INDICE - Radio Vaticana
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Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa dei vescovi della Nigeria Città del Vaticano, 5-28 febbraio2009 A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana INDICE Il Paese Cenni storici e quadro socio-politico Struttura ecclesiastica Cronologia della Chiesa La situazione attuale della Chiesa in Nigeria La vita della Chiesa Le visite ad Limina I viaggi apostolici di Giovanni Paolo II del 1982 e del 1998 P.2 P.2 P.6 P.10 P.14 P.17 P.61 P.75 1 IL PAESE Superficie 923 768 kmq Confini e territorio. Confina a Nord con il Niger, a Nord-Est con il Ciad, a E con il Camerun, a Ovest con il Benin; e si affaccia a Sud al Golfo di Guinea. Il paese è orlato da una costa bassa e lagunosa specie in corrispondenza del vasto delta del fiume Niger. L'altitudine maggiore è raggiunta nell'altopiano di Jos (1781 m), digradante verso il bacino del Niger e del suo affl uente Benue, e verso il Ciad dalledorsali più orientali; superfi ci pianeggianti a Nord Il clima è caldo umido sulla costa; le piogge diminuiscono d'intensità verso l'interno. Capitale Abuja Popolazione 140.003.542 ab. (cens. 2006) Lingua inglese (uff.) Religione musulmani 43% circa, cristiani intorno al 40%, di cui cattolici 15% (20.055.000 secondo Annuario Statistico 2005), credenze tradizionali e altri meno del 20% Forma di governo Repubblica federale Capo dello Stato e di Governo Umaru Yar'Adua (PDP), eletto il 21 aprile 2007, in carica dal 29 maggio 2007 Unità monetaria naira Membro di CEDEAO, Commonwealth, OCI, ONU, OPEC, UA e WTO,associato UE Cenni storici Punto di incontro e scontro tra civiltà sudanesi e guineane, forzatamente sottomesse e integrate nella costruzione coloniale britannica, la Nigeria indipendente (dal 1960) è tra i maggiori Stati africani (il più popoloso e il primo produttore di petrolio), ma ha scontato e sconta un logorante processo di decolonizzazione, frutto dell'intreccio di rivalità etniche e religiose interne e d'ingerenze economiche e politiche esterne, che hanno prodotto prima una sanguinosa guerra civile, poi una lunga instabilità politica costellata da dittature militari. Secc. X a.C.-II d.C. Culture protostoriche di Nok e di Taruga 2 (Nigeria settentrionale): metallurgia del ferro, arte fittile. Secc. IV-XIII Formazione delle prime civiltà urbane (yoruba e ibo) nella Nigeria meridionale. Secc. X-XIII Gli haussa s'insediano nel nord del paese e nel contiguo Niger e danno vita a una serie di regni (Daura, Kano, Gobir, Katsina, Biram, Zaria e Rano) poi islamizzati. Secc. XIII-XV Sviluppo in Nigeria meridionale dei regni dello Yoruba, del Benin e del Nupe; invasioni fulbe nei territori haussa (sec. XIV). 1484 Scoperta portoghese del Benin: fallito tentativo di evangelizzazione del paese e diffusione della tratta degli schiavi (Costa degli Schiavi). Secc. XVII-XVIII Predominio, sulla Costa degli Schiavi, dello Yoruba (impero di Oyo). 1804-1818 Unificazione degli Stati haussa della Nigeria del nord (salvo Kano) sotto lo sceicco fulbe Osman dan Fodio (emirato, poi califfato di Sokoto). 1807-1849 La Gran Bretagna reprime la tratta sulla Costa degli Schiavi e intraprende lo sfruttamento commerciale delle piantagioni di palma da olio del delta del Niger (Oil Rivers): declino dello Yoruba; inizio della penetrazione britannica e dell'evangelizzazione del paese ibo, sul golfo del Biafra. 1861 La Gran Bretagna occupa Lagos e sottomette lo Yoruba. 1886 Gli Oil Rivers passano in amministrazione alla Royal Niger Company (RNCO). 1897-1899 Annessione al protettorato di Lagos del Benin. La corona britannica rileva i diritti della Royal Niger Company. 1914 Unificando i vari territori, la Gran Bretagna costituisce la Federazione della Nigeria, il più importante possedimento in Africa. 1922 Alla Nigeria è unita amministrativamente la parte occidentale del Camerun ex tedesco, ribattezzata Camerun britannico. 1945-1960 Affermazione del partito nazionalista National Council, capeggiato dal leader degli ibo N.B. Azikiwe. 1° ottobre 1960 Proclamazione dell'indipendenza sotto la guida del National Council. 1963 Costituzione della Nigeria in repubblica sotto la presidenza di Azikiwe. 1966 Colpo di Stato del generale Ironsi, dell'etnia yoruba: abolizione dell'ordinamento federale e conflitti etnico-religiosi tra haussa e ibo. 1967 Colpo di Stato del generale haussa Y. Gowon. Secessione 3 della Nigeria sudorientale, abitata in prevalenza da ibo e ricca di petrolio, proclamata repubblica indipendente del Biafra sotto la guida del governatore, colonnello O. Ojukwu. 1967-1970 Guerra civile del Biafra, che si conclude con la sconfitta dei secessionisti e il ritorno al governo federale sotto la presidenza del generale Gowon. 1970-1976 Boom petrolifero: si accentuano gli squilibri economici territoriali a scapito delle regioni settentrionali. Successione di colpi di Stato militari che portano al potere il generale O. Obasanjo. 1978-1979 Adozione di una nuova costituzione federale ispirata a principi democratici. Presidente della repubblica è eletto A.Sh. Shagari, leader del Partito Nazionale Nigeriano (NPN), che nazionalizza le risorse petrolifere del paese. 1980-1983 Ripresa dei conflitti etnico-religiosi e ritorno al potere dei militari. 1985 Colpo di Stato del generale I. Babangida: avvio di un processo di democratizzazione del governo, cui sono associati esponenti civili. 1993 Libere elezioni sono vinte dal leader delle opposizioni M. Abiola. Una giunta militare guidata dal gen. S. Abacha estromette Babangida, annulla i risultati elettorali, arresta Abiola e sospende la costituzione. 1994-1996 Annunciata la propria volontà di rimanere al potere sino al 1998, Abacha reprime con la massima durezza ogni opposizione interna sia politica (messa al bando di tutti i partiti, con l' eccezione di 5 piccoli movimenti filogovernativi, 1996; sistematico arresto o assassinio di esponenti dell'opposizione), sia religiosa (guerriglia dei fondamentalisti sciiti), sia etnica (rivolte delle tribù ogoni, ijaw e itsekiri). L'isolamento diplomatico (sospensione dal Commonwealth, 1995) e il congelamento degli aiuti internazionali (1996) non scuotono il regime. 1997 Si moltiplicano le violenze etniche. Forte ripresa economica. Intervento 'pacificatore' in Sierra Leone appoggiato dalla comunità internazionale, che allenta l'isolamento della Nigeria. 1998 Muoiono in circostanze misteriose sia Abiola che Abacha; il nuovo governo è guidato dal leader militare Abubakar. 1999 Con le elezioni presidenziali (vinte dal generale Olusegun Obasanjo), la Nigeria finalmente intraprende la strada verso la normalizzazione e migliora le relazioni internazionali (è riammessa al Commonwealth). La normalizzazione è tuttavia ostacolata da un'oligarchia militare che conserva molto potere e dalle varie fazioni 4 e clientele politiche ed etniche legate ai privilegi loro assicurati da anni di corrotta conduzione del potere. 2000 Le relazioni internazionali del paese migliorano nettamente e diversi paesi alleggeriscono o ritirano le sanzioni che gravavano sulla Nigeria a causa delle violazioni dei diritti umani e civili compiute dal regime di Abacha. Ma il tradizionale contrasto tra le varie etnie si tramuta più volte in scontro aperto che causa centinaia di vittime. Agli inizi del 2000, allo scontro etnico si aggiunge una violentissima contrapposizione tra musulmani e cristiani, soprattutto nello stato di Kano. 2003 Alle elezioni presidenziali del 2003 Obasanjo viene riconfermato, malgrado le accuse di brogli mossegli dagli osservatori internazionali e dal suo principale sfidante, Muhammadu Buhari, che dichiara di non accettare l'esito delle votazioni. 2004 Riprendono gli scontri etnici tra cristiani e musulmani. In ottobre il presidente e i leader della Forza volontaria del popolo del delta del Niger, che avevano minacciato attentati contro le compagnie petrolifere, firmano un accordo di pace che prevede il disarmo dei ribelli. 2006 Il Senato boccia l'emendamento costituzionale che avrebbe permesso al Presidente Obasanjo di ripresentarsi per la terza volta. 2007 In aprile si svolgono le elezioni presidenziali, vinte da Umar Yar'adua, sostenuto da Obasanjo, ma l'opposizione denuncia brogli e contesta i risultati. Contesto socio-politico Per la vastità del suo territorio, le molteplici risorse agricole e minerarie e soprattutto per il considerevole peso demografico, la Repubblica Federale della Nigeria occupa un posto di primo piano tra gli stati africani. Il Paese conta quattro i gruppi etnici principali: Hausa, Yoruba, Ibo e Fulani, ma la popolazione nigeriana però presenta ben 400 etnie diverse di cui 250 ceppi originari di riferimento. La popolazione soprattutto nei grandi agglomerati urbani e, nonostante la moderna organizzazione politico-economica, stenta ad eliminare la tradizione tribale, ancora fortemente radicata. Dal 1976 il Governo ha cercato di dare un ulteriore impulso alla crescita culturale dei nigeriani intraprendendo strade decise ad eliminare l‘alto tasso di analfabetismo. Dal 1980 è stata introdotta la scuola primaria gratuita obbligatoria, offrendo spazio all‘istruzione tecnica per rispondere ai bisogni di manodopera 5 qualificata di cui il paese necessita. La maggior parte della popolazione attiva è ancora dedita all‘attività agricola, ma lo sviluppo accelerato della economia nazionale è dovuto al petrolio, al gas naturale e all‘energia idroelettrica. Le aree industriali sono concentrate nel sud del paese che rimane saldamente collegato, attraverso una rete di comunicazioni tra le più efficienti del continente, al nord. L‘economia nigeriana può inoltre far leva su una abbondante produzione di legname per la presenza di estese foreste. Sotto l‘egida dell‘imperialismo britannico il paese ha assimilato i tratti caratteristici della cultura dominante, soprattutto nel settore commerciale innestato dallo stesso colonialismo. Il MEND (Movimento per l‘emancipazione del Delta del Niger), che rivendica una maggiore autonomia amministrativa e una partecipazione ai ricavi dell‘estrazione di petrolio da parte delle comunità locali, ha intensificato in questi ultimi anni l‘attività di guerriglia. Attacchi a raffinerie e impianti di perforazione, con il frequente rapimento di tecnici stranieri, hanno reso insicure le regioni petrolifere del Delta del Niger e ridotto la produzione. Malgrado la difficile situazione interna la Nigeria ha svolto un innegabile ruolo di pacificazione nella politica estera africana, offrendo un consistente apporto militare ad iniziative di peacekeeping nel continente, talvolta non privo di ombre. (Fonti Sapere.it; De Agostini, Fides) LA CHIESA IN NIGERIA STRUTTURA La Conferenza episcopale è strutturata e opera attraverso i seguenti organismi: un Comitato esecutivo; un Segretariato generale, cinque Dipartimenti (Comunicazioni Sociali, Chiesa e Società, Attività Pastorali, Agenti pastorali, Missione e Dialogo) e cinque sottocommissioni. L‘assemblea plenaria si riunisce due volte all‘anno. Il sito della Conferenza episcopale (in inglese) è http://www.cbcn.org Conferenza episcopale Catholic Bishops’ Conference of Nigeria (CBCN) 6 Comitato esecutivo Presidente Mons. Felix Alaba JOB, arcivescovo di IBADAN Vice-Presidente Mons. Ignatius KAIGAMA, arcivescovo di Jos Segretario Mons. Lucius I. UGORJI Vice-Segretario Mons. Alfred A. MARTINS Segretariato generale Segretario Generale P. Michael EKPENYONG Nunzio Apostolico: Mons. Renzo FRATINI, arcivescovo tit. di Botraiana LE DIOCESI La Chiesa nigeriana conta in tutto nove arcidiocesi metropolitane, due vicariati apostolici e 41 diocesi così distribuite: Provincia ecclesiastica di Abuja (1994) Arcidiocesi metr. di Abuja: Mons. John Olorunfemi ONAIYEKAN Suffr. Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi di di di di di Idah: Mons. Ephraim Silas OBOT Lafia: Mons. Matthew Ishaya AUDU Lokoja: Mons. Martin Dada Abejide OLORUNMOLU Makurdi: Mons. Athanasius Atule USUH Otukpo: Mons. Michael Ekwoy APOCHI 7 Provincia ecclesiastica di Benin (1994) Arcidiocesi metr. di Benin City Mons. Richard Anthony BURKE Suffr. : Diocesi di Auchi: Mons. Gabriel Ghiakhomo DUNIA Diocesi di Issele-Uku: Mons. Michael Odogwu ELUE Diocesi di Ralingo: Mons. Charles HAMMAWA Diocesi di Uromi: Mons. Augustine Obiora AKUBEZE Diocesi di Warri vacante (amm. Richard Anthony BURKE) Vicariato apostolico di Bomadi: Mons. Joseph O. EGEREGA Provincia ecclesiastica di Calabar (1994) Arcidiocesi metr. di Calabar Mons. Joseph Edra UKPO Suffr.: Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi di di di di Ikot Ekpene: Mons. Camillus Archibong ETOKUDOH Ogoja Mons. John Ebebe AYAH Port Harcourt Mons. Alexius Obabu MAKOZI Uyo Mons. Joseph Effiong EKUWEM Provincia ecclesiastica di Ibadan (1994) Arcidiocesi metr. di Ibadan: Mons. Felix Alaba JOB Suffr.: Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi di di di di Ekiti Mons. Michael Patrick Olatunji FAGUN Ondo Mons. Francis Folorunsho Clement ALONGE Osogbo Mons. Gabriel 'Leke ABEGUNRIN Oyo Mons. Julius Babatunde ADELAKUN Provincia ecclesiastica di Jos (1994) Arcidiocesi metr. di Jos Ignatius Ayau KAIGAMA Suffr.: 8 Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi di di di di Bauchi: John MOORE, S.M.A. Maiduguri: vacante (p. John Williams) Shendam:Mons. James Naanman DAMAN, O.S.A. Yola: Mons. Christopher Shaman ABBA. Provincia ecclesiastica di Kaduna (1953) Arcidiocesi metr. di Kaduna: Mons. Mattehw Man-Oso NDAGOSO Suffr.: Diocesi di Ilorin: Mons. Ayo-Maria ATOYEBI, O.P. Diocesi di Kafanchan: Mons. Joseph Danlami BAGOBIRI Diocesi di Kano: Mons. John NIYIRING, O.S.A. Diocesi di Minna: Mons. Martin Igwe UZOUKWU. Diocesi di Sokoto: Mons. Kevin J. AJE. Diocesi di Zaria: Mons. George DODO Vicariato apostolico di Kontagora: Mons. Timothy J. CARROLL Provincia ecclesiastica di Lagos (1950) Arcidiocesi metr. di Lagos: Mons. Anthony Olubunmi OKOGIE Suffr.: Diocesi di Ijebu-Ode: Mons. Albert Ayinde FASINA Diocesi di Abeokuta: Mons. Alfred Adewale MARTINS Provincia ecclesiastica di Onitcha (1950) Arcidiocesi metr. di Onitcha: Mons. Valerian OKEKE Suffr. : Diocesi di Abakaliki: Mons. Michael Nnachi OKORO Diocesi di Awgu: Mons. John Ifeanyichukwu OKOYE Diocesi di Awka: Mons. Simon Akwali Okafor Diocesi di Enugu: Mons. Anthony Okonkwo GBUJI Diocesi di Nnewi: Mons. Hilary Paul Odili OKEKE Diocesi di Nsukka:Mons. Francis Emmanuel Ogbonna OKOBO 9 Provincia ecclesiastica di Owerri (1994) Arcidiocesi metr. di Owerri: Mons. Anthony J.V. OBINNA Suffr. : Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi Diocesi di di di di di Ada: Mons. Vincent Valentine Egwuchukwu EZEONYIA Ahiara: Mons. Victor Adibe CHIKWE Okigwe:Mons. Solomon Amanchukwu AMATU Orlu:Mons. Augustine Tochukwu UKWUOMA Umuahia: Mons. Lucius Iwejuru UGORJI Cronologia della Chiesa in Nigeria Le prime missioni Secc. XV-XVII Nel XV secolo i cappellani cattolici erano soliti accompagnare gli esploratori portoghesi che navigavano lungo le coste africane per arrivare al ricco mercato delle spezie orientali. Nel 1470 alcuni di loro raggiunsero l'isola di Sao Tomé: da qui ebbe inizio l'evangelizzazione della Nigeria. La prima visita documentata di sacerdoti a Benin City risale al 1515: i tre sacerdoti furono ben accolti e si fermarono per due anni, ma sfortunatamente il loro lavoro non lasciò segni importanti. Nel 1534 fu creata la diocesi di Sao Tomé e Principe. Il primo vescovo a stabilire la sua residenza nell‘isola fu l‘Agostiniano portoghese mons. Gaspar Cao, nel 1556. Fu lui ad inviare i primi missionari nella città di Warri, nel 1577. I primi due missionari Agostiniani trascorsero solo un anno a Warri, ma destarono una profonda impressione tra la popolazione e battezzarono l‘erede al trono. Fu così stabilita a Warri una dinastia cattolica, e nonostante le enormi difficoltà provocate dalla mancanza di sacerdoti residenti per lunghi periodi, Warri rimase fedele al cattolicesimo per oltre duecento anni. Secc.XVIII-XIX Nel XVIII secolo i Cappuccini spagnoli ed italiani presero il posto degli Agostiniani. Tuttavia lo slancio della loro opera non durò a lungo, e all'inizio del XIX secolo la prima comunità cattolica della Nigeria, quella di Warri, ritornò alla religione 10 tradizionale. Solo pochi simboli e nomi di luoghi cattolici sono rimasti oggi a testimoniare il passato cristiano della città. La plantatio Ecclesiae (XIX-XX secc.) L‘implantazione della Chiesa in Nigeria si deve essenzialmente ai missionari della Congregazione dello Spirito Santo (CSSp) e della Società per le Missioni Africane. Solo dopo la prima Guerra mondiale giunsero infatti alcuni sacerdoti diocesani irlandesi. 1862 Un sacerdote italiano della Società per le Missioni Africane (Sma), p. Francesco Saverio Borghero, si stabilisce a Ouidah, visita la piccola comunità cattolica di Lagos e celebra per la prima volta la Messa in una casa privata. 1868 Viene aperta una missione permanente a Lagos, seguita da altre missioni: Abeokuta, Ibadan e Oyo. L‘evangelizzazione della Nigeria sud-occidentale viene portata avanti dai sacerdoti della Società per le Missioni Africane e dalle suore di Nostra Signora degli Apostoli. 1870 Il territorio compreso tra i fiumi Niger e Volta, conosciuto originariamente come la missione Sma del Dahomey, viene eretto in Vicariato Apostolico della Costa del Benin. 1885 I primi missionari francesi della Congregazione dello Spirito Santo (CSSp) giungono a Onitsha, sulla riva sinistra del fiume Niger, provenendo da Libreville. Alla loro Congregazione viene affidata l'evangelizzazione del territorio tra i fiumi Niger e Congo, così come alla Società per le Missioni Africane viene affidata l'area occidentale, tra i fiumi Niger e Volta, nell'attuale Ghana. Il superiore della prima missione spiritana ad Onitsha, padre Joseph Lutz, riceve una calorosa accoglienza sia dal Capo di Onitsha che dal vescovo anglicano, Samuel Ajai Crowther. 1889 Viene eretta la Prefettura del Niger inferiore. 1901 Erezione del Vicariato del Dahomey, più tardi chiamato Ouidah e poi Cotonou. 1907 I missionari francesi Sma aprono la prima missione a nord dei fiumi Niger e Benué, a Shendam. 1918 Erezione del Vicariato della Nigeria Occidentale, con sede ad Asaba. 1920 La Prefettura del Niger inferiore (eretta nel 1889) diventa Vicariato apostolico della Nigeria meridionale. 11 1934 Il territorio del Vicariato apostolico della Nigeria meridionale viene diviso tra la nuova Prefettura di Calabar (affidata alla neo costituita Società di San Patrizio) ed il Vicariato di Onitsha–Owerri. La Prefettura della Nigeria settentrionale viene divisa nelle Prefetture di Kaduna e Jos (con un'altra Prefettura a sud del fiume Benué): l'opera di evangelizzazione in questa parte del Paese a maggioranza islamica, iniziata con difficoltà, prende slancio. 1943 Vengono creati i Vicariati di Lagos, Ondo-Ilorin ed Asaba-Benin. 1949 Erezione della Prefettura di Oyo. 1950 Il Vicariato apostolico di Lagos viene elevato al rango di arcidiocesi. 1952 Erezione della Prefettura apostolica di Ibadan. 1947-48 Calabar, Onithsa e Owerri diventano Vicariati separati. 1949 Viene eretta la Prefettura apostolica di Oyo, elevata nel 1963 a Diocesi. 1950 I Vicariati apostolici di Calabar, Onithsa e Owerri vengono elevate a Diocesi, con Onitsha come Arcidiocesi metropolitana. Viene così stabilita la Gerarchia ecclesiastica nella Nigeria meridionale. Viene inoltre eretta la Prefettura apostolica di Yola elevata poi a Diocesi nel 1962. 1953 Erezione della Prefettura apostolica di Sokoto elevata a Diocesi nel 1964. 1953 Erezione della Prefettura apostolica di Maiduguri elevata a Diocesi nel 1966. 1954 Le Prefetture apostoliche di Kaduna e Jos (nord) sono elevate a Diocesi. 1955 Erezione della Prefettura apostolica di Kabba, diventata poi Diocesi di Lokoja. 1958 Erezione della Diocesi di Umuahia. 1959 Creazione della Diocesi di Otukpo (Makurdi) e erezione in Arcidiocesi di Kaduna, con la quale, anche nella regione settentrionale della Nigeria, viene stabilita la gerarchia ecclesiastica. 1960 Erezione della Prefettura Apostolica di Ilorin elevata a diocesi nel 1969. 1961 Erezione della Diocesi di Port Harcourt. 1963 Erezione della Diocesi di Ikot Ekpene. 1964 Erezione della Prefettura Apostolica di Minna (elevata poi a Diocesi) e della Diocesi di Warri. 1967-70 Periodo di forti tensioni per la Chiesa cattolica accusata dal Governo di parteggiare per il regime ribelle del Biafra, a maggioranza cattolica. L'assistenza umanitaria fornita al Biafra dalla Caritas ed 12 altre organizzazioni caritative venne interpretata dal Governo nigeriano come una interferenza nei suoi affari interni. In questa fase oltre un centinaio di missionari irlandesi vengono espulsi. Solo qualche anno dopo la fine della guerra civile i rapporti si normalizzano. 1968 Erezione della Prefettura apostolica di Idah, elevata a Diocesi nel 1977. 1969 Erezione della Diocesi di Ijebu-Ode. 1972 Erezione della Diocesi di Ekiti. 1973 Erezione delle Diocesi di Abakaliki e Issele-Uku. 29 aprile 1976 Allacciamento delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Nigeria. 1977 Erezione della Diocesi di Awka. 1980 Erezione della Diocesi di Orlu. 1981 Erezione della Diocesi di Okigwe. 1982 Prima visita di Giovanni Paolo II in Nigeria (10° viaggio internazionale in Nigeria I, Benin, Gabon, Guinea Equatoriale – 12-19 febbraio 1982) 1987 Erezione della Diocesi di Ahiara. 1980 Erezione della Diocesi di Uyo. 1991 Erezione del Vicariato apostolico di Bomadi. 1990 Erezione della Diocesi di Nsukka. 1992 Il numero delle giurisdizioni ecclesiastiche in Nigeria giunge a 38 (36 diocesi e due missiones sui iuris). 26 marzo 1994 Giovanni Paolo II stabilisce il riordino delle circoscrizioni e crea sei nuove province ecclesiastiche. 1995-1997 Al riordino del 1994 segue la creazione di sette nuovi territori e il cambiamento dello status di altri tre: il numero delle giurisdizioni ecclesiastiche in Nigeria passa da 38 a 45. 1998 Seconda visita di Giovanni Paolo II in Nigeria (82° viaggio apostolico internazionale – 21-23 marzo 1998). Durante la visita il Papa beatifica Padre Cyprian Michael Iwene Tansi, sacerdote missionario e monaco trappista nigeriano (1903-1964). 2000 Erezione delle Diocesi di Lafia e Zaria. 2001 Erezione della Diocesi di Nnewi. 2002 Erezione della Diocesi di Auchi. 2005 Erezione delle Diocesi di Awgu e Uromi. 2007 Erezione della Diocesi di Shendam. *** 13 La Chiesa in Nigeria oggi Una comunità vitale e dinamica con un laicato molto attivo La Nigeria è seconda solo alla Repubblica Democratica del Congo per numero di cattolici in Africa. Tuttavia mentre nel primo costituiscono più della metà degli abitanti, i cattolici della Nigeria rappresentano, secondo l‘Annuario Statistico della Chiesa, solo il 15% della popolazione totale. La loro crescita numerica si è verificata soprattutto nel XX secolo, dopo la Prima Guerra Mondiale, quando lo sviluppo dei mezzi di trasporto e un periodo di pace, consentirono ai missionari di riprendere l'opera di evangelizzazione. Il numero dei cattolici non è ripartito equamente: raggiunge più della metà della popolazione nell'arcidiocesi di Onitsha ed in altre zone della provincia ecclesiastica di Owerri, mentre ci sono vaste aree nella parte occidentale e in quella estrema settentrionale, come nel Delta del Niger, dove i cattolici sono una piccola minoranza. In queste zone è forte la presenza dell'Islam ed è sempre stata incontrata resistenza alla predicazione del Vangelo. La Chiesa nigeriana si presenta oggi come una Chiesa con molteplici sfaccettature: popolare e assidua nella pratica dei Sacramenti, giovane, dinamica, ma anche decisa a dare il suo contributo alla costruzione della Nazione. Un ruolo che ha svolto durante i passati regimi militari e che continua a portare avanti ancora oggi. Il Paese è tornato ufficialmente alla democrazia nel 1999 e tuttavia la Chiesa continua ad elevare la sua voce in difesa della giustizia e dei diritti, della pace e della riconciliazione denunciando le piaghe endemiche che continuano a insidiare la società nigeriana: il tribalismo, la violenza e la corruzione diffusa. Saldamente guidata dal clero locale, la Chiesa nigeriana si caratterizza anche per la presenza di un laicato molto attivo. Numerose sono le associazioni laicali, tra le quali l‘influente Organizzazione delle donne cattoliche presente in tutte le diocesi nigeriane, e i gruppi carismatici cattolici. I membri delle associazioni devozionali e caritative come la Legione di Maria o la Società di San Vincenzo de‘ Paoli sono di grande aiuto ai parroci nella catechesi, nell‘educazione dei giovani e nell‘assistenza ai poveri. Grande è poi la partecipazione dei fedeli alle liturgie domenicali, non solo nelle città, ma anche nei villaggi più sperduti, mentre i conventi e i seminari sono pieni, al punto da mettere in difficoltà le autorità ecclesiastiche che non hanno gli strumenti adeguati per fare fronte alla domanda. 14 La promozione della convivenza pacifica con le altre religioni una priorità della Chiesa in Nigeria La Nigeria è suddivisa principalmente tra musulmani e cristiani, con una significativa minoranza che pratica culti tradizionali. La promozione della convivenza pacifica tra le diverse comunità religiose ed etniche è sicuramente una delle priorità della Chiesa locale. Oggi i rapporti tra i due principali gruppi religiosi del Paese sono caratterizzate da periodiche tensioni e fiammate di violenze, come quelle che hanno segnato gli anni tra il 2001 e il 2006, dopo l‘introduzione della Sharia in diversi stati musulmani del nord. Tensioni le cui vere motivazioni, tuttavia, sono spesso politiche, come è il caso delle recenti violenze nella città di Jos. In questo contesto la Chiesa, da sempre in prima linea nella difesa della laicità dello Stato, è attivamente impegnata nella promozione della riconciliazione e del dialogo. Un impegno che porta avanti insieme alle altre Chiese cristiane (attraverso l‘Associazione delle Chiese cristiane della Nigeria – CAN) e anche in collaborazione con i leader musulmani (in particolare attraverso il Consiglio interreligioso della Nigeria - NIREC). (Fonti: Articolo su "Mission de l'Église" ott 06; Guida alle Missioni cattoliche; Fides e altre agenzie cattoliche - lz) Intervista con l’arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onaiyekan R. - Secondo me, una sfida molto positiva è quella che viene dalla crescita della Chiesa nigeriana, che stiamo cercando in tutti i modi di amministrare bene. Il numero dei cattolici continua ad aumentare, così come le vocazioni sacerdotali e religiose. Ci sono diocesi dove il numero dei sacerdoti non basta, proprio perché il numero dei cattolici è grande: se un sacerdote deve celebrare la Messa per 5 mila persone ogni domenica, viene da chiedersi che tempo gli resti per la cura pastorale a livello personale. Fortunatamente, ci sono altri modi di servire la gente, attraverso i gruppi laicali, i responsabili pastorali e così via. Un’altra sfida, analoga, è costituita dal grande numero di ragazzi e ragazze che 15 vogliono dedicare la propria vita al servizio della Chiesa, come sacerdoti o religiose: abbiamo il problema di come discernere le loro domande, per verificare se siano davvero idonei. Inoltre, una volta che li abbiamo accettati in seminario o nelle case di formazione, dobbiamo anche formarli bene e quando un seminario ha più di 400, 500 alunni, questo diventa una grande sfida. E c’è poi anche la sfida che riguarda il rapporto tra la Chiesa e la società nigeriana in genere, fra lo Stato e la Chiesa. La società nigeriana è molto complessa, con più di 250 gruppi etnici diversi. E ancora, esiste la questione del pluralismo religioso. D. - Qual è, in proposito, l’impegno della Chiesa nella promozione del dialogo e della convivenza pacifica? R. - Si dice che in Nigeria abbiamo cristiani e musulmani, ma non si deve dimenticare che come cristiani apparteniamo a diversi gruppi e che, anche fra noi, non sempre abbiamo lo stesso modo di vedere le cose. Infatti, molto spesso, quando scoppiano i conflitti fra cristiani e musulmani generalmente sono causati da gruppi estremisti di ambedue le parti: sia fanatici musulmani, che fanatici di matrice cristiana. Va detto, comunque, che nella Chiesa cattolica tutto è sano: anche i musulmani riconoscono che - grazie al fatto che la nostra Chiesa possiede delle direttive molto precise sul dialogo con i musulmani, che seguiamo con grande attenzione abbiamo un modo di rapportarci con i musulmani che sul serio promuove delle buone relazioni di rispetto reciproco. D. - In che modo avviene questo confronto? R. - Abbiamo nel nostro Paese il Consiglio interreligioso nigeriano, che è composto da leader cristiani e islamici. Io, come presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria, sono il responsabile dei gruppi cristiani. Con il sultano di Sokoto - riconosciuto come il capo dei musulmani - abbiamo delle riunioni regolari, durante le quali cerchiamo di individuare le sfide comuni: buon governo, povertà, malattia, lotta all’Aids. Poi cerchiamo le risorse spirituali, i valori morali che cristiani e musulmani condividono e sulla base di ciò cerchiamo di affrontare tali sfide. Speriamo che, continuando così, si riesca a cambiare la brutta reputazione che la Nigeria purtroppo possiede: quella di un Paese dove i musulmani e i cristiani non vivono mai insieme in pace, il che non è vero. E speriamo anche, 16 alla fine di questa visita ad Limina, di poter tornare con rinnovato slancio apostolico alle responsabilità che abbiamo in Nigeria. Siamo 60 vescovi e siamo a Roma in due gruppi: ma i due gruppi vivranno una giornata comune, il 14 febbraio, quando avremo l’udienza con il Santo Padre, che ci parlerà come ad un corpo unito. E noi aspettiamo quel momento con grande gioia. LA VITA DELLA CHIESA Né l'islam, né il cristianesimo possono giustificare gli omicidi e la distruzione degli edifici di culto, afferma dichiarazione comune sottoscritta dai più importanti esponenti religiosi cristiani e musulmani della Nigeria ABUJA 8 nov 94 - "Né l'islam, né il cristianesimo possono giustificare gli omicidi e la distruzione degli edifici di culto compiuti in questi ultimi tempi in Nigeria" e i credenti delle due fedi monoteiste hanno il dovere di opporsi alle "manipolazioni della religione per motivi personali e politici". Sono questi i passaggi più significativi di una dichiarazione comune sottoscritta dai più importanti esponenti religiosi cristiani e musulmani della Nigeria, al termine di un incontro interreligioso tenutosi recentemente nella città di Jos. L'incontro, cui hanno partecipato più di cinquanta personalità religiose provenienti da tutte le regioni della Nigeria, e' considerato dagli osservatori il più importante passo realizzato in questo paese africano verso una migliore intesa tra cristiani e musulmani. Il documento critica duramente "la strumentalizzazione" di cui è spesso oggetto la religione. molti conflitti erroneamente definiti religiosi, si legge, sono in realtà conflitti politici, etnici o di altra natura che nulla hanno a che fare con la religione. il governo nigeriano, conclude la dichiarazione, ha quindi il dovere di prendere iniziative per trattare tali questioni con "giustizia e lealtà". L’Associazione Cristiana della Nigeria critica la politica del governo nigeriano LAGOS, 10 nov 94 - In una dichiarazione intitolata "La situazione disastrosa della Nazione", l'Associazione Cristiana della Nigeria (Can, in sigla), che raccoglie esponenti delle Chiese cattolica, anglicana e protestanti, ha denunciato "la sottrazione su vasta scala e la cattiva gestione dei fondi pubblici" da parte del governo militare del Paese e 17 ha duramente criticato la sua politica. Il documento considera deplorevole il fatto che la Nigeria "dove abbondano le risorse naturali e umane, sia potuta cadere in una situazione finanziaria catastrofica" e chiede la creazione di una nuova commissione ufficiale incaricata di indagare sulla presunta scomparsa di milioni di dollari provenienti dalla vendita di petrolio durante la Guerra del Golfo. Con riferimento ad alcuni recenti gravi episodi di violenza nello Stato di Yobe, dove sono state distrutte nove chiese e sono stati uccisi tre pastori, l'associazione rivolge un appello al governo affinché faccia rispettare "in maniera efficace" la costituzione, che garantisce la liberta' di culto. essa poi critica "il deplorevole sequestro da parte del governo delle scuole appartenenti alle chiese. "La Nigeria - conclude il documento appartiene a tutti i nigeriani e non a un gruppo particolare di cittadini (...), che si credono destinati ad occupare in eterno il potere, mentre riduce gli altri cittadini alla condizione di schiavi". La Nigeria è governata da un Consiglio Provvisorio da quando il generale Sani Abacha è salito al potere un anno fa, succedendo al generale Ibrahim Babangida. Circa il 40 per cento della popolazione è cristiana. "L'irruzione" dei militari nella vita politica della Nigeria "ostacola la nascita e lo sviluppo di una cultura democratica" nel paese, affermano i vescovi nigeriani ABUJA, 14 mar 95 - "L'irruzione" dei militari nella vita politica della Nigeria "ostacola la nascita e lo sviluppo di una cultura democratica" nel paese. Lo affermano i vescovi nigeriani in un comunicato pubblicato nei giorni scorsi, al termine della loro assemblea plenaria. "L'instaurazione di un regime militare - si legge nel documento, che reca la firma di mons. A. K. Obiefuna e di mons. Michael Okoro, rispettivamente presidente e segretario della Conferenza episcopale nigeriana - ha portato ad una eccessiva concentrazione dei poteri a scapito della libertà (...) e di una sana competizione tra le diverse componenti della federazione". "al cuore dei problemi della nazione - continua il documento - vi è, da una parte, questo ostinato egoismo, la cupidigia e l'avidità di potere dei militari nigeriani e di un'elite di civili e, dall'altra, la passività compiacente e l'ingenuità dei cittadini". La condanna dei vescovi giunge all'indomani della conferma ufficiale dell'arresto di 29 persone, tra militari e civili, accusate di un tentato colpo di stato progettato per il 1° marzo. 