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9/11 Cospirazione e Propaganda
Dieci anni dopo gli attentati dell’11 settembre, un'inchiesta per ripercorrere
la genesi del mito, le storie degli scettici e la diffusione del dubbio di massa
di Naoki Tomasini
Introduzione
Erano trascorsi pochi secondi dal crollo della
seconda torre del World Trade Center, l'11
settembre di dieci anni fa. Una gigantesca nuvola
piroclastica percorreva come una valanga le
strade di Manhattan e inghiottiva centinaia di
persone in fuga a piedi, incredule e sconvolte. Una
patina di cemento polverizzato ricopriva quelle
sagome e ogni altra cosa attorno.
Quel velo di polvere bianca sembrava attutire lo
strazio delle sirene e delle urla, ma la skyline di
New York era squarciata, il cuore della finanza mondiale in fiamme. A Manhattan
andava in scena il reality show dell'apocalisse e tutti gli schermi del globo erano già
sintonizzati. I solidi orizzonti di milioni di persone sembravano improvvisamente
vacillare.
L'afasia dello stupore, però, dura poco, i guru del
marketing mediatico lo sanno bene. I momenti in
cui crollano le certezze sono preziosi per i
manipolatori, ma solo a patto che riescano a
fornire a caldo una spiegazione rassicurante degli
eventi. Così, pochi secondi dopo il crollo della
seconda torre del World Trade Center, l'11
settembre di dieci anni fa, era già il momento di
rivelare l'arcano.
In diretta su Fox News, le parole di un sedicente
testimone: “E poi ho visto crollare le torri,
perlopiù a causa di un cedimento strutturale causato dalla grande intensità delle
fiamme” 1.
E poco dopo, la voce dell'ex capo del dipartimento di New York per la gestione delle
emergenze, Jerome Hauer, su Abc e Cbs, che escludeva la possibilità che a provocare i
crolli potessero essere esplosivi piazzati nelle Torri Gemelle, per poi sostenere che un
simile attentato “presenta di certo l'impronta digitale di Bin Laden” 2.
L’indagine sugli attentati era già conclusa il 13
settembre, con l'allora direttore dell’Fbi Robert
Mueller che mostrava le fotografie di 19 dirottatori
sauditi 3, e prefigurava la doverosa ritorsione
contro il mandante degli attacchi, un altro saudita:
l’invasione dell’Afghanistan.
Ma la cosiddetta versione ufficiale degli eventi
dell'11 settembre è emersa solo quattro anni
dopo, al termine dell’inchiesta della Commissione
governativa, i cui atti e conclusioni sono stati
divulgati in un libro di 571 pagine, che ben poche persone hanno letto. E del resto, il
mondo era ormai irrimediabilmente cambiato; “L’America è stata attaccata da
fondamentalisti islamici che odiano la nostra libertà” aveva detto l'allora presidente
George W. Bush dal pulpito della National Cathedral di Washington DC, il 15 settembre
2001 4. Quattro giorni dopo gli attacchi il mito era servito e, dato il luogo, consacrato.
Da quel momento, metterlo in discussione il dogma sarebbe stato un atto sacrilego.
Dieci anni dopo, la fiducia nell'infallibilità del
mito resiste ostinatamente sui grandi media,
che persistono a ignorare le domande sollevate
dalla ricostruzione ufficiale, trovando nella
categoria del “complottismo” una facile esca di
dissuasione dal pensiero autonomo. Tuttavia, le
voci critiche marginalizzate dall'informazione
generalista hanno trovato spazi e pubblico
sempre crescenti su internet, dove le verità
ufficiali possono essere messe in discussione, e
i miti, anziché decostruirsi, si riproducono. Lo
spazio vuoto di Ground Zero, anti-icona contemporanea, è diventato un'arena dove
competono identità e storiografie ormai inconciliabili, basate sulla condivisione più o
meno critica dei miti. E' diventato un paradossale monumento alla memoria in cui,
assieme allo spirito delle vittime, aleggiano migliaia domande a cui nessuno ha mai
dovuto rispondere.
Si trovano tutte su internet le questioni lasciate aperte dalla Commissione d'inchiesta
sugli eventi dell'11 settembre 2001. Lasciando da parte i miti e le teorie, se si
seguono le domande ci si imbatte nel Truth movement 5, il movimento per la verità
sull’11 settembre.
Non si tratta di un'associazione con un quartier generale e un direttivo, ma di una rete
che unisce diversi gruppi di professionisti: di ingegneri e architetti, docenti, giuristi,
piloti 6, ufficiali delle agenzie di intelligence, politici, veterani e molti altri, ciascuno a
modo suo impegnato nell’indagine su quegli eventi e nella divulgazione del dubbio di
massa. Senza il loro contributo, non ci sarebbero state una commissione d'inchiesta e
nemmeno una ricostruzione ufficiale.
Il Truth movement nasce dall'esperienza di quattro donne che non avrebbero mai
immaginato di essere coinvolte in eventi incommensurabilmente più grandi di loro.
Mentre l’America brancolava nel trauma collettivo per la violazione del suolo nativo,
mentre la macchina dell’imperialismo Neocon scaldava i motori per quella che Cheney
& Co. definirono un’occasione da sfruttare, Lorie, Mindy, Patty e Kristen si recavano a
Washington in cerca di risposte concrete su come fossero morti i loro mariti, caduti
l’11 settembre nelle torri del World Trade Center. La stampa le soprannominò Jersey
Girls 7, e la loro vicenda è diventata un pezzo di storia americana, dell’America del
terzo millenio.
*
Note:
1. “And then I witnessed the towers collapse, mostly due to structural failure because the fire was too
intense”.
http://www.youtube.com/watch?v=A0wHeekgPqk
2. “This is something that certanly has the fingerprint of Bin Laden”.
http://www.youtube.com/watch?v=Dj0Rz9ZsDAg
3. http://www.youtube.com/watch?v=K7wT2cU-bOI
4. http://wn.com/Washington_National_Cathedral
5. http://www.911truth.org/
6. http://pilotsfor911truth.org/
http://www.youtube.com/watch?v=uUbVbmpblFk
7. http://www.msmagazine.com/winter2004/womenoftheyear.asp
http://www.commondreams.org/headlines04/0513-05.htm
http://www.911pressfortruth.com/
Atto primo: La Commissione
Se lo si guarda in modo analitico, l’11 settembre è
stato un intrico di eventi. Una catena più o meno
causale di fatti, così vasta che la mente non riesce
a ordinare. A questo serve il mito, una narrazione
semplificata che renda gestibile la magnitudine di
un giorno senza precedenti, perché la gente possa
voltare pagina e continuare a vivere una vita
normale. E d’altro canto, a questo servono le
Commissioni d’inchiesta: per consegnare alla
storia i fatti nudi e crudi, i numeri, i nomi. E anche
le domande senza risposta, così che altri possano continuare a cercare.
Durante le loro prime indagini, Lorie, Mindy, Patty
e Kristen, le Jersey Girls, scoprirono il lavoro di un
ricercatore indipendente, Paul Thompson 8, che
aveva prodotto una cronologia dei fatti dell’11
settembre, secondo per secondo, basandosi sulle
notizie pubblicate dai media Usa e internazionali.
Era uno strumento prezioso per le quattro donne
che, d’un tratto, s’erano trovate faccia a faccia con
qualcosa di enorme, senza gli strumenti per
capire, ma senza la possibilità di voltare pagina.
