Informazioni sulla Certosa del Galluzzo

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Informazioni sulla Certosa del Galluzzo
le Passeggiate fiorentine
Si diceva a Firenze...
A zonzo tra Chiese, Musei, modi di dire e curiosità di ieri e di oggi
Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa
LA CERTOSA DI MONTE ACUTO
S. Bruno fondatore dei Certosini
S. BRUNO NATO NEL 925 MORTO NEL 965
Nato in Germania, e vissuto poi tra il suo Paese, la Francia e l'Italia, il nobile renano Bruno, o
Brunone, è vero figlio dell'Europa dell'XI secolo, divisa e confusa, ma pure a suo modo aperta e
propizia alla mobilità. Studente e poi insegnante a Reims, si trova presto faccia a faccia con la
simonia, cioè col mercato delle cariche ecclesiastiche che infetta la Chiesa.
Professore di teologia e filosofia, esperto di cose curiali, potrebbe diventare vescovo per la via
onesta dei meriti, ora che papa Gregorio VII lotta per ripulire gli episcopi. Ma lo disgusta
l'ambiente. La fede che pratica e che insegna è tutt'altra cosa, come nel 1083 gli conferma Roberto
di Molesme, il severo monaco che darà vita ai Cistercensi.
Bruno trova sei compagni che la pensano come lui, e il vescovo Ugo di Grenoble li aiuta a stabilirsi
in una località selvaggia detta “chartusia” (chartreuse in francese). Lì si costruiscono un ambiente
per la preghiera comune, e sette baracche dove ciascuno vive pregando e lavorando: una vita da
eremiti, con momenti comunitari. Ma non pensano minimamente a fondare qualcosa: vogliono
soltanto vivere radicalmente il Vangelo e stare lontani dai mercanti del sacro.
Quando Bruno insegnava a Reims, uno dei suoi allievi era il benedettino Oddone di Châtillon. Nel
1090 se lo ritrova papa col nome di Urbano II e deve raggiungerlo a Roma come suo consigliere.
Ottiene da lui riconoscimento e autonomia per il monastero fondato presso Grenoble, poi noto come
Grande Chartreuse. Però a Roma non resiste: pochi mesi, ed eccolo in Calabria nella Foresta della
Torre (ora in provincia di Vibo Valentia); ed ecco apparire di nuovo l'oratorio e le celle come alla
Chartreuse, una nuova comunità guidata col solito rigore. Più tardi, a poca distanza, costruirà un
altro monastero per chi, inadatto alle asprezze eremitiche, preferisce vivere in comunità. E' il luogo
accanto al quale sorgeranno poi le prime case dell'attuale Serra San Bruno. I suoi pochi confratelli
(non ama avere intorno gente numerosa e qualunque) devono essere pronti alla durezza di una vita
che egli insegna col consiglio e con istruzioni scritte, che dopo la sua morte troveranno
codificazione nella Regola, approvata nel 1176 dalla Santa Sede.
E' una guida all'autenticità, nel segno della Chiesa primitiva della povertà e della gioia, quando si
cantavano le lodi a Dio e quando lo si serviva col lavoro, cercando anche qui la perfezione, e
facendo da maestri ai fratelli, alle famiglie, anche con i mestieri splendidamente insegnati. Sempre
pochi e sempre vivi i Certosini: a Serra, vicino a Bruno, e altrove, passando attraverso guerre,
terremoti, rivoluzioni. Sempre fedeli allo spirito primitivo. Una comunità "mai riformata, perché
mai deformata" come la voleva Bruno, il cui culto è stato approvato da Leone X (1513-1521) e
confermato da Gregorio XV (1621-1623).
NICCOLO' ACCIAIOLI
Nato nel castello di Montegufoni 12.09.1310
Morto a Napoli 8.11.1365
Il nome Acciaioli deriva da Accia stoppa
Amico di Francesco Petrarca e di Giovanni Boccaccio. Il Boccaccio fu suo ospite nel 1362 nel
castello di Nocera (di cui fu proprietario). I forti legami della compagnia commerciale di famiglia lo
portarono a stabilirsi a Napoli, dove fu in strettissimo contatto con la corte angioina, tanto da
ricevere prima il titolo di cavaliere da re Roberto d'Angiò, poi, nel 1348, il prestigioso titolo di Gran
Siniscalco del regno di Napoli. Tra le sue imprese alla corte partenopea vanno ricordate la conquista
del principato di Acaia (1338-1441), che una volta ceduto al nipote del re -Luigi- gli fruttò in
premio la signoria di Corinto, la promozione del matrimonio tra Giovanna d'Angiò e Luigi di
Taranto, la riconquista del regno d'Ungheria per Luigi di Taranto. Dopo la morte di Luigi (1362) si
adoperò per proteggere sul trono la regina contro i baroni in rivolta.
