendimenti coerenti ai bisogni educativi, attraverso contesti e risposte
relazionali ed educative personalizzate, in stretta collaborazione tra tutte le componenti
della comunità educante.
Particolare attenzione viene data ai bambini in situazione di disabilità, di disagio e di
svantaggio sia con la costruzione di un percorso adeguato alle singole esigenze del
bambino sia attraverso il lavoro di rete con i diversi servizi territoriali come l'Azienda per
i Servizi Sanitari (Gruppo Violenza Minori e Gruppo Caronte) e le Unità Operative Territoriali.
Le scuole dell’infanzia comunali di Trieste, città multiculturale e sensibile da sempre ai
temi della convivenza tra persone di diverse culture, prevedono forme di accoglienza
volte a favorire l’inclusione dei bambini con cittadinanza non italiana, nella ferma convinzione che accogliere significa valorizzare l'identità culturale di ciascuno ed è dunque
sinonimo di calore, professionalità e accuratezza.
Nelle scuole si attuano altresì percorsi strutturati di prevenzione dei disturbi di apprendimento (D.S.A.) in riferimento alla Legge 170/2010 i successivi Decreti attuativi
(1/7/2011) e le “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento” (ottobre 2010).
Infine, uno dei principi che assicurano la coerenza tra le diverse esperienze di vita dei
bambini è quello della continuità educativa tra i vari cicli scolastici (nido d'infanzia,
scuola dell'infanzia, scuola primaria e Servizi Integrativi Scolastici) tenendo sempre in
primo piano la necessità di non frammentare i percorsi formativi.
Relazioni con le famiglie
Sempre più centrale all’interno dei servizi per l’infanzia e nei diversi contesti educativi
appare la relazione con le famiglie, in un'ottica di condivisione di responsabilità della
crescita e dell'educazione di tutti i bambini.
Le scuole individuano gli obiettivi e le strategie relative alla partecipazione e alle modalità di rapporto con le famiglie, valorizzando la promozione, il sostegno e affiancamento
della genitorialità. In particolare, definiscono le modalità di comunicazione, di informazione e di confronto attraverso:

le giornate di “Open day” che per molte famiglie rappresentano il primo contatto
diretto con il mondo della scuola-

le riunioni di classe, in cui il personale educativo informa i genitori sulle attività
dei bambini, illustra il progetto educativo e le iniziative collaterali (uscite didattiche, progetti specifici…);

i colloqui individuali;

l'assemblea dei genitori;

il Consiglio della Scuola composto dal coordinatore pedagogico e dai rappresentanti dei genitori, del personale educativo e del personale d’appoggio.
Concessione in uso dei locali delle scuole dell’infanzia
Le famiglie dei bambini frequentanti possono richiedere l'uso in concessione gratuita dei
locali delle scuole dell’infanzia, se si costituiscono in Comitato o in Associazione, per
realizzare attività integrative alle funzioni dei servizi educativi comunali, organizzando
momenti di socializzazione e di attività ludica per bambini, nonché di aggregazione e
confronto tra le famiglie.
Ampliamento dell'offerta formativa
Nell'ambito dell'autonomia delle singole scuole che annualmente curano il progetto educativo e didattico, il coordinamento pedagogico ha ritenuto di ampliare l'offerta formativa sostenendo il concetto di trasversalità attraverso la scelta di aderire ai bandi della
Regione Friuli-Venezia Giulia:

Bando per il finanziamento degli interventi previsti nel Piano dell’Offerta Formativa delle istituzioni scolastiche nel Friuli Venezia Giulia)

Bando per il finanziamento di interventi relativi all’Integrazione scolastica degli allievi stranieri (laboratori a tema e presenza di mediatori culturali)

Bando per il finanziamento delle attività didattiche relative all’insegnamento delle
Lingue e Culture delle Minoranze Linguistiche Storiche valorizzare l’identità plurilinguistica e pluriculturale della comunità presente nel territorio del Friuli Venezia
Giulia
come orientamento verso quelle competenze generali che favoriscono un percorso di
apprendimento armonico del bambino in una prospettiva di educazione permanente per
tutto l'arco della vita, come indicato dalla “Raccomandazione del Parlamento europeo e
del Consiglio”(dicembre 2006).
Inoltre, per l'anno scolastico in corso le scuole aderiranno ad altri progetti in collaborazione a soggetti esterni come:

inglese e tedesco (Unicum Centro Studi e Goethe Zentrum)

musica (Conservatorio di musica G. Tartini)

educazione alla mobilità (Corpo Polizia Municipale)

piscina (Triestina Nuoto)

progetto “aiuola della pace” (Commissione Pari Opportunità)

“Nati per leggere”

Interventi di promozione alla salute (Azienda per i Servizi Sanitari)

“Orto in condotta”
Modalità di organizzazione del contesto educativo
Il personale
Nel servizio opera (tratto dal “Regolamento per le scuole dell'infanzia del Comune di
Trieste):

il coordinatore pedagogico

il personale educativo

il personale d’appoggio
Il coordinatore pedagogico svolge compiti di elaborazione, attuazione e verifica del progetto educativo/organizzativo e gestionale della scuola. Coordina l’attività di tutto il personale assegnato ed è responsabile del buon funzionamento della scuola stessa, promuove una metodologia di lavoro che privilegia il lavoro di gruppo e la collegialità, in
modo da valorizzare l’apporto professionale di ciascun operatore.
Il personale educativo ha competenze pedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali. Partecipa alla gestione sociale della scuola, cura rapporti stabili con le
famiglie e con il territorio; collabora alla stesura del Piano dell’Offerta Formativa.
Ad ogni sezione (gruppo-sezione o “classe”) sono assegnati due insegnanti la cui turnazione deve assicurare nell’arco della giornata il massimo della compresenza anche finalizzata alla realizzazione di specifici progetti didattici; attua una turnazione giornaliera
secondo il principio della pari responsabilità educativa. È previsto l’insegnante di religione cattolica per i bambini che si avvalgono di tale insegnamento.
Il personale d’appoggio contribuisce assieme al personale educativo alla costruzione di
un corretto clima educativo all’interno della scuola e ad assicurare una situazione ambientale adeguata alle esigenze ed ai bisogni dei bambini; è figura di riferimento nei vari
momenti delle routines quotidiane (entrata e uscita, alimentazione, igiene personale), e
stimola i bambini alla conquista dell’autonomia.
Svolge compiti di pulizia e riordino degli ambienti scolastici e delle aree esterne di pertinenza; provvede alla somministrazione dei pasti; è di sostegno alle attività ed ai bisogni
dei bambini.
Le “classi”
Gruppo–sezione (la tradizionale “classe”) rappresenta un modello organizzativo che favorisce il raggiungimento degli obiettivi formativi attraverso il riconoscimento di punti di
riferimento significativi come gli angoli strutturati e i laboratori. Le sezioni si rapportano
tra loro in modo aperto e flessibile, per consentire attività didattiche di intersezione per
piccoli e grandi gruppi di bambini provenienti dalle diverse sezioni.
La sezione è costituita da 25 bambini, ridotto a 20 in caso di presenza di bambini disabili
con l'affiancamento di un insegnante di sostegno e la predisposizione di interventi individualizzati al fine di favorirne in modo adeguato ed efficace la frequenza.
Spazi e tempi
Anche l’organizzazione degli spazi e dei tempi necessita di un pensiero pedagogico condiviso dall’intera equipe scolastica.
In particolare:

