INDICE - Radio Vaticana

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INDICE - Radio Vaticana
Pubblicazione speciale realizzata in occasione della visita al Papa
dei vescovi della Nigeria
Città del Vaticano, 5-28 febbraio2009
A cura del SeDoc – Servizio Documentazione della Radio Vaticana
INDICE
Il Paese
Cenni storici e quadro socio-politico
Struttura ecclesiastica
Cronologia della Chiesa
La situazione attuale della Chiesa in Nigeria
La vita della Chiesa
Le visite ad Limina
I viaggi apostolici di Giovanni Paolo II del 1982 e del 1998
P.2
P.2
P.6
P.10
P.14
P.17
P.61
P.75
1
IL PAESE
Superficie 923 768 kmq
Confini e territorio. Confina a Nord con il Niger, a Nord-Est con il
Ciad, a E con il Camerun, a Ovest con il Benin; e si affaccia a Sud al
Golfo di Guinea. Il paese è orlato da una costa bassa e lagunosa
specie in corrispondenza del vasto delta del fiume Niger. L'altitudine
maggiore è raggiunta nell'altopiano di Jos (1781 m), digradante
verso il bacino del Niger e del suo affl uente Benue, e verso il Ciad
dalledorsali più orientali; superfi ci pianeggianti a Nord Il clima è
caldo umido sulla costa; le piogge diminuiscono d'intensità verso
l'interno.
Capitale Abuja
Popolazione 140.003.542 ab. (cens. 2006)
Lingua inglese (uff.)
Religione musulmani 43% circa, cristiani intorno al 40%, di cui
cattolici 15% (20.055.000 secondo Annuario Statistico 2005),
credenze tradizionali e altri meno del 20%
Forma di governo Repubblica federale
Capo dello Stato e di Governo Umaru Yar'Adua (PDP), eletto il 21
aprile 2007, in carica dal 29 maggio 2007
Unità monetaria naira
Membro di CEDEAO, Commonwealth, OCI, ONU, OPEC, UA e
WTO,associato UE
Cenni storici
Punto di incontro e scontro tra civiltà sudanesi e guineane,
forzatamente sottomesse e integrate nella costruzione coloniale
britannica, la Nigeria indipendente (dal 1960) è tra i maggiori Stati
africani (il più popoloso e il primo produttore di petrolio), ma ha
scontato e sconta un logorante processo di decolonizzazione, frutto
dell'intreccio di rivalità etniche e religiose interne e d'ingerenze
economiche e politiche esterne, che hanno prodotto prima una
sanguinosa guerra civile, poi una lunga instabilità politica costellata
da dittature militari.
Secc. X a.C.-II d.C. Culture protostoriche di Nok e di Taruga
2
(Nigeria settentrionale): metallurgia del ferro, arte fittile.
Secc. IV-XIII Formazione delle prime civiltà urbane (yoruba e ibo)
nella Nigeria meridionale.
Secc. X-XIII Gli haussa s'insediano nel nord del paese e nel
contiguo Niger e danno vita a una serie di regni (Daura, Kano,
Gobir, Katsina, Biram, Zaria e Rano) poi islamizzati.
Secc. XIII-XV Sviluppo in Nigeria meridionale dei regni dello
Yoruba, del Benin e del Nupe; invasioni fulbe nei territori haussa
(sec. XIV).
1484 Scoperta portoghese del Benin: fallito tentativo di
evangelizzazione del paese e diffusione della tratta degli schiavi
(Costa degli Schiavi).
Secc. XVII-XVIII Predominio, sulla Costa degli Schiavi, dello Yoruba
(impero di Oyo).
1804-1818 Unificazione degli Stati haussa della Nigeria del nord
(salvo Kano) sotto lo sceicco fulbe Osman dan Fodio (emirato, poi
califfato di Sokoto).
1807-1849 La Gran Bretagna reprime la tratta sulla Costa degli
Schiavi e intraprende lo sfruttamento commerciale delle piantagioni
di palma da olio del delta del Niger (Oil Rivers): declino dello
Yoruba; inizio della penetrazione britannica e dell'evangelizzazione
del paese ibo, sul golfo del Biafra.
1861 La Gran Bretagna occupa Lagos e sottomette lo Yoruba.
1886 Gli Oil Rivers passano in amministrazione alla Royal Niger
Company (RNCO).
1897-1899 Annessione al protettorato di Lagos del Benin. La
corona britannica rileva i diritti della Royal Niger Company.
1914 Unificando i vari territori, la Gran Bretagna costituisce la
Federazione della Nigeria, il più importante possedimento in Africa.
1922 Alla Nigeria è unita amministrativamente la parte occidentale
del Camerun ex tedesco, ribattezzata Camerun britannico.
1945-1960 Affermazione del partito nazionalista National Council,
capeggiato dal leader degli ibo N.B. Azikiwe.
1° ottobre 1960 Proclamazione dell'indipendenza sotto la guida
del National Council.
1963 Costituzione della Nigeria in repubblica sotto la presidenza di
Azikiwe.
1966 Colpo di Stato del generale Ironsi, dell'etnia yoruba:
abolizione dell'ordinamento federale e conflitti etnico-religiosi tra
haussa e ibo.
1967 Colpo di Stato del generale haussa Y. Gowon. Secessione
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della Nigeria sudorientale, abitata in prevalenza da ibo e ricca di
petrolio, proclamata repubblica indipendente del Biafra sotto la
guida del governatore, colonnello O. Ojukwu.
1967-1970 Guerra civile del Biafra, che si conclude con la sconfitta
dei secessionisti e il ritorno al governo federale sotto la presidenza
del generale Gowon.
1970-1976 Boom petrolifero: si accentuano gli squilibri economici
territoriali a scapito delle regioni settentrionali. Successione di colpi
di Stato militari che portano al potere il generale O. Obasanjo.
1978-1979 Adozione di una nuova costituzione federale ispirata a
principi democratici. Presidente della repubblica è eletto A.Sh.
Shagari, leader del Partito Nazionale Nigeriano (NPN), che
nazionalizza le risorse petrolifere del paese.
1980-1983 Ripresa dei conflitti etnico-religiosi e ritorno al potere
dei militari.
1985 Colpo di Stato del generale I. Babangida: avvio di un
processo di democratizzazione del governo, cui sono associati
esponenti civili.
1993 Libere elezioni sono vinte dal leader delle opposizioni M.
Abiola. Una giunta militare guidata dal gen. S. Abacha estromette
Babangida, annulla i risultati elettorali, arresta Abiola e sospende la
costituzione.
1994-1996 Annunciata la propria volontà di rimanere al potere
sino al 1998, Abacha reprime con la massima durezza ogni
opposizione interna sia politica (messa al bando di tutti i partiti, con
l' eccezione di 5 piccoli movimenti filogovernativi, 1996; sistematico
arresto o assassinio di esponenti dell'opposizione), sia religiosa
(guerriglia dei fondamentalisti sciiti), sia etnica (rivolte delle tribù
ogoni, ijaw e itsekiri). L'isolamento diplomatico (sospensione dal
Commonwealth, 1995) e il congelamento degli aiuti internazionali
(1996) non scuotono il regime.
1997 Si moltiplicano le violenze etniche. Forte ripresa economica.
Intervento 'pacificatore' in Sierra Leone appoggiato dalla comunità
internazionale, che allenta l'isolamento della Nigeria.
1998 Muoiono in circostanze misteriose sia Abiola che Abacha; il
nuovo governo è guidato dal leader militare Abubakar.
1999 Con le elezioni presidenziali (vinte dal generale Olusegun
Obasanjo), la Nigeria finalmente intraprende la strada verso la
normalizzazione e migliora le relazioni internazionali (è riammessa
al Commonwealth). La normalizzazione è tuttavia ostacolata da
un'oligarchia militare che conserva molto potere e dalle varie fazioni
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e clientele politiche ed etniche legate ai privilegi loro assicurati da
anni di corrotta conduzione del potere.
2000 Le relazioni internazionali del paese migliorano nettamente e
diversi paesi alleggeriscono o ritirano le sanzioni che gravavano
sulla Nigeria a causa delle violazioni dei diritti umani e civili
compiute dal regime di Abacha. Ma il tradizionale contrasto tra le
varie etnie si tramuta più volte in scontro aperto che causa
centinaia di vittime. Agli inizi del 2000, allo scontro etnico si
aggiunge una violentissima contrapposizione tra musulmani e
cristiani, soprattutto nello stato di Kano.
2003 Alle elezioni presidenziali del 2003 Obasanjo viene
riconfermato, malgrado le accuse di brogli mossegli dagli
osservatori internazionali e dal suo principale sfidante, Muhammadu
Buhari, che dichiara di non accettare l'esito delle votazioni.
2004 Riprendono gli scontri etnici tra cristiani e musulmani. In
ottobre il presidente e i leader della Forza volontaria del popolo del
delta del Niger, che avevano minacciato attentati contro le
compagnie petrolifere, firmano un accordo di pace che prevede il
disarmo dei ribelli.
2006 Il Senato boccia l'emendamento costituzionale che avrebbe
permesso al Presidente Obasanjo di ripresentarsi per la terza volta.
2007 In aprile si svolgono le elezioni presidenziali, vinte da Umar
Yar'adua, sostenuto da Obasanjo, ma l'opposizione denuncia brogli
e contesta i risultati.
Contesto socio-politico
Per la vastità del suo territorio, le molteplici risorse agricole e
minerarie e soprattutto per il considerevole peso demografico, la
Repubblica Federale della Nigeria occupa un posto di primo piano
tra gli stati africani. Il Paese conta quattro i gruppi etnici principali:
Hausa, Yoruba, Ibo e Fulani, ma la popolazione nigeriana però
presenta ben 400 etnie diverse di cui 250 ceppi originari di
riferimento. La popolazione soprattutto nei grandi agglomerati
urbani e, nonostante la moderna organizzazione politico-economica,
stenta ad eliminare la tradizione tribale, ancora fortemente radicata.
Dal 1976 il Governo ha cercato di dare un ulteriore impulso alla
crescita culturale dei nigeriani intraprendendo strade decise ad
eliminare l‘alto tasso di analfabetismo. Dal 1980 è stata introdotta
la scuola primaria gratuita obbligatoria, offrendo spazio
all‘istruzione tecnica per rispondere ai bisogni di manodopera
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qualificata di cui il paese necessita.
La maggior parte della popolazione attiva è ancora dedita all‘attività
agricola, ma lo sviluppo accelerato della economia nazionale è
dovuto al petrolio, al gas naturale e all‘energia idroelettrica. Le aree
industriali sono concentrate nel sud del paese che rimane
saldamente collegato, attraverso una rete di comunicazioni tra le
più efficienti del continente, al nord. L‘economia nigeriana può
inoltre far leva su una abbondante produzione di legname per la
presenza di estese foreste.
Sotto l‘egida dell‘imperialismo britannico il paese ha assimilato i
tratti caratteristici della cultura dominante, soprattutto nel settore
commerciale innestato dallo stesso colonialismo.
Il MEND (Movimento per l‘emancipazione del Delta del Niger), che
rivendica una maggiore autonomia amministrativa e una
partecipazione ai ricavi dell‘estrazione di petrolio da parte delle
comunità locali, ha intensificato in questi ultimi anni l‘attività di
guerriglia. Attacchi a raffinerie e impianti di perforazione, con il
frequente rapimento di tecnici stranieri, hanno reso insicure le
regioni petrolifere del Delta del Niger e ridotto la produzione.
Malgrado la difficile situazione interna la Nigeria ha svolto un
innegabile ruolo di pacificazione nella politica estera africana,
offrendo un consistente apporto militare ad iniziative di peacekeeping nel continente, talvolta non privo di ombre.
(Fonti Sapere.it; De Agostini, Fides)
LA CHIESA IN NIGERIA
STRUTTURA
La Conferenza episcopale è strutturata e opera attraverso i seguenti
organismi: un Comitato esecutivo; un Segretariato generale, cinque
Dipartimenti (Comunicazioni Sociali, Chiesa e Società, Attività
Pastorali, Agenti pastorali, Missione e Dialogo) e cinque
sottocommissioni. L‘assemblea plenaria si riunisce due volte all‘anno.
Il sito della Conferenza episcopale (in inglese) è http://www.cbcn.org
Conferenza episcopale
Catholic Bishops’ Conference of Nigeria (CBCN)
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Comitato esecutivo
Presidente
Mons. Felix Alaba JOB, arcivescovo di IBADAN
Vice-Presidente
Mons. Ignatius KAIGAMA, arcivescovo di Jos
Segretario
Mons. Lucius I. UGORJI
Vice-Segretario
Mons. Alfred A. MARTINS
Segretariato generale
Segretario Generale
P. Michael EKPENYONG
Nunzio Apostolico:
Mons. Renzo FRATINI,
arcivescovo tit. di Botraiana
LE DIOCESI
La Chiesa nigeriana conta in tutto nove arcidiocesi metropolitane,
due vicariati apostolici e 41 diocesi così distribuite:
Provincia ecclesiastica di Abuja (1994)
Arcidiocesi metr. di Abuja: Mons. John Olorunfemi ONAIYEKAN
Suffr.
Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
di
di
di
di
di
Idah: Mons. Ephraim Silas OBOT
Lafia: Mons. Matthew Ishaya AUDU
Lokoja: Mons. Martin Dada Abejide OLORUNMOLU
Makurdi: Mons. Athanasius Atule USUH
Otukpo: Mons. Michael Ekwoy APOCHI
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Provincia ecclesiastica di Benin (1994)
Arcidiocesi metr. di Benin City Mons. Richard Anthony BURKE
Suffr. :
Diocesi di Auchi: Mons. Gabriel Ghiakhomo DUNIA
Diocesi di Issele-Uku: Mons. Michael Odogwu ELUE
Diocesi di Ralingo: Mons. Charles HAMMAWA
Diocesi di Uromi: Mons. Augustine Obiora AKUBEZE
Diocesi di Warri vacante (amm. Richard Anthony BURKE)
Vicariato apostolico di Bomadi: Mons. Joseph O. EGEREGA
Provincia ecclesiastica di Calabar (1994)
Arcidiocesi metr. di Calabar Mons. Joseph Edra UKPO
Suffr.:
Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
di
di
di
di
Ikot Ekpene: Mons. Camillus Archibong ETOKUDOH
Ogoja Mons. John Ebebe AYAH
Port Harcourt Mons. Alexius Obabu MAKOZI
Uyo Mons. Joseph Effiong EKUWEM
Provincia ecclesiastica di Ibadan (1994)
Arcidiocesi metr. di Ibadan: Mons. Felix Alaba JOB
Suffr.:
Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
di
di
di
di
Ekiti Mons. Michael Patrick Olatunji FAGUN
Ondo Mons. Francis Folorunsho Clement ALONGE
Osogbo Mons. Gabriel 'Leke ABEGUNRIN
Oyo Mons. Julius Babatunde ADELAKUN
Provincia ecclesiastica di Jos (1994)
Arcidiocesi metr. di Jos Ignatius Ayau KAIGAMA
Suffr.:
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Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
di
di
di
di
Bauchi: John MOORE, S.M.A.
Maiduguri: vacante (p. John Williams)
Shendam:Mons. James Naanman DAMAN, O.S.A.
Yola: Mons. Christopher Shaman ABBA.
Provincia ecclesiastica di Kaduna (1953)
Arcidiocesi metr. di Kaduna: Mons. Mattehw Man-Oso NDAGOSO
Suffr.:
Diocesi di Ilorin: Mons. Ayo-Maria ATOYEBI, O.P.
Diocesi di Kafanchan: Mons. Joseph Danlami BAGOBIRI
Diocesi di Kano: Mons. John NIYIRING, O.S.A.
Diocesi di Minna: Mons. Martin Igwe UZOUKWU.
Diocesi di Sokoto: Mons. Kevin J. AJE.
Diocesi di Zaria: Mons. George DODO
Vicariato apostolico di Kontagora: Mons. Timothy J. CARROLL
Provincia ecclesiastica di Lagos (1950)
Arcidiocesi metr. di Lagos: Mons. Anthony Olubunmi OKOGIE
Suffr.:
Diocesi di Ijebu-Ode: Mons. Albert Ayinde FASINA
Diocesi di Abeokuta: Mons. Alfred Adewale MARTINS
Provincia ecclesiastica di Onitcha (1950)
Arcidiocesi metr. di Onitcha: Mons. Valerian OKEKE
Suffr. :
Diocesi di Abakaliki: Mons. Michael Nnachi OKORO
Diocesi di Awgu: Mons. John Ifeanyichukwu OKOYE
Diocesi di Awka: Mons. Simon Akwali Okafor
Diocesi di Enugu: Mons. Anthony Okonkwo GBUJI
Diocesi di Nnewi: Mons. Hilary Paul Odili OKEKE
Diocesi di Nsukka:Mons. Francis Emmanuel Ogbonna OKOBO
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Provincia ecclesiastica di Owerri (1994)
Arcidiocesi metr. di Owerri: Mons. Anthony J.V. OBINNA
Suffr. :
Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
Diocesi
di
di
di
di
di
Ada: Mons. Vincent Valentine Egwuchukwu EZEONYIA
Ahiara: Mons. Victor Adibe CHIKWE
Okigwe:Mons. Solomon Amanchukwu AMATU
Orlu:Mons. Augustine Tochukwu UKWUOMA
Umuahia: Mons. Lucius Iwejuru UGORJI
Cronologia della Chiesa in Nigeria
Le prime missioni
Secc. XV-XVII Nel XV secolo i cappellani cattolici erano soliti
accompagnare gli esploratori portoghesi che navigavano lungo le
coste africane per arrivare al ricco mercato delle spezie orientali. Nel
1470 alcuni di loro raggiunsero l'isola di Sao Tomé: da qui ebbe inizio
l'evangelizzazione della Nigeria. La prima visita documentata di
sacerdoti a Benin City risale al 1515: i tre sacerdoti furono ben
accolti e si fermarono per due anni, ma sfortunatamente il loro lavoro
non lasciò segni importanti.
Nel 1534 fu creata la diocesi di Sao Tomé e Principe. Il primo
vescovo a stabilire la sua residenza nell‘isola fu l‘Agostiniano
portoghese mons. Gaspar Cao, nel 1556. Fu lui ad inviare i primi
missionari nella città di Warri, nel 1577. I primi due missionari
Agostiniani trascorsero solo un anno a Warri, ma destarono una
profonda impressione tra la popolazione e battezzarono l‘erede al
trono. Fu così stabilita a Warri una dinastia cattolica, e nonostante le
enormi difficoltà provocate dalla mancanza di sacerdoti residenti per
lunghi periodi, Warri rimase fedele al cattolicesimo per oltre duecento
anni.
Secc.XVIII-XIX Nel XVIII secolo i Cappuccini spagnoli ed italiani
presero il posto degli Agostiniani. Tuttavia lo slancio della loro opera
non durò a lungo, e all'inizio del XIX secolo la prima comunità
cattolica della Nigeria, quella di Warri, ritornò alla religione
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tradizionale. Solo pochi simboli e nomi di luoghi cattolici sono rimasti
oggi a testimoniare il passato cristiano della città.
La plantatio Ecclesiae (XIX-XX secc.)
L‘implantazione della Chiesa in Nigeria si deve essenzialmente ai
missionari della Congregazione dello Spirito Santo (CSSp) e della
Società per le Missioni Africane. Solo dopo la prima Guerra mondiale
giunsero infatti alcuni sacerdoti diocesani irlandesi.
1862 Un sacerdote italiano della Società per le Missioni Africane
(Sma), p. Francesco Saverio Borghero, si stabilisce a Ouidah, visita
la piccola comunità cattolica di Lagos e celebra per la prima volta la
Messa in una casa privata.
1868 Viene aperta una missione permanente a Lagos, seguita da
altre missioni: Abeokuta, Ibadan e Oyo. L‘evangelizzazione della
Nigeria sud-occidentale viene portata avanti dai sacerdoti della
Società per le Missioni Africane e dalle suore di Nostra Signora degli
Apostoli.
1870 Il territorio compreso tra i fiumi Niger e Volta, conosciuto
originariamente come la missione Sma del Dahomey, viene eretto in
Vicariato Apostolico della Costa del Benin.
1885 I primi missionari francesi della Congregazione dello Spirito
Santo (CSSp) giungono a Onitsha, sulla riva sinistra del fiume Niger,
provenendo da Libreville. Alla loro Congregazione viene affidata
l'evangelizzazione del territorio tra i fiumi Niger e Congo, così come
alla Società per le Missioni Africane viene affidata l'area occidentale,
tra i fiumi Niger e Volta, nell'attuale Ghana. Il superiore della prima
missione spiritana ad Onitsha, padre Joseph Lutz, riceve una calorosa
accoglienza sia dal Capo di Onitsha che dal vescovo anglicano,
Samuel Ajai Crowther.
1889 Viene eretta la Prefettura del Niger inferiore.
1901 Erezione del Vicariato del Dahomey, più tardi chiamato Ouidah
e poi Cotonou.
1907 I missionari francesi Sma aprono la prima missione a nord dei
fiumi Niger e Benué, a Shendam.
1918 Erezione del Vicariato della Nigeria Occidentale, con sede ad
Asaba.
1920 La Prefettura del Niger inferiore (eretta nel 1889) diventa
Vicariato apostolico della Nigeria meridionale.
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1934 Il territorio del Vicariato apostolico della Nigeria meridionale
viene diviso tra la nuova Prefettura di Calabar (affidata alla neo
costituita Società di San Patrizio) ed il Vicariato di Onitsha–Owerri. La
Prefettura della Nigeria settentrionale viene divisa nelle Prefetture di
Kaduna e Jos (con un'altra Prefettura a sud del fiume Benué): l'opera
di evangelizzazione in questa parte del Paese a maggioranza islamica,
iniziata con difficoltà, prende slancio.
1943 Vengono creati i Vicariati di Lagos, Ondo-Ilorin ed Asaba-Benin.
1949 Erezione della Prefettura di Oyo.
1950 Il Vicariato apostolico di Lagos viene elevato al rango di
arcidiocesi.
1952 Erezione della Prefettura apostolica di Ibadan.
1947-48 Calabar, Onithsa e Owerri diventano Vicariati separati.
1949 Viene eretta la Prefettura apostolica di Oyo, elevata nel 1963 a
Diocesi.
1950 I Vicariati apostolici di Calabar, Onithsa e Owerri vengono
elevate a Diocesi, con Onitsha come Arcidiocesi metropolitana. Viene
così stabilita la Gerarchia ecclesiastica nella Nigeria meridionale.
Viene inoltre eretta la Prefettura apostolica di Yola elevata poi a
Diocesi nel 1962.
1953 Erezione della Prefettura apostolica di Sokoto elevata a Diocesi
nel 1964.
1953 Erezione della Prefettura apostolica di Maiduguri elevata a
Diocesi nel 1966.
1954 Le Prefetture apostoliche di Kaduna e Jos (nord) sono elevate
a Diocesi.
1955 Erezione della Prefettura apostolica di Kabba, diventata poi
Diocesi di Lokoja.
1958 Erezione della Diocesi di Umuahia.
1959 Creazione della Diocesi di Otukpo (Makurdi) e erezione in
Arcidiocesi di Kaduna, con la quale, anche nella regione
settentrionale della Nigeria, viene stabilita la gerarchia ecclesiastica.
1960 Erezione della Prefettura Apostolica di Ilorin elevata a diocesi
nel 1969.
1961 Erezione della Diocesi di Port Harcourt.
1963 Erezione della Diocesi di Ikot Ekpene.
1964 Erezione della Prefettura Apostolica di Minna (elevata poi a
Diocesi) e della Diocesi di Warri.
1967-70 Periodo di forti tensioni per la Chiesa cattolica accusata dal
Governo di parteggiare per il regime ribelle del Biafra, a maggioranza
cattolica. L'assistenza umanitaria fornita al Biafra dalla Caritas ed
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altre organizzazioni caritative venne interpretata dal Governo
nigeriano come una interferenza nei suoi affari interni. In questa fase
oltre un centinaio di missionari irlandesi vengono espulsi. Solo
qualche anno dopo la fine della guerra civile i rapporti si
normalizzano.
1968 Erezione della Prefettura apostolica di Idah, elevata a Diocesi
nel 1977.
1969 Erezione della Diocesi di Ijebu-Ode.
1972 Erezione della Diocesi di Ekiti.
1973 Erezione delle Diocesi di Abakaliki e Issele-Uku.
29 aprile 1976 Allacciamento delle relazioni diplomatiche tra
Santa Sede e Nigeria.
1977 Erezione della Diocesi di Awka.
1980 Erezione della Diocesi di Orlu.
1981 Erezione della Diocesi di Okigwe.
1982 Prima visita di Giovanni Paolo II in Nigeria (10° viaggio
internazionale in Nigeria I, Benin, Gabon, Guinea Equatoriale – 12-19
febbraio 1982)
1987 Erezione della Diocesi di Ahiara.
1980 Erezione della Diocesi di Uyo.
1991 Erezione del Vicariato apostolico di Bomadi.
1990 Erezione della Diocesi di Nsukka.
1992 Il numero delle giurisdizioni ecclesiastiche in Nigeria giunge a
38 (36 diocesi e due missiones sui iuris).
26 marzo 1994 Giovanni Paolo II stabilisce il riordino delle
circoscrizioni e crea sei nuove province ecclesiastiche.
1995-1997 Al riordino del 1994 segue la creazione di sette nuovi
territori e il cambiamento dello status di altri tre: il numero delle
giurisdizioni ecclesiastiche in Nigeria passa da 38 a 45.
1998 Seconda visita di Giovanni Paolo II in Nigeria (82°
viaggio apostolico internazionale – 21-23 marzo 1998). Durante la
visita il Papa beatifica Padre Cyprian Michael Iwene Tansi, sacerdote
missionario e monaco trappista nigeriano (1903-1964).
2000 Erezione delle Diocesi di Lafia e Zaria.
2001 Erezione della Diocesi di Nnewi.
2002 Erezione della Diocesi di Auchi.
2005 Erezione delle Diocesi di Awgu e Uromi.
2007 Erezione della Diocesi di Shendam.
***
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La Chiesa in Nigeria oggi
Una comunità vitale e dinamica con un laicato molto attivo
La Nigeria è seconda solo alla Repubblica Democratica del Congo per
numero di cattolici in Africa. Tuttavia mentre nel primo costituiscono
più della metà degli abitanti, i cattolici della Nigeria rappresentano,
secondo l‘Annuario Statistico della Chiesa, solo il 15% della
popolazione totale. La loro crescita numerica si è verificata
soprattutto nel XX secolo, dopo la Prima Guerra Mondiale, quando lo
sviluppo dei mezzi di trasporto e un periodo di pace, consentirono ai
missionari di riprendere l'opera di evangelizzazione. Il numero dei
cattolici non è ripartito equamente: raggiunge più della metà della
popolazione nell'arcidiocesi di Onitsha ed in altre zone della provincia
ecclesiastica di Owerri, mentre ci sono vaste aree nella parte
occidentale e in quella estrema settentrionale, come nel Delta del
Niger, dove i cattolici sono una piccola minoranza. In queste zone è
forte la presenza dell'Islam ed è sempre stata incontrata resistenza
alla predicazione del Vangelo.
La Chiesa nigeriana si presenta oggi come una Chiesa con molteplici
sfaccettature: popolare e assidua nella pratica dei Sacramenti,
giovane, dinamica, ma anche decisa a dare il suo contributo alla
costruzione della Nazione. Un ruolo che ha svolto durante i passati
regimi militari e che continua a portare avanti ancora oggi. Il Paese
è tornato ufficialmente alla democrazia nel 1999 e tuttavia la
Chiesa continua ad elevare la sua voce in difesa della giustizia e dei
diritti, della pace e della riconciliazione denunciando le piaghe
endemiche che continuano a insidiare la società nigeriana: il
tribalismo, la violenza e la corruzione diffusa.
Saldamente guidata dal clero locale, la Chiesa nigeriana si
caratterizza anche per la presenza di un laicato molto attivo.
Numerose sono le associazioni laicali, tra le quali l‘influente
Organizzazione delle donne cattoliche presente in tutte le diocesi
nigeriane, e i gruppi carismatici cattolici. I membri delle
associazioni devozionali e caritative come la Legione di Maria o la
Società di San Vincenzo de‘ Paoli sono di grande aiuto ai parroci
nella catechesi, nell‘educazione dei giovani e nell‘assistenza ai
poveri. Grande è poi la partecipazione dei fedeli alle liturgie
domenicali, non solo nelle città, ma anche nei villaggi più sperduti,
mentre i conventi e i seminari sono pieni, al punto da mettere in
difficoltà le autorità ecclesiastiche che non hanno gli strumenti
adeguati per fare fronte alla domanda.
14
La promozione della convivenza pacifica con le altre religioni
una priorità della Chiesa in Nigeria
La Nigeria è suddivisa principalmente tra musulmani e cristiani, con
una significativa minoranza che pratica culti tradizionali. La
promozione della convivenza pacifica tra le diverse comunità
religiose ed etniche è sicuramente una delle priorità della Chiesa
locale. Oggi i rapporti tra i due principali gruppi religiosi del Paese
sono caratterizzate da periodiche tensioni e fiammate di violenze,
come quelle che hanno segnato gli anni tra il 2001 e il 2006, dopo
l‘introduzione della Sharia in diversi stati musulmani del nord.
Tensioni le cui vere motivazioni, tuttavia, sono spesso politiche,
come è il caso delle recenti violenze nella città di Jos. In questo
contesto la Chiesa, da sempre in prima linea nella difesa della laicità
dello Stato, è attivamente impegnata nella promozione della
riconciliazione e del dialogo. Un impegno che porta avanti insieme
alle altre Chiese cristiane (attraverso l‘Associazione delle Chiese
cristiane della Nigeria – CAN) e anche in collaborazione con i leader
musulmani (in particolare attraverso il Consiglio interreligioso della
Nigeria - NIREC).
(Fonti: Articolo su "Mission de l'Église" ott 06; Guida alle Missioni
cattoliche; Fides e altre agenzie cattoliche - lz)
Intervista con l’arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi
Onaiyekan
R. - Secondo me, una sfida molto positiva è quella che viene dalla
crescita della Chiesa nigeriana, che stiamo cercando in tutti i modi
di amministrare bene. Il numero dei cattolici continua ad
aumentare, così come le vocazioni sacerdotali e religiose. Ci sono
diocesi dove il numero dei sacerdoti non basta, proprio perché il
numero dei cattolici è grande: se un sacerdote deve celebrare la
Messa per 5 mila persone ogni domenica, viene da chiedersi che
tempo gli resti per la cura pastorale a livello personale.
Fortunatamente, ci sono altri modi di servire la gente, attraverso i
gruppi laicali, i responsabili pastorali e così via. Un’altra sfida,
analoga, è costituita dal grande numero di ragazzi e ragazze che
15
vogliono dedicare la propria vita al servizio della Chiesa, come
sacerdoti o religiose: abbiamo il problema di come discernere le
loro domande, per verificare se siano davvero idonei. Inoltre, una
volta che li abbiamo accettati in seminario o nelle case di
formazione, dobbiamo anche formarli bene e quando un seminario
ha più di 400, 500 alunni, questo diventa una grande sfida. E c’è
poi anche la sfida che riguarda il rapporto tra la Chiesa e la società
nigeriana in genere, fra lo Stato e la Chiesa. La società nigeriana è
molto complessa, con più di 250 gruppi etnici diversi. E ancora,
esiste la questione del pluralismo religioso.
D. - Qual è, in proposito, l’impegno della Chiesa nella promozione
del dialogo e della convivenza pacifica?
R. - Si dice che in Nigeria abbiamo cristiani e musulmani, ma non si
deve dimenticare che come cristiani apparteniamo a diversi gruppi
e che, anche fra noi, non sempre abbiamo lo stesso modo di vedere
le cose. Infatti, molto spesso, quando scoppiano i conflitti fra
cristiani e musulmani generalmente sono causati da gruppi
estremisti di ambedue le parti: sia fanatici musulmani, che fanatici
di matrice cristiana. Va detto, comunque, che nella Chiesa cattolica
tutto è sano: anche i musulmani riconoscono che - grazie al fatto
che la nostra Chiesa possiede delle direttive molto precise sul
dialogo con i musulmani, che seguiamo con grande attenzione abbiamo un modo di rapportarci con i musulmani che sul serio
promuove delle buone relazioni di rispetto reciproco.
D. - In che modo avviene questo confronto?
R. - Abbiamo nel nostro Paese il Consiglio interreligioso nigeriano,
che è composto da leader cristiani e islamici. Io, come presidente
dell’Associazione cristiana della Nigeria, sono il responsabile dei
gruppi cristiani. Con il sultano di Sokoto - riconosciuto come il capo
dei musulmani - abbiamo delle riunioni regolari, durante le quali
cerchiamo di individuare le sfide comuni: buon governo, povertà,
malattia, lotta all’Aids. Poi cerchiamo le risorse spirituali, i valori
morali che cristiani e musulmani condividono e sulla base di ciò
cerchiamo di affrontare tali sfide. Speriamo che, continuando così,
si riesca a cambiare la brutta reputazione che la Nigeria purtroppo
possiede: quella di un Paese dove i musulmani e i cristiani non
vivono mai insieme in pace, il che non è vero. E speriamo anche,
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alla fine di questa visita ad Limina, di poter tornare con rinnovato
slancio apostolico alle responsabilità che abbiamo in Nigeria. Siamo
60 vescovi e siamo a Roma in due gruppi: ma i due gruppi vivranno
una giornata comune, il 14 febbraio, quando avremo l’udienza con il
Santo Padre, che ci parlerà come ad un corpo unito. E noi
aspettiamo quel momento con grande gioia.
LA VITA DELLA CHIESA
Né l'islam, né il cristianesimo possono giustificare gli omicidi
e la distruzione degli edifici di culto, afferma dichiarazione
comune sottoscritta dai più importanti esponenti religiosi
cristiani e musulmani della Nigeria
ABUJA 8 nov 94 - "Né l'islam, né il cristianesimo possono giustificare
gli omicidi e la distruzione degli edifici di culto compiuti in questi
ultimi tempi in Nigeria" e i credenti delle due fedi monoteiste hanno il
dovere di opporsi alle "manipolazioni della religione per motivi
personali e politici". Sono questi i passaggi più significativi di una
dichiarazione comune sottoscritta dai più importanti esponenti
religiosi cristiani e musulmani della Nigeria, al termine di un incontro
interreligioso tenutosi recentemente nella città di Jos. L'incontro, cui
hanno partecipato più di cinquanta personalità religiose provenienti
da tutte le regioni della Nigeria, e' considerato dagli osservatori il più
importante passo realizzato in questo paese africano verso una
migliore intesa tra cristiani e musulmani.
Il documento critica duramente "la strumentalizzazione" di cui è
spesso oggetto la religione. molti conflitti erroneamente definiti
religiosi, si legge, sono in realtà conflitti politici, etnici o di altra
natura che nulla hanno a che fare con la religione. il governo
nigeriano, conclude la dichiarazione, ha quindi il dovere di prendere
iniziative per trattare tali questioni con "giustizia e lealtà".
L’Associazione Cristiana della Nigeria critica la politica del
governo nigeriano
LAGOS, 10 nov 94 - In una dichiarazione intitolata "La situazione
disastrosa della Nazione", l'Associazione Cristiana della Nigeria (Can,
in sigla), che raccoglie esponenti delle Chiese cattolica, anglicana e
protestanti, ha denunciato "la sottrazione su vasta scala e la cattiva
gestione dei fondi pubblici" da parte del governo militare del Paese e
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ha duramente criticato la sua politica. Il documento considera
deplorevole il fatto che la Nigeria "dove abbondano le risorse naturali
e umane, sia potuta cadere in una situazione finanziaria catastrofica"
e chiede la creazione di una nuova commissione ufficiale incaricata di
indagare sulla presunta scomparsa di milioni di dollari provenienti
dalla vendita di petrolio durante la Guerra del Golfo. Con riferimento
ad alcuni recenti gravi episodi di violenza nello Stato di Yobe, dove
sono state distrutte nove chiese e sono stati uccisi tre pastori,
l'associazione rivolge un appello al governo affinché faccia rispettare
"in maniera efficace" la costituzione, che garantisce la liberta' di culto.
essa poi critica "il deplorevole sequestro da parte del governo delle
scuole appartenenti alle chiese. "La Nigeria - conclude il documento appartiene a tutti i nigeriani e non a un gruppo particolare di cittadini
(...), che si credono destinati ad occupare in eterno il potere, mentre
riduce gli altri cittadini alla condizione di schiavi".
La Nigeria è governata da un Consiglio Provvisorio da quando il
generale Sani Abacha è salito al potere un anno fa, succedendo al
generale Ibrahim Babangida. Circa il 40 per cento della popolazione è
cristiana.
"L'irruzione" dei militari nella vita politica della Nigeria
"ostacola la nascita e lo sviluppo di una cultura democratica"
nel paese, affermano i vescovi nigeriani
ABUJA, 14 mar 95 - "L'irruzione" dei militari nella vita politica della
Nigeria "ostacola la nascita e lo sviluppo di una cultura democratica"
nel paese. Lo affermano i vescovi nigeriani in un comunicato
pubblicato nei giorni scorsi, al termine della loro assemblea plenaria.
"L'instaurazione di un regime militare - si legge nel documento, che
reca la firma di mons. A. K. Obiefuna e di mons. Michael Okoro,
rispettivamente presidente e segretario della
Conferenza episcopale nigeriana - ha portato ad una eccessiva
concentrazione dei poteri a scapito della libertà (...) e di una sana
competizione tra le diverse componenti della federazione". "al cuore
dei problemi della nazione - continua il documento - vi è, da una
parte, questo ostinato egoismo, la cupidigia e l'avidità di potere dei
militari nigeriani e di un'elite di civili e, dall'altra, la passività
compiacente e l'ingenuità dei cittadini". La condanna dei vescovi
giunge all'indomani della conferma ufficiale dell'arresto di 29 persone,
tra militari e civili, accusate di un tentato colpo di stato progettato
per il 1° marzo.
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I vescovi della Nigeria esprimono preoccupazione per la
prolungata agonia del paese
LAGOS, 3 ott 95 - I vescovi della Nigeria sono preoccupati della
prolungata agonia del paese e della miseria della popolazione giunta
ormai allo stremo a causa della crisi politica e del malgoverno.
Questa preoccupazione, già più volte manifestata in passato, è stata
espressa nel documento emesso al termine dell'assemblea plenaria
della Conferenza episcopale nigeriana, svoltasi lo scorso mese di
settembre a Markudi, nello Stato di Benue. "Nonostante gli sforzi
annunciati a gran voce dai governanti - si legge nel documento,
intitolato "Guidare la nazione nella verità" - ciò che vediamo nella
realtà quotidiana del cittadino comune e' una nazione in crescente
difficoltà (...). se si esclude, infatti, una minoranza privilegiata, il
tenore di vita della popolazione continua a peggiorare" con il risultato
che molti cittadini sono costretti "a vivere di espedienti contro ogni
considerazione morale". Secondo i vescovi nigeriani, "solo un solido
governo democratico" può risolvere i mali che affliggono il Paese, ma
purtroppo i ripetuti tentativi di restaurare la democrazia in nigeria si
sono dimostrati inconsistenti. questo soprattutto a causa delle
continue ingerenze dei militari nella vita politica e, più in generale,
della mentalità corrotta di una classe dirigente disonesta.
I presuli concludono quindi esortando i nigeriani a conservare la
speranza e rivolgendo un appello a tutti i fedeli affinché si mobilitino
in prima persona per la rinascita morale, economica e politica della
Nazione.
