Circolo del Cinema Bellinzona - Cinema Forum 1 + 2 Circolo del

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Circolo del Cinema Bellinzona - Cinema Forum 1 + 2 Circolo del
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un mondo
di donne
Circolo del Cinema Bellinzona - Cinema Forum 1 + 2
Ma 04.03.08 ore 20.30
Sa 08.03.08 ore 18.00
Marie Antoinette
Le pazze. Le madri di Plaza de Mayo
Sofia Coppola
Daniela Padoan
discussione con Tiziana Filippi
Ma
Ma
Sa
Ma
11.03.08
01.04.08
05.04.08
08.04.08
ore 20.30
ore 20.30
ore 18.00
ore 20.30
Frida
Katzenball
City Walls - My own private Tehran
North Country
Julie Taymor
Veronika Minder
Afsar Sonia Shafie
Niki Caro
Circolo del Cinema Locarno
Cinema Morettina - Sala dei Congressi Muralto*
Lu 03.03.08 ore 20.30
Ve 07.03.08 ore 20.30
Ve 14.03.08 ore 20.30
Lu 17.03.08 ore 20.30
Marie Antoinette
Frida
Le pazze. Le madri di Plaza de Mayo*
City Walls - My own private Tehran*
North Country
Cineclub Fr. 10.- / Fr. 8.- / Fr. 6.-
Sofia Coppola
Julie Taymor
Daniela Padoan
Afsar Sonia Shafie
Niki Caro
Considerato il successo e l’interesse suscitati nel corso dell’ultima rassegna dell’ Occhio
delle donne, abbiamo voluto riproporre altri ritratti di esistenze femminili, ugualmente coraggiose, vissute in varie parti del mondo. Sei registe ci raccontano la difficoltà, la
volontà e la gioia dell’essere donne, madri, artiste, amanti, figlie, mogli e lavoratrici.
Il primo film, Marie Antoinette, della regista americana indipendente Sofia Coppola,
offre al pubblico un’immagine inedita di questa regina-bambina, catapultata in un
mondo a lei estraneo. Proseguiamo il nostro percorso con il documentario sulle madri
di Plaza de Mayo di Daniela Padoan, che narra trent’anni di storia argentina attraverso gli occhi di alcune madri di desaparecidos che hanno saputo ribellarsi e fondare un
movimento per mantenere vivo gli ideali delle loro figlie e dei loro figli. Frida, la celeberrima pittrice messicana, è mostrata dalla regista Julie Taymor con grande ammira-
zione e amore attraverso una fotografia spettacolare. Katzenball, di Veronika Minder,
ci presenta le relazioni amorose di cinque donne omosessuali di diverse generazioni,
mentre City Walls - My own private Tehran, della regista Afsar Sonia Shafie, uno spaccato di vita famigliare sullo sfondo dei mutamenti della società iraniana. La rassegna termina con il film North Country, di Niki Caro, ispirato alla storia vera di Lois Jenson,
una delle prime lavoratrici in miniera che vinse con altre colleghe negli Stati Uniti il
primo processo durato diversi anni per molestie sessuali sul lavoro.
Ringraziamo per la loro collaborazione il Circolo del Cinema di Bellinzona, quello di
Locarno e Tiziana Filippi per la presentazione e la discussione che seguirà il documentario Le pazze. Le madri di Plaza de Mayo.
La foto della locandina è un dipinto di Maria Luisa Snozzi.
MARIE ANTOINETTE - USA, Giappone, Francia - 2006
(Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini. Dizionario dei film 2006, Zanichelli Editore,
Bologna 2005)
Regia: Sofia Coppola; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Lance Acord; Montaggio: Sarah
Flack; Musica: Brian Reitzell; Interpreti: Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy
Davis, Asia Argento, Marianne Faithfull, Aurore Clément, Guillaume Gallienne, Clementine
Poidatz; Produzione: Ross Katz, Sofia Coppola
35mm, colore, v.o. st. f, 123min.
Antonietta, ancora adolescente, viene data in sposa al delfino di Francia, lascia i suoi affetti e si trasferisce a Versailles. Scopre un mondo ostile e codificato, un universo frivolo dove ognuno osserva e
giudica l’altro senza amenità. Sposata a un uomo maldestro che la trascura, si annoia rapidamente
dei doveri di rappresentanza che le si impongono.