lo spazio deve risultare accogliente, stimolante e funzionale

il tempo viene organizzato in routine quotidiane (l’accoglienza, la merenda, l’igiene personale, il gioco libero, il gioco strutturato…), rispettose dei ritmi del bambino che gli consentano di riconoscere i diversi momenti della giornata scolastica
attraverso una distribuzione ordinata delle attività educative, valorizzando inoltre
contesti flessibili e creativi
Mangiare a scuola
In tutte le scuole viene fornito il servizio di mensa scolastica che comprende una merenda di metà mattina, il pranzo ed uno spuntino al pomeriggio.
Il menù, con caratteristiche stagionali, è stato elaborato dalla dietista dott.ssa Paola Fabbro e visionato dall'Azienda per i Servizi Sanitari. L'articolo 7 del Capitolato speciale
d'appalto per il servizio di fornitura pasti prevede l'utilizzo di “Prodotti alimentari, biologici, tipici, tradizionali, da commercio equo e solidale, prodotti agricoli regionali.”
È possibile richiedere un menù diversificato (diete speciali) per le principali forme di intolleranze alimentari. Inoltre si può richiedere la sostituzione di alcuni cibi per motivi etici-religiosi-culturali e, per la gioia dei bambini, si possono festeggiare i compleanni a
scuola, purché vengano consumati determinati alimenti autorizzati.
Come previsto
dall'art.15 del Capitolato, è possibile istituire delle Commissioni mensa composte dai
rappresentanti dei genitori quali organismi di controllo dei centri di produzione pasti.
Orari
Le scuole sono aperte dal lunedì al venerdì, dalle ore 7.30 alle ore 17.00. L’accoglimento
dei bambini avviene, di norma, dalle ore 8.00 alle ore 9.00, con la possibilità, per le famiglie che ne ravvisino la necessità, di un pre-accoglimento a partire dalle ore 7.30.
L’uscita è flessibile e, di norma, articolata in tre fasce orarie: alle ore 13.00, alle ore
14.30 e alle ore 15.30, per rispondere alle esigenze delle/dei bambine/i e delle loro famiglie.
Il prolungamento dell’orario fino alle ore 17.00 viene assicurato alle famiglie che ne ravvisino la necessità, garantendo la presenza di educatori in numero proporzionale a quello dei bambini presenti.
Il servizio di scuola dell’infanzia al sabato viene garantito presso la scuola dell'Infanzia
“Il Tempo Magico” con orario antimeridiano senza erogazione del servizio di mensa.
Calendario scolastico
Inizio anno scolastico per tutto il
lunedì 01 settembre 2014
personale
Apertura all’utenza
lunedì 15 settembre 2014
Sospensione per festa del Santo Patrono lunedì 03 novembre 2014
Sospensione per vacanze natalizie
dal 24 dicembre 2014 al 6 gennaio 2015
compreso
Sospensione per carnevale e mercoledì dal 16 febbraio 2015 al 18 febbraio 2015
delle Ceneri
compreso ( Del. Regionale n.787 dd. 24 aprile
2014 )
Sospensione per vacanze pasquali
dal 2 aprile 2015 al 7 aprile 2015 compreso
Sospensione per ponte 1°maggio
sabato 02 maggio 2015
Sospensione per ponte 2 giugno
lunedì 1 giugno 2015
Ultimo giorno di apertura all’utenza
sabato 27 giugno 2015
È prevista un'ulteriore sospensione il giorno 8 dicembre 2014 (festa dell'Immacolata
Concezione), in quanto festività nazionale.
a cura del Coordinamento Pedagogico
* Nel testo si trovano termini “bambino, bambini” si sollecita il lettore a considerare
tale scelta semplicemente una semplificazione di scrittura, mentre nell'azione
educativa bisognerà considerare la persona nella sua peculiarità e specificità
anche di genere.
La nostra scuola: ubicazione, capienza e orari
La scuola “Borgo Felice” è ubicata nel rione di Servola, in una zona tranquilla e
poco trafficata. La scuola è dotata di un ampio giardino ricco di giochi strutturati per le
attività ludiche dei bambini.
Il bacino naturale d’utenza della scuola comprende lo storico rione di Servola e quello
di Valmaura.
Nel rione servolano sono presenti due scuole primarie (la scuola “Biagio Marin” in Via
Marco Praga, 6 e la scuola “Ezio De Marchi” in Salita De Marchi, 8), ed una scuola
dell’infanzia statale con lingua d’insegnamento slovena (“Servola”), poste sotto
la direzione dell’Istituto Comprensivo di “Servola-Chiarbola” con sede in via I.
Svevo, 19.
Nel rione è inoltre presente, quale polo di aggregazione giovanile, il ricreatorio
comunale “E. Gentilli” in Via di Servola, 127.
Sebbene la popolazione rionale risulti culturalmente eterogenea (famiglie che vi
dimorano da generazioni, con una minoranza di lingua slovena, altre giunte in tempi più
recenti per lavorare nella nota azienda siderurgica triestina), alcune iniziative popolari
tradizionali (come, ad esempio, il Carnevale), tengono unite queste diversità, creando
uno spirito di piccola comunità.
La scuola dell’infanzia “Borgo Felice” ospita quattro sezioni (le tradizionali “classi”)
eterogenee per età (bambini/e dai tre ai sei anni) e per sesso per un totale di 100
iscritti; il gruppo-sezione, infatti, è costituito da un numero massimo di 25 bambini,
ridotti a 20 in caso di presenza di bambini diversamente abili.
La scuola segue il calendario scolastico regionale; il calendario viene esposto ogni inizio
d’anno scolastico nell’apposita bacheca per le comunicazioni con le famiglie.
L’orario di funzionamento della scuola, come di tutte le scuole dell’infanzia comunali
triestine, è il seguente: dalle ore 8 alle ore 17 dal lunedì al venerdì.
L’orario d’entrata va dalle 8.00 alle 9.00; tuttavia è possibile fruire di un servizio di preaccoglimento dalle 7.30 alle 8.00 per le famiglie che ne ravvisino la necessità.
Ai genitori si raccomanda il rispetto degli orari stabiliti per consentire il regolare inizio
delle attività quotidiane.
L’uscita è flessibile ed è articolata in tre fasce orarie: la prima uscita avviene subito
dopo il pranzo e va dalle 13 alle 13.30; a domanda individuale è possibile un’uscita
intermedia alle 14.30; infine vi è l’uscita pomeridiana dalle 15.30 alle 17.
Il servizio di scuola dell’infanzia di sabato viene garantito presso la scuola comunale
“Tempo Magico” (Via Vasari 23), con orario antimeridiano (dalle ore 7.30 alle ore
13.00) senza erogazione del pranzo.
Il personale
L’organico della scuola è così composto:
o il coordinatore pedagogico: Giacomo Todaro mail
[email protected]
o Le maestre:
sez.Delfini: Lorella I. e Tiziana D’A.;
sez.Ranocchie: Elisabetta B. e Marina F.;
sez.Coccinelle: Annalisa C. e Manuela P.;
sez.Orsetti: Donatella R. ,Tiziana S. e Michela P.
Raffaella P. per l’insegnamento della religione cattolica
o Il personale d’appoggio:
Cristina A., Arianna G., Tanja G.
Il personale di cucina e quello delle pulizie appartiene a ditte esterne appaltate
dal Comune; rispettivamente, le ditte Cir Food e GSA .
Tutto il personale della scuola, sebbene con mansioni diverse, partecipa al
processo educativo dei bambini frequentanti il plesso.
Ad ogni sezione sono affidate due insegnanti, il cui orario di servizio di 25 ore
settimanali è soggetto a turnazione con scansione settimanale: è prevista
un’alternanza tra un turno antimeridiano (8-13) e un turno pomeridiano (11-16).
La compresenza delle insegnanti è variabile in base alle specifiche attività
educative di sezione ed ai progetti di inter-sezione, oltre alla necessità di svolgere
il turno che “copra” il pre-accoglimento delle 7.30 o quello di chiusura dalle 16
alle 17.
Gli spazi della scuola
L’ambiente fisico della scuola “Borgo Felice” comprende un edificio scolastico ed
un giardino.
L’edificio dispone dei seguenti spazi:
 il piano terra, così strutturato:
l’atrio (con l’albo per le comunicazioni scuola-famiglia e l’esposizione del menù
giornaliero);
l’ufficio della direzione;
una stanzetta adibita a laboratorio-computer con i bambini;
un corridoio che ospita gli armadietti-spogliatoio per i piccoli utenti;
una zona motoria per il gioco libero, quello guidato, e per il gioco simbolico
(travestimenti, casetta);
le quattro aule per i gruppi-sezione;
il bagno dei bambini;
la sala refezione;
la cucina e la dispensa;