18 I vescovi della Nigeria esprimono preoccupazione per la prolungata agonia del paese LAGOS, 3 ott 95 - I vescovi della Nigeria sono preoccupati della prolungata agonia del paese e della miseria della popolazione giunta ormai allo stremo a causa della crisi politica e del malgoverno. Questa preoccupazione, già più volte manifestata in passato, è stata espressa nel documento emesso al termine dell'assemblea plenaria della Conferenza episcopale nigeriana, svoltasi lo scorso mese di settembre a Markudi, nello Stato di Benue. "Nonostante gli sforzi annunciati a gran voce dai governanti - si legge nel documento, intitolato "Guidare la nazione nella verità" - ciò che vediamo nella realtà quotidiana del cittadino comune e' una nazione in crescente difficoltà (...). se si esclude, infatti, una minoranza privilegiata, il tenore di vita della popolazione continua a peggiorare" con il risultato che molti cittadini sono costretti "a vivere di espedienti contro ogni considerazione morale". Secondo i vescovi nigeriani, "solo un solido governo democratico" può risolvere i mali che affliggono il Paese, ma purtroppo i ripetuti tentativi di restaurare la democrazia in nigeria si sono dimostrati inconsistenti. questo soprattutto a causa delle continue ingerenze dei militari nella vita politica e, più in generale, della mentalità corrotta di una classe dirigente disonesta. I presuli concludono quindi esortando i nigeriani a conservare la speranza e rivolgendo un appello a tutti i fedeli affinché si mobilitino in prima persona per la rinascita morale, economica e politica della Nazione. I vescovi della Nigeria esortano il governo militare del generale Abacha a rispettare l'impegno preso di fare ritornare il Paese alla democrazia nelle modalità e nei tempi previsti LAGOS, 27 feb 97 - I vescovi della Nigeria esortano il governo militare del generale Abacha a rispettare l'impegno preso di fare ritornare il Paese alla democrazia nelle modalità e nei tempi previsti. L'appello è contenuto nel comunicato emesso al termine dell' assemblea plenaria della conferenza episcopale conclusasi, a Ikeja, vicino a Lagos, il 21 febbraio. "Invitiamo il governo ad attenersi fedelmente al suo programma di transizione, in modo che nessuno possa mettere in dubbio la sincerita' dei suoi propositi di riportare la nazione a un regime veramente democratico", si legge nel documento, che reca la firma di mons. a. k. Obiefuna e di mons. Michael Okoro, rispettivamente presidente e segretario della conferenza episcopale nigeriana. "Da questo programma - continua il 19 comunicato - il nostro popolo si attende e merita un cambiamento in meglio una speranza questa più volte delusa in passato". i presuli non mancano di fare accenno ai mali che da anni affliggono il Paese: l'"allarmante" dilagare della violenza e della criminalità, l'inquinamento ambientale e la miseria della popolazione che la recente ripresa economica non ha ancora risolto. questi ed altri problemi, conludono i vescovi, rendono ancora più pressante l'invito di Gesù alla conversione dei cuori da parte di tutti i nigeriani, cristiani e non. una conversione tanto più necessaria in questo periodo di quaresima, "quando i cristiani cercano di rinnovare la propria vita con la preghiera, il digiuno, l'astinenza e l'aiuto ai bisognosi". I vescovi della Nigeria rivolgono un accorato appello ai governanti del paese e ai loro compatrioti perché si impegnino concretamente per la "vera riconciliazione nazionale". ABUJA, 20 mag 98 - I vescovi della Nigeria hanno rivolto un accorato appello ai governanti del paese e ai loro compatrioti perché si impegnino concretamente per la "vera riconciliazione nazionale". l'appello è contenuto in un documento diffuso il 15 maggio, al termine di un loro incontro straordinario a Lagos. Nel documento, intitolato "riconciliamoci se non vogliamo perire!", i vescovi esaminano la difficile situazione politica e sociale del paese, una situazione che, scrivono, "sta peggiorando in modo preoccupante". Gli ultimi sviluppi della lunga transizione alla democrazia, fatta di "inganni, bugie, ingordigia e sospetti reciproci", ammoniscono i presuli, sta portando la Nigeria su una strada pericolosa. C'è dunque urgente bisogno di cambiare rotta senza "recriminazioni o autogiustificazioni". questa nuova rotta e' stata chiaramente indicata da Giovanni Paolo II durante la sua recente visita nel paese. in tutti i suoi discorsi, ricordano i vescovi, il santo padre ha parlato ripetutamente della riconciliazione come dell'unica via "per costruire una Nigeria migliore". Essa implica il perdono, il rispetto degli altri, la solidarietà, una maggiore attenzione per il bene comune ed è "ha il suo solido fondamento nella verità e nella giustizia". "È una riconciliazione - annotano ancora i presuli - dove non c'e' spazio per "la prevaricazione, l'intimidazione o per l'esclusione di alcuni gruppi e individui nella gestione della cosa pubblica". A questo comune sforzo sono chiamati tutti: governanti e cittadini. un appello particolare a lavorare per la riconciliazione nazionale e il dialogo viene rivolto ai leader religiosi del paese. A questo proposito essi esprimono il 20 proprio grande rammarico per la recente decisione del governo nigeriano di aderire all'OIC, l'organizzazione della conferenza islamica. si tratta secondo i vescovi di una decisione "provocatoria che non può portare che al peggioramento del clima già teso del paese". la proposta dei vescovi - conclude il documento - non e' "un illusorio auspicio": la riconciliazione a tutti i livelli è l'unica via praticabile per uscire dall'attuale crisi. Mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja commenta l’esito elezioni amministrative del 1998 ABUJA, 10 dic 98 - "La cosa importante è che ora la gente ha fiducia nel processo democratico in corso". È quanto ha dichiarato a Fides mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, la capitale della Nigeria, a proposito della tornata elettorale amministrativa di domenica scorsa. Le elezioni si sono svolte, come è noto, in tutti i 36 stati della federazione nigeriana e, al momento, appaiono in vantaggio il Partito Democratico Popolare e quello dell'Alleanza per la Democrazia. Secondo la legge elettorale nigeriana, solo i partiti, che avranno ottenuto almeno il 10 per cento dei consensi nei due terzi degli Stati, potranno presentarsi alle elezioni politiche previste per l'inizio dell'anno prossimo. L'arcivescovo di Abuja ha aggiunto che "la Chiesa ha incoraggiato la gente a partecipare al voto invitandola a non emarginarsi dalle decisioni. Il ruolo della Chiesa deve essere quello di chiedere trasparenza, laddove il gioco e' sporco. Il 6 dicembre - ha aggiunto mons. Olorunfemi - i maggiori quotidiani nigeriani hanno pubblicato una dichiarazione dei vescovi, che invita governo ed uomini politici alla chiarezza e all'onestà. Non possiamo permetterci di fallire: per questo sosteniamo il processo in corso ammonendo però governo ed esercito a continuare sulla via della democrazia". Mons. John Olorunfemi Onaiyekan su elezioni presidenziali del 1999 ABUJA, 26 feb 99 - "Il periodo di tre mesi dalle presidenziali del 27 febbraio al 29 maggio, quando i militari dovranno lasciare il potere, sarà decisivo per le sorti della democrazia in Nigeria". Lo ha dichiarato oggi, in una intervista alla Fides, l'arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan. Domani, 27 febbraio, come è noto i nigeriani si recheranno a votare per scegliere il prossimo presidente. Possono scegliere tra il generale Olusegun Obasanjo, che restituì il potere ai civili nel 1979, e l'ex ministro delle finanze Olu 21 Falae. Il generale Obasanjo è sostenuto dal Partito Democratico del Popolo (PDP), mentre Falae ha l'appoggio del patto tra Alleanza per la Democrazia (AD) e il Partito di Tutto il Popolo (APP). L'arcivescovo della capitale nigeriana auspica che domani "venga garantita a tutti la libertà di voto" e a chi vincerà raccomanda "l'umiltà per governare per il bene di tutti". "Chi vince - dice mons. Olorunfemi - deve assumersi la responsabilità di portare avanti il processo democratico in maniera coerente. Deve diminuire la corruzione". Alla corruzione dilagante in Nigeria hanno fatto riferimento anche i vescovi, che oggi a Lagos hanno conclusa la loro assemblea. "La situazione e tanto grave - hanno scritto i vescovi nigeriani nel documento finale che la corruzione e' stata istituzionalizzata al punto da apparire come una politica ufficiali nei settori privato e pubblico della nostra vita nazionale". La lotta contro la corruzione deve divenire perciò "un imperativo" nell'educazione morale e religiosa dei nigeriani "nelle chiese, nelle moschee, nelle scuole e nel mondo delle comunicazioni sociali". Eretto il Seminario maggiore regionale "Buon Pastore" a Kaduna KADUNA, 9 apr 99 - Il card. Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in data 6 marzo 1999 ha eretto il Seminario maggiore regionale "Buon Pastore" a Kaduna, ed ha nominato Rettore dello stesso Seminario il rev.do Matthew Man-Oso Ndagoso, del clero diocesano di Yola. Il primo Rettore del nuovo Seminario Þ nato a Loh, diocesi di Yola, nel 1960. Ha frequentato il Seminario maggiore St. Augustine di Jos. E' stato ordinato sacerdote il 4 ottobre 1986. Ha conseguito il baccalaureato presso la pontificia UniversitÓ Urbaniana, quindi la licenza e il dottorato in teologia (studi ecumenici) presso l'Angelicum. È stato viceparroco e parroco in luoghi diversi, vicario generale e amministratore della cattedrale di Yola, incaricato diocesano per l'ecumenismo. Presidente della CBCN, mons. Albert Obiefuna, condanna il dilagare della violenza etnica nel Paese LAGOS, 16 set 99 Il Presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria (CBCN), mons. Albert Obiefuna, ha condannato il dilagare della violenza etnica nel Paese e ed ha chiesto l'intervento del governo per tutelare le popolazioni vittime dei soprusi. Nel corso della recente plenaria della CBCN a Jos, nei pressi della capitale 22 Abuja, mons. Obiefuna ha spiegato che, nonostante l'impegno a tutto campo dei vescovi nigeriani, i mezzi di informazione non hanno supportato adeguatamente gli sforzi della Chiesa locale, cosý da impedire al governo un'azione efficace. Appello del vescovo di Warri per la soluzione della crisi nel Delta del Niger LAGOS, 16 set 99 - Mons. Richard Burke, vescovo di Warri, ha dichiarato che la sua diocesi ha messo a punto un piano di pace per le comunitÓ residenti nel Delta del Niger, da anni in lotta tra loro. Mons. Burke ha chiarito che il Governo Federale, le popolazioni locali, i governatori, e le compagnie petrolifere della regione hanno un ruolo di primo piano per la soluzione della crisi che ha provocato inutili distruzioni nelle aree interessate. Il Vescovo di Warri ha sottolineato che sono stati compiuti importanti passi in avanti da parte dell'Assemblea degli Stati del Delta, grazie all'individuazione di quei governi che, da Ogidigben a Ogbe-Ijoh, hanno dato vita al clima di tensione. Il presule ha altresý fatto appello a tutte le comunitÓ per una pace duratura. Il vescovo Patrick Sheehan invita a pregare per la pace e la tolleranza LAGOS, 16 set 99, Il vescovo della nuova diocesi nigeriana di Kano, mons. Patrick Sheehan, nel corso della recente plenaria della Conferenza Episcopale della Nigeria, ha detto che la riconciliazione, la comprensione e la conoscenza delle realtà territoriali, sono i mezzi che possono condurre ad una pace durevole. Mons. Sheehan, che ha preso possesso di Kano il 5 settembre, ha chiarito che le iniziative di pace proposte dalle comunità musulmane costituiscono un importante contributo per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. "Da parte sua - ha sottolineato il nuovo vescovo — la Chiesa Cattolica organizzerà seminari ed incontri con tutti i gruppi e continuerà a pregare per la pace, per la comprensione e per la tolleranza. Siamo convinti - ha concluso — che tali iniziative consolideranno ulteriormente i rapporti tra le due religioni". La Conferenza Episcopale della Nigeria dichiara di volere mantenere fede al suo impegno a favore dei poveri LAGOS, 16 set 99 - La Conferenza Episcopale della Nigeria ha dichiarato di mantenere fede ad una delle più importanti responsabilità sociali della Chiesa, quella di sostenere i poveri e i 23 diseredati tanto a livello nazionale, quanto internazionale. In una recente intervista, il Presidente della CBCN, mons. Albert Obiefuna, ha espresso la sua soddisfazione per il lavoro fin qui svolto dai vescovi. "Ci siamo occupati soprattutto delle aree più a rischio quali Rwanda, Cameroon, Sudan e Liberia— ha chiarito mons. Obiefuna— inviando aiuti finanziari ed alcuni dei nostri vescovi sul posto. Non siamo mai venuti meno alle richieste dei fratelli in difficoltà, ed abbiamo cercato di offrire sempre e comunque la nostra assistenza" I vescovi nigeriani esortano il clero del Paese a celebrare il Grande Giubileo LAGOS, 16 set 99 - La Conferenza episcopale della Nigeria (CBCN) esorta tutti i sacerdoti ad essere in prima linea nel richiamare l'attenzione dei fedeli sulla divinità di Cristo in vista del Grande Giubileo del 2000. "Come Pastori, non dobbiamo venire meno al nostro dovere di guidare lo sguardo della nostra comunità di credenti verso la Persona e il mistero di Cristo. Lui è l'immagine del Dio invisibile, la Parola vivente che si è fatta carne ed è vissuta in mezzo a noi. Egli non solo sostiene la nostra speranza, ma è Lui stesso la nostra speranza, e tramite il potere del Vangelo, ci rende capaci di creare una società tollerante, piena d'amore e giusta", si legge in un comunicato diffuso al termine della recente plenaria a Jos. Nel documento i presuli esortano "i fedeli a partecipare con tutto il cuore a tutte le liturgie e celebrazioni giubilari a livello parrocchiale, diocesano, provinciale, nazionale e internazionale. La nostra speranza – scrivono - è che non solo i nostri cuori e le nostre vite personali, ma anche la società della nostra amata Nigeria siano rinnovate". A Jos il Segretariato della Conferenza episcopale ha illustrato gli obiettivi del primo Congresso nazionale pastorale in preparazione al Grande Giubileo. Il Segretariato ha anche pubblicato un calendario delle celebrazioni giubilari, sia a livello nazionale che internazionale. Le preoccupazioni dei leader cristiani nigeriani per l’introduzione della Sharia nello Stato di Zamfara ABUJA, 22 ott 99 - Nei prossimi giorni lo stato nigeriano di Zamfara introdurrà la Sharia, la legge islamica, nel proprio ordinamento giuridico. La decisione è stata presa un mese fa dall'assemblea legislativa di questo stato settentrionale della federazione nigeriana, dove i musulmani sono la maggioranza. Il governatore di Zamfara, Alhaji Ahmad Sani, ha invitato la popolazione a prendere familiarità 24 con il nuovo codice islamico che - ha peraltro assicurato - non verrà applicato alla minoranza cristiana. Egli ha inoltre annunciato che i funzionari dello stato si recheranno in Arabia Saudita e in Sudan per informarsi sull'applicazione della Sharia nei tribunali. Contro il provvedimento hanno vivacemente protestato diversi esponenti cristiani del Paese. Tra questi mons. John Olufemi Onaiyecan, arcivescovo di Abuja, che ha rivolto un pressante appello al presidente nigeriano Olusegun Obasanjo perché lo dichiari incostituzionale. Il pastore metodista Sunday Mbang, Presidente dell'Associazione Cristiana della Nigeria, che raccoglie esponenti delle Chiese protestanti, cattolica e anglicana, ha dichiarato da parte sua che l'introduzione della legge islamica è preoccupante e potrebbe condurre a un "periodo pericoloso" nella storia della Nigeria, che sta già vivendo una delicata fase di transizione verso la democrazia. Zamfara il primo stato della Nigeria ad introdurre la Sharia GUSAU, 27 ott 99 - Da oggi, 27 ottobre, la Sharia - la legge islamica - fa parte del codice penale di Zamfara, uno stato del Nord della Nigeria. Zamfara è divenuto in tal modo il primo stato della Nigeria ad introdurre la legge islamica nel codice penale. La Sharia entrerà in vigore a partire dal prossimo gennaio. Il provvedimento era stato votato a maggioranza dal parlamento locale e controfirmato dal governatore Alhaji Ahmad Sani Yerima. E' stato lo stesso governatore ad annunciare oggi nella piazza principale di Gusau, la capitale di Zamfara, l'introduzione della Sharia. Nella settimana scorsa, era stato accolto un ricorso di due avvocati all'Alta Corte di Lagos contro il provvedimento per incostituzionalità dello stesso. La Corte ha dichiarato inapplicabile la Sharia a Lagos. Questa posizione della Corte nigeriana è alla base, tra l'altro, dell'assenza del presidente Olusegun Obasanjo a Gusau, dove era stato invitato dal governatore. Lo stato di Zamfara ha poco più di un milione di abitanti, quasi tutti musulmani. I cattolici sono solo 20 mila. L'introduzione della Sharia comporterebbe punizioni corporali per reati come adulterio, prostituzione e furto. Le autorità di Zamfara hanno precisato che la Sharia sarà applicata solo in contenziosi tra musulamni, o tra musulmani e cristiani, se quest'ultimi ne fanno richiesta. I vescovi nigeriani, preoccupati dalla possibile introduzione della Sharia in uno degli stati della federazione, avevano presentato, sabato scorso 23 ottobre, un memorandum riservato al presidente della Nigeria Obasanjo per illustrare la loro posizione. 25 Il contenuto del documento dei vescovi presentato ad Obasanjo è ancora Riservato. "Vogliamo agire con prudenza, perché è in gioco la sostanza della costituzione in materia religiosa - aveva detto nei giorni scorsi mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja - anche se dietro a questa manovra più che interessi religiosi si intravedono manovre politiche tese a fare della religione un collante per settori dell'elettorato. Anche capi religiosi musulmani stanno operando per difendere la costituzione federale". I rapporti islamocristiani in Nigeria sono buoni. Lo stesso presidente Obasanjo, musulmano, appartiene alle correnti islamiche moderate che vedono nella collaborazione tra religioni una fonte di crescita per il suo popolo uscito da anni di dittatura militare. Obasanjo, a settembre, aveva inviato un messaggio ai vescovi cattolici riuniti per la seconda sessione plenaria della Conferenza Episcopale. Nel messaggio assicurava "il sostegno e l'incoraggiamento del governo" per la Chiesa nel suo impegno a "rinnovare il cuore della nazione e dirigere i passi del popolo verso Dio". In una lettera la Commissione Giustizia e Pace ribadisce le sue preoccupazioni per l’introduzione della Sharia LAGOS, 10 nov 99 - I cattolici in Nigeria hanno espresso di nuovo la loro preoccupazione circa l'introduzione della legge islamica, nello stato di Zamfara. Le preoccupazioni sono espresse in una lettera che la commissione episcopale Giustizia e Pace ha indirizzato al Procuratore generale federale Kanu Agabi. La lettera è intitolata "Costituzione e religione" ed è firmata dal segretario nazionale della commissione, mons. John Ofei. La commissione, oltre ad esprimere la preoccupazione di molti nigeriani riguardo alll'applicazione della Sharia, accusa alcune dichiarazioni del presidente nigeriano Obasanjo ed esprime la propria costernazione sulla posizione del governo secondo cui coloro i quali si sentano chiamati a sfidare il Governo dello Stato di Zamfara dovrebbero farlo. La commissione è dell'opinione che questo non è abbastanza. "La posizione del Presidente Obasanjo, con rispetto parlando, riguardo questa questione molto delicata è equivoca - si legge nella lettera - ed abdica dalle sue responsabilità costituzionali di mantenere la pace, l'ordine ed il buon governo in Nigeria. Bisogna ricordare - aggiunge Giustizia e Pace - che milioni di nigeriani hanno visto il Presidente Obasanjo salire sulla tribuna presidenziale il 29 maggio del 1999 per giurare fedeltà e difendere sempre la costituzione.". Mons. Ofei quindi si chiede perché il presidente stia "adesso rinnegando il patto 26 sovrano con il popolo" e domanda una risposta al Procuratore generale. Frattanto, l'Associazione Cristiana della Nigeria (CAN) si riunirà a Benin, la capitale dello Stato di Edo, per la sua assemblea biennale. In due giorni discuterà il problema dell'inserimento della sharia in Zamfara e il destino dei non-musulmani nello stato. L'incontro, che si terrà il 10 e l'11 novembre, riunirà i delegati delle altre denominazioni cristiane di tutto il paese. Il presidente Obasanjo stesso interverrà, giovedi 11 novembre, relativamente alla questione sharia, e, visto che egli è anche ospite, oggi 9 novembre, dell' incontro del Concilio degli Stati che include tutti i Governatori di Stato, c'è la più viva speranza che la costituzionalità della Sharia sarà trattata insieme alle altre questioni pertinenti. E' in questo contesto che l'arcivescovo di Abuja, mons. John Onayekan, presidente nazionale dell'Associazione Cristiana della Nigeria, ha di nuovo sottolineato l'importanza del problema sharia ed ha chiesto con urgenza di chiarire le implicazioni di una sua introduzione per la costituzione e per i diritti degli altri cittadini dello Stato di Zamfara. Ha sostenuto che non c'è alcuna assicurazione sulle garanzie che sono state date dal Governo dello stato di Zamfara dal momento che la costituzione, che è il supremo garante dei diritti dei cittadini, è stata compromessa dall'applicazione della Sharia. “I nigeriani hanno il diritto alla libertà di parola, di associazione e di religione”, afferma l’Associazione dei comunicatori cattolici nigeriani riunita a congresso PORT HARCOURT, 1 dic 99 - ―I nigeriani hanno il diritto alla libertà di parola, di associazione e di religione‖. Lo ha affermato l‘Associazione dei comunicatori cattolici nigerianial suo recente congresso svoltosi a Port Harcourt dal 22 al 25 novembre. Al centro dell‘incontro è stata l‘influenza dei film sulla formazione dei giovani. I partecipanti - come si legge nella dichiarazione finale - hanno insistito sulla necessità che i genitori ed gli educatori accompagnino i bambini e i giovani nella visione di film e videocassette. Per altro verso, gli operatori cattolici del settore sono stati esortati a produrre opere che contribuiscano alla diffusione del punto di vista cristiano. Affiancandosi all‘episcopato locale e alle altre associazioni i comunicatori cattolici nigeriani hanno condannato la recente imposizione della legge islamica nello stato nigeriano di Zamfara, esortando il governo a vigilare affinché altri Stati della Nigeria non adottino leggi analoghe. “La Chiesa cattolica in Nigeria considera l’applicazione della 27 legge islamica in aperto contrasto con la Costituzione federale del Paese”, afferma il portavoce della Conferenza episcopale nigeriana KADUNA, 22 feb 00 ―La Chiesa cattolica in Nigeria è sempre stata aperta al dialogo inter-religioso e considera l‘applicazione della legge islamica in aperto contrasto con la Costituzione federale del Paese‖. Così ha dichiarato all‘agenzia missionaria Misna il padre Emmanuel Badejo, portavoce della Conferenza episcopale nigeriana. ―In particolare- ha aggiunto il sacerdote – quanto sta accadendo a Kaduna è di inaudita gravità in quanto tutti sanno che si tratta di uno Stato della federazione a maggioranza cristiana‖. Padre Badejo ha poi aggiunto che una delegazione dei vescovi cattolici è stata ricevuta, alla fine di gennaio, dal presidente Olusegun Obasanjo. Il presidente assicurò ai vescovi il suo impegno per arginare le iniziative dei fautori della legge islamica negli Stati della federazione nigeriana. ―Purtroppo – ha commentato il portavoce – dobbiamoi constatare che finora non sono venuti dal governo centrale segni concreti a riguardo‖. Il 13 marzo, si svolgerà a Lagos la riunione plenaria dei vescovi nigeriani. ―Per l‘occasione – ha anticipato il portavoce – è prevista una discussione sul tema della Riconciliazione Nazionale e, dunque, sui pericoli che l‘applicazionne della legge islamica implica in quanto violazione del sacrosanto diritto della libertà religiosa‖. Intanto a Kaduna, capitale dell‘omonimo Stato nigeriano, si contano a decine le persone rimaste uccise nel corso dei violenti scontri tra cristiani e musulmani. Gli scontri sono nati dopo che i cattolici di Kaduna erano scesi in piazza per protestare contro la decisione del governo centrale di introdurre la legge islamica (sharia) nello stato. L‘odio religioso è anche alimentatati dalle rivalità tribali. Sul posto è intervenuto l‘esercito, mentre chiese e moschee bruciano. Il Giubileo e la riconciliazione nazionale al centro della prima plenaria del 2000 dei vescovi nigeriani IKEJA, 15 mar 00 Ha preso il via, ieri 14 marzo, presso la Chiesa di San Leone ad Ikeja, la prima assemblea plenaria dell‘anno 2000 della Conferenza episcopale nigeriana. Tema della plenaria è ―La celebrazione del Giubileo e la Riconciliazione Nazionale‖. Al centro dei primi interventi i recenti scontri tra cattolici e musulmani per l‘imposizione della legge islamica, la sharia, in alcuni stati della confederazione. Riprendendo il discorso del Santo Padre pronunciato in occasione del recente viaggio in Egitto, il Nunzio Apostolico, Mons. Osbaldo Padilla ha detto: ―Promuovere l‘odio e la 28 violenza in nome della religione vuol dire offendere Dio e cadere in una evidente contraddizione. Dobbiamo, di contro, lavorare insieme per sostenere il dialogo interreligioso, quale segno di speranza per i popoli di tutto il mondo‖. ―La presenza in questa assemblea del Governatore dello Stato del Lagos, Alhaji Ahmed Bola Tinubu – ha aggiunto mons. Padilla - è una concreta testimonianza che il dialogo e la pace sono possibili. Prego il Signore affinché gli abitanti di questo paese possano vivere rispettando la libertà religiosa di ciascuno. Le differenze culturali ed etniche non potranno mai giustificare alcun conflitto‖. Pronta la risposta del rappresentante governativo che, prendendo la parola in sede di assemblea, ha lanciato un appello: ―Invito tutti i vescovi presenti, quali uomini chiamati da Dio, ad esercitare la loro influenza per il bene e la serenità del paese‖. ―La Chiesa cattolica, così come l‘Islam – ha aggiunto - sono forze che lavorano per il bene. La violenza non è la volontà di Dio, così come l‘intolleranza. La Nigeria deve diventare una patria per tutti coloro che, pur avendo storie e religioni diverse, vogliono vivere nella libertà e nel rispetto reciproco‖. Chiaro l‘intervento, in apertura dei lavori, di mons. Albert Obiefuna, Presidente della Conferenza episcopale. ―Non siamo un gruppo di persone che ignora il significato che ha la sharia per l‘Islam – ha detto -. Ma la Nigeria non può più essere considerato un paese che vive periodi bui.‖. Il conflitto tra le due religioni esploso recentemente a Kaduna è stato lungamente analizzato da mons. Obiefuna. L‘arcivescovo di Onitsha ha voluto manifestare la sua solidarietà a mons. Peter Jatau, arcivescovo della città colpita, e il suo dolore per le vittime degli incidenti. Tra i problemi sociali più preoccupanti il Presidente della Conferenza episcopale ha indicato quello della larga diffusione della sindrome da immunodeficienza acquisita (Sida/Aids). "Continuiamo a registrare decessi e la diffusione dell'HIV è ormai in crescita – ha rilevato mons. Obiefuna -. La Chiesa sta rispondendo efficacemente con uomini e con i suoi mezzi. E questa – ha detto con orgoglio il presule - è la concreta prova della nostra presenza e del nostro operato". Ma, subito dopo, l'amara osservazione: " Della missione e dell'impegno dei cattolici, però mai nessuna menzione". L'assemblea plenaria dei vescovi della Nigeria chiuderà i lavori il 17 marzo. L’opposizione dei vescovi nigeriani alla Sharia in Nigeria non diminuisce in alcun modo il loro rispetto per l'Islam, afferma documento pubblicato al termine della plenaria del 2000 29 IKEJA, 20 mar 00 - "La nostra opposizione alla Sharia in Nigeria non diminuisce in alcun modo il nostro rispetto per l'Islam e i suoi aderenti": è uno dei passaggi del documento conclusivo dei vescovi nigeriani riunitisi a Ikeja dal 13 al 18 marzo. Nel corso della riunione, in cui i vescovi hanno eletto a nuovo Presidente della Conferenza Episcopale mons. John Onaiyekan (arcivescovo di Abuja), sono stati affrontati alcuni dei temi più urgenti che hanno caratterizzato le vicende recenti del paese. A proposito degli ultimi scontri etnico-religiosi causati dallaribellione all'introduzione della Sharia in alcuni stati, e che hanno causato oltre mille morti, i vescovi hanno riaffermato il loro rifiuto della vendetta e la predicazione del perdono, anche se hanno ammesso "l'autodifesa di fronte ad ingiuste aggressioni". Essi hanno dichiarato di voler continuare a promuovere le buone relazioni esistenti tra cristiani e musulmani in Nigeria, riaffermando il bisogno di organi che rafforzino il dialogo iinterreligioso. Hanno dichiarato che gli scontri tra gruppi religiosi che abusano della loro fede non rappresentano uno scontro tra religioni. Ma, allo stesso tempo,hanno chiesto al Governo di non favorire una religione a scapito delle altre, soprattutto per quanto riguarda la costruzione di luoghi di culto, l'istruzione religiosa nelle scuole, l'accesso ai media, i pellegrinaggi. I vescovi nigeriani hanno anche messo sotto accusa la corruzione ed il nepotismo che non consente ai giovani di costruirsi un futuro: "In Nigeria – hanno scritto - non sembra contare ciò che si conosce e quanto si lavora, ma chi si conosce e con chi si è in relazione". Nel documento si denuncia anche il continuo aumento del divario tra ricchi e poveri: "Mentre impiegati e insegnanti hanno salari minimi che arrivano sempre in ritardo - scrivono i vescovi - i titolari di cariche elettive si dotano di provvigioni e altri benefici. Mentre la maggioranza dei nigeriani ha fame, una minoranza sguazza in una scandalosa abbondanza". Mons. Giovanni Olorunfemi Onaiyekan denuncia quei i leader nigeriani che hanno deciso di manipolare i sentimenti religiosi a scopo politico ABUJ, 30 mag 00- "Come cristiano mi aspetto che i musulmani vivano secondo i dettami della loro religione, come hanno sempre fatto. Noi cristiani siamo obbligati dalla nostra fede a fare altrettanto. A questo livello religioso la Sharia non è un problema. Sono i politici che hanno deciso di manipolare i sentimenti religiosi perseguendo obiettivi politici oscuri e devono assumersi la piena 30 responsabilità per le conseguenze delle loro azioni". Lo ha detto mons. Giovanni Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, nel corso dell‘omelia della Santa Messa di ringraziamento per il ritorno della democrazia in Nigeria. La Santa Messa è stata celebrata nella cattedrale di Abuja, domenica 28 maggio, ad un anno esatto dalla riacquistata democrazia. Fu, infatti, nel 29 maggio dell‘anno scorso, che il potere tornò nelle mani dei civili dopo un ventennio di dittatura militare. Il presidente Olusegun Obasanjo, che era stato eletto nel febbraio precedente, assunse i poteri e nello stesso tempo entrava in vigore la nuova costituzione, che ricalcava quella democratica del 1979. Il presidente della Conferenza episcopale, nell‘omelia, ha reso grazie al Signore perché nel passaggio al regime democratico il paese non ha vissuto "disordini e confusione". "La nostra gente - ha detto mons. Onaiyekan – ha ricevuto un nuovo senso di speranza e aspirazioni per il futuro". Il presule, però, non ha mancato di sottolineare che per ora la democrazia non ha portato grandi miglioramenti alla popolazione: "La qualità della vita - ha detto - deve essere misurata sulla base dei bisogni umani, come cibo, abitazione, salute ed educazione per i giovani ¼ Dopo un anno abbiamo molte buone intenzioni, ma finora non molte realizzazioni concrete". Mons. Onaiyekan ha anche ricordato gli scontri etnico-religiosi che hanno insanguinato il paese negli ultimi mesi provocando oltre mille morti a Kaduna (nord) ed a d Aba (sud). Gli scontri furono scatenati dalle proteste contro l'introduzione della Sharia decretata da alcuni governatori locali negli stati di Kaduna, Zamfara, Niger e Sokoto. L'applicazione della legge islamica, in seguito alle proteste ed agli scontri, è stata sospesa. Ma le violenze sono continuate. Nuovi scontri sono avvenuti a Kaduna il 22 maggio. Tra le vittime c'è anche il sacerdote Clement Ozi Bello, di 43 anni. Una vocazione tardiva la sua. Don Clement era stato ordinato lo scorso anno ed era parroco a Kawo. Era scomparso il 23 maggio mentre tornava, a bordo di un furgoncino, nella sua parrocchia di San Pietro. Il corpo è stato ritrovato due giorni dopo gettato in un canale. Fino ad ora nessun sacerdote era rimasto vittima degli scontri etnici a Kaduna. "Come spiegare le atrocità che stiamo vedendo nella nostra terrà, a volte perpetrate in nome della religione? Si è chiesto mons. Onaiyekan ricordando don Ozi Bello -. Solo la settimana scorsa un sacerdote di Dio è stato brutalmente mutilato e lasciato a morire nella foresta. Il suo caso è solo uno delle centinaia che hanno subito 31 diaboliche atrocità. Preghiamo Dio perché ci perdoni per il sangue innocente che viene versato sulla nostra terra". In Nigeria settentrionale i cristiani tollerati, ma con minori diritti dei musulmani, denuncia domenicano ABUJA, 23 giu 00 - "I cristiani vengono tollerati, ma spesso trattati come persone che hanno minori diritti dei musulmani". Accade nel nord della Nigeria, come racconta padre Gilbert Thesing, domenicano. Sebbene la Nigeria sia uno stato laico, - afferma nella sua testimonianza raccolta dall'agenzia di notizie dell'Ordine dei predicatori - la laicità non è un concetto accettato dai musulmani qui al Nord". La presenza dei Padri domenicani risale al 1953; nove anni più tardi venne eretta la diocesi di Sokoto, che ha avuto due domenicani statunitensi come primi vescovi. "La Nigeria - osserva padre Thesing - è una terra in cui convive una strana mescolanza di tolleranza ed intolleranza, fin dall'epoca dell'indipendenza nel 1960. Le culture sono vivaci. La gente è amante della pace. Se venisse data l'opportunità di uscire dalla povertà, questa nazione potrebbe diventare una stella di prima grandezza in Africa". I vescovi della Nigeria sono preoccupati dal diffondersi della Sharia KADUNA, 11 set 00 - I vescovi cattolici della Nigeria sono preoccupati per il diffondersi della sharýa, la legge islamica, negli Stati della federazione. Per questa ragione hanno pensato di riunirsi, a partire da ieri 10 settembre, nella città di Kaduna, teatro nei mesi scorsi di sanguinosi scontri tra musulmani e cristiani, per l'assemblea della Conferenza episcopale nigeriana. Uno dei temi scottanti all'ordine del giorno Þ proprio quello dei pericoli legati al fondamentalismo di matrice islamica che sembra minare la laicità di un Paese dove la convivenza tra le varie componenti socio-religiose Þ di grande importanza. In pi¨ circostanze il presidente Olusegun Obasanjo ha rassicurato la popolazione sul suo impegno a garantire il rispetto delle regole democratiche, ma sono già 8 gli Stati nigeriani che hanno adottato la legge islamica. Domani 12 settembre, è prevista in Vaticano l'udienza del Papa al capo di Stato nigeriano. Obasanjo, che in più occasioni ha dichiarato di considerare importante l'apporto che la Chiesa Cattolica sta offrendo al suo Paese. Il presidente Obasanjo è già stato ricevuto da Giovanni Paolo II il 26 marzo dello scorso 32 anno. In quell'occasione Obasanjo ringrazi= il pontefice per l'appello lanciato l'anno prima a favore della liberazione sua e di altri esponenti politici nigeriani, detenuti sotto la dittatura del defunto generale Sani Abacha. Il presidente nigeriano ha, tra l'altro, sempre molto apprezzato l'impegno del Papa in favore della cancellazione del debito estero dei Paesi in via di sviluppo. All’apertura della seconda assemblea plenaria per il Grande Giubileo tracciato un bilancio preoccupante della situazione del Paese KADUNA, 15 set 00 - Il 12 settembre, a Kaduna la Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) ha avviato i lavori della sua seconda assemblea plenaria per il Grande Giubileo. Una solenne funzione dedicata allo Spirito Santo, celebrata nella Chiesa di San Giuseppe, ha aperto l'assemblea. A presiedere la celebrazione è stato mons. Peter Jatau, arcivescovo di Kaduna, insieme a 40 arcivescovi e vescovi e a 65 sacerdoti. Presenti alla cerimonia numerosi religiosi e religiose e un gran numero di laici. All'omelia mons. Jatau ha ripercorso le tappe della vita della Chiesa locale durante l'ultimo anno. "Il 2000 fino ad oggi è stato terribile - ha detto -: abbiamo assistito inermi ad omicidi di migliaia di uomini, donne e bambini. Tante case sono state distrutte e ad oggi centinai di famiglie sono senza tetto". L'arcivescovo ha perciò invitato a pregare tutti i fedeli affinché vengano evitati scontri civili come quelli del 1987 e del 1992, anni bui per la popolazione nigeriana. In un secondo passaggio della sua omelia il presule ha fatto appello alle autorità affinché si impegnino ad eliminare il fenomeno della corruzione. "Chiedete ai facoltosi del paese di riferire pubblicamente come hanno ottenuto tanta ricchezza - ha tuonato mons. Jatau -. Il prossimo compito del Governo Federale sarà quello di istituire un comitato di saggi per risolvere i problemi religiosi del Paese e per ricondurre Kaduna e i paesi vicini ad una pace duratura. Non vi è dubbio che la crisi del nostro stato ha avuto ripercussioni in tutta la Nigeria, per questo Þ necessario che si metta a punto un piano di azione mirato per porre fine a tale situazione" ha concluso l'arcivescovo di Kaduna. Alla celebrazione eucaristica hanno fatto seguito i lavori dell'assemblea. Il riferimento Þ stato fatto subito alla introduzione della legge islamica in alcuni stati della confederazione nigeriana. "E' triste riconoscerlo ha detto il presidente della Conferenza episcopale, mons. John Olorunfemi Onaiykan, arcivescovo di Abuja -, ma i nostri timori avevano un fondamento: la sharia ha sortito effetti negativi in tutto il 33 paese. I cristiani continuano ad essere ingiustamente perseguiti e privati di un legittimo diritto: quello di professare la loro fede liberamente. Senza dimenticare che la libertà religiosa è prevista dalla stessa costituzione". All'Assemblea dei vescovi nigeriani sono intanto pervenuti messagi beneauguranti da parte del Presidente della Federazione Nigeriana Olusegun Obasanjo e del Governatore di Kaduna Alhaji Mohammed Makarfi. Soddisfatto il Nunzio Apostolico, mons. Osvaldo Padilla, il quale ha espresso apprezzamento per l'iniziativa e per la risposta che la Chiesa locale, a tutti i livelli, ha dato in occasione del Giubileo. “Costruire il Regno di Dio di giustizia e di pace” tema della prima plenaria del 2001 dei vescovi nigeriani ABUJA, 1 mar 01 – La plenaria della Conferenza episcopale nigeriana (Cbcn) è prevista dal 6 al 10 marzo ad Abuja. ―Costruire il Regno di Dio di giustiza e di pace‖ sarà il tema dominante della assemblea episcopale, che farà il punto sul dopo Giubileo e sulla situazione politica in movimento in Nigeria. Permangono i problemi legati alla diffusa corruzione, al sottosviluppo, alla adeguata distribuzione del cibo e delle risorse. Quanto alla vita della Chiesa, nell‘agenda dei vescovi nigeriani figurano le relazioni con le altre comunità cristiane, il ruolo del Segretariato Cattolico e la collaborazione tra la Conferenza episcopale e gli organismi catolici sub-regionali e l'Associazione dei Cristiani nigeriani (CAN), espressione delle comunità cristiane non cattoliche. La plenaria dell'episcopato nigeriano si aprirà con la liturgia presieduta dal Presidente della Conferenza episcopale, mons. John Onaiyekan. E' prevista la partecipazione del Nunzio Apostolico, mons. Osvaldo Padilla il quale aprirà i lavori e renderà note le linee guida della seconda sessione. Nata in Nigeria l'Associazione nazionale degli avvocati cattolici LAGOS, 11 mag 01 - è nata in Nigeria l'Associazione nazionale degli avvocati cattolici (Nacl). Alla riunione inaugurale, che si è tenuta nei giorni scorsi a Lagos sotto l'egida del Segretariato cattolico, hanno preso parte 110 professionisti che condividono la fede in Cristo. L'organizzazione si va ad aggiungere ad altre già attive in differenti settori della società, come quelle che riuniscono le donne cattoliche, i giornalisti o gli studenti. Padre George Ehusani, segretario generale del Segretariato cattolico di Nigeria, nel suo intervento ha auspicato che la Nacl possa divenire "un potente gruppo di pressione e una 34 formidabile arma della società civile". La prima campagna in cui gli avvocati cattolici nigeriani intendono impegnarsi è quella in favore di una nuova Costituzione, che rafforzi le istituzioni democratiche e offra le necessarie garanzie alle minoranze etniche e religiose. La