Lo racconta una di loro, Kristen Breitweiser, che aveva votato per Bush, nel suo libro:
Educazione politica di una vedova dell’11 settembre. Cercare informazioni era come
una terapia per lenire il dolore, articolo dopo articolo, notti insonni trascorse tra pile di
documenti e su internet, fino a produrre una lista, un lungo elenco di domande.
L’amministrazione Bush, però, non era interessata a dare risposte: “un’inchiesta non
deve interferire con lo sforzo per impedire il prossimo attentato” dichiarò tra gli altri
Dick Cheney. Ma molti altri parenti delle vittime e comuni cittadini sì. Nel giugno del
2002, davanti al Campidoglio a Washington, c'era un piccolo palco con scritto davanti:
“3000 vittime, 3milioni di domande”. Quando parlarono da quel pulpito, di fronte ai
media e a decine di altri familiari delle vittime del 9/11, le Jersey Girls non erano più
sole.
Fu la pressione popolare a spingere il governo
Bush ad autorizzare una Commissione d’inchiesta
9. 421 giorni dopo gli attentati, con un budget
iniziale di 3 milioni di dollari, a fronte dei 40 spesi
per investigare l’affaire Lewinsky. Alla guida venne
inizialmente nominato Henry Kissinger ma, di
nuovo, l’indignazione delle vittime nei confronti di
un veterano delle operazioni sotto copertura,
pupillo di Rockefeller e, per giunta, in affari con la
famiglia Bin Laden, ottenne un risultato concreto:
Kissinger rinunciò all’incarico 10 e al suo posto vennero chiamati Thomas Kean e Lee
Hamilton. Nel marzo 2003, quando la Commissione iniziò le udienze, in platea non
c’erano solo quattro donne, ma decine di persone armate di taccuini e registratori che
si definirono Citizens’ Watch, embrione di quello che si sarebbe chiamato Truth
Movement.
Per rispondere ad alcune delle loro domande la Commissione richiese centinaia di
documenti alla Casa Bianca, all’Fbi, alla Cia, alla difesa aerea e all’aviazione civile.
L’esecutivo aveva promesso piena collaborazione anche da parte delle agenzie di
intelligence, ma le cose non andarono come dichiarato. “Ricordo che il presidente
disse che solo una minoranza dei commissari poteva visionare una minoranza dei
documenti, e che costoro dovevano poi concordare con la Casa Bianca che cosa
avrebbero detto al resto della Commissione” 11 raccontò il senatore Max Clealand, uno
dei membri della Commissione.
Tra la frustrazione di alcuni commissari e delle famiglie delle
vittime, indispettiti dalla scarsa trasparenza
dell’amministrazione e delle agenzie di intelligence, le udienze
proseguirono senza clamore. Fino al 24 marzo 2004, quando
Richard Clarke, il principale consigliere anti-terrorismo
dell’amministrazione Bush (in precedenza per Clinton e Bush
Sr.) testimoniò davanti alla Commissione e disse: “Ai parenti
delle vittime del 9/11, a quelli che sono presenti in questa
stanza e a quelli che ci seguono in televisione, il vostro
governo ha fallito. Coloro che dovevano proteggervi hanno
tradito la vostra fiducia, e anche io vi ho deluso” 12.
Le scuse pubbliche di Clarke, riprese dalla Cbs, costrinsero il
presidente e il suo staff a testimoniare, anche se a porte
chiuse, senza registrazione e non sotto giuramento. Bush
pretese di comparire insieme a Cheney.
Uno dei documenti richiesti dalla Commissione e mai desecretati interamente era il
Presidential Memo del 6 agosto 2001. Avvertiva della presenza in America di potenziali
attentatori intenzionati a dirottare aerei e colpire edifici federali a Washington e New
York. L’allora Segretario di Stato Condoleeza Rice, interrogata nel merito dalla
Commissione, ripose che si trattava di “informazioni storiche basate su vecchi
rapporti. Non c'erano notizie di nuove minacce, e non avvertiva di alcun impellente
attacco sul suolo statunitense” 13. Il titolo del Memo era “Bin Laden intenzionato a
colpire dentro gli Usa” 14.
Ma quello non fu un caso isolato. Le informazioni
preventive su possibili attentati e in particolare
sugli attentatori già presenti negli Usa erano
numerose e impellenti. In quest’ambito, il caso più
clamoroso fu la testimonianza del Lt. Col. Anthony
Shaffer 15, che operava in un progetto del
Comando Operazioni Speciali (Socom), chiamato
Able Danger. Shaffer rivelò alla Commissione che
Mohamed Atta e almeno altri tre attentatori erano
noti al suo ufficio almeno un anno prima degli
attacchi. Le rivelazioni di Shaffer furono confermate da un altro ufficiale, il Maggiore
Eric Kleinsmith capo dell’intelligence del Liwa (Land Intelligence Warfare Activity), che
raccontò alla Commissione di avere ricevuto l’ordine di distruggere 2,5 terabyte di files
del progetto Able Danger. La commissione rifiutò di prendere in esame le rivelazioni
per mancanza di prove, screditando la lealtà di due ufficiali che avevano messo a
rischio la propria carriera. Tra coloro che presero le difese di Shaffer, ci fu il Senatore
Kurt Weldon, vicedirettore del House Homeland Security Committee, che riferendosi
all’atteggiamento della Commissione dichiarò (in un’intervista alla Fox news): “Sta
succedendo qualcosa di molto sinistro che mi turba profondamente” 16. Anni dopo, il
direttore esecutivo della Commissione Philip Zelikov sostenne che quella pista non era
stata seguita per “Mancanza di tempo e risorse”.
*
Note:
8. http://www.historycommons.org/project.jsp?project=911_project
9. http://govinfo.library.unt.edu/911/archive/index.htm#hearings
10. http://archives.cnn.com/2002/ALLPOLITICS/12/13/kissinger.resigns/
11. “I remember, the president have said that only a minority of the commissioners can see a minority of
the documents, and then they have to clear what they are going to say to the rest of the commission, to
the White House”.
12. “To the loved ones of the victims of 9/11, to them who are here in this room, to those who are
watching on television, your government failed you. Those entrusted with protecting you failed you. And
I failed you”.
http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_A._Clarke
13. “Historical informations based on old reportings. There was no new threat information, and did not in
fact warn of any coming attack inside the United States”.
14. “Bin Laden determined to strike in US”.
15. http://en.wikipedia.org/wiki/Anthony_Shaffer_%28intelligence_officer%29
16. “There is something very sinister going on that really troubles me”
http://www.democracynow.org/2004/3/23/the_white_house_has_played_cover
http://dir.salon.com/story/news/feature/2003/11/21/cleland/index.html?pn=1.
Il dubbio, quanto sapeva l’amministrazione Bush prima degli attacchi e cosa fece per
prevenirli, non trova risposte nel rapporto ufficiale della Commissione, dato alle
stampe nel luglio 2004.
E nemmeno l’altra grande domanda che il comitato dei cittadini poneva con insistenza:
chi pagò le spese per realizzare gli attentati? Il 9 ottobre del 2001 il Times of India
scrisse che, secondo le indagini dell’Fbi su Mohamed Atta, il presunto capo degli
attentatori ricevette centomila dollari da parte del capo dei servizi segreti pakistani, il
Generale Mahmoud Ahmed. Lo stesso generale Ahmed che la mattina dell’11
settembre faceva colazione a Washingon, insieme a Porter Goss e Bob Graham,
presidenti dei comitati per l'intelligence del Senato 17. Nel rapporto finale della
Commissione, però, la questione del finanziamento degli attacchi viene definita “di
scarsa rilevanza pratica” 18.