un seminterrato, che comprende una vasta cantina ed alcuni locali di
servizio;
un primo piano, che comprende un ex ufficio della direzione, una stanzetta
ad uso magazzino per le insegnanti ed un altro locale di servizio.
Il giardino comprende una zona asfaltata ed un’altra con terriccio ed alberi; nella
zona asfaltata sono presenti diversi giochi strutturati da esterno (scivoli di diverse
dimensioni, casette, ecc…).
La pianificazione degli spazi scolastici è fondamentale per connotare l’edificio
come luogo intenzionalmente educativo.
Lo spazio scolastico infatti dev’essere organizzato in funzione delle esigenze dei
bambini, affinché ogni loro esperienza, sia di routine che di apprendimento
specifico, acquisti un preciso significato, favorendo lo sviluppo di abilità e
competenze cognitive e relazionali.
In particolare lo spazio viene allestito per consentire al bambino di ritrovare
dimensioni personali (ambiti di riferimento sicuri, appaganti il senso d’identità) e
collettive (ambiti condivisi con gli altri).
Lo spazio della sezione è il luogo nel quale i bambini trovano elementi di stabilità
emotivo-affettiva; ogni aula-sezione poi è suddivisa in spazi variamente connotati
per specifiche attività educative: “zona d’incontro” (dove ci si può sedere in
cerchio e svolgere giochi di gruppo); angolo della casetta (per il gioco simbolico);
angolo dei travestimenti; angolo delle costruzioni, angolo delle marionette,
angolo morbido (per la lettura ed il rilassamento); tutte queste “zone” vengono
organizzate annualmente dalle insegnanti nel mese di settembre prima
dell’apertura della scuola all’utenza.
Ricordiamo all'utenza che, per motivi di sicurezza legati alla capienza della struttura,
non possono essere organizzate delle feste con i genitori.
Per questo motivo anche la consegna dei diplomi per i bambini grandi sarà fatta in
giardino in caso di bel tempo con un numero di partecipanti aperto, mentre in caso di
mal tempo la festa si svolgerà all'interno (spazio salone) e potranno partecipare
solamente due persone per bambino.
Risorse materiali
Alla scuola vengono assegnate annualmente delle dotazioni, per il tramite
dell’Area Educazione, in base ai fondi disponibili in tal senso per effetto della
legge regionale 10/1988 (disposizione normativa della Regione Friuli VeneziaGiulia sul “diritto allo studio”).
Tali fondi però possono essere impiegati esclusivamente per l’acquisto di beni
non durevoli e cioè per materiale di cancelleria (carta colorata, d’impacco,
cartoncini, pennarelli, ecc…) e giochi “da tavolo” per le sezioni.
Inoltre, l’Amministrazione Comunale assegna ogni anno scolastico specifiche
dotazioni per l’acquisto di materiale didattico di consumo, di giochi strutturati e
per lo sviluppo di rullini fotografici.
Il tempo della scuola
Il tempo scolastico assume un’evidente valenza pedagogica in relazione alle
esigenze d’apprendimento dei bambini e deve porsi in equilibrio con le regole
istituzionali che determinano gli orari e i periodi d’apertura del servizio.
Il tempo costituisce dunque una risorsa fondamentale che va impiegata, evitando
gli irrigidimenti, ma consentendo una distribuzione ordinata delle attività
educative nella giornata scolastica.
Il ritmo della giornata allora va scandito rispettando anzitutto il benessere
psicofisico del bambino; occorre tener conto cioè del tempo del bambino , da
intendersi come il tempo di cui egli necessita per svolgere le varie attività, il
bambino infatti è sostanzialmente lento: esige tempo, che non è il tempo
dell’adulto.
La scansione del tempo va pertanto programmata tenendo conto del tempo del
bambino , ma anche di quelle attività (denominate con il termine francese di
“routine”) che costituiscono momenti essenziali nella vita comunitaria della
scuola: l’ingresso, il pranzo, le pratiche d’igiene, il riordino degli effetti personali e
dei giochi, ecc..
I tempi delle routine infatti non sono meno importanti, ai fini educativi, rispetto ai
tempi più propriamente didattici.
LA GIORNATA “TIPO”
9
merenda mattutina e poi tutti in bagno
9.45- 11.45 attività organizzate nel gruppo classe o intersezione
11.45
igiene personale
12
pranzo e a seguire la lavatura dei denti
13.30-15 attività educative organizzate
15
merenda pomeridiana
15.30- 17 uscita e gioco libero
La formazione delle sezioni
Nel mese di settembre, prima dell’apertura della scuola all’utenza, nell’ambito del
Collegio degli Educatori, si procede alla formazione delle sezioni sulla base dei
seguenti criteri:
 ogni sezione può essere composta da un massimo di 25 iscritti ed è al suo
interno eterogenea per età, pertanto equa distribuzione degli iscritti in
base all’anno di nascita e al sesso;
 sono favoriti i bambini portatori di handicap, ma anche quelli degni di
tutela, quali ad esempio, i bambini stranieri, al fine di favorire
l’integrazione linguistica;
 particolari esigenze espresse dalle famiglie (preferenze per una
determinata sezione, dopo aver però soddisfatto i criteri di cui sopra).
Va osservato che il gruppo-sezione rappresenta il fulcro della scuola dell’infanzia
perché garantisce continuità, identità psicologica e senso d’appartenenza, ma
esso non costituisce l’unica modalità di raggruppamento dei bambini all’interno
della scuola; i gruppi-sezioni si rapportano infatti tra loro in modo aperto e
flessibile per consentire attività d’inter-sezione e cioè attività didattiche con
piccoli o grandi gruppi provenienti dalle diverse sezioni.
L’inserimento nella scuola
I primi giorni a scuola rappresentano una svolta importante nella vita dei bambini
quanto in quella dei loro genitori. E’ questo il momento in cui, spesso per la prima
volta, il bambino trascorre regolarmente parte della giornata lontano da dalla
propria casa e dalla propria famiglia.
Il primo inserimento nella scuola dell’infanzia dunque è una fase particolarmente
delicata per il bambino e fortemente coinvolgente per i genitori. Ed è per questo
che è necessario evitare che il bambino viva l’ingresso a scuola come una
forzatura e quindi vi si opponga.
Fatta questa premessa, va osservato che l’unico criterio adottabile per organizzare
adeguatamente l’inserimento del bambino nella scuola è quello della flessibilità,
intesa come flessibilità negli orari d’entrata e di uscita del bambino da scuola e
come gradualità circa i tempi di permanenza nell’ambiente educativo.
Ricordiamo comunque che solitamente i primi 5 giorni d’apertura della scuola, pur
essendovi la possibilità di fruire del pranzo sin dal primo giorno, gli orari scolastici
sono ridotti e cioè il servizio chiude alle ore 14 in modo da consentire alle
maestre di essere in compresenza tutta la giornata (o quasi) e quindi di gestire
meglio l’inserimento dei bambini.
Queste le strategie adottate per vivere il più serenamente possibile l’ingresso alla
scuola dell’infanzia:
1. presenza graduale del bambino a scuola ;
2. compresenza delle 2 insegnanti di sezione nei primi 5 giorni di apertura;
3. rispetto (compatibilmente alle esigenze familiari) dei tempi del bambino;
Frequenza, salute, abbigliamento
Ricordiamo che la famiglia deve ricordarsi di avvisare sempre le insegnanti circa i
motivi dell’assenza da scuola del proprio/a figlio/a (sia che si tratti di motivi di
salute che di motivi familiari).
Infatti, in caso di assenza non giustificata superiore ai 15 giorni, il posto può
essere reso disponibile per i bambini che si trovino ancora in lista d’attesa.
Va osservato che i bambini che iniziano a frequentare la scuola dell’infanzia, e
cioè la vita di comunità, si ammalano facilmente; ciò è assolutamente normale in
quanto nelle stagioni più fredde le attività si svolgono in ambienti chiusi e affollati
e, pertanto, virus e batteri si trasmettono facilmente.
Per circoscrivere la diffusione delle malattie, evitare le ricadute e tutelare la
salute della comunità tutta (personale scolastico compreso) i genitori sono invitati
a rispettare adeguatamente i tempi di convalescenza dei propri figli.
E’ bene sapere che il personale della scuola non somministra farmaci ai bambini,
tranne quelli salva-vita, per il cui impiego esiste una particolare procedura
(siglata in seguito ad un protocollo tra l’azienda sanitaria e l’amministrazione
comunale), che la famiglia ed il personale della scuola sono tenuti a seguire.
Nella nostra scuola si usano i grembiulini di colore rosa od azzurro (e vi
chiederemo di personalizzarli con il nome del bambino/a) con l’abbottonatura sul
davanti (per facilitare l’autonomia durante la vestizione) e l’elastico ai polsi;
s’impiegano poi scarpette comode e robuste con la suola in gomma e la chiusura
a strappo.
E’ inoltre necessario portare a scuola un piccolo asciugamano (fornito di asola per
poter essere appeso), un cambio di indumenti appropriato alla stagione da
utilizzare in caso di necessità, ed infine dentifricio e spazzolino per consentire
l’igiene orale dopo il momento del pranzo.
Alimentazione e feste di compleanno
Quando il bambino fa il suo ingresso nella scuola dell’infanzia, oltre a giocare, ad
imparare, a comunicare, condivide il momento del pasto con gli altri bambini.
Molto spesso i genitori si preoccupano di sapere “se” e “quanto mangia” il proprio
figlio a scuola: il fatto di non poter controllare direttamente la sua alimentazione
può, infatti, suscitare nei famigliari uno stato di preoccupazione.
Va osservato che il rifiuto che i bambini hanno talora nei confronti di un certo cibo
raramente è definitivo e totale; l’importante è non drammatizzare la rinuncia del
bambino di qualche porzione del pasto. Ecco perché, anche se è molto forte la
tentazione di dare al bambino solo quelle cose che piacciono “purché mangi”, è
preferibile che il bambino mangi, magari anche poco, ma un po’ di tutto.
Alla scuola dell’infanzia il menù viene elaborato secondo le linee guida per
un’alimentazione sana ed equilibrata stabilite dalla dietista comunale in stretta
collaborazione con l’Azienda Sanitaria Locale.
In particolare, il menù offerto a scuola (esposto quotidianamente all’apposito albo
per i genitori all’ingresso ) ha le seguenti caratteristiche:
 è articolato su quattro settimane ed alterna le pietanze secondo la
stagionalità;
 presenta una ricca varietà di verdure sia crude che cotte;
 prevede un uso ragionato dei condimenti.
I pasti dei bambini nel corso della giornata consistono in: merenda mattutina (alle
ore 9.00); pranzo (alle ore 12.00) e merenda pomeridiana (alle ore 15.00).
I pasti vengono preparati quotidianamente nella cucina scolastica dalla cuoca e
dal personale della Ditta Cir Food, appaltata dal Comune di Trieste per
l’erogazione del servizio mensa.
In caso di problemi di salute (indisposizioni momentanee, allergie o intolleranze
alimentari) è prevista la somministrazione di specifiche diete (ad esempio, la
dieta “no latte” o la dieta “no uova”, ecc…) tramite la compilazione di uno precisa
modulistica disponibile presso le maestre.
I rapporti con le famiglie
Poiché gli ambienti di vita del bambino sono strettamente interconnessi tra loro,
è evidente la necessità da parte della scuola di prestare massima attenzione
all’ambiente di vita primario del bambino: il suo contesto familiare.
La scuola dell’infanzia comunale, infatti, come si legge all’art. 1 (“Finalità”) del
relativo Regolamento, “affianca le famiglie nell’educazione e nella formazione