Suo cugino fu Angelo Acciaiuoli senior, vescovo di Firenze, al quale scrisse una famosa lettera (che
ci è rimasta) dove si difendeva da alcune accuse, scrivendo una sorta di autobiografia, prezioso
documento storiografico delle vicende del Trecento.
Fece costruire a Galluzzo, nei pressi di Firenze, la magnifica Certosa di Firenze,
dove è sepolto e dove sono sepolti numerosi membri della sua famiglia .
LA CERTOSA
La prima struttura che si incontra arrivando al complesso dalla strada è il blocco merlato di
PALAZZO ACCIAIOLI, o palazzo degli Studi, che venne eretto da Jacopo Passavanti e Jacopo
Talenti per i soggiorni privati di Niccolò Acciaiuoli. Qui egli avrebbe potuto ritirarsi nella
tranquillità del monastero ed accogliere fino a cinquanta giovani da avviare allo studio delle arti
liberali; purtroppo però alla sua morte il palazzo era completato solo fino al primo piano e solo alla
metà del Cinquecento venne terminato Al primo piano, accessibile da un ampio scalone che parte
dal piccolo piazzale vicino l'ingresso principale della Certosa, si trovano invece due saloni, dove è
collocata la Pinacoteca.
La prima sala della Pinacoteca è un vasto salone coperto a capriate, che sulla parete sinistra accoglie
i cinque affreschi con Scene della Passione staccati dalle lunette del chiostro grande, che furono
realizzati dal Pontormo (1523-1525) durante il suo soggiorno alla Certosa per sfuggire all'epidemia
di peste che imperversava a Firenze.
Gli episodi dipinti, derivati da xilografie di analogo soggetto di Albrecht Dürer, sono:
- Preghiera nell'orto degli ulivi tutta la scena è al lume della luna
- Gesù davanti a Pilato umiltà di Gesù pietà della moglie di Pilato che contempla Cristo in volto il servo scende
col catino.
- Salita al Calvario Giudei che insultano Gesù Veronica , pie donne e Maria sul Calvario.
- Deposizione, Maddalena bacia i piedi di GesùGiuseppe d'Arimatea e niccodemo barbe piumose
- Resurrezione, i soldati che dormono luci diverse
I lunettoni vennero staccati solo nel 1952 ed oggi sono molto sciupati, sia per l'azione degli agenti
atmosferici che per alcuni sfortunati interventi di restauro; nella stessa sala sono anche esposte
copie eseguite nel tardo cinquecento da vari artisti: Ludovico Cardi detto il Cigoli (Orazione
nell'orto), Jacopo Ligozzi (Cristo davanti a Pilato), Giovan Battista Naldini (Salita al Calvario), un
anonimo pittore nordico (Deposizione) e l'Empoli (Resurrezione).
Altre opere sono il Ritratto di Niccolò Acciauoli, di scuola fiorentina della seconda metà del XVI
secolo, la tavola della Madonna col Bambino e santi di Perugino, l' Incoronazione della Vergine,
attribuita a Mariotto di Nardo, una Santissima Trinità, attribuita a Paolo Schiavo, le tavole con San
Pietro da Verona e San Giorgio Martire di Ridolfo del Ghirlandaio e, al centro della parete di fondo,
l'affresco staccato di Gesù che predica agli apostoli dell'Empoli. Spicca al centro della sala un
grande crocifisso ligneo di scuola toscana della seconda metà del Trecento.
La sala adiacente ospita dipinti del XVII secolo: Martirio di Sant'Andrea di Cosimo Gamberucci,
Beato Rasore Cesorio che fugge il demonio di scuola toscana della prima metà del XVII secolo,
Santa Caterina da Siena di Bernardino Mei e otto grandi pale d'altare di Orazio Fidani, tra le quali
spicca la Glorificazione di San Bruno, fondatore dell'ordine certosino. Qui si trovava anche la tela
dell' Angelo custode, di Giovanni Bilivert, oggi nell'Oratorio dei Bini in via Romana.