senatrice Kofoworola Bucknor-Akerele, vice governatrice dello Stato di Lagos, ha affermato che la Costituzione del 1999 non è soddisfacente e che la lotta per la dignità degli uomini e delle donne nigeriane non può essere considerata conclusa con la fine del regime militare. L'attuale Carta fondamentale - ha quindi ricordato il direttore del Progetto per i diritti costituzionali, Clement Nwankwo - è frutto del lavoro di un comitato nominato dalla passata giunta militare ed è impopolare e illegittima in quanto nata da un organismo impermeabile agli "input" del Paese reale. Nel corso della riunione è stata espressa preoccupazione per l'atteggiamento riluttante del governo di fronte alle richieste di una revisione costituzionale che non venga condotta soltanto da quanti siedono nei palazzi del potere ma tenga conto delle indicazioni provenienti dalle varie componenti della società. In un documento sottoscritto al termine della seduta inaugurale, i membri della Nacl invocano una maggiore severità nei confronti dei tanti casi di corruzione che affiorano nella pubblica amministrazione e nel mondo politico, giudiziario e militare. Stigmatizzano le ricorrenti violazioni dei diritti umani di cui si rendono responsabili componenti delle forze di polizia. Chiedono al governo di respingere l'introduzione della Sharia in alcune parti della Nigeria e di assicurare la laicità dello Stato, come prescrive la Costituzione. Infine, auspicano l'introduzione di modifiche alla legge elettorale, in modo da consentire la formazione di nuovi partiti, che siano espressione di associazioni e gruppi di cittadini, e la partecipazione di candidati indipendenti a tutte le consultazioni elettorali. Scontri fra cristiani e musulmani a Jos JOS, 12 set 01 - I violenti scontri fra cristiani e musulmani che in questi giorni sconvolgono la cittÓ di Jos, nello stato di Plateau, Nigeria centrale, destano grande preoccupazione nella Chiesa nigeriana. "Le violenze sono esplose in una zona in cui nessuno, fino a poche settimane fa, si aspettava che ciò potesse accadere", ha detto all'agenzia Misna padre Emmanuel Badeyo, segretario per le comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Lagos. Il bilancio a lui noto parla di oltre 150 morti, circa 200 automobili date alle fiamme, abitazioni e chiese devastate e date alle fiamme. Soltanto la 35 moschea centrale della città, a quanto sembra, Þ ancora intatta. L'arcivescovo di Jos, monsignor Ignatius Kaigama, si è lamentato del comportamento delle forze dell'ordine, che non sono intervenute tempestivamente per prevenire gli scontri e non hanno fornito adeguata protezione a chiese e luoghi di culto non musulmani. Analoghi incidenti hanno avuto luogo tre settimane fa nella vicina Bauchi ma nulla Þ stato fatto per evitare che i disordini si propagassero a Jos. Secondo padre Badeyo, c'è chi deliberatamente soffia sul fuoco. "Pare che fra la gente che ha scatenato gli incidenti ci siano anche diversi islamici provenienti da altri Paesi africani e in particolare dal Niger", ha denunciato. Intanto, sono emersi nuovi dettagli circa la scintilla che ha fatto scoppiare gli scontri. Si dice che tutto sia iniziato quando le autorità hanno imposto un alto funzionario musulmano a capo di un ufficio che si trova in una zona a netta maggioranza cristiana. Ci= avrebbe suscitato una protesta, peraltro pacifica. Venerdì scorso, al termine della preghiera, i musulmani hanno a loro volta inscenato una contromanifestazione ed Þ in questa fase che sono iniziate le violenze. "Centinaia di persone - ha concluso padre Badeyo - hanno perso la casa, si sono rifugiate nelle caserme della polizia e da alcuni giorni vivono solo di pane e acqua. Adesso il governo e i leader religiosi parlano di dialogo e tolleranza ma per quella gente, senza tetto e senza cibo, sarÓ assai difficile tornare alla serenità di prima". Seconda plenaria del 2001 dedicata anche alle tensioni interreligiose nel Paese IKEJA LAGOS, 14 set 01— La seconda plenaria dei vescovi nigeriani ha aperto i battenti martedì scorso con la Messa celebrata nella chiesa di San Leo ad Ikeja Lagos. Presenti 41 presuli, sacerdoti, religiosi, religiose e laici del paese oltre al Nunzio mons. Osbaldo Padilla. Ha presieduto la cerimonia il presidente della Conferenza episcopale, mons. John Onaiyekam, mentre ha tenuto l'omelia l'arcivescovo di Lagos, mons. Anthony Olubunmi Okogie. Il presidente ha inaugurato i lavori lamentando lo stato di tensione che il paese sta vivendo "Per tale motivo molti vescovi non potranno essere presenti e dare il loro prezioso contributo — ha spiegato il presule. L'arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Kaigama, per esempio, è rimasto a casa perché deve tenere sotto controllo la situazione in loco. Lui stesso— ha aggiunto mons. Onayekam — ha rivelato che Jos è un'area di conflitto". Lo conferma il numero delle 36 vittime, cristiani soprattutto. Jos, comunque, non è l'unica città stravolta dalla violenza. "Anche negli stati di Nassarawa e Bauchi States si registrano tensioni— ha fatto sapere il presidente della Conferenza episcopale. Sintomo, questo, di una escalation della violenza che continuiamo a registrare in tutto il paese". "Qualunque sia il fine di questo conflitto, la Chiesa deve continuare ad essere un punto di riferimento per la pace. Chi si serve della religione per perpetrare atrocità, ha in mente un concetto errato della religione" ha commentato mons. John Onaiyekam "Siamo convinti che la maggior parte dei nigeriani, cristiana o mussulmana che sia, vuole la pace. Un riferimento infine alla sharia "Se vogliamo realmente far prevalere l'armonia e la serenità, è necessario che la legge venga attentamente messa sotto controllo". Il Nunzio apostolico ha invitato i vescovi ad "Ispirarsi alla spirito purificatore tanto evocato nel corso dell'Anno Santo e a farlo proprio quale riflesso del nostro ministero e autentico servizio alla Chiesa e al mondo". L'assemblea si concluderà in giornata con una dichiarazione dei vescovi sullo stato della nazione. Violenze nello Stato del Benue ABUJA, 1 nov 01 - "Le violente vicende accadute recentemente nello Stato del Benue (Nigeria sudorientale) non sono ancora del tutto chiare. La versione della gente, infatti, è totalmente discordante da quella del governo. È comunque un fatto comprensibile, perché sarà difficile che l'esecutivo ammetta di aver ordinato ai soldati di sparare per uccidere". Lo afferma mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, la capitale del più popoloso Stato africano. Nei giorni scorsi, le truppe hanno sparato contro la popolazione in diverse località del Benue (Vaase, Zaki Biam, Iorya, Tseadoor, Sankara, Gbeji e Anyiin). Il bilancio è di oltre 200 vittime ma altre testimonianze affermano che il numero dei morti potrebbe essere 500. I civili sono scappati nelle città maggiori (Makurdi, la capitale, e Gboko) e chi non vi è riuscito resta ben nascosto nella foresta. A scatenare la reazione dell'esercito è stato il rapimento e l'assassinio di 19 soldati, avvenuto in una zona vicino al confine con lo Stato di Taraba. Dell'agguato è stata accusata una banda composta da presunti uomini tiv, l'etnia di religione cristiana maggioritaria nello Stato. "Per fortuna ora è tutto finito - prosegue il presule - ma la tensione tra la gente resta alta. Servirà un'iniziativa politica ad alto livello, che comprenda uomini del governo, per riportare la serenità nella regione". Il Parlamento, 37 intanto, ha deciso la costituzione di una speciale commissione per indagare sull'accaduto. "Un altro aspetto fortunoso in mezzo alla tragedia avvenuta nel Benue - aggiunge monsignor Onaiyekan - è che i conflitti interetnici siano scoppiati tra due popolazioni, i tiv e gli jukun, entrambe di religione cristiana. Se una delle due fosse stata musulmana potete immaginare cosa avrebbero scritto i giornali di tutto il mondo. Comunque, non c'è stato e non c'è nessun pericolo di genocidio, né per i tiv né per nessuno. È stata un'esagerazione, anche perché i tiv sono una delle popolazioni più numerose dell'intero Paese, arrivando a contare fino a sei milioni di persone". Questa etnia, inoltre, è una delle popolazioni più integrate nel tessuto economico nigeriano ed è presente anche negli Stati di Plateau, Taraba e Nasarawa. L'arcivescovo di Abuja si recherà venerdì a Makurdi, "per verificare soprattutto la situazione degli sfollati e per fare visita al vescovo locale", monsignor Athanasius Atule Usuh. Sono almeno 300mila le persone che hanno abbandonato le proprie abitazioni per trovare rifugio nei campi allestiti dal governo o presso le case di amici o parenti. "Le loro condizioni destano preoccupazione, soprattutto per la carenza di generi alimentari e acqua", ha detto padre Michael Angula, segretario del presule di Makurdi. Le organizzazioni laiche maschili di 16 diocesi nigeriane si impegnano a mobilitarsi nelle questioni religiose, politiche e sociali del Paese LAGOS, 26 gen 02— Le organizzazioni laiche maschili di 16 diocesi nigeriane si sono impegnate a mobilitarsi sulle questioni religiose, politiche e sociali del Paese, in linea con le indicazioni della Conferenza episcopale. L'impegno fa parte di un pacchetto di risoluzioni adottate durante un incontro delle organizzazioni laicali maschili delle Province Ecclesiastiche della Nigeria Orientale, vale a dire le province di Onitsha, di Calabra e di Owerri. Le risoluzioni prevedono una più intensa partecipazione alle attività ecclesiali e una più incisiva evangelizzazione della nazione africana. Il comunicato finale ha anche stigmatizzato la corruzione politica e chiesto una riforma della Costituzione per trasformare i mandati elettorali in impegni part-time, consentodo cosý ad un maggior numero di cittadini di servire il Paese. "Nessuno è del tutto senza colpa: avidità, egoismo, cultura dell'impunità, politiche di potere piuttosto che di sviluppo¼ 38 polarizzazione di gruppi etnici e religiosi" feriscono la nazione nigeriana", affermano vescovi nigeriani al termine della loro prima plenaria del 2002 ABUJA, 28 feb 02 - "Nessuno è del tutto senza colpa: avidità, egoismo, cultura dell'impunità, politiche di potere piuttosto che di sviluppo¼ polarizzazione di gruppi etnici e religiosi" feriscono la nazione nigeriana e bisogna fare qualcosa. E' uno dei messaggi lanciati dai vescovi della Nigeria al termine della loro Assemblea plenaria, svoltasi ad Abuja dal 18 al 22 febbraio, con l'intento dichiarato di "Guarire le ferite della nazione". La Nigeria, rilevano i vescovi ha aspetti positivi, quali le abbondanti risorse naturali, i lavoratori, una gente felice, progressi notevoli, strade, ampie risorse di combustibili, restituzione delle scuole alla Chiesa in alcuni stati. Sussistono, però, anche ferite che, per la maggior parte, il popolo nigeriano se le è inflitte da solo attraverso la disperazione, la collera, la frustrazione e l'incapacità di raggiungere un minimo di dignitosa autonomia. Ecco allora che l‘ episcopato nigeriano denuncia lo stato di insicurezza e il crimine, la disoccupazione e la fame, che ha raggiunto livelli preoccupanti in tutta la Nigeria, ed anche "la violenza politica, sociale e personale" causata dalla legge islamica (la sharia), in vigore in alcuni stati settentrionali della Nigeria. L'arcivescovo di Abuja, mons. John Onaiyekan, presidente della Conferenza episcopale, ha affermato che "la Chiesa non può dimenticare "le molte persone che sono ancora sfollate per i problemi provocati dalla sharia. Ritengo che sia nostro dovere non avallare una situazione che è chiaramente ingiusta". I Vescovi sollecitano il governo "ad iniziare una discussione franca sul tema della sharia, e non aspettare e sperare che il problema si allontani". Nessun cittadino della Nigeria deve sentirsi straniero in nessun posto della nazione, affermano i vescovi. L'Episcopato nigeriano denuncia la corruzione e la cattiva amministrazione delle risorse, la disoccupazione che penalizza i giovani, il divario crescente tra i poveri sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi. I Vescovi chiedono al governo di lavorare con trasparenza, di indire una conferenza nazionale per esaminare le fonti di conflitto e proporre soluzioni per sanare le divisioni. Il contributo decisivo alle sorti della Nigeria viene anche dai cristiani. Essi perciò sono invitati a vivere i valori del Vangelo ed a sforzarsi per la conversione individuale e comunitaria. I vescovi criticano "la religione materialista e del mondo, che predica prosperità, guarigioni e miracoli, senza i sacrifici e la croce: ciò danneggia ad 39 addirittura sostituisce la religione autentica". "Il Dio predicato da alcuni leader religiosi sembra non essere il Dio di giustizia ed amore, ma un Dio intollerante, che alimenta odio e divisione". La Chiesa nigeriana si mobilita per Safiya, condannata in primo grado alla lapidazione per adulterio LAGOS, 19 mar 02 - "Sono fiducioso. Grazie all'interesse della comunità internazionale Safiya vivrà". È questo il commento, rilasciato alla agenzia Misna da monsignor Anthony Olubunmi Okogie, arcivescovo di Lagos. Il presule si era detto disposto a prendere il posto di Safiya Husseini Tungar Tudu - la 30enne nigeriana condannata in primo grado alla lapidazione per adulterio nello Stato nigeriano di Sokoto. L‘esecuzione verrà attuata nel caso di conferma in appello della pena capitale. Proprio ieri, la corte d‘appello islamica di Sokoto ha aggiornato al 25 marzo il processo per Safiya Husaini. "Ogni qualvolta la Sharìa sarà applicata faremo un baccano tale che il mondo non potrà ignorare più tale argomento", ha commentato l'arcivescovo precisando che la Conferenza episcopale nigeriana da tempo ha chiesto il rispetto dell'articolo 10 della costituzione federale nigeriana in merito alla laicità dello Stato, ammonendo il governo di Abuja a proteggere i diritti di tutti i cittadini e a restare imparziale rispetto a tutte le religioni. Le vocazioni alla vita consacrata sono in crescita in Nigeria, afferma presidente della Conferenza episcopale ROMA, 1 mag 02 - Le vocazioni alla vita consacrata sono in crescita in Nigeria. Lo ha confermato all'agenzia Vidimus Dominum il Presidente della Conferenza episcopale nigeriana mons. John Onaiyekan, a Roma in questi giorni per la visita ad limina dei vescovi del paese. "Le vocazioni – spiega - sono abbondanti sia nei seminari sia negli istituti religiosi. Tuttavia il problema oggi riguarda i mezzi, anche economici, che sono necessari per la formazione, per sostenere le vocazioni, per farle crescere". Inoltre la Chiesa nigeriana sta realizzando da diversi anni un ambizioso programma missionario con l‘invio di missionari in altri paesi africani e fuori dal Continente. "Molti dei nostri missionari sono in Europa e negli Stati Uniti – spiega l‘arcivescovo di Abuja – e non hanno bisogno di un nostro sostegno economico. È diversa la situazione in paesi di altri Continenti. E per noi vescovi ciò vuol dire stare sempre attenti a dove inviare i nostri missionari, per non correre il rischio di recarci 40 solo nei paesi ricchi. Se ciò avvenisse, non saremmo più missionari ma¼ mercenari". La Società Missionaria di San Paolo, ad esempio, è un Istituto di diritto diocesano di Abuja ma è stata fondata dalla Conferenza episcopale proprio per inviare religiosi come missionari. Oggi conta oltre 140 sacerdoti sia in altri paesi africani, sia in Europa e Stati Uniti. "Ma è solo un esempio – prosegue mons. Onaiyekan – perché abbiamo un gruppo di Missionari dello Spirito Santo che lavorano in Papua Nuova Guinea, sostituendo i religiosi degli Stati Uniti che prima curavano l'evangelizzazione. Ecco il segno di una Chiesa come la nostra, che ha tanto bisogno e vive una situazione a volte difficile, ma che allo stesso tempo vuole essere intensamente missionaria". Vescovi cattolici e anglicani della Nigeria denunciano la piaga della corruzione nel Paese LAGOS, 10 ott 02 - Se il governo nigeriano non si impegna seriamente nella lotta contro la corruzione, i leader politici al potere rischiano di essere rovesciati da una rivoluzione. È l'opinione comune espressa dai vescovi cattolici e anglicani del paese africano in un'intervista all'agenzia di informazione ecumenica Eni. La Nigeria è il secondo paese con il più alto livello di corruzione nel mondo, dopo il Bangladesh. Per Mons. Gabriel Abegunrin, vescovo cattolico della diocesi di Osogbo nel sud-ovest del Paese, essa è diventata un vero e proprio "cancro" del sistema politico nigeriano che deve essere radicalmente e urgentemente estirpato. Il presule critica a questo proposito diversi esponenti del governo che continuano ad osteggiare provvedimenti efficaci per contrastare il fenomeno, perché "essi stessi coinvolti in affari di corruzione". L'arcivescovo di Lagos, Mons. Anthony Olubunmi Okogie, da parte sua, non risparmia critiche dirette al Presidente Olusegun Obasanjo per non avere sinora saputo combattere la corruzione come promesso in campagna elettorale. Dello stesso tenore le critiche mosse dai vescovi anglicani che nell'intervista denunciano "l'assenza di uno sforzo serio per costringere i leader politici che hanno beneficiato di guadagni illeciti a rendere conto" del loro operato. La riconciliazione nazionale, il rilancio di una pace duratura e alla democratizzazione del Paese in vista delle elezioni: le preoccupazioni in cima all'agenda dei vescovi nigeriani alla 41 prima plenaria del 2003 ABUYA, 12 mar 03 - Promuovere la riconciliazione di un Paese spesso dilaniato da violenti contrasti a sfondo etnico-religioso, rilanciare una pace duratura e sostenere la democrazia in vista di un appuntamento elettorale che si preannuncia particolarmente critico. Sono queste le preoccupazioni in cima all'agenda dei vescovi nigeriani, riuniti da ieri nella prima assemblea plenaria del 2003 ad Abuja. Per tre giorni i presuli del più grande Paese africano (quasi 130 milioni di abitanti) si confronteranno proprio sul tema "Cercando le vie della pace", come ha spiegato don Emmanuel Badeyo, portavoce della Conferenza episcopale nigeriana. "Di fronte ai recenti avvenimenti - ha detto il portavoce - i vescovi hanno deciso di affrontare questo argomento per promuovere ulteriore riconciliazione e pace tra la gente". Il percorso verso l'appuntamento con le urne del prossimo 19 aprile - data fissata per le elezioni generali - è stato fin qui contrassegnato da una serie di violenze ed omicidi a sfondo politico. I vescovi della Nigeria chiedono di spostare la data delle elezioni presidenziali previste per il Sabato Santo, 19 aprile 2003 LAGOS, 28 mar 03 – I vescovi della Nigeria chiedono di spostare la data delle elezioni presidenziali previste per il Sabato Santo, 19 aprile. "Nel calendario Cristiano, sabato 19 aprile 2003 è Sabato Santo – annota il comunicato della Conferenza episcopale -, un giorno consacrato alla preghiera e alla riflessione sulla realtà centrale delle nostra fede, ovvero, la passione, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Tenere le elezioni in questo giorno crea per i cristiani un conflitto non necessario tra i propri doveri religiosi e civili. Per questi motivi, la data scelta per le elezioni presidenziali e dei governatori locali è per noi inaccettabile." "Insieme all'Associazione dei Cristiani della Nigeria (Can) chiediamo – aggiungono i vescovi - che il giorno delle elezioni sia spostato ad una data più confacente dopo Pasqua. Proponiamo così il 22 aprile 2003‖. In Nigeria, i cattolici sono 16 milioni e mezzo su una popolazione complessiva di 115 milioni di abitanti. Più numerosi dei cattolici sono, invece, i protestanti, 18 milioni. La Chiesa cattolica conta in Nigeria 48 diocesi., 1.752 parrocchie, 26 stazioni missionarie con sacerdote residente, e 1032 senza sacerdote residente. Vi sono 51 Vescovi. 2995 sacerdoti, 602 religiosi sacerdoti, 501 religiosi non sacerdoti, 3.464 religiose e 42 26.560 catechisti. Nuovi scontri interreligiosi nello stato nigeriano di Kaduna MAKARFI, 7 apr 04 - Più di dieci chiese incendiate e un posto di polizia distrutto. È il bilancio degli incidenti scoppiati sabato a Makarfi, nello Stato nigeriano di Kaduna, a maggioranza musulmana. Le violenze sono iniziate dopo che un adolescente cristiano con turbe psichiche è entrato in una scuola coranica e ha strappato un Corano. Ne è seguita una colluttazione e quindi l‘attacco della folla inferocita contro un vicino posto di polizia e una decina di chiese. Gli scontri tra cristiani e musulmani in questi ultimi anni hanno provocato migliaia di morti nel nord della Nigeria, dove 12 Stati hanno optato per l‘adozione della legge islamica, aggravando le tensioni tra le due comunità. Ad inaugurare il nuovo e controverso corso politico-religioso è stato, come è noto, lo Stato di Zamfara. La Chiesa cattolica nigeriana avvia un progetto di apostolato nelle prigioni LAGOS, 24 apr 04 - La Chiesa cattolica nigeriana ha avviato un progetto di apostolato nelle prigioni. Lo riferisce don Felix Femi Ajakaye, responsabile per le comunicazioni sociali nel Segretariato Cattolico. "L'apostolato nelle prigioni – spiega il sacerdote comprende visite da parte di volontari nelle carceri dove si cerca di creare un clima di amicizia e di comprensione tra i reclusi e tra questi e le guardie. Organizziamo – aggiunge - anche colloqui, incontri e seminari all'interno e all'esterno delle carceri. I nostri sacerdoti celebrano le Messe nelle prigioni, e offrono educazione religiosa ai carcerati". Lo scopo di questa iniziativa apostolica _hè quello di dimostrare che le prigioni non sono luoghi isolati dove i reclusi sono trascurati e abbandonati al loro destino. Vuole essere presentato, invece, come luogo di correzione e di orientamento per coloro che hanno sbagliato". In base a questi principi e orientamenti, l'Associazione Cattolica degli Artisti e dello Spettacolo (Caen), che comprende musicisti, attori e attrici dell'home video, personaggi della televisione e produttori, stanno cercando fondi per produrre un film dedicato alla vita nelle prigioni nigeriane. Parte del film sarà girata all‘interno delle stesse prigioni. 43 Mons. John Olorunfemi Onaiyekan sulle violenze religiose nello Stato nigeriano del Plateau ABUJA, 11 mag 04 - ―Il vero problema, ora, è trovare il modo di favorire il dialogo e la riconciliazione‖. Dopo le violenze che nei giorni scorsi hanno provocato un numero elevato, ma ancora imprecisato di vittime a Yelwa, nello Stato nigeriano del Plateau, il Presidente della Conferenza episcopale mons. John Olorunfemi Onaiyekan guarda al futuro e conferma che è ―semplicistico definire questi scontri come ‗conflitto di religione‘‖. ―È una guerra tra poveri – spiega l‘arcivescovo di Abuja - e il vero problema non è religioso, ma politico-economico. Ci sono dei gruppi etnici che provengono da altre zone e che si sono insediati successivamente nella zona di Jos, ma continuano ad essere considerati ‗stranieri‘‖. Gli scontri, come è noto, sono scoppiati il 2 maggio, quando gruppi armati di Tarok, un‘etnia prevalentemente cristiana, hanno preso d‘assalto la comunità dei Fulani, in gran parte musulmani. Questi incidenti, precisa Mons. Onaiyekan, non sono purtroppo isolati oggi in Nigeria, ma sono ―un fenomeno abbastanza recente, perché per molti anni comunità diverse per etnia e religione hanno convissuto pacificamente‖. Il presule ricorda poi che nel complesso puzzle etnico-sociale della Nigeria bisogna anche tener conto della ―classica e antica rivalità tra coltivatori stanziali e allevatori nomadi‖. Per questo, insiste, non bisogna cadere ―nell‘errore di parlare di guerra religiosa‖. Ancora attacchi contro chiese cristiane nel nord della Nigeria a maggioranza musulmana KANO, 13 mag 05 "La situazione in città è molto tesa. Il coprifuoco che era in vigore ieri, è stato tolto questa mattina, ma la gente ha paura di uscire di casa, anche se polizia ed esercito controllano le strade". Così riferiscono all'Agenzia Fides fonti locali contattate a Kano, nel nord della Nigeria, dove estremisti musulmani hanno attaccato luoghi di culto e fedeli. Almeno una chiesa, con l'annessa casa parrocchiale, è stata incendiata e distrutta dagli estremisti islamici e "molto probabilmente anche altre chiese sono state distrutte, così come diverse abitazioni di cristiani". "Vi sono sicuramente morti e molti feriti, - aggiungono le fonti - ma non sappiamo ancora quanti. È difficile uscire di casa e quindi rendersi conto di persona della situazione. Vi sono ancora 3 quartieri della città dove è segnalata la presenza di estremisti armati. Martedì scorso, era stata assalita anche l'università statale e alcuni edifici 44 del complesso universitario sono stati saccheggiati e distrutti". Gli scontri di Kano seguono le violenze esplose all'inizio del mese nello stato di Plateau (Nigeria centrale) dove almeno 200 persone sono rimaste uccise in scontri tra allevatori Fulani, di religione islamica, e agricoltori Tarok, cristiani. Questi sono adesso accusati di aver massacrato gli allevatori musulmani. "Gli estremisti islamici che hanno assalito la comunità cristiana di Kano affermano di volere vendicare i musulmani uccisi nel Plateau" affermano le fonti. Gli aggressori armati di asce e coltelli fermavano le automobili alla ricerca dei non musulmani, costringendo le persone a recitare preghiere islamiche. Il presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, ha fatto appello a tutti i nigeriani a mantenere la calma e ha chiesto ai capi religiosi islamici di contribuire a calmare gli animi. "Vi chiedo di fermare i nostri fratelli islamici perché se si cerca l'occhio per occhio, questo paese sprofonderà nel sangue" ha detto il Presidente, parlando ai capi islamici. Dal 1999 ad oggi, circa 10mila nigeriani sono morti in scontri etnici, tribali e religiosi. "Ringraziamo Dio perché sempre più cristiani sono coinvolti in attività politiche ed occupano diversi posti": così i vescovi della Nigeria in un comunicato diffuso al termine della loro seconda plenaria del 2004 ABUJA, 24 set 04 - "Ringraziamo Dio perché sempre più cristiani sono coinvolti in attività politiche ed occupano diversi posti. Siamo felici per coloro che aspirano ad essere veri testimoni della giustizia e della pace". Così si esprimono i vescovi della Nigeria in un comunicato diffuso al termine della loro plenaria ad Abuja, dal 13 al 17 di settembre. "Effettivamente - aggiunge la nota - la politica offre ai nostri laici una grande opportunità per contribuire allo sviluppo del nostro paese, alla luce del Vangelo. Essere cristiani implica la civica responsabilità di contribuire al buon governo e alla trasformazione della società". Nella loro dichiarazione i vescovi nigeriani non mancano di ringraziare il governo per aver restituito alla proprietà ecclesiastica alcune scuole, confiscate negli anni passati. Ai vari governi degli stati nigerianifederati i vescovi chiedono però di sostenere la Chiesa nell'ammodernamento delle strutture delle scuole restituite e di concedere sussidi a quelle scuole che si trovane in zone di missione. Il comunicato reca la firma di mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, e di mons. Lucius Ugorji, vescovo di Umuhaia e segretario della Conferenza episcopale. 45 Le diocesi della Nigeria vogliono valorizzare meglio la missione dei media cattolici locali LAGOS, 5 feb 05 - Le diocesi della Nigeria vogliono valorizzare meglio la missione dei media cattolici locali e promuovere la comunicazione in campo ecclesiale per rendere più incisiva l‘azione evangelizzatrice della Chiesa nel Paese. La decisione è emersa da un importante incontro che ha visto riuniti recentemente ad Abuja i responsabili degli uffici diocesani nigeriani delle comunicazioni sociali. “Insieme realizziamo cose interessanti per Dio nel Suo popolo” è stato il tema della riunione cui sono intervenuti, tra gli altri, padre Patrick Alumuku, già responsabile del Programma Inglese-Africa della Radio Vaticana e oggi direttore dell‘Ufficio delle comunicazioni sociali della diocesi di Abuja, padre Robert White, docente della Pontificia Università Gregoriana a Roma, padre Felix Ajakaje direttore dell‘Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali, nonché il Nunzio apostolico in Nigeria, Mons. Renzo Fratini. Partendo dunque dalla comune convinzione sulla necessità di promuovere una presenza più efficace della Chiesa locale nei media, la sessione ha indicato le strategie per raggiungere questo obiettivo: a cominciare da una migliore formazione professionale dei comunicatori cattolici e da una maggiore sinergia a livello nazionale e locale per razionalizzare l‘uso delle risorse umane e materiali disponibili. Mons. Fratini ha evidenziato anche la necessità per gli informatori cattolici di essere aggiornati non solo sull‘attualità strettamente ecclesiale, ma anche su quella internazionale, perché siano essi stessi, ha detto, obiettivamente informati. Tra le principali decisioni operative emerse dall‘incontro: il lancio di un quotidiano cattolico nazionale e la creazione a livello locale di una rete di contatti con l‘Ucip, l'Unione internazionale della stampa cattolica, e 'Signis’, l'organizzazione mondiale cattolica per il cinema e la radio-televisione. Dichiarazione dei vescovi nigeriani su scontri a Maiduguri ABUJA, 23 feb 06 - I vescovi della Nigeria sono profondamente sconcertati dagli scontri scoppiati nei giorni scorsi nello stato settentrionale di Borno e costati la vita ad almeno 15 cristiani, tra cui un sacerdote, oltre alla distruzione di diverse chiese. In una nota diffusa martedì, essi confermano l‘impressione espressa da più parti che i disordini, avvenuti durante una protesta contro le vignette raffiguranti il profeta Maometto, siano il risultato di ―un piano premeditato per fare sprofondare il Paese in una crisi sotto le 46 apparenze di una protesta di carattere religioso‖. Nella nota, i presuli non risparmiano critiche alle autorità e alle forze dell‘ordine ―che hanno permesso la manifestazione senza provvedere alla protezione delle vite e delle proprietà dei cittadini‖, un‘omissione che essi considerano voluta. ―Non abbiamo alcuna obiezione alla libertà di espressione – rimarcano –, ma questo non può avvenire a scapito di altri cittadini‖. ―Duole constatare – aggiungono – che mentre i leader delle due principali religioni del Paese stanno lavorando assiduamente per la pace e l‘armonia, che sono il fondamento del Cristianesimo come dell‘Islam, alcuni fanatici e i loro finanziatori stiano strumentalizzando la religiore per provocare una crisi‖ che la Nigeria ―non può permettersi‖. In conclusione, la nota esorta, da un lato, i fedeli cristiani alla calma e a non reagire con azioni di rappresaglia e, dall‘altro, le autorità nigeriane a impedire che gli scontri si estendano ad altre parti del Paese e a risarcire le famiglie colpite. I vescovi nigeriani auspicano che l'ora di religione nelle scuole diventi insegnamento curricolare ABUJA, 23 feb. 06 - I vescovi nigeriani auspicano che l'ora di religione nelle scuole diventi insegnamento curricolare per integrare in tal modo istruzione religiosa e morale. L'auspicio è stato espresso al termine di una recente riunione che la Conferenza episcopale nigeriana (CBCN) ha voluto dedicare all'educazione scolastica. "L'integrazione di una istruzione religiosa e morale nel piano di studi e nel curriculum professionale - si legge in una dichiarazione dei vescovi nigeriani - come sana spiritualità e sana moralità è essenziale all'edificazione di una nazione sana". La dichiarazione, firmata da mons. Giovanni Anaiyekan, arcivescovo di Abuja e presidente della Conferenza episcopale, rinnova l'impegno della Chiesa in Nigeria a sostenere e ad offrire alle giovani generazioni una eccellente educazione ed istruzione.La dichiarazione richiama altresì l'impegno del governo nigeriano a sostenere finaziariamente e con la fornitura di materiale didattico tutte le scuole. I vescovi richiamana altresìil governo nigeriano a restituire alla Chiesa le scuole cattoliche confiscate. I grandi temi della società nigeriana al centro dell’assemblea dei vescovi del Paese, che nel documento finale invitano presidente e governo a rispettare le attese dei cittadini in ambito politico, come sicurezza e il rispetto dei diritti umani 47 ABUJA, 14 mar 06 - ―La Chiesa in Nigeria: mantenendo viva la speranza‖: così titola la nota dei presuli, prendendo atto dei gravi problemi socio-politici del loro Paese. In primo piano, la possibile modifica della Costituzione per permettere al presidente in carica, Olusengun Obasanjo, di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. ―Quale che sia il risultato del dibattito‖, i vescovi auspicano ―libere e oneste elezioni‖, elezioni legislative e presidenziali in programma nel 2007. ―Se anche il terzo mandato fosse reso legale attraverso una revisione costituzionale – osservano i presuli – quanti sono al momento al potere dovrebbero considerare se è etico cambiare le regole a loro vantaggio a metà del gioco‖. Che ―questo emendamento‖ – si auspica allora nella nota – sia dunque ―realmente una decisione onesta dei nigeriani e non il risultato di una manipolazione per la propria perpetuazione nell‘ufficio contro i desideri del popolo‖. I vescovi non dimenticano le drammatiche urgenze della popolazione, che ha ―un disperato bisogno di forniture elettriche, di acqua potabile e di strade migliori‖. Quindi deprecano ―l‘insicurezza di vita e di proprietà‖, che ―fa vivere i cittadini nella paura e spaventa gli ospiti, gli investitori e i turisti allontanandoli‖. Nel comunicato, si fa riferimento anche alla crisi nel Delta del Niger, attribuendone la colpa alla ―perdurante ingiustizia sociale nei confronti della regione che contribuisce largamente‖ all‘economia nazionale. Infine, il doloroso capitolo sugli scontri recenti in varie parti del Paese, a seguito della pubblicazione in occidente delle vignette blasfeme su Maometto. I presuli nigeriani condannano ―la distruzione di vite e proprietà in nome della religione‖, denunciando che ―il fallimento degli agenti di sicurezza nel salvaguardare vite e proprietà è un fallimento del governo‖. ―Questi scontri – scrivono a chiare lettere – sono stati orchestrati con intenzioni dubbie. C‘è perciò un urgente bisogno che il governo sia all‘altezza delle sue responsabilità identificando, isolando, disarmando e processando assassini e piromani, fanatici e terroristi‖. E per commemorare le vittime degli scontri, i vescovi segnalano che l‘Associazione cristiana nigeriana ha invitato tutti i cattolici ad osservare due giorni di preghiera, il 27 e il 28 marzo. Un fallimento del governo. È questa la denuncia dei vescovi nigeriani in seguito ai sanguinosi scontri verificatisi nel Paese, dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto ABUJA, 17 mar 06 - In certi casi, ―mentre Chiese, moschee, negozi e case venivano date alle fiamme dagli incendiari e la gente 48 innocente veniva attaccata e brutalmente uccisa da assassini scriteriati, gli agenti che dovevano far rispettare le leggi non sono andati in loro soccorso‖. E‘ la posizione dei vescovi nigeriani che commentando le rivolte popolari in un documento, pubblicato in questi giorni, condannano gli ―orribili omicidi‖ e biasimano il governo locale per aver chiuso un occhio sulla diffusione della violenza. La scintilla di tutto, come è noto, è stata la pubblicazione sui giornali occidentali di vignette su Maometto, ma per i presuli, secondo quanto riporta l‘agenzia Zenit, ―la distruzione della vita e della proprietà in nome della religione disonora la Nigeria‖. Tra gli assassinati c‘è anche un sacerdote cattolico, padre Michael Galere. I leader cattolici ribadiscono che ―nessun nigeriano dovrebbe sentirsi a rischio a causa della religione, della lingua o della tribù. Dichiariamo che il fallimento delle agenzie di sicurezza di assicurare la vita e la proprietà è un fallimento del governo‖. Esaminati in modo più approfondito, sembrerebbe – a detta dei vescovi - che questi scontri siano stati orchestrati da gente con dubbi intenti. ―C‘è, quindi, un urgente bisogno – si legge ancora nella nota - che il governo sia all‘altezza delle sue responsabilità identificando, isolando e perseguendo i responsabili‖. In questo quadro, il rischio è che la gente venga ―provocata a farsi giustizia da sé‖. I vescovi riescono comunque a vedere dei barlumi di speranza in quei cristiani e musulmani che, durante gli scontri, si sono aiutati con gesti di profonda solidarietà. Un chiaro segno – affermano- ―che la religione non è dirottata da fanatici e terroristi‖. In linea con la Christian Association of Nigeria (CAN), i Vescovi chiedono a tutti i fedeli cattolici di osservare due giorni di preghiera il 27 e il 28 marzo per le vittime degli scontri. Una comunità vitale e dinamica: questa la Chiesa nigeriana quale descritta in un’articolo pubblicato pubblicato sulla rivista “Mission de l’Eglise” dal padre spiritano Elochukwu Uzukwu LAGOS, 28 AGO 06 ―Una Chiesa che cerca di portare un messaggio speranza e di liberazione per tutti contro l‘irrazionalità e l‘oppressione‖, ma che riflette anche il dinamismo, la giovinezza e lÆentusiamo del suo popolo. Con questi termini padre EugÞne Elochukwu Uzukwu, spiritano nigeriano, descrive la Chiesa cattolica nel suo Paese in un recente articolo pubblicato sulla rivista ―Mission de l‘Église‖. L‘articolo presenta l‘immagine di una Chiesa dalle molteplici sfaccettature: popolare e assidua nella pratica dei 49 sacramenti, giovane, dinamica, ma anche