I vescovi della Nigeria esortano il governo militare del
generale Abacha a rispettare l'impegno preso di fare ritornare
il Paese alla democrazia nelle modalità e nei tempi previsti
LAGOS, 27 feb 97 - I vescovi della Nigeria esortano il governo
militare del generale Abacha a rispettare l'impegno preso di fare
ritornare il Paese alla democrazia nelle modalità e nei tempi previsti.
L'appello è contenuto nel comunicato emesso al termine dell'
assemblea plenaria della conferenza episcopale conclusasi, a Ikeja,
vicino a Lagos, il 21 febbraio. "Invitiamo il governo ad attenersi
fedelmente al suo programma di transizione, in modo che nessuno
possa mettere in dubbio la sincerita' dei suoi propositi di riportare la
nazione a un regime veramente democratico", si legge nel
documento, che reca la firma di mons. a. k. Obiefuna e di mons.
Michael Okoro, rispettivamente presidente e segretario della
conferenza episcopale nigeriana. "Da questo programma - continua il
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comunicato - il nostro popolo si attende e merita un cambiamento in
meglio una speranza questa più volte delusa in passato". i presuli
non mancano di fare accenno ai mali che da anni affliggono il Paese:
l'"allarmante" dilagare della violenza
e della criminalità,
l'inquinamento ambientale e la miseria della popolazione che la
recente ripresa economica non ha ancora risolto. questi ed altri
problemi, conludono i vescovi, rendono ancora più pressante l'invito
di Gesù alla conversione dei cuori da parte di tutti i nigeriani, cristiani
e non. una conversione tanto più necessaria in questo periodo di
quaresima, "quando i cristiani cercano di rinnovare la propria vita con
la preghiera, il digiuno, l'astinenza e l'aiuto ai bisognosi".
I vescovi della Nigeria rivolgono un accorato appello ai
governanti del paese e ai loro compatrioti perché si
impegnino concretamente per la "vera riconciliazione
nazionale".
ABUJA, 20 mag 98 - I vescovi della Nigeria hanno rivolto un accorato
appello ai governanti del paese e ai loro compatrioti perché si
impegnino concretamente per la "vera riconciliazione nazionale".
l'appello è contenuto in un documento diffuso il 15 maggio, al
termine di un loro incontro straordinario a Lagos. Nel documento,
intitolato "riconciliamoci se non vogliamo perire!", i vescovi
esaminano la difficile situazione politica e sociale del paese, una
situazione che, scrivono, "sta peggiorando in modo preoccupante".
Gli ultimi sviluppi della lunga transizione alla democrazia, fatta di
"inganni, bugie, ingordigia e sospetti reciproci", ammoniscono i
presuli, sta portando la Nigeria su una strada pericolosa. C'è dunque
urgente bisogno di cambiare rotta senza "recriminazioni o autogiustificazioni". questa nuova rotta e' stata chiaramente indicata da
Giovanni Paolo II durante la sua recente visita nel paese. in tutti i
suoi discorsi, ricordano i vescovi, il santo padre ha parlato
ripetutamente della riconciliazione come dell'unica via "per costruire
una Nigeria migliore". Essa implica il perdono, il rispetto degli altri, la
solidarietà, una maggiore attenzione per il bene comune ed è "ha il
suo solido fondamento nella verità e nella giustizia". "È una
riconciliazione - annotano ancora i presuli - dove non c'e' spazio per
"la prevaricazione, l'intimidazione o per l'esclusione di alcuni gruppi e
individui nella gestione della cosa pubblica". A questo comune sforzo
sono chiamati tutti: governanti e cittadini. un appello particolare a
lavorare per la riconciliazione nazionale e il dialogo viene rivolto ai
leader religiosi del paese. A questo proposito essi esprimono il
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proprio grande rammarico per la recente decisione del governo
nigeriano di aderire all'OIC, l'organizzazione della conferenza islamica.
si tratta secondo i vescovi di una decisione "provocatoria che non
può portare che al peggioramento del clima già teso del paese". la
proposta dei vescovi - conclude il documento - non e' "un illusorio
auspicio": la riconciliazione a tutti i livelli è l'unica via praticabile per
uscire dall'attuale crisi.
Mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja
commenta l’esito elezioni amministrative del 1998
ABUJA, 10 dic 98 - "La cosa importante è che ora la gente ha fiducia
nel processo democratico in corso". È quanto ha dichiarato a Fides
mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, la capitale
della Nigeria, a proposito della tornata elettorale amministrativa di
domenica scorsa. Le elezioni si sono svolte, come è noto, in tutti i 36
stati della federazione nigeriana e, al momento, appaiono in
vantaggio il Partito Democratico Popolare e quello dell'Alleanza per la
Democrazia. Secondo la legge elettorale nigeriana, solo i partiti, che
avranno ottenuto almeno il 10 per cento dei consensi nei due terzi
degli Stati, potranno presentarsi alle elezioni politiche previste per
l'inizio dell'anno prossimo. L'arcivescovo di Abuja ha aggiunto che "la
Chiesa ha incoraggiato la gente a partecipare al voto invitandola a
non emarginarsi dalle decisioni. Il ruolo della Chiesa deve essere
quello di chiedere trasparenza, laddove il gioco e' sporco. Il 6
dicembre - ha aggiunto mons. Olorunfemi - i maggiori quotidiani
nigeriani hanno pubblicato una dichiarazione dei vescovi, che invita
governo ed uomini politici alla chiarezza e all'onestà. Non possiamo
permetterci di fallire: per questo sosteniamo il processo in corso
ammonendo però governo ed esercito a continuare sulla via della
democrazia".
Mons. John Olorunfemi Onaiyekan su elezioni presidenziali
del 1999
ABUJA, 26 feb 99 - "Il periodo di tre mesi dalle presidenziali del 27
febbraio al 29 maggio, quando i militari dovranno lasciare il potere,
sarà decisivo per le sorti della democrazia in Nigeria". Lo ha
dichiarato oggi, in una intervista alla Fides, l'arcivescovo di Abuja,
mons. John Olorunfemi Onaiyekan. Domani, 27 febbraio, come è
noto i nigeriani si recheranno a votare per scegliere il prossimo
presidente. Possono scegliere tra il generale Olusegun Obasanjo, che
restituì il potere ai civili nel 1979, e l'ex ministro delle finanze Olu
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Falae. Il generale Obasanjo è sostenuto dal Partito Democratico del
Popolo (PDP), mentre Falae ha l'appoggio del patto tra Alleanza per
la Democrazia (AD) e il Partito di Tutto il Popolo (APP). L'arcivescovo
della capitale nigeriana auspica che domani "venga garantita a tutti
la libertà di voto" e a chi vincerà raccomanda "l'umiltà per governare
per il bene di tutti". "Chi vince - dice mons. Olorunfemi - deve
assumersi la responsabilità di portare avanti il processo democratico
in maniera coerente. Deve diminuire la corruzione". Alla corruzione
dilagante in Nigeria hanno fatto riferimento anche i vescovi, che oggi
a Lagos hanno conclusa la loro assemblea. "La situazione e tanto
grave - hanno scritto i vescovi nigeriani nel documento finale che la
corruzione e' stata istituzionalizzata al punto da apparire come una
politica ufficiali nei settori privato e pubblico della nostra vita
nazionale". La lotta contro la corruzione deve divenire perciò "un
imperativo" nell'educazione morale e religiosa dei nigeriani "nelle
chiese, nelle moschee, nelle scuole e nel mondo delle comunicazioni
sociali".
Eretto il Seminario maggiore regionale "Buon Pastore" a
Kaduna
KADUNA, 9 apr 99 - Il card. Jozef Tomko, Prefetto della
Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in data 6 marzo
1999 ha eretto il Seminario maggiore regionale "Buon Pastore" a
Kaduna, ed ha nominato Rettore dello stesso Seminario il rev.do
Matthew Man-Oso Ndagoso, del clero diocesano di Yola. Il primo
Rettore del nuovo Seminario Þ nato a Loh, diocesi di Yola, nel 1960.
Ha frequentato il Seminario maggiore St. Augustine di Jos. E' stato
ordinato sacerdote il 4 ottobre 1986. Ha conseguito il baccalaureato
presso la pontificia UniversitÓ Urbaniana, quindi la licenza e il
dottorato in teologia (studi ecumenici) presso l'Angelicum. È stato
viceparroco e parroco in luoghi diversi, vicario generale e
amministratore della cattedrale di Yola, incaricato diocesano per
l'ecumenismo.
Presidente della CBCN, mons. Albert Obiefuna, condanna il
dilagare della violenza etnica nel Paese
LAGOS, 16 set 99 Il Presidente della Conferenza Episcopale della
Nigeria (CBCN), mons. Albert Obiefuna, ha condannato il dilagare
della violenza etnica nel Paese e ed ha chiesto l'intervento del
governo per tutelare le popolazioni vittime dei soprusi. Nel corso
della recente plenaria della CBCN a Jos, nei pressi della capitale
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Abuja, mons. Obiefuna ha spiegato che, nonostante l'impegno a tutto
campo dei vescovi nigeriani, i mezzi di informazione non hanno
supportato adeguatamente gli sforzi della Chiesa locale, cosý da
impedire al governo un'azione efficace.
Appello del vescovo di Warri per la soluzione della crisi nel
Delta del Niger
LAGOS, 16 set 99 - Mons. Richard Burke, vescovo di Warri, ha
dichiarato che la sua diocesi ha messo a punto un piano di pace per
le comunitÓ residenti nel Delta del Niger, da anni in lotta tra loro.
Mons. Burke ha chiarito che il Governo Federale, le popolazioni locali,
i governatori, e le compagnie petrolifere della regione hanno un ruolo
di primo piano per la soluzione della crisi che ha provocato inutili
distruzioni nelle aree interessate.
Il Vescovo di Warri ha sottolineato che sono stati compiuti importanti
passi in avanti da parte dell'Assemblea degli Stati del Delta, grazie
all'individuazione di quei governi che, da Ogidigben a Ogbe-Ijoh,
hanno dato vita al clima di tensione. Il presule ha altresý fatto
appello a tutte le comunitÓ per una pace duratura.
Il vescovo Patrick Sheehan invita a pregare per la pace e la
tolleranza
LAGOS, 16 set 99, Il vescovo della nuova diocesi nigeriana di Kano,
mons. Patrick Sheehan, nel corso della recente plenaria della
Conferenza Episcopale della Nigeria, ha detto che la riconciliazione, la
comprensione e la conoscenza delle realtà territoriali, sono i mezzi
che possono condurre ad una pace durevole. Mons. Sheehan, che ha
preso possesso di Kano il 5 settembre, ha chiarito che le iniziative di
pace proposte dalle comunità musulmane costituiscono un
importante contributo per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
"Da parte sua - ha sottolineato il nuovo vescovo — la Chiesa
Cattolica organizzerà seminari ed incontri con tutti i gruppi e
continuerà a pregare per la pace, per la comprensione e per la
tolleranza. Siamo convinti - ha concluso — che tali iniziative
consolideranno ulteriormente i rapporti tra le due religioni".
La Conferenza Episcopale della Nigeria dichiara di volere
mantenere fede al suo impegno a favore dei poveri
LAGOS, 16 set 99 - La Conferenza Episcopale della Nigeria ha
dichiarato di mantenere fede ad una delle più importanti
responsabilità sociali della Chiesa, quella di sostenere i poveri e i
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diseredati tanto a livello nazionale, quanto internazionale. In una
recente intervista, il Presidente della CBCN, mons. Albert Obiefuna,
ha espresso la sua soddisfazione per il lavoro fin qui svolto dai
vescovi. "Ci siamo occupati soprattutto delle aree più a rischio quali
Rwanda, Cameroon, Sudan e Liberia— ha chiarito mons. Obiefuna—
inviando aiuti finanziari ed alcuni dei nostri vescovi sul posto. Non
siamo mai venuti meno alle richieste dei fratelli in difficoltà, ed
abbiamo cercato di offrire sempre e comunque la nostra assistenza"
I vescovi nigeriani esortano il clero del Paese a celebrare il
Grande Giubileo
LAGOS, 16 set 99 - La Conferenza episcopale della Nigeria (CBCN)
esorta tutti i sacerdoti ad essere in prima linea nel richiamare
l'attenzione dei fedeli sulla divinità di Cristo in vista del Grande
Giubileo del 2000. "Come Pastori, non dobbiamo venire meno al
nostro dovere di guidare lo sguardo della nostra comunità di credenti
verso la Persona e il mistero di Cristo. Lui è l'immagine del Dio
invisibile, la Parola vivente che si è fatta carne ed è vissuta in mezzo
a noi. Egli non solo sostiene la nostra speranza, ma è Lui stesso la
nostra speranza, e tramite il potere del Vangelo, ci rende capaci di
creare una società tollerante, piena d'amore e giusta", si legge in un
comunicato diffuso al termine della recente plenaria a Jos. Nel
documento i presuli esortano "i fedeli a partecipare con tutto il cuore
a tutte le liturgie e celebrazioni giubilari a livello parrocchiale,
diocesano, provinciale, nazionale e internazionale. La nostra
speranza – scrivono - è che non solo i nostri cuori e le nostre vite
personali, ma anche la società della nostra amata Nigeria siano
rinnovate". A Jos il Segretariato della Conferenza episcopale ha
illustrato gli obiettivi del primo Congresso nazionale pastorale in
preparazione al Grande Giubileo. Il Segretariato ha anche pubblicato
un calendario delle celebrazioni giubilari, sia a livello nazionale che
internazionale.
Le preoccupazioni dei leader cristiani nigeriani per
l’introduzione della Sharia nello Stato di Zamfara
ABUJA, 22 ott 99 - Nei prossimi giorni lo stato nigeriano di Zamfara
introdurrà la Sharia, la legge islamica, nel proprio ordinamento
giuridico. La decisione è stata presa un mese fa dall'assemblea
legislativa di questo stato settentrionale della federazione nigeriana,
dove i musulmani sono la maggioranza. Il governatore di Zamfara,
Alhaji Ahmad Sani, ha invitato la popolazione a prendere familiarità
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con il nuovo codice islamico che - ha peraltro assicurato - non verrà
applicato alla minoranza cristiana. Egli ha inoltre annunciato che i
funzionari dello stato si recheranno in Arabia Saudita e in Sudan per
informarsi sull'applicazione della Sharia nei tribunali. Contro il
provvedimento hanno vivacemente protestato diversi esponenti
cristiani del Paese. Tra questi mons. John Olufemi Onaiyecan,
arcivescovo di Abuja, che ha rivolto un pressante appello al
presidente nigeriano Olusegun Obasanjo perché lo dichiari
incostituzionale. Il pastore metodista Sunday Mbang, Presidente
dell'Associazione Cristiana della Nigeria, che raccoglie esponenti delle
Chiese protestanti, cattolica e anglicana, ha dichiarato da parte sua
che l'introduzione della legge islamica è preoccupante e potrebbe
condurre a un "periodo pericoloso" nella storia della Nigeria, che sta
già vivendo una delicata fase di transizione verso la democrazia.
Zamfara il primo stato della Nigeria ad introdurre la Sharia
GUSAU, 27 ott 99 - Da oggi, 27 ottobre, la Sharia - la legge islamica
- fa parte del codice penale di Zamfara, uno stato del Nord della
Nigeria. Zamfara è divenuto in tal modo il primo stato della Nigeria
ad introdurre la legge islamica nel codice penale. La Sharia entrerà in
vigore a partire dal prossimo gennaio. Il provvedimento era stato
votato a maggioranza dal parlamento locale e controfirmato dal
governatore Alhaji Ahmad Sani Yerima. E' stato lo stesso
governatore ad annunciare oggi nella piazza principale di Gusau, la
capitale di Zamfara, l'introduzione della Sharia. Nella settimana
scorsa, era stato accolto un ricorso di due avvocati all'Alta Corte di
Lagos contro il provvedimento per incostituzionalità dello stesso. La
Corte ha dichiarato inapplicabile la Sharia a Lagos. Questa posizione
della Corte nigeriana è alla base, tra l'altro, dell'assenza del
presidente Olusegun Obasanjo a Gusau, dove era stato invitato dal
governatore.
Lo stato di Zamfara ha poco più di un milione di abitanti, quasi tutti
musulmani. I cattolici sono solo 20 mila. L'introduzione della Sharia
comporterebbe punizioni corporali per reati come adulterio,
prostituzione e furto. Le autorità di Zamfara hanno precisato che la
Sharia sarà applicata solo in contenziosi tra musulamni, o tra
musulmani e cristiani, se quest'ultimi ne fanno richiesta. I vescovi
nigeriani, preoccupati dalla possibile introduzione della Sharia in uno
degli stati della federazione, avevano presentato, sabato scorso 23
ottobre, un memorandum riservato al presidente della Nigeria
Obasanjo per illustrare la loro posizione.
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Il contenuto del documento dei vescovi presentato ad Obasanjo è
ancora Riservato. "Vogliamo agire con prudenza, perché è in gioco la
sostanza della costituzione in materia religiosa - aveva detto nei
giorni scorsi mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja
- anche se dietro a questa manovra più che interessi religiosi si
intravedono manovre politiche tese a fare della religione un collante
per settori dell'elettorato. Anche capi religiosi musulmani stanno
operando per difendere la costituzione federale". I rapporti islamocristiani in Nigeria sono buoni. Lo stesso presidente Obasanjo,
musulmano, appartiene alle correnti islamiche moderate che vedono
nella collaborazione tra religioni una fonte di crescita per il suo
popolo uscito da anni di dittatura militare. Obasanjo, a settembre,
aveva inviato un messaggio ai vescovi cattolici riuniti per la seconda
sessione plenaria della Conferenza Episcopale. Nel messaggio
assicurava "il sostegno e l'incoraggiamento del governo" per la
Chiesa nel suo impegno a "rinnovare il cuore della nazione e dirigere
i passi del popolo verso Dio".
In una lettera la Commissione Giustizia e Pace ribadisce le
sue preoccupazioni per l’introduzione della Sharia
LAGOS, 10 nov 99 - I cattolici in Nigeria hanno espresso di nuovo la
loro preoccupazione circa l'introduzione della legge islamica, nello
stato di Zamfara. Le preoccupazioni sono espresse in una lettera che
la commissione episcopale Giustizia e Pace ha indirizzato al
Procuratore generale federale Kanu Agabi. La lettera è intitolata
"Costituzione e religione" ed è firmata dal segretario nazionale della
commissione, mons. John Ofei. La commissione, oltre ad esprimere
la preoccupazione di molti nigeriani riguardo alll'applicazione della
Sharia, accusa alcune dichiarazioni del presidente nigeriano Obasanjo
ed esprime la propria costernazione sulla posizione del governo
secondo cui coloro i quali si sentano chiamati a sfidare il Governo
dello Stato di Zamfara dovrebbero farlo. La commissione è
dell'opinione che questo non è abbastanza. "La posizione del
Presidente Obasanjo, con rispetto parlando, riguardo questa
questione molto delicata è equivoca - si legge nella lettera - ed
abdica dalle sue responsabilità costituzionali di mantenere la pace,
l'ordine ed il buon governo in Nigeria. Bisogna ricordare - aggiunge
Giustizia e Pace - che milioni di nigeriani hanno visto il Presidente
Obasanjo salire sulla tribuna presidenziale il 29 maggio del 1999 per
giurare fedeltà e difendere sempre la costituzione.". Mons. Ofei
quindi si chiede perché il presidente stia "adesso rinnegando il patto
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sovrano con il popolo" e domanda una risposta al Procuratore
generale. Frattanto, l'Associazione Cristiana della Nigeria (CAN) si
riunirà a Benin, la capitale dello Stato di Edo, per la sua assemblea
biennale. In due giorni discuterà il problema dell'inserimento della
sharia in Zamfara e il destino dei non-musulmani nello stato.
L'incontro, che si terrà il 10 e l'11 novembre, riunirà i delegati delle
altre denominazioni cristiane di tutto il paese. Il presidente Obasanjo
stesso interverrà, giovedi 11 novembre, relativamente alla questione
sharia, e, visto che egli è anche ospite, oggi 9 novembre, dell'
incontro del Concilio degli Stati che include tutti i Governatori di
Stato, c'è la più viva speranza che la costituzionalità della Sharia sarà
trattata insieme alle altre questioni pertinenti.
E' in questo contesto che l'arcivescovo di Abuja, mons. John
Onayekan, presidente nazionale dell'Associazione Cristiana della
Nigeria, ha di nuovo sottolineato l'importanza del problema sharia ed
ha chiesto con urgenza di chiarire le implicazioni di una sua
introduzione per la costituzione e per i diritti degli altri cittadini dello
Stato di Zamfara. Ha sostenuto che non c'è alcuna assicurazione
sulle garanzie che sono state date dal Governo dello stato di Zamfara
dal momento che la costituzione, che è il supremo garante dei diritti
dei cittadini, è stata compromessa dall'applicazione della Sharia.
“I nigeriani hanno il diritto alla libertà di parola, di
associazione e di religione”, afferma l’Associazione dei
comunicatori cattolici nigeriani riunita a congresso
PORT HARCOURT, 1 dic 99 - ―I nigeriani hanno il diritto alla libertà di
parola, di associazione e di religione‖. Lo ha affermato l‘Associazione
dei comunicatori cattolici nigerianial suo recente congresso svoltosi a
Port Harcourt dal 22 al 25 novembre. Al centro dell‘incontro è stata
l‘influenza dei film sulla formazione dei giovani. I partecipanti - come
si legge nella dichiarazione finale - hanno insistito sulla necessità che
i genitori ed gli educatori accompagnino i bambini e i giovani nella
visione di film e videocassette. Per altro verso, gli operatori cattolici
del settore sono stati esortati a produrre opere che contribuiscano
alla diffusione del punto di vista cristiano. Affiancandosi all‘episcopato
locale e alle altre associazioni i comunicatori cattolici nigeriani hanno
condannato la recente imposizione della legge islamica nello stato
nigeriano di Zamfara, esortando il governo a vigilare affinché altri
Stati della Nigeria non adottino leggi analoghe.
“La Chiesa cattolica in Nigeria considera l’applicazione della
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legge islamica in aperto contrasto con la Costituzione federale
del Paese”, afferma il portavoce della Conferenza episcopale
nigeriana
KADUNA, 22 feb 00 ―La Chiesa cattolica in Nigeria è sempre stata
aperta al dialogo inter-religioso e considera l‘applicazione della legge
islamica in aperto contrasto con la Costituzione federale del Paese‖.
Così ha dichiarato all‘agenzia missionaria Misna il padre Emmanuel
Badejo, portavoce della Conferenza episcopale nigeriana. ―In
particolare- ha aggiunto il sacerdote – quanto sta accadendo a
Kaduna è di inaudita gravità in quanto tutti sanno che si tratta di uno
Stato della federazione a maggioranza cristiana‖. Padre Badejo ha
poi aggiunto che una delegazione dei vescovi cattolici è stata ricevuta,
alla fine di gennaio, dal presidente Olusegun Obasanjo. Il presidente
assicurò ai vescovi il suo impegno per arginare le iniziative dei fautori
della legge islamica negli Stati della federazione nigeriana.
―Purtroppo – ha commentato il portavoce – dobbiamoi constatare
che finora non sono venuti dal governo centrale segni concreti a
riguardo‖. Il 13 marzo, si svolgerà a Lagos la riunione plenaria dei
vescovi nigeriani. ―Per l‘occasione – ha anticipato il portavoce – è
prevista una discussione sul tema della Riconciliazione Nazionale e,
dunque, sui pericoli che l‘applicazionne della legge islamica implica in
quanto violazione del sacrosanto diritto della libertà religiosa‖.
Intanto a Kaduna, capitale dell‘omonimo Stato nigeriano, si contano
a decine le persone rimaste uccise nel corso dei violenti scontri tra
cristiani e musulmani. Gli scontri sono nati dopo che i cattolici di
Kaduna erano scesi in piazza per protestare contro la decisione del
governo centrale di introdurre la legge islamica (sharia) nello stato.
L‘odio religioso è anche alimentatati dalle rivalità tribali. Sul posto è
intervenuto l‘esercito, mentre chiese e moschee bruciano.
Il Giubileo e la riconciliazione nazionale al centro della prima
plenaria del 2000 dei vescovi nigeriani
IKEJA, 15 mar 00 Ha preso il via, ieri 14 marzo, presso la Chiesa di
San Leone ad Ikeja, la prima assemblea plenaria dell‘anno 2000
della Conferenza episcopale nigeriana. Tema della plenaria è ―La
celebrazione del Giubileo e la Riconciliazione Nazionale‖. Al centro
dei primi interventi i recenti scontri tra cattolici e musulmani per
l‘imposizione della legge islamica, la sharia, in alcuni stati della
confederazione. Riprendendo il discorso del Santo Padre
pronunciato in occasione del recente viaggio in Egitto, il Nunzio
Apostolico, Mons. Osbaldo Padilla ha detto: ―Promuovere l‘odio e la
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violenza in nome della religione vuol dire offendere Dio e cadere in
una evidente contraddizione. Dobbiamo, di contro, lavorare insieme
per sostenere il dialogo interreligioso, quale segno di speranza per i
popoli di tutto il mondo‖. ―La presenza in questa assemblea del
Governatore dello Stato del Lagos, Alhaji Ahmed Bola Tinubu – ha
aggiunto mons. Padilla - è una concreta testimonianza che il dialogo
e la pace sono possibili. Prego il Signore affinché gli abitanti di
questo paese possano vivere rispettando la libertà religiosa di
ciascuno. Le differenze culturali ed etniche non potranno mai
giustificare alcun conflitto‖. Pronta la risposta del rappresentante
governativo che, prendendo la parola in sede di assemblea, ha
lanciato un appello: ―Invito tutti i vescovi presenti, quali uomini
chiamati da Dio, ad esercitare la loro influenza per il bene e la
serenità del paese‖. ―La Chiesa cattolica, così come l‘Islam – ha
aggiunto - sono forze che lavorano per il bene. La violenza non è la
volontà di Dio, così come l‘intolleranza. La Nigeria deve diventare
una patria per tutti coloro che, pur avendo storie e religioni diverse,
vogliono vivere nella libertà e nel rispetto reciproco‖. Chiaro
l‘intervento, in apertura dei lavori, di mons. Albert Obiefuna,
Presidente della Conferenza episcopale. ―Non siamo un gruppo di
persone che ignora il significato che ha la sharia per l‘Islam – ha
detto -. Ma la Nigeria non può più essere considerato un paese che
vive periodi bui.‖. Il conflitto tra le due religioni esploso
recentemente a Kaduna è stato lungamente analizzato da mons.
Obiefuna. L‘arcivescovo di Onitsha ha voluto manifestare la sua
solidarietà a mons. Peter Jatau, arcivescovo della città colpita, e il
suo dolore per le vittime degli incidenti. Tra i problemi sociali più
preoccupanti il Presidente della Conferenza episcopale ha indicato
quello della larga diffusione della sindrome da immunodeficienza
acquisita (Sida/Aids). "Continuiamo a registrare decessi e la
diffusione dell'HIV è ormai in crescita – ha rilevato mons. Obiefuna
-. La Chiesa sta rispondendo efficacemente con uomini e con i suoi
mezzi. E questa – ha detto con orgoglio il presule - è la concreta
prova della nostra presenza e del nostro operato". Ma, subito dopo,
l'amara osservazione: " Della missione e dell'impegno dei cattolici,
però mai nessuna menzione". L'assemblea plenaria dei vescovi
della Nigeria chiuderà i lavori il 17 marzo.
L’opposizione dei vescovi nigeriani alla Sharia in Nigeria non
diminuisce in alcun modo il loro rispetto per l'Islam, afferma
documento pubblicato al termine della plenaria del 2000
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IKEJA, 20 mar 00 - "La nostra opposizione alla Sharia in Nigeria
non diminuisce in alcun modo il nostro rispetto per l'Islam e i suoi
aderenti": è uno dei passaggi del documento conclusivo dei vescovi
nigeriani riunitisi a Ikeja dal 13 al 18 marzo. Nel corso della
riunione, in cui i vescovi hanno eletto a nuovo Presidente della
Conferenza Episcopale mons. John Onaiyekan (arcivescovo di
Abuja), sono stati affrontati alcuni dei temi più urgenti che hanno
caratterizzato le vicende recenti del paese. A proposito degli ultimi
scontri etnico-religiosi causati dallaribellione all'introduzione della
Sharia in alcuni stati, e che hanno causato oltre mille morti, i
vescovi hanno riaffermato il loro rifiuto della vendetta e la
predicazione del perdono, anche se hanno ammesso "l'autodifesa di
fronte ad ingiuste aggressioni". Essi hanno dichiarato di voler
continuare a promuovere le buone relazioni esistenti tra cristiani e
musulmani in Nigeria, riaffermando il bisogno di organi che
rafforzino il dialogo iinterreligioso. Hanno dichiarato che gli scontri
tra gruppi religiosi che abusano della loro fede non rappresentano
uno scontro tra religioni. Ma, allo stesso tempo,hanno chiesto al
Governo di non favorire una religione a scapito delle altre,
soprattutto per quanto riguarda la costruzione di luoghi di culto,
l'istruzione religiosa nelle scuole, l'accesso ai media, i pellegrinaggi.
I vescovi nigeriani hanno anche messo sotto accusa la corruzione
ed il nepotismo che non consente ai giovani di costruirsi un futuro:
"In Nigeria – hanno scritto - non sembra contare ciò che si conosce
e quanto si lavora, ma chi si conosce e con chi si è in relazione".
Nel documento si denuncia anche il continuo aumento del divario
tra ricchi e poveri: "Mentre impiegati e insegnanti hanno salari
minimi che arrivano sempre in ritardo - scrivono i vescovi - i titolari
di cariche elettive si dotano di provvigioni e altri benefici. Mentre la
maggioranza dei nigeriani ha fame, una minoranza sguazza in una
scandalosa abbondanza".
Mons. Giovanni Olorunfemi Onaiyekan denuncia quei i leader
nigeriani che hanno deciso di manipolare i sentimenti
religiosi a scopo politico
ABUJ, 30 mag 00- "Come cristiano mi aspetto che i musulmani
vivano secondo i dettami della loro religione, come hanno sempre
fatto. Noi cristiani siamo obbligati dalla nostra fede a fare
altrettanto. A questo livello religioso la Sharia non è un problema.
Sono i politici che hanno deciso di manipolare i sentimenti religiosi
perseguendo obiettivi politici oscuri e devono assumersi la piena
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responsabilità per le conseguenze delle loro azioni". Lo ha detto
mons. Giovanni Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja e
presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, nel corso
dell‘omelia della Santa Messa di ringraziamento per il ritorno della
democrazia in Nigeria. La Santa Messa è stata celebrata nella
cattedrale di Abuja, domenica 28 maggio, ad un anno esatto dalla
riacquistata democrazia. Fu, infatti, nel 29 maggio dell‘anno scorso,
che il potere tornò nelle mani dei civili dopo un ventennio di
dittatura militare. Il presidente Olusegun Obasanjo, che era stato
eletto nel febbraio precedente, assunse i poteri e nello stesso
tempo entrava in vigore la nuova costituzione, che ricalcava quella
democratica del 1979. Il presidente della Conferenza episcopale,
nell‘omelia, ha reso grazie al Signore perché nel passaggio al
regime democratico il paese non ha vissuto "disordini e confusione".
"La nostra gente - ha detto mons. Onaiyekan – ha ricevuto un
nuovo senso di speranza e aspirazioni per il futuro". Il presule,
però, non ha mancato di sottolineare che per ora la democrazia non
ha portato grandi miglioramenti alla popolazione: "La qualità della
vita - ha detto - deve essere misurata sulla base dei bisogni umani,
come cibo, abitazione, salute ed educazione per i giovani ¼ Dopo
un anno abbiamo molte buone intenzioni, ma finora non molte
realizzazioni concrete". Mons. Onaiyekan ha anche ricordato gli
scontri etnico-religiosi che hanno insanguinato il paese negli ultimi
mesi provocando oltre mille morti a Kaduna (nord) ed a d Aba
(sud). Gli scontri furono scatenati dalle proteste contro
l'introduzione della Sharia decretata da alcuni governatori locali
negli stati di Kaduna, Zamfara, Niger e Sokoto. L'applicazione della
legge islamica, in seguito alle proteste ed agli scontri, è stata
sospesa. Ma le violenze sono continuate. Nuovi scontri sono
avvenuti a Kaduna il 22 maggio. Tra le vittime c'è anche il
sacerdote Clement Ozi Bello, di 43 anni. Una vocazione tardiva la
sua. Don Clement era stato ordinato lo scorso anno ed era parroco
a Kawo. Era scomparso il 23 maggio mentre tornava, a bordo di un
furgoncino, nella sua parrocchia di San Pietro. Il corpo è stato
ritrovato due giorni dopo gettato in un canale. Fino ad ora nessun
sacerdote era rimasto vittima degli scontri etnici a Kaduna.
"Come spiegare le atrocità che stiamo vedendo nella nostra terrà, a
volte perpetrate in nome della religione? Si è chiesto mons.
Onaiyekan ricordando don Ozi Bello -. Solo la settimana scorsa un
sacerdote di Dio è stato brutalmente mutilato e lasciato a morire
nella foresta. Il suo caso è solo uno delle centinaia che hanno subito
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diaboliche atrocità. Preghiamo Dio perché ci perdoni per il sangue
innocente che viene versato sulla nostra terra".
In Nigeria settentrionale i cristiani tollerati, ma con minori
diritti dei musulmani, denuncia domenicano
ABUJA, 23 giu 00 - "I cristiani vengono tollerati, ma spesso trattati
come persone che hanno minori diritti dei musulmani". Accade nel
nord della Nigeria, come racconta padre Gilbert Thesing,
domenicano. Sebbene la Nigeria sia uno stato laico, - afferma nella
sua testimonianza raccolta dall'agenzia di notizie dell'Ordine dei
predicatori - la laicità non è un concetto accettato dai musulmani qui
al Nord".
La presenza dei Padri domenicani risale al 1953; nove anni più tardi
venne eretta la diocesi di Sokoto, che ha avuto due domenicani
statunitensi come primi vescovi.
"La Nigeria - osserva padre Thesing - è una terra in cui convive una
strana mescolanza di tolleranza ed intolleranza, fin dall'epoca
dell'indipendenza nel 1960. Le culture sono vivaci. La gente è
amante della pace. Se venisse data l'opportunità di uscire dalla
povertà, questa nazione potrebbe diventare una stella di prima
grandezza in Africa".
I vescovi della Nigeria sono preoccupati dal diffondersi della
Sharia
KADUNA, 11 set 00 - I vescovi cattolici della Nigeria sono preoccupati
per il diffondersi della sharýa, la legge islamica, negli Stati della
federazione. Per questa ragione hanno pensato di riunirsi, a partire
da ieri 10 settembre, nella città di Kaduna, teatro nei mesi scorsi di
sanguinosi scontri tra musulmani e cristiani, per l'assemblea della
Conferenza episcopale nigeriana. Uno dei temi scottanti all'ordine del
giorno Þ proprio quello dei pericoli legati al fondamentalismo di
matrice islamica che sembra minare la laicità di un Paese dove la
convivenza tra le varie componenti socio-religiose Þ di grande
importanza. In pi¨ circostanze il presidente Olusegun Obasanjo ha
rassicurato la popolazione sul suo impegno a garantire il rispetto
delle regole democratiche, ma sono già 8 gli Stati nigeriani che
hanno adottato la legge islamica. Domani 12 settembre, è prevista in
Vaticano l'udienza del Papa al capo di Stato nigeriano. Obasanjo, che
in più occasioni ha dichiarato di considerare importante l'apporto che
la Chiesa Cattolica sta offrendo al suo Paese. Il presidente Obasanjo
è già stato ricevuto da Giovanni Paolo II il 26 marzo dello scorso
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anno. In quell'occasione Obasanjo ringrazi= il pontefice per l'appello
lanciato l'anno prima a favore della liberazione sua e di altri
esponenti politici nigeriani, detenuti sotto la dittatura del defunto
generale Sani Abacha. Il presidente nigeriano ha, tra l'altro, sempre
molto apprezzato l'impegno del Papa in favore della cancellazione del
debito estero dei Paesi in via di sviluppo.
All’apertura della seconda assemblea plenaria per il Grande
Giubileo tracciato un bilancio preoccupante della situazione
del Paese
KADUNA, 15 set 00 - Il 12 settembre, a Kaduna la Conferenza
episcopale della Nigeria (Cbcn) ha avviato i lavori della sua seconda
assemblea plenaria per il Grande Giubileo. Una solenne funzione
dedicata allo Spirito Santo, celebrata nella Chiesa di San Giuseppe,
ha aperto l'assemblea. A presiedere la celebrazione è stato mons.
Peter Jatau, arcivescovo di Kaduna, insieme a 40 arcivescovi e
vescovi e a 65 sacerdoti. Presenti alla cerimonia numerosi religiosi e
religiose e un gran numero di laici. All'omelia mons. Jatau ha
ripercorso le tappe della vita della Chiesa locale durante l'ultimo
anno. "Il 2000 fino ad oggi è stato terribile - ha detto -: abbiamo
assistito inermi ad omicidi di migliaia di uomini, donne e bambini.
Tante case sono state distrutte e ad oggi centinai di famiglie sono
senza tetto". L'arcivescovo ha perciò invitato a pregare tutti i fedeli
affinché vengano evitati scontri civili come quelli del 1987 e del
1992, anni bui per la popolazione nigeriana. In un secondo passaggio
della sua omelia il presule ha fatto appello alle autorità affinché si
impegnino ad eliminare il fenomeno della corruzione. "Chiedete ai
facoltosi del paese di riferire pubblicamente come hanno ottenuto
tanta ricchezza - ha tuonato mons. Jatau -. Il prossimo compito del
Governo Federale sarà quello di istituire un comitato di saggi per
risolvere i problemi religiosi del Paese e per ricondurre Kaduna e i
paesi vicini ad una pace duratura. Non vi è dubbio che la crisi del
nostro stato ha avuto ripercussioni in tutta la Nigeria, per questo Þ
necessario che si metta a punto un piano di azione mirato per porre
fine a tale situazione" ha concluso l'arcivescovo di Kaduna. Alla
celebrazione eucaristica hanno fatto seguito i lavori dell'assemblea. Il
riferimento Þ stato fatto subito alla introduzione della legge islamica
in alcuni stati della confederazione nigeriana. "E' triste riconoscerlo ha detto il presidente della Conferenza episcopale, mons. John
Olorunfemi Onaiykan, arcivescovo di Abuja -, ma i nostri timori
avevano un fondamento: la sharia ha sortito effetti negativi in tutto il
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paese. I cristiani continuano ad essere ingiustamente perseguiti e
privati di un legittimo diritto: quello di professare la loro fede
liberamente. Senza dimenticare che la libertà religiosa è prevista
dalla stessa costituzione". All'Assemblea dei vescovi nigeriani sono
intanto pervenuti messagi beneauguranti da parte del Presidente
della Federazione Nigeriana Olusegun Obasanjo e del Governatore di
Kaduna Alhaji Mohammed Makarfi. Soddisfatto il Nunzio Apostolico,
mons. Osvaldo Padilla, il quale ha espresso apprezzamento per
l'iniziativa e per la risposta che la Chiesa locale, a tutti i livelli, ha
dato in occasione del Giubileo.