Durante le udienze della Commissione, l’allora ministro dei Trasporti Norman Mineta
testimoniò di essere stato presente nel bunker della Casa Bianca insieme a Dick
Cheney, mentre il Vice Presidente veniva informato del velivolo in avvicinamento al
Pentagono, chilometro dopo chilometro, senza ordinare l’evacuazione dell’edificio. La
sua testimonianza venne però omessa dal rapporto finale, in cui si legge che “non ci si
accorse dell'aereo in avvicinamento al Pentagono fino all'ultimo momento” 19. E si
sostiene che Cheney non fosse presente al momento dell’impatto.
Proprio la mancata difesa aerea fu uno dei campi
che la Commissione faticò maggiormente ad
indagare. L’infallibile sistema di difesa
aerospaziale Usa (Norad) che normalmente è in
grado di intercettare qualsiasi aereo sospetto in
circa dieci minuti, quel giorno fallì nell’intercettare
tutti e quattro i velivoli dirottati. Gli ufficiali del
Norad fornirono alla Commissione tre diverse
versioni della sequenza di eventi, che furono
considerate ricostruzioni ufficiali fino alla
pubblicazione del rapporto finale. Questo però, contraddiceva la cronologia fornita dai
militari, e puntava il dito sul ritardo nella comunicazione dei dirottamenti da parte
dell'aviazione civile. Nessuno dei responsabili della mancata difesa aerea venne
indagato, né per gli errori né per la false testimonianze davanti alla Commissione. La
maggior parte dei protagonisti in negativo della sequenza di eventi che secondo le
conclusioni della Commissione “furono sfruttati dagli attentatori”, ricevette una
promozione.
La vedova Kleinberg espresse così la sua delusione davanti alla Commissione: “I
terroristi dell'11 settembre non ebbero solo un colpo di fortuna, furono fortunati più e
più volte. Ma quando si osserva un simile modello ripetuto di protocolli infranti, leggi
violate e mancate comunicazioni non la si più più chiamare fortuna. A questo punto,
se non cerchiamo di individuare gli individui responsabili per non aver svolto
adeguatamente il proprio lavoro, come possiamo
aspettarci che i terroristi non siano ancora
fortunati?” 20.
In realtà, le conclusioni della Commissione
sembravano confermare le critiche della Jersey
Girl, secondo cui l’11 settembre sarebbe stato
possibile grazie a una serie di incompetenze ed
errori, o da parte dell’aviazione civile o da quella
militare. Tuttavia, c’è almeno un altro spinoso
filone di indagine che la Commissione non ha
voluto, o potuto, seguire.
Il 17 giugno 2004, durante l’interrogatorio del Generale Richard Myers, il principale
consigliere militare di Bush, il Commissario Jamie Gorelick si apprestava a porre una
domanda quando un giovane gridò dalla platea: “Domandagli delle esercitazioni
militari pianificate per l'11 settembre!” 21. Il disturbatore venne allontanato dalla
polizia e la domanda non venne posta. Quella però, nelle udienze della Commissione,
fu l’unica volta in cui vennero nominate le esercitazioni militari - almeno quattro - in
corso l’11 settembre. In effetti, lo stesso Gen. Myers ammise nel 2006 davanti al
House Armed Services Committee che le quattro esercitazioni non erano congetture.
Già nell’agosto 2001 l’Associated Press rivelava che l’11 settembre era in corso una
simulazione dello schianto di un aereo civile contro il quartier generale del National
Reconnaissance Office in Virginia. E lo stesso giorno, scrisse nel dicembre 2001 il
Toronto Star, era in corso anche l’operazione Northern Vigilance, che tra le altre cose
prevedeva l’immissione di falsi segnali di aerei dirottati sui radar civili e militari 22. E’
possibile che tali esercitazioni abbiano contribuito alla disfatta della difesa aerea l’11
settembre? Il testo finale della Commissione non ne fa nemmeno menzione.
*
Note:
17. http://www.atimes.com/atimes/Front_Page/FD08Aa01.html
18. “Of little practical significance”.
19. “There was no knowledge that an aircraft was approaching the Pentagon until the last minute or so”.
http://www.youtube.com/watch?v=bDfdOwt2v3Y
http://archives.cnn.com/2002/ALLPOLITICS/09/11/ar911.king.cheney/
20. “The 9/11 terrorists were not just lucky ones, they were lucky over and over again. When you have
this repeated pattern of broken protocols, broken laws, broken communications one cannot still call it
luck. If at some point, we don’t look to hold the individuals accountable for not doing their jobs properly,
then how can we ever expect for terrorists to not get lucky again?”
21. “Ask about the war games that were planned for 9/11!”
22. http://www.usatoday.com/news/washington/2004-04-18-norad_x.htm
http://911research.wtc7.net/cache/planes/defense/torontostar_russiangame.html
http://www.boston.com/news/packages/sept11/anniversary/wire_stories/0903_plane_exercise.htm
http://www.historycommons.org/context.jsp?item=a96oemtrains#a96oemtrains
La ricostruzione degli eventi prodotta dall’inchiesta ufficiale, insomma, lasciò
insoddisfatti i familiari delle vittime, alcuni dei commissari, e migliaia di altre persone
che attendevano certezze storiche dal proprio governo. Chi per riconciliarsi col dubbio,
chi per contrastare con solidi argomenti le teorie del complotto che andavano
moltiplicandosi su internet.
Se la scarsa penetrazione delle indagini si può spiegare in parte con la mancanza di
fondi e collaborazione, lo stesso non può dirsi per le omissioni. Il fatto che nel
rapporto non si faccia menzione del crollo del World Trade Center 7 23 - la terza torre
che si schiantò al suolo alle 16:54 dell’11 settembre 2001, in meno di sette secondi,
senza essere stata colpita da alcun un aereo - è stato da allora il principale argomento
nelle mani del critici per ipotizzare l’esistenza di un complotto. Il Nist (National
Institute for Standard and Tecnology), che curò la ricostruzione del crollo delle Twin
Towers, pubblicherà un rapporto sul Wtc7 solo nel novembre 2008 24.
Il potere decisionale sulla direzione delle indagini
della Commissione era nelle mani del direttore
esecutivo, che curò anche la stesura del testo
finale: Philip Zelikov, uno dei teorici della politica
Neocon e molto vicino a due alti esponenti del
governo Bush: Carl Rowe e Condoleezza Rice.
Zelikov negò di avere avuto contatti con loro
durante i lavori della Commissione, ma venne poi
smentito dal reporter del New York Times che
seguì le udienze: Philip Shennon 25, che nel 2008
pubblicò un libro-denuncia intitolato “La Commissione. La storia incensurata
dell'indagine sul 9/11” 26. Sempre nel 2008, quattro anni dopo la pubblicazione del
rapporto finale, il New York Times pubblicò un intervento scritto dai due presidenti
della commissione, Kean e Hamilton 27. I due rivelarono che molte delle informazioni
citate dalla commissione erano state ottenute dalla Cia mediante la tortura di
prigionieri 28, e che la documentazione audio-video richiesta di quegli interrogatori era
stata distrutta. Due anni prima gli stessi Kean e Hamilton avevano pubblicato un
memoriale intitolato “Senza Precedenti: la storia dietro le quinte della Commissione
sul 9/11” 29, in cui criticavano le condizioni in cui avevano dovuto operare, e
concludevano che: “C'erano tutte le condizioni per ritenere che fosse stata istituita per
fallire” 30.