decisa a dare il suo contributo alla costruzione della Nazione. Un ruolo che ha svolto durante i passati regimi militari e che continua a svolgere ancora oggi. È di poco tempo fa un nuovo appello dell‘episcopato in difesa della libertà, della democrazia e dei diritti umani. ôLa Nigeria Þ tornata alla democrazia nel 1999 e tuttavia la Chiesa cattolica continua ad elevare la sua voce in difesa della giustizia, della pace e dell‘equità nel Paese‖, scrive padre Uzukwu. ―Essa ha esortato a ‗un nuovo inizio‘, spronando il governo a ripristinare quei diritti e l‘uguaglianza conculcati dalla giunta militareö e non ha risparmiato critiche alla classe politica nigeriana, sottolineando la necessità di passare da una ―concezione del potere come mezzo di sfruttamento e dominio‖ all‘idea del potere come servizio. Saldamente guidata dal clero locale, la Chiesa nigeriana si caratterizza anche per la presenza di un laicato molto attivo. Numerose sono le associazioni laicali, tra le quali l‘influente Organizzazione delle donne cattoliche presente in tutte le diocesi nigeriane, e i gruppi carismatici cattolici. I membri delle associazioni devozionali e caritative come la Legione di Maria o la Società di San Vincenzo deÆ Paoli sono di grande aiuto ai parroci nella catechesi, nell‘educazione dei giovani e nell‘assistenza ai poveri. Grande è poi la partecipazione dei fedeli alle liturgie domenicali, non solo nelle grandi città, ma anche nei villaggi più sperduti, mentre i conventi e i seminari sono pieni, al punto da mettere in difficoltà le autorità ecclesiastiche che non hanno gli strumenti adeguati per fare fronte alla domanda. Un paese ricco di risorse, ma povero per la corruzione della sua classe dirigente: così mons. Onaiyekan descrive la Nigeria a conferenza su petrolio ENUGU, 11 nov 06 - Se i nigeriani non godono i benefici delle risorse naturali di cui il loro Paese è ricco, questo si deve alla cattiva gestione di una classe governante corrotta e interessata solo a trarre il massimo profitto personale da queste ricchezze. A denunciarlo è stato mons. John Olorunfemi Onaiyekan, presidente della Conferenza episcopale nigeriana, intervenendo nei giorni scorsi a Enugu ad una conferenza dedicata al problema della cosiddetta ―maledizione della ricchezza‖, quel fenomeno per cui l‘abbondanza di risorse naturali in diversi Paesi poveri contribuisce paradossalmente ad alimentare molti dei loro problemi. E‘ noto infatti che le Nazioni che soffrono di alcuni dei più elevati indici di povertà, malattia, corruzione, conflitti violenti e violazione dei diritti 50 umani sono anche, almeno sulla carta, alcuni dei più ricchi. Una piaga che caratterizza in modo particolare i Paesi africani, tra cui appunto la Nigeria, ricca di petrolio e gas e non solo. Il problema in Nigeria, ha evidenziato mons. Onaiyekan alla conferenza, intitolata ―Mettere ricchezza del petrolio e del gas al servizio del bene comune‖, è che ―il governo e la governance sono stati ridotti a mera distrazione ad uso personale dei proventi del petrolio‖. ―Molti leader nigeriani rubano denaro al popolo per comprare proprietà e nasconderlo in banche straniere‖. Il risultato di questa corruzione e cattiva gestione sono sotto gli occhi di tutti: povertà dilagante, alto tasso di disoccupazione giovanile, ma anche dipendenza alimentare dall‘estero nonostante il Paese sia ricco di terre fertili. In questo scenario, ha affermato in conclusione l‘arcivescovo di Abuja, l‘unica autorità rispettata in Nigeria è la Chiesa, che agli occhi di molti è la sola voce credibile nel Paese. Nel messaggio per il nuovo anno 2007 il cardinale Okogie traccia un quadro di luci e ombre sulla situazione della Nigeria LAGOS, 9 gen 07 - Il cardinale arcivescovo di Lagos Anthony Olumunmi Okogie ha duramente criticato la recente decisione del governo nigeriano di finanziare la costruzione di una grande fabbrica di profilattici nell‘ambito di una nuova campagna contro ll‘Aids. ―E‘ ormai risaputo che il condom non è sicuro contro il contagio, mentre il metodo più efficace resta l‘astinenza‖, scrive l‘arcivescovo nel messaggio per il Nuovo Anno. Secondo il card. Okogje il provvedimento mal si concilia con il dichiarato intento del governo di lottare contro la diffusione dell‘Aids nel Paese. Il messaggio è anche dedicato a tracciare un bilancio dell‘anno appena concluso. Un anno – scrive il cardinale - segnato da numerosi disastri aerei e stradali che interpellano le autorità a fare di più per migliorare la sicurezza nei trasporti. Per altro verso, il cardinale Okogje rileva con soddisfazione i progressi compiuti nel difficile cammino verso la piena democrazia in Nigeria: ―La nostra democrazia - afferma – è ormai sulla buona strada‖. Egli rivolge in particolare parole di apprezzamento per l‘opera svolta dalla magistratura che – scrive - ha saputo ―ristabilire l‘ordine, dove i legislatori hanno mancato‖. Il messaggio conclude quindi con l‘auspicio che il popolo nigeriano, con l‘aiuto di leader politici disinteressati, possa presto toccare con mano i benefici di questo processo, soprattutto in termini di sviluppo economico ed 51 emancipazione sociale. La Chiesa cattolica nigeriana vara un piano di sensibilizzazione della popolazione in vista delle elezioni di aprile, considerate un passaggio cruciale per la Nigeria LAGOS, 15 feb 07 Sensibilizzare la popolazione nigeriana in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari del 21 aprile. Questa la campagna della Chiesa cattolica nigeriana, annunciata nei giorni scorsi dall‘arcivescovo di Lagos, cardinale Antony Okogie. Secondo quanto riferisce l‘agenzia Fides, che cita l‘agenzia CISA di Nairobi, il cardinale Okogie, sottolineando che la qualità delle persone elette dal popolo determina la qualità del governo. Quindi, ha ammonito gli elettori a non prestarsi a truffe elettorali perché significa mettere le proprie vite alla mercé dei politici. Le elezioni di aprile sono viste come un passaggio molto delicato nella storia della Nigeria. Vista la decisione specifica del parlamento, dopo due mandati l‘attuale capo dello Stato, Olesegun Obasanjo, non può essere rieletto. La lotta per la successione ad Obasanjo avviene sullo sfondo di tensioni tra le regioni del nord e quelle del sud, con un uso strumentale del fattore religioso e dell‘irrisolta questione delle spartizioni delle risorse petrolifere, concentrate nel Delta del Niger. Malgrado la Nigeria sia l‘8° produttore al mondo di greggio, gran parte degli oltre suoi 140 milioni di abitanti – si tratta del Paese africano più popoloso - continua a vivere al di sotto della soglia di povertà. Anche i vescovi nigeriani contestano la credibilità delle elezioni LAGOS, 26 apr 07 - Anche i vescovi della Nigeria contestano la credibilità delle controverse elezioni di sabato 21 aprile vinte dal Alhaji Umaru Musa Yar‘Adua, candidato del partito di governo. ―I rapporti degli osservatori internazionali indicano che il mandato del popolo è stato tradito e violato‖, denuncia una nota dell‘episcopato, che parla senza mezzi termini di ―falsificazioni clamorose‖. Secondo i vescovi, il governo e i membri della Commissione elettorale nazionale indipendente (Inec) non hanno saputo garantire il corretto svolgimento del voto: ―Né l‘Inec, né il governo – accusano - hanno ascoltato il nostro appello a provvedere a una migliore organizzazione e sicurezza alle urne. Non impariamo mai dal passato‖. ―I cittadini nigeriani - conclude la nota - non possono più tollerare di vivere in un Paese che si atteggia a democratico, in cui un pugno di uomini della sua elite politica decide delle sorti delle 52 elezioni‖. Intanto continuano le proteste dell‘opposizione sconfitta che vorrebbe ritornare alle urne. Nonostante l‘invito alla calma rivolto dal neoeletto Presidente, sono esplose violente proteste in diverse parti del Paese. Germania/Nigeria: La Chiesa nigeriana chiede allo Stato di assumersi le sue responsabilità. La Chiesa nigeriana chiede allo Stato di assumersi le sue responsabilità KOENIGSTEIN, 21 giu 07 - La Chiesa in Nigeria chiede allo Stato di assumersi le sue responsabilità e insiste per una politica giusta e responsabile per il Paese Paese. Lo ha dichiarato a Koenigstein, in Germania, l‘arcivescovo di Abuja John Onaiyekan, ospite nei giorni scorsi dell‘Opera ―Aiuto della Chiesa che Soffre‖ (Acs). Secondo il presule nigeriano, la Chiesa fa molto nel campo sociale, ma non può assolvere a tutte le funzioni che spettano allo Stato: ―Non possiamo occuparci di tutto questo mondo in difficoltà o sofferente nel nostro Paese o fare funzionare tutte le scuole. Il Governo riceve denaro dai cittadini per questi problemi ed è suo compito trovare delle soluzioni‖. L‘ordinario di Abuja ha quindi ribadito la denuncia più volte formulata dai vescovi del crescente divario tra ricchi e poveri in Nigeria, frutto – ha detto - dell‘arricchimento illecito di una minoranza e di pseudo-riforme economiche che hanno prodotto milionari, ma anche rovinato i poveri nelle bidonvilles. Una situazione che alimenta pericolose tensioni sociali: ―L‘odio tra i poveri cresce e da questo odio – ha ammonito - nasce quello che spesso viene chiamato terrorismo che io disapprovo, ma al quale ricorrono i giovani che non accettano più di sopportare passivamente questa ingiustizia e che credono di non avere nulla da perdere‖. Mons. Onaiyekan non ha poi risparmiato critiche all‘Occidente: l‘Europa e l‘America - ha detto – dovrebbero riflettere sul modo in cui sfruttano le risorse dei Paesi poveri, a cominciare dal ricorso alla corruzione delle loro classi dirigenti. Di qui l‘appello a ―rivoluzionare il nostro modo di pensare‖. Riferendosi, infine, alle contestate elezioni del 21 aprile scorso, vinte dal candidato governativo Alhaji Umaru Musa Yar‘Adua, l‘arcivescovo di Abuja ha evidenziato i limiti dell‘attuale legislazione elettorale in Nigeria che impedisce l‘affermarsi di una democrazia compiuta nel Paese. L'arcivescovo di Abuja preoccupato per le sorti del Paese ABUJA, 30 ago 07 - La Nigeria è una società malata che ha bisogno della verità, della riparazione degli affronti, della riconciliazione per 53 sbarazzarsi del fardello di ingiustizie acculumatesi nel suo passato. Così, in sintesi, si è espresso recentemente mons. John Olorunfeni Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, nel corso di un forum dedicato al dilagante fenomeno della corruzione in Nigeria. In proposito l'arcivescovo ha deplorato tale fenomeno ormai di massa aggiungendo che "le risorse, illegalmente prese al popolo, devono essergli restituite, perché esso ne è il proprietario. La Nigeria - ha aggiunto - è un paese che non può progredire tanto a lungo, se coloro che sono al potere l'hanno derubata".ôLa crisi morale della nazione, fondamento dei mali del Paeseö: messaggio conclusivo della Plenaria dei vescovi della Nigeria "La crisi morale della Nazione, fondamento dei mali del Paese": messaggio conclusivo della Plenaria dei vescovi della Nigeria ABUJA, 20 set 07 - ―Abbiamo avuto le elezioni, ma le ferite inflitte al popolo nigeriano e alla nostra nascente democrazia rimangono profonde e dolorose. La nostra nazione necessita di essere guarita‖: è quanto affermano i vescovi della Nigeria, in un documento pubblicato al termine della loro recente Assemblea Plenaria. Nel testo, intitolato ―Watch and Pray‖, i presuli esprimono la loro soddisfazione per la ―transizione da un governo civile ad un altro‖, ma allo stesso tempo, denunciano il fatto che le ultime elezioni siano state contrassegnate da vizi e brogli. ―Dobbiamo essere vigili e controllare le nostre cupidigie e l‘orgoglio, che sono il fondamento della corruzione, dei conflitti e del cattivo governo‖. Questo, il monito dei vescovi nigeriani, che ribadiscono la loro opposizione a ogni forma di corruzione del voto ed esprimono speranza per l‘azione della magistratura. I presuli danno atto al governo di ―essere disposto al dialogo e al negoziato‖. ―Il governo – precisano – deve ascoltare sempre il popolo e servire il suo interesse‖. Tra i problemi che affliggono la Nigeria, i vescovi ricordano la crisi nel Delta del Niger che si ―è aggravata in maniera allarmante, specialmente per la recente ondata di violenze nel Rivers State‖. ―Chiediamo al governo – esortano - a livello federale e statale, di intensificare gli sforzi per risolvere la crisi. Allo stesso tempo, chiediamo a tutti i protagonisti di deporre le armi e raggiungere il tavolo negoziale‖. I presuli stigmatizzano con forza la presa di ostaggi, ―che non solo viola la dignità delle vittime innocenti, ma impedisce la libertà di movimento oltre a intaccare l‘immagine del nostro Paese‖. Quindi, propongono una diversificazione 54 dell‘economia, attualmente troppo dipendente dalle esportazioni petrolifere, e il potenziamento dell‘educazione come fondamenti per uno sviluppo sostenibile. E in proposito, si ricorda il contributo fondamentale apportato dalla Chiesa cattolica attraverso i suoi istituti educativi, ai quali si aggiungerà, nel 2008, la ―Veritas University of Abuja‖, che ha appena ricevuto l‘autorizzazione dalla Conferenza Episcopale. Infine, i vescovi rinnovano il loro impegno per la formazione spirituale dei giovani e degli adulti, perché finisca la contraddizione di una ―nazione apprezzata per essere molto religiosa e allo stesso tempo annoverata come una delle più corrotte‖. Nel 2007 1° Congresso missionario nazionale nigeriano a 50 dalla “Fidei Donum” ONITCHA, 3 ott 07 - ―Mi sarete testimoni (At 1,8)‖ attorno a questo slogan ha ruotato il 1° Congresso missionario nazionale nigeriano svoltosi nei giorni scorsi a Nkpor, nell‘arciodiocesi di Onitcha. L‘evento è stato organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie nigeriane e dal Consiglio nazionale missionario della Nigeria, sotto il patrocinio della Conferenza episcopale con l‘obiettivo di riflettere e fare il punto sull‘impegno della Chiesa nigeriana nella missione nel mondo a 50 anni dalla promulgazione dell‘Enciclica ―Fidei Donum‖ di Pio XII. ―Un impegno - ricorda il documento finale, citando il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale 2007 - che resta il primo servizio che la Chiesa deve all‘umanità di oggi, per orientare ed evangelizzare le trasformazioni culturali, sociali ed etiche; per offrire la salvezza di Cristo all‘uomo del nostro tempo‖. Diverse le indicazioni e raccomandazioni scaturite dal Congresso che ha invitato a prendere a modello lo spirito dei primi missionari martiri della Nigeria. Tra queste: la promozione di un maggiore coinvolgimento dei laici nell‘animazione missionaria e a, questo fine, la messa a punto di adeguate strutture di formazione e aggiornamento, con una particolare attenzione ai giovani; l‘aggiornamento dei catechisti per rendere più incisiva la loro opera ―in un contesto missionario in continua evoluzione‖; un rinnovato impegno della Chiesa nigeriana nella missione universale; la promozione delle vocazioni missionarie nei seminari e, più in generale, di una più sistematica opera di sensibilizzazione sulla centralità della missione in tutti gli ambiti ecclesiali. Il documento sottolinea, infine, la necessità di promuovere una più stretta collaborazione e coordinamento in questo ambito tra vescovi 55 sacerdoti congregazioni religiose e laici. Il cardinale Okogie chiede più trasparenza nella sia pur encomiabile campagna anti-corruzione del governo Yar’Adua LAGOS, 7 gen 08 - L‘arcivescovo di Lagos, cardinale Anthony Olubunmi Okogie, ha chiesto al governo nigeriano più trasparenza nella gestione del denaro confiscato dallo Stato a politici e dirigenti pubblici corrotti. Commentando la nuova campagna anti-corruzione lanciata dal neo-Presidente Umaru Yar‘Adua, eletto la scorsa primavera, il porporato ha lamentato la scarsa informazione sulla quantità del denaro effettivamente recuperato e sul suo impiego: ―Nessuno ci spiega quanto e come viene speso, ma la gente vuole sapere che fine ha fatto il maltolto‖. Il cardinale ha quindi deplorato il fatto che la Nigeria abbia un‘immagine così negativa all‘estero, quella di un Paese corrotto, inefficiente e diviso da settarismi: ―Sembra prevalere una sorta di auto-lesionismo. Il governo federale deve fare in modo che siano sempre rispettati i diritti costituzionali e non seguire le velleità e i capricci di alcuni elementi egoisti e antipatriottici della nostra società‖. Per migliorare questa immagine – ha aggiunto – la Nigeria dovrebbe essere rappresentata all‘estero da ambasciatori scelti per la loro competenza e non per la loro appartenenza politica‖. Quanto alla situazione economica del Paese, il card. Okogie ha infine indicato tra le priorità per lo sviluppo il miglioramento delle sue infrastrutture elettriche. Solenne celebrazione per l’erezione della prima Basilica Minore della Nigeria ONITSHA, 7 mar 08 - Domani, 8 marzo, la Chiesa in Nigeria celebra solennemente l‘erezione della prima Basilica Minore del Paese. Si tratta della Basilica della Santissima Trinità di Onitsha, nello Stato di Anambra, e la cerimonia sarà presieduta dal card. Anthony Okogie, arcivescovo di Lagos. L‘edificio sorge nella parte meridionale della città su un terreno donato alla fine del XIX secolo dai capi locali ai primi missionari cattolici ed è la prima cattedrale cattolica ad est del Niger. Costruita tra il 1920 e il 1935, fu consacrata il 5 dicembre 1960 ed è stata eretta a Basilica Minore il 28 maggio 2007. La chiesa custodisce le reliquie di Cipriano Michele Iwene Tansi, il primo beato della Nigeria beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 1998, e ospita le tombe di mons. Joseph Shanahan e degli arcivescovi Caroli Heerey e Stephen Ezeanya. Con l‘elevazione della cattedrale di Onitsha, diventano 15 le chiese in 56 Africa che possono fregiarsi del titolo di Basilica Minore. Venti nuovi missionari per la Chiesa nigeriana EWU-ISHAN, 24 apr 08 - Dare nuovo impulso alla missione ―al di là delle frontiere‖ della Chiesa cattolica della Nigeria. Con questo proposito si è tenuto, dal 7 al 19 aprile, un corso di orientamento di due settimane presso il Monastero di San Benedetto, a Ewu-Ishan, nello Stato di Edo. Il corso è stato organizzato dalle locali Pontificie Opere Missionarie in collaborazione con il Consiglio Missionario Nazionale della Nigeria. Il programma comprendeva alcune delle materie fondamentali della Missiologia, come teologia e studio della Bibbia, dei documenti conciliari e post-conciliari, in particolare quelli che riguardano la missione e le modalità di tradurre l'impegno missionario nel mondo contemporaneo. I relatori provenivano da diverse istituzioni ecclesiastiche e universitarie. Dei partecipanti al corso 20 nuovi missionari saranno inviati in diverse parti del mondo. In Africa (Burkina Faso, Kenya, Tanzania, Ghana, Rwanda, Angola e Sudafrica); in Asia (Pakistan); in Europa (Inghilterra); in Oceania (Australia). Mons. Augustine Obiora Akubeze, vescovo di Uromi, che ha presieduto il corso stesso, ha voluto ringraziare i nuovi missionari per la generosità nell'accettare la missione affidata loro, invitandoli ad essere buoni ambasciatori ed orgogliosi di essere nigeriani. Critiche dei vescovi nigeriani alle conclusioni della IV Conferenza di Tokyo sullo sviluppo dell'Africa ABUJA, 4 giu 08 - I vescovi della Nigeria invitano il Governo del Paese a prendere le distanze dalle conclusioni della Quarta Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo dell'Africa (Ticad), ospitata dal 28 al 30 maggio a Yokohama. La Conferenza viene organizzata ogni cinque anni in Giappone dal 1993, in collaborazione con l‘ONU, per promuovere la cooperazione tra i Governi africani e i Paesi partner per lo sviluppo dell‘Africa. A suscitare la preoccupazione dell‘Episcopato nigeriano sono alcune delle misure pro-aborto proposte nella Dichiarazione finale e nel ―Piano di azione di Yokohama‖ per contenere la crescita demografica in Africa, indicata come uno degli ostacoli allo sviluppo del Continente. In una dichiarazione diffusa il 3 giugno dall‘Agenzia d‘informazione nigeriana Nan, i presuli parlano di ―un nuovo attacco contro la dignità della persona, la vita umana e i valori della famiglia‖ e invitano il Governo di Abuja a prendere misure ―attive‖ 57 in difesa della vita. ―La nostra fede e gli insegnamenti della Chiesa – afferma la dichiarazione, firmata dal Presidente della Conferenza episcopale mons. Felix Alaba-Job, arcivescovo di Ibadan - ci impongono non solo di opporci, ma anche di condannare tutto quello che è contrario alla dignità della persona e alla vita umana‖. L’organismo cristiano della Nigeria chiede pene severe per chi distrugge luoghi di culto LAGOS, 14 ott 08 - L‘‖Organismo cristiano della Nigeria‖ (NOC), un gruppo di pressione che riunisce settanta organizzazioni cristiane del Paese, ha chiesto all‘Assemblea nazionale nigeriana di approvare una legge che punisca con pene severe chi distrugge luoghi di culto. Come è noto, tra il 2001 e il 2006 la Nigeria è stata teatro di numerose violenze settarie contro chiese e moschee, soprattutto negli Stati del nord a maggioranza musulmana, dove è stata introdotta la legge islamica. Secondo il gruppo di pressione cristiano, per contrastare questi atti occorrono severe misure deterrenti. In una dichiarazione diffusa al termine di una riunione ad Abuja, la coalizione ha chiesto che agli autori vengano comminate pene esemplari, nonché il risarcimento economico ai cristiani per le chiese distrutte durante gli scontri. Essa ha inoltre sollecitato il governo federale a garantire la libertà religiosa nel Paese e il rispetto della laicità dello Stato e ha invitato tutti i gruppi cristiani del Paese a prendere parte attiva agli incontri per la riforma della Costituzione. I leader religiosi preoccupati dopo gli scontri in Jos LAGOS, 06 dic 08 – Il Consiglio interreligioso della Nigeria (NIREC) ha chiesto al governo federale di convocare un tavolo di discussione ―di inchiesta giudiziaria‖ per identificare e processare i mandatari degli scontri interreligiosi avvenuti la settimana scorsa a Jos, capoluogo dello Stato nigeriano di Plateau. Il NIREC ha legato l'origine dei combattimenti alla povertà, all'ignoranza e all'instabilità politica del Paese. Il Consiglio interreligioso ha poi espresso la sua "profonda preoccupazione per la crisi di Jos" e si è detto "deciso a trovare un modo per regolare questo genere di crisi nel Paese". Il NIREC ha quindi stabilito di analizzare il problema dell'intolleranza religiosa in Nigeria, chiedendo a tutti, cristiani e musulmani residenti nello Stato di Plateau, di dare prova di ―ritegno‖ e di trovare una soluzione ―permanente‖ alle loro controversie. Il NIREC, 58 lo ricordiamo, è composto da esponenti cristiani e musulmani del Paese ed è co-presieduto dal Sultano di Sokoto e presidente del Consiglio superiore islamico, Sa‘ad Abubakar, e dall‘arcivescovo di Abuja, mons. John Onayekan. Delegazione di vescovi nigeriani in Rwanda per favorire la pace Lagos, 22 dic 08 ―La nostra visita deriva dalla volontà di rafforzare lo spirito di solidarietà e di reciproca interdipendenza tra la Chiesa in Nigeria e la Chiesa in Rwanda‖: E‘ quanto scrivono i vescovi nigeriani in un messaggio pubblicato in occasione della visita di una loro delegazione in Rwanda esprimendo la speranza di poter ―contribuire alla pace e al processo di riconciliazione‖. I vescovi nel loro messaggio ricordano come ―l‘impegno dei cattolici per la pace derivante dalla Dottrina Sociale della Chiesa obbliga a riconoscere il valore assoluto della persona umana, creata a immagine di Dio e dunque investita di diritti e di obblighi che derivano direttamente dalla natura stessa dell‘essere umano‖. Parole importanti in un Paese in cui un gruppo esercita quasi esclusivamente il potere militare, politico ed economico e non tollera alcuna critica o sfida all‘autorità. La Conferenza episcopale nigeriana esorta la società rwandese a creare un ente neutrale, come un ufficio del difensore civico, che stabilisca norme eque per la competizione politica al fine di evitare abusi che possano portare a ulteriori tensioni. Il messaggio, infine, invita la Chiesa del Rwanda a continuare gli sforzi di pace e riconciliazione, ricordando che la Chiesa deve impegnarsi per essere identificata come portatrice di pace. Si tratta – si legge - della responsabilità importante della Chiesa di integrare la fede e l‘azione al fine di garantire il suo ruolo di coscienza del popolo. Il Consiglio interreligioso della Nigeria (NIREC) lancia un programma di formazione alla non violenza rivolto a giovani cristiani e musulmani LAGOS, 26 gen 09 - Il Consiglio interreligioso della Nigeria (NIREC) ha preparato uno speciale programma di formazione alla non violenza rivolto a giovani cristiani e musulmani. Il programma, ha dichiarato il coordinatore del NIREC ripreso dal quotidiano nigeriano ―Daily Trust‖, coinvolgerà un gruppo composto per metà da cristiani e per metà da musulmani. L‘obiettivo è di promuovere tra i giovani nigeriani il dialogo quale strumento per la risoluzione pacifica dei 59 conflitti. Dal 2001 più di diecimila persone sono rimaste uccise e numerosi luoghi di culto sono stati distrutti nelle violenze interreligiose scoppiate dopo l‘introduzione della Sharia negli Stati settentrionali della Federazione a maggioranza musulmana. All‘origine di queste tensioni spesso ci sono in realtà motivazioni politiche e sociali, come evidenziato dallo stesso Consiglio interreligioso della Nigeria dopo i nuovi incidenti verificatisi lo scorso dicembre nella città di Jos, capoluogo dello Stato nigeriano di Plateau. La nuova iniziativa del NIREC - ha spiegato il presidente dell'Associazione delle Chiese cristiane della Nigeria, mons. John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja - è rivolta ai giovani, perché le nuove generazioni sono "le più vulnerabili a questi incidenti e crisi interreligiose". Il Sultano di Sokoto e presidente del Consiglio superiore islamico, Sa'ad Abubakar, che co-presiede il Consiglio interreligioso insieme al card. Onaiyekan, ha evidenziato, da parte sua, che "senza la pace lo sviluppo non è possibile in Nigeria". Rilasciato il sacerdote cattolico rapito il 25 gennaio: appello dei vescovi nigeriani a trovare una soluzione definitiva ai rapimenti nella regione del Delta del Niger LAGOS,30 gen 09 — Padre Pius Kii, il sacerdote cattolico che era stato rapito da persone sconosciute domenica scorsa, a Port Harcourt, nel sud della Nigeria, è stato rilasciato dai suoi rapitori, senza il pagamento del riscatto richiesto di 20 milioni di Naira. È quanto ha riferito oggi all'agenzia Fides, padre Ralph Madu, direttore delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale nigeriana. Madu ha spiegato che padre Kii è stato rilasciato il 28 gennaio verso le 9 del mattino. Nel comunicato pubblicato subito dopo il rilascio, i vescovi nigeriani affermano: ―Vogliamo ribadire la nostra posizione sul fatto che il rapimento è un‘atrocità, e non è il modo migliore di affrontare le ingiustizie economiche e sociali che deve subire il popolo del Delta del Niger. Ingiungiamo a coloro che sono impegnati in questo atto incivile di avere un cambiamento del cuore. Facciamo anche appello ai governi e ai leader della regione del Delta del Niger, di trovare una soluzione definitiva ai rapimenti nella regione, prima che questo problema degeneri con conseguenze ancora più devastanti‖. Ieri, 29 gennaio, alcuni banditi – riferisce Fides - hanno rapito un bambino e ucciso la sorella che lo stava accompagnando a scuola. Nella ricca regione petrolifera meridionale del Delta del Niger, riferisce l‘agenzia Misna, il rapimento di dipendenti stranieri delle molte società internazionali 60 del greggio o dell'indotto e di familiari di esponenti locali di spicco, viene usato come importante fonte di introiti da gruppi criminali ben armati - che normalmente rilasciano i sequestrati dopo il pagamento di un riscatto - e a volte come 'arma politica' da gruppi che chiedono un maggior sviluppo delle regioni meridionali della Nigeria. LE VISITE AD LIMINA 21 gennaio 1982 Gesù stesso ha detto: “Bisogna che io annunci il Regno di Dio...; per questo sono stato mandato” (Lc 4,43) (.) Per noi queste parole sono quasi una chiave. Esse rivelano il più profondo significato del nostro ministero episcopale perché riassumono l'intera missione del Salvatore. Qui Gesù indica qual è la suprema priorità del nostro essere Vescovi, mandati da lui e operanti nel suo nome. Siamo chiamati a proclamare il Vangelo, ad evangelizzare il nostro popolo. Questa proclamazione della Buona Novella – questa evangelizzazione – è compiuta mediante la parola e il Sacramento. Infatti, il Concilio Vaticano II considera l'Eucaristia come la più efficace proclamazione del Vangelo, "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (Presbyterorum Ordinis, 5). Parlando la settimana scorsa al primo gruppo di Vescovi del vostro paese, ho detto loro quanto io desideri che tutta la mia visita pastorale in Nigeria sia vista nel contesto della evangelizzazione. Ho detto che il più grande desiderio del mio cuore è quello di "proclamare al vostro popolo quel vivificante messaggio di verità che è il Vangelo di Gesù Cristo". Tutto il programma della mia visita è in relazione a questo tema centrale. Ed è mia speranza che i singoli incontri in programma aiutino a focalizzare l'attenzione sulla Buona Novella di salvezza –, sulla persona stessa di Gesù Cristo, il Salvatore del mondo, il Redentore dell'uomo –, e che contribuiscano a far maggiormente conoscere, rispettare e amare il suo Vangelo. Prego inoltre affinché, per grazia di Dio, la mia visita inauguri una nuova era di evangelizzazione che faccia seguito ad un secolo di zelante predicazione del Vangelo e di generoso servizio reso nel nome di 61 Gesù stesso "che passò beneficando" (At 10,38). Scopi e propositi dell’evangelizzazione Desidero ardentemente di poter proclamare Gesù Cristo a tutti coloro che liberamente vorranno ascoltare la mia voce. E poi di incontrarmi con i vari gruppi che costituiscono la Chiesa che è in Nigeria. A tutti questi gruppi spero di presentare la buona novella del Regno di Dio, in relazione alle circostanze concrete della vita quotidiana, quale è vissuta nel contesto della cultura nigeriana. I vari incontri in programma mi daranno ampie possibilità di poter parlare cuore a cuore al vostro popolo. Intanto però, una riflessione sugli scopi ed i propositi stessi dell‘evangelizzazione può essere ora una fonte di incoraggiamento per noi come Vescovi. Grazie a questa riflessione potremo chiaramente individuare il servizio specifico che, in collaborazione con i nostri sacerdoti, siamo chiamati a rendere alla comunità. Al fondo il problema è sempre quello di trasmettere la Buona Novella – il Vangelo di Cristo capace di liberare, elevare, dare piena soddisfazione al cuore umano. Secondo l‘espressione di Paolo VI, ―il nostro compito di evangelizzatori è di proclamare il nome, l‘insegnamento, la vita e le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio‖ (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 22). Che privilegio è per noi proclamare ―il nome che è al di sopra di ogni altro nome‖ (Fil 2,9), – l‘unico nome nel quale c‘è salvezza. Il nostro insegnamento è veramente l‘insegnamento di Gesù, un insegnamento che ha per tema la vita, la pienezza della vita, la vita eterna. Noi predichiamo e facciamo conoscere Gesù che dice: ―Io sono venuto perché abbiano la vita e l‘abbiano in abbondanza‖ (Gv 10,10). I ministri di Cristo sono efficaci evangelizzatori nella misura in cui sono uniti a Cristo Basandoci sull‘autorità di Gesù siamo in grado di offrire promesse che non deludono, promesse come: ―Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio‖ (Mt 5,8-9). In tutto ciò noi predichiamo la misericordia di Dio, l‘amore di Gesù che è venuto non per condannare, ma per salvare e per costituire un Regno in cui si riuniranno i dispersi figli di Dio. Al cuore del nostro messaggio vi è la proclamazione della salvezza – dono di Dio, dono dell‘amore misericordioso donato mediante la morte e la risurrezione di suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. Sì, mediante Cristo, il Figlio di Dio, abbiamo ricevuto la 62 grazia dell‘adozione divina e ―in lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia‖ (Ef 1,7).. Nel momento in cui proclamiamo esplicitamente il mistero di un Dio che salva e raduna il suo popolo in un‘unica famiglia, percepiamo la necessità di una testimonianza esemplare, – anch‘essa un requisito dell‘evangelizzazione. La lezione della storia conferma che per azione dello Spirito Santo l‘evangelizzazione si compie soprattutto attraverso la testimonianza della carità, la testimonianza della santità. I ministri di Cristo sono efficaci evangelizzatori nella misura in cui sono uniti a Cristo, nella misura in cui essi amano i loro fratelli e fanno esperienza della necessità e dell‘urgenza della proclamazione del Vangelo. Per noi le parole di Gesù sono un intero programma per la nostra vita ed il nostro ministero. Mai possiamo dimenticarle: ―Bisogna che io annunci il Regno di Dio... per questo sono stato mandato‖. 3 settembre 1987 Siamo riuniti qui nel nome di Gesù Con piacere do a voi il benvenuto, membri della Conferenza Episcopale della Nigeria, per questo momento privilegiato di comunione collegiale durante la vostra visita ―ad limina‖. La nostra assemblea di oggi dà testimonianza alla verità che nostro Signore Gesù volle che Pietro e gli altri apostoli formassero un collegio apostolico per rimanere congiunti in legami di unità, carità e pace (cf. Lumen Gentium, 22). Siamo riuniti qui nel nome di Gesù, il ―Buon Pastore‖ (1 Pt 5, 4) della Chiesa e il Signore e Salvatore di tutti noi. Attraverso di lui e nello Spirito Santo ringraziamo e lodiamo il Padre per le abbondanti grazie e benedizioni concesse alla Chiesa in Nigeria. Il potere del Vangelo ha messo le radici nei cuori dei fedeli e ha reso la Chiesa capace di crescere. Le parole di saluto che il card. Ekandem ha rivolto a me a nome vostro e di tutti i vostri preti, religiosi e fedeli sono state apprezzate profondamente. Ciascuno di voi rappresenta i membri della sua Chiesa locale e perciò io desidero porgere i miei cordiali saluti e la certezza del mio ricordo nella preghiera a tutto il popolo di Dio affidato alla vostra cura pastorale. Nelle parole di san Paolo ―Prego affinché Dio vi conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente corroborati nell‘uomo interiore per mezzo del suo 63 Spirito. Sicché Cristo per la fede abiti nei vostri cuori e voi siate ben radicati e fondati nell‘amore‖ (Ef 3, 16-17). Il mio amore per la Chiesa nigeriana È una gioia per me in questo momento richiamare alla memoria il vivo ricordo della mia visita apostolica in Nigeria circa cinque anni fa. Durante la mia visita potei vedere in prima persona la fede del vostro popolo. Il mio breve viaggio mi riempì di speranza per il futuro di evangelizzazione nel vostro paese. Come ricorderete, era con la speranza che la mia venuta desse inizio a una nuova era di evangelizzazione in Nigeria che io intrapresi la mia visita pastorale. Sono compiaciuto nell‘apprendere che essa fu causa di un nuovo impeto missionario e di un maggior orgoglio nel popolo per la sua identità cristiana, e nella scoperta di un bisogno di maggior unità a tutti i livelli dell‘azione pastorale. È mia incessante preghiera che lo zelo per l‘evangelizzazione continui ad animare l‘intera Chiesa in Nigeria. Desidero lodare le numerose e coraggiose iniziative da voi già intraprese per proclamare il Vangelo e vi incoraggio, amati fratelli, a rinnovare i vostri sforzi nel grande compito dell‘evangelizzazione che costituisce la missione essenziale della Chiesa; è la sua vocazione, è la sua più profonda identità (cf. Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 14). La comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva Come vi ricordavo nel corso della mia visita pastorale, ―In pratica la vocazione della Chiesa all‘evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo più profondamente. Significa accettare la chiamata di Cristo alla conversione e accettare le domande inerenti alla fede predicata da Gesù. Intesa in questa maniera, l‘evangelizzazione implica un processo di purificazione e di cambiamento interiore che influisce sulle Chiese locali. Significa conversione per la salvezza: la comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva, una comunione di preghiera, un centro di carità che diffonde l‘interesse per i poveri e i malati, i solitari, gli abbandonati, gli handicappati, i lebbrosi, quanti sono deboli nella fede e quelli che hanno bisogno di essere sostenuti e cercano qualcuno che mostri loro l‘amore di Cristo‖ (Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi della Nigeria, 15 feb. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/1 [1982] 463). Miei cari fratelli: venite da diverse regioni della Nigeria. Portate con voi le speranze e le aspirazioni, le gioie e le preoccupazioni dei vostri preti, dei religiosi e dei laici. Condividendo, 64 come noi facciamo, una comune responsabilità pastorale per queste vostre Chiese locali, desidero riflettere con voi brevemente su una questione di capitale importanza, cioè sulla vostra unità e sull‘azione dei vescovi. Il Collegio dei vescovi serve l’unità della Chiesa in modo speciale L‘episcopato è un ministero nella varietà dei ministeri della Chiesa (Lumen Gentium, 18). Comunque, il ministero episcopale è unicamente dotato di poteri sacri e sacramentali per svolgere un servizio di guida nella Chiesa, come Cristo stabilì che i suoi apostoli e i loro successori facessero dopo il suo ritorno al Padre (Ivi). Cristo diede ai suoi apostoli un chiaro esempio di come secondo lui essi dovessero esercitare la loro autorità. Conscio della loro umana debolezza Cristo pregava che essi venissero rafforzati dallo Spirito Santo, dai fratelli e in particolare da Pietro. Il Signore disse a Pietro: ―Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando ti sarai ravveduto, conferma i tuoi fratelli‖ (Lc 22, 32). Il Collegio dei vescovi serve l‘unità della Chiesa in modo speciale. Il costante tema sottinteso nell‘insegnamento del Concilio Vaticano II sull‘episcopato è l‘unità, un‘unità dei vescovi con il successore di Pietro, dei vescovi tra di loro e dei vescovi con i religiosi e i laici. Come afferma il Concilio: ―È dovere di tutti i vescovi promuovere e salvaguardare l‘unità di fede e la disciplina comune all‘intera Chiesa... e di favorire ogni attività comune all‘intera Chiesa, specialmente gli sforzi nel diffondere la fede e far spuntare la luce della piena verità su tutto il popolo‖ (Lumen Gentium, 23). L’episcopato è dato alla Chiesa da un’istituzione divina del Signore Anche quando un vescovo agisce da solo, provvede a portare avanti la redenzione di tutti. Perciò predicando Cristo, presiedendo alla liturgia e amministrando una Chiesa locale, il suo ministero influisce anche sulle altre Chiese locali. Il messaggio, il culto, l‘amministrazione: tutto coinvolge i vescovi in realtà che vanno molto al di là dei limiti delle loro diocesi. Sicuramente la dottrina della collegialità non deve restringere alla propria diocesi lo speciale ministero del vescovo. La Chiesa locale deve sempre essere oggetto del servizio del vescovo. Attraverso il loro vescovo, uniti nella comune fratellanza di tutti i vescovi con il successore di Pietro, ogni membro delle Chiese locali viene assicurato del suo posto nella 65 Chiesa universale. L‘episcopato è dato alla Chiesa da un‘istituzione divina del Signore precisamente per la sua unità. Contemplando questa divina verità, è mia fervente preghiera che la fraternità che voi condividete come vescovi della Nigeria serva a favorire le vostre azioni in armonia, a livello della vostra Conferenza episcopale Nazionale. È nell‘esercizio della vostra fraternità, in tutte le sue manifestazioni, che compite il ministero per il vostro popolo, confermate la fede dei vostri fratelli vescovi e conservate la fede in Cristo attraverso Pietro. Inoltre attraverso la vostra fratellanza vescovile nella fede e nell‘amore voi provvedete alle necessarie condizioni per il progresso della Chiesa in Nigeria, come pure per il suo concreto impatto con la società civile nel vostro paese, con i nostri fratelli cristiani separati e con i membri delle religioni non cristiane. Il dialogo con i musulmani Sono conscio delle attuali difficoltà che incontrate predicando il Vangelo e nel portare avanti un dialogo con i seguaci di altre religioni. Siete chiamati ogni giorno, come vescovi, ad essere segno dell‘amore di Gesù Cristo a tutti gli individui e gruppi di qualsiasi religione. Specialmente in Nigeria, dove esiste un numero pressoché uguale di musulmani e cristiani e molti aderenti a religioni tradizionali africane, vi incoraggio ―a riaffermare il mandato della Chiesa cattolica al dialogo e alla proclamazione del Vangelo. Non ci possono essere questioni di scegliere uno e ignorare o rifiutare l‘altro. Anche nelle situazioni in cui la proclamazione della fede sia difficile, bisogna avere il coraggio di parlare di Dio, il quale fonda questa fede, delle ragioni della nostra speranza e della sorgente del nostro amore‖ (Giovanni Paolo II, Discorso al Segretariato per i non cristiani, 28 apr. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/1 [1987] 1450). L‘insegnamento del Concilio Vaticano II nella sua dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con i non cristiani e i musulmani a sforzarsi sinceramente per una reciproca comprensione. Sono chiamati a cooperare nel compito di assicurare la pace e la giustizia sociale, la libertà e i diritti umani a nome di tutto il popolo (cf. Nostra Aetate, 3). Il nostro dialogo con i musulmani significa una prontezza a cooperare con gli altri per il miglioramento dell‘umanità, e un impegno a ricercare insieme la vera pace. 66 La famiglia cristiana Miei cari fratelli, desidero prendere con voi in considerazione l‘importante ruolo della famiglia cristiana, ―la Chiesa domestica‖, nell‘evangelizzazione della società nigeriana e nella costruzione del regno di Dio. Già esiste nella vostra cultura un grande senso del legame familiare che può aiutare molto la visione cristiana della vita matrimoniale in una comunità di amore coniugale. Nelle parole del Concilio Vaticano II, ―gli sposi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, danno significato e partecipano al mistero di quell‘unità di amore fecondo che esiste tra Cristo e la sua Chiesa (cf. Ef 5, 32). Gli sposi si aiutano così l‘un l‘altro ad attenersi alla santità nella loro vita matrimoniale e nella crescita ed educazione dei loro figli‖ (Lumen Gentium, 11). Disprezzando le pratiche di poligamia e divorzio, accettate da molte persone oggi, non dovete mai stancarvi di proclamare la verità del matrimonio. Come un ―dono reciproco di due persone, questa intima unione, come anche il dono dei figli, impone una totale fedeltà agli sposi e sostiene un‘unità indissolubile tra loro‖ (Gaudium et Spes, 48). Così voi siete chiamati a insistere perché la comunione coniugale del matrimonio sia caratterizzata dalla sua unità e anche dalla sua indissolubilità. La famiglia cristiana esercita il suo ruolo come una comunità evangelizzatrice nella società nigeriana credendo nel Vangelo, maturando costantemente nella fede e proclamando la buona novella della salvezza attraverso la testimonianza di un‘esemplare vita cristiana. Una tale testimonianza di vita della famiglia cristiana è un atto iniziale di evangelizzazione che allo stesso tempo ha bisogno di essere accompagnato dalla proclamazione del regno di Dio e della persona di Gesù Cristo. Riguardo al ruolo della famiglia cristiana Papa Paolo VI scriveva: ―La famiglia, come la Chiesa, deve essere un luogo dove il Vangelo è trasmesso e dal quale il Vangelo si irradia. In una famiglia conscia della missione, tutti i membri evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non solo comunicano il Vangelo ai loro figli, ma dai loro figli essi stessi possono ricevere il Vangelo così profondamente come lo vivono loro. E una tale famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dei vicini di cui fa parte‖ (Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 71). 67 18 dicembre 1993 Il Congresso Eucaristico Nazionale È una grande gioia per me darvi il benvenuto, membri della Conferenza dei Vescovi Cattolici della Nigeria, qui a Roma in occasione della vostra visita ―ad limina Apostolorum‖. Ho atteso il nostro incontro come un‘occasione per celebrare e rafforzare i vincoli della nostra comunione fraterna e ecclesiale. (…) La costituzione di cinque nuove diocesi e di due missioni ―sui iuris‖ dalla vostra ultima visita ―ad limina‖ indica chiaramente che Cristo sta edificando la sua Chiesa nella vostra nazione. Per questo lodiamo e benediciamo il suo santo nome. Un evento significativo nella vita della Chiesa in Nigeria è stato il Congresso Eucaristico Nazionale dello scorso anno. Questo importante incontro, dedicato al tema ―L‘Eucaristia e l‘Evangelizzazione‖, ha offerto l‘opportunità di confermare e accrescere quell‘amore e quella devozione per il Divino Sacramento che costituiscono una caratteristica così saliente dei cattolici nigeriani. La vita divina che Cristo infonde nella sua Chiesa nell‘Eucaristia è troppo grande per essere contenuta. Essa deve essere offerta con amorevole sollecitudine a tutto il mondo. La Chiesa “per sua natura è missionaria” Come hanno detto i Padri del Concilio Vaticano II con eloquente semplicità, la Chiesa ―per sua natura è missionaria‖ (Ad gentes, 2). Questa qualità essenziale deve risplendere con chiara luminosità in ognuna della Chiese particolari, perché, per mezzo di un peculiare rapporto di reciproca interiorità, la Chiesa universale è presente in ognuna di esse con tutti i suoi elementi essenziali (cf. Communionis noto, 7-9). Nelle Chiese particolari in Nigeria la memoria della prima evangelizzazione è ancora viva e vi stimola a continuare quel lavoro con lo stesso impegno. In alcune regioni soltanto un piccolo numero di persone ha conosciuto e accettato l‘amore misericordioso del Salvatore mentre in altri luoghi la Chiesa si è saldamente radicata in tempo notevolmente breve e ha già prodotto una meravigliosa abbondanza di frutti, non ultime le numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Questa prova sorprendente della potenza di Dio che opera in mezzo a voi, dovrebbe incoraggiare voi e i fedeli a non risparmiare alcuno sforzo per la diffusione della luce del Vangelo, cosicché quanto Cristo ha una volta realizzato per la salvezza di tutti possa nel corso del 68 tempo sortire il suo effetto fra tutti i popoli (cf. Ad gentes, 3). Come potremmo non provare profonda gratitudine dinanzi al fatto che la Chiesa in Nigeria è già impegnata nell‘attività missionaria attraverso l‘opera di molti sacerdoti, religiosi e diocesani, e di numerosi Fratelli e Sorelle in tutte le parti del vostro Paese e in altri Paesi dell‘Africa e altrove? In particolare, ringraziamo Dio per il contributo positivo della Società Missionaria di San Paolo, promossa dalla vostra Conferenza. Servire il Vangelo Mostrare fervido zelo per la diffusione della Parola di Dio significa rimanere saldamente fedeli all‘eredità trasmessa dai quei coraggiosi missionari che per primi portarono la Buona Novella in Nigeria. Anche oggi esistono molte donne e molti uomini generosi, provenienti dall‘estero, che hanno lasciato la propria casa e la propria famiglia per servire il Vangelo nel vostro Paese. In vista del servizio incomparabile che essi renderanno al popolo nigeriano, auspichiamo che i vostri sforzi volti a rimuovere gli ostacoli legali per il loro soggiorno vengano presto coronati dal successo. Il primo annuncio del Vangelo, che, attraverso l‘azione delicata dello Spirito Santo nei cuori di coloro che ascoltano, conduce alla conversione e al Battesimo, si completa e si perfeziona nella catechesi. La fede diviene più matura, poiché i discepoli di Cristo vengono educati e formati a una conoscenza efficace e sistematica della sua persona e del suo messaggio (cf. Catechesi tradendae, 19). La popolarità dello studio della Bibbia in così tante parrocchie e comunità testimonia la grande sete che i fedeli hanno della Parola di Dio. Questo contatto diretto con il testo sacro stesso, accompagnato da preghiere devote (cf. Dei Verbum, 25) e sostenuto dalla chiara esposizione della dottrina offerta dal Catechismo della Chiesa Cattolica, garantirà che i membri della Chiesa saranno saldi della propria fede e preparati a soddisfare le sue esigenze in tutte le circostanze della loro vita e attività. Sottomissione ferma e umile alla Parola di Cristo Inoltre, poiché sono confermati nella verità rivelata, i fedeli saranno in grado di rispondere alle obiezioni sollevate sempre più spesso dai seguaci di sette e di nuovi movimenti religiosi. La catechesi è particolarmente importante per i giovani, per i quali una fede chiara è un lume per guidarli nel loro cammino verso il futuro. Essa sarà la loro sorgente di forza quando affronteranno le incertezze della 69 situazione politica e economica che si sta evolvendo ora in Africa. Una sottomissione ferma e umile alla Parola di Cristo, così come annunciata in modo autentico dalla Chiesa, forma inoltre la base per i vostri rapporti con altre Chiese e comunità ecclesiali, e per il dialogo che desiderate instaurare con i seguaci dell‘Islam e della religione tradizionale africana. Attraverso lo studio costante di tutto ciò che vi è di buono, vero e nobile nelle vostre culture popolari, vi apparirà sempre più chiaro il modo in cui l‘evangelizzazione potrà radicarsi più profondamente fra di esse. In questo momento cruciale della storia della Nigeria, è di importanza vitale che i cattolici continuino a operare con saggezza e coraggio per il bene comune. In particolare, dovrebbero mostrare, con l‘amore e il rispetto reciproci che l‘antagonismo etnico e lo spirito di clan non trovano posto nella comunità cristiana. Sostenuti da voi, i loro Pastori, i fedeli saranno in grado di testimoniare la dignità e il valore trascendenti di ogni persona umana, e il diritto di ognuno di prendere parte a tutti gli aspetti della vita nazionale. Questi valori fondamentali, e le immutabili e universali norme morali che servono a tutelarli e a proteggerli, ―rappresentano‖, come ho sottolineato nell‘Enciclica Veritatis splendor ―il fondamento incrollabile e la solida garanzia di una giusta e pacifica convivenza umana, e quindi di una vera democrazia‖ (n. 96). Rispetto della libertà religiosa Questa è la legge morale che avete proclamato nei vostri recenti appelli per il rispetto della libertà religiosa di tutti i nigeriani, per la fine della corruzione nella gestione della cosa pubblica, e per l‘osservanza delle sane norme etiche nella trasmissione della vita umana. La vostra Conferenza Episcopale ha ottenuto il rispetto di molti dei vostri concittadini poiché ha applicato con decisione l‘insegnamento morale e sociale della Chiesa alla situazione attuale. Di fronte a fatti che si sono svolti all‘inizio di questo anno, avete riconfermato che il rispetto per la volontà del popolo e per l‘amore della nazione, l‘onestà e la giustizia, devono essere le basi per le decisioni circa il futuro del Paese. Più darete prova di unità nell‘ambito della vostra Conferenza, più costruirete l‘unità nella Chiesa e otterrete credibilità come testimoni di Cristo e maestri della dottrina cattolica nel vostro grande Paese. Allo stesso modo, la creazione dell‘unità supera i vostri confini nazionali. L‘Istituto Cattolico dell‘Africa Occidentale, ad esempio, offrendo una solida formazione e promuovendo la riflessione teologica, dovrebbe 70 accelerare una più profonda comunione ecclesiale e una maggiore cooperazione pastorale nell‘Africa occidentale anglofona. 30 aprile 2002 "Insegnare, di santificare e di governare" È una grande gioia per me accogliervi, membri del secondo gruppo di Vescovi nigeriani, in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7). L'antica pratica di "venire a vedere Pietro" è una reminiscenza della visita dell'Apostolo Paolo a Gerusalemme, del trascorrere del tempo con Cefa (cfr Gal 1, 18) che il Signore aveva costituito come "pietra" sulla quale avrebbe edificato la sua Chiesa. Nell'abbraccio fraterno di Pietro e di Paolo la prima comunità cristiana riconobbe i convertiti Gentili di Paolo come fratelli e sorelle autentici nella fede, e nel racconto di Paolo dell'abbondante dono di grazia su quei nuovi credenti l'intera comunità trovò motivi ancor più profondi per rendere lode all'infinita misericordia di Dio (cfr At 15, 16 e seg.). Parimenti, la nostra riunione di oggi riafferma la comunione delle vostre Chiese particolari vibranti e feconde con il Successore di Pietro e con la Chiesa universale, e insieme rendiamo grazie per la vita e la testimonianza dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici del vostro Paese, che servono il Signore in fedeltà e gratitudine. Ho già condiviso con il primo gruppo di Vescovi nigeriani alcune riflessioni e preoccupazioni suscitate dai vostri resoconti sulla situazione specifica della Chiesa nel vostro Paese. Ora, offro ulteriori spunti di riflessione a voi che avete l'incarico nelle vostre comunità locali di "insegnare, di santificare e di governare" (Christus Dominus, n. 11). Progresso materiale e libertà politica Condivido la vostra preoccupazione pastorale per lo sviluppo pacifico dei vostri popoli, non solo in termini di progresso materiale, ma anche e in particolare, in relazione a un'autentica libertà politica, all'armonia etnica e al rispetto dei diritti dei cittadini. Dovete porvi le seguenti domande: In che modo può incarnarsi il Vangelo in queste nuove circostanze? In che modo la Chiesa e i singoli cristiani possono affrontare nel migliore dei modi le urgenti questioni implicite nell'edificazione di un futuro migliore per se stessi e per i propri figli? Possiamo trovare una risposta negli obiettivi che cinque 71 anni fa vi siete prefissi nel Piano Pastorale Nazionale per la Nigeria. In quell'ampio programma elaborato dalla vostra Commissione Episcopale sulla Missione, due vasti temi spiegano quella che considerate come la missione pastorale della Chiesa in Nigeria nel terzo millennio cristiano: la nuova evangelizzazione e le responsabilità della Chiesa nella società civile. È in questo duplice contesto che siete riusciti a inserire virtualmente tutti i vostri obiettivi volti alla trasformazione dell'umanità dal di dentro, al rinnovamento dell'innocenza del cuore delle persone e, come raccomandato dall'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, all'edificazione della Chiesa come famiglia. È quest'ultimo elemento la chiave dei primi due: come hanno riconosciuto i Padri sinodali, la Chiesa come famiglia di Dio, "è un'espressione della natura della Chiesa particolarmente adatta per l'Africa. L'immagine pone, in effetti, l'accento sulla premura per l'altro, sulla solidarietà, sul calore delle relazioni, sull'accoglienza, il dialogo e la fiducia" (Ecclesia in Africa, n. 63). Infatti, quando l'annuncio e la catechesi riescono a edificare la Chiesa come famiglia, tutta la società ne beneficia: l'armonia fra diversi gruppi etnici riceve una solida base, si evita l'etnocentrismo e si incoraggiano la riconciliazione, una maggiore solidarietà e la condivisione delle risorse fra le persone, la vita sociale si impregna sempre più della consapevolezza dei doveri che derivano dal rispetto per la dignità di ogni essere umano, dono di Dio. I tratti distintivi di tutti i rapporti all'interno della Chiesa La missione della Chiesa in Nigeria, come ovunque del resto, deriva dalla sua stessa natura di sacramento di unione con Dio e dell'unità di tutti i membri della famiglia umana (cfr Lumen gentium, n. 1). Proprio come in una famiglia la pace e l'armonia devono essere costantemente edificate, così anche nella Chiesa le differenze non devono essere considerate motivo di conflitto o tensione, ma fonte di forza e unità nella legittima diversità. La pace, l'armonia, l'unità, la generosità e la cooperazione non sono forse i segni di una famiglia forte e sana? Questi devono essere i tratti distintivi di tutti i rapporti all'interno della Chiesa. "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5, 16). Apertura al dialogo Parimenti, l'onestà e l'apertura al dialogo costituiscono un 72 atteggiamento cristiano necessario sia all'interno della comunità sia all'esterno, verso altri credenti e verso uomini e donne di buona volontà. Una comprensione errata o incompleta dell'inculturazione o dell'ecumenismo, tuttavia, non deve compromettere il dovere di evangelizzare, che è un elemento essenziale dell'identità cattolica. La Chiesa, pur mostrando grande rispetto e stima per le religioni non cristiane professate da molti africani, non può non avvertire l'urgenza di portare la Buona Novella a milioni di persone che non hanno ancora udito il messaggio salvifico di Cristo. Come ha scritto Papa Paolo VI nella Evangelii nuntiandi: "Essa pensa che queste moltitudini hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo (cfr Ef 3, 8), nella quale noi crediamo che tutta l'umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte, sulla verità" (n. 53) Sviluppo integrale della persona Inoltre, l'evangelizzazione e lo sviluppo umano integrale, lo sviluppo di ogni persona e di tutta la persona, sono intimamente legati. Il Concilio Vaticano II, nella sua Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel Mondo Moderno, lo spiega molto bene: "La Chiesa, certo, perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della umana società, e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato. Così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli uomini e la sua storia" (Gaudium et spes, n. 40). Infatti, è nell'incarnazione del Verbo di Dio che la storia umana trova il suo significato autentico. È Gesù Cristo, il Redentore dell'umanità, il fondamento della ripristinata dignità umana. Per questo motivo annunciare Gesù Cristo significa rivelare alle persone la loro dignità inalienabile: "Ma poiché la Chiesa ha ricevuto l'incarico di manifestare il mistero di Dio, il quale è il fine ultimo personale dell'uomo, essa al tempo stesso svela all'uomo il senso della sua propria esistenza, vale a dire la verità profonda sull'uomo" (ibidem n. 41). 73 Evangelizzazione e sviluppo Proprio perché le persone hanno ricevuto una straordinaria dignità, non dovrebbero essere ridotte a vivere in condizioni politiche, culturali, economiche e sociali infra-umane. Questa è la base teologica della lotta per la difesa della giustizia e della pace sociale, per la promozione, la liberazione e lo sviluppo umano integrale di tutte le persone e di ogni individuo. Quindi, i Padri dell'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi hanno giustamente osservato che "lo sviluppo integrale suppone il rispetto della dignità umana, la quale non può realizzarsi che nella giustizia e nella pace" (Ecclesia in Africa, n. 69). Questo legame fra evangelizzazione e sviluppo umano spiega la presenza della Chiesa nella sfera sociale, nell'arena della vita pubblica e sociale. Seguendo l'esempio del suo Signore, essa esercita il suo ruolo profetico a nome di tutte le persone, in particolare dei poveri, dei sofferenti, degli indifesi. Essa diviene la voce di chi non ha voce, insistendo sul fatto che la dignità della persona umana dovrebbe essere sempre al centro dei programmi locali, nazionali e internazionali. Essa "interpella la coscienza dei capi di Stato e dei responsabili della cosa pubblica, perché garantiscano sempre più la liberazione e lo sviluppo delle loro popolazioni" (Ibidem, n. 70). L'annunzio della Buona Novella, quindi, implica la promozione di iniziative che contribuiscano allo sviluppo e alla nobilitazione delle persone nella loro esistenza materiale e spirituale. Denuncia anche e combatte tutto ciò che degrada o distrugge la persona umana. Il Vangelo nell’ambito sociale "All'esercizio del ministero dell'evangelizzazione in campo sociale, che è un aspetto della funzione profetica della Chiesa, appartiene pure la denuncia dei mali e delle ingiustizie. Ma conviene chiarire che l'annuncio è sempre più importante della denuncia" (Sollicitudo rei socialis, n. 41). Quindi, come Pastori di anime dovete predicare il Vangelo in modo positivo, sempre, in ogni occasione opportuna e non opportuna (cfr 2 Tm 4, 2), per edificare la Famiglia di Dio che è la Chiesa, in carità e in verità, e per servire l'intera famiglia dell'uomo poiché aspira a una giustizia, a una libertà e a una pace più grandi. Cari Fratelli, queste sono alcune riflessioni suscitate dalla vostra visita sulle tombe degli Apostoli e che ho voluto aggiungere ai commenti già fatti in occasione della visita del primo gruppo di Vescovi nigeriani. Ho fiducia nel fatto che il vostro 74 pellegrinaggio doni nuova forza al vostro ministero, che non vi stanchiate mai di predicare la Parola di Dio, celebrando i Sacramenti, guidando il gregge affidato alla vostra sollecitudine e cercando quanti si sono allontanati o non hanno ancora udito la voce del Signore (…). Giovanni Paolo II ha visitato la Nigeria due volte: la prima dal 12 al 17 febbraio 1982 (10° viaggio internazionale in Nigeria, Benin, Gabon, Guinea Eq. 12-19 febbraio 1982) e la seconda nel 1998 (82° viaggio internazionale, 21-23 marzo 1998) IL VIAGGIO APOSTOLICO DEL 1982 DISCORSO ALL'ARRIVO IN AFRICA Lagos (Nigeria), 12 febbraio 1982 Dio benedica la Nigeria! Sono venuto per incontrare persone di diverse convinzioni religiose – sia come individui che come comunità – e spero vivamente che la mia presenza fra voi esprima l‘amore ed il rispetto che porto a tutti voi, come pure la stima per i pregevoli valori religiosi che nutrite. Desidero dimostrare fraterna solidarietà a tutto il popolo di questa nazione, che tramite la sua Costituzione ha fermamente e seriamente deciso di vivere sotto Dio, in unità e armonia, e di lavorare per il bene di tutti. È mio desiderio di elogiare il contributo della Nigeria per la giustizia, la pace e lo sviluppo in Africa e oltre, e di sostenere gli sforzi che si compiono per costruire una società sempre più fraterna e umana. 2. Ai Cattolici io dico: vengo a voi nel Nome di Gesù Cristo, in una visita che, per sua natura, è pastorale. Vengo ad incontrarvi, ad ascoltarvi, a celebrare la santissima Eucaristia con voi e per voi. Vengo a proclamare Gesù Cristo fra voi e fortificarvi nella vostra fede e nell'amore verso Dio e verso tutti i vostri fratelli e sorelle. 75 Vengo a sostenere i miei fratelli Vescovi e sacerdoti nel loro lavoro di evangelizzazione e nel loro generoso servizio all'umanità. (.) Che Dio conceda a tutti noi giorni di lieto incontro, celebrazioni e preghiera. Che Dio onnipotente e misericordioso conceda alla Nigeria ogni benedizione di vera prosperità e pace. DISCORSO AL PRESIDENTE E AL GOVERNO DELLA NIGERIA Lagos, 12 febbraio 1982 Un viaggio essenzialmente religioso Nel corso di questa mia seconda visita in Africa, desidero sottolineare il carattere essenzialmente religioso del mio viaggio, che inizia assai opportunamente in Nigeria. Sono venuto per confermare i miei fratelli Vescovi – che a loro volta mi hanno rivolto un cordiale invito – nella loro opera pastorale; sono venuto per condividere con il mio gregge di cattolici momenti di preghiera e di comune celebrazione. Sono venuto per professare insieme agli altri cristiani e ai miei fratelli e sorelle di altre fedi, il nostro comune credo nella bontà e nella misericordia di Dio Onnipotente. Il mio è un messaggio di pace e di amore, di fraternità e di fede. Di fede in Dio, certamente, ma anche di fede nell‘umanità, di fiducia nelle meravigliose possibilità di ogni uomo, donna e bambino. E in tal modo, il mio incontro con voi, signor Presidente e Membri del Governo, è più dell‘osservanza di una pura pratica di cortesia, che permette di ringraziare gli ospiti, come meritano, per la loro generosa ospitalità e per la buona volontà dimostrata nell‘affrontare i gravi impegni dell‘organizzazione di questa visita da parte di tutti coloro che ne sono stati incaricati. Attribuisco inoltre una grande importanza alla possibilità che mi viene offerta di uno scambio di opinioni con coloro che detengono i poteri civili, sulla nostra comune sollecitudine per l'umanità. Ognuna nel proprio campo, la comunità politica e la Chiesa sono autonome ed indipendenti, ma il loro comune interesse per l'uomo le unisce e le invita ad una collaborazione per il benessere di tutti. Il futuro dell’Africa Io provo una gioia profonda nel costatare come la Nigeria, insieme a numerose altre nazioni africane, è giunta a una piena sovranità nazionale, e sia in grado di gestire in proprio il suo futuro, in sintonia con la ricchezza del proprio ingegno, nel rispetto della sua 76 cultura, e in conformità al proprio senso di Dio e ai valori spirituali. È mia convinzione che tutta l‘Africa, una volta messa in condizione di gestire i propri affari interni, senza alcuna pressione o interferenza da parte di potenze e gruppi esterni, non soltanto farà stupire il resto del mondo con le sue conquiste, ma potrà dividere la sua saggezza, il suo senso della vita, il suo rispetto per Dio con altri continenti e nazioni, stabilendo così quello scambio e quella associazione, nel reciproco rispetto, che si rendono necessari per il vero progresso di tutta l‘umanità. Per questo motivo desidero rendere omaggio al significativo contributo che la nazione della Nigeria – in prima linea – ha dato e sta continuando a dare al continente Africano. Vi adoperate vigorosamente per la libertà politica e per i diritti di tutti i popoli all‘autodeterminazione. Non risparmiate alcuno sforzo per contribuire ad eliminare tutte le discriminazioni contro gli uomini a causa del colore della pelle, della razza, della lingua e delle loro condizioni sociali. Vi siete offerti di aiutare paesi che si trovano a dover affrontare necessità maggiori e vi fate promotori di rapporti fraterni e di collaborazione economica fra le nazioni dell‘Africa. La Nigeria è stata benedetta dal Creatore (.) con un grande potenziale umano e una naturale ricchezza. Tali doni, ricevuti con umile gratitudine, sono anche una sfida costante, poiché i beni di questo mondo sono stati dati dal Creatore per il benessere di tutti. Le pubbliche autorità sono investite del sacro compito di incanalare queste ricchezze per il miglior interesse del popolo, vale a dire, per il miglioramento di tutti e per il futuro di tutti. Allo stesso modo è necessario proteggere la terra, il mare, l'acqua e l'aria dall'inquinamento e dai danni provocati dallo sviluppo industriale, proprio allo scopo di proteggere la dignità e le conquiste dell'uomo. Sono stato anche informato, signor Presidente, che il vostro Governo Federale e le autorità statali attribuiscono grande priorità al problema della casa, dell'agricoltura, dell'istruzione e dei servizi sociali. Possano questi splendidi obiettivi contribuire realmente al bene dei numerosissimi abitanti e della società nel suo insieme. Io desidero incoraggiare con tutto il cuore coloro che sono impegnati nella campagna per il benessere dei loro connazionali, affinché facciano della persona umana il vero criterio di tutti gli sforzi di sviluppo. I progetti di sviluppo debbono sempre avere un volto umano. 77 Il progresso non può prescindere dalla dignità della persona umana Non possono essere ridotti ad una conquista puramente materialistica od economica. La persona umana deve sempre essere l‘unità di misura ultima della realizzazione e del successo di un programma economico o sociale. Per questo motivo il progresso non può prescindere dalla dignità della persona umana, né dal rispetto per i suoi diritti fondamentali. Nella ricerca del progresso, del progresso totale, deve essere respinto tutto ciò che è indegno della libertà e dei diritti umani del singolo e di un popolo nella sua totalità. Perciò vengono respinti fattori come la corruzione, la malversazione, l‘appropriazione indebita del denaro pubblico, la prevaricazione dei deboli, l‘insensibilità nei confronti dei poveri e degli handicappati. Partecipazione alla vita politica del paese, libertà di religione, di parola, di associazione, protezione di un sistema giudiziario ben funzionante, rispetto e promozione dei valori spirituali e culturali, amore della verità: questi sono gli ingredienti del progresso che è veramente e pienamente umano. Non ho dubbi che le autorità e il popolo della Nigeria siano pienamente consci di queste sfide e di questi valori. Io confido che essi collaboreranno sempre per la ricerca dell‘autentico progresso economico e sociale del paese, intimamente legato al problema della dignità umana. DISCORSO AI GIOVANI INCONTRATI A ONITSHA Onitsha, 13 febbraio 1982 Questo pomeriggio il Papa appartiene a voi Sono davvero felicissimo d‘incontrarvi, convenuti come siete a migliaia da tutte le parti del vostro vasto paese. Avete messo in mostra per me la vostra giovanile agilità, le vostre affascinanti acrobazie, la vostra gioia, il vostro ottimismo. Ve ne sono profondamente grato; e sono molto felice di trovarmi con voi. Molto tempo prima che c‘incontrassimo eravate presenti nei miei pensieri e nelle mie preghiere. Ed ora è venuto il momento del nostro incontro personale. Vorrei condividere con voi alcune mie riflessioni. La gioventù è l‘età della speranza, della promessa, dell‘entusiasmo, dei progetti e degli ideali. La gioventù non si dichiara vinta di fronte alle difficoltà. La gioventù rifiuta di rassegnarsi ai difetti e alle carenze dello ―status quo‖. La gioventù crede in un mondo migliore, ed è decisa a collaborare concretamente al suo avvento. Fatevi conoscere per la vostra generosità e la vostra apertura verso gli 78 altri. Siate grati ai vostri genitori. Amateli, rispettateli, aiutateli, e obbedite loro. Accettate i vostri insegnanti, rispettateli e seguite le loro istruzioni. Fatevi conoscere per il vostro spirito di sacrificio, la vostra diligenza nello studio o nel lavoro, la vostra efficienza nei compiti assegnativi. Impegnatevi totalmente nelle Organizzazioni cattoliche di apostolato dei laici per testimoniare Cristo. Siate un laicato che persegue assiduamente la sua missione, che è quella di trasmettere la parola di Cristo. Alcuni di voi saranno chiamati a diventare sacerdoti, religiosi o religiose, con un ruolo speciale di servizio nel Regno di Dio. Scegliere uno stato di vita permanente Carissimi giovani della Nigeria, siate eccellenti per disciplina, per forza di carattere e per affidabilità. Queste qualità si manifesteranno in diverse maniere. Siate casti. Resistete a tutte le tentazioni che assalgono la santità del vostro corpo. Portate la vostra castità al sacerdozio, alla vita religiosa o al matrimonio. Avrete molte occasioni per esprimere disciplina attraverso la temperanza cristiana. Le attrattive e le sollecitazioni del mondo inducono spesso i giovani all‘intemperanza o all‘elevazione. Le tentazioni dell‘alcol e della droga permeano il nostro ambiente. Sono necessari forza di volontà e il ricorso alla preghiera in tutta umiltà per chiunque cerchi di agire veramente da uomo. La grande decisione che vi aspetta è quella di scegliere uno stato di vita permanente. Per la maggior parte di voi la risposta sarà nel matrimonio. Ma per molti altri potrà essere il sacerdozio o la vita religiosa. Avrete bisogno del consiglio dei vostri sacerdoti, dei vostri genitori e dei vostri insegnanti. Avrete bisogno della guida di Dio. Pregate. Affidatevi a Cristo. Apritegli i vostri cuori. Apriteli senza timore, senza reticenze. Non abbiate paura. Siate generosi. Chi dà poco raccoglie scarso frutto. Chi dà con generosità raccoglie un frutto abbondante. Potete contare sulla grazia di Dio. Un buon cristiano è un buon cittadino (.) Amate il vostro paese, obbedite alle sue leggi; rispettate i suoi capi, e pagate i vostri tributi. Siete chiamati ad assumervi le vostre responsabilità nelle attività politiche, sociali, economiche e culturali. Quando sarete maggiorenni, votate e fatevi votare nelle elezioni politiche. Desidero cogliere questa occasione per rendere omaggio al programma nazionale del servizio della gioventù, per rivolgere la mia lode ai giovani che si dedicano così generosamente a questo 79 servizio dal loro Stato di origine, forgiando nuovi vincoli di amicizia e rafforzando la solidarietà fraterna e l‘unità nazionale. Sono anche grato per la considerazione data ai sacerdoti ed ai religiosi, i cui compiti non devono contrastare con il loro stato di sacerdoti o di religiosi. Nella vostra condizione di giovani, dovete cercare continuamente di individuare i mali della vostra società come la corruzione, l‘appropriazione indebita dei fondi del governo o delle società, le spese esagerate e improduttive, l‘esibizione della ricchezza, la negligenza verso i poveri e gli emarginati, il nepotismo, il tribalismo, l‘antagonismo politico, il rifiuto dei diritti dei poveri, l‘aborto, la contraccezione e altri mali che affliggono altri paesi. Come giovani autentici dovete osservare, valutare e poi agire conformemente ai dettami del Vangelo di Gesù Cristo. Lavorate per una Nigeria migliore Ovunque irradierete gioia, pace, amore per i fratelli, ottimismo e speranza per una Nigeria migliore. Questo è il vostro contributo di cristiani: questo è ciò che imparate dal Signore. Questa è la sfida del mondo, che deve prendere radici nella vostra vita e fruttificare. Ricordate come Gesù vi sfida continuamente nei Vangeli: ―Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio...‖ (Mt 5,7-9). Desidero esprimervi il mio apprezzamento per le molte forme di apostolato organizzato dai giovani ai vari livelli (nazionale, diocesano, parrocchiale e di villaggio), per le tante associazioni tramite le quali svolgete il vostro compito di apostolato dei laici e riaffermate il vostro desiderio di servire gli uomini nel nome di Cristo. Voglio anche esprimere il mio riconoscimento ai vostri cappellani che vi aiutano così validamente, ed anche ai religiosi ed alle religiose ed ai laici che contribuiscono a fare delle vostre organizzazioni una espressione vitale della vita della Chiesa. Giovani della Nigeria, sono venuto per incoraggiarvi nella vostra grande missione che è quella di costruire un mondo migliore, di portare avanti il Regno di Cristo, Regno della verità e della vita, della santità e della grazia, della giustizia, dell‘amore e della pace. È a lui che voglio indirizzare il vostro sguardo, come era stato detto ai primi cristiani: ―tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede‖ (Eb 12,2). 