La giovane regina, sola, senza una guida, disorientata in quel mondo tanto pericoloso, riesce alla fine
a trovare il modo di ribellarsi all’atmosfera di Versailles, passando così alla storia come la regina francese più incompresa.
“Maria Antonietta nasce a Vienna il 2 novembre 1755. Nel 1770 raggiunge a Versailles il suo promesso sposo, il delfino di Francia, futuro Luigi XVI. Il 16 ottobre 1793 viene ghigliottinata. Si può
racchiudere in queste tre date la vicenda storica di una delle regine più note della Storia. Non è però
a questo che guarda Sofia Coppola nella terza opera di una filmografia dedicata alla difficoltà di crescere per una giovane donna, quale sia il luogo o l’epoca. (…) Sofia Coppola ci fa “sentire” moderna
una storia antica, evitando i cliché storici e la ricostruzione politica. È di una donna che ci vuol parlare, una donna che soffre per la disattenzione sessuale del marito, che si trova caricata come una colpa, una donna-bambina che compensa le frustrazioni giocando con scarpe, cibi, cani, come una ricca
signora di Beverly Hills”.
(www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=36167)
Frida Kahlo nasce il 6 luglio 1907 in un sobborgo di Città del Messico e muore il 13 luglio del 1954
a Coyoacán. Fin dall’adolescenza manifesta talento artistico, spirito indipendente e passionale, ed è
riluttante verso ogni convenzione sociale. A 18 anni ha un tragico incidente che cambia per sempre
il corso della sua vita. Da quel momento è un susseguirsi di operazioni alternate a lunghi periodi di
immobilità, e per sorreggersi è costretta a portare busti opprimenti. Nel 1929 sposa il famoso pittore Diego Rivera dal quale divorzierà nel 1940 per risposarlo un anno dopo.
La sua pittura, prima è considerata realistica – ritratti di amici, famigliari, fiori – poi, grazie all’intensità dei suoi sentimenti e la realtà del suo corpo sempre più dolente, ritrae più sovente la propria
immagine combinata a espressioni oniriche. Insegna inoltre pittura alla Scuola di Arti Plastiche. Le
sono dedicate tre importanti esposizioni: la prima nel 1938 a New York, la seconda l’anno successivo a Parigi e la terza nel 1953 a Città del Messico.
Nel suo ultimo quadro dipinge una natura morta di cocomeri, i più popolari frutti messicani, intitolandola Viva la vida.
“La pittura ha riempito la mia esistenza – ha scritto – Ho perduto tre figli e una serie di avvenimenti che avrebbero potuto riempire la mia orribile vita. Tutto questo è stato sostituito dalla pittura.”
Julie Taymor nasce nel 1952 negli Stati Uniti. E’ considerata una delle più innovative registe del
panorama mondiale. Ha al suo attivo parecchie regie teatrali. Nel 2002 realizza il suo primo film,
Frida, e nel 2007 presenta al festival di Roma Across The Universe, film musicale ambientato sullo
sfondo degli anni ‘60.
KATZENBALL - Svizzera - 2005
Sofia Coppola nasce nel 1971 a New York. Figlia del regista Francis Ford Coppola, respira aria di cinema fin da piccola, partecipando come attrice ne Il Padrino-parte seconda e Il padrino-parte terza.
Collaborerà anche alla sceneggiatura e ai costumi dell’episodio del padre nel film New York Stories,
del 1989.
Fa diverse esperienze come designer nel campo della moda, come presentatrice televisiva e come fotografa; s’interessa a tutte le nuove forme d’arte, dal design al videoclip.
Sofia Coppola debutta come regista nel 1998 con il cortometraggio Lick the Star ma conquisterà
pubblico e critica con il lungometraggio Il giardino delle vergini suicide, nel 1999, a cui seguiranno
Lost in translation, nel 2003 e Marie Antoinette, nel 2006.
Questa giovane donna è figlia d’arte, e ciò ha indubbiamente giovato alla sua sensibilità registica,
ma Sofia Coppola ha saputo creare e coltivare uno stile originale, personale, nonché profondamente
femminile.
(www.mymovies.it/biografia/?r=9134)
LE PAZZE. LE MADRI DI PLAZA DE MAYO - Italia 2006
Regia: Daniela Padoan, RaiTre (2006).