delle bambine e dei bambini dai 3 ai 6 anni…” e “”promuove la partecipazione
delle famiglie…” alla vita della scuola.
E’ quindi fondamentale che tra la scuola e la famiglia s’instauri un clima di
collaborazione reciproca.
I rapporti con le famiglie possono essere di tipo informale (si tratta dei colloqui
quotidiani che i genitori possono avere con le maestre al momento dell’entrata e
dell’uscita del bambino da scuola) o di tipo formale in quanto gli incontri con le
famiglie vengono appositamente programmati
all’inizio e durante l’anno
scolastico in sede di Collegio degli Educatori.
Tali incontri comprendono:
 le riunioni di sezione: si svolgono solitamente nel mese di novembre (per la
presentazione del POF alle famiglie) ed in primavera, consentendo di affrontare
tematiche didattiche ed organizzative dell’intera sezione;
 i colloqui individuali: vengono concordati tra insegnanti e genitori come
occasione d’approfondimento e di confronto sulla situazione evolutiva del singolo
bambino; sono calendarizzati nei mesi di ottobre/novembre; gennaio/febbraio e
maggio/giugno.
 il Consiglio della scuola: è un organo collegiale che ha la funzione di “favorire
la partecipazione attiva delle famiglie alla vita della scuola” (art. 7 “Organismi di
partecipazione”” del Regolamento); tale organo, che resta in carica tre anni, è
composto dai rappresentanti dei genitori (uno per ogni gruppo-sezione, eletto dai
genitori), dai rappresentanti del personale insegnante (uno per gruppo-sezione,
eletto dal Collegio degli educatori) e da un rappresentante del personale d’appoggio
(eletto in sede di Collettivo del personale); il Coordinatore Pedagogico lo presiede
come membro di diritto.
Il Consiglio di Scuola viene convocato dal suo Presidente o qualora le sue
componenti ne ravvisino la necessità per discutere di problematiche di vario tipo
che ineriscono all’organizzazione scolastica nel suo complesso.
Tale organo viene comunque convocato dalla Coordinatrice nei primi mesi
dell’anno (nel mese di ottobre solitamente) ai fini dell’adozione da parte dei
rappresentanti dei genitori del Piano dell’Offerta Formativa (POF).
I Progetti educativi per l’anno scolastico 2014/2015
Introduzione
La finalità ultima della scuola dell’infanzia, delineata nelle nuove “Indicazioni Nazionali”,
consiste nel “promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della
competenza, della cittadinanza e li avvia alla cittadinanza”.
Consolidare l’identità “significa vivere serenamente tutte le dimensioni del proprio
io, stare bene…..sentirsi sicuri in un ambiente sociale allargato.”;
Sviluppare l’autonomia “significa avere fiducia in sé e fidarsi degli altri….provare
soddisfazione nel fare da sé…..esprimere sentimenti ed emozioni; partecipare alle
decisioni esprimendo opinioni…”
Acquisire competenze “significa giocare, muoversi, manipolare, curiosare,
domandare, imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione,
l’osservazione…..”;
Sviluppare il senso della cittadinanza “significa scoprire gli altri; i loro bisogni e la
necessità di gestire i contrasti attraverso regole condivise, che si definiscono attraverso
le relazioni, il dialogo..”.
Tali importanti traguardi da raggiungere vanno contestualizzati, secondo le nuove
Indicazioni, in una scuola dell’infanzia che deve proporsi come “contesto di relazione,
di cura e d’apprendimento.“.
La scuola dunque diviene luogo di relazioni dove le insegnanti devono saper “dare
ascolto e attenzione a ciascun bambino” e l’apprendimento deve avvenire attraverso
“l’esperienza, l’esplorazione, i rapporti tra i bambini, con la natura, gli oggetti, l’arte, il
territorio e le sue tradizioni..”
A tal proposito si osserva che le “Indicazioni” delineano cinque campi d’esperienza del
bambino, tali campi indicano i diversi ambiti del fare e dell’agire del bambino e quindi i
settori specifici e individuabili nei quali il bambino sviluppa il suo apprendimento,
perseguendo i suoi traguardi formativi nel concreto dell’agire quotidiano.
I cinque campi d’esperienza, illustrati nelle Indicazioni, e che consentiranno d’articolare
le attività-contenuto dei progetti educativi per l’anno scolastico in corso, sono:
1.
Il sé e l’altro: in questo campo confluiscono l’educazione morale e civile,
affettiva, religiosa, e l’educazione alla multiculturalità;
2. Il corpo e il movimento: questo campo riguarda l’educazione alla corporeità e
alla motricità;
3. Immagini, suoni, colori: è lo specifico campo dell’educazione artistica,
musicale e multimediale;
4.
I discorsi e le parole: è il campo d’esperienza dell’educazione linguistica
ed espressiva;
5. La conoscenza del mondo: questo campo d’esperienza si rivolge in modo
specifico alla prima formazione d’abilità scientifiche e matematiche.
Questa breve introduzione di carattere pedagogico per far comprendere alle famiglie
che tutti i progetti educativi elaborati per l’anno scolastico in corso vanno intesi come
proposte o programmi specifici per consentire di tradurre le finalità ultime della scuola
dell’infanzia, e cioè la maturazione dell’identità, la conquista dell’autonomia, lo
sviluppo delle competenze e del senso di cittadinanza, in specifici traguardi
operativi e cioè in obiettivi educativi e cognitivi esprimibili in precise condotte
comportamentali secondo la fascia d’età dei bambini.
I vari progetti educativi infine intendono investire trasversalmente i vari campi
esperenziali del bambino, consentendo quindi di strutturare situazioni d’apprendimento
“circolari” e cioè collegate tra loro, sebbene ogni singolo progetto vada poi ad
approfondire uno specifico campo d’esperienza del bambino, così come delineato nelle
“indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia”.
L’educazione interculturale
Premessa
Le caratteristiche dei più recenti fenomeni migratori, dagli anni ’90 ad oggi, hanno
portato ad un aumento considerevole dei bambini d’origine non italiana nei servizi per
l’infanzia.
La presenza di bambini stranieri varia da scuola a scuola e nella nostra solitamente non
sono presenti molti bambini con cittadinanza straniera, causa l’ubicazione periferica e
rionale del plesso.
Tuttavia, la nostra scuola come gli altri servizi educativi presenti sul territorio può
definirsi multiculturale, come la società attuale in cui sono compresenti molteplici
culture.
Il termine multicultura, che si limitava a riconoscere la compresenza di modelli culturali
differenti, è stato sostituito dal termine intercultura che si riferisce, a partire dal prefisso
“inter” (tra), ad un’interazione, ad un incontro tra comunità umane di diversa origine
etnica, geografica e religiosa.
Finalità
L’educazione interculturale non prevede solo la considerazione delle differenze tra sé e
l’altro, non prevede solo l’accoglienza dell’altro diverso da sé, ma favorisce l’incontro
“vero” con l’altro, nel rispetto delle differenze.
L’educazione interculturale si pone, infatti, le seguenti finalità:
 Valorizzare l’identità culturale di ciascuno;
 Favorire l’incontro con altri modelli culturali;
 Costruire nuovi modelli a partire da tale incontro.
Ogni bambino straniero ha la propria storia ed è di fondamentale importanza tenerne
conto, come, del resto, ogni bambino ha la propria storia! Il tema delle differenze
riguarda tutti ed è esperienza del quotidiano. Ogni bambino (non solo i bambini
stranieri) che entra alla scuola dell’infanzia arriva con la propria storia che è fatta di
eventi, di aspettative, di trame familiari, di relazioni specifiche. La scuola deve tenerne
conto e accogliere i bambini con le loro differenze, sapendo che quando un bambino a
tre anni varca la soglia della scuola dell’infanzia non entra da solo, ma con lui entrano la
sua famiglia e la sua storia.
Educazione interculturale significa educazione al dialogo, alla convivenza democratica,
educazione alla pace, ma significa anche educazione del conflitto per saperlo gestire.
Agire in maniera interculturale non significa sospendere ogni critica e giudizio e
nemmeno buttar via il nostro bagaglio culturale; al contrario è importante che
l’educatrice tenga conto della propria identità, delle proprie idee e con queste si rapporti
con rispetto ed accoglienza alle culture diverse dalla sua. E’ per questo che alla base
della pedagogia interculturale vi è il dialogo, ma anche la gestione del conflitto.
Gli strumenti
Uno strumento specifico è rappresentato dalla presenza a scuola del mediatore
culturale che può facilitare la comunicazione e la comprensione scuola –famiglia o
stabilire un ponte tra la cultura del bambino, della sua famiglia e quella della scuola, ad
esempio nel momento in cui è prevista la loro partecipazione ai colloqui tra maestre e
genitori, non solo con il compito di tradurre la lingua ai fini della comprensione, ma
anche per interpretare gli eventuali fraintendimenti sul piano linguistico e
contenutistico.
La mediazione culturale è svolta da persone straniere, in genere con una formazione
specifica, che vivono in Italia e conoscono la lingua e la cultura italiana. I mediatori
culturali sono reclutati per il tramite dell’Area Educazione.
Metodologia con i bambini
I progetti d’educazione interculturale si pongono l’obiettivo di valorizzare le differenze e
le similarità tra i bambini, all’insegna del rispetto e della condivisione, sia all’interno
della sezione (ad esempio, attraverso la lettura di fiabe del mondo) oppure per intersezione attraverso lo svolgimento di specifici Laboratori interculturali affidati ad Agenzie
educative esterne reclutate per il tramite della nostra Area del Comune.
Progetto “Diamoci la Zampa”
Educare alla relazione uomo - animale
Premessa
Lo psichiatra infantile Boris Levinson fu il primo a coniare il termine “Pet Therapy” per
descrivere l’uso di animali da compagnia nella cura di malattie
psichiatriche.
Levinson aveva notato come alcuni dei propri pazienti con serie difficoltà di relazione e
di comunicazione interpersonale, stabilissero con sorprendente facilità
legami affettivi e cognitivi con il proprio cane. L’animale aveva la funzione
di aiutare il bambino ad abbassare le proprie barriere emotive, fornendogli
un “conforto” ed una “simpatia” incondizionate. Altri studi hanno
successivamente evidenziato una benefica influenza anche solo dalla
presenza di un animale sui sintomi principali dello stress, cioè l’animale
induce una normalizzazione del ritmo cardiaco, della pressione arteriosa,
della frequenza respiratoria e della tensione muscolare.
L’utilizzo di animali da compagnia ai fini di Pet Therapy è stato riconosciuto come cura
ufficiale dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 28
febbraio 2003.
Finalità ed obiettivi generali
In linea generale va detto che uno degli obiettivi socio-motivazionali della Pet Therapy
consiste nella stimolazione dell’empatia (la capacità di identificarsi con l’altro): il
bambino vede gli animali come pari. Gli animali sono come appaiono e pertanto la
comprensione di quello che un animale prova è più semplice rispetto alla comprensione
delle emozioni e dei sentimenti di una persona. Quando il bambino cresce la sua
capacità di entrare in empatia con gli animali viene trasferita alle sue esperienze con gli
altri esseri umani. Inoltre, un rapporto positivo con un animale può favorire nel bambino
un interesse verso la natura in genere e la sua conservazione.