FORESTERIA
Sul piazzale si affaccia la Foresteria, destinata ad accogliere gli ospiti del monastero. Venne
completata tra il 1575 e il 1580, ma l'aspetto definitivo venne assunto solo alla fine del Settecento.
È composta da tre grandi ambienti, detti anche Appartamento del Papa in ricordo del soggiorno di
Pio VI, qui tenuto prigioniero tra il 1798 e il 1799, e Pio VII nel 1809. Vi si trovano una grande
sala, uno studio e una camera da letto, con numerose opere d'arte e oggetti che ricordano gli illustri
ospiti.
LACHIESA DI SAN LORENZO
La fondazione della chiesa di San Lorenzo, a navata unica, risale al Trecento: fu iniziata nel 1341 e
consacrata nel 1394. Fu trasformata nel XVI secolo, epoca in cui fu costruita la facciata in pietra
serena da Giovanni Fancelli (1556), ornata dalle statue di San Lorenzo, patrono della chiesa, e San
Bruno, patrono dell'ordine, entro due nicchie.
La chiesa è divisa in due parti distinte, una destinata ai monaci di clausura ed una destinata ai
fratelli conversi che li assistevano. In origine la chiesa era più piccola, visto anche il numero di
persone che doveva accogliere; in seguito fu ampliata, cosicché il coro, costituito da 18 sedili
intagliati con visi d'angelo, fu spostato indietro rispetto alla posizione originaria.
Nel 1556-1558 venne così elevata la parte anteriore, dove oggi si trovano i dipinti di Felice
Ficherelli (Vergine che appare a San Filippo Neri, 1657-1659), Tommaso Garelli (San Benedetto
tra le spine, 1601), Rutilio Manetti e aiuti (Santi e beati certosini).
La parte più antica è invece il presbiterio e il coro dei monaci, ai quali si accede tramite un portale
in pietra serena cinquecentesco, scolpito da Simone Bassi. Questa parte è divisa in tre campate di
volte a crociera su pilastri gotici. Lo straordinario altare marmoreo intarsiato risale al 1595 e nelle
nicchie ospita delle statuette, che sostituiscono quelle originali di Giambologna, trafugate all'epoca
dell'Occupazione napoleonica e mai più ritrovate. Gli affreschi sono di Bernardino Poccetti (1592),
con le Esequie e ascensione al cielo di San Bruno sulla parete di fondo e Santi e membri illustri
dell'ordine certosino, sulla volta del presbiterio. Le volte delle prime due campate sono invece
decorate da affreschi di Orazio Fidani (1653-1655).
Straordinari sono gli stalli in noce intagliati, opera del 1570-1590 di Angelo Feltrini, con l'aiuto dei
figli di Giuliano di Baccio d'Agnolo e Domenico Atticciati. Si distinguono per la ricchezza della
decorazione e la fantasia delle figure intagliate, sia sui braccioli (grifi, sfingi, putti), che sotto i
sedili (dette "misericordie", che sono mascheroni mostruosi con un ricco repertorio di espressioni
fantasiose). Il coro trecentesco invece si trova nell'altra chiesa della Certosa, chiesa di Santa Maria
Di legno intagliato sono anche le statue dei santi poste in cima all'abside dell'altare: ad un primo
sguardo, esse inganneranno l'osservatore, poiché furono dipinte di bianco, a simulazione del
marmo, per evitarne il saccheggio durante le campagne napoleoniche.
Importante è anche il pavimento a marmi policromi, costruito nel coro nel 1573 e nel presbiterio tra
il 1591 e il 1594, ispirato ad altre opere fiorentine che a loro volta si rifanno alla tradizione della
decorazione dei più sontuosi edifici antichi di Roma.
Il rinnovamento barocco ha riguardato anche le varie cappelle della chiesa: quella delle Reliquie
voluta da Niccolò Acciaiuoli, quella di San Bruno, santo fondatore dell'ordine, affrescata da
Giovanni Martinelli, e quella del Beato Niccolò Albergati, morto nel 1425 e beatificato nel 1744,
che aveva donato alla Certosa la sua ricca biblioteca poi dispersa.
Nella sagrestia della chiesa si trovano gli affreschi più antichi di tutto il complesso, del XIV secolo:
un Cristo benedicente, due santi con cartiglio, un angelo con la spada e un' Annunciazione su due
pannelli.
Nella chiesa è inumata anche la salma del cardinale Niccolò Acciaiuoli (1719).