“Costruire il Regno di Dio di giustizia e di pace” tema della
prima plenaria del 2001 dei vescovi nigeriani
ABUJA, 1 mar 01 – La plenaria della Conferenza episcopale nigeriana
(Cbcn) è prevista dal 6 al 10 marzo ad Abuja. ―Costruire il Regno di
Dio di giustiza e di pace‖ sarà il tema dominante della assemblea
episcopale, che farà il punto sul dopo Giubileo e sulla situazione
politica in movimento in Nigeria. Permangono i problemi legati alla
diffusa corruzione, al sottosviluppo, alla adeguata distribuzione del
cibo e delle risorse. Quanto alla vita della Chiesa, nell‘agenda dei
vescovi nigeriani figurano le relazioni con le altre comunità cristiane,
il ruolo del Segretariato Cattolico e la collaborazione tra la
Conferenza episcopale e gli organismi catolici sub-regionali e
l'Associazione dei Cristiani nigeriani (CAN), espressione delle
comunità cristiane non cattoliche. La plenaria dell'episcopato
nigeriano si aprirà con la liturgia presieduta dal Presidente della
Conferenza episcopale, mons. John Onaiyekan. E' prevista la
partecipazione del Nunzio Apostolico, mons. Osvaldo Padilla il quale
aprirà i lavori e renderà note le linee guida della seconda sessione.
Nata in Nigeria l'Associazione nazionale degli avvocati
cattolici
LAGOS, 11 mag 01 - è nata in Nigeria l'Associazione nazionale degli
avvocati cattolici (Nacl). Alla riunione inaugurale, che si è tenuta nei
giorni scorsi a Lagos sotto l'egida del Segretariato cattolico, hanno
preso parte 110 professionisti che condividono la fede in Cristo.
L'organizzazione si va ad aggiungere ad altre già attive in differenti
settori della società, come quelle che riuniscono le donne cattoliche, i
giornalisti o gli studenti. Padre George Ehusani, segretario generale
del Segretariato cattolico di Nigeria, nel suo intervento ha auspicato
che la Nacl possa divenire "un potente gruppo di pressione e una
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formidabile arma della società civile". La prima campagna in cui gli
avvocati cattolici nigeriani intendono impegnarsi è quella in favore di
una nuova Costituzione, che rafforzi le istituzioni democratiche e
offra le necessarie garanzie alle minoranze etniche e religiose. La
senatrice Kofoworola Bucknor-Akerele, vice governatrice dello Stato
di Lagos, ha affermato che la Costituzione del 1999 non è
soddisfacente e che la lotta per la dignità degli uomini e delle donne
nigeriane non può essere considerata conclusa con la fine del regime
militare. L'attuale Carta fondamentale - ha quindi ricordato il
direttore del Progetto per i diritti costituzionali, Clement Nwankwo - è
frutto del lavoro di un comitato nominato dalla passata giunta
militare ed è impopolare e illegittima in quanto nata da un organismo
impermeabile agli "input" del Paese reale. Nel corso della riunione è
stata espressa preoccupazione per l'atteggiamento riluttante del
governo di fronte alle richieste di una revisione costituzionale che
non venga condotta soltanto da quanti siedono nei palazzi del potere
ma tenga conto delle indicazioni provenienti dalle varie componenti
della società. In un documento sottoscritto al termine della seduta
inaugurale, i membri della Nacl invocano una maggiore severità nei
confronti dei tanti casi di corruzione che affiorano nella pubblica
amministrazione e nel mondo politico, giudiziario e militare.
Stigmatizzano le ricorrenti violazioni dei diritti umani di cui si
rendono responsabili componenti delle forze di polizia. Chiedono al
governo di respingere l'introduzione della Sharia in alcune parti della
Nigeria e di assicurare la laicità dello Stato, come prescrive la
Costituzione. Infine, auspicano l'introduzione di modifiche alla legge
elettorale, in modo da consentire la formazione di nuovi partiti, che
siano espressione di associazioni e gruppi di cittadini, e la
partecipazione di candidati indipendenti a tutte le consultazioni
elettorali.
Scontri fra cristiani e musulmani a Jos
JOS, 12 set 01 - I violenti scontri fra cristiani e musulmani che in
questi giorni sconvolgono la cittÓ di Jos, nello stato di Plateau,
Nigeria centrale, destano grande preoccupazione nella Chiesa
nigeriana. "Le violenze sono esplose in una zona in cui nessuno,
fino a poche settimane fa, si aspettava che ciò potesse accadere",
ha detto all'agenzia Misna padre Emmanuel Badeyo, segretario per
le comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Lagos. Il bilancio a lui
noto parla di oltre 150 morti, circa 200 automobili date alle fiamme,
abitazioni e chiese devastate e date alle fiamme. Soltanto la
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moschea centrale della città, a quanto sembra, Þ ancora intatta.
L'arcivescovo di Jos, monsignor Ignatius Kaigama, si è lamentato
del comportamento delle forze dell'ordine, che non sono
intervenute tempestivamente per prevenire gli scontri e non hanno
fornito adeguata protezione a chiese e luoghi di culto non
musulmani. Analoghi incidenti hanno avuto luogo tre settimane fa
nella vicina Bauchi ma nulla Þ stato fatto per evitare che i disordini
si propagassero a Jos. Secondo padre Badeyo, c'è chi
deliberatamente soffia sul fuoco. "Pare che fra la gente che ha
scatenato gli incidenti ci siano anche diversi islamici provenienti da
altri Paesi africani e in particolare dal Niger", ha denunciato.
Intanto, sono emersi nuovi dettagli circa la scintilla che ha fatto
scoppiare gli scontri. Si dice che tutto sia iniziato quando le autorità
hanno imposto un alto funzionario musulmano a capo di un ufficio
che si trova in una zona a netta maggioranza cristiana. Ci= avrebbe
suscitato una protesta, peraltro pacifica. Venerdì scorso, al termine
della preghiera, i musulmani hanno a loro volta inscenato una
contromanifestazione ed Þ in questa fase che sono iniziate le
violenze. "Centinaia di persone - ha concluso padre Badeyo - hanno
perso la casa, si sono rifugiate nelle caserme della polizia e da
alcuni giorni vivono solo di pane e acqua. Adesso il governo e i
leader religiosi parlano di dialogo e tolleranza ma per quella gente,
senza tetto e senza cibo, sarÓ assai difficile tornare alla serenità di
prima".
Seconda plenaria del 2001 dedicata anche alle tensioni
interreligiose nel Paese
IKEJA LAGOS, 14 set 01— La seconda plenaria dei vescovi nigeriani
ha aperto i battenti martedì scorso con la Messa celebrata nella
chiesa di San Leo ad Ikeja Lagos. Presenti 41 presuli, sacerdoti,
religiosi, religiose e laici del paese oltre al Nunzio mons. Osbaldo
Padilla. Ha presieduto la cerimonia il presidente della Conferenza
episcopale, mons. John Onaiyekam, mentre ha tenuto l'omelia
l'arcivescovo di Lagos, mons. Anthony Olubunmi Okogie. Il
presidente ha inaugurato i lavori lamentando lo stato di tensione
che il paese sta vivendo "Per tale motivo molti vescovi non
potranno essere presenti e dare il loro prezioso contributo — ha
spiegato il presule. L'arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Kaigama,
per esempio, è rimasto a casa perché deve tenere sotto controllo la
situazione in loco. Lui stesso— ha aggiunto mons. Onayekam — ha
rivelato che Jos è un'area di conflitto". Lo conferma il numero delle
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vittime, cristiani soprattutto. Jos, comunque, non è l'unica città
stravolta dalla violenza. "Anche negli stati di Nassarawa e Bauchi
States si registrano tensioni— ha fatto sapere il presidente della
Conferenza episcopale. Sintomo, questo, di una escalation della
violenza che continuiamo a registrare in tutto il paese". "Qualunque
sia il fine di questo conflitto, la Chiesa deve continuare ad essere un
punto di riferimento per la pace. Chi si serve della religione per
perpetrare atrocità, ha in mente un concetto errato della religione"
ha commentato mons. John Onaiyekam "Siamo convinti che la
maggior parte dei nigeriani, cristiana o mussulmana che sia, vuole
la pace. Un riferimento infine alla sharia "Se vogliamo realmente far
prevalere l'armonia e la serenità, è necessario che la legge venga
attentamente messa sotto controllo". Il Nunzio apostolico ha
invitato i vescovi ad "Ispirarsi alla spirito purificatore tanto evocato
nel corso dell'Anno Santo e a farlo proprio quale riflesso del nostro
ministero e autentico servizio alla Chiesa e al mondo". L'assemblea
si concluderà in giornata con una dichiarazione dei vescovi sullo
stato della nazione.
Violenze nello Stato del Benue
ABUJA, 1 nov 01 - "Le violente vicende accadute recentemente
nello Stato del Benue (Nigeria sudorientale) non sono ancora del
tutto chiare. La versione della gente, infatti, è totalmente
discordante da quella del governo. È comunque un fatto
comprensibile, perché sarà difficile che l'esecutivo ammetta di aver
ordinato ai soldati di sparare per uccidere". Lo afferma mons. John
Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, la capitale del più
popoloso Stato africano. Nei giorni scorsi, le truppe hanno sparato
contro la popolazione in diverse località del Benue (Vaase, Zaki
Biam, Iorya, Tseadoor, Sankara, Gbeji e Anyiin). Il bilancio è di oltre
200 vittime ma altre testimonianze affermano che il numero dei
morti potrebbe essere 500. I civili sono scappati nelle città maggiori
(Makurdi, la capitale, e Gboko) e chi non vi è riuscito resta ben
nascosto nella foresta. A scatenare la reazione dell'esercito è stato
il rapimento e l'assassinio di 19 soldati, avvenuto in una zona vicino
al confine con lo Stato di Taraba. Dell'agguato è stata accusata una
banda composta da presunti uomini tiv, l'etnia di religione cristiana
maggioritaria nello Stato. "Per fortuna ora è tutto finito - prosegue
il presule - ma la tensione tra la gente resta alta. Servirà
un'iniziativa politica ad alto livello, che comprenda uomini del
governo, per riportare la serenità nella regione". Il Parlamento,
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intanto, ha deciso la costituzione di una speciale commissione per
indagare sull'accaduto. "Un altro aspetto fortunoso in mezzo alla
tragedia avvenuta nel Benue - aggiunge monsignor Onaiyekan - è
che i conflitti interetnici siano scoppiati tra due popolazioni, i tiv e
gli jukun, entrambe di religione cristiana. Se una delle due fosse
stata musulmana potete immaginare cosa avrebbero scritto i
giornali di tutto il mondo. Comunque, non c'è stato e non c'è
nessun pericolo di genocidio, né per i tiv né per nessuno. È stata
un'esagerazione, anche perché i tiv sono una delle popolazioni più
numerose dell'intero Paese, arrivando a contare fino a sei milioni di
persone". Questa etnia, inoltre, è una delle popolazioni più
integrate nel tessuto economico nigeriano ed è presente anche
negli Stati di Plateau, Taraba e Nasarawa. L'arcivescovo di Abuja si
recherà venerdì a Makurdi, "per verificare soprattutto la situazione
degli sfollati e per fare visita al vescovo locale", monsignor
Athanasius Atule Usuh. Sono almeno 300mila le persone che hanno
abbandonato le proprie abitazioni per trovare rifugio nei campi
allestiti dal governo o presso le case di amici o parenti. "Le loro
condizioni destano preoccupazione, soprattutto per la carenza di
generi alimentari e acqua", ha detto padre Michael Angula,
segretario del presule di Makurdi.
Le organizzazioni laiche maschili di 16 diocesi nigeriane si
impegnano a mobilitarsi nelle questioni religiose, politiche e
sociali del Paese
LAGOS, 26 gen 02— Le organizzazioni laiche maschili di 16 diocesi
nigeriane si sono impegnate a mobilitarsi sulle questioni religiose,
politiche e sociali del Paese, in linea con le indicazioni della
Conferenza episcopale. L'impegno fa parte di un pacchetto di
risoluzioni adottate durante un incontro delle organizzazioni laicali
maschili delle Province Ecclesiastiche della Nigeria Orientale, vale a
dire le province di Onitsha, di Calabra e di Owerri. Le risoluzioni
prevedono una più intensa partecipazione alle attività ecclesiali e
una più incisiva evangelizzazione della nazione africana. Il
comunicato finale ha anche stigmatizzato la corruzione politica e
chiesto una riforma della Costituzione per trasformare i mandati
elettorali in impegni part-time, consentodo cosý ad un maggior
numero di cittadini di servire il Paese.
"Nessuno è del tutto senza colpa: avidità, egoismo, cultura
dell'impunità, politiche di potere piuttosto che di sviluppo¼
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polarizzazione di gruppi etnici e religiosi" feriscono la
nazione nigeriana", affermano vescovi nigeriani al termine
della loro prima plenaria del 2002
ABUJA, 28 feb 02 - "Nessuno è del tutto senza colpa: avidità,
egoismo, cultura dell'impunità, politiche di potere piuttosto che di
sviluppo¼ polarizzazione di gruppi etnici e religiosi" feriscono la
nazione nigeriana e bisogna fare qualcosa. E' uno dei messaggi
lanciati dai vescovi della Nigeria al termine della loro Assemblea
plenaria, svoltasi ad Abuja dal 18 al 22 febbraio, con l'intento
dichiarato di "Guarire le ferite della nazione". La Nigeria, rilevano i
vescovi ha aspetti positivi, quali le abbondanti risorse naturali, i
lavoratori, una gente felice, progressi notevoli, strade, ampie
risorse di combustibili, restituzione delle scuole alla Chiesa in alcuni
stati. Sussistono, però, anche ferite che, per la maggior parte, il
popolo nigeriano se le è inflitte da solo attraverso la disperazione, la
collera, la frustrazione e l'incapacità di raggiungere un minimo di
dignitosa autonomia. Ecco allora che l‘ episcopato nigeriano
denuncia lo stato di insicurezza e il crimine, la disoccupazione e la
fame, che ha raggiunto livelli preoccupanti in tutta la Nigeria, ed
anche "la violenza politica, sociale e personale" causata dalla legge
islamica (la sharia), in vigore in alcuni stati settentrionali della
Nigeria. L'arcivescovo di Abuja, mons. John Onaiyekan, presidente
della Conferenza episcopale, ha affermato che "la Chiesa non può
dimenticare "le molte persone che sono ancora sfollate per i
problemi provocati dalla sharia. Ritengo che sia nostro dovere non
avallare una situazione che è chiaramente ingiusta". I Vescovi
sollecitano il governo "ad iniziare una discussione franca sul tema
della sharia, e non aspettare e sperare che il problema si allontani".
Nessun cittadino della Nigeria deve sentirsi straniero in nessun
posto della nazione, affermano i vescovi.
L'Episcopato nigeriano denuncia la corruzione e la cattiva
amministrazione delle risorse, la disoccupazione che penalizza i
giovani, il divario crescente tra i poveri sempre più poveri ed i ricchi
sempre più ricchi. I Vescovi chiedono al governo di lavorare con
trasparenza, di indire una conferenza nazionale per esaminare le
fonti di conflitto e proporre soluzioni per sanare le divisioni. Il
contributo decisivo alle sorti della Nigeria viene anche dai cristiani.
Essi perciò sono invitati a vivere i valori del Vangelo ed a sforzarsi
per la conversione individuale e comunitaria. I vescovi criticano "la
religione materialista e del mondo, che predica prosperità,
guarigioni e miracoli, senza i sacrifici e la croce: ciò danneggia ad
39
addirittura sostituisce la religione autentica". "Il Dio predicato da
alcuni leader religiosi sembra non essere il Dio di giustizia ed
amore, ma un Dio intollerante, che alimenta odio e divisione".
La Chiesa nigeriana si mobilita per Safiya, condannata in
primo grado alla lapidazione per adulterio
LAGOS, 19 mar 02 - "Sono fiducioso. Grazie all'interesse della
comunità internazionale Safiya vivrà". È questo il commento,
rilasciato alla agenzia Misna da monsignor Anthony Olubunmi
Okogie, arcivescovo di Lagos. Il presule si era detto disposto a
prendere il posto di Safiya Husseini Tungar Tudu - la 30enne
nigeriana condannata in primo grado alla lapidazione per adulterio
nello Stato nigeriano di Sokoto. L‘esecuzione verrà attuata nel caso
di conferma in appello della pena capitale. Proprio ieri, la corte
d‘appello islamica di Sokoto ha aggiornato al 25 marzo il processo
per Safiya Husaini. "Ogni qualvolta la Sharìa sarà applicata faremo
un baccano tale che il mondo non potrà ignorare più tale
argomento", ha commentato l'arcivescovo precisando che la
Conferenza episcopale nigeriana da tempo ha chiesto il rispetto
dell'articolo 10 della costituzione federale nigeriana in merito alla
laicità dello Stato, ammonendo il governo di Abuja a proteggere i
diritti di tutti i cittadini e a restare imparziale rispetto a tutte le
religioni.
Le vocazioni alla vita consacrata sono in crescita in Nigeria,
afferma presidente della Conferenza episcopale
ROMA, 1 mag 02 - Le vocazioni alla vita consacrata sono in crescita
in Nigeria. Lo ha confermato all'agenzia Vidimus Dominum il
Presidente della Conferenza episcopale nigeriana mons. John
Onaiyekan, a Roma in questi giorni per la visita ad limina dei
vescovi del paese. "Le vocazioni – spiega - sono abbondanti sia nei
seminari sia negli istituti religiosi. Tuttavia il problema oggi riguarda
i mezzi, anche economici, che sono necessari per la formazione, per
sostenere le vocazioni, per farle crescere". Inoltre la Chiesa
nigeriana sta realizzando da diversi anni un ambizioso programma
missionario con l‘invio di missionari in altri paesi africani e fuori dal
Continente. "Molti dei nostri missionari sono in Europa e negli Stati
Uniti – spiega l‘arcivescovo di Abuja – e non hanno bisogno di un
nostro sostegno economico. È diversa la situazione in paesi di altri
Continenti. E per noi vescovi ciò vuol dire stare sempre attenti a
dove inviare i nostri missionari, per non correre il rischio di recarci
40
solo nei paesi ricchi. Se ciò avvenisse, non saremmo più missionari
ma¼ mercenari". La Società Missionaria di San Paolo, ad esempio,
è un Istituto di diritto diocesano di Abuja ma è stata fondata dalla
Conferenza episcopale proprio per inviare religiosi come missionari.
Oggi conta oltre 140 sacerdoti sia in altri paesi africani, sia in
Europa e Stati Uniti. "Ma è solo un esempio – prosegue mons.
Onaiyekan – perché abbiamo un gruppo di Missionari dello Spirito
Santo che lavorano in Papua Nuova Guinea, sostituendo i religiosi
degli Stati Uniti che prima curavano l'evangelizzazione. Ecco il
segno di una Chiesa come la nostra, che ha tanto bisogno e vive
una situazione a volte difficile, ma che allo stesso tempo vuole
essere intensamente missionaria".
Vescovi cattolici e anglicani della Nigeria denunciano la
piaga della corruzione nel Paese
LAGOS, 10 ott 02 - Se il governo nigeriano non si impegna
seriamente nella lotta contro la corruzione, i leader politici al potere
rischiano di essere rovesciati da una rivoluzione. È l'opinione
comune espressa dai vescovi cattolici e anglicani del paese africano
in un'intervista all'agenzia di informazione ecumenica Eni. La
Nigeria è il secondo paese con il più alto livello di corruzione nel
mondo, dopo il Bangladesh. Per Mons. Gabriel Abegunrin, vescovo
cattolico della diocesi di Osogbo nel sud-ovest del Paese, essa è
diventata un vero e proprio "cancro" del sistema politico nigeriano
che deve essere radicalmente e urgentemente estirpato. Il presule
critica a questo proposito diversi esponenti del governo che
continuano ad osteggiare provvedimenti efficaci per contrastare il
fenomeno, perché "essi stessi coinvolti in affari di corruzione".
L'arcivescovo di Lagos, Mons. Anthony Olubunmi Okogie, da parte
sua, non risparmia critiche dirette al Presidente Olusegun Obasanjo
per non avere sinora saputo combattere la corruzione come
promesso in campagna elettorale. Dello stesso tenore le critiche
mosse dai vescovi anglicani che nell'intervista denunciano
"l'assenza di uno sforzo serio per costringere i leader politici che
hanno beneficiato di guadagni illeciti a rendere conto" del loro
operato.
La riconciliazione nazionale, il rilancio di una pace duratura
e alla democratizzazione del Paese in vista delle elezioni: le
preoccupazioni in cima all'agenda dei vescovi nigeriani alla
41
prima plenaria del 2003
ABUYA, 12 mar 03 - Promuovere la riconciliazione di un Paese
spesso dilaniato da violenti contrasti a sfondo etnico-religioso,
rilanciare una pace duratura e sostenere la democrazia in vista di
un appuntamento elettorale che si preannuncia particolarmente
critico. Sono queste le preoccupazioni in cima all'agenda dei vescovi
nigeriani, riuniti da ieri nella prima assemblea plenaria del 2003 ad
Abuja. Per tre giorni i presuli del più grande Paese africano (quasi
130 milioni di abitanti) si confronteranno proprio sul tema
"Cercando le vie della pace", come ha spiegato don Emmanuel
Badeyo, portavoce della Conferenza episcopale nigeriana. "Di fronte
ai recenti avvenimenti - ha detto il portavoce - i vescovi hanno
deciso di affrontare questo argomento per promuovere ulteriore
riconciliazione e pace tra la gente". Il percorso verso
l'appuntamento con le urne del prossimo 19 aprile - data fissata per
le elezioni generali - è stato fin qui contrassegnato da una serie di
violenze ed omicidi a sfondo politico.
I vescovi della Nigeria chiedono di spostare la data delle
elezioni presidenziali previste per il Sabato Santo, 19 aprile
2003
LAGOS, 28 mar 03 – I vescovi della Nigeria chiedono di spostare la
data delle elezioni presidenziali previste per il Sabato Santo, 19
aprile. "Nel calendario Cristiano, sabato 19 aprile 2003 è Sabato
Santo – annota il comunicato della Conferenza episcopale -, un
giorno consacrato alla preghiera e alla riflessione sulla realtà
centrale delle nostra fede, ovvero, la passione, morte e
resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Tenere le elezioni in
questo giorno crea per i cristiani un conflitto non necessario tra i
propri doveri religiosi e civili. Per questi motivi, la data scelta per le
elezioni presidenziali e dei governatori locali è per noi
inaccettabile." "Insieme all'Associazione dei Cristiani della Nigeria
(Can) chiediamo – aggiungono i vescovi - che il giorno delle elezioni
sia spostato ad una data più confacente dopo Pasqua. Proponiamo
così il 22 aprile 2003‖. In Nigeria, i cattolici sono 16 milioni e mezzo
su una popolazione complessiva di 115 milioni di abitanti. Più
numerosi dei cattolici sono, invece, i protestanti, 18 milioni. La
Chiesa cattolica conta in Nigeria 48 diocesi., 1.752 parrocchie, 26
stazioni missionarie con sacerdote residente, e 1032 senza
sacerdote residente. Vi sono 51 Vescovi. 2995 sacerdoti, 602
religiosi sacerdoti, 501 religiosi non sacerdoti, 3.464 religiose e
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26.560 catechisti.
Nuovi scontri interreligiosi nello stato nigeriano di Kaduna
MAKARFI, 7 apr 04 - Più di dieci chiese incendiate e un posto di
polizia distrutto. È il bilancio degli incidenti scoppiati sabato a
Makarfi, nello Stato nigeriano di Kaduna, a maggioranza
musulmana. Le violenze sono iniziate dopo che un adolescente
cristiano con turbe psichiche è entrato in una scuola coranica e ha
strappato un Corano. Ne è seguita una colluttazione e quindi
l‘attacco della folla inferocita contro un vicino posto di polizia e una
decina di chiese. Gli scontri tra cristiani e musulmani in questi
ultimi anni hanno provocato migliaia di morti nel nord della Nigeria,
dove 12 Stati hanno optato per l‘adozione della legge islamica,
aggravando le tensioni tra le due comunità. Ad inaugurare il nuovo
e controverso corso politico-religioso è stato, come è noto, lo Stato
di Zamfara.
La Chiesa cattolica nigeriana avvia un progetto di apostolato
nelle prigioni
LAGOS, 24 apr 04 - La Chiesa cattolica nigeriana ha avviato un
progetto di apostolato nelle prigioni. Lo riferisce don Felix Femi
Ajakaye, responsabile per le comunicazioni sociali nel Segretariato
Cattolico. "L'apostolato nelle prigioni – spiega il sacerdote comprende visite da parte di volontari nelle carceri dove si cerca di
creare un clima di amicizia e di comprensione tra i reclusi e tra questi
e le guardie. Organizziamo – aggiunge - anche colloqui, incontri e
seminari all'interno e all'esterno delle carceri. I nostri sacerdoti
celebrano le Messe nelle prigioni, e offrono educazione religiosa ai
carcerati". Lo scopo di questa iniziativa apostolica
_hè quello di dimostrare che le prigioni non sono luoghi isolati dove i
reclusi sono trascurati e abbandonati al loro destino. Vuole essere
presentato, invece, come luogo di correzione e di orientamento per
coloro che hanno sbagliato".
In base a questi principi e orientamenti, l'Associazione Cattolica degli
Artisti e dello Spettacolo (Caen), che comprende musicisti, attori e
attrici dell'home video, personaggi della televisione e produttori,
stanno cercando fondi per produrre un film dedicato alla vita nelle
prigioni nigeriane. Parte del film sarà girata all‘interno delle stesse
prigioni.
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Mons. John Olorunfemi Onaiyekan sulle violenze religiose
nello Stato nigeriano del Plateau
ABUJA, 11 mag 04 - ―Il vero problema, ora, è trovare il modo di
favorire il dialogo e la riconciliazione‖. Dopo le violenze che nei
giorni scorsi hanno provocato un numero elevato, ma ancora
imprecisato di vittime a Yelwa, nello Stato nigeriano del Plateau, il
Presidente della Conferenza episcopale mons. John Olorunfemi
Onaiyekan guarda al futuro e conferma che è ―semplicistico definire
questi scontri come ‗conflitto di religione‘‖. ―È una guerra tra poveri
– spiega l‘arcivescovo di Abuja - e il vero problema non è religioso,
ma politico-economico. Ci sono dei gruppi etnici che provengono da
altre zone e che si sono insediati successivamente nella zona di Jos,
ma continuano ad essere considerati ‗stranieri‘‖. Gli scontri, come è
noto, sono scoppiati il 2 maggio, quando gruppi armati di Tarok,
un‘etnia prevalentemente cristiana, hanno preso d‘assalto la
comunità dei Fulani, in gran parte musulmani. Questi incidenti,
precisa Mons. Onaiyekan, non sono purtroppo isolati oggi in
Nigeria, ma sono ―un fenomeno abbastanza recente, perché per
molti anni comunità diverse per etnia e religione hanno convissuto
pacificamente‖. Il presule ricorda poi che nel complesso puzzle
etnico-sociale della Nigeria bisogna anche tener conto della
―classica e antica rivalità tra coltivatori stanziali e allevatori
nomadi‖. Per questo, insiste, non bisogna cadere ―nell‘errore di
parlare di guerra religiosa‖.
Ancora attacchi contro chiese cristiane nel nord della Nigeria
a maggioranza musulmana
KANO, 13 mag 05 "La situazione in città è molto tesa. Il coprifuoco
che era in vigore ieri, è stato tolto questa mattina, ma la gente ha
paura di uscire di casa, anche se polizia ed esercito controllano le
strade". Così riferiscono all'Agenzia Fides fonti locali contattate a
Kano, nel nord della Nigeria, dove estremisti musulmani hanno
attaccato luoghi di culto e fedeli. Almeno una chiesa, con l'annessa
casa parrocchiale, è stata incendiata e distrutta dagli estremisti
islamici e "molto probabilmente anche altre chiese sono state
distrutte, così come diverse abitazioni di cristiani". "Vi sono
sicuramente morti e molti feriti, - aggiungono le fonti - ma non
sappiamo ancora quanti. È difficile uscire di casa e quindi rendersi
conto di persona della situazione. Vi sono ancora 3 quartieri della
città dove è segnalata la presenza di estremisti armati. Martedì
scorso, era stata assalita anche l'università statale e alcuni edifici
44
del complesso universitario sono stati saccheggiati e distrutti". Gli
scontri di Kano seguono le violenze esplose all'inizio del mese nello
stato di Plateau (Nigeria centrale) dove almeno 200 persone sono
rimaste uccise in scontri tra allevatori Fulani, di religione islamica, e
agricoltori Tarok, cristiani. Questi sono adesso accusati di aver
massacrato gli allevatori musulmani. "Gli estremisti islamici che
hanno assalito la comunità cristiana di Kano affermano di volere
vendicare i musulmani uccisi nel Plateau" affermano le fonti. Gli
aggressori armati di asce e coltelli fermavano le automobili alla
ricerca dei non musulmani, costringendo le persone a recitare
preghiere islamiche. Il presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, ha
fatto appello a tutti i nigeriani a mantenere la calma e ha chiesto ai
capi religiosi islamici di contribuire a calmare gli animi. "Vi chiedo di
fermare i nostri fratelli islamici perché se si cerca l'occhio per
occhio, questo paese sprofonderà nel sangue" ha detto il
Presidente, parlando ai capi islamici.
Dal 1999 ad oggi, circa 10mila nigeriani sono morti in scontri etnici,
tribali e religiosi.
"Ringraziamo Dio perché sempre più cristiani sono coinvolti in
attività politiche ed occupano diversi posti": così i vescovi
della Nigeria in un comunicato diffuso al termine della loro
seconda plenaria del 2004
ABUJA, 24 set 04 - "Ringraziamo Dio perché sempre più cristiani
sono coinvolti in attività politiche ed occupano diversi posti. Siamo
felici per coloro che aspirano ad essere veri testimoni della giustizia e
della pace". Così si esprimono i vescovi della Nigeria in un
comunicato diffuso al termine della loro plenaria ad Abuja, dal 13 al
17 di settembre. "Effettivamente - aggiunge la nota - la politica offre
ai nostri laici una grande opportunità per contribuire allo sviluppo del
nostro paese, alla luce del Vangelo. Essere cristiani implica la civica
responsabilità di contribuire al buon governo e alla trasformazione
della società". Nella loro dichiarazione i vescovi nigeriani non
mancano di ringraziare il governo per aver restituito alla proprietà
ecclesiastica alcune scuole, confiscate negli anni passati. Ai vari
governi degli stati nigerianifederati i vescovi chiedono però di
sostenere la Chiesa nell'ammodernamento delle strutture delle scuole
restituite e di concedere sussidi a quelle scuole che si trovane in zone
di missione. Il comunicato reca la firma di mons. John Onaiyekan,
arcivescovo di Abuja, e di mons. Lucius Ugorji, vescovo di Umuhaia e
segretario della Conferenza episcopale.
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Le diocesi della Nigeria vogliono valorizzare meglio la
missione dei media cattolici locali
LAGOS, 5 feb 05 - Le diocesi della Nigeria vogliono valorizzare meglio
la missione dei media cattolici locali e promuovere la comunicazione
in campo ecclesiale per rendere più incisiva l‘azione evangelizzatrice
della Chiesa nel Paese. La decisione è emersa da un importante
incontro che ha visto riuniti recentemente ad Abuja i responsabili
degli uffici diocesani nigeriani delle comunicazioni sociali. “Insieme
realizziamo cose interessanti per Dio nel Suo popolo” è stato il tema
della riunione cui sono intervenuti, tra gli altri, padre Patrick
Alumuku, già responsabile del Programma Inglese-Africa della Radio
Vaticana e oggi direttore dell‘Ufficio delle comunicazioni sociali della
diocesi di Abuja, padre Robert White, docente della Pontificia
Università Gregoriana a Roma, padre Felix Ajakaje direttore
dell‘Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali, nonché il Nunzio
apostolico in Nigeria, Mons. Renzo Fratini. Partendo dunque dalla
comune convinzione sulla necessità di promuovere una presenza più
efficace della Chiesa locale nei media, la sessione ha indicato le
strategie per raggiungere questo obiettivo: a cominciare da una
migliore formazione professionale dei comunicatori cattolici e da una
maggiore sinergia a livello nazionale e locale per razionalizzare l‘uso
delle risorse umane e materiali disponibili. Mons. Fratini ha
evidenziato anche la necessità per gli informatori cattolici di essere
aggiornati non solo sull‘attualità strettamente ecclesiale, ma anche
su quella internazionale, perché siano essi stessi, ha detto,
obiettivamente informati. Tra le principali decisioni operative emerse
dall‘incontro: il lancio di un quotidiano cattolico nazionale e la
creazione a livello locale di una rete di contatti con l‘Ucip, l'Unione
internazionale della stampa cattolica, e 'Signis’, l'organizzazione
mondiale cattolica per il cinema e la radio-televisione.
Dichiarazione dei vescovi nigeriani su scontri a Maiduguri
ABUJA, 23 feb 06 - I vescovi della Nigeria sono profondamente
sconcertati dagli scontri scoppiati nei giorni scorsi nello stato
settentrionale di Borno e costati la vita ad almeno 15 cristiani, tra
cui un sacerdote, oltre alla distruzione di diverse chiese. In una
nota diffusa martedì, essi confermano l‘impressione espressa da più
parti che i disordini, avvenuti durante una protesta contro le
vignette raffiguranti il profeta Maometto, siano il risultato di ―un
piano premeditato per fare sprofondare il Paese in una crisi sotto le
46
apparenze di una protesta di carattere religioso‖. Nella nota, i
presuli non risparmiano critiche alle autorità e alle forze dell‘ordine
―che hanno permesso la manifestazione senza provvedere alla
protezione delle vite e delle proprietà dei cittadini‖, un‘omissione
che essi considerano voluta. ―Non abbiamo alcuna obiezione alla
libertà di espressione – rimarcano –, ma questo non può avvenire a
scapito di altri cittadini‖. ―Duole constatare – aggiungono – che
mentre i leader delle due principali religioni del Paese stanno
lavorando assiduamente per la pace e l‘armonia, che sono il
fondamento del Cristianesimo come dell‘Islam, alcuni fanatici e i
loro finanziatori stiano strumentalizzando la religiore per provocare
una crisi‖ che la Nigeria ―non può permettersi‖. In conclusione, la
nota esorta, da un lato, i fedeli cristiani alla calma e a non reagire
con azioni di rappresaglia e, dall‘altro, le autorità nigeriane a
impedire che gli scontri si estendano ad altre parti del Paese e a
risarcire le famiglie colpite.
I vescovi nigeriani auspicano che l'ora di religione nelle
scuole diventi insegnamento curricolare
ABUJA, 23 feb. 06 - I vescovi nigeriani auspicano che l'ora di
religione nelle scuole diventi insegnamento curricolare per integrare
in tal modo istruzione religiosa e morale. L'auspicio è stato espresso
al termine di una recente riunione che la Conferenza episcopale
nigeriana (CBCN) ha voluto dedicare all'educazione scolastica.
"L'integrazione di una istruzione religiosa e morale nel piano di studi
e nel curriculum professionale - si legge in una dichiarazione dei
vescovi nigeriani - come sana spiritualità e sana moralità è
essenziale all'edificazione di una nazione sana". La dichiarazione,
firmata da mons. Giovanni Anaiyekan, arcivescovo di Abuja e
presidente della Conferenza episcopale, rinnova l'impegno della
Chiesa in Nigeria a sostenere e ad offrire alle giovani generazioni
una eccellente educazione ed istruzione.La dichiarazione richiama
altresì l'impegno del governo nigeriano a sostenere finaziariamente
e con la fornitura di materiale didattico tutte le scuole. I vescovi
richiamana altresìil governo nigeriano a restituire alla Chiesa le
scuole cattoliche confiscate.
I grandi temi della società nigeriana al centro dell’assemblea
dei vescovi del Paese, che nel documento finale invitano
presidente e governo a rispettare le attese dei cittadini in
ambito politico, come sicurezza e il rispetto dei diritti umani
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ABUJA, 14 mar 06 - ―La Chiesa in Nigeria: mantenendo viva la
speranza‖: così titola la nota dei presuli, prendendo atto dei gravi
problemi socio-politici del loro Paese. In primo piano, la possibile
modifica della Costituzione per permettere al presidente in carica,
Olusengun Obasanjo, di candidarsi per un terzo mandato
consecutivo. ―Quale che sia il risultato del dibattito‖, i vescovi
auspicano ―libere e oneste elezioni‖, elezioni legislative e
presidenziali in programma nel 2007. ―Se anche il terzo mandato
fosse reso legale attraverso una revisione costituzionale –
osservano i presuli – quanti sono al momento al potere dovrebbero
considerare se è etico cambiare le regole a loro vantaggio a metà
del gioco‖. Che ―questo emendamento‖ – si auspica allora nella nota
– sia dunque ―realmente una decisione onesta dei nigeriani e non il
risultato di una manipolazione per la propria perpetuazione
nell‘ufficio contro i desideri del popolo‖. I vescovi non dimenticano
le drammatiche urgenze della popolazione, che ha ―un disperato
bisogno di forniture elettriche, di acqua potabile e di strade
migliori‖. Quindi deprecano ―l‘insicurezza di vita e di proprietà‖, che
―fa vivere i cittadini nella paura e spaventa gli ospiti, gli investitori e
i turisti allontanandoli‖. Nel comunicato, si fa riferimento anche alla
crisi nel Delta del Niger, attribuendone la colpa alla ―perdurante
ingiustizia sociale nei confronti della regione che contribuisce
largamente‖ all‘economia nazionale. Infine, il doloroso capitolo sugli
scontri recenti in varie parti del Paese, a seguito della pubblicazione
in occidente delle vignette blasfeme su Maometto. I presuli
nigeriani condannano ―la distruzione di vite e proprietà in nome
della religione‖, denunciando che ―il fallimento degli agenti di
sicurezza nel salvaguardare vite e proprietà è un fallimento del
governo‖. ―Questi scontri – scrivono a chiare lettere – sono stati
orchestrati con intenzioni dubbie. C‘è perciò un urgente bisogno che
il governo sia all‘altezza delle sue responsabilità identificando,
isolando, disarmando e processando assassini e piromani, fanatici e
terroristi‖. E per commemorare le vittime degli scontri, i vescovi
segnalano che l‘Associazione cristiana nigeriana ha invitato tutti i
cattolici ad osservare due giorni di preghiera, il 27 e il 28 marzo.
Un fallimento del governo. È questa la denuncia dei vescovi
nigeriani in seguito ai sanguinosi scontri verificatisi nel
Paese, dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto
ABUJA, 17 mar 06 - In certi casi, ―mentre Chiese, moschee, negozi
e case venivano date alle fiamme dagli incendiari e la gente
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innocente veniva attaccata e brutalmente uccisa da assassini
scriteriati, gli agenti che dovevano far rispettare le leggi non sono
andati in loro soccorso‖. E‘ la posizione dei vescovi nigeriani che
commentando le rivolte popolari in un documento, pubblicato in
questi giorni, condannano gli ―orribili omicidi‖ e biasimano il
governo locale per aver chiuso un occhio sulla diffusione della
violenza. La scintilla di tutto, come è noto, è stata la pubblicazione
sui giornali occidentali di vignette su Maometto, ma per i presuli,
secondo quanto riporta l‘agenzia Zenit, ―la distruzione della vita e
della proprietà in nome della religione disonora la Nigeria‖. Tra gli
assassinati c‘è anche un sacerdote cattolico, padre Michael Galere. I
leader cattolici ribadiscono che ―nessun nigeriano dovrebbe sentirsi
a rischio a causa della religione, della lingua o della tribù.