Sviluppare il rispetto del mondo animale;
Accrescere l’autostima personale;
Diminuire gli stati di paura ed ansia;
Arricchire il vocabolario.
Aumentare la curiosità e l’entusiasmo;
Implementare l’atteggiamento empatico;
Diminuire la diffidenza verso la diversità.
Obiettivi specifici
 Conoscenza delle caratteristiche degli animali domestici e del corretto approccio;
 Stimolazione delle capacità di osservazione e tattili;
 Sviluppo dell’autocontrollo, della gestione delle emozioni;
 Sviluppo delle abilità sociali ed empatiche;
 Sviluppo delle capacità d’attenzione, d’osservazione e catalogazione delle
conoscenze;
 Sviluppo delle capacità espressive verbali;
 Interiorizzazione delle regole: il “No” che educa;
 Sviluppo della capacità di collaborazione con i propri pari.
Metodologia
Va detto anzitutto che il progetto di Pet Therapy si realizzerà attraverso il supporto di
un’agenzia educativa esterna, reclutata per il tramite dell’Area Educazione, Università e
Ricerca con apposito incarico.
Tale incarico “esterno” viene attribuito sulla base di specifici fondi regionali a ciò
destinati. Solitamente tale tipologia di incarichi vengono avviati operativamente dalla
nostra Area non prima dei mesi di gennaio/febbraio.
Si prevedono incontri a scuola con gli operatori esterni della durata di 1 ora circa
modulati sull’età dei bambini partecipanti.
Saranno proposte attività d’interazione guidata con l’animale vivo e cioè ai bambini
s’insegnerà ad entrare in contatto in modo corretto con l’animale: come si fa una
carezza, come si dà un bocconcino, ecc…
I bambini saranno invitati a guardare, toccare, ascoltare, odorare gli animali e stimolati
a descrivere le sensazioni provate ed a distinguere le caratteristiche peculiari degli
animali presenti; i bambini saranno invitati a dare piccoli comandi al cane e/o a dare da
mangiare ad altri animali, a passeggiare e/o interagire con il cane; i bambini saranno
invitati a ripetere i nomi dei cani conosciuti nei precedenti incontri e a descrivere le loro
caratteristiche principali. Naturalmente il progetto prevede il coinvolgimento di cani od
altri animali sempre educati a tali fini e tutti costantemente sotto controllo medicoveterinario.
Prima d’iniziare le attività verrà svolta una riunione per le famiglie dei bambini coinvolti
da parte del personale dell’agenzia esterna al fine di illustrare i contenuti dell’intervento
e discutere sulle eventuali perplessità.
Il progetto potrà quindi essere modificato in itinere sulla base delle priorità educative
delle maestre, ai bisogni manifestati dai bambini, alle loro singole risposte
comportamentali o ad eventuali circostanze non previste.
Per partecipare al progetto è necessario escludere la presenza di casi non compatibili
con le attività proposte, ovvero:
 bambini allergici ai derivati ectodermici degli animali coinvolti (allergia al pelo del
cane, del gatto, ecc…);
 bambini con fobie nei confronti degli animali (in particolare cani, gatti, ecc…).
Ai genitori dei bambini coinvolti verrà richiesta specifica autorizzazione per la
partecipazione al progetto.
Attività
Le attività si suddivideranno essenzialmente in due tipologie:
 attività osservative nelle quali l’animale è presente, ma non si ha ancora
un’interazione diretta con esso e l’attività si limita alla sua osservazione;
 attività d’interazione cioè il vero e proprio incontro e relazione con l’animale.
I quest’ambito le attività educative che potranno essere messe in atto sono le seguenti:
o l’approccio (modalità di relazionarsi con il pet);
o il contatto (relazione tattile);
o interazione mimetica (imparare a muoversi in concerto con l’animale);
o il gioco;
o la cura (accadimento, affettività, miglioramento dell’autostima);
o richiesta di performance al pet, impartire comandi, ecc…;
o collaborazione con il pet in qualche attività (cognitiva, motoria, ludica,
ecc…).
Destinatari
Il gruppo dei bambini “medi” delle quattro sezioni della scuola.
Tempi ed organizzazione
A partire da gennaio/febbraio 2015 mediante un ciclo d’interventi di un’ora ciascuno a
scuola svolti da un’agenzia educativa esterna (da reclutare per il tramite dell’Area
Educazione)
Spazi
Il salone (spazio – gioco), il giardino durante la bella stagione.
Materiali
 cartelloni, forbici, schede strutturate sugli animali, storie e brani scelti;
 materiale di facile consumo: fogli, colla, colori vari;
 sussidiavi visivi: foto, filmati, immagini di giornali;
 ausili per animali: ciotole, guinzagli, gabbie, cibo specifico, spazzole, ecc..
Progetto di Lingua Straniera ”L’Inglese Giocando”
“We speak English”
Premessa
Una società multiculturale in rapida evoluzione come quella attuale fa emergere nuovi
bisogni educativi e formativi tra cui quelli inerenti all’approccio alle lingue straniere,
considerate come parte integrante della propria formazione personale e come
passaggio obbligato per la conoscenza degli altri.
L’attività in lingua inglese va realizzata nel rispetto delle specificità pedagogiche e
metodologiche della scuola dell’infanzia, dove si richiede un intervento che non si
configuri come insegnamento precoce e sistematico di una lingua straniera, ma come
sensibilizzazione del bambino ad un codice linguistico diverso da quello materno
mediante attività didattiche basate su un approccio di tipo ludico.
Destinatari: tutti i bambini della scuola: grandi, medi e piccoli.
Collaborazione esterna
Lo svolgimento del progetto implica necessariamente l’intervento a scuola di
un’insegnante esterna, provvista di appositi titoli, selezionata dall’Area Educazione
tramite specifico appalto per l’incarico dell’azione didattico-educativa in lingua inglese
nelle scuole dell’infanzia comunali.
Finalità
 sviluppare la capacità di comprendere culture diverse dalla propria,;
 avvicinare i bambini in età prescolare alla lingua inglese, familiarizzando con il
suono della lingua;
 conoscere usi e costumi diversi dai propri.
Obiettivi generali
 acquisire nuove competenze fonetiche;
 ascoltare, comprendere, memorizzare parole in lingua inglese;
 memorizzare semplici filastrocche e canzoni;
 integrare la nuova lingua attraverso la comprensione di diversi canali di
comunicazione: mimico, gestuale, comico, pittorico, ecc..
Metodologia
L’apprendimento della lingua inglese sarà organizzato in un clima ludico tramite attività
che implichino la spontaneità, la drammatizzazione, lo scambio verbale, la narrazione
fantastica, il canto corale, le attività manuali, ecc…
Per promuovere il coinvolgimento attivo dei bambini a livello verbale, gestuale, motorio,
musicale, i contenuti dovranno essere presentati e ripetuti più volte, realizzando una
situazione di base che consentirà l’inserimento progressivo di nuovi vocaboli.
Saranno utilizzati vari strumenti: marionette, giocattoli, materiale per disegno,
registratore con audio-cassette in lingua inglese.
Tempi
Il progetto prevede interventi diretti della durata di un’ora ciascuno da parte
dell’insegnante specializzata esterna con cadenza settimanale; gli interventi
dell’insegnante d’inglese si svolgeranno nelle singole sezioni e saranno sempre
affiancati da un’insegnante di classe.
L’inizio di tale progetto non è ancora definito.
Progetto Lingue Minoritarie: “I Bambini del Rione di Servola”
“Introduzione alla Lingua Slovena e alla comprensione delle Tradizioni
Culturali appartenenti alla Minoranza linguistica presente sul territorio.”
Premessa
Lo sloveno è una lingua minoritaria parlata a Trieste sin dal Medioevo. Il rione di Servola
è una delle zone di Trieste dove la minoranza è presente in modo consistente e
radicato. La prova più tangibile è data dalla presenza del museo etnografico visitato
ogni anno da molte persone, il museo è piccolo ma ricco d’oggetti e foto che
testimoniano la presenza degli sloveni dalla notte dei tempi. Ancora oggi dal panettiere
al tabaccaio le persone parlano e si salutano nella lingua della minoranza. Nella chiesa
dedicata a San Lorenzo le messe si svolgono sia in italiano sia in sloveno.
Sul territorio sono inoltre presenti una scuola dell’infanzia statale ed una scuola primaria
con lingua d’insegnamento slovena.
Il progetto per l’avvicinamento dei bambini alla lingua slovena è stato avviato già nel