Nel luglio 2004, in contemporanea con la
pubblicazione del rapporto ufficiale, i comitati
dicittadini Citizens' Watch pubblicarono un
rapporto sulle omissioni della Commisione. E nel
settembre dello stesso anno organizzarono a New
York una contro-indagine indipendente, The
Citizens’ Commission Omission Hearings 31, in cui
si analizzarono, pur con limitatissime risorse
economiche e soprattutto legali, le questioni
lasciate aperte dalla Commissione. Le 32 pagine
del loro resoconto finale raccontano una storia diversa dalle 571 ufficiali, sono due
ricostruzioni alternative ma non interamente complementari, scritte nero su bianco.
I due fronti però, sui media, per le strade e nelle case degli americani, erano già divisi
da tempo. Il gioco della verità si era spostato dalle carte alla rete, dai rapporti ai
documentari, e non soltanto.
*
Note:
23. http://www.youtube.com/watch?v=AsJQKpnkZ10
24. http://www.nist.gov/public_affairs/techbeat/tbx2008_1120_wtc7.htm
25. http://www.nytimes.com/2008/02/04/books/04thom.html
26. The Commission: The Uncensored History of the 9/11 Investigation.
27. Stonewalled by the Cia. http://www.nytimes.com/2008/01/02/opinion/02kean.html
28. http://groups.google.com/group/alt.conspiracy/browse_thread/thread/a36ec676643d5424
29. “Without Precedent: The Inside Story of the 9/11 Commission”.
30. "So there were all kinds of reasons we thought we were set up to fail".
31. http://www.justicefor911.org/Appendix7_911OmissionsHearings_111904.php
Atto secondo: Conspirazione Vs. Propaganda
Un piccolo riassunto dell'atto precedente: la Commissione ufficiale sull’11 settembre
concluse che 19 attentatori islamici avevano centrato tre su quattro dei loro obiettivi,
e che questo era stato possibile anche a causa di una serie di errori, inefficienze e, con
le parole di Condoleezza Rice, “mancanza di immaginazione”. Tuttavia nessuno venne
indicato come responsabile. La commissione è stata criticata dai suoi stessi
componenti, e il rapporto finale manca completamente di fornire un resoconto per
diversi argomenti rilevanti.
Ora, che cosa succede quando la ricostruzione
ufficiale di un evento lascia aperte troppe
domande? Nell’era di internet succede che le
risposte arrivano lo stesso, anche se non hanno
nulla di ufficiale e non sono necessariamente
frutto di indagini accurate e imparziali.
Le teorie del complotto iniziano da questo punto.
Gli studiosi del fenomeno le dividono in due
categorie: Lasciato accadere apposta (Lihop) 32 e
Fatto accadere apposta (Mihop) 33. Ma entrambe le
versioni presuppongono che il governo avesse
conoscenza preventiva della minaccia e l’intenzione di sfruttare gli attentati per
intraprendere una serie di azioni che, senza l’evento traumatico, non sarebbero state
accettate dalla popolazione.
I sostenitori di queste teorie hanno avuto vita facile in questo senso, poiché l’utilità di
“un evento catalizzatore” come Pearl Harbour per accrescere massicciamente le spese
militari dopo la fine della guerra fredda,
l’intenzione di attaccare l’Iraq per mettere al
sicuro gli approvvigionamenti di petrolio, o la
necessità di costruire nuove basi militari in tutto il
mondo, erano scritte chiaramente in diversi libri e
documenti pubblicati, prima del 2001, dal Think
Tank Neocon chiamato Progetto per un Nuovo
Secolo Americano (Pnac), fondato da Dick Cheney,
Donald Rumsfeld e diversi altri che sarebbero poi
entrati nell’amministrazione Bush 34.
Il primo a infilarsi in questo filone di indagine fu un giornalista francese, Thierry
Meyssan 35 che esordì nel 2002 con il libro La spaventosa impostura, che divenne un
best seller tradotto in 27 lingue e gli valse la qualifica di persona non grata negli Stati
Uniti. Sull'onda del successo, prima ancora che la Commissione sul 9/11 avesse
concluso i lavori, Meyssan pubblicava un secondo volume intitolato Pentagate in cui,
sulla base delle immagini dell'incidente al Pentagono, sostenne che ciò che aveva
colpito l'edificio più sicuro della Terra non poteva essere un Boeing 757.
Ma il pioniere del complotto come intrattenimento
di massa è stato certamente il regista Michael
Moore, che nel 2004 vinse la Palma d’Oro al
festival di Cannes con il film Fahrenheit 9/11,
distribuito con grande successo in tutto il mondo
prima di apparire sui grandi schermi negli Usa.
Moore puntava il dito sui legami storici tra la
famiglia Bush e i Bin Laden, e creò l’icona del
presidente Bush-tontolone 36, mostrandolo con lo sguardo smarrito mentre siede in
un’aula di scuola elementare, durante gli attacchi. Fahrenheit 9/11 incassò 222 milioni
di dollari e divenne il documentario più redditizio di tutti i tempi. E Moore fu anche il
primo a sperimentare la gogna pubblica del “complottista”. In pochi mesi la stampa
pubblicò decine di articoli 37 che contestavano la fondatezza delle tesi del film
“Unfairenheit”, e accusavano Moore di fare propaganda anti patriottica. Il 5 ottobre, in
contemporanea con la commercializzazione del Dvd, usciva anche il controdocumentario FahrenHYPE 9/11, col sottotitolo: “Svelando la verità su Fahrenheit 9/11
e Michael Moore”. La partita era solo all’inizio, e come nello slogan delle guerre in
Afghanistan e Iraq, anche negli Stati Uniti l’obiettivo era la conquista dei cuori e delle
menti.
Nella primavera del 2002, un giovane film-maker
di 19 anni, Dylan Avery, stava lavorando a una
sceneggiatura immaginaria sugli attacchi del 9/11.
Ma le ricerche lo spinsero sempre più a fondo, fino
a convincersi che gli eventi di quel giorno fossero
un auto-attentato, un Inside Job. Tre anni dopo
prendeva forma Loose Change, un altro
documentario da record, questa volta per il
numero di spettatori. La prima versione era costata
duemila dollari, usando materiale d’archivio dei
Network Tv, voce narrante e il groove di Dj Skooly. La distribuzione gratuita su
internet ha fatto il resto e, ad oggi, il documentario è stato visto da oltre dieci milioni
di persone. L’accumulazione di argomenti proposti per sostenere la teoria del Mihop
attirò molte critiche anche da parte del Truth Movement, che l’accusò di sostenere tesi
troppo fantasiose senza prove concrete. Partita chiusa? Neanche per sogno. Dylan
ripropose il documentario aggiornato, tenendo conto delle critiche nel 2005, e poi
ancora nel 2006 e nel 2007 nella versione Final Cut 38. Ma già nel 2009 usciva
l’ennesima revisione, questa volta con un budget di 1milione di dollari e la consulenza
di due autorità del complotto-show: il professore di teologia David Ray Griffin e il
conduttore radiofonico Alex Jones. Il fenomeno Loose Change ha persino ricevuto
l’attenzione del Dipartimento della Difesa Usa, che nel maggio 2009 ne ha pubblicato
una recensione intitolata: Loose Change confutato: “Loose Change si basa su ricerche
superficiali e contiene molti errori. Tuttavia, questo non gli ha impedito di diventare
straordinariamente popolare” 39.