Dichiariamo che il fallimento delle agenzie di sicurezza di assicurare
la vita e la proprietà è un fallimento del governo‖. Esaminati in
modo più approfondito, sembrerebbe – a detta dei vescovi - che
questi scontri siano stati orchestrati da gente con dubbi intenti.
―C‘è, quindi, un urgente bisogno – si legge ancora nella nota - che il
governo sia all‘altezza delle sue responsabilità identificando,
isolando e perseguendo i responsabili‖. In questo quadro, il rischio è
che la gente venga ―provocata a farsi giustizia da sé‖. I vescovi
riescono comunque a vedere dei barlumi di speranza in quei
cristiani e musulmani che, durante gli scontri, si sono aiutati con
gesti di profonda solidarietà. Un chiaro segno – affermano- ―che la
religione non è dirottata da fanatici e terroristi‖. In linea con la
Christian Association of Nigeria (CAN), i Vescovi chiedono a tutti i
fedeli cattolici di osservare due giorni di preghiera il 27 e il 28
marzo per le vittime degli scontri.
Una comunità vitale e dinamica: questa la Chiesa nigeriana
quale descritta in un’articolo pubblicato pubblicato sulla
rivista “Mission de l’Eglise” dal padre spiritano Elochukwu
Uzukwu
LAGOS, 28 AGO 06 ―Una Chiesa che cerca di portare un messaggio
speranza e di liberazione per tutti contro l‘irrazionalità e
l‘oppressione‖, ma che riflette anche il dinamismo, la giovinezza e
lÆentusiamo del suo popolo. Con questi termini padre EugÞne
Elochukwu Uzukwu, spiritano nigeriano, descrive la Chiesa cattolica
nel suo Paese in un recente articolo pubblicato sulla rivista ―Mission
de l‘Église‖. L‘articolo presenta l‘immagine di una Chiesa dalle
molteplici sfaccettature: popolare e assidua nella pratica dei
49
sacramenti, giovane, dinamica, ma anche decisa a dare il suo
contributo alla costruzione della Nazione. Un ruolo che ha svolto
durante i passati regimi militari e che continua a svolgere ancora
oggi. È di poco tempo fa un nuovo appello dell‘episcopato in difesa
della libertà, della democrazia e dei diritti umani. ôLa Nigeria Þ
tornata alla democrazia nel 1999 e tuttavia la Chiesa cattolica
continua ad elevare la sua voce in difesa della giustizia, della pace e
dell‘equità nel Paese‖, scrive padre Uzukwu. ―Essa ha esortato a ‗un
nuovo inizio‘, spronando il governo a ripristinare quei diritti e
l‘uguaglianza conculcati dalla giunta militareö e non ha risparmiato
critiche alla classe politica nigeriana, sottolineando la necessità di
passare da una ―concezione del potere come mezzo di sfruttamento
e dominio‖ all‘idea del potere come servizio. Saldamente guidata
dal clero locale, la Chiesa nigeriana si caratterizza anche per la
presenza di un laicato molto attivo. Numerose sono le associazioni
laicali, tra le quali l‘influente Organizzazione delle donne cattoliche
presente in tutte le diocesi nigeriane, e i gruppi carismatici cattolici.
I membri delle associazioni devozionali e caritative come la Legione
di Maria o la Società di San Vincenzo deÆ Paoli sono di grande
aiuto ai parroci nella catechesi, nell‘educazione dei giovani e
nell‘assistenza ai poveri. Grande è poi la partecipazione dei fedeli
alle liturgie domenicali, non solo nelle grandi città, ma anche nei
villaggi più sperduti, mentre i conventi e i seminari sono pieni, al
punto da mettere in difficoltà le autorità ecclesiastiche che non
hanno gli strumenti adeguati per fare fronte alla domanda.
Un paese ricco di risorse, ma povero per la corruzione della
sua classe dirigente: così mons. Onaiyekan descrive la
Nigeria a conferenza su petrolio
ENUGU, 11 nov 06 - Se i nigeriani non godono i benefici delle
risorse naturali di cui il loro Paese è ricco, questo si deve alla cattiva
gestione di una classe governante corrotta e interessata solo a
trarre il massimo profitto personale da queste ricchezze. A
denunciarlo è stato mons. John Olorunfemi Onaiyekan, presidente
della Conferenza episcopale nigeriana, intervenendo nei giorni
scorsi a Enugu ad una conferenza dedicata al problema della
cosiddetta ―maledizione della ricchezza‖, quel fenomeno per cui
l‘abbondanza di risorse naturali in diversi Paesi poveri contribuisce
paradossalmente ad alimentare molti dei loro problemi. E‘ noto
infatti che le Nazioni che soffrono di alcuni dei più elevati indici di
povertà, malattia, corruzione, conflitti violenti e violazione dei diritti
50
umani sono anche, almeno sulla carta, alcuni dei più ricchi. Una
piaga che caratterizza in modo particolare i Paesi africani, tra cui
appunto la Nigeria, ricca di petrolio e gas e non solo. Il problema in
Nigeria, ha evidenziato mons. Onaiyekan alla conferenza, intitolata
―Mettere ricchezza del petrolio e del gas al servizio del bene
comune‖, è che ―il governo e la governance sono stati ridotti a mera
distrazione ad uso personale dei proventi del petrolio‖. ―Molti leader
nigeriani rubano denaro al popolo per comprare proprietà e
nasconderlo in banche straniere‖. Il risultato di questa corruzione e
cattiva gestione sono sotto gli occhi di tutti: povertà dilagante, alto
tasso di disoccupazione giovanile, ma anche dipendenza alimentare
dall‘estero nonostante il Paese sia ricco di terre fertili. In questo
scenario, ha affermato in conclusione l‘arcivescovo di Abuja, l‘unica
autorità rispettata in Nigeria è la Chiesa, che agli occhi di molti è la
sola voce credibile nel Paese.
Nel messaggio per il nuovo anno 2007 il cardinale Okogie
traccia un quadro di luci e ombre sulla situazione della
Nigeria
LAGOS, 9 gen 07 - Il cardinale arcivescovo di Lagos Anthony
Olumunmi Okogie ha duramente criticato la recente decisione del
governo nigeriano di finanziare la costruzione di una grande
fabbrica di profilattici nell‘ambito di una nuova campagna contro
ll‘Aids. ―E‘ ormai risaputo che il condom non è sicuro contro il
contagio, mentre il metodo più efficace resta l‘astinenza‖, scrive
l‘arcivescovo nel messaggio per il Nuovo Anno. Secondo il card.
Okogje il provvedimento mal si concilia con il dichiarato intento del
governo di lottare contro la diffusione dell‘Aids nel Paese. Il
messaggio è anche dedicato a tracciare un bilancio dell‘anno
appena concluso. Un anno – scrive il cardinale - segnato da
numerosi disastri aerei e stradali che interpellano le autorità a fare
di più per migliorare la sicurezza nei trasporti. Per altro verso, il
cardinale Okogje rileva con soddisfazione i progressi compiuti nel
difficile cammino verso la piena democrazia in Nigeria: ―La nostra
democrazia - afferma – è ormai sulla buona strada‖. Egli rivolge in
particolare parole di apprezzamento per l‘opera svolta dalla
magistratura che – scrive - ha saputo ―ristabilire l‘ordine, dove i
legislatori hanno mancato‖. Il messaggio conclude quindi con
l‘auspicio che il popolo nigeriano, con l‘aiuto di leader politici
disinteressati, possa presto toccare con mano i benefici di questo
processo, soprattutto in termini di sviluppo economico ed
51
emancipazione sociale.
La
Chiesa
cattolica
nigeriana
vara
un
piano
di
sensibilizzazione della popolazione in vista delle elezioni di
aprile, considerate un passaggio cruciale per la Nigeria
LAGOS, 15 feb 07 Sensibilizzare la popolazione nigeriana in vista
delle elezioni presidenziali e parlamentari del 21 aprile. Questa la
campagna della Chiesa cattolica nigeriana, annunciata nei giorni
scorsi dall‘arcivescovo di Lagos, cardinale Antony Okogie. Secondo
quanto riferisce l‘agenzia Fides, che cita l‘agenzia CISA di Nairobi, il
cardinale Okogie, sottolineando che la qualità delle persone elette
dal popolo determina la qualità del governo. Quindi, ha ammonito
gli elettori a non prestarsi a truffe elettorali perché significa mettere
le proprie vite alla mercé dei politici. Le elezioni di aprile sono viste
come un passaggio molto delicato nella storia della Nigeria. Vista la
decisione specifica del parlamento, dopo due mandati l‘attuale capo
dello Stato, Olesegun Obasanjo, non può essere rieletto. La lotta
per la successione ad Obasanjo avviene sullo sfondo di tensioni tra
le regioni del nord e quelle del sud, con un uso strumentale del
fattore religioso e dell‘irrisolta questione delle spartizioni delle
risorse petrolifere, concentrate nel Delta del Niger. Malgrado la
Nigeria sia l‘8° produttore al mondo di greggio, gran parte degli
oltre suoi 140 milioni di abitanti – si tratta del Paese africano più
popoloso - continua a vivere al di sotto della soglia di povertà.
Anche i vescovi nigeriani contestano la credibilità delle
elezioni
LAGOS, 26 apr 07 - Anche i vescovi della Nigeria contestano la
credibilità delle controverse elezioni di sabato 21 aprile vinte dal
Alhaji Umaru Musa Yar‘Adua, candidato del partito di governo. ―I
rapporti degli osservatori internazionali indicano che il mandato del
popolo è stato tradito e violato‖, denuncia una nota dell‘episcopato,
che parla senza mezzi termini di ―falsificazioni clamorose‖. Secondo
i vescovi, il governo e i membri della Commissione elettorale
nazionale indipendente (Inec) non hanno saputo garantire il
corretto svolgimento del voto: ―Né l‘Inec, né il governo – accusano
- hanno ascoltato il nostro appello a provvedere a una migliore
organizzazione e sicurezza alle urne. Non impariamo mai dal
passato‖. ―I cittadini nigeriani - conclude la nota - non possono più
tollerare di vivere in un Paese che si atteggia a democratico, in cui
un pugno di uomini della sua elite politica decide delle sorti delle
52
elezioni‖. Intanto continuano le proteste dell‘opposizione sconfitta
che vorrebbe ritornare alle urne. Nonostante l‘invito alla calma
rivolto dal neoeletto Presidente, sono esplose violente proteste in
diverse parti del Paese. Germania/Nigeria: La Chiesa nigeriana
chiede allo Stato di assumersi le sue responsabilità.
La Chiesa nigeriana chiede allo Stato di assumersi le sue
responsabilità
KOENIGSTEIN, 21 giu 07 - La Chiesa in Nigeria chiede allo Stato di
assumersi le sue responsabilità e insiste per una politica giusta e
responsabile per il Paese Paese. Lo ha dichiarato a Koenigstein, in
Germania, l‘arcivescovo di Abuja John Onaiyekan, ospite nei giorni
scorsi dell‘Opera ―Aiuto della Chiesa che Soffre‖ (Acs). Secondo il
presule nigeriano, la Chiesa fa molto nel campo sociale, ma non
può assolvere a tutte le funzioni che spettano allo Stato: ―Non
possiamo occuparci di tutto questo mondo in difficoltà o sofferente
nel nostro Paese o fare funzionare tutte le scuole. Il Governo riceve
denaro dai cittadini per questi problemi ed è suo compito trovare
delle soluzioni‖. L‘ordinario di Abuja ha quindi ribadito la denuncia
più volte formulata dai vescovi del crescente divario tra ricchi e
poveri in Nigeria, frutto – ha detto - dell‘arricchimento illecito di
una minoranza e di pseudo-riforme economiche che hanno prodotto
milionari, ma anche rovinato i poveri nelle bidonvilles. Una
situazione che alimenta pericolose tensioni sociali: ―L‘odio tra i
poveri cresce e da questo odio – ha ammonito - nasce quello che
spesso viene chiamato terrorismo che io disapprovo, ma al quale
ricorrono i giovani che non accettano più di sopportare
passivamente questa ingiustizia e che credono di non avere nulla da
perdere‖. Mons. Onaiyekan non ha poi risparmiato critiche
all‘Occidente: l‘Europa e l‘America - ha detto – dovrebbero riflettere
sul modo in cui sfruttano le risorse dei Paesi poveri, a cominciare
dal ricorso alla corruzione delle loro classi dirigenti. Di qui l‘appello
a ―rivoluzionare il nostro modo di pensare‖. Riferendosi, infine, alle
contestate elezioni del 21 aprile scorso, vinte dal candidato
governativo Alhaji Umaru Musa Yar‘Adua, l‘arcivescovo di Abuja ha
evidenziato i limiti dell‘attuale legislazione elettorale in Nigeria che
impedisce l‘affermarsi di una democrazia compiuta nel Paese.
L'arcivescovo di Abuja preoccupato per le sorti del Paese
ABUJA, 30 ago 07 - La Nigeria è una società malata che ha bisogno
della verità, della riparazione degli affronti, della riconciliazione per
53
sbarazzarsi del fardello di ingiustizie acculumatesi nel suo passato.
Così, in sintesi, si è espresso recentemente mons. John Olorunfeni
Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, nel corso di un forum dedicato al
dilagante fenomeno della corruzione in Nigeria. In proposito
l'arcivescovo ha deplorato tale fenomeno ormai di massa
aggiungendo che "le risorse, illegalmente prese al popolo, devono
essergli restituite, perché esso ne è il proprietario. La Nigeria - ha
aggiunto - è un paese che non può progredire tanto a lungo, se
coloro che sono al potere l'hanno derubata".ôLa crisi morale della
nazione, fondamento dei mali del Paeseö: messaggio conclusivo
della Plenaria dei vescovi della Nigeria
"La crisi morale della Nazione, fondamento dei mali del
Paese": messaggio conclusivo della Plenaria dei vescovi
della Nigeria
ABUJA, 20 set 07 - ―Abbiamo avuto le elezioni, ma le ferite inflitte
al popolo nigeriano e alla nostra nascente democrazia rimangono
profonde e dolorose. La nostra nazione necessita di essere guarita‖:
è quanto affermano i vescovi della Nigeria, in un documento
pubblicato al termine della loro recente Assemblea Plenaria. Nel
testo, intitolato ―Watch and Pray‖, i presuli esprimono la loro
soddisfazione per la ―transizione da un governo civile ad un altro‖,
ma allo stesso tempo, denunciano il fatto che le ultime elezioni
siano state contrassegnate da vizi e brogli. ―Dobbiamo essere vigili
e controllare le nostre cupidigie e l‘orgoglio, che sono il fondamento
della corruzione, dei conflitti e del cattivo governo‖. Questo, il
monito dei vescovi nigeriani, che ribadiscono la loro opposizione a
ogni forma di corruzione del voto ed esprimono speranza per
l‘azione della magistratura. I presuli danno atto al governo di
―essere disposto al dialogo e al negoziato‖. ―Il governo – precisano
– deve ascoltare sempre il popolo e servire il suo interesse‖. Tra i
problemi che affliggono la Nigeria, i vescovi ricordano la crisi nel
Delta del Niger che si ―è aggravata in maniera allarmante,
specialmente per la recente ondata di violenze nel Rivers State‖.
―Chiediamo al governo – esortano - a livello federale e statale, di
intensificare gli sforzi per risolvere la crisi. Allo stesso tempo,
chiediamo a tutti i protagonisti di deporre le armi e raggiungere il
tavolo negoziale‖. I presuli stigmatizzano con forza la presa di
ostaggi, ―che non solo viola la dignità delle vittime innocenti, ma
impedisce la libertà di movimento oltre a intaccare l‘immagine del
nostro
Paese‖.
Quindi,
propongono
una
diversificazione
54
dell‘economia, attualmente troppo dipendente dalle esportazioni
petrolifere, e il potenziamento dell‘educazione come fondamenti per
uno sviluppo sostenibile. E in proposito, si ricorda il contributo
fondamentale apportato dalla Chiesa cattolica attraverso i suoi
istituti educativi, ai quali si aggiungerà, nel 2008, la ―Veritas
University of Abuja‖, che ha appena ricevuto l‘autorizzazione dalla
Conferenza Episcopale. Infine, i vescovi rinnovano il loro impegno
per la formazione spirituale dei giovani e degli adulti, perché finisca
la contraddizione di una ―nazione apprezzata per essere molto
religiosa e allo stesso tempo annoverata come una delle più
corrotte‖.
Nel 2007 1° Congresso missionario nazionale nigeriano a 50
dalla “Fidei Donum”
ONITCHA, 3 ott 07 - ―Mi sarete testimoni (At 1,8)‖ attorno a questo
slogan ha ruotato il 1° Congresso missionario nazionale nigeriano
svoltosi nei giorni scorsi a Nkpor, nell‘arciodiocesi di Onitcha.
L‘evento è stato organizzato dalle Pontificie Opere Missionarie
nigeriane e dal Consiglio nazionale missionario della Nigeria, sotto il
patrocinio della Conferenza episcopale con l‘obiettivo di riflettere e
fare il punto sull‘impegno della Chiesa nigeriana nella missione nel
mondo a 50 anni dalla promulgazione dell‘Enciclica ―Fidei Donum‖
di Pio XII. ―Un impegno - ricorda il documento finale, citando il
Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale
2007 - che resta il primo servizio che la Chiesa deve all‘umanità di
oggi, per orientare ed evangelizzare le trasformazioni culturali,
sociali ed etiche; per offrire la salvezza di Cristo all‘uomo del nostro
tempo‖. Diverse le indicazioni e raccomandazioni scaturite dal
Congresso che ha invitato a prendere a modello lo spirito dei primi
missionari martiri della Nigeria. Tra queste: la promozione di un
maggiore coinvolgimento dei laici nell‘animazione missionaria e a,
questo fine, la messa a punto di adeguate strutture di formazione e
aggiornamento, con una particolare attenzione ai giovani;
l‘aggiornamento dei catechisti per rendere più incisiva la loro opera
―in un contesto missionario in continua evoluzione‖; un rinnovato
impegno della Chiesa nigeriana nella missione universale; la
promozione delle vocazioni missionarie nei seminari e, più in
generale, di una più sistematica opera di sensibilizzazione sulla
centralità della missione in tutti gli ambiti ecclesiali. Il documento
sottolinea, infine, la necessità di promuovere una più stretta
collaborazione e coordinamento in questo ambito tra vescovi
55
sacerdoti congregazioni religiose e laici.
Il cardinale Okogie chiede più trasparenza nella sia pur
encomiabile campagna anti-corruzione del governo Yar’Adua
LAGOS, 7 gen 08 - L‘arcivescovo di Lagos, cardinale Anthony
Olubunmi Okogie, ha chiesto al governo nigeriano più trasparenza
nella gestione del denaro confiscato dallo Stato a politici e dirigenti
pubblici corrotti. Commentando la nuova campagna anti-corruzione
lanciata dal neo-Presidente Umaru Yar‘Adua, eletto la scorsa
primavera, il porporato ha lamentato la scarsa informazione sulla
quantità del denaro effettivamente recuperato e sul suo impiego:
―Nessuno ci spiega quanto e come viene speso, ma la gente vuole
sapere che fine ha fatto il maltolto‖. Il cardinale ha quindi deplorato
il fatto che la Nigeria abbia un‘immagine così negativa all‘estero,
quella di un Paese corrotto, inefficiente e diviso da settarismi:
―Sembra prevalere una sorta di auto-lesionismo. Il governo federale
deve fare in modo che siano sempre rispettati i diritti costituzionali
e non seguire le velleità e i capricci di alcuni elementi egoisti e antipatriottici della nostra società‖. Per migliorare questa immagine –
ha aggiunto – la Nigeria dovrebbe essere rappresentata all‘estero
da ambasciatori scelti per la loro competenza e non per la loro
appartenenza politica‖. Quanto alla situazione economica del Paese,
il card. Okogie ha infine indicato tra le priorità per lo sviluppo il
miglioramento delle sue infrastrutture elettriche.
Solenne celebrazione per l’erezione della prima Basilica
Minore della Nigeria
ONITSHA, 7 mar 08 - Domani, 8 marzo, la Chiesa in Nigeria celebra
solennemente l‘erezione della prima Basilica Minore del Paese. Si
tratta della Basilica della Santissima Trinità di Onitsha, nello Stato
di Anambra, e la cerimonia sarà presieduta dal card. Anthony
Okogie, arcivescovo di Lagos. L‘edificio sorge nella parte
meridionale della città su un terreno donato alla fine del XIX secolo
dai capi locali ai primi missionari cattolici ed è la prima cattedrale
cattolica ad est del Niger. Costruita tra il 1920 e il 1935, fu
consacrata il 5 dicembre 1960 ed è stata eretta a Basilica Minore il
28 maggio 2007. La chiesa custodisce le reliquie di Cipriano Michele
Iwene Tansi, il primo beato della Nigeria beatificato da Papa
Giovanni Paolo II nel 1998, e ospita le tombe di mons. Joseph
Shanahan e degli arcivescovi Caroli Heerey e Stephen Ezeanya. Con
l‘elevazione della cattedrale di Onitsha, diventano 15 le chiese in
56
Africa che possono fregiarsi del titolo di Basilica Minore.
Venti nuovi missionari per la Chiesa nigeriana
EWU-ISHAN, 24 apr 08 - Dare nuovo impulso alla missione ―al di là
delle frontiere‖ della Chiesa cattolica della Nigeria. Con questo
proposito si è tenuto, dal 7 al 19 aprile, un corso di orientamento di
due settimane presso il Monastero di San Benedetto, a Ewu-Ishan,
nello Stato di Edo. Il corso è stato organizzato dalle locali Pontificie
Opere Missionarie in collaborazione con il Consiglio Missionario
Nazionale della Nigeria. Il programma comprendeva alcune delle
materie fondamentali della Missiologia, come teologia e studio della
Bibbia, dei documenti conciliari e post-conciliari, in particolare quelli
che riguardano la missione e le modalità di tradurre l'impegno
missionario nel mondo contemporaneo. I relatori provenivano da
diverse istituzioni ecclesiastiche e universitarie. Dei partecipanti al
corso 20 nuovi missionari saranno inviati in diverse parti del
mondo. In Africa (Burkina Faso, Kenya, Tanzania, Ghana, Rwanda,
Angola e Sudafrica); in Asia (Pakistan); in Europa (Inghilterra); in
Oceania (Australia). Mons. Augustine Obiora Akubeze, vescovo di
Uromi, che ha presieduto il corso stesso, ha voluto ringraziare i
nuovi missionari per la generosità nell'accettare la missione affidata
loro, invitandoli ad essere buoni ambasciatori ed orgogliosi di
essere nigeriani.
Critiche dei vescovi nigeriani alle conclusioni della IV
Conferenza di Tokyo sullo sviluppo dell'Africa
ABUJA, 4 giu 08 - I vescovi della Nigeria invitano il Governo del
Paese a prendere le distanze dalle conclusioni della Quarta
Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo dell'Africa (Ticad),
ospitata dal 28 al 30 maggio a Yokohama. La Conferenza viene
organizzata ogni cinque anni in Giappone dal 1993, in
collaborazione con l‘ONU, per promuovere la cooperazione tra i
Governi africani e i Paesi partner per lo sviluppo dell‘Africa. A
suscitare la preoccupazione dell‘Episcopato nigeriano sono alcune
delle misure pro-aborto proposte nella Dichiarazione finale e nel
―Piano di azione di Yokohama‖ per contenere la crescita
demografica in Africa, indicata come uno degli ostacoli allo sviluppo
del Continente. In una dichiarazione diffusa il 3 giugno dall‘Agenzia
d‘informazione nigeriana Nan, i presuli parlano di ―un nuovo attacco
contro la dignità della persona, la vita umana e i valori della
famiglia‖ e invitano il Governo di Abuja a prendere misure ―attive‖
57
in difesa della vita. ―La nostra fede e gli insegnamenti della Chiesa
– afferma la dichiarazione, firmata dal Presidente della Conferenza
episcopale mons. Felix Alaba-Job, arcivescovo di Ibadan - ci
impongono non solo di opporci, ma anche di condannare tutto
quello che è contrario alla dignità della persona e alla vita umana‖.
L’organismo cristiano della Nigeria chiede pene severe per
chi distrugge luoghi
di culto
LAGOS, 14 ott 08 - L‘‖Organismo cristiano della Nigeria‖ (NOC), un
gruppo di pressione che riunisce settanta organizzazioni cristiane
del Paese, ha chiesto all‘Assemblea nazionale nigeriana di
approvare una legge che punisca con pene severe chi distrugge
luoghi di culto. Come è noto, tra il 2001 e il 2006 la Nigeria è stata
teatro di numerose violenze settarie contro chiese e moschee,
soprattutto negli Stati del nord a maggioranza musulmana, dove è
stata introdotta la legge islamica. Secondo il gruppo di pressione
cristiano, per contrastare questi atti occorrono severe misure
deterrenti. In una dichiarazione diffusa al termine di una riunione
ad Abuja, la coalizione ha chiesto che agli autori vengano
comminate pene esemplari, nonché il risarcimento economico ai
cristiani per le chiese distrutte durante gli scontri. Essa ha inoltre
sollecitato il governo federale a garantire la libertà religiosa nel
Paese e il rispetto della laicità dello Stato e ha invitato tutti i gruppi
cristiani del Paese a prendere parte attiva agli incontri per la
riforma della Costituzione.
I leader religiosi preoccupati dopo gli scontri in Jos
LAGOS, 06 dic 08 – Il Consiglio interreligioso della Nigeria (NIREC)
ha chiesto al governo federale di convocare un tavolo di discussione
―di inchiesta giudiziaria‖ per identificare e processare i mandatari
degli scontri interreligiosi avvenuti la settimana scorsa a Jos,
capoluogo dello Stato nigeriano di Plateau. Il NIREC ha legato
l'origine dei combattimenti alla povertà, all'ignoranza e all'instabilità
politica del Paese. Il Consiglio interreligioso ha poi espresso la sua
"profonda preoccupazione per la crisi di Jos" e si è detto "deciso a
trovare un modo per regolare questo genere di crisi nel Paese". Il
NIREC ha quindi stabilito di analizzare il problema dell'intolleranza
religiosa in Nigeria, chiedendo a tutti, cristiani e musulmani
residenti nello Stato di Plateau, di dare prova di ―ritegno‖ e di
trovare una soluzione ―permanente‖ alle loro controversie. Il NIREC,
58
lo ricordiamo, è composto da esponenti cristiani e musulmani del
Paese ed è co-presieduto dal Sultano di Sokoto e presidente del
Consiglio superiore islamico, Sa‘ad Abubakar, e dall‘arcivescovo di
Abuja, mons. John Onayekan.
Delegazione di vescovi nigeriani in Rwanda per favorire la
pace
Lagos, 22 dic 08 ―La nostra visita deriva dalla volontà di rafforzare
lo spirito di solidarietà e di reciproca interdipendenza tra la Chiesa
in Nigeria e la Chiesa in Rwanda‖: E‘ quanto scrivono i vescovi
nigeriani in un messaggio pubblicato in occasione della visita di una
loro delegazione in Rwanda esprimendo la speranza di poter
―contribuire alla pace e al processo di riconciliazione‖. I vescovi nel
loro messaggio ricordano come ―l‘impegno dei cattolici per la pace
derivante dalla Dottrina Sociale della Chiesa obbliga a riconoscere il
valore assoluto della persona umana, creata a immagine di Dio e
dunque investita di diritti e di obblighi che derivano direttamente
dalla natura stessa dell‘essere umano‖. Parole importanti in un
Paese in cui un gruppo esercita quasi esclusivamente il potere
militare, politico ed economico e non tollera alcuna critica o sfida
all‘autorità. La Conferenza episcopale nigeriana esorta la società
rwandese a creare un ente neutrale, come un ufficio del difensore
civico, che stabilisca norme eque per la competizione politica al fine
di evitare abusi che possano portare a ulteriori tensioni. Il
messaggio, infine, invita la Chiesa del Rwanda a continuare gli
sforzi di pace e riconciliazione, ricordando che la Chiesa deve
impegnarsi per essere identificata come portatrice di pace. Si tratta
– si legge - della responsabilità importante della Chiesa di integrare
la fede e l‘azione al fine di garantire il suo ruolo di coscienza del
popolo.
Il Consiglio interreligioso della Nigeria (NIREC) lancia un
programma di formazione alla non violenza rivolto a giovani
cristiani e musulmani
LAGOS, 26 gen 09 - Il Consiglio interreligioso della Nigeria (NIREC)
ha preparato uno speciale programma di formazione alla non
violenza rivolto a giovani cristiani e musulmani. Il programma, ha
dichiarato il coordinatore del NIREC ripreso dal quotidiano nigeriano
―Daily Trust‖, coinvolgerà un gruppo composto per metà da cristiani
e per metà da musulmani. L‘obiettivo è di promuovere tra i giovani
nigeriani il dialogo quale strumento per la risoluzione pacifica dei
59
conflitti. Dal 2001 più di diecimila persone sono rimaste uccise e
numerosi luoghi di culto sono stati distrutti nelle violenze
interreligiose scoppiate dopo l‘introduzione della Sharia negli Stati
settentrionali della Federazione a maggioranza musulmana.
All‘origine di queste tensioni spesso ci sono in realtà motivazioni
politiche e sociali, come evidenziato dallo stesso Consiglio
interreligioso della Nigeria dopo i nuovi incidenti verificatisi lo
scorso dicembre nella città di Jos, capoluogo dello Stato nigeriano
di Plateau. La nuova iniziativa del NIREC - ha spiegato il presidente
dell'Associazione delle Chiese cristiane della Nigeria, mons. John
Onaiyekan, arcivescovo di Abuja - è rivolta ai giovani, perché le
nuove generazioni sono "le più vulnerabili a questi incidenti e crisi
interreligiose". Il Sultano di Sokoto e presidente del Consiglio
superiore islamico, Sa'ad Abubakar, che co-presiede il Consiglio
interreligioso insieme al card. Onaiyekan, ha evidenziato, da parte
sua, che "senza la pace lo sviluppo non è possibile in Nigeria".
Rilasciato il sacerdote cattolico rapito il 25 gennaio: appello
dei vescovi nigeriani a trovare una soluzione definitiva ai
rapimenti nella regione del Delta del Niger
LAGOS,30 gen 09 — Padre Pius Kii, il sacerdote cattolico che era
stato rapito da persone sconosciute domenica scorsa, a Port
Harcourt, nel sud della Nigeria, è stato rilasciato dai suoi rapitori,
senza il pagamento del riscatto richiesto di 20 milioni di Naira. È
quanto ha riferito oggi all'agenzia Fides, padre Ralph Madu,
direttore delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale
nigeriana. Madu ha spiegato che padre Kii è stato rilasciato il 28
gennaio verso le 9 del mattino. Nel comunicato pubblicato subito
dopo il rilascio, i vescovi nigeriani affermano: ―Vogliamo ribadire la
nostra posizione sul fatto che il rapimento è un‘atrocità, e non è il
modo migliore di affrontare le ingiustizie economiche e sociali che
deve subire il popolo del Delta del Niger. Ingiungiamo a coloro che
sono impegnati in questo atto incivile di avere un cambiamento del
cuore. Facciamo anche appello ai governi e ai leader della regione
del Delta del Niger, di trovare una soluzione definitiva ai rapimenti
nella regione, prima che questo problema degeneri con
conseguenze ancora più devastanti‖. Ieri, 29 gennaio, alcuni banditi
– riferisce Fides - hanno rapito un bambino e ucciso la sorella che lo
stava accompagnando a scuola. Nella ricca regione petrolifera
meridionale del Delta del Niger, riferisce l‘agenzia Misna, il
rapimento di dipendenti stranieri delle molte società internazionali
60
del greggio o dell'indotto e di familiari di esponenti locali di spicco,
viene usato come importante fonte di introiti da gruppi criminali
ben armati - che normalmente rilasciano i sequestrati dopo il
pagamento di un riscatto - e a volte come 'arma politica' da gruppi
che chiedono un maggior sviluppo delle regioni meridionali della
Nigeria.
LE VISITE AD LIMINA
21 gennaio 1982
Gesù stesso ha detto: “Bisogna che io annunci il Regno di
Dio...; per questo sono stato mandato” (Lc 4,43)
(.) Per noi queste parole sono quasi una chiave. Esse rivelano il più
profondo significato del nostro ministero episcopale perché
riassumono l'intera missione del Salvatore. Qui Gesù indica qual è
la suprema priorità del nostro essere Vescovi, mandati da lui e
operanti nel suo nome. Siamo chiamati a proclamare il Vangelo, ad
evangelizzare il nostro popolo. Questa proclamazione della Buona
Novella – questa evangelizzazione – è compiuta mediante la parola
e il Sacramento. Infatti, il Concilio Vaticano II considera l'Eucaristia
come la più efficace proclamazione del Vangelo, "fonte e culmine di
tutta l'evangelizzazione" (Presbyterorum Ordinis, 5). Parlando la
settimana scorsa al primo gruppo di Vescovi del vostro paese, ho
detto loro quanto io desideri che tutta la mia visita pastorale in
Nigeria sia vista nel contesto della evangelizzazione. Ho detto che il
più grande desiderio del mio cuore è quello di "proclamare al vostro
popolo quel vivificante messaggio di verità che è il Vangelo di Gesù
Cristo". Tutto il programma della mia visita è in relazione a questo
tema centrale. Ed è mia speranza che i singoli incontri in
programma aiutino a focalizzare l'attenzione sulla Buona Novella di
salvezza –, sulla persona stessa di Gesù Cristo, il Salvatore del
mondo, il Redentore dell'uomo –, e che contribuiscano a far
maggiormente conoscere, rispettare e amare il suo Vangelo. Prego
inoltre affinché, per grazia di Dio, la mia visita inauguri una nuova
era di evangelizzazione che faccia seguito ad un secolo di zelante
predicazione del Vangelo e di generoso servizio reso nel nome di
61
Gesù stesso "che passò beneficando" (At 10,38).
Scopi e propositi dell’evangelizzazione
Desidero ardentemente di poter proclamare Gesù Cristo a tutti
coloro che liberamente vorranno ascoltare la mia voce. E poi di
incontrarmi con i vari gruppi che costituiscono la Chiesa che è in
Nigeria. A tutti questi gruppi spero di presentare la buona novella
del Regno di Dio, in relazione alle circostanze concrete della vita
quotidiana, quale è vissuta nel contesto della cultura nigeriana. I
vari incontri in programma mi daranno ampie possibilità di poter
parlare cuore a cuore al vostro popolo. Intanto però, una riflessione
sugli scopi ed i propositi stessi dell‘evangelizzazione può essere ora
una fonte di incoraggiamento per noi come Vescovi. Grazie a
questa riflessione potremo chiaramente individuare il servizio
specifico che, in collaborazione con i nostri sacerdoti, siamo
chiamati a rendere alla comunità. Al fondo il problema è sempre
quello di trasmettere la Buona Novella – il Vangelo di Cristo capace
di liberare, elevare, dare piena soddisfazione al cuore umano.
Secondo l‘espressione di Paolo VI, ―il nostro compito di
evangelizzatori è di proclamare il nome, l‘insegnamento, la vita e le
promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio‖
(Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 22). Che privilegio è per noi
proclamare ―il nome che è al di sopra di ogni altro nome‖ (Fil 2,9),
– l‘unico nome nel quale c‘è salvezza. Il nostro insegnamento è
veramente l‘insegnamento di Gesù, un insegnamento che ha per
tema la vita, la pienezza della vita, la vita eterna. Noi predichiamo
e facciamo conoscere Gesù che dice: ―Io sono venuto perché
abbiano la vita e l‘abbiano in abbondanza‖ (Gv 10,10).
I ministri di Cristo sono efficaci evangelizzatori nella misura in cui
sono uniti a Cristo
Basandoci sull‘autorità di Gesù siamo in grado di offrire promesse
che non deludono, promesse come: ―Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati
figli di Dio‖ (Mt 5,8-9). In tutto ciò noi predichiamo la misericordia
di Dio, l‘amore di Gesù che è venuto non per condannare, ma per
salvare e per costituire un Regno in cui si riuniranno i dispersi figli
di Dio. Al cuore del nostro messaggio vi è la proclamazione della
salvezza – dono di Dio, dono dell‘amore misericordioso donato
mediante la morte e la risurrezione di suo Figlio, nostro Signore
Gesù Cristo. Sì, mediante Cristo, il Figlio di Dio, abbiamo ricevuto la
62
grazia dell‘adozione divina e ―in lui abbiamo la redenzione mediante
il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della
sua grazia‖ (Ef 1,7).. Nel momento in cui proclamiamo
esplicitamente il mistero di un Dio che salva e raduna il suo popolo
in un‘unica famiglia, percepiamo la necessità di una testimonianza
esemplare, – anch‘essa un requisito dell‘evangelizzazione. La
lezione della storia conferma che per azione dello Spirito Santo
l‘evangelizzazione si compie soprattutto attraverso la testimonianza
della carità, la testimonianza della santità. I ministri di Cristo sono
efficaci evangelizzatori nella misura in cui sono uniti a Cristo, nella
misura in cui essi amano i loro fratelli e fanno esperienza della
necessità e dell‘urgenza della proclamazione del Vangelo. Per noi le
parole di Gesù sono un intero programma per la nostra vita ed il
nostro ministero. Mai possiamo dimenticarle: ―Bisogna che io
annunci il Regno di Dio... per questo sono stato mandato‖.
3 settembre 1987
Siamo riuniti qui nel nome di Gesù
Con piacere do a voi il benvenuto, membri della Conferenza
Episcopale della Nigeria, per questo momento privilegiato di
comunione collegiale durante la vostra visita ―ad limina‖. La nostra
assemblea di oggi dà testimonianza alla verità che nostro Signore
Gesù volle che Pietro e gli altri apostoli formassero un collegio
apostolico per rimanere congiunti in legami di unità, carità e pace
(cf. Lumen Gentium, 22). Siamo riuniti qui nel nome di Gesù, il
―Buon Pastore‖ (1 Pt 5, 4) della Chiesa e il Signore e Salvatore di
tutti noi. Attraverso di lui e nello Spirito Santo ringraziamo e
lodiamo il Padre per le abbondanti grazie e benedizioni concesse
alla Chiesa in Nigeria. Il potere del Vangelo ha messo le radici nei
cuori dei fedeli e ha reso la Chiesa capace di crescere. Le parole di
saluto che il card. Ekandem ha rivolto a me a nome vostro e di tutti
i vostri preti, religiosi e fedeli sono state apprezzate profondamente.
Ciascuno di voi rappresenta i membri della sua Chiesa locale e
perciò io desidero porgere i miei cordiali saluti e la certezza del mio
ricordo nella preghiera a tutto il popolo di Dio affidato alla vostra
cura pastorale. Nelle parole di san Paolo ―Prego affinché Dio vi
conceda, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere
potentemente corroborati nell‘uomo interiore per mezzo del suo
63
Spirito. Sicché Cristo per la fede abiti nei vostri cuori e voi siate ben
radicati e fondati nell‘amore‖ (Ef 3, 16-17).
Il mio amore per la Chiesa nigeriana
È una gioia per me in questo momento richiamare alla memoria il
vivo ricordo della mia visita apostolica in Nigeria circa cinque anni
fa. Durante la mia visita potei vedere in prima persona la fede del
vostro popolo. Il mio breve viaggio mi riempì di speranza per il
futuro di evangelizzazione nel vostro paese. Come ricorderete, era
con la speranza che la mia venuta desse inizio a una nuova era di
evangelizzazione in Nigeria che io intrapresi la mia visita pastorale.