80 DISCORSO AI MALATI E AGLI ANZIANI NELL'OSPEDALE S. CARLO BORROMEO Onitsha, 13 febbraio 1982 Cari amici. Sono felice di essere fra voi, ammalati ed anziani, in questo pomeriggio. Voi siete preziosi agli occhi di Dio. Le vostre vite hanno un profondo significato per la società e per me stesso. La mia gioia è ancora più grande per il fatto che vi incontro in questo famoso ospedale dedicato a san Carlo Borromeo, il nome del quale mi era stato dato dai miei genitori al battesimo. II mio predecessore Paolo VI ha visitato questo luogo nel 1962 quando era ancora in fase di costruzione, e ha contribuito per la sua costruzione. Vedo il gesto amorevole della Chiesa di Onitsha nel dedicare questo ospedale a san Carlo Borromeo, l‘apostolo di Milano e patrono del vostro primo Arcivescovo di Onitsha, Carlo Heerey, C. S. Sp., che è morto nel 1967. 1. Finché ci troviamo nel nostro pellegrinaggio terreno, la sofferenza e la malattia esisteranno sempre. Fanno parte della nostra condizione umana, sono i risultati del peccato originale, ma non sono necessariamente per la colpa dell‘individuo. C‘è tanta gente di diversa età che soffre non per colpa propria. I bambini, in modo particolare, sono vulnerabili alla sofferenza, spesso causata dalla trascuratezza o negligenza degli adulti. La realtà di malattia e denutrizione nella vita di milioni di bambini è un fatto che richiama l‘attenzione e l‘azione. E la condizione del bambino ritardato ci fa riflettere sul senso della vita umana. La vecchiaia pure porta le sue proprie difficoltà e la debolezza fisica Nonostante Dio permetta l‘esistenza della sofferenza nel mondo, certamente non gode di questa. Difatti, nostro Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, amava i malati, ha dedicato grande parte del suo ministero terreno a sanare gli ammalati e confortare gli afflitti. Il nostro Dio è un Dio di compassione e di consolazione. E aspetta da noi che usiamo tutti i mezzi ordinari per impedire, alleviare ed eliminare la sofferenza e la malattia. Perciò abbiamo i programmi preventivi di cura sanitaria; abbiamo medici, infermiere, istituzioni di medicina e ausiliari di ogni specie. La scienza medica ha fatto grandi progressi. Noi dovremmo approfittare di tutto questo. Ma anche dopo tutti questi sforzi, la sofferenza e la malattia 81 esistono. Il cristiano vede un significato nella sofferenza. Sopporta una tale sofferenza con pazienza, amor di Dio e generosità. La offre tutta a Dio, per Cristo, specialmente durante il sacrificio della santa Messa. Quando l‘ammalato riceve la Comunione, si unisce a Cristo vittima. Quando la sofferenza è unita alla passione di Cristo e alla sua morte redentiva, allora acquista grande valore per l‘individuo, per la Chiesa e per la società. Questo è il senso di quelle meravigliose parole di san Paolo, sulle quali dobbiamo continuamente meditare: ―Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa‖ (Col 1,24). Voi che siete avanzati in età siete cittadini maggiori So anche personalmente cosa vuol dire essere malato e rimanere per molto tempo in ospedale e come è possibile confortare e sostenere chi condivide la stessa sorte di detenzione e sofferenza, e quanto sia necessario pregare per i malati e dimostrare loro un amorevole interesse. A questo proposito, sono lieto di osservare che in questo ospedale avete una bella Cappella con il santissimo Sacramento e che vi è un cappellano fisso. Gesù stesso vuol essere la vostra forza e consolazione tramite la sua presenza eucaristica e il ministero dei suoi sacerdoti. Voi che siete avanzati in età siete cittadini maggiori. Avete fatto nascere il calore del giorno nel combattimento della vita e avete acquistato tanta conoscenza, saggezza e esperienza. Vi prego di condividere tutto questo generosamente con la generazione più giovane. Avete qualcosa di molto importante da offrire al mondo; e il vostro contributo è purificato e arricchito tramite la pazienza e l‘amore che sono vostri, quando siete uniti con Cristo. La vecchiaia infiacchisce il corpo e porta seco debolezza e qualche volta malattia. La nostra risposta include attenzione medica e cristiana pazienza. In unione con Cristo siete chiamati a ringraziare Dio Padre per avervi donato la vita umana e per avervi chiamati a vivere in questo mondo e per sempre in unione con Cristo. In Nigeria avete il bel valore culturale del sistema esteso di famiglia I malati e gli anziani non sono abbandonati dai loro figli, nipoti, cugini o altri parenti, L‘ombrello aperto della carità è un tetto per tutti. Questa è una preziosa eredità che deve mantenersi. Questo ideale si trova sotto pressione, specialmente nelle città e nei borghi 82 dove le persone anziane sono qualche volta tagliate dalla famiglia patriarcale. L‘abbandono e la solitudine degli anziani risulta quando un grande valore culturale è stato tolto ed è stato sostituito da qualcosa di totalmente non-africano. Ai medici, alle infermiere, agli ausiliari e tutti quelli che curano i malati in Nigeria, senza dimenticare i diversi consigli di medicina e infermieristici, professionali e amministrativi, esprimo la mia stima e gratitudine. La vostra sollecitudine umanitaria è pregevole. La vostra carità cristiana merita la vita eterna. Gesù stesso si è preoccupato dei malati e da questo dipenderà il nostro giudizio finale e la nostra ricompensa: ―Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fino dalla fondazione del mondo; perché... ero malato e mi avete visitato‖ (Mt 25,34.36). DISCORSO AI SACERDOTI E AI SEMINARISTI NIGERIANI Enugu (Nigeria), 13 febbraio 1982 “La pace di Cristo regni nei vostri cuori” (Col 3,15) Sono particolarmente felice d‘incontrare, oggi, voi sacerdoti e seminaristi della Nigeria. Voi siete chiamati ad essere i cooperatori immediati dei vostri Vescovi. Da voi, in gran parte, dipende il lavoro di evangelizzazione in questa terra. Permettetemi di condividere con voi alcuni pensieri sul sacro ministero del sacerdozio. Il sacerdote è inviato da Cristo e la sua Chiesa a proclamare il Vangelo di salvezza, soprattutto nella celebrazione dell‘Eucaristia. Il sacerdote è ordinato per offrire il sacrificio della Messa, e rinnovare così il Mistero Pasquale di nostro Signore Gesù Cristo. Come ministro di Cristo, il sacerdote è chiamato a santificare il Popolo di Dio, con la parola e i sacramenti. Condivide la sollecitudine pastorale del Buon Pastore, che è spesso espressa nella preghiera per il gregge. Come sacerdoti, voi ed io siamo chiamati a predicare e ad insegnare la Parola di Dio con chiarezza, viva fede e impegno personale, con ortodossia e amore. Siamo tutti chiamati a radunare il Popolo di Dio, a costruire il Corpo della Chiesa. In conformità alla volontà di Cristo, il sacerdote svolge il suo apostolato sotto la guida del suo Vescovo e in unione con i suoi fratelli sacerdoti. La vostra giovane Chiesa in Nigeria è piena di vita e di vigore (.) Con vero dinamismo di apostoli i vostri sacerdoti missionari hanno posto solide fondamenta tramite la preghiera, la diligenza, la 83 castità e la dedizione nella carità. I sacerdoti e i Vescovi locali hanno assunto l'impegno della missione e l'hanno consolidata. In questo momento avete tante iniziative avanzate per far sì che la Chiesa si senta sempre più incarnata nella vostra cultura. Io mi congratulo con voi per l'armonia con la quale i sacerdoti diocesani della Nigeria, i sacerdoti missionari e i sacerdoti degli Ordini religiosi collaborano per promuovere il Regno di Cristo. Capisco benissimo che molti di voi sono eccessivamente oberati di lavoro. Alcuni di voi, parroci, hanno diecimila Cattolici da servire; altri forse ne hanno molti di più. Ci possono essere quindici villaggi per un solo sacerdote. La maggior parte di voi celebrano due o tre sante Messe ogni domenica in luoghi distanti, insegnano la dottrina cristiana e danno la benedizione Eucaristica. Il vostro popolo si affolla al sacramento della Riconciliazione (.) Voi adempite questo ministero con pazienza e amore. Mi è noto che in alcuni luoghi i sacerdoti delle parrocchie contigue si uniscono in uno sforzo comune per rendere questo sacramento più efficace ed accessibile. Fate questo andando in gruppi di dieci o venti nelle vostre parrocchie vicine durante i tempi forti di Confessione come Natale e Pasqua. Questo, miei cari fratelli nel sacerdozio, è un modo meraviglioso di compiere la volontà di Cristo nel servire il suo popolo. Voi date così ai vostri parrocchiani una buona scelta di confessori e offrite una testimonianza silenziosa dell'unico sacerdozio di Cristo e della vostra fraterna solidarietà. Il Papa gioisce della vostra fedeltà a questo ministero sacramentale estremamente importante, nel quale il potere del perdono di Cristo ed il risanamento toccano i cuori umani. Prestate anche molta attenzione alla preparazione dei candidati agli altri Sacramenti e alla promozione generale della catechesi. Animate e coordinate il lavoro dei catechisti, insegnanti cattolici ed altri insegnanti di religione. La vostra Conferenza Episcopale ha recentemente posto l'accento sull'importanza del catecumenato e ha emanato direttive e lettere per la giusta esecuzione dei sacramenti di iniziazione. Lodato sia Gesù Cristo, che tramite voi e i vostri catechisti continua a provvedere per l'affermazione più profonda della Chiesa nel potere della Parola di Dio. Dio ha benedetto la Nigeria con tanti seminaristi minori e maggiori Desidero esprimere la mia stima per l‘apostolato di quei sacerdoti che, in collaborazione coi loro Vescovi, lavorano in centri diocesani, 84 centri di pastorale e catechesi, seminari minori e maggiori, nei servizi sociali, nel Segretariato Cattolico in Lagos, scuole, collegi, università, nei mass media, assegnazioni di missioni fuori diocesi, in Nigeria stessa o fuori di questa, ed in altri impegni simili. Questi sacerdoti stanno servendo Cristo anche in aree importantissime. La Chiesa ha bisogno del loro particolare contributo per la sua missione pastorale; lo scopo di tutte queste attività è di evangelizzare, di comunicare Cristo. Dio ha benedetto la Nigeria con tanti seminaristi minori e maggiori. Difatti il vostro Bigard Memorial Seminary in Enugu e Ikot Ekpene è uno dei più grandi del mondo. I vostri professori di seminario si sono distinti per il loro premuroso desiderio di insegnare la Parola di Dio e per il loro duro e semplice lavoro. Che il Signore ricompensi tutti coloro che – laici, religiosi, sacerdoti e Vescovi – hanno reso questo fatto possibile. Possa egli benedire la Sacra Congregazione per l‘Evangelizzazione dei Popoli che vi dà l‘appoggio morale, finanziario e tecnico. Il numero elevato dei vostri seminaristi non deve mai diventare motivo per ammettere un tipo di formazione meno esigente. Eucaristia, preghiera, Parola di Dio Di grandissima importanza deve essere nel seminario l‘amicizia con Cristo centrata sull‘Eucaristia e alimentata specialmente dalla preghiera e la meditazione della Parola di Dio. Questa amicizia con Cristo è autenticamente espressa nel sacrificio, nell‘amore del prossimo, nella castità e nello zelo apostolico. Richiede inoltre fedeltà agli studi e un certo distacco dalle cose di questo mondo. C‘è bisogno di un più grande numero di direttori spirituali per i vostri seminaristi. Un sacerdote assegnato a prestare servizio in un seminario dovrebbe rallegrarsi se gli venisse affidato questo compito speciale. Dovrebbe sforzarsi di presentare ai seminaristi con la parola e l‘esempio gli ideali più elevati del sacerdozio. Quale grande privilegio è quello di aiutare a guidare i giovani a una maggiore conoscenza e un amore più grande di Gesù Cristo, il Buon Pastore. I seminaristi che non sono adatti per l‘ordinazione dovrebbero essere consigliati con fermezza e carità di seguire un‘altra vocazione. Nessun sacerdote può svolgere bene il suo ministero se non vive in unione con Cristo. La sua vita, come quella di Cristo, deve essere caratterizzata da abnegazione, zelo per la diffusione del Regno di Dio, castità perfetta e illimitata carità. Tutto questo è possibile solo quando il sacerdote è una persona di preghiera e di devozione eucaristica. Pregando la Liturgia delle Ore 85 in unione con la Chiesa, troverà forza e gioia per l‘apostolato. In preghiera silenziosa davanti al santissimo Sacramento sarà costantemente rinnovato nella sua consacrazione a Gesù Cristo e confermato nel suo impegno permanente del celibato sacerdotale. Invocando Maria, la Madre di Gesù, il sacerdote sarà sostenuto nel suo generoso servizio verso tutti i fratelli e le sorelle di Cristo nel mondo. Nessun sacerdote può lavorare completamente da solo (.) Lavora con i suoi fratelli sacerdoti e sotto la guida del Vescovo, che è il loro padre, fratello, cooperatore e amico. Il sacerdote autentico manterrà l'amore e l'unità del presbiterio. Presterà rispetto ed obbedienza al suo Vescovo come ha solennemente promesso nel giorno della sua ordinazione. Il presbiterio del Vescovo con tutti i suoi sacerdoti, diocesani e religiosi, dovrebbe funzionare come una famiglia, come un gruppo apostolico segnato di gioia, comprensione reciproca e amore fraterno. Il sacerdozio esiste perché, tramite il rinnovamento del Sacrificio di Cristo, il mistero dell'amore salvifico di Cristo possa entrare nella vita del Popolo di Dio. I sacerdoti non devono dimenticarsi di aiutare i loro fratelli sacerdoti che si trovano in difficoltà: morale, spirituale, finanziaria o altra. E i sacerdoti malati e anziani devono trovare nella vostra carità fraterna sostegno e sollievo. Nessuno stato di vita sfugge alle tentazioni e voi dovete cercare di identificare le vostre. Con la grazia di Dio e con uno sforzo perseverante dovete combattere per resistere a qualunque tentazione si presenti sulla vostra via: come, per esempio, la trascuratezza della disciplina, l‘indolenza, l‘instabilità, l‘indisponibilità, la grande frequenza di viaggi o la dissipazione della energia apostolica. Fidandovi nella grazia, rigetterete le tentazioni contro il celibato tramite la vigilanza, la preghiera e la mortificazione. Rifiuterete di essere presi dall‘attrazione di cose materiali e non metterete la vostra gioia nel denaro, grandi macchine, e una posizione elevata nella società. I partiti politici non sono per voi. È il campo proprio dell‘apostolato laico. Voi siete piuttosto i cappellani dei laici, che negli affari politici devono assumere il loro ruolo distinto (cf. Gaudium et Spes, 43). I Nigeriani amano lo studio (.) Questo è un bene. C'è bisogno di sacerdoti dotti che possano rispondere alle esigenze della Chiesa e della società. Ogni sacerdote dovrebbe cercare di perfezionarsi tramite lo studio personale di 86 teologia, catechesi ed altre scienze sacre. Cercate di trovare il tempo per un tale studio frequentemente. Dopo l'ordinazione, quando si tratta di andare all'università o ad altri istituti in Nigeria oppure fuori di questa, saranno inviati alcuni sacerdoti secondo le necessità diocesane ed il progetto per il quale i Vescovi avranno la responsabilità definitiva. Non fate niente senza il vostro Vescovo, o peggio ancora contro di lui specialmente su questo punto. I sacerdoti che si trovassero in una posizione irregolare possono ora ritornare sui propri passi e trovare la pace di coscienza. Nello stesso modo resisterete contro ogni tentazione di cercare lavoro in qualche luogo senza o contro il vostro Vescovo. Condividiamo tutti in Cristo un unico sacerdozio. Cerchiamo di mantenere la sua unità ed il suo amore. Il sacerdote deve essere il lievito nella comunità nigeriana di oggi. In una nazione dove tante persone sono più che preoccupate ad accumulare denaro, il sacerdote con la parola e l'esempio deve richiamare l'attenzione a valori superiori. L'uomo non vive di solo pane. Il sacerdote deve identificarsi coi poveri, così che possa portare loro il Vangelo edificante di Cristo. Ricordatevi che Gesù ha applicato queste parole a se stesso: "Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha unto, per annunziare la buona novella ai poveri" (Lc 4,18). Il Vangelo e la vita concreta dell’uomo Dato che ―l‘evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta dell‘uomo‖ (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 29), il sacerdote sarà profondamente interessato a portare la luce del Vangelo e la potenza della Parola di Dio per toccare diversi problemi riguardanti la vita di famiglia, i diritti e doveri umani fondamentali, la giustizia e la pace, lo sviluppo e la liberazione, la cultura e la scienza. Si sforzerà di rendere presente Cristo e la Chiesa nel campo delle arti e della scienza, della cultura e delle professioni. Sono particolarmente lieto per la inaugurazione dell‘Istituto Cattolico nell‘Africa occidentale in Port Harcourt per opera dei Vescovi della Nigeria, Ghana, Sierra Leone, Liberia e Gambia, per studi ecclesiastici superiori. I sacerdoti che lavorano nei massmedia hanno un‘opportunità meravigliosa di condividere Cristo con gli altri, come fanno i direttori spirituali con i religiosi e i laici, i cappellani di tutte le organizzazioni laiche di apostolato, e i sacerdoti che reclutano vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. A tutti voi dico: ―E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si 87 compia nel Nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre‖ (Col 3,17). (…) DISCORSO AI LAICI, AI CATECHISTI E ALLE DONNE CATTOLICHE A KADUNA Kaduna, 14 febbraio 1982 I laici e l’unità con i pastpori È per me un motivo di grande gioia incontrarvi oggi. Questo incontro mi dà l‘occasione di parlarvi del contributo che ognuno di voi porta alla diffusione del Vangelo, ed anche della vostra comune vocazione nella Chiesa. Tutti voi siete stati chiamati da Cristo stesso per contribuire alla missione salvifica della sua Chiesa (cf. Lumen Gentium, 33). Voglio esprimere il mio apprezzamento per il modo in cui voi laici della Nigeria lavorate insieme ai vostri vescovi e sacerdoti per dare testimonianza di Cristo, per comunicare Cristo agli altri. Questa unità con i pastori della Chiesa è infatti una condizione essenziale per il successo soprannaturale dei vostri sforzi. Sotto la loro guida avete il Consiglio Nazionale dei Laici e l‘Organizzazione delle Donne Cattoliche a tutti i livelli: nazionale, provinciale diocesano parrocchiale e di villaggio. Vi sono molte attività nuove e molte degne organizzazioni. In tutte queste attività voi cercate di attivare la grazia del vostro Battesimo e della vostra Cresima. Essendo stati chiamati da Cristo stesso, siete i suoi collaboratori di elezione nella evangelizzazione. Questo fa sì che condividiate lo zelo della Chiesa nel fornire una istruzione religiosa a tutti i bambini cattolici negli istituti di educazione di ogni tipo. Siete realmente consapevoli del mistero della Chiesa, che tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo formiamo il suo Corpo, la Chiesa. In questa Chiesa vi è una diversità di apostolato o di ministero ma unità di missione: la diffusione del Regno di Cristo. Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici: ciascun gruppo ha il suo speciale contributo da recare Come laici sapete che il vostro particolare tipo di apostolato è di far sì che i principi cristiani incidano sull‘ordine temporale, ossia portare lo spirito di Cristo in quei settori della vita che sono il matrimonio e la famiglia, gli scambi commerciali, le arti e professioni, la politica e il governo, la cultura e le relazioni nazionali e internazionali. In tutti questi settori, i laici, secondo l‘espressione 88 del Concilio Vaticano II, devono svolgere il loro proprio ruolo distintivo (cf. Gaudium et spes, 43). Dai vostri parroci ricevete la Parola di Dio e il cibo sacramentale. Così fortificati, entrate nell‘arena della vita quotidiana e qui confessate il Cristo. Nella società siete chiamati ad essere lievito per Cristo: a portare la testimonianza di Cristo nella scuola, negli uffici governativi, negli stabilimenti, nei circoli e ritrovi, nelle associazioni cittadine, nelle riunioni tra coetanee; nelle università, nel commercio, nei sindacati ed in politica. In tutte queste sfere secolari promuoverete la giustizia, l‘unità, l‘onestà, lo slancio e il coraggio. Insieme cercherete risposte concrete ed ispirate al Vangelo ai problemi di corruzione, mancanza di disciplina, etnicismo ed altri simili mali. Nelle vostre organizzazioni ecclesiali siate modelli di unità, di disciplina, di lavoro diligente, di lealtà verso i vostri superiori, di dedizione, di partecipazione alla riuscita degli altri, nella ricerca non della fama ma del Regno di Cristo, non lottando per conquistare il primo posto nella società, non cercando di essere chiamati maestri: ―perché uno solo è il vostro maestro, Cristo‖ (Mt 23,10). La priorità e centralità della famiglia È soprattutto nella famiglia che potrete comunicare Cristo. Siate mariti e mogli esemplari, creando una comunità di amore e di vita ed esercitando come padri e come madri un vero ministero nell‘educazione dei vostri figli. È attraverso di voi che vengono fornite membra al Corpo di Cristo e candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. La Nigeria guarda a voi con fiducia perché prepariate buoni cittadini per la società. Impegnandovi nelle numerose iniziative dell‘apostolato, assegnerete una grande importanza alla preghiera ed alla unione con Cristo. Sono felice di sapere che i vostri cappellani sottolineano questo soprattutto: che riceviate spesso il sacramento della Riconciliazione, che l‘Eucaristia sia il centro della vostra vita di cristiani e di tutte le vostre attività. Il vostro zelo di evangelizzazione proviene infatti soprattutto dall‘Eucaristia. Con la grazia di Dio, i giorni di preghiera comunitaria ed i ritiri annuali per il vostro rinnovamento spirituale possono contribuire anch‘essi alla vostra crescita nella fede che avete ricevuto. Voglio rivolgere un saluto particolare a voi, carissimi catechisti della Nigeria (.) Il vostro ruolo nella evangelizzazione iniziale e permanente è di 89 tale importanza che non potrei venire come pellegrino in Nigeria senza avere questo felice incontro con voi. Sin dagli inizi, quando i primi missionari arrivarono in Nigeria più di un secolo fa, siete stati collaboratori instancabili e insostituibili dei sacerdoti. Li avete assistiti continuamente. Quando non conoscevano le lingue locali, siete stati loro interpreti. Avete preparato le persone ai vari sacramenti. Avete battezzato i morenti quando non vi erano sacerdoti disponibili. Avete animato la comunità cattolica locale e l'avete condotta alla santificazione dei giorni festivi quando non vi erano sacerdoti. Avete promosso i progetti di sviluppo della Chiesa, e avete abbondantemente contribuito alla diffusione del Vangelo. Il vostro speciale settore di competenza e di dedizione è quello della catechesi e del suo duplice obiettivo di maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo attraverso una conoscenza più profonda e sistematica della persona e del messaggio di nostro Signore Gesù Cristo (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 19). Voi introducete i neofiti alla fede, di qualunque età siano. Insegnate loro la dottrina cattolica, le preghiere e gli inni. Li aiutate a partecipare alla sacra Liturgia, specialmente quella dell‘Eucaristia. Visitate i malati a nome di tutta la Chiesa. Prendete contatto con i non cristiani. Animate le associazioni di apostolato sin dai loro primi passi. Presenziate le riunioni parrocchiali e diocesane e contribuite alla costruzione di legami di comprensione. Aiutate i giovani a maturare nel cristianesimo ispirandoli alla generosità ed alla castità. Carissimi catechisti, la Chiesa ha bisogno di voi (.) Continua ad avere bisogno di voi. Per quanto numerosi possano essere i sacerdoti ed i religiosi a disposizione della Chiesa, voi restate insostituibili. Siete i più vicini ai. nostri fratelli laici e date loro una idea vicina della Chiesa. Offrite loro silenziosamente modelli da imitare. Mostrate loro che l'impegno nella fede e il sacrificio necessario per diffonderla sono possibili ai laici e non soltanto ai sacerdoti ed ai religiosi. Sono felice di sapere che le vostre diocesi hanno programmi per la vostra formazione più avanzata, nella forma di seminari annui per tutti i catechisti, corsi di formazione più approfondita e più prolungata per alcuni, e perfino una formazione della durata di alcuni anni in istituti catechistici con attrezzature migliori di quelle che possano essere fornite da una sola diocesi. Vi ringrazio per la vostra collaborazione in tutto questo. Desidero ringraziare i vostri Vescovi e sacerdoti che 90 rendono questo possibile. Ringrazio anche i Responsabili Nazionali dell'Istruzione Religiosa che hanno recato un significativo contributo. Catechisti della Nigeria, il Papa vi ama. Ha fiducia in voi, e potete sempre contare su di lui per il suo aiuto nella grande opera di evangelizzazione. Vi benedice in nome di Gesù. Siete donne cattoliche convinte, mogli degne e madri stimate Sono felicissimo di incontrarmi anche con voi, responsabili dell‘Organizzazione Cattolica Femminile della Nigeria. Benché abbia incontrato responsabili del Consiglio Nazionale per i Laici tra i quali anche voi eravate incluse, il mio incontro particolare con voi è giustificato dal posto insostituibile che occupate nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Siete donne cattoliche convinte, mogli degne e madri stimate. Avete appreso ad amare i vostri mariti, ad avere cura dei vostri figli, a diffondere il vostro amore tra i membri della vostra famiglia e nella società, nella sua accezione più vasta. Siete diligenti nell‘allevare i vostri figli ed aiutarli a prepararsi alla loro vocazione nella vita. In particolare li educate alla carità ed alla castità, alla generosità ed alla disciplina. Questi sono ruoli realmente vitali. Mi è stato detto che il vostro è un gruppo bene organizzato, disciplinato ed efficace, ai vari livelli. Le vostre dirigenti sono anche membri dell‘Unione Mondiale delle Organizzazioni Cattoliche Femminili, la cui Presidente Mondiale ha presenziato la vostra Convenzione Nazionale ad Onitsha nello scorso aprile. Organizzate corsi di formazione per animatori, seminari di cultura domestica e conferenze di dottrina cristiana. Voglio esprimervi il mio apprezzamento per tutte queste cose. L’istruzione religiosa Siete particolarmente attive nelle varie iniziative in favore della famiglia. Contribuite ad organizzare e gestire centri di preparazione al matrimonio per ragazze. Lavorate nei Consultori matrimoniali a livello diocesano. Aiutate le famiglie in difficoltà. E difendete la vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento. Desidero lodarvi particolarmente per la vostra ferma presa di posizione contro l‘aborto. L‘aborto non è altro che l‘assassinio di una creatura innocente. Deve essere condannato dalla società. Voglio lodarvi anche per l‘aiuto che date alle madri nubili e per le vostre proposte di alternative accettabili all‘aborto. In tutte queste cose voi rispecchiate la tenerezza umana e l‘amore divino di Cristo stesso e della Madre sua. La vostra lotta per l‘istruzione religiosa cattolica 91 dei vostri figli e degli altrui figli è meritevole di un forte appoggio. La religione ha un posto centrale nell‘educazione. La Chiesa deve coinvolgersi nell‘educazione dei giovani. Per questo, ha bisogno del vostro aiuto. Care responsabili dell‘Organizzazione Femminile Cattolica della Nigeria, attraverso voi la Chiesa è in grado di esercitare una grande influenza sulla società. Attraverso le molteplici attività che esprimono la ―pienezza della vera umanità femminile‖ (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 23) voi lavorate per la trasformazione del mondo, a permeare tutta la creazione dello spirito di Cristo. Tutto dipende da Cristo Tutte queste ed altre iniziative, carissimi laici, catechisti e donne cattoliche, dipendono da Cristo per poter portare frutti. Egli – Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Figlio della Vergine Maria – è la sorgente di tutta la vostra forza. Il criterio ultimo del vostro dinamismo non deve essere cercato nell‘umano ingegno, o nell‘attività, e neanche nella organizzazione. Va cercato nell‘unione con Gesù Cristo, soprattutto nella devozione eucaristica. La vera pietra di paragone della vitalità cristiana del villaggio, della parrocchia, della diocesi e della nazione va cercata nella risposta alla domanda: quale posto ha l‘Eucaristia nelle vostre vite? Infatti è nella partecipazione al Mistero Pasquale della sua morte e risurrezione che Gesù ci rende efficaci collaboratori nella diffusione del suo Regno sulla terra. Quella che realmente conta è la Messa. È attraverso l‘Eucaristia che Cristo guida le nostre vite e costruisce le nostre comunità di amore, di comprensione e di misericordia. Chiedo oggi alla beata Maria Madre di Dio di spiegare a tutti il mistero eucaristico del suo Figlio e di conservarvi per sempre nel suo amore. DISCORSO ALLE AUTORITÀ MUSULMANE A KADUNA Kaduna (Nigeria), 14 febbraio 1982 Sono lieto d’incontrarmi con voi, capi religiosi musulmani della Nigeria Questo discorso, questo testo, era previsto per i capi religiosi musulmani; io, ora, dico le stesse parole a voi in quanto rappresentanti della popolazione dello Stato di Kaduna e specialmente della popolazione musulmana. 92 Cari amici. Sono lieto d‘incontrarmi con voi, capi religiosi musulmani della Nigeria. Vi saluto calorosamente e vi chiedo di trasmettere il mio saluto ai molti milioni di musulmani di questo grande Paese. Sono venuto in Nigeria per salutare i miei fratelli e le mie sorelle della Chiesa Cattolica, ma il mio viaggio non sarebbe completo senza questo incontro. Vi assicuro che sono molto contento di questa occasione che mi si presenta per esprimervi i miei sentimenti di fraterno rispetto e di stima. Tutti noi, cristiani e musulmani, viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso. Crediamo tutti in un solo Dio Creatore dell‘Uomo. Acclamiamo la signoria di Dio e difendiamo la dignità dell‘uomo in quanto servo di Dio. Adoriamo Dio e professiamo una sottomissione totale a lui. In questo senso possiamo dunque chiamarci gli uni gli altri fratelli e sorelle nella fede in un solo Dio. E gli siamo grati per questa fede, perché senza Dio la vita dell‘uomo sarebbe come il cielo senza il sole. Le cose in comune Per questa fede che abbiamo in Dio, il Cristianesimo e l‘Islam hanno molte cose in comune: il privilegio della preghiera, il dovere della giustizia accompagnata dalla compassione e dall‘elemosina, e soprattutto un sacro rispetto per la dignità dell‘uomo che è alla base dei diritti fondamentali di ogni essere umano, incluso il diritto alla vita del nascituro.In quanto cristiani, abbiamo ricevuto da Gesù, nostro Signore e Maestro, la legge fondamentale dell‘amore di Dio e dell‘amore del prossimo (cf. Mt 22,37-39). So che questa legge dell‘amore trova una profonda eco anche nei vostri cuori; infatti, nel vostro sacro libro siete esortati, oltre all‘invito alla fede, ad eccellere nelle buone opere (cf. Sura 5,51). Nel mondo odierno molti pericoli minacciano la famiglia, questo prezioso nucleo della società in cui ogni vita umana ha inizio e si sviluppa. Voglio assicurarvi che i cristiani hanno un particolare rispetto per la famiglia, per la sua unità, il suo arricchimento, la sua protezione. Parlo con voi di questa preoccupazione perché sono convinto che anche voi siete consapevoli dell‘importanza dei valori della famiglia e che desiderate collaborare con i cristiani per cercare di rinforzare e sostenere la vita familiare. I campi del dialogo Consentitemi di accennare ad alcuni altri settori in cui i cristiani ed i musulmani possono collaborare maggiormente. Per avviare un 93 dialogo per comprenderci meglio sia come studiosi sia nelle relazioni tra persona e persona, nella famiglia e nei luoghi di lavoro e di divertimento. Possiamo promuovere una maggiore onestà e disciplina nella vita pubblica ed in quella privata, maggior coraggio e saggezza nella politica, l‘eliminazione degli antagonismi politici, e l‘abolizione della discriminazione basata sulla razza, sul colore della pelle, sull‘origine etnica, sulla religione e sul sesso. Possiamo entrambi promuovere il principio e la pratica della libertà religiosa, assicurandone l‘applicazione specialmente nell‘istruzione religiosa dei figli. Quando il diritto dei figli ad adorare Dio è completato dal diritto all‘istruzione religiosa, tutta la società viene arricchita ed i suoi membri sono ben preparati per la vita. L‘istruzione religiosa assume una importanza sempre maggiore oggi, perché alcuni elementi della società cercano di dimenticare e perfino di distruggere l‘aspetto spirituale dell‘uomo. Perché parlo con voi di questi problemi? (.) È perché siete musulmani e come noi cristiani credete in un solo Dio che è sorgente di tutti i diritti e valori dell'uomo. Sono anche convinto che se uniamo le nostre forze in nome di Dio, possiamo fare molto bene. Possiamo lavorare insieme per l'armonia e per l'unità nazionale, in uno spirito di sincerità e di reciproca fiducia. Possiamo collaborare nella promozione della giustizia, della pace e dello sviluppo. Spero fermamente che la nostra solidarietà in quanto fratelli, in nome di Dio, sarà veramente per il bene futuro della Nigeria e di tutta l'Africa e recherà un contributo al buon ordinamento del mondo come civiltà universale d'amore. Possa Dio Onnipotente e Misericordioso volgersi a voi e benedirvi. Possa egli guidarvi. Possa colmarvi della sua pace e riempire di gioia i vostri cuori. DISCORSO AI RELIGIOSI E ALLE RELIGIOSE A IBADAN Ibadan, 15 febbraio 1982 Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Sono molto felice di questo incontro con voi, uomini e donne delle differenti diocesi della Nigeria, che vivete da religiosi consacrati a Gesù Cristo. Attraverso il vostro impegno di perfetta carità esprimete la speranza della Chiesa e ne diventate la corona e la gloria. Siete la sua consolazione. Ne siete gli ambasciatori. Questo 94 incontro non poteva essere tralasciato. Come persone già consacrate a Dio con il Battesimo, voi date una particolare testimonianza a Cristo nella Chiesa e nel mondo con la vostra rinuncia – per il Regno dei cieli – al matrimonio, ai beni di questa terra e all‘esercizio della vostra libera volontà. Con i vostri voti avete fatto questo sacrificio liberamente, per amore di Dio e del vostro prossimo, in uno spirito di dedizione e di servizio. La castità consacrata ha un grande valore di testimonianza in un mondo pervaso da egoismo e dal cattivo uso del sesso. Né va scordato che in Nigeria e in tutta l‘Africa il sacrificio della paternità e della maternità non e cosa da poco. La povertà chiama gli uomini a non essere attaccati al denaro, ed a quelle cose che si possono comprare con il denaro. L‘obbedienza deve esercitarsi in contrasto con la ribellione, l‘orgoglio, la vanità e l‘oppressione nel mondo. Come è stato detto dal Concilio Vaticano II, la condizione religiosa è la dimostrazione che il Regno di Cristo con le esigenze prioritarie è al di sopra di tutte le considerazioni terrene (cf. Lumen Gentium, 44). Ancora più importante delle vostre opere è la vita che conducete. Siete persone consacrate che cercano di seguire Cristo con una grande intensità di amore. L’unione con Dio Il vostro amore di Dio e la vostra unione con lui nella preghiera si esprimono nelle attività dell‘apostolato. Siete chiamati in vari modi a collaborare per la causa dell‘evangelizzazione. Attraverso una molteplicità di opere vi sforzate di comunicare con Cristo ed offrite i vostri servizi nel suo nome. Perseguite, mediante una fitta rete di iniziative ecclesiali, il fine ultimo della catechesi, quello cioè ―di mettere le persone non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo‖ (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 5). Dovunque un bambino sia nel bisogno, dovunque vi sia qualcuno che soffre, dovunque un fratello o una sorella si senta solo o respinto, il religioso trova una occasione per lavorare per il Regno di Dio. Ma la preghiera e l‘unione con Dio restano sempre l‘anima del vostro apostolato. Senza Gesù non possiamo fare nulla. Esprimo il mio apprezzamento per i vostri sforzi volti alla formazione teologica e spirituale continua dei vostri membri, le vostre iniziative riguardanti centri di formazione dopo il noviziato, le assemblee ordinarie delle vostre madri superiore, e le assemblee di zona che interessano ciascun religioso. Attraverso attività come queste riuscite a riflettere più profondamente sulla vita religiosa, a 95 crescere nella comprensione della carità e del significato della vostra missione, a consolidare l‘unità tra di voi ed a coordinare il vostro apostolato. Rinvigoriti e rinnovati nella fede e nell‘amore, sarete in grado di dedicarvi con una disponibilità ancora maggiore al servizio della Chiesa locale e di quella universale. Cristo che ha umiliato se stesso è il vostro modello e la vostra forza Voglio ricordare in modo particolare i fratelli religiosi per lodarli e incoraggiarli. La vostra vocazione, cari fratelli, non è certamente facile, particolarmente perché lo spirito del mondo non apprezza la povertà evangelica e il servizio reso con umiltà. Siete chiamati a seguire Cristo in una vita di dedizione totale, che non riscuote generalmente il plauso del pubblico. Molti non comprendono la vostra vocazione perché non riescono a capire come l‘invito di Cristo, quando viene accolto, può realmente portare gioia e la più completa realizzazione di sé. ―Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua‖ (Mt 16,24). Cristo che ha umiliato se stesso è il vostro modello e la vostra