*
Note:
32. Let It happen On Purpose.
33. Made it happen on purpose.
34. http://www.newamericancentury.org/
35. http://www.voltairenet.org/_Thierry-Meyssan_?lang=it
36. http://www.youtube.com/watch?v=0rO3F6mZUaE
http://www.documentarywire.com/fahrenheit-911
37. http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=fahrenheit-2777
38. http://www.documentarywire.com/loose-change-final-cut
39. “Loose Change is researched very shoddly, making numerous mistakes of fact and judgement.
Nevertheless, this has not prevented it from becoming extraordinarily popular”.
Loose Change è solo la punta dell’iceberg. Dal 2002 a oggi la rete è stata invasa da
decine e decine di documentari sul 9/11, oltre a centinaia tra siti e blog. Una valanga
di prove, confutazioni e domande, una teoria di teorie che hanno nutrito un vero e
proprio fenomeno di massa. Un segnale presto compreso dal Time Magazine, che nel
settembre 2006 scriveva: “Questo non è più un fenomeno marginale. É una realtà
politica di massa” 40.
Time Magazine citava un sondaggio 41, secondo cui il 36% degli americani non credeva
alla ricostruzione ufficiale degli attacchi. Ma i primi sintomi del dubbio di massa erano
già evidenti nel 2004, quando un sondaggio prodotto dall’istituto Zogby mostrava che
il 49 percento dei residenti di New York sospettava che il Governo conoscesse a priori i
piani degli attentatori e che avesse mancato di agire di proposito.
Il sondaggio, ripetuto nel 2006, fu pagato da James Walter,
milionario californiano che negli anni precedenti aveva speso 3
milioni di dollari in annunci sulle principali testate e televisioni
Usa, spot che invitavano a dubitare della ricostruzione ufficiale
degli eventi del 9/11 e chiedevano una nuova inchiesta. James
Walter aveva prodotto e distribuito gratuitamente 300mila
copie del controverso documentario Exposing the Evidence
(criticato anche dal Truth Movement), e la sua opera di
mecenatismo verso le teorie del complotto venne svelata dal
New York Times 42, che lo dipinse come un eccentrico
ereditiero ex cocainomane “che si lascia prendere un po' la
mano dalle sue idee”. Walter si accollò anche le spese della
turnee internazionale dell’ex custode del World Trade Center
William Rodriguez 43, nominato da Bush eroe nazionale per le
vite che salvò durante gli attacchi. William Rodriguez racconta
di avere sentito una fortissima esplosione dalle fondamenta della torre nord prima
dello schianto del volo 11. Ma sua testimonianza e quelle di altre 27 persone da lui
indicate non vennero mai ascoltate dalla Commissione d’inchiesta. Resoconti di
esplosioni prima del crollo delle torri sono apparsi a decine anche nei grandi media, e
molti altri li ha prodotti il Dipartimento dei Vigili del Fuoco di New York, che nel 2005
ha pubblicato le FDNY Oral Stories, una raccolta dei ricordi di oltre 500 pompieri, del
giorno in cui 343 loro colleghi persero la vita.
Alex Jones è un conduttore radio di Austin, Texas,
che ha conosciuto il successo internazionale grazie
alla rete, dove si trovano centinaia di sue interviste
e documentari da lui realizzati o prodotti. Jones,
che assomiglia a Charlie Brown, con voce tonante e
parlantina supersonica, è diventato un vero e
proprio fenomeno mediatico, specialmente con i
video delle sue incursioni alle riunioni del gruppo
Bilderberg e nella tenuta di Bohemian Grove. Una
popolarità che ha saputo accrescere anche con
un’abile strategia di marketing. Sul suo sito si
possono comprare libri e documentari su qualsiasi cospirazione, ma anche magliette e
berretti con il logo “9/11 was an inside job”, fino ai kit di sopravvivenza per
l'apocalisse. I documentari prodotti dalla fabbrica di Jones sostengono tutti la stessa
teoria di fondo: l’11 settembre è stato un inside job organizzato dalle fratellanze
segrete interne alle istituzioni, la cui agenda punta alla costruzione di un New World
Order, vale a dire: un governo mondiale sopra le nazioni, una banca centrale
mondiale, un esercito mondiale, e la graduale soppressione delle libertà civili tramite
provvedimenti d'emergenza come il Patriot Act.
Da dove prendono queste idee apocalittiche Jones e i suoi emuli? Di certo rileggono la
storia del secolo scorso avallando le principali cospirazioni, da Pearl Harbour, a Jfk,
passando per l’incidente del golfo di Tonkino, il caso Iran-Contra, l’operazione
Norhwoods, l'operazione Paperclip... Dai documenti del Project for a New American
Century e dai capolavori della distopia, come 1984 di Orwell o Il Mondo Nuovo di
Huxley. Ma anche da un fatto più recente e concreto: il progetto Continuity of
Government (Cog) 44, sviluppato al tempo di Reagan, proprio da Cheney e Rumsfeld.
Questo prevedeva l’istituzione di Governo Ombra con poteri eccezionali in caso di
emergenze nazionali come esplosioni atomiche negli Usa, o la morte del presidente.
Le specifiche del piano prevedevano la possibilità di intercettare, sorvegliare e
arrestare arbitrariamente i cittadini Usa, attraverso l'imposizione della legge marziale.
II 1 marzo 2002 sia Washington Post che Bbc 45 davano la notizia dell’attuazione del
Continuity of Government, con alla guida proprio Dick Cheney.
*
Note:
40. “This is not a fringe phenomenon. It is a mainstream political reality”.
http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1531304,00.html
41. http://en.wikipedia.org/wiki/9/11_opinion_polls
42. “A Hidden Story Behind Sept. 11? One Man's Ad Campaign Says So”.
http://www.nytimes.com/2004/11/08/nyregion/08ads.html?_r=2
43. http://www.youtube.com/watch?v=DIC0Kl4TKoU
44. http://www.nytimes.com/2009/07/28/us/politics/28continuity.html?_r=1&em
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/1848303.stm
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/05/09/AR2007050902719.html
http://www.911docs.net/peter_dale_scott.php
45. WP: Shadow Government is at work in secret, Bbc: Washington sets up Shadow Government.
Il Truth Movement ha fatto di tutto per resistere a quella che
loro stessi definiscono “infiltrazione” da parte dei sostenitori di
teorie fanta-politiche, che possano - e lo sono state - essere
usate dai detrattori per screditare le loro ricerche. Il primo
passo era tracciare un confine tra sé e gli altri, creando una
specie di lista nera dei siti “inaffidabili”. La priorità era
riportare l’attenzione sulla ricostruzione degli eventi, sulla
richiesta di una nuova indagine completa e indipendente.
Bisognava riconnettere nell’immaginario pubblico il movimento
con le sue origini, dunque con le famiglie delle vittime.
Nel settembre del 2006 il regista Ray Nowosielsky lanciò Nelle
loro parole: la storia sconosciuta delle famiglie dell'11
settembre 46. Il documentario fece conoscere al mondo i volti e
le vicende delle famiglie delle vittime, le loro ricerche e il
difficile confronto con la Commissione che non rispose alle loro
domande.