2001, anno europeo dedicato alle lingue, dall’insegnante Tiziana S. della sezione “D”.
I bambini del rione di Servola che frequentavano la scuola dell’infanzia “Borgo Felice” in
realtà non conoscevano la lingua slovena, pur abitando in un territorio in cui viene
frequentemente utilizzata dagli adulti. Alcuni nonni ed alcuni genitori, pur parlandola,
non la insegnavano ai figli. Si è pensato quindi che l’insegnamento della lingua slovena
già nella scuola dell’infanzia, oltre ad avvicinare il bambino ad un codice linguistico
diverso da quello materno, potesse facilitare un superamento di quei pregiudizi che,
purtroppo, spesso sussistono nei confronti della popolazione di lingua minoritaria.
Ricordiamo infine che dopo l’abbattimento dei confini e la creazione di nuove
infrastrutture le distanze, che una volta dividevano le diverse etnie, sono diventate
minime. Oggi, ad esempio, per raggiungere la ridente cittadina di Koper s’impiegano in
auto meno di quindici minuti.
Destinatari
Come gli scorsi anni, il progetto si rivolgerà a tutti i bambini “piccoli”, “medi” e “grandi”
della sezione “D”.
Collaborazione esterna
E’ previsto l’intervento in sede di un’insegnante di madrelingua slovena reclutata per il
tramite dell’Area Educazione, Università e Ricerca con apposito incarico.
Tale incarico “esterno” viene attribuito sulla base di specifici fondi regionali a ciò
destinati.
Contenuti
I bambini riproducono suoni (fonemi), parole, giochi, canzoni e filastrocche in lingua
slovena.
Il progetto consente ai bambini di conoscere e sperimentare usi, costumi, cibi e
tradizioni del paese confinante attraverso l’interazione con l’insegnante di madrelingua.
Il progetto si propone di stimolare nei bambini un approccio positivo di curiosità, di
esplorazione e d’accettazione di ciò che è diverso dalla nostra lingua e dalla nostra
cultura. Finalità molto importante per il futuro cittadino, tanto più tenendo presente la
particolare collocazione geografica della nostra città prossima ai confini con la Slovenia.
Per la sezione “D” va ricordata l’esperienza del gemellaggio con la scuola “Vrtec
Semedela” di Capodistria, iniziata nel 2001, che proseguirà anche quest’anno con lavoro
in classe e con scambi reciproci.
A tal proposito si ricorda che la sezione “D”, nell’ambito di un progetto didattico di
sezione intitolato “Progetto Europa” per la promozione della conoscenza dei Paesi
dell’Unione Europea confinanti con il nostro territorio, ha instaurato un parternariato
anche con una scuola dell’infanzia austriaca; si tratta della scuola “Volkendorf” di
Villaco. Il gemellaggio con questa scuola di Villaco è mantenuto attraverso costanti
rapporti tra la maestra Tiziana S. della sezione “D” e le insegnanti austriache per via
telematica. Il parternariato con l’Austria si è consolidato negli anni anche attraverso
visite contraccambiate tra le maestre dei due Paesi. Nell’anno scolastico in corso
s’intende proseguire con uno o più incontri che vedranno coinvolti i bambini della
sezione “Orsetti”, i bambini della scuola austriaca, i rispettivi genitori ed insegnanti.
Finalità
o
Acquisizione delle prime competenze linguistico-comunicative della lingua
slovena (già parlata nel territorio rionale);
o
Favorire la convivenza democratica tra gli abitanti del territorio;
o
Favorire lo scambio tra bambini, genitori, insegnanti di etnie diverse.
Obiettivi specifici
 Capacità di stabilire contatti sociali di base usando le più semplici formule
convenzionali in lingua slovena;
 Capacità di disporre di un repertorio lessicale di base fatto di singole parole e di
semplici espressioni riferibili ad un certo numero di situazioni concrete di cui si ha
esperienza;
 Capacità di comprendere brevi frasi riferite ad argomenti familiari o scolastici.
Attività
L’insegnamento della lingua slovena viene a toccare varie aree esperenziali del
bambino: attività motorie (danze, movimenti ritmati), attività grafiche ed espressive
(disegni e schede), attività musicali (canzoni, ritmi), attività linguistiche (filastrocche e
fiabe), attività logiche e matematiche (conoscenza dei numeri nelle diverse lingue).
Tempi
Il monte ore degli interventi del collaboratore esterno di madrelingua slovena viene
stabilito sulla base dei fondi stanziati da uno specifico bando regionale per
l’insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole paritarie.
Il Progetto può iniziare soltanto quando l’Area Educazione riceve i finanziamenti
regionali e può quindi reclutare formalmente l’insegnante esterna di madre lingua
slovena.
Strumenti
Fogli di disegno di varie dimensioni, pennarelli, pennelli, tempere, videocamera,
macchina digitale, fotografie, piccoli manufatti creati dai bambini per lo scambio con i
bambini sloveni, lettore Cd, burattini, lettere, scambi telefonici.
Spazi
Classe, salone della scuola , lo spazio morbido, gli spazi della scuola gemellata a Koper.
Unità didattiche
1.
i saluti;
2.
io mi chiamo;
3.
i colori;
4.
le parti del corpo;
5.
i numeri (fino a dieci);
6.
gli animali.
Adulti coinvolti
Le maestre della sezione, i genitori, il personale di supporto, il personale di cucina, le
coordinatrici delle scuole gemellate, rappresentanti dell’Area Educazione.
Il progetto viene condiviso all’inizio dell’anno con le famiglie dei bambini della sezione.
Alla fine dell’anno scolastico i genitori vengono coinvolti nello scambio con la scuola
Vrtec di Semedela (Koper), se ciò risulterà possibile, oppure nella visione di uno
spettacolo prodotto dai bambini tramite la visione di un video a scuola.
Verifica
Eseguita in itinere attraverso l’osservazione spontanea e sistematica del
comportamento dei bambini sia da parte dell’insegnante esterna di madrelingua (con
produzione di una valutazione finale scritta) sia da parte delle insegnanti di sezione.
Si richiederà all’insegnante esterna di curare un piccolo fascicolo per ogni bambino della
sezione.
Progetto Primi Passi nella Lingua Tedesca
“Hallo Kinder”
Premessa
Come già sottolineato, l’apprendimento di una lingua straniera durante l’infanzia è un
processo spontaneo, facilitato dal fatto che la recettività cognitiva nei primi anni di vita
è altissima.
Accostarsi ad una lingua e ad una cultura differente dalla propria, stimola lo sviluppo
mentale, accresce le capacità comunicative, consente di uscire dal proprio
egocentrismo e mettersi dal punto di vista dell’altro da sé.
Finalità
 introduzione alla lingua ed alla cultura dei paesi di lingua tedesca per i bambini
d’età pre-scolare.
Obiettivi specifici
 conoscere alcuni vocaboli in lingua tedesca inerenti alla vita quotidiana del
bambino (le forme di saluto, i numeri fino a dieci, i colori, gli animali…)
 comprendere ed eseguire semplici consegne in lingua tedesca: ad esempio,
alzarsi e sedersi, girarsi, battere le mani,…;
 conoscere usi, costumi e festività tedesche relative al periodo dell’anno in cui si
svolgono gli incontri.
Destinatari
Tutti i bambini grandi delle quattro sezioni della scuola.
Collaborazione esterna
Il progetto verrà svolto da un’insegnante esterna qualificata e di madre lingua tedesca
del Goethe Institut di Trieste e reclutata , per il tramite dell’Area Educazione, Università
e Ricerca.
Tempi
Sono previsti 5 incontri con cadenza settimanale presumibilmente nel periodo
gennaio/febbraio 2015 con la compresenza di un’insegnante di classe. Lo svolgimento
ed i tempi del progetto sono subordinati all’iter burocratico – amministrativo espletato
dall’Area Educazione.
Metodologia
Come per l’apprendimento della lingua inglese, l’approccio è di tipo ludico. Verrà dato
ampio spazio al canto ed alle attività di tipo motorio.
Verranno utilizzati animali di pezza, libri illustrati, giocattoli, CD.
Si partirà dalle domande formulate dai bambini per aiutarli a formulare le risposte in
lingua tedesca; si terrà conto delle routine dei bambini e dei loro ritmi d’apprendimento
per renderli promotori dello svolgimento delle varie unità didattiche, ripetendo nelle
lezioni successive le attività già proposte al fine di consolidarne l’acquisizione.
Progetto di Educazione Stradale
“Conquistiamo le Regole del Gioco”
Premessa
Ogni bambino per maturare con equilibrio e sviluppare la propria sicurezza, ha bisogno
