Relazione classe 3B

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Relazione classe 3B
USCITA DIDATTICA 2011- 2012
CARPI – FOSSOLI
MUSEO DEL DEPORTATO
EX CAMPO DI CONCENTRAMENTO
Mercoledì 29 febbraio 2012, noi della 3^B, insieme alle classi 3^A e 3^E, della Scuola Media di
Montecchio, siamo andati a Carpi e a Fossoli, in provincia di Modena, e abbiamo visitato il Museo
Monumento al Deportato e l’ex Campo di Concentramento di Fossoli.
Dopo una breve attesa del pullman e circa quaranta minuti di viaggio, siamo arrivati in piazza a
Carpi, dov’è situato il Museo del Deportato. Le guide, che ci aspettavano e che ci avrebbero
accompagnati nella visita, ci hanno diviso in due gruppi e poi siamo entrati; nell’ingresso ci hanno
subito fatto leggere e analizzare questa scritta, incisa sul muro, per non essere mai dimenticata:
Il Museo del Deportato è composto di tredici grandi stanze, fredde, poco illuminate e grigie, con
teche orizzontali contenenti pannelli informativi e reperti del Campo di Fossoli; la guida ci ha fatto
notare le scritte rosse incise nei muri e ci ha spiegato che i colori dominanti della struttura sono il
grigio, il rosso e il nero, perché ricordano la tristezza, il fumo, il sangue e la morte. Nella prima
stanza abbiamo potuto osservare un graffito che occupava tutta una parete e che raffigurava tante
sagome di deportati esili e scheletrici. In ogni stanza, oltre alle frasi commoventi incise sui muri,
erano presenti anche reperti di quel periodo, come: lettere, posate, vestiti, scarpe, strumenti di
tortura, filo spinato e campioni di cenere umana. L’ultima stanza, la Sala dei Nomi, la più
agghiacciante di tutto il museo, era immensa e vuota, ma con incisi sui muri tantissimi nomi di
deportati nei lager, tra cui quello di Anne Frank e dei sessantasette martiri di Fossoli.
All’uscita dell’edificio, sono posti sedici altissimi monoliti, con incisi i nomi di tanti campi di
concentramento e di sterminio, creati dai nazisti.
Dopo un breve pausa, siamo risaliti sul pullman che ci ha accompagnati all’ex Campo di
Concentramento e Transito di Fossoli, a cinque chilometri da Carpi; del campo originale rimaneva
ben poco, era quasi tutto distrutto, tranne una baracca che è stata recentemente ricostruita com’era
al tempo, in tutte le altre era crollato il tetto, con calcinacci e vegetazione spontanea al loro interno.
La guida ci ha poi mostrato l’ampiezza e la struttura del campo con l’ausilio di un modellino, ci ha
infine riassunto brevemente la storia, con l’aiuto di alcuni pannelli.
In origine, dal 1942 al 1943, quello di Fossoli era un campo per prigionieri di guerra, poi, dal 1943
al 1944, di raccolta per ebrei, spesso destinati al campo di sterminio di Auschwitz, e in seguito
campo di polizia e di transito utilizzato dalle SS. Alla fine del 1944, il campo raccoglie cittadini
rastrellati, oppositori politici, uomini e donne da inviare al lavoro coatto nei territori del Terzo
Reich. Nel 1945-1947 diviene centro di raccolta per prigionieri, profughi, collaboratori del passato
regime ed ebrei reduci dai lager. Dal 1947 al 1952, Don Zeno Saltini lo utilizza per la sua comunità
di Nomadelfia, che accoglie bambini abbandonati e orfani di guerra, e fa abbattere le recinzioni del
campo. Infine, dal 1954 al 1970, ospita l’Opera assistenziale profughi giuliano-dalmati. Da questo
campo è passato anche Primo Levi, che ricorda questa sua breve esperienza nelle prime pagine del
libro “Se questo è un uomo” e nella poesia “Tramonto a Fossoli”:
Io so cosa vuol dire non tornare.
A traverso il filo spinato
Ho visto il sole scendere e morire;
ho sentito lacerarmi la carne
le parole del vecchio poeta:
“Possono i soli cadere e tornare:
a noi, quando la breve luce è spenta,
una notte infinita è da dormire”
Primo Levi, 7 febbraio 1946
La nostra uscita didattica a Carpi e a Fossoli è finita; dopo un breve viaggio in pullman, siamo
tornati a scuola in perfetto orario. Questa visita ci è sembrata molto interessante e, oltre ad
approfondire alcuni argomenti storici, ci ha fortemente colpito. Tutto quello che abbiamo potuto
osservare, ci ha fatto capire quanto siamo fortunati; ci sono state persone che hanno perso la vita
senza alcun motivo e colpa, spesso ragazzi giovanissimi che scrivevano commoventi lettere alle
proprie madri, fieri di quello che avevano fatto nella loro breve vita e di appartenere a una “razza”
discriminata. Abbiamo letto parole che diffondevano speranza, noi non saremmo mai stati in grado
di scrivere frasi del genere; molto toccante è stato anche il graffito nella prima stanza, che non
riuscivamo davvero a levarci dalla testa, nel guardarlo ci sentivamo angosciati e impressionati,
perché non si possono ridurre in quelle condizioni degli esseri umani; così com’è impressionante la
Sala dei Nomi, tutte le pareti, e perfino il soffitto, sono ricoperte di nomi di povera gente innocente.
Grazie alla nostra Scuola e ai nostri Insegnanti per averci dato quest’opportunità che ci ha trasmesso
forti emozioni e ci ha fatto capire meglio le mostruosità della guerra, portandoci a riflettere su ciò
che è stato e che non deve accadere mai più.
La classe 3^B