Sono compiaciuto nell‘apprendere che essa fu causa di un nuovo
impeto missionario e di un maggior orgoglio nel popolo per la sua
identità cristiana, e nella scoperta di un bisogno di maggior unità a
tutti i livelli dell‘azione pastorale. È mia incessante preghiera che lo
zelo per l‘evangelizzazione continui ad animare l‘intera Chiesa in
Nigeria. Desidero lodare le numerose e coraggiose iniziative da voi
già intraprese per proclamare il Vangelo e vi incoraggio, amati
fratelli, a rinnovare i vostri sforzi nel grande compito
dell‘evangelizzazione che costituisce la missione essenziale della
Chiesa; è la sua vocazione, è la sua più profonda identità (cf. Pauli
VI, Evangelii Nuntiandi, 14).
La comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva
Come vi ricordavo nel corso della mia visita pastorale, ―In pratica la
vocazione della Chiesa all‘evangelizzazione significa soprattutto
vivere il Vangelo più profondamente. Significa accettare la chiamata
di Cristo alla conversione e accettare le domande inerenti alla fede
predicata da Gesù. Intesa in questa maniera, l‘evangelizzazione
implica un processo di purificazione e di cambiamento interiore che
influisce sulle Chiese locali. Significa conversione per la salvezza: la
comunità ecclesiale che diventa sempre più comunità di fede viva,
una comunione di preghiera, un centro di carità che diffonde
l‘interesse per i poveri e i malati, i solitari, gli abbandonati, gli
handicappati, i lebbrosi, quanti sono deboli nella fede e quelli che
hanno bisogno di essere sostenuti e cercano qualcuno che mostri
loro l‘amore di Cristo‖ (Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi della
Nigeria, 15 feb. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/1
[1982] 463). Miei cari fratelli: venite da diverse regioni della
Nigeria. Portate con voi le speranze e le aspirazioni, le gioie e le
preoccupazioni dei vostri preti, dei religiosi e dei laici. Condividendo,
64
come noi facciamo, una comune responsabilità pastorale per queste
vostre Chiese locali, desidero riflettere con voi brevemente su una
questione di capitale importanza, cioè sulla vostra unità e
sull‘azione dei vescovi.
Il Collegio dei vescovi serve l’unità della Chiesa in modo
speciale
L‘episcopato è un ministero nella varietà dei ministeri della Chiesa
(Lumen Gentium, 18). Comunque, il ministero episcopale è
unicamente dotato di poteri sacri e sacramentali per svolgere un
servizio di guida nella Chiesa, come Cristo stabilì che i suoi apostoli
e i loro successori facessero dopo il suo ritorno al Padre (Ivi). Cristo
diede ai suoi apostoli un chiaro esempio di come secondo lui essi
dovessero esercitare la loro autorità. Conscio della loro umana
debolezza Cristo pregava che essi venissero rafforzati dallo Spirito
Santo, dai fratelli e in particolare da Pietro. Il Signore disse a Pietro:
―Ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu,
quando ti sarai ravveduto, conferma i tuoi fratelli‖ (Lc 22, 32). Il
Collegio dei vescovi serve l‘unità della Chiesa in modo speciale. Il
costante tema sottinteso nell‘insegnamento del Concilio Vaticano II
sull‘episcopato è l‘unità, un‘unità dei vescovi con il successore di
Pietro, dei vescovi tra di loro e dei vescovi con i religiosi e i laici.
Come afferma il Concilio: ―È dovere di tutti i vescovi promuovere e
salvaguardare l‘unità di fede e la disciplina comune all‘intera
Chiesa... e di favorire ogni attività comune all‘intera Chiesa,
specialmente gli sforzi nel diffondere la fede e far spuntare la luce
della piena verità su tutto il popolo‖ (Lumen Gentium, 23).
L’episcopato è dato alla Chiesa da un’istituzione divina del
Signore
Anche quando un vescovo agisce da solo, provvede a portare avanti
la redenzione di tutti. Perciò predicando Cristo, presiedendo alla
liturgia e amministrando una Chiesa locale, il suo ministero influisce
anche sulle altre Chiese locali. Il messaggio, il culto,
l‘amministrazione: tutto coinvolge i vescovi in realtà che vanno
molto al di là dei limiti delle loro diocesi. Sicuramente la dottrina
della collegialità non deve restringere alla propria diocesi lo speciale
ministero del vescovo. La Chiesa locale deve sempre essere oggetto
del servizio del vescovo. Attraverso il loro vescovo, uniti nella
comune fratellanza di tutti i vescovi con il successore di Pietro, ogni
membro delle Chiese locali viene assicurato del suo posto nella
65
Chiesa universale. L‘episcopato è dato alla Chiesa da un‘istituzione
divina del Signore precisamente per la sua unità. Contemplando
questa divina verità, è mia fervente preghiera che la fraternità che
voi condividete come vescovi della Nigeria serva a favorire le vostre
azioni in armonia, a livello della vostra Conferenza episcopale
Nazionale. È nell‘esercizio della vostra fraternità, in tutte le sue
manifestazioni, che compite il ministero per il vostro popolo,
confermate la fede dei vostri fratelli vescovi e conservate la fede in
Cristo attraverso Pietro. Inoltre attraverso la vostra fratellanza
vescovile nella fede e nell‘amore voi provvedete alle necessarie
condizioni per il progresso della Chiesa in Nigeria, come pure per il
suo concreto impatto con la società civile nel vostro paese, con i
nostri fratelli cristiani separati e con i membri delle religioni non
cristiane.
Il dialogo con i musulmani
Sono conscio delle attuali difficoltà che incontrate predicando il
Vangelo e nel portare avanti un dialogo con i seguaci di altre
religioni. Siete chiamati ogni giorno, come vescovi, ad essere segno
dell‘amore di Gesù Cristo a tutti gli individui e gruppi di qualsiasi
religione. Specialmente in Nigeria, dove esiste un numero
pressoché uguale di musulmani e cristiani e molti aderenti a
religioni tradizionali africane, vi incoraggio ―a riaffermare il mandato
della Chiesa cattolica al dialogo e alla proclamazione del Vangelo.
Non ci possono essere questioni di scegliere uno e ignorare o
rifiutare l‘altro. Anche nelle situazioni in cui la proclamazione della
fede sia difficile, bisogna avere il coraggio di parlare di Dio, il quale
fonda questa fede, delle ragioni della nostra speranza e della
sorgente del nostro amore‖ (Giovanni Paolo II, Discorso al
Segretariato per i non cristiani, 28 apr. 1987: Insegnamenti di
Giovanni Paolo II, X/1 [1987] 1450). L‘insegnamento del Concilio
Vaticano II nella sua dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con i
non cristiani e i musulmani a sforzarsi sinceramente per una
reciproca comprensione. Sono chiamati a cooperare nel compito di
assicurare la pace e la giustizia sociale, la libertà e i diritti umani a
nome di tutto il popolo (cf. Nostra Aetate, 3). Il nostro dialogo con i
musulmani significa una prontezza a cooperare con gli altri per il
miglioramento dell‘umanità, e un impegno a ricercare insieme la
vera pace.
66
La famiglia cristiana
Miei cari fratelli, desidero prendere con voi in considerazione
l‘importante ruolo della famiglia cristiana, ―la Chiesa domestica‖,
nell‘evangelizzazione della società nigeriana e nella costruzione del
regno di Dio. Già esiste nella vostra cultura un grande senso del
legame familiare che può aiutare molto la visione cristiana della vita
matrimoniale in una comunità di amore coniugale. Nelle parole del
Concilio Vaticano II, ―gli sposi cristiani, in virtù del sacramento del
matrimonio, danno significato e partecipano al mistero di quell‘unità
di amore fecondo che esiste tra Cristo e la sua Chiesa (cf. Ef 5, 32).
Gli sposi si aiutano così l‘un l‘altro ad attenersi alla santità nella loro
vita matrimoniale e nella crescita ed educazione dei loro figli‖
(Lumen Gentium, 11). Disprezzando le pratiche di poligamia e
divorzio, accettate da molte persone oggi, non dovete mai stancarvi
di proclamare la verità del matrimonio. Come un ―dono reciproco di
due persone, questa intima unione, come anche il dono dei figli,
impone una totale fedeltà agli sposi e sostiene un‘unità indissolubile
tra loro‖ (Gaudium et Spes, 48). Così voi siete chiamati a insistere
perché la comunione coniugale del matrimonio sia caratterizzata
dalla sua unità e anche dalla sua indissolubilità. La famiglia
cristiana esercita il suo ruolo come una comunità evangelizzatrice
nella società nigeriana credendo nel Vangelo, maturando
costantemente nella fede e proclamando la buona novella della
salvezza attraverso la testimonianza di un‘esemplare vita cristiana.
Una tale testimonianza di vita della famiglia cristiana è un atto
iniziale di evangelizzazione che allo stesso tempo ha bisogno di
essere accompagnato dalla proclamazione del regno di Dio e della
persona di Gesù Cristo. Riguardo al ruolo della famiglia cristiana
Papa Paolo VI scriveva: ―La famiglia, come la Chiesa, deve essere
un luogo dove il Vangelo è trasmesso e dal quale il Vangelo si
irradia. In una famiglia conscia della missione, tutti i membri
evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non solo comunicano
il Vangelo ai loro figli, ma dai loro figli essi stessi possono ricevere il
Vangelo così profondamente come lo vivono loro. E una tale
famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dei vicini
di cui fa parte‖ (Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 71).
67
18 dicembre 1993
Il Congresso Eucaristico Nazionale
È una grande gioia per me darvi il benvenuto, membri della
Conferenza dei Vescovi Cattolici della Nigeria, qui a Roma in
occasione della vostra visita ―ad limina Apostolorum‖. Ho atteso il
nostro incontro come un‘occasione per celebrare e rafforzare i
vincoli della nostra comunione fraterna e ecclesiale. (…) La
costituzione di cinque nuove diocesi e di due missioni ―sui iuris‖
dalla vostra ultima visita ―ad limina‖ indica chiaramente che Cristo
sta edificando la sua Chiesa nella vostra nazione. Per questo
lodiamo e benediciamo il suo santo nome.
Un evento significativo nella vita della Chiesa in Nigeria è stato il
Congresso Eucaristico Nazionale dello scorso anno. Questo
importante
incontro,
dedicato
al
tema
―L‘Eucaristia
e
l‘Evangelizzazione‖, ha offerto l‘opportunità di confermare e
accrescere quell‘amore e quella devozione per il Divino Sacramento
che costituiscono una caratteristica così saliente dei cattolici
nigeriani. La vita divina che Cristo infonde nella sua Chiesa
nell‘Eucaristia è troppo grande per essere contenuta. Essa deve
essere offerta con amorevole sollecitudine a tutto il mondo.
La Chiesa “per sua natura è missionaria”
Come hanno detto i Padri del Concilio Vaticano II con eloquente
semplicità, la Chiesa ―per sua natura è missionaria‖ (Ad gentes, 2).
Questa qualità essenziale deve risplendere con chiara luminosità in
ognuna della Chiese particolari, perché, per mezzo di un peculiare
rapporto di reciproca interiorità, la Chiesa universale è presente in
ognuna di esse con tutti i suoi elementi essenziali (cf. Communionis
noto, 7-9). Nelle Chiese particolari in Nigeria la memoria della
prima evangelizzazione è ancora viva e vi stimola a continuare quel
lavoro con lo stesso impegno. In alcune regioni soltanto un piccolo
numero di persone ha conosciuto e accettato l‘amore misericordioso
del Salvatore mentre in altri luoghi la Chiesa si è saldamente
radicata in tempo notevolmente breve e ha già prodotto una
meravigliosa abbondanza di frutti, non ultime le numerose
vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Questa prova
sorprendente della potenza di Dio che opera in mezzo a voi,
dovrebbe incoraggiare voi e i fedeli a non risparmiare alcuno sforzo
per la diffusione della luce del Vangelo, cosicché quanto Cristo ha
una volta realizzato per la salvezza di tutti possa nel corso del
68
tempo sortire il suo effetto fra tutti i popoli (cf. Ad gentes, 3). Come
potremmo non provare profonda gratitudine dinanzi al fatto che la
Chiesa in Nigeria è già impegnata nell‘attività missionaria
attraverso l‘opera di molti sacerdoti, religiosi e diocesani, e di
numerosi Fratelli e Sorelle in tutte le parti del vostro Paese e in altri
Paesi dell‘Africa e altrove? In particolare, ringraziamo Dio per il
contributo positivo della Società Missionaria di San Paolo, promossa
dalla vostra Conferenza.
Servire il Vangelo
Mostrare fervido zelo per la diffusione della Parola di Dio significa
rimanere saldamente fedeli all‘eredità trasmessa dai quei coraggiosi
missionari che per primi portarono la Buona Novella in Nigeria.
Anche oggi esistono molte donne e molti uomini generosi,
provenienti dall‘estero, che hanno lasciato la propria casa e la
propria famiglia per servire il Vangelo nel vostro Paese. In vista del
servizio incomparabile che essi renderanno al popolo nigeriano,
auspichiamo che i vostri sforzi volti a rimuovere gli ostacoli legali
per il loro soggiorno vengano presto coronati dal successo. Il primo
annuncio del Vangelo, che, attraverso l‘azione delicata dello Spirito
Santo nei cuori di coloro che ascoltano, conduce alla conversione e
al Battesimo, si completa e si perfeziona nella catechesi. La fede
diviene più matura, poiché i discepoli di Cristo vengono educati e
formati a una conoscenza efficace e sistematica della sua persona e
del suo messaggio (cf. Catechesi tradendae, 19). La popolarità dello
studio della Bibbia in così tante parrocchie e comunità testimonia la
grande sete che i fedeli hanno della Parola di Dio. Questo contatto
diretto con il testo sacro stesso, accompagnato da preghiere devote
(cf. Dei Verbum, 25) e sostenuto dalla chiara esposizione della
dottrina offerta dal Catechismo della Chiesa Cattolica, garantirà che
i membri della Chiesa saranno saldi della propria fede e preparati a
soddisfare le sue esigenze in tutte le circostanze della loro vita e
attività.
Sottomissione ferma e umile alla Parola di Cristo
Inoltre, poiché sono confermati nella verità rivelata, i fedeli saranno
in grado di rispondere alle obiezioni sollevate sempre più spesso dai
seguaci di sette e di nuovi movimenti religiosi. La catechesi è
particolarmente importante per i giovani, per i quali una fede chiara
è un lume per guidarli nel loro cammino verso il futuro. Essa sarà la
loro sorgente di forza quando affronteranno le incertezze della
69
situazione politica e economica che si sta evolvendo ora in Africa.
Una sottomissione ferma e umile alla Parola di Cristo, così come
annunciata in modo autentico dalla Chiesa, forma inoltre la base
per i vostri rapporti con altre Chiese e comunità ecclesiali, e per il
dialogo che desiderate instaurare con i seguaci dell‘Islam e della
religione tradizionale africana. Attraverso lo studio costante di tutto
ciò che vi è di buono, vero e nobile nelle vostre culture popolari, vi
apparirà sempre più chiaro il modo in cui l‘evangelizzazione potrà
radicarsi più profondamente fra di esse. In questo momento
cruciale della storia della Nigeria, è di importanza vitale che i
cattolici continuino a operare con saggezza e coraggio per il bene
comune. In particolare, dovrebbero mostrare, con l‘amore e il
rispetto reciproci che l‘antagonismo etnico e lo spirito di clan non
trovano posto nella comunità cristiana. Sostenuti da voi, i loro
Pastori, i fedeli saranno in grado di testimoniare la dignità e il
valore trascendenti di ogni persona umana, e il diritto di ognuno di
prendere parte a tutti gli aspetti della vita nazionale. Questi valori
fondamentali, e le immutabili e universali norme morali che servono
a tutelarli e a proteggerli, ―rappresentano‖, come ho sottolineato
nell‘Enciclica Veritatis splendor ―il fondamento incrollabile e la solida
garanzia di una giusta e pacifica convivenza umana, e quindi di una
vera democrazia‖ (n. 96).
Rispetto della libertà religiosa
Questa è la legge morale che avete proclamato nei vostri recenti
appelli per il rispetto della libertà religiosa di tutti i nigeriani, per la
fine della corruzione nella gestione della cosa pubblica, e per
l‘osservanza delle sane norme etiche nella trasmissione della vita
umana. La vostra Conferenza Episcopale ha ottenuto il rispetto di
molti dei vostri concittadini poiché ha applicato con decisione
l‘insegnamento morale e sociale della Chiesa alla situazione attuale.
Di fronte a fatti che si sono svolti all‘inizio di questo anno, avete
riconfermato che il rispetto per la volontà del popolo e per l‘amore
della nazione, l‘onestà e la giustizia, devono essere le basi per le
decisioni circa il futuro del Paese. Più darete prova di unità
nell‘ambito della vostra Conferenza, più costruirete l‘unità nella
Chiesa e otterrete credibilità come testimoni di Cristo e maestri
della dottrina cattolica nel vostro grande Paese. Allo stesso modo,
la creazione dell‘unità supera i vostri confini nazionali. L‘Istituto
Cattolico dell‘Africa Occidentale, ad esempio, offrendo una solida
formazione e promuovendo la riflessione teologica, dovrebbe
70
accelerare una più profonda comunione ecclesiale e una maggiore
cooperazione pastorale nell‘Africa occidentale anglofona.
30 aprile 2002
"Insegnare, di santificare e di governare"
È una grande gioia per me accogliervi, membri del secondo gruppo
di Vescovi nigeriani, in occasione della vostra visita ad limina
Apostolorum: "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal
Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7). L'antica pratica di "venire a vedere
Pietro" è una reminiscenza della visita dell'Apostolo Paolo a
Gerusalemme, del trascorrere del tempo con Cefa (cfr Gal 1, 18)
che il Signore aveva costituito come "pietra" sulla quale avrebbe
edificato la sua Chiesa. Nell'abbraccio fraterno di Pietro e di Paolo la
prima comunità cristiana riconobbe i convertiti Gentili di Paolo come
fratelli e sorelle autentici nella fede, e nel racconto di Paolo
dell'abbondante dono di grazia su quei nuovi credenti l'intera
comunità trovò motivi ancor più profondi per rendere lode
all'infinita misericordia di Dio (cfr At 15, 16 e seg.). Parimenti, la
nostra riunione di oggi riafferma la comunione delle vostre Chiese
particolari vibranti e feconde con il Successore di Pietro e con la
Chiesa universale, e insieme rendiamo grazie per la vita e la
testimonianza dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici del vostro Paese,
che servono il Signore in fedeltà e gratitudine. Ho già condiviso con
il primo gruppo di Vescovi nigeriani alcune riflessioni e
preoccupazioni suscitate dai vostri resoconti sulla situazione
specifica della Chiesa nel vostro Paese. Ora, offro ulteriori spunti di
riflessione a voi che avete l'incarico nelle vostre comunità locali di
"insegnare, di santificare e di governare" (Christus Dominus, n. 11).
Progresso materiale e libertà politica
Condivido la vostra preoccupazione pastorale per lo sviluppo
pacifico dei vostri popoli, non solo in termini di progresso materiale,
ma anche e in particolare, in relazione a un'autentica libertà politica,
all'armonia etnica e al rispetto dei diritti dei cittadini. Dovete porvi
le seguenti domande: In che modo può incarnarsi il Vangelo in
queste nuove circostanze? In che modo la Chiesa e i singoli cristiani
possono affrontare nel migliore dei modi le urgenti questioni
implicite nell'edificazione di un futuro migliore per se stessi e per i
propri figli? Possiamo trovare una risposta negli obiettivi che cinque
71
anni fa vi siete prefissi nel Piano Pastorale Nazionale per la Nigeria.
In quell'ampio programma elaborato dalla vostra Commissione
Episcopale sulla Missione, due vasti temi spiegano quella che
considerate come la missione pastorale della Chiesa in Nigeria nel
terzo millennio cristiano: la nuova evangelizzazione e le
responsabilità della Chiesa nella società civile. È in questo duplice
contesto che siete riusciti a inserire virtualmente tutti i vostri
obiettivi volti alla trasformazione dell'umanità dal di dentro, al
rinnovamento dell'innocenza del cuore delle persone e, come
raccomandato dall'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei
Vescovi, all'edificazione della Chiesa come famiglia. È quest'ultimo
elemento la chiave dei primi due: come hanno riconosciuto i Padri
sinodali, la Chiesa come famiglia di Dio, "è un'espressione della
natura della Chiesa particolarmente adatta per l'Africa. L'immagine
pone, in effetti, l'accento sulla premura per l'altro, sulla solidarietà,
sul calore delle relazioni, sull'accoglienza, il dialogo e la fiducia"
(Ecclesia in Africa, n. 63). Infatti, quando l'annuncio e la catechesi
riescono a edificare la Chiesa come famiglia, tutta la società ne
beneficia: l'armonia fra diversi gruppi etnici riceve una solida base,
si evita l'etnocentrismo e si incoraggiano la riconciliazione, una
maggiore solidarietà e la condivisione delle risorse fra le persone, la
vita sociale si impregna sempre più della consapevolezza dei doveri
che derivano dal rispetto per la dignità di ogni essere umano, dono
di Dio.
I tratti distintivi di tutti i rapporti all'interno della Chiesa
La missione della Chiesa in Nigeria, come ovunque del resto, deriva
dalla sua stessa natura di sacramento di unione con Dio e dell'unità
di tutti i membri della famiglia umana (cfr Lumen gentium, n. 1).
Proprio come in una famiglia la pace e l'armonia devono essere
costantemente edificate, così anche nella Chiesa le differenze non
devono essere considerate motivo di conflitto o tensione, ma fonte
di forza e unità nella legittima diversità. La pace, l'armonia, l'unità,
la generosità e la cooperazione non sono forse i segni di una
famiglia forte e sana? Questi devono essere i tratti distintivi di tutti
i rapporti all'interno della Chiesa. "Così risplenda la vostra luce
davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e
rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5, 16).
Apertura al dialogo
Parimenti, l'onestà
e
l'apertura
al
dialogo
costituiscono
un
72
atteggiamento cristiano necessario sia all'interno della comunità sia
all'esterno, verso altri credenti e verso uomini e donne di buona
volontà. Una comprensione errata o incompleta dell'inculturazione o
dell'ecumenismo, tuttavia, non deve compromettere il dovere di
evangelizzare, che è un elemento essenziale dell'identità cattolica.
La Chiesa, pur mostrando grande rispetto e stima per le religioni
non cristiane professate da molti africani, non può non avvertire
l'urgenza di portare la Buona Novella a milioni di persone che non
hanno ancora udito il messaggio salvifico di Cristo. Come ha scritto
Papa Paolo VI nella Evangelii nuntiandi: "Essa pensa che queste
moltitudini hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di
Cristo (cfr Ef 3, 8), nella quale noi crediamo che tutta l'umanità può
trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a
tentoni su Dio, sull'uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte,
sulla verità" (n. 53)
Sviluppo integrale della persona
Inoltre, l'evangelizzazione e lo sviluppo umano integrale, lo
sviluppo di ogni persona e di tutta la persona, sono intimamente
legati. Il Concilio Vaticano II, nella sua Costituzione Pastorale sulla
Chiesa nel Mondo Moderno, lo spiega molto bene: "La Chiesa, certo,
perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica
all'uomo la vita divina, ma anche diffonde la sua luce con
ripercussione, in qualche modo, su tutto il mondo, soprattutto per il
fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida
la compagine della umana società, e immette nel lavoro quotidiano
degli uomini un più profondo senso e significato. Così la Chiesa, con
i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di
poter contribuire molto a rendere più umana la famiglia degli
uomini e la sua storia" (Gaudium et spes, n. 40). Infatti, è
nell'incarnazione del Verbo di Dio che la storia umana trova il suo
significato autentico. È Gesù Cristo, il Redentore dell'umanità, il
fondamento della ripristinata dignità umana. Per questo motivo
annunciare Gesù Cristo significa rivelare alle persone la loro dignità
inalienabile: "Ma poiché la Chiesa ha ricevuto l'incarico di
manifestare il mistero di Dio, il quale è il fine ultimo personale
dell'uomo, essa al tempo stesso svela all'uomo il senso della sua
propria esistenza, vale a dire la verità profonda sull'uomo" (ibidem
n. 41).
73
Evangelizzazione e sviluppo
Proprio perché le persone hanno ricevuto una straordinaria dignità,
non dovrebbero essere ridotte a vivere in condizioni politiche,
culturali, economiche e sociali infra-umane. Questa è la base
teologica della lotta per la difesa della giustizia e della pace sociale,
per la promozione, la liberazione e lo sviluppo umano integrale di
tutte le persone e di ogni individuo. Quindi, i Padri dell'Assemblea
speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi hanno giustamente
osservato che "lo sviluppo integrale suppone il rispetto della dignità
umana, la quale non può realizzarsi che nella giustizia e nella pace"
(Ecclesia in Africa, n. 69). Questo legame fra evangelizzazione e
sviluppo umano spiega la presenza della Chiesa nella sfera sociale,
nell'arena della vita pubblica e sociale. Seguendo l'esempio del suo
Signore, essa esercita il suo ruolo profetico a nome di tutte le
persone, in particolare dei poveri, dei sofferenti, degli indifesi.
Essa diviene la voce di chi non ha voce, insistendo sul fatto che la
dignità della persona umana dovrebbe essere sempre al centro dei
programmi locali, nazionali e internazionali. Essa "interpella la
coscienza dei capi di Stato e dei responsabili della cosa pubblica,
perché garantiscano sempre più la liberazione e lo sviluppo delle
loro popolazioni" (Ibidem, n. 70). L'annunzio della Buona Novella,
quindi, implica la promozione di iniziative che contribuiscano allo
sviluppo e alla nobilitazione delle persone nella loro esistenza
materiale e spirituale. Denuncia anche e combatte tutto ciò che
degrada o distrugge la persona umana.
Il Vangelo nell’ambito sociale
"All'esercizio del ministero dell'evangelizzazione in campo sociale,
che è un aspetto della funzione profetica della Chiesa, appartiene
pure la denuncia dei mali e delle ingiustizie. Ma conviene chiarire
che l'annuncio è sempre più importante della denuncia" (Sollicitudo
rei socialis, n. 41). Quindi, come Pastori di anime dovete predicare
il Vangelo in modo positivo, sempre, in ogni occasione opportuna e
non opportuna (cfr 2 Tm 4, 2), per edificare la Famiglia di Dio che è
la Chiesa, in carità e in verità, e per servire l'intera famiglia
dell'uomo poiché aspira a una giustizia, a una libertà e a una pace
più grandi. Cari Fratelli, queste sono alcune riflessioni suscitate
dalla vostra visita sulle tombe degli Apostoli e che ho voluto
aggiungere ai commenti già fatti in occasione della visita del primo
gruppo di Vescovi nigeriani. Ho fiducia nel fatto che il vostro
74
pellegrinaggio doni nuova forza al vostro ministero, che non vi
stanchiate mai di predicare la Parola di Dio, celebrando i
Sacramenti, guidando il gregge affidato alla vostra sollecitudine e
cercando quanti si sono allontanati o non hanno ancora udito la
voce del Signore (…).
Giovanni Paolo II ha visitato la Nigeria due volte: la prima dal 12 al
17 febbraio 1982 (10° viaggio internazionale in Nigeria, Benin,
Gabon, Guinea Eq. 12-19 febbraio 1982) e la seconda nel 1998
(82° viaggio internazionale, 21-23 marzo 1998)
IL VIAGGIO APOSTOLICO DEL 1982
DISCORSO ALL'ARRIVO IN AFRICA
Lagos (Nigeria), 12 febbraio 1982
Dio benedica la Nigeria!
Sono venuto per incontrare persone di diverse convinzioni religiose
– sia come individui che come comunità – e spero vivamente che la
mia presenza fra voi esprima l‘amore ed il rispetto che porto a tutti
voi, come pure la stima per i pregevoli valori religiosi che nutrite.
Desidero dimostrare fraterna solidarietà a tutto il popolo di questa
nazione, che tramite la sua Costituzione ha fermamente e
seriamente deciso di vivere sotto Dio, in unità e armonia, e di
lavorare per il bene di tutti. È mio desiderio di elogiare il contributo
della Nigeria per la giustizia, la pace e lo sviluppo in Africa e oltre, e
di sostenere gli sforzi che si compiono per costruire una società
sempre più fraterna e umana.
2. Ai Cattolici io dico: vengo a voi nel Nome di Gesù Cristo, in una
visita che, per sua natura, è pastorale. Vengo ad incontrarvi, ad
ascoltarvi, a celebrare la santissima Eucaristia con voi e per voi.
Vengo a proclamare Gesù Cristo fra voi e fortificarvi nella vostra
fede e nell'amore verso Dio e verso tutti i vostri fratelli e sorelle.
75
Vengo a sostenere i miei fratelli Vescovi e sacerdoti nel loro lavoro
di evangelizzazione e nel loro generoso servizio all'umanità. (.) Che
Dio conceda a tutti noi giorni di lieto incontro, celebrazioni e
preghiera. Che Dio onnipotente e misericordioso conceda alla
Nigeria ogni benedizione di vera prosperità e pace.
DISCORSO AL PRESIDENTE E AL GOVERNO DELLA NIGERIA
Lagos, 12 febbraio 1982
Un viaggio essenzialmente religioso
Nel corso di questa mia seconda visita in Africa, desidero
sottolineare il carattere essenzialmente religioso del mio viaggio,
che inizia assai opportunamente in Nigeria. Sono venuto per
confermare i miei fratelli Vescovi – che a loro volta mi hanno rivolto
un cordiale invito – nella loro opera pastorale; sono venuto per
condividere con il mio gregge di cattolici momenti di preghiera e di
comune celebrazione. Sono venuto per professare insieme agli altri
cristiani e ai miei fratelli e sorelle di altre fedi, il nostro comune
credo nella bontà e nella misericordia di Dio Onnipotente. Il mio è
un messaggio di pace e di amore, di fraternità e di fede. Di fede in
Dio, certamente, ma anche di fede nell‘umanità, di fiducia nelle
meravigliose possibilità di ogni uomo, donna e bambino. E in tal
modo, il mio incontro con voi, signor Presidente e Membri del
Governo, è più dell‘osservanza di una pura pratica di cortesia, che
permette di ringraziare gli ospiti, come meritano, per la loro
generosa ospitalità e per la buona volontà dimostrata nell‘affrontare
i gravi impegni dell‘organizzazione di questa visita da parte di tutti
coloro che ne sono stati incaricati. Attribuisco inoltre una grande
importanza alla possibilità che mi viene offerta di uno scambio di
opinioni con coloro che detengono i poteri civili, sulla nostra
comune sollecitudine per l'umanità. Ognuna nel proprio campo, la
comunità politica e la Chiesa sono autonome ed indipendenti, ma il
loro comune interesse per l'uomo le unisce e le invita ad una
collaborazione per il benessere di tutti.
Il futuro dell’Africa
Io provo una gioia profonda nel costatare come la Nigeria, insieme
a numerose altre nazioni africane, è giunta a una piena sovranità
nazionale, e sia in grado di gestire in proprio il suo futuro, in
sintonia con la ricchezza del proprio ingegno, nel rispetto della sua
76
cultura, e in conformità al proprio senso di Dio e ai valori spirituali.
È mia convinzione che tutta l‘Africa, una volta messa in condizione
di gestire i propri affari interni, senza alcuna pressione o
interferenza da parte di potenze e gruppi esterni, non soltanto farà
stupire il resto del mondo con le sue conquiste, ma potrà dividere la
sua saggezza, il suo senso della vita, il suo rispetto per Dio con altri
continenti e nazioni, stabilendo così quello scambio e quella
associazione, nel reciproco rispetto, che si rendono necessari per il
vero progresso di tutta l‘umanità. Per questo motivo desidero
rendere omaggio al significativo contributo che la nazione della
Nigeria – in prima linea – ha dato e sta continuando a dare al
continente Africano. Vi adoperate vigorosamente per la libertà
politica e per i diritti di tutti i popoli all‘autodeterminazione. Non
risparmiate alcuno sforzo per contribuire ad eliminare tutte le
discriminazioni contro gli uomini a causa del colore della pelle, della
razza, della lingua e delle loro condizioni sociali. Vi siete offerti di
aiutare paesi che si trovano a dover affrontare necessità maggiori e
vi fate promotori di rapporti fraterni e di collaborazione economica
fra le nazioni dell‘Africa.
La Nigeria è stata benedetta dal Creatore
(.) con un grande potenziale umano e una naturale ricchezza. Tali
doni, ricevuti con umile gratitudine, sono anche una sfida costante,
poiché i beni di questo mondo sono stati dati dal Creatore per il
benessere di tutti. Le pubbliche autorità sono investite del sacro
compito di incanalare queste ricchezze per il miglior interesse del
popolo, vale a dire, per il miglioramento di tutti e per il futuro di
tutti. Allo stesso modo è necessario proteggere la terra, il mare,
l'acqua e l'aria dall'inquinamento e dai danni provocati dallo
sviluppo industriale, proprio allo scopo di proteggere la dignità e le
conquiste dell'uomo. Sono stato anche informato, signor Presidente,
che il vostro Governo Federale e le autorità statali attribuiscono
grande priorità al problema della casa, dell'agricoltura,
dell'istruzione e dei servizi sociali. Possano questi splendidi obiettivi
contribuire realmente al bene dei numerosissimi abitanti e della
società nel suo insieme. Io desidero incoraggiare con tutto il cuore
coloro che sono impegnati nella campagna per il benessere dei loro
connazionali, affinché facciano della persona umana il vero criterio
di tutti gli sforzi di sviluppo. I progetti di sviluppo debbono sempre
avere un volto umano.
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Il progresso non può prescindere dalla dignità della persona umana
Non possono essere ridotti ad una conquista puramente
materialistica od economica. La persona umana deve sempre
essere l‘unità di misura ultima della realizzazione e del successo di
un programma economico o sociale. Per questo motivo il progresso
non può prescindere dalla dignità della persona umana, né dal
rispetto per i suoi diritti fondamentali. Nella ricerca del progresso,
del progresso totale, deve essere respinto tutto ciò che è indegno
della libertà e dei diritti umani del singolo e di un popolo nella sua
totalità. Perciò vengono respinti fattori come la corruzione, la
malversazione, l‘appropriazione indebita del denaro pubblico, la
prevaricazione dei deboli, l‘insensibilità nei confronti dei poveri e
degli handicappati. Partecipazione alla vita politica del paese, libertà
di religione, di parola, di associazione, protezione di un sistema
giudiziario ben funzionante, rispetto e promozione dei valori
spirituali e culturali, amore della verità: questi sono gli ingredienti
del progresso che è veramente e pienamente umano. Non ho dubbi
che le autorità e il popolo della Nigeria siano pienamente consci di
queste sfide e di questi valori. Io confido che essi collaboreranno
sempre per la ricerca dell‘autentico progresso economico e sociale
del paese, intimamente legato al problema della dignità umana.
DISCORSO AI GIOVANI INCONTRATI A ONITSHA
Onitsha, 13 febbraio 1982
Questo pomeriggio il Papa appartiene a voi
Sono davvero felicissimo d‘incontrarvi, convenuti come siete a
migliaia da tutte le parti del vostro vasto paese. Avete messo in
mostra per me la vostra giovanile agilità, le vostre affascinanti
acrobazie, la vostra gioia, il vostro ottimismo. Ve ne sono
profondamente grato; e sono molto felice di trovarmi con voi. Molto
tempo prima che c‘incontrassimo eravate presenti nei miei pensieri
e nelle mie preghiere. Ed ora è venuto il momento del nostro
incontro personale. Vorrei condividere con voi alcune mie riflessioni.
La gioventù è l‘età della speranza, della promessa, dell‘entusiasmo,
dei progetti e degli ideali. La gioventù non si dichiara vinta di fronte
alle difficoltà. La gioventù rifiuta di rassegnarsi ai difetti e alle
carenze dello ―status quo‖. La gioventù crede in un mondo migliore,
ed è decisa a collaborare concretamente al suo avvento. Fatevi
conoscere per la vostra generosità e la vostra apertura verso gli
78
altri. Siate grati ai vostri genitori. Amateli, rispettateli, aiutateli, e
obbedite loro. Accettate i vostri insegnanti, rispettateli e seguite le
loro istruzioni. Fatevi conoscere per il vostro spirito di sacrificio, la
vostra diligenza nello studio o nel lavoro, la vostra efficienza nei
compiti assegnativi. Impegnatevi totalmente nelle Organizzazioni
cattoliche di apostolato dei laici per testimoniare Cristo. Siate un
laicato che persegue assiduamente la sua missione, che è quella di
trasmettere la parola di Cristo. Alcuni di voi saranno chiamati a
diventare sacerdoti, religiosi o religiose, con un ruolo speciale di
servizio nel Regno di Dio.
Scegliere uno stato di vita permanente
Carissimi giovani della Nigeria, siate eccellenti per disciplina, per
forza di carattere e per affidabilità. Queste qualità si
manifesteranno in diverse maniere. Siate casti. Resistete a tutte le
tentazioni che assalgono la santità del vostro corpo. Portate la
vostra castità al sacerdozio, alla vita religiosa o al matrimonio.
Avrete molte occasioni per esprimere disciplina attraverso la
temperanza cristiana. Le attrattive e le sollecitazioni del mondo
inducono spesso i giovani all‘intemperanza o all‘elevazione. Le
tentazioni dell‘alcol e della droga permeano il nostro ambiente.
Sono necessari forza di volontà e il ricorso alla preghiera in tutta
umiltà per chiunque cerchi di agire veramente da uomo. La grande
decisione che vi aspetta è quella di scegliere uno stato di vita
permanente. Per la maggior parte di voi la risposta sarà nel
matrimonio. Ma per molti altri potrà essere il sacerdozio o la vita
religiosa. Avrete bisogno del consiglio dei vostri sacerdoti, dei vostri
genitori e dei vostri insegnanti. Avrete bisogno della guida di Dio.
Pregate. Affidatevi a Cristo. Apritegli i vostri cuori. Apriteli senza
timore, senza reticenze. Non abbiate paura. Siate generosi. Chi dà
poco raccoglie scarso frutto. Chi dà con generosità raccoglie un
frutto abbondante. Potete contare sulla grazia di Dio.
Un buon cristiano è un buon cittadino
(.) Amate il vostro paese, obbedite alle sue leggi; rispettate i suoi
capi, e pagate i vostri tributi. Siete chiamati ad assumervi le vostre
responsabilità nelle attività politiche, sociali, economiche e culturali.
Quando sarete maggiorenni, votate e fatevi votare nelle elezioni
politiche. Desidero cogliere questa occasione per rendere omaggio
al programma nazionale del servizio della gioventù, per rivolgere la
mia lode ai giovani che si dedicano così generosamente a questo
79
servizio dal loro Stato di origine, forgiando nuovi vincoli di amicizia
e rafforzando la solidarietà fraterna e l‘unità nazionale. Sono anche
grato per la considerazione data ai sacerdoti ed ai religiosi, i cui
compiti non devono contrastare con il loro stato di sacerdoti o di
religiosi. Nella vostra condizione di giovani, dovete cercare
continuamente di individuare i mali della vostra società come la
corruzione, l‘appropriazione indebita dei fondi del governo o delle
società, le spese esagerate e improduttive, l‘esibizione della
ricchezza, la negligenza verso i poveri e gli emarginati, il nepotismo,
il tribalismo, l‘antagonismo politico, il rifiuto dei diritti dei poveri,
l‘aborto, la contraccezione e altri mali che affliggono altri paesi.