di regole cui attenersi, in quanto non è ancora in grado di decidere autonomamente
come comportarsi; l’insegnante ed il bambino, insieme, possono stabilire quali sono le
norme più utili per vivere in sicurezza l'ambiente che ci circonda.
L'educazione stradale, quindi, è vista come una parte della formazione al vivere sociale
con le sue regole da rispettare e cui attenersi.
Non è tanto importante trasmettere un gran numero di conoscenze, quanto il concetto
che vi sono delle regole fondamentali per vivere nella comunità: quando queste regole
vengono vissute dal bambino non come un'imposizione esterna, ma come una conquista
personale fatta in collaborazione con l’adulto, esse sono realmente accettate ed
interiorizzate.
Destinatari
Tutti i bambini “grandi” delle quattro sezioni: “A”, “B”, “C” e “D”.
Collaborazione esterna
Il progetto si svolge con il supporto di alcuni Vigili (appositamente formati ed
aggiornati) del Corpo della Polizia Municipale di Trieste.
Finalità
o
indirizzare il bambino, attraverso il gioco, all'accettazione delle regole del vivere
comunitario.
Soltanto attraverso il rispetto di precise regole il bambino potrà avere successo nel
gioco; perciò la regola sarà accettata più facilmente non essendo vissuta come un
divieto, ma come la “soluzione migliore”: "la regola è buona perché è funzionale",
questo il messaggio che si cercherà di trasmettere ai bambini.
Obiettivi:
1) Acquistare familiarità con la figura del "Vigile Urbano" e la sua divisa, quale punto di
riferimento per la sicurezza in città.
2) Riconoscere i pericoli della strada ed acquisire i relativi comportamenti corretti.
3) Promuovere le capacità del bambino di riconoscere i simboli e di orientarsi nelle varie
situazioni di vita quotidiana.
Tempi
Il progetto si articolerà in alcuni incontri con i Vigili della durata di un'ora circa ciascuno
(il numero degli interventi è da definire in itinere) : alcuni effettuati presso la scuola ed
uno riservato ad un uscita didattica presso il Campo Scuola di Via Rivoltella nella
primavera del 2015.
Metodologia
 IL VIGILE URBANO: UN AMICO! Chi siamo e cosa facciamo => breve
chiacchierata con i bambini. Giochiamo a fare i vigili: vestizione dei bambini
con accessori del vigile.
 IL MONDO DEL CAOS E IL MONDO DELLE REGOLE. Giochiamo senza regole =>
il bambino sperimenta il mondo senza regole. Giochiamo con le regole => il
bambino sperimenta la funzionalità della regola.
 I SEGNALI STRADALI. Riconoscimento dei segnali stradali => discriminazione di
forme e colori. Gioco: staffette, caccia al tesoro, memory con cartelli stradali.
 IL SEMAFORO. Gioco con i colori del semaforo =>gioco di movimento in classe
con l'ausilio dei cerchi per simulare le automobili.
 IL BAMBINO SUL MARCIAPIEDE. Come camminare quando siamo a passeggio
con mamma e papà. Come posso attraversare la strada.
 IL BAMBINO IN AUTOMOBILE. Come sto seduto => cinture e seggiolino.
 IL BAMBINO IN MOTO. Dove posso sedermi e cosa indosso => casco.
PROGETTAZIONE TRASVERSALE DELLE QUATTRO SEZIONI
Quest'anno “ELE CURIOSO E LA SCATOLA MAGICA” faranno vivere una straordinaria
avventura a tutta la scuola. Presentiamo innanzitutto i personaggi: ELE CURIOSO è il
personaggio guida, proviene dal mondo della natura ed è amico dei quattro elementi
(acqua, aria, terra e fuoco). Ele vive nel bosco, ha particolari poteri magici, diventa
invisibile, riappare da un'altra parte, lascia un' impronta e usa la scatola magica dove
riporre i messaggi e dove ritira i messaggi lasciati dai bambini.
La scatola magica è uno spazio immaginario di gioco dove tutto può accadere anche le
cose più irreali. Questa è una dimensione creata dal bambino e per il bambino, nella
quale il mondo interno e il mondo esterno si mescolano tra loro. La risorsa più grande
del bambino è la capacità d'immaginazione che caratterizza in modo particolare l'età
prescolare; l'identificazione con personaggi eroe-salvatore li aiuta a costruire l'identità
personale.
LA SCATOLA MAGICA diventa l'elemento di mediazione tra il mondo reale e quello
fantastico perchè Ele proporrà ai bambini attività e modalità per acquisire nuove
capacità e nuove conoscenze; li condurrà a scoprire ciò che ancora non conoscono
attraverso l'esplorazione diretta dei suoi quattro elementi stimolando così nei bambini la
curiosità e l'immaginazione.
La scatola magica è il canale di comunicazione tra Ele e i bambini perchè in essa
verranno lasciati dal folletto messaggi, storie e oggetti che daranno l'avvio alle attività
educative.
Gli amici di Ele sono ZOLLA, il folletto della terra, GOCCIA la fata dell'acqua, BREZZA ,la
fata dell'aria e FIAMMA, il folletto del fuoco.
Ele ha deciso che sarà il suo amico Zolla ad accompagnarci alla scoperta dell'autunno.
Zolla è un folletto calmo, serio, riflessivo, che sa ascoltare, molto saggio forte e pratico.
Conosceremo i colori dell'autunno, i cibi di stagione, le ricorrenze e le festività.
Con Ele e fata Goccia entriamo nella stagione dell'inverno, rappresenta l'acqua è
romantica, sempre innamorata, sensibile e buona. Goccia, attraverso la scatola magica
ci svelerà i segreti di questa stagione. Ci parlerà dei cambiamenti climatici, delle
trasformazioni dell'acqua, dei suoi colori, dei suoni, dei sapori, dei cibi, del Natale, dei
sentimenti di gioia e di solidarietà, del Carnevale e altre ricorrenze.
In primavera sarà Brezza ad accompagnare Ele; Brezza è una fata che vola
continuamente e spesso ha la testa fra le nuvole e l'aria è l'elemento che la rappresenta
ed è sempre alla ricerca del bello e dell'armonia ed è brava ad abbinare i colori,
soprattutto a fare mazzi di fiori. Se la fanno arrabbiare si mette a strillare e a vorticare
come un uragano. Ha il cuore tenero, ama piante e animali ed è solidale con gli esseri
indifesi, per i quali, lei che è aria, è dono di vita.
Brezza ci farà conoscere i cambiamenti della nuova stagione, ci parlerà
dell'inquinamento, dei colori, dei sapori, del risveglio degli animali, dei nuovi sentimenti
e delle ricorrenze come la Pasqua.
Quando inizierà l'estate Ele si farà accompagnare dal suo amico Fiamma per far scoprire
questa fantastica stagione. Fiamma è brioso, ottimista, spontaneo e simpatico,
rappresenta il fuoco. E' sempre in movimento, con mille idee per la testa, è
confusionario ma leale e sincero con gli amici; attenzione a non offenderlo perchè è
capace di fare fuoco e fiamme. Ci parlerà del fuoco, dove si trova, a cosa serve, come ci
si protegge, dell'arte dei colori dell'estate, l'espressione dei sentimenti e la festa di fine
anno con la consegna dei diplomi ai bambini grandi.
Questa programmazione sarà correlata dai libri operativi diversificati per fasce d'età,
con ulteriori laboratori, uscite didattiche, incontri con la scuola primaria,tradizioni
rionali, poesie, canzoni, filastrocche e animazioni teatrali. In ogni percorso stagionale gli
OBIETTIVI FORMATIVI saranno comuni:
-CONOSCENZA DEL MONDO
-IMMAGINI / SUONI / COLORI
-IL CORPO E IL MOVIMENTO
-I DISCORSI E LE PAROLE
-IL SE' E L'ALTRO
MUSICISTI ALLA SCUOLA DELL'INFANZIA
Progetto educativo promosso in collaborazione tra il Comune di Trieste-Servizi Educativi
Integrati e Politiche Giovanili e il Conservatorio Tartini di Trieste - Dipartimento di
Didattica della Musica.
il progetto: risorse, motivazioni e obiettivi
Il progetto intende offrire gratuitamente ai bambini delle scuole dell'infanzia l'occasione
di sperimentare la musica a scuola fruendo di percorsi didattici elaborati dagli
insegnanti delle scuole stesse in collaborazione con la classe di Pedagogia Musicale,
prof.ssa Fedrigo, Dipartimento di Didattica della Musica, Conservatorio Tartini di Trieste.
Alla disciplina musicale, pur contemplata nelle indicazioni europee e nelle "Indicazioni
nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione", viene
tendenzialmente data un'attenzione marginale e comunque non proporzionale al suo
valore reale. Se si considerano i dati di evidenza scientifica delle neuroscienze che
dimostrano l'importanza rivestita dalla musica sullo sviluppo delle funzioni cognitive, o
i contributi della psicologia con la teoria delle intelligenze multiple (H.Gardner), e se si