DVD, colore, v.o., 50 min.
Porte
Mi vengono in mente tante porte,
quelle della mia infanzia, mai chiuse a chiave
….quelle della mia scuola, aperte, pulite
quelle della sala parto, solide, leggere, a battente…..
e all’improvviso quelle dei commissariati, delle caserme e della chiesa
che ci venivano sbattute in faccia con violenza, sapendo che lì dietro
c’erano i nostri figli…
….Quante porte quanta vita
quanta morte dietro di esse.
Per questo la cosa più bella è la Piazza
perché non ha porte.
Per questo lì è tutto molto più chiaro.
Hebe de Bonafini
Dopo il golpe del marzo 1976 le madri argentine di Plaza de Mayo hanno avuto la forza e il coraggio di tenere testa alla dittatura, determinate a ritrovare i figli scomparsi.
Da una parte dunque un potere militare smisurato che si è esercitato nella distruzione degli oppositori nella forma più estrema: non ci si è limitati a torturare e ad uccidere un’intera generazione di
giovani che voleva modificare le strutture del paese, ma si sono fatti sparire anche i loro corpi per dire simbolicamente che quei morti non erano mai stati veramente vivi, che tutto quello che quei giovani avevano fatto e sperato in vita non era mai realmente esistito.
A fronte di questo potere distruttivo si sono poste delle madri, sole, disperate, umiliate, che a quella
morte riservata dal potere ai loro figli non si sono mai rassegnate.
E’ stato nel corso delle ricerche estenuanti e senza esito dei loro figli che le madres si sono conosciute.
Si sono riconosciute l’una nell’altra e hanno riscoperto insieme chi fossero quei loro figli meravigliosi e che cosa avessero fatto per scatenare così tanta ferocia. La decisione di andare insieme nella piazza
è stata fondamentale, in quel ritrovarsi in piazza ognuna diversa dall’altra, ma tutte uguali nel condividere quella loro esperienza dolorosa è avvenuto qualcosa di speciale: sono state “rimesse al mondo dai loro figli” con il desiderio di dare rilevanza pubblica a quello che avevano fatto e pensato i loro figli. Le madres si sono fatte “madri di tutti i desaparecidos”, dando con ciò un senso rivoluzionario alla maternità, per rimettere al mondo quel mondo che con tanto accanimento il potere aveva distrutto.
Le madri di Plaza de Mayo, lo si coglie bene nelle testimonianze raccolte nel prezioso documentario
di Daniela Padoan, sono donne comuni, comuni e uniche per la loro sapienza, per la loro energia , per
il loro coraggio, per la loro raffinata capacità nel fare affidamento su quel poco che rimaneva loro corpi e parole di donne- per far fronte alla forza distruttrice e mortifera del potere.
La storia delle madres di Plaza de Mayo è una storia di dolore, un dolore che non passa mai: impossibile è dimenticare quello che è successo ai propri figli. Ma, man mano che le ascoltiamo raccontarci
i loro inizi, le loro lotte, le mille invenzioni per spiazzare il potere, scopriamo che la storia delle madres è anche una storia di resistenza della vita sulla morte, è la storia di una rinascita dei loro figli nella pratica e nel pensiero di altri giovani, di quei giovani che hanno il coraggio di sognare, dice Hebe
de Bonafini, di provare a far vivere i sogni. (T.F.)
Dopo la visione del documentario, a Bellinzona, è prevista una discussione. Introduce Tiziana
Filippi.
Daniela Padoan collabora con “il Manifesto” e con la rivista “Via Dogana”. Ha lavorato come autrice per Rai Educational e per RadioRai.
Tra i suoi libri: Come una rana d’inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz
(Bompiani, 2004), Le pazze. Un incontro con le madri di Plaza de Mayo (Bompiani, 2005).
FRIDA - USA - 2002
Regia: Veronika Minder; Sceneggiatura: Veronika Minder; Fotografia: Helena Vagnières;
Montaggio: Michael Schaerer; Musica: Tina Kohler; Suono: Ingrid Städeli; Interpreti: Johanna
Berends, Liva Tresch, Ursula Rodel, Heidi Oberli, Samira Zingaro; Produzione: Valérie Fischer,
Cobra Film AG, Zürich/DRS
35 mm, colore/ bianco e nero, v.o. svizzero-tedesca/francese/tedesca, st. f, 87 min.