Hollywood rispose con il documentario Sul suolo nativo 47, narrato da Kevin Kostner e
Hillary Swank, che rifletteva punto per punto la ricostruzione ufficiale della
Commissione d’inchiesta. Mentre qualche mese prima nelle sale cinematografiche era
uscito United 93 48, il docu-drama ispirato al quarto volo dirottato l’11 settembre,
quello che “cadde” in Pennsylvania, il secondo aereo della storia a essersi disintegrato
senza quasi lasciare traccia - il primo era quello che si era appena “vaporizzato” contro
il Pentagono. United 93 racconta la ribellione dei passeggeri che neutralizzarono gli
attentatori immolandosi, e si basa sulle telefonate che questi avrebbero fatto ai
parenti durante il dirottamento. Già da anni il Truth Movement dubitava dell’autenticità
di quella ricostruzione, ipotizzando che il volo 93 fosse stato abbattuto dai caccia della
Difesa. Gli scienziati del movimento sostenevano che le telefonate sopra i 3mila metri
fossero impossibili, e tanto meno alla quota 9mila dove si trovava il volo. E
sollevarono dubbi anche sulle ambiguità di alcune delle telefonate, tipo: “Mamma?
Sono Mark Bingham” 49. United 93 non tenne conto di nessuna di queste obiezioni, e
rappresentò una versione eroica, del tutto in linea con la ricostruzione ufficiale. La
rivolta dei passeggeri sarebbe stata guidata da un concittadino di Michael Moore, Todd
Beamer, le cui ultime parole furono: “Siete pronti? Diamoci dentro!” 50. I passeggeri
del volo 93 sono stati nominati per la medaglia d’Oro all’Onore del Congresso, che non
hanno ancora ricevuto.
L’ufficialità di queste produzioni non ebbe però
grande effetto sull’espansione del dubbio di
massa. Le domande del popolo di internet erano
ancora tutte lì, e sembravano trarre forza dalla
“propaganda” delle major. I giovani, si dice, sono
più vulnerabili ai complotti, e la percentuale di
under 30 del Truth Movement sembra dimostrarlo.
Per competere con internet c’era bisogno di un
restyling del mito, di una versione del 9/11 che
fosse disincantata rispetto alla verità ufficiale, ma
che nel contempo potesse replicare alle rivelazioni
del Truth Movement, ridicolizzandole, per seppellire il dubbio sotto una risata.
South Park è il cartone animato più corrosivo e dissacrante della Tv, e mai potrebbe
essere sospettato di fare propaganda per difendere le istituzioni. Nella puntata
numero 1009, Il mistero dell'orinatoio 51, Eric Cartman e i suoi amici bidimensionali
decidono di scoprire la verità sull’11 settembre e scoprono un terribile segreto: “Le
teorie cospirative sull'11 settembre possono essere confutate scientificamente, ma
tutti i siti internet della cospirazione sono gestiti dal Governo”. “Oh Gesù – sussultano i
ragazzi – perché mai il Governo dovrebbe volere che la gente pensi che sono stati loro
a causare il 9/11? Non potreste dire semplicemente la verità?”. Risponde Bush:
“Facciamo anche quello, e la maggior parte delle persone crede alla verità. Ma un
quarto della popolazione è ritardato, se questi vogliono credere che controlliamo tutto
con piani intricati, perché non lasciarglielo credere? 52
Il Truth Movement ha scelto di evitare conclusioni
e concentrarsi sulla raccolta di evidenze e
domande. Ma la vastità dei fatti, per chi li
consideri orchestrati in una cospirazione, necessita
di una visione più ampia. Il governo Usa non
sarebbe stato in grado nemmeno se avesse voluto
di provocare un attentato di quella portata, e
certamente nemmeno 19 jihadisti spaesati senza
una rete internazionale di supporto. Dunque se gli
eventi del 9/11 fossero una cospirazione, come
ormai credono decine di migliaia di persone, chi li avrebbe organizzati?
Le teorie che rispondono a questa domanda partono tutte dall’esistenza di istituzioni
ombra che controllano come fantocci le istituzioni democratiche e i media mondiali.
L’11 settembre allora sarebbe un complotto ordito dal sistema finanziario/militare
americano? Un complotto della lobby ebraica Usa realizzato dal Mossad, come
sostenne Cossiga 53? Un piano dei nazisti luciferiani di Bohemian Grove per conseguire
il New World Order? La strategia secolare degli Illuminati di Baviera? Oppure degli
eredi del gruppo Majority12, pronti a tutto pur di nascondere al mondo la presenza
degli alieni sulla Terra? E quali alieni poi? I Grigi come Ebe o i rettiliani Annunaki?
Come sarebbe bello poter riavvolgere il nastro del tempo, chiudere il vaso di Pandora,
dimenticare. E ricominciare a vivere il terzo millenio dalla primavera del 2001. Dal 4
marzo per la precisione, quando la Tv americana trasmetteva la prima puntata di un
telefilm ispirato ai complotti: The Lone Gunmen, in tributo a Lee Harvey Oswald. Nella
puntata del 4 marzo 2001 54, un gruppo di cospiratori interno al Governo Usa
organizzava un auto-attentato, dirottando elettronicamente un aereo di linea contro il
World Trade Center. Alla fine dell’episodio, però, gli eroi della serie riprendevano il
controllo dell’aereo evitando lo schianto con le Twin Towers. Il mondo era salvo.
*
Note:
46. In their Own Words: The Untold Story of the 9/11 Families.
http://www.documentarywire.com/in-their-own-words-the-untold-stories-of-the-911-families
47. On Native Soil.
http://onnativesoil.com/
48. http://www.mymovies.it/trailer/?id=43869
49. “Mom? This is Mark Bingham”.
50. “Are you guys ready? Let’s roll!”
http://en.wikipedia.org/wiki/Todd_Beamer
51. “The mistery of the urinal deuce”
http://www.southparkstudios.com/episodes/103775
52. “All the 9/11 conspiracies theories can be disproven scientifically, but all the 9/11 conspiracy
websites are run by the Government. The 9/11 conspiracy is a Government conspiracy!”. “Oh Jesus, why
would the Government want the people to think they caused 9/11? Why don’t you just tell people the
turth?”. Bush: “we do that too, and most people believe the truth. But 1/4 of the population is retarded.
If they want to believe that we control everithing with intrigate plans, why not let them?”
53. http://www.corriere.it/politica/07_novembre_30/osama_berlusconi_cossiga_27f4ccee-9f55-11dc8807-0003ba99c53b.shtml
54. http://www.youtube.com/watch?v=z3WW6eoLcLI
Atto terzo: Demolition Inc.
Il 25 gennaio 2001, uno degli architetti del World
Trade Center, Frank de Martini, spiegava in
un’intervista a History Channel che le Torri Gemelle
erano concepite per sostenere impatti multipli con dei
Boeing 707 a pieno carico. De Martini aveva un ufficio
all’88 piano della torre nord, e l’11 settembre morì
mentre aiutava i soccorritori. Forse, era convinto che
la torre non sarebbe crollata 55.
I fatti noti sono questi: due torri di 110 piani - 425
mila tonnellate di cemento, 47 colonne centrali e 240 perimetrali interconnesse, per
200 mila tonnellate di acciaio - sono crollate quasi alla velocità di caduta nel vuoto, in
maniera simmetrica lungo il percorso di massima resistenza, polverizzando sé stesse e
tutto ciò - e coloro - che contenevano, rispettivamente 55 minuti e 1 ora e 28 minuti
dopo gli impatti con i voli 11 e 175.
Sei ore dopo, un altro palazzo di 47 piani distante un centinaio di metri, la Torre 7 del
Wtc, crollava al suolo in meno di sette secondi, senza essere stata colpita da alcun
aereo.