presta attenzione alle testimonianze delle discipline sociologiche che ci dimostrano
quanto la musica sia correlata al tipo di società; si viene immediatamente colti dal
bisogno di sanare una piaga che potrebbe diventare cronica.
I bambini sentono ancor prima di nascere, il ritmo li muove, con i suoni i bambini
giocano spontaneamente, tante "musiche" accompagnano la loro crescita; i servizi
educativi che si prendono cura dei primi anni di vita delle persone, attraverso il gioco e
gli approcci educativi mirati perseguono l'obiettivo di avvicinare il bambino alla musica.
La musica nella scuola può essere proposta in tanti modi, tanti quante sono le
competenze delle insegnanti nella disciplina stessa. La musica nella scuola può
presentarsi come un'educazione all'ascolto, può scaturie dal rispetto di quello che G..
Zavalloni ha definito come il "diritto al silenzio" dei bambini; la musica nella scuola può
essere prodotta nella sua dimensione ludica in forme spontanee o strutturate.
Con questo progetto andiamo ad inserire nell'offerta fomativa un elemento qualitativo
in più, fondamentale per l'apprendimento: l'insegnamento e la collaborazione di esperti
della disciplina.
Proviamo così a dar vita ad una delle affermazioni pedagogiche più note e discusse di G.
.Bruner e cioè: "che ogni argomento può essere insegnato ad ogni bambino di ogni età
in una forma corretta", e così facendo sperimentiamo anche la costruzione di reti
virtuose tra istituzioni educative e culturali. Il proetto custodisce in sé la convinzione
che è bene che tutti possano educare ed insegnare, che tutti cantino con i bambini, li
facciano suonare e disegnare, li portino nei musei o a passeggiare nei boschi, leggano
loro dei libri e stimolino la loro creatività, ma solo la scuola con i propri professionisti,
come le altre istituzioni deputate alla trasmissione culturale, possiede, oltre al compito,
la competenza per educare e trasmettere conscenze ai bambini, utilizzando strumenti e
tecniche atte a trasformare ogni canto, disegno, narrazione, passeggiata in una chiave
interpretativa del mondo, in un elemento fondante la persona e il cittadino.
destinatari finali
i bambini "medi" (4-5 anni di età) delle scuole dell'infanzia Kamillo Kromo, La Scuola del
Sole, Mille Colori, Pallini, Tempo Magico, Tor Cucherna, Borgo Felice, Tre Casette,
Azzurra, Dijaski Dom.
tempi e luoghi
5 incontri formativi di programmazione/verifica (quattro da effettuarsi entro la fine
dell'anno 2014; uno di verifica finale a conclusione del progetto), per un totale di 10 ore
riservate agli insegnanti referenti delle scuole coinvolte, presso il Conservatorio Tartini.
Da febbraio ad aprile attivazione dei laboratori musicali rivolti ai bambini "medi"
all'interno delle scuole.
metodi
Gli insegnanti delle scuole presso il Conservatorio Tartini seguiranno alcuni incontri
teorici pratici con la prof.ssa Cristina Fedrigo, docente di Pedagogia Musicale, curatrice e
referente del progetto per il Conservatorio.
La formazione includerà la co-costruzione degli interventi laboratoriali all'interno delle
singole realtà scolastiche.
Ai bambini saranno proposte in ciascuna scuola, dagli studenti del Biennio specialistico
di formazione dei docenti di strumento e dagli studenti di Pedagogia Musicale del
Dipartimento di Didattica della Musica del Conservatorio in compresenza degli
insegnanti, sotto la supervisione della prof.ssa Fedrigo, come docente di laboratorio di
Didattica, attività musicale caratterizzate dalla presenza di strumenti musicali realizzati
con materiali poveri riadattati, che permettano di farne emergere codici iconici, acustici,
simbolici funzionali alla trasposizione dell’esperienza ludica nella logica della struttura
musicale.
SCUOLA DELL'INFANZIA COMUNALE “BORGO FELICE”
Anno scolastico 2014 - 2015
Programma d'insegnamento di Religione cattolica
Insegnante Raffaella Petronio
IL SIGNIFICATO DELL'IRC NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA
Le Indicazioni per il curriculum della Scuola dell’Infanzia e per il Primo ciclo d’istruzione
(Roma, settembre 2007), così si esprimono: “Negli anni della scuola dell’infanzia il
bambino osserva la natura, la vita e il suo evolversi ed estinguersi, l’ambiente che lo
circonda, le relazioni tra le persone… Si chiede dove era prima di nascere e se e dove
finirà la sua esistenza e quella di chi gli è caro, quale sia l’origine del mondo; si
interroga su Dio e si confronta con l’esperienza religiosa.”
La dimensione religiosa del bambino è importante per la sua crescita globale come
persona. Nella Scuola dell'Infanzia i bambini pongono per la prima volta le grandi
domande esistenziali e si incontrano con i segni della realtà religiosa cristiano-cattolica,
presenti nella nostra società. L'IRC promuove la conoscenza della realtà religiosa che ci
circonda, in conformità alla dottrina della Chiesa.
Diversamente dalla catechesi, l'insegnamento scolastico della Religione cattolica non
mira a fare del bambino un cristiano, non prepara ai sacramenti, non richiede
un'adesione di fede ne un'appartenenza ecclesiale. E' invece una formazione educativa
che insieme ad altre proposte dalla scuola accompagna il bambino a scoprire se stesso e
gli altri, l'ambiente nel quale vive, e lo stimola all'apertura verso l'altro e all'amicizia.
OBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
Osservare e conoscere il mondo che viene riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini
religiosi dono di Dio Creatore.
Scoprire la persona di Gesù di Nazareth come viene presentata dai Vangeli.
Scoprire alcune personalità particolarmente significative del panorama dei Santi.
Individuare i luoghi e le espressioni dell'amore cristiano nella Chiesa e conoscere le
feste cristiane più importanti.
CONTENUTI
Quest’anno scolastico scopriremo alcune storie bibliche adatte ai bambini, le leggende
dei Santi più conosciuti nel nostro panorama culturale e ascolteremo alcune parabole di
Gesù, utilizzando il racconto come metodo didattico, sviluppandolo in modo creativo e
giocoso.
Allacciandosi al tema “Un anno con Ele curioso e i suoi quattro amici elementi”, scelto
dalla Scuola come tema annuale, il programma di Religione cattolica sarà intrecciato
con la scoperta della natura che ci circonda e dei suoi elementi. La natura è il primo
libro dal quale il bambino impara la vita. Con i fenomeni naturali che osserva e le
stagioni che si susseguono, capisce il ritmo del tempo e quali cambiamenti causa
all'ambiente. Gli animali e le persone che trova nelle storie bibliche lo aiuteranno a
capire le varie circostanze della vita, come la nascita, il senso di appartenenza alla
famiglia, l'amicizia, il gioco di gruppo e il divertimento, ma anche la perdita. Tutto
questo fa parte della vita che i bambini lo capiscono e accettano in modo naturale, se li
educhiamo in modo adeguato. La natura infine è nell' Insegnamento della Religione
cattolica anche esempio della bellezza del creato, che ci parla di Dio Creatore.
Il movimento creativo e la danza, ma anche l'espressione ritmica e musicale saranno
strumenti molto utili per raggiungere i traguardi educativi desiderati.
Diversità etniche, religiose e culturali presenti ci spingono ad affrontare il tema
dell'interculturalità vista come diversità che porta ricchezza; i bambini intuiranno il
senso dell'accettazione dell'altro e del rispetto del diverso, con un corretto
comportamento nei confronti della religiosità, delle altre religioni e dei non credenti.
METODO DI APPRENDIMENTO
 ascolto di racconti, brani, filastrocche, musica
 riflessione con momenti di conversazione, confronto e dialogo
 il gioco come momento di apprendimento con varie attività ludiche e di
aggregazione
 il canto, la danza e la teatralità come strumenti per risvegliare
l'espressività del bambino
 produzione di piccole creazioni manuali, disegni di vario tipo, cartelloni e
simili.
DESTINATARI
Tutti i bambini della Scuola dell'Infanzia Comunale “Borgo felice” che si avvalgono
dell'Insegnamento della Religione cattolica, divisi per sezioni (sezioni intere la mattina)
e in gruppi omogenei per fasce d'età (bambini medi e grandi al pomeriggio).
Quindi buona scuola a tutti !!!
l'equipe di Borgo Felice