forza. Non dubitate mai della vostra identità. La consapevolezza della vostra vocazione, la felicità che traspare in voi e la pace che si diffonde da voi, il vostro impegno zelante nell‘apostolato e per il bene del popolo che servite, sono testimonianza eloquente della potenza della grazia di Cristo e della supremazia del suo amore. I religiosi e le religiose devono essere tutti consapevoli del fatto che non saranno risparmiati dalle tentazioni. I vostri tre voti saranno messi presto o tardi alla prova nel crogiuolo di problemi, di crisi, di pericoli. Il vostro amore intenso per Cristo e la sua Chiesa vi insegnerà a restare fedeli. Dovete cercare in particolare forme ancora più autentiche di una vita di povertà evangelica, in un paese dove il divario tra ricchi e poveri si va continuamente allargando. Si aspetta da voi che, nella Nigeria di oggi, siate lievito nella società in uno spirito di umile servizio, esercitato particolarmente tra i poveri. Questo genere di servizio consacrato è il contrario del compiacimento, dell‘arroganza e di una situazione di privilegio. Una parola speciale ai monaci e alle suore di clausura della Nigeria Nel progettare il vostro apostolato e la formazione professionale dei vostri membri, ciascuna Congregazione dovrà tenere pienamente conto della Chiesa locale e della diocesi. La diocesi è una famiglia spirituale di cui il Vescovo è padre e capo, ed il religioso deve evitare la tentazione di organizzare e gestire programmi paralleli a 96 quelli della diocesi. Invece l‘intera diocesi – sacerdoti, religiosi e laici – dovrà coordinare i suoi progetti apostolici e la sua strategia per dare una testimonianza comunitaria a Cristo. Voglio rivolgere una parola speciale ai monaci e alle suore di clausura della Nigeria, per lo speciale contributo dato alla Chiesa e alla Nazione dal loro modo di vita. Voi ponete giustamente l‘accento sul culto di adorazione, sulla preghiera e sulla contemplazione. La Chiesa stessa ratifica la vostra vocazione perché è convinta che la fecondità apostolica è un dono di Dio. Con la preghiera assidua siete associati a Gesù, ―che è sempre vivo per intercedere a favore di tutti coloro che si accostano a Dio attraverso di lui‖ (Eb 7,25). Uniti a Gesù nella sua intercessione, siete così in grado di ottenere grazie per l‘apostolato attivo e per l‘intero mondo. Faccio personalmente assegnamento sul vostro aiuto. La vostra è una vita di reale dedizione. Voi date a tutti i cristiani, anzi a tutto il popolo, una testimonianza silenziosa ma eloquente della signoria di Dio e del primato di Cristo nella vostra vita. Con il lavoro delle vostre mani e attraverso il vostro impegno intellettuale voi mostrate la stretta relazione tra lavoro e preghiera. Esprimete nello stesso tempo la vostra solidarietà nel lavoro con tutti i fratelli e le sorelle in tutto il mondo. DISCORSO AGLI ORGANIZZATORI DELLA VISITA IN NIGERIA Lagos, 15 febbraio 1982 Voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento Prima di lasciare la vostra terra voglio dire quanto sono felice d‘incontrarmi con voi, rappresentanti di tutti coloro che hanno organizzato questa mia visita in Nigeria. Per molti mesi avete progettato, riesaminato i vostri piani, tenuto riunioni a Roma, a Lagos, nei vostri centri provinciali, a livello diocesano ed ad altri livelli. Avete avuto contatti con il Governo, con varie organizzazioni, società e persone. Ne è venuto fuori un programma perfetto, sapientemente organizzato, che è giunto ormai al suo quarto giorno. Voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento. I vostri molti sacrifici hanno contribuito a rafforzare la fede, ad aumentare la carità ed a cementare amicizie. Avete recato un grande contributo alla vita della Chiesa in Nigeria ed alla felicità e al benessere di tanti vostri connazionali e concittadini. vete predisposto tutto in modo da 97 consentirmi di esercitare la mia missione pastorale come servo del Vangelo di Cristo e come Pastore universale del Popolo di Dio. Grazie alla vostra collaborazione ho potuto proclamare qui in Nigeria Cristo, Luce del mondo. Lavorando insieme, siete stati il riflesso dell‘unità della Chiesa; avete dimostrato quale valore attribuite alla solidarietà nell‘azione, e quanto desiderate essere, come i primi cristiani, ―un cuore solo e un‘anima sola‖ (At 4,32). La mia speranza è che il modello di collaborazione e di lavoro duro e perseverante che avete seguito durante la preparazione della mia visita continuerà ad esservi d‘ispirazione in tutte le vostre attività nelle vostre Chiese locali, e nel continuo appoggio che vi viene chiesto dai vostri Vescovi e sacerdoti. DISCORSO AI VESCOVI DELLA NIGERIA Lagos, 15 febbraio 1982 “Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro” (1Tm 1,2) Sono lietissimo di essere oggi con voi. Il mese scorso eravate miei ospiti in Vaticano, e durante questi giorni sarò io il vostro ospite. Noi ci capiamo, ci amiamo, comunichiamo liberamente. Il mio breve giro nel vostro vasto Paese mi colma di gioia e di speranza. Mi dispiace di non poter visitare più centri, ma voi sapete la ragione per la quale il programma è stato limitato. Dappertutto avete fatto eccellenti preparativi. Il vostro popolo è entusiasta, ospitale, pieno di fede. Capisce l‘immenso tesoro di grazia che è suo proprio nel nostro Signore Gesù Cristo. Per questo rendo lode al Padre suo che ha dato al vostro popolo profondo intuito di fede in cose che sono state nascoste ―ai sapienti e agli intelligenti‖ (Mt 11,25). Mi congratulo con voi ed esprimo la mia solidarietà fraterna nel ministero di ogni giorno, nella realtà ecclesiale nella quale siete i pastori del gregge. Avete fatto onore ai missionari che iniziarono questo buon lavoro un secolo fa. La ricchezza del vostro zelo pastorale I vostri Seminari sono pieni, le vostre Congregazioni religiose hanno una stabile affluenza di candidati, e le vostre organizzazioni di apostolato sono dinamiche. Amate chi presiede in carità alla Chiesa universale, come pure i suoi collaboratori nel lavoro della Sacra Congregazione per l‘Evangelizzazione dei Popoli. Siete promotori 98 della dottrina ortodossa e della liturgia approvata, e incoraggiate la disciplina sacerdotale. La veste talare e l‘abito religioso sono ancora tenuti in onore nel vostro paese. Esercitate con zelo il vostro impegno magisteriale per mezzo di omelie, lettere pastorali e altre dichiarazioni. Sono felice di sapere che il vostro zelo pastorale si esprime pure tramite il Segretariato Cattolico della Nigeria, il Seminario Missionario Nazionale, l‘Istituto Cattolico dell‘Africa Occidentale, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell‘Africa e del Madagascar, e la vostra collaborazione con la Curia Romana e il Sinodo Mondiale dei Vescovi. Per queste ed altre manifestazioni di amore pastorale ed apostolico, io vi ringrazio nel nome di Gesù Cristo, l‘unico che noi tutti, con Pietro, riconosciamo come ―Pastore supremo del gregge‖ (1Pt 5,4). In una grande Conferenza Episcopale come la vostra, non è mai superfluo sottolineare l‘importanza dell‘unità e dell‘azione concordata. Ci sono tante necessità nell‘apostolato della vostra nazione che non potete soddisfare se non rimanete uniti e non operate insieme. Esempi sono i progetti che ho appena citato. Uniti a questi sono i Seminari Regionali e Interdiocesani, minori e maggiori, le vostre relazioni con le autorità civili regionali e nazionali, i piani pastorali e così via. I problemi pure richiedono azione unita e ben considerata: qualunque mancanza di disciplina possa esistere tra i sacerdoti, il problema delle tribù o gruppi etnici e problemi nazionali come la corruzione, la disonestà e la violenza. La scuola e l’evangelizzazione Sono consapevole che l‘apostolato della scuola ha dato buoni risultati per l‘evangelizzazione in Nigeria, ma che la situazione delle scuole della Chiesa ha anche creato grossi problemi, in modo particolare durante gli ultimi quindici anni. L‘educazione religiosa dei bambini, nella scuola o fuori di questa, è della massima importanza. Nei diversi Stati della vostra vasta Federazione vi state sforzando di soddisfare la vostra responsabilità di Vescovi provvedendo per i diritti e le necessità di tanti bambini Cattolici. Funzionando da guide spirituali e pastori vigilanti, e fidandovi del pieno sostegno dei vostri sacerdoti, i religiosi e i laici, state cercando di dimostrare gli scopi dell‘educazione cristiana e di aiutare i genitori a compiere il loro ruolo dato da Dio come primi educatori dei loro figli. A questo riguardo voglio attirare l‘attenzione su ciò che ho scritto nella mia recente esortazione apostolica: ―Deve essere assolutamente assicurato il diritto dei genitori alla 99 scelta di un‘educazione conforme alla loro fede religiosa. Lo Stato e la Chiesa hanno l‘obbligo di dare alle famiglie tutti gli aiuti possibili, affinché possano adeguatamente esercitare i loro compiti educativi. Per questo sia la Chiesa, sia lo Stato, devono creare e promuovere quelle istituzioni ed attività che le famiglie giustamente richiedono, e l‘aiuto dovrà essere proporzionato alle insufficienze delle famiglie. Pertanto tutti coloro che nella società sono alla guida delle scuole non devono mai dimenticare che i genitori sono stati costituiti da Dio stesso come primi e principali educatori dei figli, e che il loro diritto è del tutto inalienabile‖ (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 40). Sì, cari fratelli in Cristo, in tutto il vostro zelo apostolico verso i laici e verso il clero sono vicino a voi nell‘amore di Cristo Gesù. La missione Vi ringrazio per la vostra consapevolezza missionaria e per la vostra iniziativa di inviare sacerdoti, fratelli e sorelle Nigeriani in un buon numero di altri Paesi in Africa e nell‘India Occidentale. Vi sono grato per la fraternità che dimostrate ai vostri fratelli sacerdoti; è veramente un impegno meraviglioso quello di fare gli esercizi spirituali annuali e le giornate di raccoglimento mensili con loro. In tutto questo dimostrate l‘Unità del sacerdozio nell‘Unità della Chiesa di Cristo. Quando un gruppo di voi era a Roma il mese scorso ho avuto occasione di parlare della mia visita in Nigeria, come di un‘esperienza della nostra unità in Cristo e nella Chiesa. L‘unità che vivete nelle vostre Chiese locali la stiamo sperimentando ora insieme. Questa unità è un‘unità di fede basata sulla Parola di Dio, sul Vangelo, un Vangelo che deve essere creduto, vissuto e diffuso. Per questo ho proposto l‘unità e l‘evangelizzazione come duplice proposito di questa mia visita pastorale all‘amata Chiesa della Nigeria. Oggi stiamo celebrando in Lagos la Parola di Dio che ci unisce; celebriamo il Verbo Incarnato di Dio, che morì per ―riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi‖ (Gv 11,52). Celebriamo il Vangelo come la ―potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede‖ (Rm 1,16). Richiamiamo come, tramite la grazia di Cristo e i meriti del suo preziosissimo sangue, la Parola di Dio si è radicata nella vita del vostro popolo, lo ha riunito in comunità di fede, ed ha continuamente prodotto frutti di giustizia per la salvezza. “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” Considerando il processo dinamico dell‘evangelizzazione che si è 100 realizzato ci rendiamo conto che questo deve continuarsi incessantemente. Ci rendiamo conto che la gente non crederà in Cristo ―senza averne sentito parlare e non potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi, e non avranno un annunziatore senza che uno sia inviato‖ (Rm 10,14). E così oggi, cari fratelli in Cristo, riflettiamo sulle parole di Gesù: ―Come il Padre ha mandato me, anch‘io mando voi‖ (Gv 20,21). Io sono stato inviato da Cristo e anche voi siete stati inviati da Cristo. E insieme a tutto il Collegio Episcopale del mondo intero siamo inviati ad annunziare Cristo, a proclamare Cristo, a comunicare Cristo e il suo Vangelo al mondo. Ecco perché, prima di questa visita pastorale, ho espresso la speranza che questa avrebbe iniziato una ―nuova era di evangelizzazione‖. Questa è la mia preghiera ripetuta: che lo zelo per l‘evangelizzazione avvolga la Chiesa qui in Nigeria. E perché? Perché l‘evangelizzazione costituisce la missione essenziale della Chiesa, è la sua vocazione, è la sua identità più profonda (cf. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 14). In questo la Chiesa che è la pienezza di Cristo (cf. Ef 1,23), riflette fedelmente la missione di Gesù, che dice di se stesso: ―Bisogna che io annunzi il Regno di Dio... perché per questo sono stato mandato‖ (Lc 4,43). Vivere il Vangelo profondamente In pratica la vocazione della Chiesa alla evangelizzazione significa soprattutto vivere il Vangelo sempre più profondamente. Significa accettare la chiamata di Cristo alla conversione e le domande inerenti alla fede predicata da Gesù. La chiamata alla conversione era il tema della predicazione di Giovanni Battista (cf. Mt 3,2). Era l‘esplicita. proclamazione di Gesù: ―Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino‖ (Mt 4,17). Era il messaggio di Pietro per la Pentecoste: ―Pentitevi‖ (At 2,38). Intesa in questa maniera, l‘evangelizzazione implica un processo di purificazione e di cambiamento interiore che influisce sulle Chiese locali. Significa conversione per la salvezza: la comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva, una comunione di preghiera, un centro di carità che diffonde l‘interesse per i poveri e i malati, i solitari, gli abbandonati, gli handicappati, i lebbrosi, quanti sono deboli nella fede e quelli che hanno bisogno di essere sostenuti e cercano qualcuno che mostri loro l‘amore di Cristo. Avendo abbracciato il Vangelo, la Chiesa stessa è chiamata a comunicarlo tramite la parola e i fatti. Il popolo cattolico, sotto la vostra direzione pastorale, ha l‘opportunità, il privilegio ed il dovere di 101 dare una testimonianza incorporata al Vangelo di Gesù nella cultura nella quale vive. Hanno il potere di portare il Vangelo nel cuore della loro cultura, nel tessuto della loro vita di ogni giorno. È soprattutto quando le famiglie cristiane sono state veramente evangelizzate e sono consapevoli del loro ruolo evangelizzatore che può avvenire un‘effettiva evangelizzazione della cultura, un effettivo incontro tra Vangelo e cultura. Il bisogno è estremo, perché come ha indicato il mio predecessore Paolo VI: ―La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca‖ (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 20). L’inculturazione Un aspetto importante del vostro ruolo particolare di evangelizzazione è la dimensione globale dell‘inculturazione del Vangelo nella vita della vostra gente. Qui, voi e i vostri cooperatori sacerdoti offrite al vostro popolo un perenne messaggio della divina rivelazione – ―le imperscrutabili ricchezze di Cristo‖ (Ef 3,8) – ma allo stesso tempo, sulla base di questo ―eterno Vangelo‖ (Ap 14,6), li aiutate a ―far sorgere, dalla loro propria viva tradizione, espressioni originali di vita, di celebrazione e di pensiero‖ (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 53). La Chiesa veramente rispetta la cultura di ogni popolo. Offrendo il Vangelo la Chiesa non intende né distruggere né abolire quanto c‘è di buono e di bello. Difatti essa riconosce tanti valori culturali e tramite il potere del Vangelo purifica e introduce nel culto Cristiano alcuni elementi delle consuetudini di un popolo. La Chiesa viene a portare Cristo; non viene a portare la cultura di un‘altra razza. L‘evangelizzazione mira a penetrare ed elevare la cultura tramite la potenza del Vangelo. D‘altra parte, sappiamo, che la rivelazione di Dio supera le conoscenze di qualunque cultura e di tutte le culture del mondo messe insieme. Con san Paolo dovremmo lodare il piano divino: ―O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!‖ (Rm 11,33). La profondità della divina rivelazione è manifestata nel mistero dell‘Incarnazione, il quale, a sua volta, svela la vita della santissima Trinità: il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Per questo è chiaro, come ho affermato prima, che ―la potenza del Vangelo trasforma e rigenera ovunque. Quando questa potenza penetra in una cultura, nessuna sorpresa che rettifichi tanti dei suoi elementi‖ (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 53). 102 “Nuova era di evangelizzazione” Per causa di queste importanti considerazioni, cari fratelli in Cristo, desidero implorare di nuovo dallo Spirito Santo quella ―nuova era di evangelizzazione‖ della quale vi ho parlato a Roma. Sarà, sicuramente, un dono di Dio, un dono che si aggiungerà all‘interminabile lista dei doni concessi al vostro popolo dalla misericordia ed amorosa bontà del nostro Dio. Da parte nostra, è necessario avere una profonda convinzione che il nostro proprio ministero di Vescovi è veramente un ministero di evangelizzazione, inclusa l‘evangelizzazione della cultura. Come ho accennato a Roma, Gesù stesso ci indica che l‘evangelizzazione è la nostra ―priorità suprema‖. Prima di concludere, desidero aggiungere una parola su due aspetti importanti del nostro Ministero evangelico. Siccome noi esplicitamente proclamiamo il dono di salvezza di Dio, la sua chiamata alla conversione, il suo misericordioso perdono e il suo amore redentivo, lo facciamo nel contesto del sacramento della Penitenza e dell‘Eucaristia. In Nigeria il vostro popolo è rimasto fedele al rito religioso della riconciliazione e della misericordia come prova la pratica di andare alla Confessione. Questa fedeltà è per sé un dono di Dio. In tante parti della Chiesa nel mondo, il sacramento della Penitenza, per diverse ragioni, è stato meno praticato di prima. Il Concilio Vaticano II e il suo adempimento da parte della Sede Apostolica miravano a sollecitare una rinnovata attenzione verso certi aspetti del Sacramento. Questi inclusi, per esempio: il ministero della Chiesa nel perdonare i peccati; l‘effetto del peccato sull‘intero Corpo di Cristo; ed il ruolo della comunità nella celebrazione della Penitenza e nel lavoro di riconciliazione. Ma il Concilio Vaticano II e la Sede Apostolica non hanno voluto con ciò, in nessuna maniera, iniziare un processo nel corso del quale grandi settori di Cattolici avrebbero abbandonato l‘uso del Sacramento, oppure ne avrebbero trascurato la pratica in modo da negare la sua importanza per la vita cristiana. La conversione Richiamando il vostro popolo ad una conversione costante, predicando la misericordia e il perdono del Salvatore, sottolineando l‘aspetto comunitario di riconciliazione e promuovendo l‘uso particolare della confessione e assoluzione individuale tra il vostro popolo, rendete un servizio di immenso valore non solo alle vostre Chiese locali, ma anche alla Chiesa universale. Esaltate il mistero della Redenzione e difendete uno dei più sacri diritti del vostro 103 popolo. Come ho accennato nella mia prima enciclica: ―La Chiesa, quindi, osservando fedelmente la plurisecolare prassi del sacramento della Penitenza – la pratica della confessione individuale, unita all‘atto personale di dolore e al proposito di correggersi e di soddisfare – difende il diritto particolare dell‘anima umana: è il diritto ad un più personale incontro dell‘uomo con Cristo crocifisso che perdona... Come è evidente, questo è nello stesso tempo il diritto di Cristo stesso verso ciascun uomo da lui redento: il diritto ad incontrarsi con ciascuno di noi in quel momento-chiave della vita dell‘anima che è quello della conversione e del perdono‖ (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 20). La vita sacramentale Il vostro ministero evangelizzatore raggiunge finalmente il vertice che è nello stesso tempo il centro di tutta la vita sacramentale, nell‘Eucaristia. Qui il Vangelo è pienamente proclamato; qui viene offerta ai fedeli la perfetta unione con Gesù. Qui ogni Cristiano può ricevere il potere salvifico della Redenzione nella sua pienezza. E qui, nel Sacrificio Eucaristico, la vostra particolare missione pastorale viene compiuta. Qui siete veramente uno con Cristo il Buon Pastore, il Supremo Pastore del gregge. Ogni conversione risulta in quell‘unione che si compie solo nell‘Eucaristia. Ogni evangelizzazione si dirige verso questo centro, che è sia la sua fonte che il culmine (cf. Presbyterorum Ordinis, 5). È pure nell‘Eucaristia che noi stessi, Vescovi della Chiesa di Dio troviamo forza e gioia pastorale per condurre il Popolo di Dio nella via della salvezza e della vita eterna. Qui raduniamo, nel nome di Cristo, la sua Chiesa pellegrina nel suo tragitto al Padre, ―il Padre misericordioso e Dio in ogni consolazione‖ (2Cor 1,3). Qui presentiamo Gesù al nostro popolo e procediamo con lui, in santità e verità, verso l‘abbraccio eterno dell‘amore del Padre, verso la piena comunione di vita con la santissima Trinità. Questo, miei fratelli Vescovi, è il mio e vostro ministero – il nostro ministero di evangelizzazione – a servizio del popolo di Dio in Nigeria e dovunque la sua divina provvidenza dirige il vostro zelo missionario. Sia lodato Gesù Cristo, sia lodato il suo amore redentivo, sia lodato il Vangelo della Salvezza (.) Voglio aprire il mio cuore con un dono che ho portato per questa 104 occasione alla vostra Conferenza: è un‘immagine del mio cuore, della mia origine; ed è anche un‘immagine della mia speranza nel futuro della Chiesa, dell‘umanità, e di ogni famiglia umana in ogni madre-patria (ed in particolar modo nella mia madre-patria) nel mondo. Vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione; e per la vostra preparazione. Ho già espresso la mia gratitudine ai vostri collaboratori poc‘anzi, ed alla Conferenza tutta; ora rinnovo gli stessi sentimenti ad ognuno di voi ed a tutta la Conferenza Episcopale Nigeriana. È certo il frutto d‘una Grazia Divina e della benedizione di nostro Signore, se questa visita procede per il meglio, ma è anche frutto del vostro Ministero, del vostro desiderio fraterno e pastorale, e dello spirito di unità tra di voi e con il Vescovo di Roma. Sono profondamente grato per tutto questo e per la preparazione spirituale: non visibile come la preparazione esteriore; ma in fondo questa non è altro che lo specchio nel quale si riflette la spiritualità. Grazie per questa preparazione spirituale della vostra Chiesa, della vostra gente. La vostra nazione, la Nigeria, ha avuto molti missionari, specie dall‘Irlanda: cogliamo quindi l‘occasione per benedire in particolar modo quel Paese che ha dato tanti figli alle missioni di tutta la Chiesa, specie nel vostro paese. Ora, la visita del Papa è un‘esperienza speciale; e desidero ringraziare le precedenti generazioni di Vescovi, sacerdoti e missionari che hanno spianato la strada ad una tale esperienza, ed è unitamente a voi che ringrazio il Signore per mezzo di sua Madre. DISCORSO AGLI ESPONENTI DELLE ALTRE CONFESSIONI CRISTIANE Lagos (Nigeria), 16 febbraio 1982 La Chiesa Cattolica ha molto in comune con le vostre varie comunità ecclesiali È un grande piacere incontrarvi, distinti e venerabili Vescovi e altri capi delle varie famiglie religiose cristiane in Nigeria. La mia visita pastorale, sin dal momento in cui era stata progettata, era tesa ad una importante dimensione ecumenica, perché vedo l‘impegno per l‘unità di tutti i cristiani come un elemento essenziale nel mio ministero di Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Cattolica. Con questo incontro si realizza uno dei miei più fervidi desideri. Sono felice di salutarvi nell‘amore del nostro Signore comune: ―La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi‖ (2Ts 3,17). La 105 Chiesa Cattolica ha molto in comune con le vostre varie comunità ecclesiali. Siamo tutti battezzati in Cristo, che confessiamo nostro Signore e Salvatore, e che riconosciamo come ―unico mediatore tra Dio e gli uomini‖ (1Tm 2,5). La Bibbia ed in particolar modo i Vangeli sono cari e preziosi a tutti noi, perché sono Parola di Dio e rivelazione del suo amore salvifico. Il nostro orientamento religioso fondamentale è guidato dalla nostra fede in Cristo, dal nostro amore per lui, e dal nostro desiderio di contribuire a diffondere il suo Regno nei cuori di tutti, tra tutti i popoli, in ogni tempo. Condividiamo anche pareri comuni sui diritti fondamentali dell‘uomo, sulla giustizia e sulla pace, sullo sviluppo, e sulla necessità di vivere secondo la propria fede. Crediamo che non vi debba essere dicotomia tra il messaggio del Vangelo e il modo di vivere cristiano. Il dolore delle divisioni dei cristiani Se è purtroppo vero che in Nigeria come nel resto del mondo esiste ancora il triste fenomeno della divisione tra cristiani, è anche vero che sono stati realizzati progressi nel campo dell‘ecumenismo, sia in questo Paese che a livello internazionale. La Chiesa Cattolica ha avviato un dialogo fruttuoso, a livello internazionale, con molte Chiese e molte confessioni che voi rappresentate; e qui in Nigeria vi è molto più dialogo, sia esso formale o informale, tra voi ed anche tra voi e la Chiesa Cattolica, che nel passato. Vi è anche una sempre maggior collaborazione a livello mondiale in opere di servizio cristiano e di carità. Tutto ciò trova espressione anche in questo Paese. L‘Associazione Cristiana della Nigeria, istituita solennemente nel 1980, opera a livello nazionale, regionale e degli Stati con notevole successo. L‘Associazione Cristiana Nigeriana per la Sanità è una solida associazione tra tutti gli istituti sanitari della Chiesa in questo vasto paese. Ha fatto cose molto buone, specialmente nei suoi rapporti con il Governo ed in iniziative per la raccolta e la distribuzione di medicinali a prezzi ridotti. Tutto ciò è una testimonianza comune della carità di Cristo. Anche il vostro impegno comune con la Chiesa Cattolica nella Società nigeriana per la Bibbia ha dato frutti; specialmente in iniziative comuni per la traduzione della Bibbia in molte lingue, e nelle sovvenzioni affinché anche i più poveri possano comprare la Bibbia. Questi sforzi sono espressione di un vero zelo, ―perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata‖ (2Ts 3,1). Pubblicate anche dichiarazioni congiunte quando l‘occasione lo richiede. Vi curate del posto della 106 Chiesa e della religione nelle scuole nigeriane. Promuovete inoltre l‘unità nazionale e la comprensione anche in altri modi. Possa Dio benedire tutti questi sforzi. Ho la speranza che i cristiani nigeriani pregheranno ancora con più fervore affinché lo Spirito Santo vi dia il dono della perfetta unità in Cristo. Per il presente, è necessario insistere nelle vostre iniziative congiunte di traduzione della Bibbia, di dialogo e di testimonianza comune di Cristo nella Associazione Cristiana della Nigeria. Promuovete sempre più lo studio dell‘insegnamento di Cristo e delle esigenze morali della vera sequela nella vita cristiana. Soprattutto, amatevi l‘un l‘altro come Cristo ci ha amati. Questo è il suo comandamento particolare. DISCORSO AL CORPO DIPLOMATICO Lagos (Nigeria), 16 febbraio 1982 Favorire il bene comune della comunità universale al di sopra di ogni interesse nazionale È grande per me il piacere di incontrare qui tanti distinti Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo Federale della Nigeria. In voi non saluto solo i rappresentanti eminenti di diversi Governi, ma anche tutto il popolo delle vostre nazioni. Dovunque viaggio, io tengo cara l‘opportunità di incontrare i membri della comunità diplomatica. Mentre rappresentate direttamente i vostri rispettivi Governi, voi ed i vostri colleghi siete tra i primi costruttori di una comunità internazionale, che va oltre i confini di qualunque territorio particolare. Difatti siete chiamati a favorire il bene comune della comunità universale al di sopra di ogni interesse nazionale. In molte occasioni ho espresso il mio profondo apprezzamento per il servizio che compiono i Diplomatici. La Santa Sede stessa, che ha sempre l‘intento di promuovere relazioni pacifiche e fruttuose con le autorità civili, è sempre felice quando si stabiliscono relazioni solide tra lei stessa e gli Stati che lo desiderano. I Nunzi apostolici ed i Pro-Nunzi sono tra i miei più preziosi collaboratori, ed i Capi delle Missioni accreditate presso la Santa Sede, in Vaticano, sono compagni stimati nella nostra comune ricerca e nello sforzo di promuovere un clima di fratellanza e di solidarietà fra i popoli di buona volontà. Dialogo nel rispetto delle singole prerrogative Con reciproca deferenza delle rispettive prerogative della Chiesa e 107 dello Stato, si può realizzare molto in un dialogo aperto ed in una leale collaborazione a beneficio dell‘umanità, a beneficio di ogni essere umano. Nessuna persona seriamente interessata nella protezione del benessere della persona umana può evadere dalla cooperazione internazionale. Lo so, Signore e Signori, che voi siete profondamente consapevoli della necessità di mettere in comune ogni mezzo e sforzo per edificare, per l‘umanità, un ordine mondiale di pace e giustizia. La vostra è una nobile missione ed una sfida costantemente nuova. Il vostro compito è stato descritto, in vari modi, come l‘arte delicata di fare quanto è politicamente possibile per riconciliare interessi opposti oppure contraddittori fra i diversi paesi, di rappresentare il ruolo della vostra nazione nel dominio internazionale, e di costruire ponti tra popoli di origine e di identità culturale differenti. Qualunque cosa possa essere considerata come la caratteristica distintiva della vostra missione è evidente che i Diplomatici si distinguono sempre come specialisti del dialogo e della collaborazione. Le porte del Terzo millennio Siamo alla soglia del terzo millennio ed il nostro è un periodo emozionante della storia, con incredibili opportunità nel campo scientifico e tecnologico, ma anche carico di contrasti e di continui incagli nelle relazioni reciproche. È urgente muoversi al di sopra di ogni genere di punti di vista unilaterali o di posizioni fisse che tendono a rendere il dialogo difficile o impossibile. Questo si realizza se si fa della dignità della persona umana la base ed il punto di partenza per migliori relazioni. Mentre la singola persona umana è sovrana, è anche vero che essa appartiene ad un gruppo particolare o ad una nazione che nutre dei valori inerenti alla sua eredità storica e culturale e che si allinea su certe posizioni. Questo è normale e naturale. Perciò esiste una varietà di strutture sociali e di opzioni politiche che possono promuovere il bene comune, pur rispettando veramente la dignità umana. Invece le opposizioni artificiali e superflue si trasformano facilmente in polarizzazioni ed ostacolano sia il dialogo che la collaborazione che solo possono superare gli ostacoli e risolvere le situazioni di contrasto. Il dialogo tra i popoli e le nazioni, malgrado le disuguaglianze economiche, monetarie e materiali deve verificarsi sulla base dell‘uguaglianza in dignità e sovranità. La superiorità economica e monetaria, il possesso di beni materiali e di risorse, o di capacità tecnologiche non giustificano una superiorità politica o sociale, culturale o morale 108 di un popolo o di una nazione sopra un‘altra. I Paesi del Terzo Mondo Questo quindi significa che qualunque posizione che cerchi di giustificare tale superiorità su una base ideologica o filosofica non è una posizione valida e deve essere respinta. Il vero dialogo e la collaborazione richiedono un continuo riferimento alla verità fondamentale che riguarda l‘uomo: la dignità e l‘uguaglianza della persona umana come individuo e come membro di una società. La vostra missione, Signore e Signori, assume una particolare dimensione ed urgenza perché vi ha impegnato nel terzo mondo. La condizione di tanti paesi del Terzo Mondo rimane un avvertimento costante che la questione dello sviluppo non è spenta, anche se qualcuno, a volte può aver l‘impressione che non è più considerata con la priorità che meriterebbe. Molti governi del mondo oggi sembrano preoccuparsi per tanti altri affari, come l‘inflazione e la sicurezza militare. Eppure, nonostante il livello impressionante di crescita economica che alcuni paesi sviluppati hanno raggiunto negli ultimi decenni, milioni di persone rimangono condizionate da una povertà che non significa solo basse rendite, ma anche malnutrizione, fame, analfabetismo, mancanza di istruzione, disoccupazione persistente e minore rispetto per la vita. La distribuzione sproporzionata della ricchezza e della miseria Nella mia ultima enciclica ho attirato l‘attenzione su questa situazione, specialmente quando ho affermato che ―la distribuzione sproporzionata della ricchezza e della miseria, l‘esistenza di paesi sviluppati e non, esigono una perequazione e la ricerca delle vie per un giusto sviluppo di tutti‖ (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 2). Mi sono riferito ad ―un fatto sconcertante di proporzioni immense, e cioè che mentre da una parte cospicue risorse della natura rimangono inutilizzate, dall‘altra esistono schiere di disoccupati o di sottooccupati e sterminate moltitudini di affamati‖ (Ivi. 18). Lo sviluppo umano integrale merita pure un‘attenzione particolare, perché esercita una funzione importantissima nella grande causa della pace internazionale. La pace nel mondo intero è possibile solo se esiste la pace interna in ogni paese. E una pace interna non sarà mai conseguita se ogni nazione non dà l‘attenzione dovuta alla promozione di un giusto sviluppo che sia vantaggioso per tutti i suoi cittadini. Anche questo decennio deve ascoltare la parola profetica di Paolo VI che quindici anni fa ha affermato: ―il 109 nuovo nome della pace è lo sviluppo‖. Con queste parole ha invitato milioni di persone ad accettare una nuova responsabilità per la pace ed ha offerto una nuova speranza ai poveri ed agli oppressi del mondo. Pertanto è necessario ideare vie per sollecitare i governi perché continuino a dare ai progetti di sviluppo la suprema priorità nella formulazione della loro nuova politica e dei loro programmi. Diritti e dignità della persona È inoltre importante insistere sullo sviluppo che rispetti la dignità ed i diritti inalienabili della persona, e non solamente uno sviluppo tecnologico o economico. In questa struttura lo sviluppo umano integrale è strettamente unito alla ricerca di uguaglianza e di giustizia e ad un interesse sincero per i membri più deboli e più poveri della società. Lo sviluppo integrale, come la pace stessa, richiede un clima sereno di libertà umana. Qui pure, come diplomatici, dovete avere una convinzione sicura ed un immutabile impegno. Le singole persone devono poter esprimere la loro libertà nel potere attuale di scelta, nella determinazione responsabile dei loro atti, ed in quella padronanza di sé che esclude pressioni esterne. In questo modo pure i popoli interi devono poter godere effettivamente di una legittima autonomia e indipendenza, esercitandoli in una sovranità nazionale, senza interferenze estranee. Ed è la sovranità nazionale che voi cercate di rappresentare così degnamente in seno all‘unica famiglia dell‘umanità che abbraccia tutte le nazioni. Signore e Signori, voi siete nella condizione più favorevole per promuovere il dialogo e la vera collaborazione, per costruire ponti verso la comprensione reciproca per il bene di tutti. In un mondo ed in un continente così pieni di promesse eppure così devastato da dissensi, sfruttamento, ingiustizie, malintesi e da ogni specie di minacce per la pace, avete un ruolo splendido da svolgere: incoraggiare la giustizia, lavorare per la riconciliazione e per rinforzare la solidarietà umana. Siete chiamati ad essere eminenti pacificatori, generosi servitori dei vostri compagni nella causa dello sviluppo e fedeli difensori della vera libertà. Dio vi benedica in questo altissimo compito. 