Come giovani autentici dovete osservare, valutare e poi agire
conformemente ai dettami del Vangelo di Gesù Cristo.
Lavorate per una Nigeria migliore
Ovunque irradierete gioia, pace, amore per i fratelli, ottimismo e
speranza per una Nigeria migliore. Questo è il vostro contributo di
cristiani: questo è ciò che imparate dal Signore. Questa è la sfida
del mondo, che deve prendere radici nella vostra vita e fruttificare.
Ricordate come Gesù vi sfida continuamente nei Vangeli: ―Beati i
misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno
chiamati figli di Dio...‖ (Mt 5,7-9). Desidero esprimervi il mio
apprezzamento per le molte forme di apostolato organizzato dai
giovani ai vari livelli (nazionale, diocesano, parrocchiale e di
villaggio), per le tante associazioni tramite le quali svolgete il vostro
compito di apostolato dei laici e riaffermate il vostro desiderio di
servire gli uomini nel nome di Cristo. Voglio anche esprimere il mio
riconoscimento ai vostri cappellani che vi aiutano così validamente,
ed anche ai religiosi ed alle religiose ed ai laici che contribuiscono a
fare delle vostre organizzazioni una espressione vitale della vita
della Chiesa.
Giovani della Nigeria, sono venuto per incoraggiarvi nella vostra
grande missione che è quella di costruire un mondo migliore, di
portare avanti il Regno di Cristo, Regno della verità e della vita,
della santità e della grazia, della giustizia, dell‘amore e della pace.
È a lui che voglio indirizzare il vostro sguardo, come era stato detto
ai primi cristiani: ―tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e
perfezionatore della fede‖ (Eb 12,2).
80
DISCORSO AI MALATI E AGLI ANZIANI NELL'OSPEDALE
S. CARLO BORROMEO
Onitsha, 13 febbraio 1982
Cari amici.
Sono felice di essere fra voi, ammalati ed anziani, in questo
pomeriggio. Voi siete preziosi agli occhi di Dio. Le vostre vite hanno
un profondo significato per la società e per me stesso. La mia gioia
è ancora più grande per il fatto che vi incontro in questo famoso
ospedale dedicato a san Carlo Borromeo, il nome del quale mi era
stato dato dai miei genitori al battesimo. II mio predecessore Paolo
VI ha visitato questo luogo nel 1962 quando era ancora in fase di
costruzione, e ha contribuito per la sua costruzione. Vedo il gesto
amorevole della Chiesa di Onitsha nel dedicare questo ospedale a
san Carlo Borromeo, l‘apostolo di Milano e patrono del vostro primo
Arcivescovo di Onitsha, Carlo Heerey, C. S. Sp., che è morto nel
1967. 1. Finché ci troviamo nel nostro pellegrinaggio terreno, la
sofferenza e la malattia esisteranno sempre. Fanno parte della
nostra condizione umana, sono i risultati del peccato originale, ma
non sono necessariamente per la colpa dell‘individuo. C‘è tanta
gente di diversa età che soffre non per colpa propria. I bambini, in
modo particolare, sono vulnerabili alla sofferenza, spesso causata
dalla trascuratezza o negligenza degli adulti. La realtà di malattia e
denutrizione nella vita di milioni di bambini è un fatto che richiama
l‘attenzione e l‘azione. E la condizione del bambino ritardato ci fa
riflettere sul senso della vita umana.
La vecchiaia pure porta le sue proprie difficoltà e la
debolezza fisica
Nonostante Dio permetta l‘esistenza della sofferenza nel mondo,
certamente non gode di questa. Difatti, nostro Signore Gesù Cristo,
il Figlio di Dio fatto uomo, amava i malati, ha dedicato grande parte
del suo ministero terreno a sanare gli ammalati e confortare gli
afflitti. Il nostro Dio è un Dio di compassione e di consolazione. E
aspetta da noi che usiamo tutti i mezzi ordinari per impedire,
alleviare ed eliminare la sofferenza e la malattia. Perciò abbiamo i
programmi preventivi di cura sanitaria; abbiamo medici, infermiere,
istituzioni di medicina e ausiliari di ogni specie. La scienza medica
ha fatto grandi progressi. Noi dovremmo approfittare di tutto
questo. Ma anche dopo tutti questi sforzi, la sofferenza e la malattia
81
esistono. Il cristiano vede un significato nella sofferenza. Sopporta
una tale sofferenza con pazienza, amor di Dio e generosità. La offre
tutta a Dio, per Cristo, specialmente durante il sacrificio della santa
Messa. Quando l‘ammalato riceve la Comunione, si unisce a Cristo
vittima. Quando la sofferenza è unita alla passione di Cristo e alla
sua morte redentiva, allora acquista grande valore per l‘individuo,
per la Chiesa e per la società. Questo è il senso di quelle
meravigliose parole di san Paolo, sulle quali dobbiamo
continuamente meditare: ―Perciò sono lieto delle sofferenze che
sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai
patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa‖ (Col
1,24).
Voi che siete avanzati in età siete cittadini maggiori
So anche personalmente cosa vuol dire essere malato e rimanere
per molto tempo in ospedale e come è possibile confortare e
sostenere chi condivide la stessa sorte di detenzione e sofferenza, e
quanto sia necessario pregare per i malati e dimostrare loro un
amorevole interesse. A questo proposito, sono lieto di osservare
che in questo ospedale avete una bella Cappella con il santissimo
Sacramento e che vi è un cappellano fisso. Gesù stesso vuol essere
la vostra forza e consolazione tramite la sua presenza eucaristica e
il ministero dei suoi sacerdoti. Voi che siete avanzati in età siete
cittadini maggiori. Avete fatto nascere il calore del giorno nel
combattimento della vita e avete acquistato tanta conoscenza,
saggezza e esperienza. Vi prego di condividere tutto questo
generosamente con la generazione più giovane. Avete qualcosa di
molto importante da offrire al mondo; e il vostro contributo è
purificato e arricchito tramite la pazienza e l‘amore che sono vostri,
quando siete uniti con Cristo. La vecchiaia infiacchisce il corpo e
porta seco debolezza e qualche volta malattia. La nostra risposta
include attenzione medica e cristiana pazienza. In unione con Cristo
siete chiamati a ringraziare Dio Padre per avervi donato la vita
umana e per avervi chiamati a vivere in questo mondo e per
sempre in unione con Cristo.
In Nigeria avete il bel valore culturale del sistema esteso di famiglia
I malati e gli anziani non sono abbandonati dai loro figli, nipoti,
cugini o altri parenti, L‘ombrello aperto della carità è un tetto per
tutti. Questa è una preziosa eredità che deve mantenersi. Questo
ideale si trova sotto pressione, specialmente nelle città e nei borghi
82
dove le persone anziane sono qualche volta tagliate dalla famiglia
patriarcale. L‘abbandono e la solitudine degli anziani risulta quando
un grande valore culturale è stato tolto ed è stato sostituito da
qualcosa di totalmente non-africano. Ai medici, alle infermiere, agli
ausiliari e tutti quelli che curano i malati in Nigeria, senza
dimenticare i diversi consigli di medicina e infermieristici,
professionali e amministrativi, esprimo la mia stima e gratitudine.
La vostra sollecitudine umanitaria è pregevole. La vostra carità
cristiana merita la vita eterna. Gesù stesso si è preoccupato dei
malati e da questo dipenderà il nostro giudizio finale e la nostra
ricompensa: ―Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il
regno preparato per voi fino dalla fondazione del mondo; perché...
ero malato e mi avete visitato‖ (Mt 25,34.36).
DISCORSO AI SACERDOTI E AI SEMINARISTI NIGERIANI
Enugu (Nigeria), 13 febbraio 1982
“La pace di Cristo regni nei vostri cuori” (Col 3,15)
Sono particolarmente felice d‘incontrare, oggi, voi sacerdoti e
seminaristi della Nigeria. Voi siete chiamati ad essere i cooperatori
immediati dei vostri Vescovi. Da voi, in gran parte, dipende il lavoro
di evangelizzazione in questa terra. Permettetemi di condividere
con voi alcuni pensieri sul sacro ministero del sacerdozio. Il
sacerdote è inviato da Cristo e la sua Chiesa a proclamare il
Vangelo di salvezza, soprattutto nella celebrazione dell‘Eucaristia. Il
sacerdote è ordinato per offrire il sacrificio della Messa, e rinnovare
così il Mistero Pasquale di nostro Signore Gesù Cristo. Come
ministro di Cristo, il sacerdote è chiamato a santificare il Popolo di
Dio, con la parola e i sacramenti. Condivide la sollecitudine
pastorale del Buon Pastore, che è spesso espressa nella preghiera
per il gregge. Come sacerdoti, voi ed io siamo chiamati a predicare
e ad insegnare la Parola di Dio con chiarezza, viva fede e impegno
personale, con ortodossia e amore. Siamo tutti chiamati a radunare
il Popolo di Dio, a costruire il Corpo della Chiesa. In conformità alla
volontà di Cristo, il sacerdote svolge il suo apostolato sotto la guida
del suo Vescovo e in unione con i suoi fratelli sacerdoti.
La vostra giovane Chiesa in Nigeria è piena di vita e di vigore
(.) Con vero dinamismo di apostoli i vostri sacerdoti missionari
hanno posto solide fondamenta tramite la preghiera, la diligenza, la
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castità e la dedizione nella carità. I sacerdoti e i Vescovi locali
hanno assunto l'impegno della missione e l'hanno consolidata. In
questo momento avete tante iniziative avanzate per far sì che la
Chiesa si senta sempre più incarnata nella vostra cultura. Io mi
congratulo con voi per l'armonia con la quale i sacerdoti diocesani
della Nigeria, i sacerdoti missionari e i sacerdoti degli Ordini
religiosi collaborano per promuovere il Regno di Cristo. Capisco
benissimo che molti di voi sono eccessivamente oberati di lavoro.
Alcuni di voi, parroci, hanno diecimila Cattolici da servire; altri forse
ne hanno molti di più. Ci possono essere quindici villaggi per un
solo sacerdote. La maggior parte di voi celebrano due o tre sante
Messe ogni domenica in luoghi distanti, insegnano la dottrina
cristiana e danno la benedizione Eucaristica.
Il vostro popolo si affolla al sacramento della Riconciliazione
(.) Voi adempite questo ministero con pazienza e amore. Mi è noto
che in alcuni luoghi i sacerdoti delle parrocchie contigue si uniscono
in uno sforzo comune per rendere questo sacramento più efficace
ed accessibile. Fate questo andando in gruppi di dieci o venti nelle
vostre parrocchie vicine durante i tempi forti di Confessione come
Natale e Pasqua. Questo, miei cari fratelli nel sacerdozio, è un
modo meraviglioso di compiere la volontà di Cristo nel servire il suo
popolo. Voi date così ai vostri parrocchiani una buona scelta di
confessori e offrite una testimonianza silenziosa dell'unico
sacerdozio di Cristo e della vostra fraterna solidarietà. Il Papa
gioisce della vostra fedeltà a questo ministero sacramentale
estremamente importante, nel quale il potere del perdono di Cristo
ed il risanamento toccano i cuori umani. Prestate anche molta
attenzione alla preparazione dei candidati agli altri Sacramenti e
alla promozione generale della catechesi. Animate e coordinate il
lavoro dei catechisti, insegnanti cattolici ed altri insegnanti di
religione. La vostra Conferenza Episcopale ha recentemente posto
l'accento sull'importanza del catecumenato e ha emanato direttive e
lettere per la giusta esecuzione dei sacramenti di iniziazione. Lodato
sia Gesù Cristo, che tramite voi e i vostri catechisti continua a
provvedere per l'affermazione più profonda della Chiesa nel potere
della Parola di Dio.
Dio ha benedetto la Nigeria con tanti seminaristi minori e maggiori
Desidero esprimere la mia stima per l‘apostolato di quei sacerdoti
che, in collaborazione coi loro Vescovi, lavorano in centri diocesani,
84
centri di pastorale e catechesi, seminari minori e maggiori, nei
servizi sociali, nel Segretariato Cattolico in Lagos, scuole, collegi,
università, nei mass media, assegnazioni di missioni fuori diocesi, in
Nigeria stessa o fuori di questa, ed in altri impegni simili. Questi
sacerdoti stanno servendo Cristo anche in aree importantissime. La
Chiesa ha bisogno del loro particolare contributo per la sua
missione pastorale; lo scopo di tutte queste attività è di
evangelizzare, di comunicare Cristo. Dio ha benedetto la Nigeria
con tanti seminaristi minori e maggiori. Difatti il vostro Bigard
Memorial Seminary in Enugu e Ikot Ekpene è uno dei più grandi del
mondo. I vostri professori di seminario si sono distinti per il loro
premuroso desiderio di insegnare la Parola di Dio e per il loro duro
e semplice lavoro. Che il Signore ricompensi tutti coloro che – laici,
religiosi, sacerdoti e Vescovi – hanno reso questo fatto possibile.
Possa egli benedire la Sacra Congregazione per l‘Evangelizzazione
dei Popoli che vi dà l‘appoggio morale, finanziario e tecnico. Il
numero elevato dei vostri seminaristi non deve mai diventare
motivo per ammettere un tipo di formazione meno esigente.
Eucaristia, preghiera, Parola di Dio
Di grandissima importanza deve essere nel seminario l‘amicizia con
Cristo centrata sull‘Eucaristia e alimentata specialmente dalla
preghiera e la meditazione della Parola di Dio. Questa amicizia con
Cristo è autenticamente espressa nel sacrificio, nell‘amore del
prossimo, nella castità e nello zelo apostolico. Richiede inoltre
fedeltà agli studi e un certo distacco dalle cose di questo mondo.
C‘è bisogno di un più grande numero di direttori spirituali per i
vostri seminaristi. Un sacerdote assegnato a prestare servizio in un
seminario dovrebbe rallegrarsi se gli venisse affidato questo
compito speciale. Dovrebbe sforzarsi di presentare ai seminaristi
con la parola e l‘esempio gli ideali più elevati del sacerdozio. Quale
grande privilegio è quello di aiutare a guidare i giovani a una
maggiore conoscenza e un amore più grande di Gesù Cristo, il Buon
Pastore. I seminaristi che non sono adatti per l‘ordinazione
dovrebbero essere consigliati con fermezza e carità di seguire
un‘altra vocazione. Nessun sacerdote può svolgere bene il suo
ministero se non vive in unione con Cristo. La sua vita, come quella
di Cristo, deve essere caratterizzata da abnegazione, zelo per la
diffusione del Regno di Dio, castità perfetta e illimitata carità. Tutto
questo è possibile solo quando il sacerdote è una persona di
preghiera e di devozione eucaristica. Pregando la Liturgia delle Ore
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in unione con la Chiesa, troverà forza e gioia per l‘apostolato. In
preghiera silenziosa davanti al santissimo Sacramento sarà
costantemente rinnovato nella sua consacrazione a Gesù Cristo e
confermato nel suo impegno permanente del celibato sacerdotale.
Invocando Maria, la Madre di Gesù, il sacerdote sarà sostenuto nel
suo generoso servizio verso tutti i fratelli e le sorelle di Cristo nel
mondo.
Nessun sacerdote può lavorare completamente da solo
(.) Lavora con i suoi fratelli sacerdoti e sotto la guida del Vescovo,
che è il loro padre, fratello, cooperatore e amico. Il sacerdote
autentico manterrà l'amore e l'unità del presbiterio. Presterà
rispetto ed obbedienza al suo Vescovo come ha solennemente
promesso nel giorno della sua ordinazione. Il presbiterio del
Vescovo con tutti i suoi sacerdoti, diocesani e religiosi, dovrebbe
funzionare come una famiglia, come un gruppo apostolico segnato
di gioia, comprensione reciproca e amore fraterno. Il sacerdozio
esiste perché, tramite il rinnovamento del Sacrificio di Cristo, il
mistero dell'amore salvifico di Cristo possa entrare nella vita del
Popolo di Dio. I sacerdoti non devono dimenticarsi di aiutare i loro
fratelli sacerdoti che si trovano in difficoltà: morale, spirituale,
finanziaria o altra. E i sacerdoti malati e anziani devono trovare
nella vostra carità fraterna sostegno e sollievo. Nessuno stato di
vita sfugge alle tentazioni e voi dovete cercare di identificare le
vostre. Con la grazia di Dio e con uno sforzo perseverante dovete
combattere per resistere a qualunque tentazione si presenti sulla
vostra via: come, per esempio, la trascuratezza della disciplina,
l‘indolenza, l‘instabilità, l‘indisponibilità, la grande frequenza di
viaggi o la dissipazione della energia apostolica. Fidandovi nella
grazia, rigetterete le tentazioni contro il celibato tramite la vigilanza,
la preghiera e la mortificazione. Rifiuterete di essere presi
dall‘attrazione di cose materiali e non metterete la vostra gioia nel
denaro, grandi macchine, e una posizione elevata nella società. I
partiti politici non sono per voi. È il campo proprio dell‘apostolato
laico. Voi siete piuttosto i cappellani dei laici, che negli affari politici
devono assumere il loro ruolo distinto (cf. Gaudium et Spes, 43).
I Nigeriani amano lo studio
(.) Questo è un bene. C'è bisogno di sacerdoti dotti che possano
rispondere alle esigenze della Chiesa e della società. Ogni sacerdote
dovrebbe cercare di perfezionarsi tramite lo studio personale di
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teologia, catechesi ed altre scienze sacre. Cercate di trovare il
tempo per un tale studio frequentemente. Dopo l'ordinazione,
quando si tratta di andare all'università o ad altri istituti in Nigeria
oppure fuori di questa, saranno inviati alcuni sacerdoti secondo le
necessità diocesane ed il progetto per il quale i Vescovi avranno la
responsabilità definitiva. Non fate niente senza il vostro Vescovo, o
peggio ancora contro di lui specialmente su questo punto. I
sacerdoti che si trovassero in una posizione irregolare possono ora
ritornare sui propri passi e trovare la pace di coscienza. Nello stesso
modo resisterete contro ogni tentazione di cercare lavoro in qualche
luogo senza o contro il vostro Vescovo. Condividiamo tutti in Cristo
un unico sacerdozio. Cerchiamo di mantenere la sua unità ed il suo
amore. Il sacerdote deve essere il lievito nella comunità nigeriana
di oggi. In una nazione dove tante persone sono più che
preoccupate ad accumulare denaro, il sacerdote con la parola e
l'esempio deve richiamare l'attenzione a valori superiori. L'uomo
non vive di solo pane. Il sacerdote deve identificarsi coi poveri, così
che possa portare loro il Vangelo edificante di Cristo. Ricordatevi
che Gesù ha applicato queste parole a se stesso: "Lo Spirito del
Signore è su di me, per questo egli mi ha unto, per annunziare la
buona novella ai poveri" (Lc 4,18).
Il Vangelo e la vita concreta dell’uomo
Dato che ―l‘evangelizzazione non sarebbe completa se non tenesse
conto del reciproco appello, che si fanno continuamente il Vangelo e
la vita concreta dell‘uomo‖ (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 29), il
sacerdote sarà profondamente interessato a portare la luce del
Vangelo e la potenza della Parola di Dio per toccare diversi problemi
riguardanti la vita di famiglia, i diritti e doveri umani fondamentali,
la giustizia e la pace, lo sviluppo e la liberazione, la cultura e la
scienza. Si sforzerà di rendere presente Cristo e la Chiesa nel
campo delle arti e della scienza, della cultura e delle professioni.
Sono particolarmente lieto per la inaugurazione dell‘Istituto
Cattolico nell‘Africa occidentale in Port Harcourt per opera dei
Vescovi della Nigeria, Ghana, Sierra Leone, Liberia e Gambia, per
studi ecclesiastici superiori. I sacerdoti che lavorano nei massmedia hanno un‘opportunità meravigliosa di condividere Cristo con
gli altri, come fanno i direttori spirituali con i religiosi e i laici, i
cappellani di tutte le organizzazioni laiche di apostolato, e i
sacerdoti che reclutano vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.
A tutti voi dico: ―E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si
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compia nel Nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui
grazie a Dio Padre‖ (Col 3,17). (…)
DISCORSO AI LAICI, AI CATECHISTI E
ALLE DONNE CATTOLICHE A KADUNA
Kaduna, 14 febbraio 1982
I laici e l’unità con i pastpori
È per me un motivo di grande gioia incontrarvi oggi. Questo
incontro mi dà l‘occasione di parlarvi del contributo che ognuno di
voi porta alla diffusione del Vangelo, ed anche della vostra comune
vocazione nella Chiesa. Tutti voi siete stati chiamati da Cristo
stesso per contribuire alla missione salvifica della sua Chiesa (cf.
Lumen Gentium, 33). Voglio esprimere il mio apprezzamento per il
modo in cui voi laici della Nigeria lavorate insieme ai vostri vescovi
e sacerdoti per dare testimonianza di Cristo, per comunicare Cristo
agli altri. Questa unità con i pastori della Chiesa è infatti una
condizione essenziale per il successo soprannaturale dei vostri
sforzi. Sotto la loro guida avete il Consiglio Nazionale dei Laici e
l‘Organizzazione delle Donne Cattoliche a tutti i livelli: nazionale,
provinciale diocesano parrocchiale e di villaggio. Vi sono molte
attività nuove e molte degne organizzazioni. In tutte queste attività
voi cercate di attivare la grazia del vostro Battesimo e della vostra
Cresima. Essendo stati chiamati da Cristo stesso, siete i suoi
collaboratori di elezione nella evangelizzazione. Questo fa sì che
condividiate lo zelo della Chiesa nel fornire una istruzione religiosa
a tutti i bambini cattolici negli istituti di educazione di ogni tipo.
Siete realmente consapevoli del mistero della Chiesa, che tutti noi
che siamo stati battezzati in Cristo formiamo il suo Corpo, la Chiesa.
In questa Chiesa vi è una diversità di apostolato o di ministero ma
unità di missione: la diffusione del Regno di Cristo.
Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici: ciascun gruppo ha il suo speciale
contributo da recare
Come laici sapete che il vostro particolare tipo di apostolato è di far
sì che i principi cristiani incidano sull‘ordine temporale, ossia
portare lo spirito di Cristo in quei settori della vita che sono il
matrimonio e la famiglia, gli scambi commerciali, le arti e
professioni, la politica e il governo, la cultura e le relazioni nazionali
e internazionali. In tutti questi settori, i laici, secondo l‘espressione
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del Concilio Vaticano II, devono svolgere il loro proprio ruolo
distintivo (cf. Gaudium et spes, 43). Dai vostri parroci ricevete la
Parola di Dio e il cibo sacramentale. Così fortificati, entrate
nell‘arena della vita quotidiana e qui confessate il Cristo. Nella
società siete chiamati ad essere lievito per Cristo: a portare la
testimonianza di Cristo nella scuola, negli uffici governativi, negli
stabilimenti, nei circoli e ritrovi, nelle associazioni cittadine, nelle
riunioni tra coetanee; nelle università, nel commercio, nei sindacati
ed in politica. In tutte queste sfere secolari promuoverete la
giustizia, l‘unità, l‘onestà, lo slancio e il coraggio. Insieme
cercherete risposte concrete ed ispirate al Vangelo ai problemi di
corruzione, mancanza di disciplina, etnicismo ed altri simili mali.
Nelle vostre organizzazioni ecclesiali siate modelli di unità, di
disciplina, di lavoro diligente, di lealtà verso i vostri superiori, di
dedizione, di partecipazione alla riuscita degli altri, nella ricerca non
della fama ma del Regno di Cristo, non lottando per conquistare il
primo posto nella società, non cercando di essere chiamati maestri:
―perché uno solo è il vostro maestro, Cristo‖ (Mt 23,10).
La priorità e centralità della famiglia
È soprattutto nella famiglia che potrete comunicare Cristo. Siate
mariti e mogli esemplari, creando una comunità di amore e di vita
ed esercitando come padri e come madri un vero ministero
nell‘educazione dei vostri figli. È attraverso di voi che vengono
fornite membra al Corpo di Cristo e candidati al sacerdozio e alla
vita religiosa. La Nigeria guarda a voi con fiducia perché prepariate
buoni cittadini per la società. Impegnandovi nelle numerose
iniziative dell‘apostolato, assegnerete una grande importanza alla
preghiera ed alla unione con Cristo. Sono felice di sapere che i
vostri cappellani sottolineano questo soprattutto: che riceviate
spesso il sacramento della Riconciliazione, che l‘Eucaristia sia il
centro della vostra vita di cristiani e di tutte le vostre attività. Il
vostro zelo di evangelizzazione proviene infatti soprattutto
dall‘Eucaristia. Con la grazia di Dio, i giorni di preghiera comunitaria
ed i ritiri annuali per il vostro rinnovamento spirituale possono
contribuire anch‘essi alla vostra crescita nella fede che avete
ricevuto.
Voglio rivolgere un saluto particolare a voi, carissimi catechisti della
Nigeria
(.) Il vostro ruolo nella evangelizzazione iniziale e permanente è di
89
tale importanza che non potrei venire come pellegrino in Nigeria
senza avere questo felice incontro con voi. Sin dagli inizi, quando i
primi missionari arrivarono in Nigeria più di un secolo fa, siete stati
collaboratori instancabili e insostituibili dei sacerdoti. Li avete
assistiti continuamente. Quando non conoscevano le lingue locali,
siete stati loro interpreti. Avete preparato le persone ai vari
sacramenti. Avete battezzato i morenti quando non vi erano
sacerdoti disponibili. Avete animato la comunità cattolica locale e
l'avete condotta alla santificazione dei giorni festivi quando non vi
erano sacerdoti. Avete promosso i progetti di sviluppo della Chiesa,
e avete abbondantemente contribuito alla diffusione del Vangelo.
Il vostro speciale settore di competenza e di dedizione è quello
della catechesi e del suo duplice obiettivo di maturare la fede
iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo attraverso una
conoscenza più profonda e sistematica della persona e del
messaggio di nostro Signore Gesù Cristo (Giovanni Paolo II,
Catechesi Tradendae, 19). Voi introducete i neofiti alla fede, di
qualunque età siano. Insegnate loro la dottrina cattolica, le
preghiere e gli inni. Li aiutate a partecipare alla sacra Liturgia,
specialmente quella dell‘Eucaristia. Visitate i malati a nome di tutta
la Chiesa. Prendete contatto con i non cristiani. Animate le
associazioni di apostolato sin dai loro primi passi. Presenziate le
riunioni parrocchiali e diocesane e contribuite alla costruzione di
legami di comprensione. Aiutate i giovani a maturare nel
cristianesimo ispirandoli alla generosità ed alla castità.
Carissimi catechisti, la Chiesa ha bisogno di voi
(.) Continua ad avere bisogno di voi. Per quanto numerosi possano
essere i sacerdoti ed i religiosi a disposizione della Chiesa, voi
restate insostituibili. Siete i più vicini ai. nostri fratelli laici e date
loro una idea vicina della Chiesa. Offrite loro silenziosamente
modelli da imitare. Mostrate loro che l'impegno nella fede e il
sacrificio necessario per diffonderla sono possibili ai laici e non
soltanto ai sacerdoti ed ai religiosi. Sono felice di sapere che le
vostre diocesi hanno programmi per la vostra formazione più
avanzata, nella forma di seminari annui per tutti i catechisti, corsi
di formazione più approfondita e più prolungata per alcuni, e
perfino una formazione della durata di alcuni anni in istituti
catechistici con attrezzature migliori di quelle che possano essere
fornite da una sola diocesi. Vi ringrazio per la vostra collaborazione
in tutto questo. Desidero ringraziare i vostri Vescovi e sacerdoti che
90
rendono questo possibile. Ringrazio anche i Responsabili Nazionali
dell'Istruzione Religiosa che hanno recato un significativo contributo.
Catechisti della Nigeria, il Papa vi ama. Ha fiducia in voi, e potete
sempre contare su di lui per il suo aiuto nella grande opera di
evangelizzazione. Vi benedice in nome di Gesù.
Siete donne cattoliche convinte, mogli degne e madri stimate
Sono felicissimo di incontrarmi anche con voi, responsabili
dell‘Organizzazione Cattolica Femminile della Nigeria. Benché abbia
incontrato responsabili del Consiglio Nazionale per i Laici tra i quali
anche voi eravate incluse, il mio incontro particolare con voi è
giustificato dal posto insostituibile che occupate nella famiglia, nella
Chiesa e nella società. Siete donne cattoliche convinte, mogli degne
e madri stimate. Avete appreso ad amare i vostri mariti, ad avere
cura dei vostri figli, a diffondere il vostro amore tra i membri della
vostra famiglia e nella società, nella sua accezione più vasta. Siete
diligenti nell‘allevare i vostri figli ed aiutarli a prepararsi alla loro
vocazione nella vita. In particolare li educate alla carità ed alla
castità, alla generosità ed alla disciplina. Questi sono ruoli
realmente vitali. Mi è stato detto che il vostro è un gruppo bene
organizzato, disciplinato ed efficace, ai vari livelli. Le vostre
dirigenti sono anche membri dell‘Unione Mondiale delle
Organizzazioni Cattoliche Femminili, la cui Presidente Mondiale ha
presenziato la vostra Convenzione Nazionale ad Onitsha nello
scorso aprile. Organizzate corsi di formazione per animatori,
seminari di cultura domestica e conferenze di dottrina cristiana.
Voglio esprimervi il mio apprezzamento per tutte queste cose.
L’istruzione religiosa
Siete particolarmente attive nelle varie iniziative in favore della
famiglia. Contribuite ad organizzare e gestire centri di preparazione
al matrimonio per ragazze. Lavorate nei Consultori matrimoniali a
livello diocesano. Aiutate le famiglie in difficoltà. E difendete la vita
in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento. Desidero
lodarvi particolarmente per la vostra ferma presa di posizione
contro l‘aborto. L‘aborto non è altro che l‘assassinio di una creatura
innocente. Deve essere condannato dalla società. Voglio lodarvi
anche per l‘aiuto che date alle madri nubili e per le vostre proposte
di alternative accettabili all‘aborto. In tutte queste cose voi
rispecchiate la tenerezza umana e l‘amore divino di Cristo stesso e
della Madre sua. La vostra lotta per l‘istruzione religiosa cattolica
91
dei vostri figli e degli altrui figli è meritevole di un forte appoggio.
La religione ha un posto centrale nell‘educazione. La Chiesa deve
coinvolgersi nell‘educazione dei giovani. Per questo, ha bisogno del
vostro aiuto. Care responsabili dell‘Organizzazione Femminile
Cattolica della Nigeria, attraverso voi la Chiesa è in grado di
esercitare una grande influenza sulla società. Attraverso le
molteplici attività che esprimono la ―pienezza della vera umanità
femminile‖ (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 23) voi lavorate
per la trasformazione del mondo, a permeare tutta la creazione
dello spirito di Cristo.
Tutto dipende da Cristo
Tutte queste ed altre iniziative, carissimi laici, catechisti e donne
cattoliche, dipendono da Cristo per poter portare frutti. Egli – Gesù
Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Figlio della Vergine Maria – è la
sorgente di tutta la vostra forza. Il criterio ultimo del vostro
dinamismo non deve essere cercato nell‘umano ingegno, o
nell‘attività, e neanche nella organizzazione. Va cercato nell‘unione
con Gesù Cristo, soprattutto nella devozione eucaristica. La vera
pietra di paragone della vitalità cristiana del villaggio, della
parrocchia, della diocesi e della nazione va cercata nella risposta
alla domanda: quale posto ha l‘Eucaristia nelle vostre vite? Infatti è
nella partecipazione al Mistero Pasquale della sua morte e
risurrezione che Gesù ci rende efficaci collaboratori nella diffusione
del suo Regno sulla terra. Quella che realmente conta è la Messa. È
attraverso l‘Eucaristia che Cristo guida le nostre vite e costruisce le
nostre comunità di amore, di comprensione e di misericordia.
Chiedo oggi alla beata Maria Madre di Dio di spiegare a tutti il
mistero eucaristico del suo Figlio e di conservarvi per sempre nel
suo amore.
DISCORSO ALLE AUTORITÀ MUSULMANE A KADUNA
Kaduna (Nigeria), 14 febbraio 1982
Sono lieto d’incontrarmi con voi, capi religiosi musulmani della
Nigeria
Questo discorso, questo testo, era previsto per i capi religiosi
musulmani; io, ora, dico le stesse parole a voi in quanto
rappresentanti della popolazione dello Stato di Kaduna e
specialmente della popolazione musulmana.
92
Cari amici.
Sono lieto d‘incontrarmi con voi, capi religiosi musulmani della
Nigeria. Vi saluto calorosamente e vi chiedo di trasmettere il mio
saluto ai molti milioni di musulmani di questo grande Paese. Sono
venuto in Nigeria per salutare i miei fratelli e le mie sorelle della
Chiesa Cattolica, ma il mio viaggio non sarebbe completo senza
questo incontro. Vi assicuro che sono molto contento di questa
occasione che mi si presenta per esprimervi i miei sentimenti di
fraterno rispetto e di stima. Tutti noi, cristiani e musulmani,
viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso. Crediamo tutti
in un solo Dio Creatore dell‘Uomo. Acclamiamo la signoria di Dio e
difendiamo la dignità dell‘uomo in quanto servo di Dio. Adoriamo
Dio e professiamo una sottomissione totale a lui. In questo senso
possiamo dunque chiamarci gli uni gli altri fratelli e sorelle nella
fede in un solo Dio. E gli siamo grati per questa fede, perché senza
Dio la vita dell‘uomo sarebbe come il cielo senza il sole.
Le cose in comune
Per questa fede che abbiamo in Dio, il Cristianesimo e l‘Islam hanno
molte cose in comune: il privilegio della preghiera, il dovere della
giustizia accompagnata dalla compassione e dall‘elemosina, e
soprattutto un sacro rispetto per la dignità dell‘uomo che è alla
base dei diritti fondamentali di ogni essere umano, incluso il diritto
alla vita del nascituro.In quanto cristiani, abbiamo ricevuto da Gesù,
nostro Signore e Maestro, la legge fondamentale dell‘amore di Dio e
dell‘amore del prossimo (cf. Mt 22,37-39). So che questa legge
dell‘amore trova una profonda eco anche nei vostri cuori; infatti,
nel vostro sacro libro siete esortati, oltre all‘invito alla fede, ad
eccellere nelle buone opere (cf. Sura 5,51). Nel mondo odierno
molti pericoli minacciano la famiglia, questo prezioso nucleo della
società in cui ogni vita umana ha inizio e si sviluppa. Voglio
assicurarvi che i cristiani hanno un particolare rispetto per la
famiglia, per la sua unità, il suo arricchimento, la sua protezione.
Parlo con voi di questa preoccupazione perché sono convinto che
anche voi siete consapevoli dell‘importanza dei valori della famiglia
e che desiderate collaborare con i cristiani per cercare di rinforzare
e sostenere la vita familiare.
I campi del dialogo
Consentitemi di accennare ad alcuni altri settori in cui i cristiani ed i
musulmani possono collaborare maggiormente. Per avviare un
93
dialogo per comprenderci meglio sia come studiosi sia nelle
relazioni tra persona e persona, nella famiglia e nei luoghi di lavoro
e di divertimento. Possiamo promuovere una maggiore onestà e
disciplina nella vita pubblica ed in quella privata, maggior coraggio
e saggezza nella politica, l‘eliminazione degli antagonismi politici, e
l‘abolizione della discriminazione basata sulla razza, sul colore della
pelle, sull‘origine etnica, sulla religione e sul sesso. Possiamo
entrambi promuovere il principio e la pratica della libertà religiosa,
assicurandone l‘applicazione specialmente nell‘istruzione religiosa
dei figli. Quando il diritto dei figli ad adorare Dio è completato dal
diritto all‘istruzione religiosa, tutta la società viene arricchita ed i
suoi membri sono ben preparati per la vita. L‘istruzione religiosa
assume una importanza sempre maggiore oggi, perché alcuni
elementi della società cercano di dimenticare e perfino di
distruggere l‘aspetto spirituale dell‘uomo.
Perché parlo con voi di questi problemi?
(.) È perché siete musulmani e come noi cristiani credete in un solo
Dio che è sorgente di tutti i diritti e valori dell'uomo. Sono anche
convinto che se uniamo le nostre forze in nome di Dio, possiamo
fare molto bene. Possiamo lavorare insieme per l'armonia e per
l'unità nazionale, in uno spirito di sincerità e di reciproca fiducia.
Possiamo collaborare nella promozione della giustizia, della pace e
dello sviluppo. Spero fermamente che la nostra solidarietà in
quanto fratelli, in nome di Dio, sarà veramente per il bene futuro
della Nigeria e di tutta l'Africa e recherà un contributo al buon
ordinamento del mondo come civiltà universale d'amore. Possa Dio
Onnipotente e Misericordioso volgersi a voi e benedirvi. Possa egli
guidarvi. Possa colmarvi della sua pace e riempire di gioia i vostri
cuori.
DISCORSO AI RELIGIOSI E ALLE RELIGIOSE A IBADAN
Ibadan, 15 febbraio 1982
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo
Sono molto felice di questo incontro con voi, uomini e donne delle
differenti diocesi della Nigeria, che vivete da religiosi consacrati a
Gesù Cristo. Attraverso il vostro impegno di perfetta carità
esprimete la speranza della Chiesa e ne diventate la corona e la
gloria. Siete la sua consolazione. Ne siete gli ambasciatori. Questo
94
incontro non poteva essere tralasciato. Come persone già
consacrate a Dio con il Battesimo, voi date una particolare
testimonianza a Cristo nella Chiesa e nel mondo con la vostra
rinuncia – per il Regno dei cieli – al matrimonio, ai beni di questa
terra e all‘esercizio della vostra libera volontà. Con i vostri voti
avete fatto questo sacrificio liberamente, per amore di Dio e del
vostro prossimo, in uno spirito di dedizione e di servizio. La castità
consacrata ha un grande valore di testimonianza in un mondo
pervaso da egoismo e dal cattivo uso del sesso. Né va scordato che
in Nigeria e in tutta l‘Africa il sacrificio della paternità e della
maternità non e cosa da poco. La povertà chiama gli uomini a non
essere attaccati al denaro, ed a quelle cose che si possono
comprare con il denaro. L‘obbedienza deve esercitarsi in contrasto
con la ribellione, l‘orgoglio, la vanità e l‘oppressione nel mondo.
Come è stato detto dal Concilio Vaticano II, la condizione religiosa è
la dimostrazione che il Regno di Cristo con le esigenze prioritarie è
al di sopra di tutte le considerazioni terrene (cf. Lumen Gentium,
44). Ancora più importante delle vostre opere è la vita che
conducete. Siete persone consacrate che cercano di seguire Cristo
con una grande intensità di amore.
L’unione con Dio
Il vostro amore di Dio e la vostra unione con lui nella preghiera si
esprimono nelle attività dell‘apostolato. Siete chiamati in vari modi
a collaborare per la causa dell‘evangelizzazione. Attraverso una
molteplicità di opere vi sforzate di comunicare con Cristo ed offrite i
vostri servizi nel suo nome. Perseguite, mediante una fitta rete di
iniziative ecclesiali, il fine ultimo della catechesi, quello cioè ―di
mettere le persone non solo in contatto, ma in comunione, in
intimità con Gesù Cristo‖ (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae,
5). Dovunque un bambino sia nel bisogno, dovunque vi sia
qualcuno che soffre, dovunque un fratello o una sorella si senta solo
o respinto, il religioso trova una occasione per lavorare per il Regno
di Dio. Ma la preghiera e l‘unione con Dio restano sempre l‘anima
del vostro apostolato. Senza Gesù non possiamo fare nulla. Esprimo
il mio apprezzamento per i vostri sforzi volti alla formazione
teologica e spirituale continua dei vostri membri, le vostre iniziative
riguardanti centri di formazione dopo il noviziato, le assemblee
ordinarie delle vostre madri superiore, e le assemblee di zona che
interessano ciascun religioso. Attraverso attività come queste
riuscite a riflettere più profondamente sulla vita religiosa, a
95
crescere nella comprensione della carità e del significato della
vostra missione, a consolidare l‘unità tra di voi ed a coordinare il
vostro apostolato. Rinvigoriti e rinnovati nella fede e nell‘amore,
sarete in grado di dedicarvi con una disponibilità ancora maggiore
al servizio della Chiesa locale e di quella universale.