ORATORIO DI SANTA MARIA
L'oratorio di Santa Maria è l'altro luogo di culto della Certosa e si trova adiacente alla chiesa di San
Lorenzo. Risale al 1404 ed è a croce greca. Conserva all'interno, oltre al già citato coro ligneo
trecentesco della Certosa,di Jacopo di Marco Villa ,il Martirio di Sant Eulalia di Francesco Curradi,
San Francesco che riceve le stigmate del Cigoli, due vetrate policrome di Niccolò di Piero Gerini e
due edicole gotiche, affrescate nel XVI secolo.
CRIPTA
Dall'oratorio si accede alla cripta, con varie cappelle. La cappella di Tobia conserva la tomba del
fondatore Niccolò Acciauoli, forse opera dell'Orcagna, e affreschi di Bernardino Poccetti. La
cappella di Sant'Andrea, a croce greca, conserva invece il sepolcro del cardinale Angelo Acciaioli
(1408), con un bassorilievo attribuito a Donatello, ma forse opera cinquecentesca di Francesco da
Sangallo, che curò una ricostruzione della tomba nel 1550, scolpendo sicuramente la cornice a
festoni e le figure della Carità e Giustizia.
A sinistra le tombe di:
Niccolò Acciaioli di Andrea Orcagna sulla parete
In terra davanti all'altare:
La tomba di Acciaiolo il padre di Niccolò in abiti civili
La tomba di Lorenzo il figlio in armatura e con mantello foderato di vaio
E di Lapa sorella in abito muliebre con corona che ha tante croci al posto dei pater
Tutte di Andrea Orcagna
IL CORRIDOIO DEL COLLOQUIO
A sinistra della chiesa si trova l'ambiente dove i monaci potevano radunarsi una volta alla settimana
e interrompere l'obbligo del silenzio, chiamato appunto corridoio del Colloquio. Si tratta di un
ambiente di piccole dimensioni, il cui aspetto attuale risale al 1559. È decorato da una terracotta
invetriata attribuita alla bottega di Andrea della Robbia (Cristo che porta la Croce) e da otto vetrate
a grisaille del XVI secolo, opera di Paolo di Brondo e Gualtieri di Fiandra, con Storie dell'Ordine
Certosino. Le quadrature alle pareti sono più tarde, del XVII secolo.
IL CHIOSTRINO DEI MONACI
In fondo al corridoio si può accedere al chiostrino del Colloquio, di struttura trecentesca
rimaneggiato nel 1558-1559. Di proporzioni eleganti e misurate, presenta un loggiato a tutto sesto
su due lati e conserva un lavabo del 1560.di Giovanni della Bella Questo chiostrino fa da fulcro
all'intero complesso monastico, perché vi si aprono il refettorio, il chiostro grande e la sala del
Capitolo.
SALA DEL CAPITOLO
Il Capitolo dei monaci si riuniva in una sala non molto grande, ed era il luogo di riunione per
leggere ogni giorno un capitolo della regola e discutere, quando necessario, dei problemi che
riguardavano l'intera comunità. La porta lignea originale è opera di un monaco, che vi lavorò per
circa vent'anni fino al 1501.
L'altare sulla parete di fondo è decorato da un affresco con la Crocefissione di Mariotto Albertinelli,
firmato e datato 1506. Notare il riferimento alle leggende del santo Graal e del pettirosso che si
macchiò il petto togliendo una spina dalla corona di Gesù , Vi si trova anche al centro del
pavimento il monumento funebre di Don Leonardo Buonafé, certosino, vescovo di Cortona e
benefattore della Certosa, opera di Francesco da Sangallo di straordinario realismo da notare le
calze (1545) Si noti i piedi coperti dalle calze. Lo stesso artista disegnò anche il pavimento a marmi
policromi, terminato nel 1550.
REFETTORIO
La porta del Refettorio è decorata da una lunetta con san Lorenzo tra due angeli, opera di Benedetto
da Maiano (1496), invetriata poi da Andrea della Robbia. Il refettorio è un'ampia sala rettangolare,
risalente al XIV secolo e rinnovato attorno al 1494 grazie alla munificenza di Leonardo Buonafé. In
quell'occasione venne aggiunto il pulpito in pietra serena, opera di Piero di Giovanni della Bella e
Matteo di Cecco detto il Pesca, che serviva per la lettura delle Scritture durante i pasti.