110 DISCORSO AGLI OPERATORI DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI Lagos, 16 febbraio 1982 Una grande responsabilità Per la prima volta, dopo l‘ultimo 13 maggio, io posso avere un contatto diretto con un gruppo di rappresentanti della stampa, della radio e della televisione. Ed io sono lieto che questo incontro avvenga con voi che siete stati con me durante il mio più recente viaggio in Africa, il primo che io abbia fatto fuori dall‘Italia dopo l‘attentato alla mia vita. Molti di voi sono stati a Roma la scorsa estate per informare i vostri lettori, spettatori e ascoltatori sul corso della mia convalescenza. Io desidero ringraziarvi ancora una volta per l‘interesse che voi avete dimostrato durante quell‘episodio. Io attribuisco il suo felice esito alla speciale protezione del Signore e alla intercessione della Vergine. Ed ora la Provvidenza di Dio ha fatto sì che nello spazio di meno di due anni io potessi fare una seconda visita nel continente africano. Questo incontro con voi in particolare, giornalisti e rappresentanti della radio e della televisione dei Paesi dell‘Africa, mi offre una opportunità di riflettere con voi sulla importanza dei mezzi di comunicazione sociale in Africa, oggi. Voi qui siete alla fase iniziale di sviluppo dei vostri mezzi di comunicazione, mentre i paesi più industrializzati hanno già raggiunto un alto livello in questo settore. Questa situazione accresce le vostre responsabilità, mentre vi offre una occasione unica. Con la vostra azione, la vostra onestà professionale e la vostra dedizione alla causa della verità, voi potete dare un contributo decisivo a questo continente. Orientando i mass-media decisamente al servizio dell‘uomo e in favore di una informazione obiettiva, l‘Africa può determinare il suo futuro sviluppo. Uso corretto dei mezzi di comunicazione Noi sappiamo che oggi, in questo settore, come in altri, ci sono dannosi squilibri e che diverse organizzazioni internazionali hanno parlato chiaro su di essi. C‘è una tendenza verso un esercizio di pressione esterna sul mondo della stampa, della radio e della televisione con l‘imposizione, da parte delle nazioni più potenti, non soltanto della tecnologia ma anche delle idee. Per tale ragione io penso che è importante sottolineare che la sovranità nazionale è salvaguardata attraverso un uso corretto dei mezzi di comunicazione, proprio perché questi mezzi possono diventare 111 strumenti di pressione ideologica. E questa pressione ideologica è più dannosa ed insidiosa di molti mezzi più evidentemente coercitivi. La Chiesa Cattolica continuerà a richiamare l‘attenzione sul ruolo delle comunicazioni sociali. Dopo il Concilio Vaticano II essa ha moltiplicato i suoi sforzi in questo settore. Quest‘anno segna il 10° anniversario della pubblicazione della istruzione pastorale Communio et Progressio. In questo documento si riscontrano tre parole che emergono di preferenza: sincerità, onestà e verità. Se ciascuno di voi seguita a versare questi principi nella pratica della vita, ciascuno nella sua sfera di competenza, allora i mezzi di comunicazione sociale diverranno realmente per tutta l‘umanità i mezzi dell‘avanzamento sociale e culturale, i mezzi per un vero progresso. Questa è la speranza che accompagna le espressioni della mia gratitudine, per tutti i sacrifici e servizi che voi avete così generosamente compiuto durante il mio pellegrinaggio pastorale in Nigeria che ora sta per terminare. DISCORSO ALLA PARTENZA DALLA NIGERIA (Lagos, 17 febbraio 1982) Sono colmo di gratitudine Signor Presidente, Eminenza, confratelli Vescovi, Esponenti del Governo e voi, gente meravigliosa della Nigeria, è venuto il momento per congedarmi da voi e dirvi addio. Sono colmo di gratitudine. Il mio cuore trabocca di gioia. Non avete risparmiato sforzi per organizzare magnificamente il mio viaggio, le celebrazioni e gli incontri. Desidero ringraziare il Presidente, il Vice-Presidente e tutti i funzionari del Governo a tutti i livelli per la loro accoglienza ed ospitalità così cordiale, per la loro generosa assistenza. Ringrazio i Vescovi cattolici e tutti i comitati cattolici che hanno lavorato con tanta dedizione e competenza. La mia gratitudine va a tutti i piloti, conducenti, uomini della sicurezza, e ad ogni uomo, donna e bambino che hanno manifestato un così alto spirito di ospitalità e un così vivo interesse. Porto con me il ricordo molto vivo di una grande nazione, di un popolo generoso, di una Chiesa dinamica, di una gioventù entusiasta e dotata di molti talenti, di un Paese che onora la famiglia, rispetta gli anziani e guarda ai figli come ad una benedizione. Insomma, porto con me il ricordo indimenticabile di un paese che fa onore all‘Africa, al mondo e alla Chiesa di Gesù Cristo. 112 Anche se devo partire ora, il mio cuore resta con tutti voi. Mi sarà possibile tornare un giorno nella Nigeria? Una parola speciale ai bambini nigeriani Ed ora desidero rivolgere una parola finale ad una persona molto speciale che è tra di voi, dovunque io guardi. È il bambino nigeriano: ciascun bambino e ciascuna bambina creata ad immagine e somiglianza di Dio. È al bambino di questo grande Paese, al bambino dotato di dignità umana e di diritti inalienabili, al bambino che riflette l‘amore di Dio nei suoi occhi e lo esprime attraverso il suo sorriso, che lascio il mio messaggio di fratellanza, di amicizia e di amore. Io ti chiedo, bambino caro, – so infatti che mi stai ascoltando – di trasmettere questo messaggio ai tuoi fratelli e alle tue sorelle ed ai bambini che verranno dopo di te. Chiunque tu sia, questo messaggio d‘amore appartiene alla tua religione come appartiene alla mia: dico che tu, ed ogni altro bambino, siete amati da Dio e degni di amore. E che questo amore deve diffondersi dovunque e prendere possesso di ogni cuore. L‘amore di cui sto parlando significa che devi amare Dio in contraccambio del suo amore; e questo lo fai amando ogni altro figlio di Dio su questa terra. Questo amore vuol dire che non vi è posto per l‘egoismo, la menzogna, la meschinità, l‘odio, la discriminazione, la violenza in questo mondo. Significa che tu ed ogni altro bambino sulla terra avete la stessa dignità agli occhi di Dio: qualunque sia la vostra età, la vostra razza, la vostra nazionalità; che siate maschio o femmina, ricchi o poveri, forti o deboli, sani o malati o handicappati. L‘amore che vi chiedo di avere per ogni fratello e sorella, per ogni persona vivente, è l‘amore di generosità e di bontà, di sacrificio, di amicizia e di pace. (…) Caro bambino della Nigeria: agendo in questa maniera hai più potere di tutte le centrali nucleari del mondo, perché hai il potere di portare pace e felicità al mondo. Parlo del potere che è tuo perché ti viene da Dio, ed è il potere di amare, il potere di amare ogni altro bambino. Caro bambino, Dio ti ha amato; ora devi amare anche tu in contraccambio. Addio, e che Dio benedica tutta la Nigeria. 113 IL VIAGGIO APOSTOLICO DEL 1998 DISCORSO ALLA CERIMONIA DI BENVENUTO (21 marzo 1998) Vengo in Nigeria come amico Con profonda gratitudine rendo lode alla Divina Provvidenza per avermi concesso la grazia di ritornare da voi e di camminare ancora una volta sul suolo di questa terra benedetta! A voi che siete qui riuniti per darmi il benvenuto, e a tutti i figli e le figlie della Nigeria, porgo sinceri saluti di amore e di pace. Rivolgo un particolare ringraziamento ai miei Fratelli Vescovi per il loro invito e al Capo dello Stato, agli altri Responsabili del governo e alle autorità, per aver reso possibile questa visita. Considero la presenza di tutti voi, qui oggi, segno di amicizia e manifestazione del vostro desiderio di operare insieme per servire il bene dell'intera nazione.Vengo in Nigeria come amico, come persona profondamente preoccupata per il destino del vostro Paese e dell'Africa in generale. Lo scopo principale della mia visita è quello di celebrare insieme alla comunità cattolica la beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene Tansi, primo nigeriano nella storia della Chiesa ad essere ufficialmente proclamato «beato». Padre Tansi Questa beatificazione, celebrata proprio nel Paese in cui Padre Tansi è nato e ha esercitato il suo ministero sacerdotale, è un onore per l'intera nazione. Essa offre a tutti i nigeriani l'opportunità di riflettere sull'orientamento e sul discernimento che la vita di Padre Tansi offre alla società attuale. In lui, e in quanti dedicano completamente la propria vita al servizio degli altri, si rivela il cammino lungo il quale i nigeriani dovrebbero procedere verso un futuro più luminoso per il loro Paese. La testimonianza resa da Padre Tansi è importante in questo momento della storia della Nigeria, momento che esige sforzi onesti e congiunti per promuovere l'armonia e l'unità nazionale, per garantire il rispetto della vita umana e dei diritti umani, per promuovere la giustizia e lo sviluppo, per combattere la disoccupazione, per dare speranza ai poveri e ai sofferenti, per risolvere i conflitti attraverso il dialogo e per creare una solidarietà vera e duratura tra tutti i settori della società. 114 La violenza non cessa di causare grande dolore e tormento ad alcuni popoli africani (.) Nel giungere in Africa Occidentale, rivolgo il mio pensiero al popolo della Sierra Leone, che ha tanto sofferto in tempi recenti. Noi tutti dobbiamo sperare che con il costante aiuto di quanti sono responsabili della pace n Africa, il ritorno all'ordine costituzionale e alle libertà democratiche aprono la strada ad un nuovo periodo di ricostruzione e di sviluppo. A tale proposito riconosco doverosamente il contributo offerto dalla Nigeria e da altri Paesi al fine di risolvere questa difficile situazione. Desidero, in particolare, esprimere la mia sincera gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato alla felice operazione di salvataggio presso il Catholic Pastoral Centre di Makeni. Desidero anche incoraggiare il popolo della Liberia, che sta uscendo da una situazione di tragico conflitto e si sta adoperando per ricostruire la propria nazione. La giustizia e la pace costituiscono la via dello sviluppo e del progresso. Possa Dio infondere forza a tutti coloro che procedono lungo questa via al servizio della comunità umana! L’urgenza della riconciliazione Cari amici nigeriani, siete tutti chiamati, nel vostro Paese, a fare appello alla vostra saggezza e alle vostre capacità nel difficile e pressante compito di costruire una società che rispetti tutti i suoi membri nella loro dignità, nei loro diritti e nelle loro libertà. Ciò esige un atteggiamento di riconciliazione e richiede che il Governo e i cittadini di questa terra s'impegnino fermamente a dare il meglio di sé per il bene di tutti. La sfida che dovete affrontare è grande, ma ancor più grandi sono le vostre capacità e la vostra determinazione per affrontarla. La vita e la testimonianza di Padre Tansi ci ricordano un versetto del Vangelo: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5, 9). Beati tutti coloro che, in Nigeria e altrove in Africa, operano a favore della pace autentica. Beati agli occhi di Dio tutti coloro che operano per condurre il continente africano verso una nuova fase di stabilità, di riconciliazione, di sviluppo e di progresso.Il successo definitivo di questa impresa verrà dall'Onnipotente, Signore della vita e della storia dell'uomo. Certo che Egli vi sosterrà nel lavoro che dovrete affrontare, faccio mie le parole del Salmista: «Il Signore darà forza al suo popolo, benedirà il suo popolo con la pace» (Sal 29, 11). Dio benedica la Nigeria. 115 DISCORSO AI CAPI MUSULMANI (22 marzo 1998) Sua Altezza Reale il Sultano di Sokoto Nonostante la brevità della mia permanenza in Nigeria, non ho voluto che trascorresse senza questo importante incontro con i massimi rappresentanti dell'Islam in questo Paese. Permettetemi di esprimervi la mia gratitudine per aver accolto l'invito a venire qui questa sera; sono profondamente riconoscente per l'opportunità che mi si offre di salutare, per vostro tramite, l'intera comunità musulmana in Nigeria. Ringrazio Sua Altezza Reale per le sue gentili parole, e a mia volta vi rivolgo un saluto di Pace, la pace che ha la sua autentica fonte in Dio, che, nella vostra tradizione, tra i suoi "splendidi appellativi", ha anche quello di al-Salam, Pace.Come sapete, lo scopo della mia visita è stato quello di proclamare solennemente la santità di un figlio di questo Paese, Padre Cyprian Michael Iwene Tansiche è stato dichiarato un modello di religioso che ha amato gli altri e si è sacrificato per loro. L'esempio di quanti vivono vite sante ci insegna non soltanto ad esercitare il rispetto e la comprensione reciproci, ma a diventare noi stessi modelli di bontà, di riconciliazione e di collaborazione, al di là dei confini etnici e religiosi, per il bene dell'intero Paese e a maggior gloria di Dio. Un vincolo spirituale tra cristiani e musulmani In quanto cristiani e musulmani, condividiamo la fede in "un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale" (Lumen Gentium, n. 16). Anche se differiamo nel modo d'intendere quest'Unico Dio, siamo tuttavia simili nel nostro sforzo di conoscere e fare la sua volontà. Questa aspirazione religiosa costituisce di per sé un vincolo spirituale tra cristiani e musulmani, vincolo che può stabilire una solida ed ampia base di collaborazione in molti campi. Questo è importante ovunque cristiani e musulmani vivono insieme, ma lo è in modo particolare in Nigeria, dove cristiani e musulmani presenti in così grande numero. Tra le importanti convinzioni che condividiamo, sia il Cristianesimo sia l'Islam pongono l'accento sulla dignità di ogni persona umana, in quanto creata da Dio per un fine speciale. Ciò ci porta a sostenere il valore della vita umana in tutti i suoi stadi e la famiglia in quanto unità essenziale della società. Di conseguenza consideriamo un peccato contro il Creatore ogni abuso nei confronti dei membri più deboli della società, in particolare donne e bambini. Inoltre le nostre religioni pongono molta enfasi 116 sulla responsabilità degli individui di rispondere a quanto, in coscienza, ritengono che Dio desideri da loro. E' inquietante la riflessione sull'attuale condizione dei diritti umani poiché in alcune parti del mondo le persone vengono ancora perseguitate e imprigionate per motivi di coscienza e per il loro credo religioso. Quali vittime innocenti, rappresentano la triste prova che è stata la forza - e non i principi democratici - a prevalere, che l'intenzione non è quella di servire la verità e il bene comune, bensì di difendere interessi particolari ad ogni costo. Viceversa, entrambe le nostre tradizioni propugnano un'etica che rifiuta un individualismo che è alla ricerca della propria soddisfazione e che non presta attenzione alle necessità altrui. Un servizio alla società di amore, pace e convivenza Noi crediamo che, agli occhi di Dio, le risorse della terra siano destinate a tutti e non solamente a pochi. Siamo consapevoli che l'esercizio del potere e dell'autorità debba intendersi come un servizio alla comunità e che tutte le forme di corruzione e di violenza rappresentino una grave offesa alla volontà di Dio per la famiglia umana. Abbiamo in comune così tanti insegnamenti riguardo alla bontà, la verità e la virtù, che è possibile tra noi una grande comprensione. Anzi, è necessaria. Nel Messaggio che ho rivolto alla Comunità Musulmana a Kaduna, nel corso della mia prima visita nel vostro Paese, nel 1982, ho affermato: "Sono convinto che se noi (cristiani e musulmani) uniamo le nostre forze in nome di Dio, possiamo fare molto bene... Possiamo collaborare nella promozione della giustizia, della pace e dello sviluppo. Spero fermamente che la nostra solidarietà in quanto fratelli, in nome di Dio, sarà veramente per il bene futuro della Nigeria e di tutta l'Africa" (14 febbraio 1982, n. 4). In tutte le società possono nascere divergenze. Talvolta le dispute e i conflitti che ne derivano assumono un carattere religioso. La religione stessa viene a volte chiamata in causa senza scrupoli per generare conflitti. La Nigeria ha conosciuto tali lotte, anche se occorre riconoscere con gratitudine che in molte parti del Paese persone di differenti tradizioni religiose vivono fianco a fianco in un rapporto di buono e pacifico vicinato. Le differenze etniche e culturali non dovrebbero mai essere chiamate in causa per giustificare i conflitti. Piuttosto, come voci diverse in un coro, tali diversità possono vivere in armonia, sempre che esista un autentico desiderio di rispetto reciproco. 117 La libertà religiosa I cristiani e i musulmani concordano sul fatto che, in materia religiosa, non possono esserci coercizioni. Siamo impegnati a promuovere atteggiamenti di apertura e di rispetto nei confronti dei seguaci di altre religioni. Tuttavia è possibile fare un errato uso della religione ed è compito dei capi religiosi vegliare affinché questo non accada. Soprattutto, ogni qual volta viene fatta violenza in nome della religione, dobbiamo chiarire a tutti che, in tali circostanze, non ci troviamo di fronte alla vera religione. L'Onnipotente infatti non può tollerare la distruzione della propria immagine nei suoi figli. Da questo luogo nel centro dell'Africa Occidentale, rivolgo un appello a tutti i Musulmani, proprio come ho fatto coi miei confratelli Vescovi e con tutti i Cattolici: fate sì che l'amicizia e la cooperazione siano la nostra ispirazione! Lavoriamo insieme per una nuova era di solidarietà e di servizio congiunto dinanzi all'enorme sfida di costruire un mondo migliore, più giusto e più umano! Quando sorgono problemi, sia a livello locale, regionale o nazionale, le soluzioni vanno cercate attraverso il dialogo. Non è questa la consuetudine della tradizione africana? Quando nigeriani di diversa estrazione si riuniscono per pregare per i bisogni del Paese - ogni gruppo secondo la propria tradizione - essi sono consapevoli di stare insieme come un popolo unito. In questo modo rendono veramente onore all'Altissimo Signore del cielo e della terra. DISCORSO AI VESCOVI DELLA NIGERIA (Abuja, 23 marzo 1998) Miei cari Fratelli nell'Episcopato L'eco dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, celebrata circa quattro anni fa, è ancora forte in voi. Il Sinodo ha rappresentato un momento di riflessione feconda e piena di grazia sulla forza e sulla debolezza della comunità cattolica che continua a crescere e a svilupparsi in questo continente. I Padri hanno esaminato a lungo e in tutta la sua complessità ciò che la Chiesa è chiamata a fare alla luce dell'attuale situazione. Con costante fiducia nelle promesse di Dio, e nonostante le difficoltà presenti in molti Paesi, essi hanno riaffermato la determinazione della Chiesa di rinvigorire in tutti gli africani la speranza in una vera liberazione 118 (cfr Ecclesia in Africa, n. 14). Poiché vi state impegnando a tal fine, vi rivolgo oggi questo messaggio e pongo al centro del mio discorso le parole di incoraggiamento e di grazia scritte quasi duemila anni fa dall'Apostolo Paolo al suo «figlio prediletto» Timoteo: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2 Tm, 1, 7). Cari Fratelli, il vostro ministero individualmente verso i fedeli delle vostre Chiese particolari e collettivamente verso la nazione nel suo insieme - manifesta già il segno di questo spirito, e io desidero sostenere il vostro coraggio e la vostra fermezza affinché rimangano sempre i tratti distintivi della proclamazione della salvezza che offrite in Gesù Cristo. Ciò è tanto più necessario in quanto si avvicina il nuovo Millennio, tempo di grazia, «ora dell'Africa» (Ecclesia in Africa n. 6). Sarà la vostra guida coraggiosa e ferma a consentire alla Chiesa in Nigeria di affrontare le sfide della nuova evangelizzazione in questo momento della vostra storia. La Beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene Tansi Non riesco a esprimere come vorrei la mia gioia e la mia gratitudine per essere riuscito a tornare in Nigeria e a celebrare in questo Paese benedetto la Beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene Tansi. Ringrazio l'Arcivescovo Obiefuna per la gentilezza e il calore delle parole con cui, a nome di tutti voi, mi ha dato il benvenuto. A mia volta saluto voi, Vescovi della Nigeria, e, per vostro tramite, tutti i membri delle Chiese locali. Assicurate i vostri sacerdoti, religiosi e laici - soprattutto i malati, gli anziani, i bambini e i giovani - del mio affetto e della mia stima. «Grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro» (2 Tm 1, 2). Nell'opera di evangelizzazione la Chiesa deve superare molti ostacoli, eppure non si lascia scoraggiare. Piuttosto, essa continua a rendere eloquente testimonianza al suo Signore, non soltanto attraverso la sollecitudine spirituale verso i propri figli, ma anche mediante l'impegno a servire la società nigeriana nel suo insieme. La sua è veramente una forza che va al di là di tute le sue risorse umane - «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza» (2 Tm 1, 7) - e per questo ha fiducia nel fatto che dai semi che essa pianta Dio trarrà un abbondante raccolto. In verità, la parola di Dio non può essere incatenata (cfr Tm 2, 9), e sarà sempre evidente che la gloria non sarà nostra, bensì del «Padrone della messe» (Lc 10, 2). 119 La Nigeria ha una delle più numerose popolazioni cattoliche dell'Africa Allo stesso tempo, tuttavia, l'importanza e la credibilità della proclamazione della Buona Novella da parte della Chiesa sono strettamente legate alla credibilità dei suoi messaggeri (cfr Ecclesia in Africa n. 21). Per questo motivo quanti sono stati chiamati al «ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18) - sia Vescovi che sacerdoti - devono mostrare in modo chiaro e inequivocabile di credere fermamente a quanto predicano. Con le parole del mio predecessore, Papa Paolo VI: «La testimonianza della vita è divenuta più che mai una condizione essenziale per l'efficacia profonda della predicazione. Per questo motivo, eccoci responsabili, fino a un certo punto, della riuscita del vangelo che proclamiamo» (Evangelii nuntiandi, n. 76). La Nigeria ha una delle più numerose popolazioni cattoliche dell'Africa, e il numero dei credenti è in continua crescita. Questo è un segno della vitalità e della crescente maturità di questa Chiesa locale. Particolarmente promettente a questo proposito è l'aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Poiché i sacerdoti sono i vostri principali collaboratori nello svolgimento della missione apostolica della Chiesa, è essenziale che i vostri rapporti con loro siano caratterizzati da unità, fratellanza e apprezzamento dei loro talenti. Quanti, attraverso l'Ordine Sacro, sono stati configurati a Cristo il Buon Pastore, devono condividere questo atteggiamento di completo dono di sé per la salvezza del gregge e per la diffusione del Vangelo. Vivere la vita sacerdotale richiede una profonda formazione spirituale e soprattutto un impegno a una continua conversione personale. La vostra vita e quella dei vostri sacerdoti dovrebbero riflettere lo spirito della povertà evangelica e il distacco dalle cose e dagli atteggiamenti del mondo. Il celibato, quale completo dono di sé al Signore e alla sua Chiesa, deve essere attentamente tutelato, ed ogni atteggiamento che possa dare scandalo deve essere propriamente evitato e, quando si renda necessario, corretto. I piani pastorali Con oltre tremila seminaristi attualmente in formazione nei seminari maggiori interdiocesani esistenti, state progettando di aprirne altri; ciò vi consentirà di garantire in modo più idoneo la giusta formazione dei candidati al sacerdozio. Inoltre, anche i seminari maggiori per i religiosi stanno dando buoni frutti e stanno crescendo. Anche se il numero aumenta, tuttavia, resta di vitale 120 importanza fornire una guida e un orientamento attenti nella selezione e nella preparazione di quanti sono chiamati al ministero sacerdotale nella Chiesa. Siate certi che, se i vostri seminari si conformeranno ai requisiti fondamentali del programma di formazione sacerdotale della Chiesa - soprattutto quello presentato nel Decreto Conciliare Optatam totius e nell'Esortazione Apostolica Post-Sinodale Pastores dabo vobis - produrranno frutti eccellenti per le generazioni future. Pochi mesi fa, la Conferenza Episcopale della Nigeria ha portato a termine il suo Piano Pastorale Nazionale, uno strumento che sarà molto importante per conferire impulso e orientamento alla nuova evangelizzazione. Nel mettere in pratica questo Piano, dovrete costantemente valutare la sua efficacia e apportarvi insieme le modifiche necessarie ad affrontare i diversi bisogni pastorali delle Chiese particolari. Nessun piano pastorale veramente nazionale può fare a meno di considerare in che modo le differenze etniche e culturali possono armonizzarsi in uno spirito di genuina collaborazione e comunione ecclesiale. Il vostro sostegno congiunto a progetti pastorali come l'Istituto Cattolico dell'Africa Occidentale, rappresenta uno dei modi per superare tali differenze. Desidero incoraggiarvi a fare della Conferenza Episcopale un efficace strumento di sempre maggiore unità, solidarietà e azione congiunta da parte delle quarantacinque diverse Giurisdizioni Ecclesiastiche della Nigeria. Vocazioni, sacerdoti, religiosi e laici Poiché il numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa è in aumento, vi incoraggio a promuovere vocazioni missionarie e a facilitare l'apostolato dei sacerdoti e dei religiosi chiamati all'impegno missionario al di fuori delle proprie Diocesi e della Nigeria stessa. Queste sono alcune delle sfide che la Chiesa in Nigeria deve affrontare, una Chiesa che adesso è diventata maggiorenne. Sì, il cristianesimo «è davvero piantato in questa terra benedetta» (Ecclesia in Africa, n. 35); L'Africa è diventata «nuova patria di Cristo» (ibid., n. 56) e gli africani sono adesso missionari gli uni per gli altri. Le vostre Diocesi possono contare in modo particolare sulla testimonianza e sull'opera dei molti religiosi e religiose che, donandosi liberamente, tanto contribuiscono alla vita e al vigore delle vostre comunità. La loro speciale consacrazione al Signore li rende idonei a recare una testimonianza particolarmente efficace all'amore di Dio per il suo popolo e fa di essi dei segni viventi della verità che «il regno di Dio è vicino» (Mc 121 1, 15). Essi rappresentano un elemento integrale della vita e della missione della Chiesa in Nigeria: non fate mai mancare loro la vostra attenzione e la vostra sollecitudine paterna; state loro vicini e abbiate cura del loro carisma, dono straordinario del Signore. A questo punto è opportuno esprimere apprezzamento per il crescente impegno dei fedeli laici nel compito di promuovere il Regno di Dio in questo Paese. Infatti la forza della testimonianza evangelica della Chiesa dipenderà sempre più dalla formazione di un laicato attivo, che lo renda idoneo a portare lo spirito di Cristo negli ambienti politici, sociali e culturali e a offrire una collaborazione sempre più competente nella pianificazione e nell'attuazione delle vostre iniziative pastorali. Le vostre Chiese particolari sono anche benedette da catechisti ed "evangelizzatori", che si adoperano con abnegazione nel compito di annunciare Cristo e di far conoscere le sue vie ai loro fratelli e alle loro sorelle. Inoltre, le qualità specifiche delle società di apostolato laico e dei gruppi di preghiera, purché evitino accuratamente ogni esclusivismo, rappresentano una forza vitale per la crescita delle vostre comunità di fede. Il Sinodo – Ecclesia in Africa L'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha considerato l'evangelizzazione delle famiglie una priorità essenziale, poiché è attraverso di esse che la famiglia africana viene evangelizzata (cfr Ecclesia in Africa, n. 80). Inoltre il matrimonio e la vita familiare sono le normali vie di santità per la maggior parte dei fedeli affidati alla vostra sollecitudine. Per questo motivo, i vostri incessanti sforzi per portare le coppie a scoprire la verità, la bellezza e la ricchezza della grazia insita nella loro nuova vita comune in Cristo, rimangono parte essenziale delle vostre responsabilità pastorali e il modo più sicuro per garantire un'autentica inculturazione del Vangelo. Similmente, ai giovani, che rappresentano il futuro della Chiesa e della nazione, vanno offerti aiuto e assistenza affinché superino gli ostacoli che potrebbero impedire il loro sviluppo: analfabetismo, disoccupazione, indolenza, droga. Un modo eccellente di affrontare questa sfida è di esortare gli stessi giovani a divenire evangelizzatori dei loro compagni - perché nessuno può farlo meglio di loro. I giovani devono essere aiutati a scoprire molto presto il valore del dono di sé, un fattore essenziale per il raggiungimento della maturità personale. Desidero aggiungere che 122 dovete essere particolarmente solleciti nel fare tutto il possibile affinché i giovani nigeriani - soprattutto le ragazze e le giovani donne - vengano tutelati dall'eventualità di diventare vittime di sfruttamenti senza scrupoli, che spesso li costringono a forme di schiavitù particolarmente degradanti con conseguenze tragiche e devastanti. Il processo dell’inculturazione I Padri Sinodali hanno inoltre fatto appello alla Chiesa in Africa perché si impegni attivamente nel processo di inculturazione, rispettando i due importanti criteri della compatibilità con il messaggio cristiano e della comunione con la Chiesa universale (cfr Ecclesia in Africa, n. 62). Vi incoraggio quindi a fare tutto il possibile - dal punto di vista liturgico, teologico e amministrativa affinché il vostro popolo si senta sempre più a casa nella Chiesa e la Chiesa sempre più a casa con il vostro popolo. Sarà necessario condurre ricerche sulla Religione Tradizionale Africana e sulla Cultura africana, e saper discernere e vigilare con cautela. Che lo Spirito Santo vi guidi in questi sforzi!. I membri delle Chiese particolari affidati alla vostra sollecitudine sono cittadini di una nazione che adesso deve affrontare diverse importanti sfide nel tentativo di operare cambiamenti politici e sociali. In questo contesto acquista un significato ancora maggiore il vostro ruolo di guide della comunità cattolica, guide che riconoscano l'opportunità e la necessità di un dialogo costruttivo con tutti i settori della società sulle giuste e solide basi della vita sociale. Un tale dialogo, mentre cerca di mantenere aperti tutti i canali di comunicazione con pazienza e buona volontà, non vi impedisce di esporre apertamente e con deferenza le convinzioni della Chiesa, soprattutto quelle riguardanti argomenti importanti quali la giustizia e l'imparzialità per tutti i cittadini, il rispetto per i diritti umani, la libertà religiosa e l'oggettiva verità morale che devono riflettersi nella legislazione civile. Dialogo e cooperazione È di vitale importanza che tutti i nigeriani collaborino al fine di garantire che i necessari cambiamenti avvengano pacificamente e senza indebite sofferenze per i settori più deboli della popolazione. E' dunque chiaro che i generosi sforzi dei Pastori e dei fedeli, in stretta collaborazione con i cristiani di altre Chiese e comunità ecclesiali, svolgono un ruolo importante nel garantire una positiva 123 soluzione a questo periodo di transizione. Infatti, come hanno osservato i Padri del Concilio Vaticano II, un'azione comune di questo tipo «esprime vivamente quella unione, che già vige tra» i cristiani e, se tutti si uniscono al servizio al bene comune, «pone in una luce più piena il volto di Cristo servo» (Unitatis redintegratio, n. 12). Questo clima di dialogo e di cooperazione deve estendersi anche ai credenti musulmani di buona volontà, perché anche essi «intendono imitare la fede di Abramo e vivere le esigenze del Decalogo» (Ecclesia in Africa, n. 66). Oggi, incontrando voi, Vescovi cattolici della Nigeria, reitero l'appello che ho rivolto ieri durante il mio incontro con i capi musulmani: l'appello alla pace, alla comprensione e alla mutua collaborazione fra cristiani e musulmani. Il Creatore dell'unica grande famiglia umana a cui tutti apparteniamo desidera che rendiamo testimonianza dell'immagine divina insita in ogni essere umano, rispettando ogni persona con i propri valori e tradizioni religiose, e operando insieme per il progresso umano e lo sviluppo a tutti i livelli. Lavorare insieme per il bene comune Cristiani, musulmani e seguaci della Religione Tradizionale Africana, dovrebbero continuare a condurre una sincera ricerca di comprensione reciproca. Ciò garantirà a tutti i cittadini di essere veramente liberi di operare per il bene della società nigeriana, uniti nel «promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace a la libertà» (Nostra aetate, n. 3) «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2 Tm 1, 7). È proprio questo spirito, lo spirito del saldo impegno per il Vangelo e della completa fiducia nell'amore di Dio, che vi consentirà di svolgere la missione a cui Dio, come Vescovi, vi ha chiamati. Confermati dalla fede e dalla speranza nel potere salvifico di Gesù Cristo, sarete sempre più pronti ad affrontare «la sfida di essere strumenti della salvezza in ogni differente ambito della vita dei popoli africani» (Ecclesia in Africa, n. 70). Siate certi che le mie preghiere vi accompagnano sempre; ancora una volta, vi confermo il mio affetto e la mia stima. Affidando voi e tutti i fedeli della Nigeria alla protezione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, invoco su di voi «grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro» (2 Tm 1, 2). Amen. 124 DISCORSO ALLA CERIMONIA DI CONGEDO Aeroporto Nnamdi Azikiwe 23 marzo 1998 Ora posso ringraziare Dio che le mie preghiere sono state esaudite Più di 16 anni fa mi trovavo sull'asfalto dell'aeroporto Murtala Muhammed di Lagos, esprimendo il mio saluto di addio al Presidente Shehu Shagari e ai Rappresentanti ecclesiali e dello Stato, dopo una indimenticabile visita pastorale alla vostra nazione. Chiesi allora: «Mi sarà possibile tornare un giorno nella Nigeria? Vorrà la Provvidenza di Dio Onnipotente e Misericordioso disporre che io torni a baciare il vostro suolo, abbracciare i vostri bambini, incoraggiare i vostri giovani e camminare ancora una volta circondato dall'amore e dall'affetto del nobile popolo del vostro Paese?. Ripetei quella preghiera e quell'auspicio tante volte negli anni recenti. Ora posso ringraziare Dio che le mie preghiere sono state esaudite e mi è stato possibile compiere questa seppur breve ma fruttuosa visita di ritorno al vostro amato Paese. Assicuro tutti che, come custodisco con affetto la memoria della mia visita precedente, anche questi pochi giorni avranno un posto speciale nel mio cuore. Ora è giunto nuovamente il momento dell'addio (.) Ringrazio Sua Eccellenza il Capo dello Stato e la sua volenterosa squadra di Officiali e Funzionari del Governo per la loro cordiale accoglienza e sincero benvenuto. Ringrazio voi, Vescovi cattolici della Nigeria, e tutti i sacerdoti i religiosi e i fedeli laici che hanno partecipato con tanta gioia alla beatificazione di padre Cyprian Michael Iwene Tansi e agli altri momenti del mio breve soggiorno in mezzo a voi. Sono grato ai piloti e agli autisti, agli addetti alla sicurezza e guardiani della pace, uomini e donne dei mezzi di comunicazione, che hanno dato il loro tempo e le loro capacità per rendere questa Visita un successo. Rinnovo stima e gratitudine ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali, che hanno partecipato a questi eventi. All'approssimarsi del Terzo Millennio, la nostra amicizia e la nostra collaborazione ecumeniche devono diventare sempre più intense; un atteggiamento di fiducia e di rispetto deve contraddistinguere tutti i seguaci di Cristo mentre camminiamo lungo la via di una comprensione e di un sostegno reciproci sempre maggiori! Esprimo anche il mio ringraziamento ai membri della comunità musulmana per la loro presenza e la loro 125 partecipazione. Prego affinché l'impegno dei cristiani e dei musulmani a creare vincoli di conoscenza e di rispetto reciproci cresca e rechi frutti, cosicché tutti coloro che credono nell'Unico Dio possano operare insieme per il bene della società, in Nigeria e nel mondo. Ai seguaci della Religione Tradizionale Parimenti, desidero rivolgere particolari parole di stima ai seguaci della Religione Tradizionale Africana e assicurare loro che la Chiesa Cattolica, attraverso i suoi sforzi per inculturare il Vangelo, cerca di evidenziare gli elementi positivi dell'eredità religiosa e culturale dell'Africa e di edificare a partire da essi. Cari Fratelli e care Sorelle cattolici, conosco e ho nuovamente appurato il vostro desiderio di collaborare con i vostri concittadini per una maggiore giustizia e una vita migliore per voi e i vostri figli. I tempi sono maturi perché la vostra nazione raccolga le sue ricchezze materiali e le sue energie spirituali, di modo che tutto ciò che è causa di divisione possa essere lasciato alla spalle e sostituito dall'unità, dalla solidarietà e dalla pace. Sono ancora molte le difficoltà da affrontare. E non si deve sottovalutare il duro lavoro da svolgere. Non siete soli in questa importante impresa: il Papa è con voi, la Chiesa cattolica vi è vicina e Dio stesso vi darà la forza e il coraggio per costruire un futuro luminoso e duraturo basato sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano. Ai bambini e ai giovani dell'Africa Lasciandovi sedici anni fa, rivolsi le ultime parole ai bambini della Nigeria, ricordando loro che sono amati da Dio e che riflettono l'amore di Dio. Quei bambini ora sono cresciuti e probabilmente alcuni di loro hanno a loro volta dei figli; tuttavia il messaggio che lascio oggi è lo stesso che lasciai allora. I bambini e i giovani dell'Africa devono essere protetti dagli orrori e dalle atrocità subiti dalle migliaia di vittime innocenti costrette a diventare dei rifugiati, abbandonate alla fame o impietosamente rapite, maltrattate, rese schiave o uccise. Dobbiamo tutti operare a favore di un mondo in cui nessun bambino venga privato della pace e della sicurezza, di una vita familiare stabile, del diritto di crescere senza paure e ansie. Desidero che sappiate che la Nigeria e tutti i nigeriani saranno sempre presenti nelle mie preghiere. Dio Onnipotente, Signore della storia, vi darà la saggezza e la perseveranza necessarie a procedere con coraggio nell'opera di sviluppo e di pace. Il vostro Paese 126 possiede le risorse necessarie a eliminare gli ostacoli sulla via del progresso e a edificare una società giusta e armoniosa. Desidero anche rinnovare l'appello rivolto già molte volte alla comunità internazionale affinché non ignori le necessità dell'Africa, ma cooperi con voi e, in uno spirito di sempre maggiore collaborazione, sostenga tutti gli sforzi tesi ad assicurare lo sviluppo e la crescita pacifica del continente. Tutti i nigeriani devono poter essere fieri della loro nazione; tutti devono partecipare all'edificazione del futuro. È questa la preghiera che rivolgo a Dio Onnipotente per voi! Dio benedica la Nigeria e tutti i nigeriani! Dio sostenga tutti i popoli dell'Africa! 127