Il vero mistero sull’11 settembre è come tutto ciò sia potuto
accadere, anche considerando che si tratterebbe dei primi tre
casi di grattacieli crollati per le fiamme nella storia. L’unico
ambito da cui ci si aspetterebbe di trovare delle risposte certe
e dimostrabili è il terreno della scienza. Ma quando si tratta
dell’11 settembre anche la scienza si divide.
Fin dal principio, infatti, anche le fonti ufficiali faticarono a
fornire ricostruzioni univoche ed esaustive. La Commissione
d’inchiesta affidò le indagini tecniche sul crollo delle Twin
Towers al Nist 56 (National Institute for Standard and
Technology), un’agenzia del governo, che eseguì delle
simulazioni con modelli ricreati al computer e commissionò dei
test su modelli in scala alla Underwriters Labs. Queste
simulazioni in scala evidenziarono lo scioglimento dei modelli
sottoposti alle fiamme, non il crollo. Ma lo scienziato che lo
rivelò smentendo il resoconto ufficiale del Nist, Kevin Ryan, venne licenziato.
Nel primo rapporto pubblicato nel Maggio 2002 il Nist propose la teoria Pancake,
secondo cui il fuoco avrebbe indebolito le giunture tra le colonne e i piani, che
sarebbero crollati l’uno sull’altro fino a terra. Questa ricostruzione venne contestata da
un altro rapporto del 2002, commissionato dal proprietario del Wtc Larry Silverstein 57,
in cui si sosteneva che a cedere a causa delle fiamme furono le colonne, non le
giunture con i piani. Silverstein aveva rilevato il
complesso del Wtc nel luglio 2001, assicurandolo
con una polizza che prevedeva come caso estremo
quello di un aereo che colpiva una delle due torri.
Dopo l’11 settembre Silverstein intraprese una
causa di risarcimento per 7 miliardi di dollari, ma
se la prima ricostruzione del Nist fosse passata, la
causa finale del crollo sarebbe stato un cedimento
della struttura, e lui non avrebbe incassato un
dollaro. Nel 2005 il Nist pubblicò un secondo
rapporto, in cui sosteneva sulla base delle simulazioni al computer che le torri
crollarono perché l’impatto degli aerei rimosse la copertura ignifuga delle colonne che,
esposte alle potenti fiamme, si imbarcarono fino a destabilizzare la struttura. Il Nist
precisa nel rapporto che non indagò la dinamica del crollo: “l'oggetto dell'indagine è
stata la sequenza degli eventi dagli impatti con gli aerei fino all'inizio del crollo delle
torri, e non include il comportamento delle strutture successivo a quel momento” 58. Il
rapporto non prese nemmeno in esame i resoconti di esplosioni e non fece analisi
chimiche per verificare l’ipotetica presenza di esplosivi. Nell’ottobre del 2006 Larry
Silverstein vinse la causa con le assicurazioni, incassando 4,5 miliardi di dollari.
Nel febbraio 2002 il direttore di Fire Engineering, Bill Manning 59, scrisse un articolo
per contestare l’approccio del Nist, sostenendo la necessità di un’indagine completa e
indipendente, che non si basasse solo su simulazioni al computer, peraltro non
analizzabili al di fuori dell'istituto. Manning denunciò anche la distruzione delle
potenziali prove per verificare qualsiasi teoria, le macerie del Wtc, che furono
frettolosamente rimosse e spedite in Cina.
Una delle riviste scientifiche concorrenti, Popular Mechanics, nel 2005 pubblicò la
cover story Sconfessiamo le bugie sul 9/11 60 che pretendeva di ridicolizzare il fronte
degli scettici confutando una ad una quelle che venivano definite “le 16 più diffuse
teorie della cospirazione”. Nelle premesse dell’inchiesta di PM si legge: “Noi in quanto
società accettiamo la premessa basilare che un gruppo di terroristi islamici ha
dirottato quattro aeroplani e li ha usati come armi contro di noi. Purtroppo, oggi la
nobile ricerca della verità è stata a sua volta dirottata da un esercito di cospirazionisti”
61. Nell’articolo, però, Popular Mechanics prende di mira alcune delle teorie cospirative
più fantasiose, che lo stesso Truth Movement aveva rifiutato, come quelle secondo cui
gli aerei schiantati contro le Twin Towers non fossero realmente i voli 11 e 175. Mentre
su altre questioni aperte, come le testimonianze di esplosioni e i dubbi sulla dinamica
dei crolli, fornisce un resoconto tendenzioso, limitandosi a fornire parziali confutazioni
citando a titolo di prova proprio i controversi rapporti del Nist.
Gli scienziati del Truth Movement reagirono pubblicando in rete la loro replica in cui
elencavano il grande numero di questioni aperte che Popular Mechanics aveva
completamente ignorato.
*
Note:
55. http://www.historycommons.org/entity.jsp?entity=frank_de_martini_1
http://www.youtube.com/watch?v=Ql8U3WEH6_w
56. http://wtc.nist.gov/NCSTAR1/
57. http://www.historycommons.org/entity.jsp?entity=larry_silverstein
58. “The focus of the investigations was on the sequence of events from the instant of aircraft impact to
the initiation of collapse” e “does not actually include the structural behaviour of the tower after the
conditions for collapse intiation were reached”.
59. http://www.globalresearch.ca/articles/MAN309A.html
60. Debunking the 9/11 Lies.
http://www.popularmechanics.com/technology/military/news/1227842?click=main_sr
61. As a society we accept the basic premise that a group of Islamist terrorists hijacked four airplanes
and turned them into weapons against us. Sadly, the noble search for truth is now being hijacked by a
growing army of conspiracists”.
Ma chi sono gli scienziati del Truth Movement? Il
gruppo di studio sui fatti dell11 settembre si
chiamava inizialmente Scholars for 9/11 Truth,
fondato dal fisico Steven Jones e dal filosofo
James Fetzer 62. Entrambi erano convinti che le
ricostruzioni ufficiali, secondo cui le torri erano
crollate a causa degli incendi alimentati dal
carburante degli aerei, fossero false. Presto però,
tra i due sorsero conflitti sulle metodologie e gli
indirizzi di ricerca: Jones ipotizzava che si fosse
trattato di una demolizione controllata non convenzionale, Fetzer era più propenso ad
ospitare teorie più fantasiose - come l’ipotesi di mini bombe atomiche nelle
fondamenta delle torri o quella dei finti aerei - molte delle quali sono state oggetto
degli attacchi da parte di Popular Mechanics e, in seguito, da altri prodotti “anticospirazione” della Bbc (Conspiracy Files) 63, di History Channel (Conspiracy Theories
about 9/11, Facts or Fiction?) 64 e del National Geographic Channel (Science and
Conspiracy) 65.
Nel gennaio del 2007 Steven Jones si staccò da
Scholars for 9/11 Truth e fondò Scholars for 9/11
Truth and Justice 64, che raccolse intorno a sé oltre
seicento studiosi, e pretendeva di rappresentare il
lato scientifico del Truth Movement. Sull’altro
fronte intanto, Fetzer lavorava alla raccolta di
evidenze per sostanziare la sua ultima teoria,
secondo cui la distruzione del Wtc sarebbe stata
provocata da armi a Energia Diretta 66, simili a
quelle sperimentate in Iraq.
Jones trovò un alleato in Richard Gage, architetto e fondatore di Architects &
Enginneers for 9/11 Truth, che ora raccoglie oltre mille specialisti del settore. Lo
stesso Gage produsse nel 2008 il documentario Blueprint for Truth 67, in cui analizza
con metodo scientifico gli eventi dell’11 settembre per confutare la ricostruzione
ufficiale e avallare l’ipotesi di una demolizione controllata, sia per le Torri Gemelle che
per il crollo del World Trade Center 7. “Se si guarda il modo in cui le torri sono
crollate, ci si accorge che non si tratta di un processo naturale come sono gli incendi”.