IL CHIOSTRO GRANDE
Sempre alla generosità del Buonafé è dovuta la realizzazione del Chiostro Grande, costruito tra il
1491 e il 1520, con ciascuno dei lati scanditi da leggere arcate a tutto sesto con sessantasei
medaglioni con busti in terracotta invetriata su ogni colonna, opera della bottega di Giovanni della
Robbia del 1566. Vi sono rappresentati Personaggi dell'Antico Testamento, Apostoli, evangelisti
( negli angoli ) Fondatori di ordini religiosi. Si tratta della più grande raccolta di opere robbiane
situate nella medesima sede.
Le lunette sopra le porte sono quasi tutte opera di Giovanni di Matteo e risalgono al 1506.
Vi si aprono le diciotto celle dei monaci. Accanto a ciascuna porta si vedono ancora le aperture
dove giornalmente si introduceva il cibo, essendo la maggior parte dei pasti consumata nella
solitudine della propria cella.
CELLA
Ognuna di queste celle era articolata in maniera piuttosto confortevole, con tre livelli: una stanza da
pranzo con camino e una camera da letto al livello del chiostro, un grande studio al piano superiore
e, al piano inferiore, una cantinetta con giardino e pozzo.
CHIOSTRINO DEI FRATELLI CONVERSI
La vita dei fratelli conversi ruotava attorno a questo chiostro, di forma allungata e a due livelli,
circondato da eleganti arcate a tutto sesto su colonne corinzie al pian terreno e ioniche al primo
piano. Risale al 1484 e vi si affacciano le celle del conversi, piuttosto piccole poiché essi curavano
il funzionamento della Certosa, per cui vi si recavano essenzialmente per dormire madonna di
Benedetto da Maiano invetriata della Robbia
ALTRI AMBIENTI
Le opere conservate nel coro dei Conversi, nel coro e nel presbiterio dei Monaci sono perlopiù
risalenti al tardo Cinquecento e al Seicento, in particolare gli affreschi, molti dei quali sono dovuti a
Bernardino Poccetti e a Orazio Fidani
LA GIORNATA DI UN CERTOSINO
Orario feriale
22
alzata 12
Angelus
23
mattutino e laudi de beata 12,30 lettura spirituale
23 ,30 in chiesa per mattutino e laudi 13
studio
5,30
alzata 14
lavoro manuale
6
prima de die e terza de beata 14,30 vespro de beata
6,30
angelus e meditazione 15
in chiesa vespro de die
7
in chiesa messa conventuale 16,30 cena e ricreazione
9,30 lavoro manuale 17,30 recollezione
10 siesta 18
angelus due compiete
12 Angelus
riposo
IL CERTOSINO
Creato dai padri intorno al 1835 insieme ad altri liquori
Ingredienti 3 grammi di Coriandoli, 1,5grammi di anice, 1 grammo di corteccia di Cannella, 1
grammo di radice di Angelica, 0,5 grammi di chiodi di Garofano, 0,5 grammi di semi di Finocchio,
0,5 grammi di Macis, 0,5 grammi di fili di Zafferano, 0,5 grammi di cime fiorite di Issopo, 0,5
grammi di foglioline di Melissa, 0,5 grammi di Serpillo, una bacca di Abete
Pesta tutto nel mortaio e introduci in una bottiglia della capacità di almeno tre litri aggiungi 1,250
cl di alcool da liquori tappa ben bene riponilo e sbattilo mattina e sera
Dopo dieci giorni fai bolire per due tre minuti 650 grammi di zucchero in 750 cl di acqua , lascia
raffreddare e versalo sul composto di erbe e alcool fai riposare ancora due giorni quindi filtralo e
mettilo in bottiglia.
MODI DI DIRE
Fare come i frati Certosini
Si dice a chi tarda aprendere posto a tavola quando gli altri commensali sono già seduti,nasce
dal'uso dei Certosini di leggere sacre letture durante i pasti, è ovvio che il lettore non si sedeva ne
mangiava.
Lo stesso detto è valido per chi appena finito il pranzo se ne và,
I frati finito il pranzo rientravano velocemente nelle loro celle.
La pazienza dei frati Certosini
Nasce dalle opere manuali che i frati realizzavano "si veda la porta del Capitolo "
I padri Certosini hanno dato il nome ad un Felino
Si tratta di un gatto dal colore grigio bluastro senza macchie
tel. 055 2616030 – e mail [email protected]