Cristo che ha umiliato se stesso è il vostro modello e la vostra forza
Voglio ricordare in modo particolare i fratelli religiosi per lodarli e
incoraggiarli. La vostra vocazione, cari fratelli, non è certamente
facile, particolarmente perché lo spirito del mondo non apprezza la
povertà evangelica e il servizio reso con umiltà. Siete chiamati a
seguire Cristo in una vita di dedizione totale, che non riscuote
generalmente il plauso del pubblico. Molti non comprendono la
vostra vocazione perché non riescono a capire come l‘invito di
Cristo, quando viene accolto, può realmente portare gioia e la più
completa realizzazione di sé. ―Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua‖ (Mt 16,24).
Cristo che ha umiliato se stesso è il vostro modello e la vostra forza.
Non dubitate mai della vostra identità. La consapevolezza della
vostra vocazione, la felicità che traspare in voi e la pace che si
diffonde da voi, il vostro impegno zelante nell‘apostolato e per il
bene del popolo che servite, sono testimonianza eloquente della
potenza della grazia di Cristo e della supremazia del suo amore. I
religiosi e le religiose devono essere tutti consapevoli del fatto che
non saranno risparmiati dalle tentazioni. I vostri tre voti saranno
messi presto o tardi alla prova nel crogiuolo di problemi, di crisi, di
pericoli. Il vostro amore intenso per Cristo e la sua Chiesa vi
insegnerà a restare fedeli. Dovete cercare in particolare forme
ancora più autentiche di una vita di povertà evangelica, in un paese
dove il divario tra ricchi e poveri si va continuamente allargando. Si
aspetta da voi che, nella Nigeria di oggi, siate lievito nella società in
uno spirito di umile servizio, esercitato particolarmente tra i poveri.
Questo genere di servizio consacrato è il contrario del
compiacimento, dell‘arroganza e di una situazione di privilegio.
Una parola speciale ai monaci e alle suore di clausura della Nigeria
Nel progettare il vostro apostolato e la formazione professionale dei
vostri membri, ciascuna Congregazione dovrà tenere pienamente
conto della Chiesa locale e della diocesi. La diocesi è una famiglia
spirituale di cui il Vescovo è padre e capo, ed il religioso deve
evitare la tentazione di organizzare e gestire programmi paralleli a
96
quelli della diocesi. Invece l‘intera diocesi – sacerdoti, religiosi e
laici – dovrà coordinare i suoi progetti apostolici e la sua strategia
per dare una testimonianza comunitaria a Cristo. Voglio rivolgere
una parola speciale ai monaci e alle suore di clausura della Nigeria,
per lo speciale contributo dato alla Chiesa e alla Nazione dal loro
modo di vita. Voi ponete giustamente l‘accento sul culto di
adorazione, sulla preghiera e sulla contemplazione. La Chiesa
stessa ratifica la vostra vocazione perché è convinta che la
fecondità apostolica è un dono di Dio. Con la preghiera assidua
siete associati a Gesù, ―che è sempre vivo per intercedere a favore
di tutti coloro che si accostano a Dio attraverso di lui‖ (Eb 7,25).
Uniti a Gesù nella sua intercessione, siete così in grado di ottenere
grazie per l‘apostolato attivo e per l‘intero mondo. Faccio
personalmente assegnamento sul vostro aiuto. La vostra è una vita
di reale dedizione. Voi date a tutti i cristiani, anzi a tutto il popolo,
una testimonianza silenziosa ma eloquente della signoria di Dio e
del primato di Cristo nella vostra vita. Con il lavoro delle vostre
mani e attraverso il vostro impegno intellettuale voi mostrate la
stretta relazione tra lavoro e preghiera. Esprimete nello stesso
tempo la vostra solidarietà nel lavoro con tutti i fratelli e le sorelle
in tutto il mondo.
DISCORSO AGLI ORGANIZZATORI DELLA VISITA IN
NIGERIA
Lagos, 15 febbraio 1982
Voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento
Prima di lasciare la vostra terra voglio dire quanto sono felice
d‘incontrarmi con voi, rappresentanti di tutti coloro che hanno
organizzato questa mia visita in Nigeria. Per molti mesi avete
progettato, riesaminato i vostri piani, tenuto riunioni a Roma, a
Lagos, nei vostri centri provinciali, a livello diocesano ed ad altri
livelli. Avete avuto contatti con il Governo, con varie organizzazioni,
società e persone. Ne è venuto fuori un programma perfetto,
sapientemente organizzato, che è giunto ormai al suo quarto giorno.
Voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento. I vostri molti
sacrifici hanno contribuito a rafforzare la fede, ad aumentare la
carità ed a cementare amicizie. Avete recato un grande contributo
alla vita della Chiesa in Nigeria ed alla felicità e al benessere di tanti
vostri connazionali e concittadini. vete predisposto tutto in modo da
97
consentirmi di esercitare la mia missione pastorale come servo del
Vangelo di Cristo e come Pastore universale del Popolo di Dio.
Grazie alla vostra collaborazione ho potuto proclamare qui in
Nigeria Cristo, Luce del mondo. Lavorando insieme, siete stati il
riflesso dell‘unità della Chiesa; avete dimostrato quale valore
attribuite alla solidarietà nell‘azione, e quanto desiderate essere,
come i primi cristiani, ―un cuore solo e un‘anima sola‖ (At 4,32). La
mia speranza è che il modello di collaborazione e di lavoro duro e
perseverante che avete seguito durante la preparazione della mia
visita continuerà ad esservi d‘ispirazione in tutte le vostre attività
nelle vostre Chiese locali, e nel continuo appoggio che vi viene
chiesto dai vostri Vescovi e sacerdoti.
DISCORSO AI VESCOVI DELLA NIGERIA
Lagos, 15 febbraio 1982
“Grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù
Signore nostro” (1Tm 1,2)
Sono lietissimo di essere oggi con voi. Il mese scorso eravate miei
ospiti in Vaticano, e durante questi giorni sarò io il vostro ospite.
Noi ci capiamo, ci amiamo, comunichiamo liberamente. Il mio breve
giro nel vostro vasto Paese mi colma di gioia e di speranza. Mi
dispiace di non poter visitare più centri, ma voi sapete la ragione
per la quale il programma è stato limitato. Dappertutto avete fatto
eccellenti preparativi. Il vostro popolo è entusiasta, ospitale, pieno
di fede. Capisce l‘immenso tesoro di grazia che è suo proprio nel
nostro Signore Gesù Cristo. Per questo rendo lode al Padre suo che
ha dato al vostro popolo profondo intuito di fede in cose che sono
state nascoste ―ai sapienti e agli intelligenti‖ (Mt 11,25). Mi
congratulo con voi ed esprimo la mia solidarietà fraterna nel
ministero di ogni giorno, nella realtà ecclesiale nella quale siete i
pastori del gregge. Avete fatto onore ai missionari che iniziarono
questo buon lavoro un secolo fa.
La ricchezza del vostro zelo pastorale
I vostri Seminari sono pieni, le vostre Congregazioni religiose hanno
una stabile affluenza di candidati, e le vostre organizzazioni di
apostolato sono dinamiche. Amate chi presiede in carità alla Chiesa
universale, come pure i suoi collaboratori nel lavoro della Sacra
Congregazione per l‘Evangelizzazione dei Popoli. Siete promotori
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della dottrina ortodossa e della liturgia approvata, e incoraggiate la
disciplina sacerdotale. La veste talare e l‘abito religioso sono ancora
tenuti in onore nel vostro paese. Esercitate con zelo il vostro
impegno magisteriale per mezzo di omelie, lettere pastorali e altre
dichiarazioni. Sono felice di sapere che il vostro zelo pastorale si
esprime pure tramite il Segretariato Cattolico della Nigeria, il
Seminario Missionario Nazionale, l‘Istituto Cattolico dell‘Africa
Occidentale, il Simposio delle Conferenze Episcopali dell‘Africa e del
Madagascar, e la vostra collaborazione con la Curia Romana e il
Sinodo Mondiale dei Vescovi. Per queste ed altre manifestazioni di
amore pastorale ed apostolico, io vi ringrazio nel nome di Gesù
Cristo, l‘unico che noi tutti, con Pietro, riconosciamo come ―Pastore
supremo del gregge‖ (1Pt 5,4). In una grande Conferenza
Episcopale come la vostra, non è mai superfluo sottolineare
l‘importanza dell‘unità e dell‘azione concordata. Ci sono tante
necessità nell‘apostolato della vostra nazione che non potete
soddisfare se non rimanete uniti e non operate insieme. Esempi
sono i progetti che ho appena citato. Uniti a questi sono i Seminari
Regionali e Interdiocesani, minori e maggiori, le vostre relazioni con
le autorità civili regionali e nazionali, i piani pastorali e così via. I
problemi pure richiedono azione unita e ben considerata: qualunque
mancanza di disciplina possa esistere tra i sacerdoti, il problema
delle tribù o gruppi etnici e problemi nazionali come la corruzione,
la disonestà e la violenza.
La scuola e l’evangelizzazione
Sono consapevole che l‘apostolato della scuola ha dato buoni
risultati per l‘evangelizzazione in Nigeria, ma che la situazione delle
scuole della Chiesa ha anche creato grossi problemi, in modo
particolare durante gli ultimi quindici anni. L‘educazione religiosa
dei bambini, nella scuola o fuori di questa, è della massima
importanza. Nei diversi Stati della vostra vasta Federazione vi state
sforzando di soddisfare la vostra responsabilità di Vescovi
provvedendo per i diritti e le necessità di tanti bambini Cattolici.
Funzionando da guide spirituali e pastori vigilanti, e fidandovi del
pieno sostegno dei vostri sacerdoti, i religiosi e i laici, state
cercando di dimostrare gli scopi dell‘educazione cristiana e di
aiutare i genitori a compiere il loro ruolo dato da Dio come primi
educatori dei loro figli. A questo riguardo voglio attirare l‘attenzione
su ciò che ho scritto nella mia recente esortazione apostolica:
―Deve essere assolutamente assicurato il diritto dei genitori alla
99
scelta di un‘educazione conforme alla loro fede religiosa. Lo Stato e
la Chiesa hanno l‘obbligo di dare alle famiglie tutti gli aiuti possibili,
affinché possano adeguatamente esercitare i loro compiti educativi.
Per questo sia la Chiesa, sia lo Stato, devono creare e promuovere
quelle istituzioni ed attività che le famiglie giustamente richiedono,
e l‘aiuto dovrà essere proporzionato alle insufficienze delle famiglie.
Pertanto tutti coloro che nella società sono alla guida delle scuole
non devono mai dimenticare che i genitori sono stati costituiti da
Dio stesso come primi e principali educatori dei figli, e che il loro
diritto è del tutto inalienabile‖ (Giovanni Paolo II, Familiaris
Consortio, 40). Sì, cari fratelli in Cristo, in tutto il vostro zelo
apostolico verso i laici e verso il clero sono vicino a voi nell‘amore di
Cristo Gesù.
La missione
Vi ringrazio per la vostra consapevolezza missionaria e per la vostra
iniziativa di inviare sacerdoti, fratelli e sorelle Nigeriani in un buon
numero di altri Paesi in Africa e nell‘India Occidentale. Vi sono grato
per la fraternità che dimostrate ai vostri fratelli sacerdoti; è
veramente un impegno meraviglioso quello di fare gli esercizi
spirituali annuali e le giornate di raccoglimento mensili con loro. In
tutto questo dimostrate l‘Unità del sacerdozio nell‘Unità della Chiesa
di Cristo. Quando un gruppo di voi era a Roma il mese scorso ho
avuto occasione di parlare della mia visita in Nigeria, come di
un‘esperienza della nostra unità in Cristo e nella Chiesa. L‘unità che
vivete nelle vostre Chiese locali la stiamo sperimentando ora
insieme. Questa unità è un‘unità di fede basata sulla Parola di Dio,
sul Vangelo, un Vangelo che deve essere creduto, vissuto e diffuso.
Per questo ho proposto l‘unità e l‘evangelizzazione come duplice
proposito di questa mia visita pastorale all‘amata Chiesa della
Nigeria. Oggi stiamo celebrando in Lagos la Parola di Dio che ci
unisce; celebriamo il Verbo Incarnato di Dio, che morì per ―riunire
insieme i figli di Dio che erano dispersi‖ (Gv 11,52). Celebriamo il
Vangelo come la ―potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede‖
(Rm 1,16). Richiamiamo come, tramite la grazia di Cristo e i meriti
del suo preziosissimo sangue, la Parola di Dio si è radicata nella vita
del vostro popolo, lo ha riunito in comunità di fede, ed ha
continuamente prodotto frutti di giustizia per la salvezza.
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”
Considerando il processo dinamico dell‘evangelizzazione che si è
100
realizzato ci rendiamo conto che questo deve continuarsi
incessantemente. Ci rendiamo conto che la gente non crederà in
Cristo ―senza averne sentito parlare e non potranno sentirne parlare
senza uno che lo annunzi, e non avranno un annunziatore senza
che uno sia inviato‖ (Rm 10,14). E così oggi, cari fratelli in Cristo,
riflettiamo sulle parole di Gesù: ―Come il Padre ha mandato me,
anch‘io mando voi‖ (Gv 20,21). Io sono stato inviato da Cristo e
anche voi siete stati inviati da Cristo. E insieme a tutto il Collegio
Episcopale del mondo intero siamo inviati ad annunziare Cristo, a
proclamare Cristo, a comunicare Cristo e il suo Vangelo al mondo.
Ecco perché, prima di questa visita pastorale, ho espresso la
speranza che questa avrebbe iniziato una ―nuova era di
evangelizzazione‖. Questa è la mia preghiera ripetuta: che lo zelo
per l‘evangelizzazione avvolga la Chiesa qui in Nigeria. E perché?
Perché l‘evangelizzazione costituisce la missione essenziale della
Chiesa, è la sua vocazione, è la sua identità più profonda (cf. Paolo
VI, Evangelii Nuntiandi, 14). In questo la Chiesa che è la pienezza
di Cristo (cf. Ef 1,23), riflette fedelmente la missione di Gesù, che
dice di se stesso: ―Bisogna che io annunzi il Regno di Dio... perché
per questo sono stato mandato‖ (Lc 4,43).
Vivere il Vangelo profondamente
In pratica la vocazione della Chiesa alla evangelizzazione significa
soprattutto vivere il Vangelo sempre più profondamente. Significa
accettare la chiamata di Cristo alla conversione e le domande
inerenti alla fede predicata da Gesù. La chiamata alla conversione
era il tema della predicazione di Giovanni Battista (cf. Mt 3,2). Era
l‘esplicita. proclamazione di Gesù: ―Convertitevi, perché il Regno
dei cieli è vicino‖ (Mt 4,17). Era il messaggio di Pietro per la
Pentecoste: ―Pentitevi‖ (At 2,38). Intesa in questa maniera,
l‘evangelizzazione implica un processo di purificazione e di
cambiamento interiore che influisce sulle Chiese locali. Significa
conversione per la salvezza: la comunità ecclesiale che diventa
sempre più comunità di fede viva, una comunione di preghiera, un
centro di carità che diffonde l‘interesse per i poveri e i malati, i
solitari, gli abbandonati, gli handicappati, i lebbrosi, quanti sono
deboli nella fede e quelli che hanno bisogno di essere sostenuti e
cercano qualcuno che mostri loro l‘amore di Cristo. Avendo
abbracciato il Vangelo, la Chiesa stessa è chiamata a comunicarlo
tramite la parola e i fatti. Il popolo cattolico, sotto la vostra
direzione pastorale, ha l‘opportunità, il privilegio ed il dovere di
101
dare una testimonianza incorporata al Vangelo di Gesù nella cultura
nella quale vive. Hanno il potere di portare il Vangelo nel cuore
della loro cultura, nel tessuto della loro vita di ogni giorno. È
soprattutto quando le famiglie cristiane sono state veramente
evangelizzate e sono consapevoli del loro ruolo evangelizzatore che
può avvenire un‘effettiva evangelizzazione della cultura, un
effettivo incontro tra Vangelo e cultura. Il bisogno è estremo,
perché come ha indicato il mio predecessore Paolo VI: ―La rottura
tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca‖
(Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 20).
L’inculturazione
Un aspetto importante del vostro ruolo particolare di
evangelizzazione è la dimensione globale dell‘inculturazione del
Vangelo nella vita della vostra gente. Qui, voi e i vostri cooperatori
sacerdoti offrite al vostro popolo un perenne messaggio della divina
rivelazione – ―le imperscrutabili ricchezze di Cristo‖ (Ef 3,8) – ma
allo stesso tempo, sulla base di questo ―eterno Vangelo‖ (Ap 14,6),
li aiutate a ―far sorgere, dalla loro propria viva tradizione,
espressioni originali di vita, di celebrazione e di pensiero‖ (Giovanni
Paolo II, Catechesi Tradendae, 53). La Chiesa veramente rispetta la
cultura di ogni popolo. Offrendo il Vangelo la Chiesa non intende né
distruggere né abolire quanto c‘è di buono e di bello. Difatti essa
riconosce tanti valori culturali e tramite il potere del Vangelo
purifica e introduce nel culto Cristiano alcuni elementi delle
consuetudini di un popolo. La Chiesa viene a portare Cristo; non
viene a portare la cultura di un‘altra razza. L‘evangelizzazione mira
a penetrare ed elevare la cultura tramite la potenza del Vangelo.
D‘altra parte, sappiamo, che la rivelazione di Dio supera le
conoscenze di qualunque cultura e di tutte le culture del mondo
messe insieme. Con san Paolo dovremmo lodare il piano divino: ―O
profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio!
Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!‖
(Rm 11,33). La profondità della divina rivelazione è manifestata nel
mistero dell‘Incarnazione, il quale, a sua volta, svela la vita della
santissima Trinità: il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Per questo è
chiaro, come ho affermato prima, che ―la potenza del Vangelo
trasforma e rigenera ovunque. Quando questa potenza penetra in
una cultura, nessuna sorpresa che rettifichi tanti dei suoi elementi‖
(Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 53).
102
“Nuova era di evangelizzazione”
Per causa di queste importanti considerazioni, cari fratelli in Cristo,
desidero implorare di nuovo dallo Spirito Santo quella ―nuova era di
evangelizzazione‖ della quale vi ho parlato a Roma. Sarà,
sicuramente, un dono di Dio, un dono che si aggiungerà
all‘interminabile lista dei doni concessi al vostro popolo dalla
misericordia ed amorosa bontà del nostro Dio. Da parte nostra, è
necessario avere una profonda convinzione che il nostro proprio
ministero di Vescovi è veramente un ministero di evangelizzazione,
inclusa l‘evangelizzazione della cultura. Come ho accennato a Roma,
Gesù stesso ci indica che l‘evangelizzazione è la nostra ―priorità
suprema‖. Prima di concludere, desidero aggiungere una parola su
due aspetti importanti del nostro Ministero evangelico. Siccome noi
esplicitamente proclamiamo il dono di salvezza di Dio, la sua
chiamata alla conversione, il suo misericordioso perdono e il suo
amore redentivo, lo facciamo nel contesto del sacramento della
Penitenza e dell‘Eucaristia. In Nigeria il vostro popolo è rimasto
fedele al rito religioso della riconciliazione e della misericordia come
prova la pratica di andare alla Confessione. Questa fedeltà è per sé
un dono di Dio. In tante parti della Chiesa nel mondo, il sacramento
della Penitenza, per diverse ragioni, è stato meno praticato di prima.
Il Concilio Vaticano II e il suo adempimento da parte della Sede
Apostolica miravano a sollecitare una rinnovata attenzione verso
certi aspetti del Sacramento. Questi inclusi, per esempio: il
ministero della Chiesa nel perdonare i peccati; l‘effetto del peccato
sull‘intero Corpo di Cristo; ed il ruolo della comunità nella
celebrazione della Penitenza e nel lavoro di riconciliazione. Ma il
Concilio Vaticano II e la Sede Apostolica non hanno voluto con ciò,
in nessuna maniera, iniziare un processo nel corso del quale grandi
settori di Cattolici avrebbero abbandonato l‘uso del Sacramento,
oppure ne avrebbero trascurato la pratica in modo da negare la sua
importanza per la vita cristiana.
La conversione
Richiamando il vostro popolo ad una conversione costante,
predicando la misericordia e il perdono del Salvatore, sottolineando
l‘aspetto comunitario di riconciliazione e promuovendo l‘uso
particolare della confessione e assoluzione individuale tra il vostro
popolo, rendete un servizio di immenso valore non solo alle vostre
Chiese locali, ma anche alla Chiesa universale. Esaltate il mistero
della Redenzione e difendete uno dei più sacri diritti del vostro
103
popolo. Come ho accennato nella mia prima enciclica: ―La Chiesa,
quindi, osservando fedelmente la plurisecolare prassi del
sacramento della Penitenza – la pratica della confessione
individuale, unita all‘atto personale di dolore e al proposito di
correggersi e di soddisfare – difende il diritto particolare dell‘anima
umana: è il diritto ad un più personale incontro dell‘uomo con
Cristo crocifisso che perdona... Come è evidente, questo è nello
stesso tempo il diritto di Cristo stesso verso ciascun uomo da lui
redento: il diritto ad incontrarsi con ciascuno di noi in quel
momento-chiave della vita dell‘anima che è quello della conversione
e del perdono‖ (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 20).
La vita sacramentale
Il vostro ministero evangelizzatore raggiunge finalmente il vertice
che è nello stesso tempo il centro di tutta la vita sacramentale,
nell‘Eucaristia. Qui il Vangelo è pienamente proclamato; qui viene
offerta ai fedeli la perfetta unione con Gesù. Qui ogni Cristiano può
ricevere il potere salvifico della Redenzione nella sua pienezza. E
qui, nel Sacrificio Eucaristico, la vostra particolare missione
pastorale viene compiuta. Qui siete veramente uno con Cristo il
Buon Pastore, il Supremo Pastore del gregge. Ogni conversione
risulta in quell‘unione che si compie solo nell‘Eucaristia. Ogni
evangelizzazione si dirige verso questo centro, che è sia la sua
fonte che il culmine (cf. Presbyterorum Ordinis, 5). È pure
nell‘Eucaristia che noi stessi, Vescovi della Chiesa di Dio troviamo
forza e gioia pastorale per condurre il Popolo di Dio nella via della
salvezza e della vita eterna. Qui raduniamo, nel nome di Cristo, la
sua Chiesa pellegrina nel suo tragitto al Padre, ―il Padre
misericordioso e Dio in ogni consolazione‖ (2Cor 1,3). Qui
presentiamo Gesù al nostro popolo e procediamo con lui, in santità
e verità, verso l‘abbraccio eterno dell‘amore del Padre, verso la
piena comunione di vita con la santissima Trinità. Questo, miei
fratelli Vescovi, è il mio e vostro ministero – il nostro ministero di
evangelizzazione – a servizio del popolo di Dio in Nigeria e
dovunque la sua divina provvidenza dirige il vostro zelo missionario.
Sia lodato Gesù Cristo, sia lodato il suo amore redentivo, sia lodato il
Vangelo della Salvezza
(.) Voglio aprire il mio cuore con un dono che ho portato per questa
104
occasione alla vostra Conferenza: è un‘immagine del mio cuore,
della mia origine; ed è anche un‘immagine della mia speranza nel
futuro della Chiesa, dell‘umanità, e di ogni famiglia umana in ogni
madre-patria (ed in particolar modo nella mia madre-patria) nel
mondo. Vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione; e per la
vostra preparazione. Ho già espresso la mia gratitudine ai vostri
collaboratori poc‘anzi, ed alla Conferenza tutta; ora rinnovo gli
stessi sentimenti ad ognuno di voi ed a tutta la Conferenza
Episcopale Nigeriana. È certo il frutto d‘una Grazia Divina e della
benedizione di nostro Signore, se questa visita procede per il
meglio, ma è anche frutto del vostro Ministero, del vostro desiderio
fraterno e pastorale, e dello spirito di unità tra di voi e con il
Vescovo di Roma. Sono profondamente grato per tutto questo e per
la preparazione spirituale: non visibile come la preparazione
esteriore; ma in fondo questa non è altro che lo specchio nel quale
si riflette la spiritualità. Grazie per questa preparazione spirituale
della vostra Chiesa, della vostra gente. La vostra nazione, la Nigeria,
ha avuto molti missionari, specie dall‘Irlanda: cogliamo quindi
l‘occasione per benedire in particolar modo quel Paese che ha dato
tanti figli alle missioni di tutta la Chiesa, specie nel vostro paese.
Ora, la visita del Papa è un‘esperienza speciale; e desidero
ringraziare le precedenti generazioni di Vescovi, sacerdoti e
missionari che hanno spianato la strada ad una tale esperienza, ed
è unitamente a voi che ringrazio il Signore per mezzo di sua Madre.
DISCORSO AGLI ESPONENTI DELLE ALTRE CONFESSIONI
CRISTIANE
Lagos (Nigeria), 16 febbraio 1982
La Chiesa Cattolica ha molto in comune con le vostre varie comunità
ecclesiali
È un grande piacere incontrarvi, distinti e venerabili Vescovi e altri
capi delle varie famiglie religiose cristiane in Nigeria. La mia visita
pastorale, sin dal momento in cui era stata progettata, era tesa ad
una importante dimensione ecumenica, perché vedo l‘impegno per
l‘unità di tutti i cristiani come un elemento essenziale nel mio
ministero di Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Cattolica. Con
questo incontro si realizza uno dei miei più fervidi desideri. Sono
felice di salutarvi nell‘amore del nostro Signore comune: ―La grazia
del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi‖ (2Ts 3,17). La
105
Chiesa Cattolica ha molto in comune con le vostre varie comunità
ecclesiali. Siamo tutti battezzati in Cristo, che confessiamo nostro
Signore e Salvatore, e che riconosciamo come ―unico mediatore tra
Dio e gli uomini‖ (1Tm 2,5). La Bibbia ed in particolar modo i
Vangeli sono cari e preziosi a tutti noi, perché sono Parola di Dio e
rivelazione del suo amore salvifico. Il nostro orientamento religioso
fondamentale è guidato dalla nostra fede in Cristo, dal nostro
amore per lui, e dal nostro desiderio di contribuire a diffondere il
suo Regno nei cuori di tutti, tra tutti i popoli, in ogni tempo.
Condividiamo anche pareri comuni sui diritti fondamentali
dell‘uomo, sulla giustizia e sulla pace, sullo sviluppo, e sulla
necessità di vivere secondo la propria fede. Crediamo che non vi
debba essere dicotomia tra il messaggio del Vangelo e il modo di
vivere cristiano.
Il dolore delle divisioni dei cristiani
Se è purtroppo vero che in Nigeria come nel resto del mondo esiste
ancora il triste fenomeno della divisione tra cristiani, è anche vero
che sono stati realizzati progressi nel campo dell‘ecumenismo, sia
in questo Paese che a livello internazionale. La Chiesa Cattolica ha
avviato un dialogo fruttuoso, a livello internazionale, con molte
Chiese e molte confessioni che voi rappresentate; e qui in Nigeria vi
è molto più dialogo, sia esso formale o informale, tra voi ed anche
tra voi e la Chiesa Cattolica, che nel passato. Vi è anche una
sempre maggior collaborazione a livello mondiale in opere di
servizio cristiano e di carità. Tutto ciò trova espressione anche in
questo Paese. L‘Associazione Cristiana della Nigeria, istituita
solennemente nel 1980, opera a livello nazionale, regionale e degli
Stati con notevole successo. L‘Associazione Cristiana Nigeriana per
la Sanità è una solida associazione tra tutti gli istituti sanitari della
Chiesa in questo vasto paese. Ha fatto cose molto buone,
specialmente nei suoi rapporti con il Governo ed in iniziative per la
raccolta e la distribuzione di medicinali a prezzi ridotti. Tutto ciò è
una testimonianza comune della carità di Cristo. Anche il vostro
impegno comune con la Chiesa Cattolica nella Società nigeriana per
la Bibbia ha dato frutti; specialmente in iniziative comuni per la
traduzione della Bibbia in molte lingue, e nelle sovvenzioni affinché
anche i più poveri possano comprare la Bibbia. Questi sforzi sono
espressione di un vero zelo, ―perché la parola del Signore si
diffonda e sia glorificata‖ (2Ts 3,1). Pubblicate anche dichiarazioni
congiunte quando l‘occasione lo richiede. Vi curate del posto della
106
Chiesa e della religione nelle scuole nigeriane. Promuovete inoltre
l‘unità nazionale e la comprensione anche in altri modi. Possa Dio
benedire tutti questi sforzi. Ho la speranza che i cristiani nigeriani
pregheranno ancora con più fervore affinché lo Spirito Santo vi dia
il dono della perfetta unità in Cristo. Per il presente, è necessario
insistere nelle vostre iniziative congiunte di traduzione della Bibbia,
di dialogo e di testimonianza comune di Cristo nella Associazione
Cristiana della Nigeria. Promuovete sempre più lo studio
dell‘insegnamento di Cristo e delle esigenze morali della vera
sequela nella vita cristiana. Soprattutto, amatevi l‘un l‘altro come
Cristo ci ha amati. Questo è il suo comandamento particolare.
DISCORSO AL CORPO DIPLOMATICO
Lagos (Nigeria), 16 febbraio 1982
Favorire il bene comune della comunità universale al di sopra di ogni
interesse nazionale
È grande per me il piacere di incontrare qui tanti distinti Membri del
Corpo Diplomatico accreditato presso il Governo Federale della
Nigeria. In voi non saluto solo i rappresentanti eminenti di diversi
Governi, ma anche tutto il popolo delle vostre nazioni. Dovunque
viaggio, io tengo cara l‘opportunità di incontrare i membri della
comunità diplomatica. Mentre rappresentate direttamente i vostri
rispettivi Governi, voi ed i vostri colleghi siete tra i primi costruttori
di una comunità internazionale, che va oltre i confini di qualunque
territorio particolare. Difatti siete chiamati a favorire il bene
comune della comunità universale al di sopra di ogni interesse
nazionale. In molte occasioni ho espresso il mio profondo
apprezzamento per il servizio che compiono i Diplomatici. La Santa
Sede stessa, che ha sempre l‘intento di promuovere relazioni
pacifiche e fruttuose con le autorità civili, è sempre felice quando si
stabiliscono relazioni solide tra lei stessa e gli Stati che lo
desiderano. I Nunzi apostolici ed i Pro-Nunzi sono tra i miei più
preziosi collaboratori, ed i Capi delle Missioni accreditate presso la
Santa Sede, in Vaticano, sono compagni stimati nella nostra
comune ricerca e nello sforzo di promuovere un clima di fratellanza
e di solidarietà fra i popoli di buona volontà.
Dialogo nel rispetto delle singole prerrogative
Con reciproca deferenza delle rispettive prerogative della Chiesa e
107
dello Stato, si può realizzare molto in un dialogo aperto ed in una
leale collaborazione a beneficio dell‘umanità, a beneficio di ogni
essere umano. Nessuna persona seriamente interessata nella
protezione del benessere della persona umana può evadere dalla
cooperazione internazionale. Lo so, Signore e Signori, che voi siete
profondamente consapevoli della necessità di mettere in comune
ogni mezzo e sforzo per edificare, per l‘umanità, un ordine
mondiale di pace e giustizia. La vostra è una nobile missione ed una
sfida costantemente nuova. Il vostro compito è stato descritto, in
vari modi, come l‘arte delicata di fare quanto è politicamente
possibile per riconciliare interessi opposti oppure contraddittori fra i
diversi paesi, di rappresentare il ruolo della vostra nazione nel
dominio internazionale, e di costruire ponti tra popoli di origine e di
identità culturale differenti. Qualunque cosa possa essere
considerata come la caratteristica distintiva della vostra missione è
evidente che i Diplomatici si distinguono sempre come specialisti
del dialogo e della collaborazione.
Le porte del Terzo millennio
Siamo alla soglia del terzo millennio ed il nostro è un periodo
emozionante della storia, con incredibili opportunità nel campo
scientifico e tecnologico, ma anche carico di contrasti e di continui
incagli nelle relazioni reciproche. È urgente muoversi al di sopra di
ogni genere di punti di vista unilaterali o di posizioni fisse che
tendono a rendere il dialogo difficile o impossibile. Questo si
realizza se si fa della dignità della persona umana la base ed il
punto di partenza per migliori relazioni. Mentre la singola persona
umana è sovrana, è anche vero che essa appartiene ad un gruppo
particolare o ad una nazione che nutre dei valori inerenti alla sua
eredità storica e culturale e che si allinea su certe posizioni. Questo
è normale e naturale. Perciò esiste una varietà di strutture sociali e
di opzioni politiche che possono promuovere il bene comune, pur
rispettando veramente la dignità umana. Invece le opposizioni
artificiali e superflue si trasformano facilmente in polarizzazioni ed
ostacolano sia il dialogo che la collaborazione che solo possono
superare gli ostacoli e risolvere le situazioni di contrasto. Il dialogo
tra i popoli e le nazioni, malgrado le disuguaglianze economiche,
monetarie e materiali deve verificarsi sulla base dell‘uguaglianza in
dignità e sovranità. La superiorità economica e monetaria, il
possesso di beni materiali e di risorse, o di capacità tecnologiche
non giustificano una superiorità politica o sociale, culturale o morale
108
di un popolo o di una nazione sopra un‘altra.
I Paesi del Terzo Mondo
Questo quindi significa che qualunque posizione che cerchi di
giustificare tale superiorità su una base ideologica o filosofica non è
una posizione valida e deve essere respinta. Il vero dialogo e la
collaborazione richiedono un continuo riferimento alla verità
fondamentale che riguarda l‘uomo: la dignità e l‘uguaglianza della
persona umana come individuo e come membro di una società. La
vostra missione, Signore e Signori, assume una particolare
dimensione ed urgenza perché vi ha impegnato nel terzo mondo. La
condizione di tanti paesi del Terzo Mondo rimane un avvertimento
costante che la questione dello sviluppo non è spenta, anche se
qualcuno, a volte può aver l‘impressione che non è più considerata
con la priorità che meriterebbe. Molti governi del mondo oggi
sembrano preoccuparsi per tanti altri affari, come l‘inflazione e la
sicurezza militare. Eppure, nonostante il livello impressionante di
crescita economica che alcuni paesi sviluppati hanno raggiunto
negli ultimi decenni, milioni di persone rimangono condizionate da
una povertà che non significa solo basse rendite, ma anche
malnutrizione, fame, analfabetismo, mancanza di istruzione,
disoccupazione persistente e minore rispetto per la vita.
La distribuzione sproporzionata della ricchezza e della miseria
Nella mia ultima enciclica ho attirato l‘attenzione su questa
situazione, specialmente quando ho affermato che ―la distribuzione
sproporzionata della ricchezza e della miseria, l‘esistenza di paesi
sviluppati e non, esigono una perequazione e la ricerca delle vie per
un giusto sviluppo di tutti‖ (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens,
2). Mi sono riferito ad ―un fatto sconcertante di proporzioni
immense, e cioè che mentre da una parte cospicue risorse della
natura rimangono inutilizzate, dall‘altra esistono schiere di
disoccupati o di sottooccupati e sterminate moltitudini di affamati‖
(Ivi. 18). Lo sviluppo umano integrale merita pure un‘attenzione
particolare, perché esercita una funzione importantissima nella
grande causa della pace internazionale. La pace nel mondo intero è
possibile solo se esiste la pace interna in ogni paese. E una pace
interna non sarà mai conseguita se ogni nazione non dà l‘attenzione
dovuta alla promozione di un giusto sviluppo che sia vantaggioso
per tutti i suoi cittadini. Anche questo decennio deve ascoltare la
parola profetica di Paolo VI che quindici anni fa ha affermato: ―il
109
nuovo nome della pace è lo sviluppo‖. Con queste parole ha invitato
milioni di persone ad accettare una nuova responsabilità per la pace
ed ha offerto una nuova speranza ai poveri ed agli oppressi del
mondo. Pertanto è necessario ideare vie per sollecitare i governi
perché continuino a dare ai progetti di sviluppo la suprema priorità
nella formulazione della loro nuova politica e dei loro programmi.
Diritti e dignità della persona
È inoltre importante insistere sullo sviluppo che rispetti la dignità ed
i diritti inalienabili della persona, e non solamente uno sviluppo
tecnologico o economico. In questa struttura lo sviluppo umano
integrale è strettamente unito alla ricerca di uguaglianza e di
giustizia e ad un interesse sincero per i membri più deboli e più
poveri della società. Lo sviluppo integrale, come la pace stessa,
richiede un clima sereno di libertà umana. Qui pure, come
diplomatici, dovete avere una convinzione sicura ed un immutabile
impegno. Le singole persone devono poter esprimere la loro libertà
nel potere attuale di scelta, nella determinazione responsabile dei
loro atti, ed in quella padronanza di sé che esclude pressioni
esterne. In questo modo pure i popoli interi devono poter godere
effettivamente di una legittima autonomia e indipendenza,
esercitandoli in una sovranità nazionale, senza interferenze
estranee. Ed è la sovranità nazionale che voi cercate di
rappresentare così degnamente in seno all‘unica famiglia
dell‘umanità che abbraccia tutte le nazioni. Signore e Signori, voi
siete nella condizione più favorevole per promuovere il dialogo e la
vera collaborazione, per costruire ponti verso la comprensione
reciproca per il bene di tutti. In un mondo ed in un continente così
pieni di promesse eppure così devastato da dissensi, sfruttamento,
ingiustizie, malintesi e da ogni specie di minacce per la pace, avete
un ruolo splendido da svolgere: incoraggiare la giustizia, lavorare
per la riconciliazione e per rinforzare la solidarietà umana. Siete
chiamati ad essere eminenti pacificatori, generosi servitori dei
vostri compagni nella causa dello sviluppo e fedeli difensori della
vera libertà. Dio vi benedica in questo altissimo compito.