Il documentario di Veronika Minder ripercorre una settantina d’anni di storia svizzera attraverso gli
occhi di cinque donne lesbiche di generazioni diverse, che rappresentano una minoranza a lungo
ignorata.
La cosmopolita Johanna Berends, la fotografa Liva Tresch, la nota disegnatrice di moda Ursula
Rodel e la femminista Heidi Oberli ci ricordano anni spesso avventurosi e le loro testimonianze ci
aiutano a capire cosa li ha resi così speciali. Cosa significava per una donna amare un’altra donna
quando la parola “lesbica” era sconosciuta?
Il film mostra che le donne omosessuali esistevano ben prima che il resto della società se ne interessasse e che negli anni ’40 e ’50 lasciarono il loro segno nella società intellettuale svizzera.
Attraverso l’intreccio molto ricco di foto private, documenti d’archivio cinematografici e televisivi e
interviste alle donne, sono svelati le condizioni di segretezza dei loro incontri, l’evoluzione di questo
ambiente, le sue dinamiche interne, i luoghi di ritrovo, le feste, i traumi, la ricerca d’identità e il bisogno di collocazione all’interno della società.
Grazie al contributo di Samira Zingaro, studentessa, e di altre giovani, il documentario mostra anche ragazze che assumono liberamente la propria sessualità, con una spigliatezza e una consapevolezza impensabili senza le lotte di chi le ha precedute.
Veronika Minder è nata nel 1948 a Spiez. Storica dell’arte, imprenditrice culturale e specialista di
cinema, lavora nei campi del teatro, della musica, della moda e del cinema. E’ stata responsabile sia
del Kellerkino sia del cinema Cosmos di Berna. Con altre donne dà origine al FrauenFilmTage
Schweiz (NouvElles), alla Zaubernlaterne (cineclub per ragazzi) e al Queersicht (Festival del cinema
omo-lesbico di Berna). Organizzatrice di diverse manifestazioni culturali. Prima di Katzenball
(2005), ha realizzato il documentario Kisten, Schachteln & Panamericana. Margrit Baumann –
Fotoreporterin (2001).
CITYWALLS - MY OWN PRIVATE TEHRAN – Svizzera – 2006
Regia: Afsar Sonia Shafie; Sceneggiatura Afsar Sonia Shafie, Martin Frei; Fotografia: Martin Frei;
Montaggio: Myriam Flury, Afsar Sonia Shafie; Musica: Rainer Flury, Roland Widmer; Interpreti:
Zahra Ziabadi, Mahlagha Pooreskandari, Afsar Sonia Shafie, Sona Shafie, Shohre Shafie, Saeed
Shafie; Produzione: Christian Davi, Christof Neracher.
35mm, colore, v.o. st. f/t, 87min.
Afsar Sonia Shafie, documentarista iraniana da 5 anni in Svizzera, decide di tornare in Iran per fare
un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria: da questo viaggio nasce un ritratto commovente della sua storia famigliare, ma anche un’immagine lucida della società iraniana, governata dalla forza e
dalla dignità delle donne, a dispetto dei luoghi comuni occidentali. In Iran, infatti, sono spesso le
donne a rappresentare l’unico sostegno famigliare. E’ quanto racconta la nonna di Afsar Sonia, rievocando i giorni della dipendenza dall’alcol e dall’oppio di suo marito, mentre lei, completamente sola, si ingegnava con grande fatica a mantenere tutta la famiglia.
Afsar Sonia Shafie nasce a Teheran (Iran) nel 1968. Nel 1988 ottiene un diploma in Scienze Sociali e
dell’Economia presso la Fatemieh School di Teheran. Dal 2000 al 2001 lavora presso la sezione cinematografica dell’ECAL (Scuola Cantonale d’Arte di Losanna). Sempre nello stesso anno collabora alla realizzazione di un film nell’ambito dell’Atelier Zérodeux e partecipa a un laboratorio sui film documentaristici. E’ autrice di numerosi documentari tra cui The Great Aercher of the Mountains (1997),
Speech Corner (1998) e Quelle Chance! (2001).
Attualmente sta lavorando a due progetti: un lungometraggio e un film documentaristico, in collaborazione con il marito Martin Frei.