110
DISCORSO AGLI OPERATORI DELLE COMUNICAZIONI
SOCIALI
Lagos, 16 febbraio 1982
Una grande responsabilità
Per la prima volta, dopo l‘ultimo 13 maggio, io posso avere un
contatto diretto con un gruppo di rappresentanti della stampa, della
radio e della televisione. Ed io sono lieto che questo incontro
avvenga con voi che siete stati con me durante il mio più recente
viaggio in Africa, il primo che io abbia fatto fuori dall‘Italia dopo
l‘attentato alla mia vita. Molti di voi sono stati a Roma la scorsa
estate per informare i vostri lettori, spettatori e ascoltatori sul corso
della mia convalescenza. Io desidero ringraziarvi ancora una volta
per l‘interesse che voi avete dimostrato durante quell‘episodio. Io
attribuisco il suo felice esito alla speciale protezione del Signore e
alla intercessione della Vergine. Ed ora la Provvidenza di Dio ha
fatto sì che nello spazio di meno di due anni io potessi fare una
seconda visita nel continente africano. Questo incontro con voi in
particolare, giornalisti e rappresentanti della radio e della
televisione dei Paesi dell‘Africa, mi offre una opportunità di riflettere
con voi sulla importanza dei mezzi di comunicazione sociale in
Africa, oggi. Voi qui siete alla fase iniziale di sviluppo dei vostri
mezzi di comunicazione, mentre i paesi più industrializzati hanno
già raggiunto un alto livello in questo settore. Questa situazione
accresce le vostre responsabilità, mentre vi offre una occasione
unica. Con la vostra azione, la vostra onestà professionale e la
vostra dedizione alla causa della verità, voi potete dare un
contributo decisivo a questo continente. Orientando i mass-media
decisamente al servizio dell‘uomo e in favore di una informazione
obiettiva, l‘Africa può determinare il suo futuro sviluppo.
Uso corretto dei mezzi di comunicazione
Noi sappiamo che oggi, in questo settore, come in altri, ci sono
dannosi squilibri e che diverse organizzazioni internazionali hanno
parlato chiaro su di essi. C‘è una tendenza verso un esercizio di
pressione esterna sul mondo della stampa, della radio e della
televisione con l‘imposizione, da parte delle nazioni più potenti, non
soltanto della tecnologia ma anche delle idee. Per tale ragione io
penso che è importante sottolineare che la sovranità nazionale è
salvaguardata attraverso un uso corretto dei mezzi di
comunicazione, proprio perché questi mezzi possono diventare
111
strumenti di pressione ideologica. E questa pressione ideologica è
più dannosa ed insidiosa di molti mezzi più evidentemente coercitivi.
La Chiesa Cattolica continuerà a richiamare l‘attenzione sul ruolo
delle comunicazioni sociali. Dopo il Concilio Vaticano II essa ha
moltiplicato i suoi sforzi in questo settore. Quest‘anno segna il 10°
anniversario della pubblicazione della istruzione pastorale
Communio et Progressio. In questo documento si riscontrano tre
parole che emergono di preferenza: sincerità, onestà e verità. Se
ciascuno di voi seguita a versare questi principi nella pratica della
vita, ciascuno nella sua sfera di competenza, allora i mezzi di
comunicazione sociale diverranno realmente per tutta l‘umanità i
mezzi dell‘avanzamento sociale e culturale, i mezzi per un vero
progresso. Questa è la speranza che accompagna le espressioni
della mia gratitudine, per tutti i sacrifici e servizi che voi avete così
generosamente compiuto durante il mio pellegrinaggio pastorale in
Nigeria che ora sta per terminare.
DISCORSO ALLA PARTENZA DALLA NIGERIA
(Lagos, 17 febbraio 1982)
Sono colmo di gratitudine
Signor Presidente, Eminenza, confratelli Vescovi, Esponenti del
Governo e voi, gente meravigliosa della Nigeria, è venuto il
momento per congedarmi da voi e dirvi addio. Sono colmo di
gratitudine. Il mio cuore trabocca di gioia. Non avete risparmiato
sforzi per organizzare magnificamente il mio viaggio, le celebrazioni
e gli incontri. Desidero ringraziare il Presidente, il Vice-Presidente e
tutti i funzionari del Governo a tutti i livelli per la loro accoglienza
ed ospitalità così cordiale, per la loro generosa assistenza. Ringrazio
i Vescovi cattolici e tutti i comitati cattolici che hanno lavorato con
tanta dedizione e competenza. La mia gratitudine va a tutti i piloti,
conducenti, uomini della sicurezza, e ad ogni uomo, donna e
bambino che hanno manifestato un così alto spirito di ospitalità e
un così vivo interesse. Porto con me il ricordo molto vivo di una
grande nazione, di un popolo generoso, di una Chiesa dinamica, di
una gioventù entusiasta e dotata di molti talenti, di un Paese che
onora la famiglia, rispetta gli anziani e guarda ai figli come ad una
benedizione. Insomma, porto con me il ricordo indimenticabile di un
paese che fa onore all‘Africa, al mondo e alla Chiesa di Gesù Cristo.
112
Anche se devo partire ora, il mio cuore resta con tutti voi. Mi sarà
possibile tornare un giorno nella Nigeria?
Una parola speciale ai bambini nigeriani
Ed ora desidero rivolgere una parola finale ad una persona molto
speciale che è tra di voi, dovunque io guardi. È il bambino nigeriano:
ciascun bambino e ciascuna bambina creata ad immagine e
somiglianza di Dio. È al bambino di questo grande Paese, al
bambino dotato di dignità umana e di diritti inalienabili, al bambino
che riflette l‘amore di Dio nei suoi occhi e lo esprime attraverso il
suo sorriso, che lascio il mio messaggio di fratellanza, di amicizia e
di amore. Io ti chiedo, bambino caro, – so infatti che mi stai
ascoltando – di trasmettere questo messaggio ai tuoi fratelli e alle
tue sorelle ed ai bambini che verranno dopo di te. Chiunque tu sia,
questo messaggio d‘amore appartiene alla tua religione come
appartiene alla mia: dico che tu, ed ogni altro bambino, siete amati
da Dio e degni di amore. E che questo amore deve diffondersi
dovunque e prendere possesso di ogni cuore. L‘amore di cui sto
parlando significa che devi amare Dio in contraccambio del suo
amore; e questo lo fai amando ogni altro figlio di Dio su questa
terra. Questo amore vuol dire che non vi è posto per l‘egoismo, la
menzogna, la meschinità, l‘odio, la discriminazione, la violenza in
questo mondo. Significa che tu ed ogni altro bambino sulla terra
avete la stessa dignità agli occhi di Dio: qualunque sia la vostra età,
la vostra razza, la vostra nazionalità; che siate maschio o femmina,
ricchi o poveri, forti o deboli, sani o malati o handicappati. L‘amore
che vi chiedo di avere per ogni fratello e sorella, per ogni persona
vivente, è l‘amore di generosità e di bontà, di sacrificio, di amicizia
e di pace. (…) Caro bambino della Nigeria: agendo in questa
maniera hai più potere di tutte le centrali nucleari del mondo,
perché hai il potere di portare pace e felicità al mondo. Parlo del
potere che è tuo perché ti viene da Dio, ed è il potere di amare, il
potere di amare ogni altro bambino. Caro bambino, Dio ti ha amato;
ora devi amare anche tu in contraccambio. Addio, e che Dio
benedica tutta la Nigeria.
113
IL VIAGGIO APOSTOLICO DEL 1998
DISCORSO ALLA CERIMONIA DI BENVENUTO
(21 marzo 1998)
Vengo in Nigeria come amico
Con profonda gratitudine rendo lode alla Divina Provvidenza per
avermi concesso la grazia di ritornare da voi e di camminare ancora
una volta sul suolo di questa terra benedetta! A voi che siete qui
riuniti per darmi il benvenuto, e a tutti i figli e le figlie della Nigeria,
porgo sinceri saluti di amore e di pace. Rivolgo un particolare
ringraziamento ai miei Fratelli Vescovi per il loro invito e al Capo
dello Stato, agli altri Responsabili del governo e alle autorità, per
aver reso possibile questa visita. Considero la presenza di tutti voi,
qui oggi, segno di amicizia e manifestazione del vostro desiderio di
operare insieme per servire il bene dell'intera nazione.Vengo in
Nigeria come amico, come persona profondamente preoccupata per
il destino del vostro Paese e dell'Africa in generale. Lo scopo
principale della mia visita è quello di celebrare insieme alla
comunità cattolica la beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene
Tansi, primo nigeriano nella storia della Chiesa ad essere
ufficialmente proclamato «beato».
Padre Tansi
Questa beatificazione, celebrata proprio nel Paese in cui Padre Tansi
è nato e ha esercitato il suo ministero sacerdotale, è un onore per
l'intera nazione. Essa offre a tutti i nigeriani l'opportunità di
riflettere sull'orientamento e sul discernimento che la vita di Padre
Tansi offre alla società attuale. In lui, e in quanti dedicano
completamente la propria vita al servizio degli altri, si rivela il
cammino lungo il quale i nigeriani dovrebbero procedere verso un
futuro più luminoso per il loro Paese. La testimonianza resa da
Padre Tansi è importante in questo momento della storia della
Nigeria, momento che esige sforzi onesti e congiunti per
promuovere l'armonia e l'unità nazionale, per garantire il rispetto
della vita umana e dei diritti umani, per promuovere la giustizia e lo
sviluppo, per combattere la disoccupazione, per dare speranza ai
poveri e ai sofferenti, per risolvere i conflitti attraverso il dialogo e
per creare una solidarietà vera e duratura tra tutti i settori della
società.
114
La violenza non cessa di causare grande dolore e tormento ad alcuni
popoli africani
(.) Nel giungere in Africa Occidentale, rivolgo il mio pensiero al
popolo della Sierra Leone, che ha tanto sofferto in tempi recenti.
Noi tutti dobbiamo sperare che con il costante aiuto di quanti sono
responsabili della pace n Africa, il ritorno all'ordine costituzionale e
alle libertà democratiche aprono la strada ad un nuovo periodo di
ricostruzione e di sviluppo. A tale proposito riconosco
doverosamente il contributo offerto dalla Nigeria e da altri Paesi al
fine di risolvere questa difficile situazione. Desidero, in particolare,
esprimere la mia sincera gratitudine a tutti coloro che hanno
collaborato alla felice operazione di salvataggio presso il Catholic
Pastoral Centre di Makeni. Desidero anche incoraggiare il popolo
della Liberia, che sta uscendo da una situazione di tragico conflitto
e si sta adoperando per ricostruire la propria nazione. La giustizia e
la pace costituiscono la via dello sviluppo e del progresso. Possa Dio
infondere forza a tutti coloro che procedono lungo questa via al
servizio della comunità umana!
L’urgenza della riconciliazione
Cari amici nigeriani, siete tutti chiamati, nel vostro Paese, a fare
appello alla vostra saggezza e alle vostre capacità nel difficile e
pressante compito di costruire una società che rispetti tutti i suoi
membri nella loro dignità, nei loro diritti e nelle loro libertà. Ciò
esige un atteggiamento di riconciliazione e richiede che il Governo e
i cittadini di questa terra s'impegnino fermamente a dare il meglio
di sé per il bene di tutti. La sfida che dovete affrontare è grande,
ma ancor più grandi sono le vostre capacità e la vostra
determinazione per affrontarla. La vita e la testimonianza di Padre
Tansi ci ricordano un versetto del Vangelo: «Beati gli operatori di
pace» (Mt 5, 9). Beati tutti coloro che, in Nigeria e altrove in Africa,
operano a favore della pace autentica. Beati agli occhi di Dio tutti
coloro che operano per condurre il continente africano verso una
nuova fase di stabilità, di riconciliazione, di sviluppo e di
progresso.Il successo definitivo di questa impresa verrà
dall'Onnipotente, Signore della vita e della storia dell'uomo. Certo
che Egli vi sosterrà nel lavoro che dovrete affrontare, faccio mie le
parole del Salmista: «Il Signore darà forza al suo popolo, benedirà
il suo popolo con la pace» (Sal 29, 11). Dio benedica la Nigeria.
115
DISCORSO AI CAPI MUSULMANI
(22 marzo 1998)
Sua Altezza Reale il Sultano di Sokoto
Nonostante la brevità della mia permanenza in Nigeria, non ho
voluto che trascorresse senza questo importante incontro con i
massimi rappresentanti dell'Islam in questo Paese. Permettetemi di
esprimervi la mia gratitudine per aver accolto l'invito a venire qui
questa sera; sono profondamente riconoscente per l'opportunità
che mi si offre di salutare, per vostro tramite, l'intera comunità
musulmana in Nigeria. Ringrazio Sua Altezza Reale per le sue
gentili parole, e a mia volta vi rivolgo un saluto di Pace, la pace che
ha la sua autentica fonte in Dio, che, nella vostra tradizione, tra i
suoi "splendidi appellativi", ha anche quello di al-Salam, Pace.Come
sapete, lo scopo della mia visita è stato quello di proclamare
solennemente la santità di un figlio di questo Paese, Padre Cyprian
Michael Iwene Tansiche è stato dichiarato un modello di religioso
che ha amato gli altri e si è sacrificato per loro. L'esempio di quanti
vivono vite sante ci insegna non soltanto ad esercitare il rispetto e
la comprensione reciproci, ma a diventare noi stessi modelli di
bontà, di riconciliazione e di collaborazione, al di là dei confini etnici
e religiosi, per il bene dell'intero Paese e a maggior gloria di Dio.
Un vincolo spirituale tra cristiani e musulmani
In quanto cristiani e musulmani, condividiamo la fede in "un Dio
unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale"
(Lumen Gentium, n. 16). Anche se differiamo nel modo d'intendere
quest'Unico Dio, siamo tuttavia simili nel nostro sforzo di conoscere
e fare la sua volontà. Questa aspirazione religiosa costituisce di per
sé un vincolo spirituale tra cristiani e musulmani, vincolo che può
stabilire una solida ed ampia base di collaborazione in molti campi.
Questo è importante ovunque cristiani e musulmani vivono insieme,
ma lo è in modo particolare in Nigeria, dove cristiani e musulmani
presenti in così grande numero. Tra le importanti convinzioni che
condividiamo, sia il Cristianesimo sia l'Islam pongono l'accento sulla
dignità di ogni persona umana, in quanto creata da Dio per un fine
speciale. Ciò ci porta a sostenere il valore della vita umana in tutti i
suoi stadi e la famiglia in quanto unità essenziale della società. Di
conseguenza consideriamo un peccato contro il Creatore ogni abuso
nei confronti dei membri più deboli della società, in particolare
donne e bambini. Inoltre le nostre religioni pongono molta enfasi
116
sulla responsabilità degli individui di rispondere a quanto, in
coscienza, ritengono che Dio desideri da loro. E' inquietante la
riflessione sull'attuale condizione dei diritti umani poiché in alcune
parti del mondo le persone vengono ancora perseguitate e
imprigionate per motivi di coscienza e per il loro credo religioso.
Quali vittime innocenti, rappresentano la triste prova che è stata la
forza - e non i principi democratici - a prevalere, che l'intenzione
non è quella di servire la verità e il bene comune, bensì di difendere
interessi particolari ad ogni costo. Viceversa, entrambe le nostre
tradizioni propugnano un'etica che rifiuta un individualismo che è
alla ricerca della propria soddisfazione e che non presta attenzione
alle necessità altrui.
Un servizio alla società di amore, pace e convivenza
Noi crediamo che, agli occhi di Dio, le risorse della terra siano
destinate a tutti e non solamente a pochi. Siamo consapevoli che
l'esercizio del potere e dell'autorità debba intendersi come un
servizio alla comunità e che tutte le forme di corruzione e di
violenza rappresentino una grave offesa alla volontà di Dio per la
famiglia umana. Abbiamo in comune così tanti insegnamenti
riguardo alla bontà, la verità e la virtù, che è possibile tra noi una
grande comprensione. Anzi, è necessaria. Nel Messaggio che ho
rivolto alla Comunità Musulmana a Kaduna, nel corso della mia
prima visita nel vostro Paese, nel 1982, ho affermato: "Sono
convinto che se noi (cristiani e musulmani) uniamo le nostre forze
in nome di Dio, possiamo fare molto bene... Possiamo collaborare
nella promozione della giustizia, della pace e dello sviluppo. Spero
fermamente che la nostra solidarietà in quanto fratelli, in nome di
Dio, sarà veramente per il bene futuro della Nigeria e di tutta
l'Africa" (14 febbraio 1982, n. 4). In tutte le società possono
nascere divergenze. Talvolta le dispute e i conflitti che ne derivano
assumono un carattere religioso. La religione stessa viene a volte
chiamata in causa senza scrupoli per generare conflitti. La Nigeria
ha conosciuto tali lotte, anche se occorre riconoscere con
gratitudine che in molte parti del Paese persone di differenti
tradizioni religiose vivono fianco a fianco in un rapporto di buono e
pacifico vicinato. Le differenze etniche e culturali non dovrebbero
mai essere chiamate in causa per giustificare i conflitti. Piuttosto,
come voci diverse in un coro, tali diversità possono vivere in
armonia, sempre che esista un autentico desiderio di rispetto
reciproco.
117
La libertà religiosa
I cristiani e i musulmani concordano sul fatto che, in materia
religiosa, non possono esserci coercizioni. Siamo impegnati a
promuovere atteggiamenti di apertura e di rispetto nei confronti dei
seguaci di altre religioni. Tuttavia è possibile fare un errato uso
della religione ed è compito dei capi religiosi vegliare affinché
questo non accada. Soprattutto, ogni qual volta viene fatta violenza
in nome della religione, dobbiamo chiarire a tutti che, in tali
circostanze, non ci troviamo di fronte alla vera religione.
L'Onnipotente infatti non può tollerare la distruzione della propria
immagine nei suoi figli. Da questo luogo nel centro dell'Africa
Occidentale, rivolgo un appello a tutti i Musulmani, proprio come ho
fatto coi miei confratelli Vescovi e con tutti i Cattolici: fate sì che
l'amicizia e la cooperazione siano la nostra ispirazione! Lavoriamo
insieme per una nuova era di solidarietà e di servizio congiunto
dinanzi all'enorme sfida di costruire un mondo migliore, più giusto e
più umano! Quando sorgono problemi, sia a livello locale, regionale
o nazionale, le soluzioni vanno cercate attraverso il dialogo. Non è
questa la consuetudine della tradizione africana? Quando nigeriani
di diversa estrazione si riuniscono per pregare per i bisogni del
Paese - ogni gruppo secondo la propria tradizione - essi sono
consapevoli di stare insieme come un popolo unito. In questo modo
rendono veramente onore all'Altissimo Signore del cielo e della
terra.
DISCORSO AI VESCOVI DELLA NIGERIA
(Abuja, 23 marzo 1998)
Miei cari Fratelli nell'Episcopato
L'eco dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi,
celebrata circa quattro anni fa, è ancora forte in voi. Il Sinodo ha
rappresentato un momento di riflessione feconda e piena di grazia
sulla forza e sulla debolezza della comunità cattolica che continua a
crescere e a svilupparsi in questo continente. I Padri hanno
esaminato a lungo e in tutta la sua complessità ciò che la Chiesa è
chiamata a fare alla luce dell'attuale situazione. Con costante
fiducia nelle promesse di Dio, e nonostante le difficoltà presenti in
molti Paesi, essi hanno riaffermato la determinazione della Chiesa
di rinvigorire in tutti gli africani la speranza in una vera liberazione
118
(cfr Ecclesia in Africa, n. 14). Poiché vi state impegnando a tal fine,
vi rivolgo oggi questo messaggio e pongo al centro del mio discorso
le parole di incoraggiamento e di grazia scritte quasi duemila anni
fa dall'Apostolo Paolo al suo «figlio prediletto» Timoteo: «Dio infatti
non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di
saggezza» (2 Tm, 1, 7). Cari Fratelli, il vostro ministero individualmente verso i fedeli delle vostre Chiese particolari e
collettivamente verso la nazione nel suo insieme - manifesta già il
segno di questo spirito, e io desidero sostenere il vostro coraggio e
la vostra fermezza affinché rimangano sempre i tratti distintivi della
proclamazione della salvezza che offrite in Gesù Cristo. Ciò è tanto
più necessario in quanto si avvicina il nuovo Millennio, tempo di
grazia, «ora dell'Africa» (Ecclesia in Africa n. 6). Sarà la vostra
guida coraggiosa e ferma a consentire alla Chiesa in Nigeria di
affrontare le sfide della nuova evangelizzazione in questo momento
della vostra storia.
La Beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene Tansi
Non riesco a esprimere come vorrei la mia gioia e la mia gratitudine
per essere riuscito a tornare in Nigeria e a celebrare in questo
Paese benedetto la Beatificazione di Padre Cyprian Michael Iwene
Tansi. Ringrazio l'Arcivescovo Obiefuna per la gentilezza e il calore
delle parole con cui, a nome di tutti voi, mi ha dato il benvenuto. A
mia volta saluto voi, Vescovi della Nigeria, e, per vostro tramite,
tutti i membri delle Chiese locali. Assicurate i vostri sacerdoti,
religiosi e laici - soprattutto i malati, gli anziani, i bambini e i
giovani - del mio affetto e della mia stima. «Grazia, misericordia e
pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro» (2 Tm
1, 2). Nell'opera di evangelizzazione la Chiesa deve superare molti
ostacoli, eppure non si lascia scoraggiare. Piuttosto, essa continua a
rendere eloquente testimonianza al suo Signore, non soltanto
attraverso la sollecitudine spirituale verso i propri figli, ma anche
mediante l'impegno a servire la società nigeriana nel suo insieme.
La sua è veramente una forza che va al di là di tute le sue risorse
umane - «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di
forza» (2 Tm 1, 7) - e per questo ha fiducia nel fatto che dai semi
che essa pianta Dio trarrà un abbondante raccolto. In verità, la
parola di Dio non può essere incatenata (cfr Tm 2, 9), e sarà
sempre evidente che la gloria non sarà nostra, bensì del «Padrone
della messe» (Lc 10, 2).
119
La Nigeria ha una delle più numerose popolazioni cattoliche
dell'Africa
Allo stesso tempo, tuttavia, l'importanza e la credibilità della
proclamazione della Buona Novella da parte della Chiesa sono
strettamente legate alla credibilità dei suoi messaggeri (cfr Ecclesia
in Africa n. 21). Per questo motivo quanti sono stati chiamati al
«ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18) - sia Vescovi che
sacerdoti - devono mostrare in modo chiaro e inequivocabile di
credere fermamente a quanto predicano. Con le parole del mio
predecessore, Papa Paolo VI: «La testimonianza della vita è
divenuta più che mai una condizione essenziale per l'efficacia
profonda della predicazione. Per questo motivo, eccoci responsabili,
fino a un certo punto, della riuscita del vangelo che proclamiamo»
(Evangelii nuntiandi, n. 76). La Nigeria ha una delle più numerose
popolazioni cattoliche dell'Africa, e il numero dei credenti è in
continua crescita. Questo è un segno della vitalità e della crescente
maturità di questa Chiesa locale. Particolarmente promettente a
questo proposito è l'aumento delle vocazioni al sacerdozio e alla
vita religiosa. Poiché i sacerdoti sono i vostri principali collaboratori
nello svolgimento della missione apostolica della Chiesa, è
essenziale che i vostri rapporti con loro siano caratterizzati da unità,
fratellanza e apprezzamento dei loro talenti. Quanti, attraverso
l'Ordine Sacro, sono stati configurati a Cristo il Buon Pastore,
devono condividere questo atteggiamento di completo dono di sé
per la salvezza del gregge e per la diffusione del Vangelo. Vivere la
vita sacerdotale richiede una profonda formazione spirituale e
soprattutto un impegno a una continua conversione personale. La
vostra vita e quella dei vostri sacerdoti dovrebbero riflettere lo
spirito della povertà evangelica e il distacco dalle cose e dagli
atteggiamenti del mondo. Il celibato, quale completo dono di sé al
Signore e alla sua Chiesa, deve essere attentamente tutelato, ed
ogni atteggiamento che possa dare scandalo deve essere
propriamente evitato e, quando si renda necessario, corretto.
I piani pastorali
Con oltre tremila seminaristi attualmente in formazione nei
seminari maggiori interdiocesani esistenti, state progettando di
aprirne altri; ciò vi consentirà di garantire in modo più idoneo la
giusta formazione dei candidati al sacerdozio. Inoltre, anche i
seminari maggiori per i religiosi stanno dando buoni frutti e stanno
crescendo. Anche se il numero aumenta, tuttavia, resta di vitale
120
importanza fornire una guida e un orientamento attenti nella
selezione e nella preparazione di quanti sono chiamati al ministero
sacerdotale nella Chiesa. Siate certi che, se i vostri seminari si
conformeranno ai requisiti fondamentali del programma di
formazione sacerdotale della Chiesa - soprattutto quello presentato
nel Decreto Conciliare Optatam totius e nell'Esortazione Apostolica
Post-Sinodale Pastores dabo vobis - produrranno frutti eccellenti
per le generazioni future. Pochi mesi fa, la Conferenza Episcopale
della Nigeria ha portato a termine il suo Piano Pastorale Nazionale,
uno strumento che sarà molto importante per conferire impulso e
orientamento alla nuova evangelizzazione. Nel mettere in pratica
questo Piano, dovrete costantemente valutare la sua efficacia e
apportarvi insieme le modifiche necessarie ad affrontare i diversi
bisogni pastorali delle Chiese particolari. Nessun piano pastorale
veramente nazionale può fare a meno di considerare in che modo le
differenze etniche e culturali possono armonizzarsi in uno spirito di
genuina collaborazione e comunione ecclesiale. Il vostro sostegno
congiunto a progetti pastorali come l'Istituto Cattolico dell'Africa
Occidentale, rappresenta uno dei modi per superare tali differenze.
Desidero incoraggiarvi a fare della Conferenza Episcopale un
efficace strumento di sempre maggiore unità, solidarietà e azione
congiunta da parte delle quarantacinque diverse Giurisdizioni
Ecclesiastiche della Nigeria.
Vocazioni, sacerdoti, religiosi e laici
Poiché il numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa è
in aumento, vi incoraggio a promuovere vocazioni missionarie e a
facilitare l'apostolato dei sacerdoti e dei religiosi chiamati
all'impegno missionario al di fuori delle proprie Diocesi e della
Nigeria stessa. Queste sono alcune delle sfide che la Chiesa in
Nigeria deve affrontare, una Chiesa che adesso è diventata
maggiorenne. Sì, il cristianesimo «è davvero piantato in questa
terra benedetta» (Ecclesia in Africa, n. 35); L'Africa è diventata
«nuova patria di Cristo» (ibid., n. 56) e gli africani sono adesso
missionari gli uni per gli altri. Le vostre Diocesi possono contare in
modo particolare sulla testimonianza e sull'opera dei molti religiosi
e religiose che, donandosi liberamente, tanto contribuiscono alla
vita e al vigore delle vostre comunità. La loro speciale
consacrazione al Signore li rende idonei a recare una testimonianza
particolarmente efficace all'amore di Dio per il suo popolo e fa di
essi dei segni viventi della verità che «il regno di Dio è vicino» (Mc
121
1, 15). Essi rappresentano un elemento integrale della vita e della
missione della Chiesa in Nigeria: non fate mai mancare loro la
vostra attenzione e la vostra sollecitudine paterna; state loro vicini
e abbiate cura del loro carisma, dono straordinario del Signore. A
questo punto è opportuno esprimere apprezzamento per il
crescente impegno dei fedeli laici nel compito di promuovere il
Regno di Dio in questo Paese. Infatti la forza della testimonianza
evangelica della Chiesa dipenderà sempre più dalla formazione di
un laicato attivo, che lo renda idoneo a portare lo spirito di Cristo
negli ambienti politici, sociali e culturali e a offrire una
collaborazione sempre più competente nella pianificazione e
nell'attuazione delle vostre iniziative pastorali. Le vostre Chiese
particolari sono anche benedette da catechisti ed "evangelizzatori",
che si adoperano con abnegazione nel compito di annunciare Cristo
e di far conoscere le sue vie ai loro fratelli e alle loro sorelle. Inoltre,
le qualità specifiche delle società di apostolato laico e dei gruppi di
preghiera, purché evitino accuratamente ogni esclusivismo,
rappresentano una forza vitale per la crescita delle vostre comunità
di fede.
Il Sinodo – Ecclesia in Africa
L'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ha
considerato l'evangelizzazione delle famiglie una priorità essenziale,
poiché è attraverso di esse che la famiglia africana viene
evangelizzata (cfr Ecclesia in Africa, n. 80). Inoltre il matrimonio e
la vita familiare sono le normali vie di santità per la maggior parte
dei fedeli affidati alla vostra sollecitudine. Per questo motivo, i
vostri incessanti sforzi per portare le coppie a scoprire la verità, la
bellezza e la ricchezza della grazia insita nella loro nuova vita
comune in Cristo, rimangono parte essenziale delle vostre
responsabilità pastorali e il modo più sicuro per garantire
un'autentica inculturazione del Vangelo.
Similmente, ai giovani, che rappresentano il futuro della Chiesa e
della nazione, vanno offerti aiuto e assistenza affinché superino gli
ostacoli che potrebbero impedire il loro sviluppo: analfabetismo,
disoccupazione, indolenza, droga. Un modo eccellente di affrontare
questa sfida è di esortare gli stessi giovani a divenire
evangelizzatori dei loro compagni - perché nessuno può farlo
meglio di loro. I giovani devono essere aiutati a scoprire molto
presto il valore del dono di sé, un fattore essenziale per il
raggiungimento della maturità personale. Desidero aggiungere che
122
dovete essere particolarmente solleciti nel fare tutto il possibile
affinché i giovani nigeriani - soprattutto le ragazze e le giovani
donne - vengano tutelati dall'eventualità di diventare vittime di
sfruttamenti senza scrupoli, che spesso li costringono a forme di
schiavitù particolarmente degradanti con conseguenze tragiche e
devastanti.
Il processo dell’inculturazione
I Padri Sinodali hanno inoltre fatto appello alla Chiesa in Africa
perché si impegni attivamente nel processo di inculturazione,
rispettando i due importanti criteri della compatibilità con il
messaggio cristiano e della comunione con la Chiesa universale (cfr
Ecclesia in Africa, n. 62). Vi incoraggio quindi a fare tutto il
possibile - dal punto di vista liturgico, teologico e amministrativa affinché il vostro popolo si senta sempre più a casa nella Chiesa e la
Chiesa sempre più a casa con il vostro popolo. Sarà necessario
condurre ricerche sulla Religione Tradizionale Africana e sulla
Cultura africana, e saper discernere e vigilare con cautela. Che lo
Spirito Santo vi guidi in questi sforzi!. I membri delle Chiese
particolari affidati alla vostra sollecitudine sono cittadini di una
nazione che adesso deve affrontare diverse importanti sfide nel
tentativo di operare cambiamenti politici e sociali. In questo
contesto acquista un significato ancora maggiore il vostro ruolo di
guide della comunità cattolica, guide che riconoscano l'opportunità
e la necessità di un dialogo costruttivo con tutti i settori della
società sulle giuste e solide basi della vita sociale. Un tale dialogo,
mentre cerca di mantenere aperti tutti i canali di comunicazione con
pazienza e buona volontà, non vi impedisce di esporre apertamente
e con deferenza le convinzioni della Chiesa, soprattutto quelle
riguardanti argomenti importanti quali la giustizia e l'imparzialità
per tutti i cittadini, il rispetto per i diritti umani, la libertà religiosa e
l'oggettiva verità morale che devono riflettersi nella legislazione
civile.
Dialogo e cooperazione
È di vitale importanza che tutti i nigeriani collaborino al fine di
garantire che i necessari cambiamenti avvengano pacificamente e
senza indebite sofferenze per i settori più deboli della popolazione.
E' dunque chiaro che i generosi sforzi dei Pastori e dei fedeli, in
stretta collaborazione con i cristiani di altre Chiese e comunità
ecclesiali, svolgono un ruolo importante nel garantire una positiva
123
soluzione a questo periodo di transizione. Infatti, come hanno
osservato i Padri del Concilio Vaticano II, un'azione comune di
questo tipo «esprime vivamente quella unione, che già vige tra» i
cristiani e, se tutti si uniscono al servizio al bene comune, «pone in
una luce più piena il volto di Cristo servo» (Unitatis redintegratio, n.
12). Questo clima di dialogo e di cooperazione deve estendersi
anche ai credenti musulmani di buona volontà, perché anche essi
«intendono imitare la fede di Abramo e vivere le esigenze del
Decalogo» (Ecclesia in Africa, n. 66). Oggi, incontrando voi, Vescovi
cattolici della Nigeria, reitero l'appello che ho rivolto ieri durante il
mio incontro con i capi musulmani: l'appello alla pace, alla
comprensione e alla mutua collaborazione fra cristiani e musulmani.
Il Creatore dell'unica grande famiglia umana a cui tutti
apparteniamo desidera che rendiamo testimonianza dell'immagine
divina insita in ogni essere umano, rispettando ogni persona con i
propri valori e tradizioni religiose, e operando insieme per il
progresso umano e lo sviluppo a tutti i livelli.
Lavorare insieme per il bene comune
Cristiani, musulmani e seguaci della Religione Tradizionale Africana,
dovrebbero continuare a condurre una sincera ricerca di
comprensione reciproca. Ciò garantirà a tutti i cittadini di essere
veramente liberi di operare per il bene della società nigeriana, uniti
nel «promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i
valori morali, la pace a la libertà» (Nostra aetate, n. 3) «Dio infatti
non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di
saggezza» (2 Tm 1, 7). È proprio questo spirito, lo spirito del saldo
impegno per il Vangelo e della completa fiducia nell'amore di Dio,
che vi consentirà di svolgere la missione a cui Dio, come Vescovi, vi
ha chiamati. Confermati dalla fede e dalla speranza nel potere
salvifico di Gesù Cristo, sarete sempre più pronti ad affrontare «la
sfida di essere strumenti della salvezza in ogni differente ambito
della vita dei popoli africani» (Ecclesia in Africa, n. 70). Siate certi
che le mie preghiere vi accompagnano sempre; ancora una volta, vi
confermo il mio affetto e la mia stima. Affidando voi e tutti i fedeli
della Nigeria alla protezione della Beata Vergine Maria, Madre di Dio
e Madre della Chiesa, invoco su di voi «grazia, misericordia e pace
da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro» (2 Tm 1, 2).
Amen.
124
DISCORSO ALLA CERIMONIA DI CONGEDO
Aeroporto Nnamdi Azikiwe
23 marzo 1998
Ora posso ringraziare Dio che le mie preghiere sono state esaudite
Più di 16 anni fa mi trovavo sull'asfalto dell'aeroporto Murtala
Muhammed di Lagos, esprimendo il mio saluto di addio al
Presidente Shehu Shagari e ai Rappresentanti ecclesiali e dello
Stato, dopo una indimenticabile visita pastorale alla vostra nazione.
Chiesi allora: «Mi sarà possibile tornare un giorno nella Nigeria?
Vorrà la Provvidenza di Dio Onnipotente e Misericordioso disporre
che io torni a baciare il vostro suolo, abbracciare i vostri bambini,
incoraggiare i vostri giovani e camminare ancora una volta
circondato dall'amore e dall'affetto del nobile popolo del vostro
Paese?.
Ripetei quella preghiera e quell'auspicio tante volte negli anni
recenti. Ora posso ringraziare Dio che le mie preghiere sono state
esaudite e mi è stato possibile compiere questa seppur breve ma
fruttuosa visita di ritorno al vostro amato Paese. Assicuro tutti che,
come custodisco con affetto la memoria della mia visita precedente,
anche questi pochi giorni avranno un posto speciale nel mio cuore.
Ora è giunto nuovamente il momento dell'addio
(.) Ringrazio Sua Eccellenza il Capo dello Stato e la sua volenterosa
squadra di Officiali e Funzionari del Governo per la loro cordiale
accoglienza e sincero benvenuto. Ringrazio voi, Vescovi cattolici
della Nigeria, e tutti i sacerdoti i religiosi e i fedeli laici che hanno
partecipato con tanta gioia alla beatificazione di padre Cyprian
Michael Iwene Tansi e agli altri momenti del mio breve soggiorno in
mezzo a voi. Sono grato ai piloti e agli autisti, agli addetti alla
sicurezza e guardiani della pace, uomini e donne dei mezzi di
comunicazione, che hanno dato il loro tempo e le loro capacità per
rendere questa Visita un successo. Rinnovo stima e gratitudine ai
rappresentanti delle altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali, che
hanno partecipato a questi eventi. All'approssimarsi del Terzo
Millennio, la nostra amicizia e la nostra collaborazione ecumeniche
devono diventare sempre più intense; un atteggiamento di fiducia e
di rispetto deve contraddistinguere tutti i seguaci di Cristo mentre
camminiamo lungo la via di una comprensione e di un sostegno
reciproci sempre maggiori! Esprimo anche il mio ringraziamento ai
membri della comunità musulmana per la loro presenza e la loro
125
partecipazione. Prego affinché l'impegno dei cristiani e dei
musulmani a creare vincoli di conoscenza e di rispetto reciproci
cresca e rechi frutti, cosicché tutti coloro che credono nell'Unico Dio
possano operare insieme per il bene della società, in Nigeria e nel
mondo.
Ai seguaci della Religione Tradizionale
Parimenti, desidero rivolgere particolari parole di stima ai seguaci
della Religione Tradizionale Africana e assicurare loro che la Chiesa
Cattolica, attraverso i suoi sforzi per inculturare il Vangelo, cerca di
evidenziare gli elementi positivi dell'eredità religiosa e culturale
dell'Africa e di edificare a partire da essi. Cari Fratelli e care Sorelle
cattolici, conosco e ho nuovamente appurato il vostro desiderio di
collaborare con i vostri concittadini per una maggiore giustizia e
una vita migliore per voi e i vostri figli. I tempi sono maturi perché
la vostra nazione raccolga le sue ricchezze materiali e le sue
energie spirituali, di modo che tutto ciò che è causa di divisione
possa essere lasciato alla spalle e sostituito dall'unità, dalla
solidarietà e dalla pace. Sono ancora molte le difficoltà da
affrontare. E non si deve sottovalutare il duro lavoro da svolgere.
Non siete soli in questa importante impresa: il Papa è con voi, la
Chiesa cattolica vi è vicina e Dio stesso vi darà la forza e il coraggio
per costruire un futuro luminoso e duraturo basato sul rispetto della
dignità e dei diritti di ogni essere umano.
Ai bambini e ai giovani dell'Africa
Lasciandovi sedici anni fa, rivolsi le ultime parole ai bambini della
Nigeria, ricordando loro che sono amati da Dio e che riflettono
l'amore di Dio. Quei bambini ora sono cresciuti e probabilmente
alcuni di loro hanno a loro volta dei figli; tuttavia il messaggio che
lascio oggi è lo stesso che lasciai allora. I bambini e i giovani
dell'Africa devono essere protetti dagli orrori e dalle atrocità subiti
dalle migliaia di vittime innocenti costrette a diventare dei rifugiati,
abbandonate alla fame o impietosamente rapite, maltrattate, rese
schiave o uccise. Dobbiamo tutti operare a favore di un mondo in
cui nessun bambino venga privato della pace e della sicurezza, di
una vita familiare stabile, del diritto di crescere senza paure e ansie.
Desidero che sappiate che la Nigeria e tutti i nigeriani saranno
sempre presenti nelle mie preghiere. Dio Onnipotente, Signore della
storia, vi darà la saggezza e la perseveranza necessarie a procedere
con coraggio nell'opera di sviluppo e di pace. Il vostro Paese
126
possiede le risorse necessarie a eliminare gli ostacoli sulla via del
progresso e a edificare una società giusta e armoniosa. Desidero
anche rinnovare l'appello rivolto già molte volte alla comunità
internazionale affinché non ignori le necessità dell'Africa, ma
cooperi con voi e, in uno spirito di sempre maggiore collaborazione,
sostenga tutti gli sforzi tesi ad assicurare lo sviluppo e la crescita
pacifica del continente. Tutti i nigeriani devono poter essere fieri
della loro nazione; tutti devono partecipare all'edificazione del
futuro. È questa la preghiera che rivolgo a Dio Onnipotente per voi!
Dio benedica la Nigeria e tutti i nigeriani! Dio sostenga tutti i popoli
dell'Africa!
127