NORTH COUNTRY – USA – 2005
Regia: Niki Caro; Sceneggiatura: Michael Seitzman; Fotografia: Chris Menges; Montaggio: David
Coulson Harrison; Musica: Gustavo Santaolalla Ayers; Interpreti: Charlize Theron, Frances
McDormand, Woody Harrelson, Sissy Spacek; Produzione: Nana Greenwald, Jeff Skoll, Nick
Wechsler.
DVD, colore, v.o. st. f/t, 126 min
Il film è ispirato alla storia vera di Lois Jenson e di alcune donne che lavorando nelle pericolose miniere d’acciaio hanno lottato per abbattere le barriere della discriminazione sessuale, promuovendo e
vincendo la prima azione legale collettiva per molestie sessuali negli Stati Uniti.
Josey Aimes (Lois Jenson), è in cerca di lavoro dopo il fallimento del suo matrimonio, torna nel nord
del Minnesota, e, incoraggiata dall’amica Glory, entra in miniera, ambiente dominato dagli uomini,
poco inclini ai cambiamenti. E’ pronta ad affrontare un lavoro pericoloso e duro, ma non le molestie
sessuali che lei e le altre minatrici si trovano a dover subire da parte dei colleghi.
Regia: Julie Taymor; Sceneggiatura: Clancy Sigal, Julie Weiss, Bernardo Trujillo, Anna Thomas
Diane Lake, Gregory Nava; Fotografia: Rodrigo Prieto; Montaggio: François Bonnot; Musica:
Elliot Goldenthal; Interpreti: Salma Hayek, Alfred Molina, Geoffrey Rush, Ashley Judd;
Produzione: Buena Vista.
35 mm, colore, v.o. st. f/t, 119 min.
“ Questo film ha le carte vincenti nella presenza della versatile attrice C. Theron (candidata all’Oscar
dopo averlo vinto una volta con Monster), ma anche nel gioco di squadra degli altri interpreti e nel
realismo attendibile dell’ambientazione. Un po’ prolisso e didattico ma sono difetti minori.”
(Laura, Luisa e Morando Morandini, Il Morandini. Dizionario dei film 2008, Zanichelli Editore,
Bologna 2007)
Il film è tratto dal libro Frida di Hayden Herrera, storia della breve, sfortunata e tumultuosa vita di
Frida Kahlo, talentuosa e bizzarra pittrice messicana, che nelle sue opere mischiò lo stile surrealista
con la tradizione folcloristica. Ebbe come marito il famoso pittore e muralista Diego Rivera.
Lois E. Jenson contro Eveleth Taconite Co. (1988) è stata la prima azione legale di categoria contro le molestie sessuali intentata negli Stati Uniti per conto di Lois Jenson e altre dipendenti della
compagnia mineraria EVTAC di Eveleth, Minnesota. Il processo durato diversi anni è stato documentato nel 2002 nel libro Class Action e nel 2005 nella versione cinematografica North Country.
“Film di medio costo, 13 milioni di dollari, in cui si trova tutto: il Messico tra le 2 guerre, Parigi,
New York, speranze rivoluzionarie, passioni, sesso, amori eterosessuali e saffici, tradimenti, dolore e
menzogne, malesseri fisici e psicologici di una pittrice tanto tormentata quanto affascinante. Il gusto messicano che emerge dalle sue opere è ripreso nei colorati originali e vistosi costumi di Julie
Weiss e nelle sovraccariche scenografie di Felipe F. Del Paso. Salma Hayek infonde fuoco, energia e
passione al suo personaggio, il grosso A. Molina, con il suo Diego Rivera dall’immaturo amore per
Frida, non le è da meno. Grande A. Judd, nella piccola e perfetta interpretazione di Tina Modotti”.
Niki Caro nasce a Wellington in Nuova Zelanda nel 1967. Debutta come regista con il film Memory
& Desire (1997). La pellicola ha vinto il premio speciale della giuria per la sceneggiatura e la regia. Il
successo arriva con il suo secondo lungometraggio, La ragazza delle balene ( 2002).
Nonostante tutte le ricerche, per alcuni film non si sono trovati i detentori dei diritti. Le organizzatrici sono comunque pronte a soddisfare le esigenze di Associazioni o persone che dovessero reclamarli.