Un anno prima del documentario di Gage, la Bbc
aveva prodotto una puntata della serie Conspiracy
Files, intitolata La terza torre 68, ufficialmente per
rimediare al mancato resoconto dell’evento da
parte della Commissione sul 9/11. E
curiosamente, proprio l’11 settembre la Bbc aveva
fornito uno degli argomenti più citati dagli scettici,
poiché quel giorno, durante la diretta, aveva
annunciato il crollo della torre 7 con venti minuti
di anticipo rispetto all’evento. Mentre l’inviata
Jane Standley annunicava il crollo, alle sue spalle si poteva ancora vedere la sagoma
del palazzo intatto. La rete si giustificò spiegando che quel giorno non era possibile
verificare ciascuna delle informazioni che pervenivano nella redazione frenetica, e
aggiunse che sì, le registrazioni originali di quella diretta erano state smarrite, ma “a
causa di un pasticcio, non è una cospirazione” 69. Il documentario della Bbc è piuttosto
accurato, concede spazio sia a Richard Gage che a Steven Jones e, per quanto
riguarda le cause che provocarono il crollo, mostra la differenza tra i crolli dell’11
settembre e casi di demolizioni controllate. La stessa similitudine usata dagli scettici
ma con esiti opposti. Tradizionalmente, le demolizioni controllate si preparano
piazzando cariche di esplosivo C4, molto rumoroso, e necessitano di chilometri di cavi
per connettere e sincronizzare le cariche. Le differenze sono convincenti, e dunque
nello spiegare come le torri siano crollate la Bbc si rifà ai rapporti ufficiali,
confermando che i crolli siano stati provocati dalle fiamme.
Il primo rapporto sul crollo della torre 7 sosteneva che a
causare il crollo fossero state le fiamme delle riserve di diesel
nel palazzo, ma aggiungeva che “questa ricostruzione ha solo
una bassa probabilità di accadere” e che “le specifiche degli
incendi nel Wtc7 e su come abbiano causato il crollo
dell'edificio rimangono ad oggi sconosciute” 70. Nella versione
del 2008, risultato di simulazioni al computer a causa della
distruzione delle macerie che non poterono essere analizzate,
si conferma che la causa del crollo furono gli incendi.
Steven Jones tuttavia, ha continuato a sostenere che i
campioni di polvere dell’11 settembre da lui analizzati
presentassero tracce di nano -thermate” (una versione della
termite potenziata per applicazioni militari), e mostrò anche
frammenti inesplosi di tale materiale. Finora non gli è stato
possibile fare esperimenti con la nano-thermate in gel da lui
indicata come sospetto esplosivo usato per la demolizione delle Torri Gemelle. I suoi
studi sono sull’argomento sono stati pubblicati sul Bentham Open Journal of Phisics 71,
il quale però, è stato giudicato poco credibile dagli amministratori di Wikipedia,
l’enciclopedia aperta online. Wikipedia modificò la pagina: “Wtc controlled demolition
hypotesis”, cambiando il titolo in “Wtc demolition conspiracy theories”72. E la stessa
pagina è stata poi parzialmente interdetta alle modifiche “per evitare vandalismi”.
*
Note:
62. http://www.d.umn.edu/~jfetzer/
63. http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/conspiracy_files/6160775.stm
http://www.youtube.com/watch?v=KGSkbkkJeSo
64. http://shop.history.com/detail.php?p=70158
65. http://channel.nationalgeographic.com/episode/9-11-science-and-conspiracy-4067
66. http://stj911.org/
67. http://www.documentarywire.com/911-blueprint-for-truth
http://www.ae911truth.org/
68. Bbc Conspiracy Files, The Third Tower.
http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/conspiracy_files/default.stm
69. “For reasons of cock-up, not conspiracy”.
http://www.youtube.com/watch?v=1T0PqzkFxso
70. “This have only a low probability of occourrence” e che “The specifics of the fires in Wtc7 and how
they caused the building to collapse remain unknown at this time”.
http://www.wtc7.net/femareport.html
71. http://www.benthamscience.com/open/tocpj/articles/V002/7TOCPJ.htm?
TOCPJ/2009/00000002/00000001/7TOCPJ.SGM
72. http://www.nowpublic.com/world/activist-editors-wikipedia-censor-active-thermitic-material
http://en.wikipedia.org/wiki/World_Trade_Center_controlled_demolition_conspiracy_theories
Appendice 1: Gole Profonde (Whistleblowers)
Coleen Rowley 73. Donna dell’anno del 2002 secondo il Time
Magazine. Coleen Rowley è un’ex agente dell’Fbi, che dopo il
9/11 scrisse al direttore dell’Fbi Robert Mueller documentando
come il piani alti dell’agenzia avessero ignorato e depistato le
sue indagini su Zacharias Moussawi, il mancato ventesimo
attentatore condannato a sei ergastoli nel 2006. Rowley
testimoniò le sue accuse anche davanti al Senato e alla
Commissione Kean/Hamilton.
Sibel Edmonds. Sibel Edmonds è una traduttrice di
intercettazioni assunta dall’Fbi dopo l’11 settembre per
ritradurre o in alcuni casi tradurre per la prima volta
documenti e conversazioni precedenti il 9/11. “Mi sono trovata
per le mani una serie di notizie importanti, da falle nella
sicurezza, fino a documenti pre e post 11 settembre che erano
stati intenzionalmente nascosti o maliziosamente tradotti”. 74
Il 22 marzo 2002 venne licenziata dall'Fbi, e 18 ottobre 2002 il ministro della Giustizia
John Ashcroft impose lo State Secret Privilege per il suo caso, impedendole di
divulgare quelle informazioni. La sua testimonianza secondo cui “Prima del 9/11 l'Fbi
disponeva di informazioni dettagliate su un attentato terroristico con aeroplani in
preparazione” 75 fu registrata dalla Commissione, ma non viene mai citata nel rapporto
ufficiale. La vicenda di Sibel, che ha riunito attorno a sé decine di ex colleghi nella
Coalizione delle gole profonde della sicurezza nazionale 76, è diventata una cover-story
per Vanity Fair. E’ stata premiata dal circolo Pen ed è diventata così popolare che le
sono state dedicate delle canzoni.
Indira Singh. Indira Singh 77 è considerata una gola profonda di Wall Street. Era Chief
auditor per Jp Morgan Chase e venne licenziata - e poi minacciata - per aver
denunciato le attività sospette della Ptec, la compagnia informatica utilizzata per i
computer dell’aviazione civile e militare Usa, e dal Norad. Indira Singh rivelò che la
compagnia era fondata dal finanziere saudita Yasin al Qadi, inserito poi nell’America
Terrorist Watch List nell’ottobre 2001 “uno dei principali finanziatori di Osama Bin
Laden” 78.
*
Note:
73. http://www.time.com/time/covers/1101020603/memo.html
74. “I came across some really serious issues, from security breaches to certain documents from pre
9/11 and also post 9/11, that were being either intentionally blocked or mistranslated”.
http://www.documentarywire.com/kill-the-messenger
75. “The Fbi had detailed informations priod to 9/11 that a terrorist attack involving airplanes was being
plotted”
76. National Security Whistleblowers Coalition
77. http://www.dailymotion.com/video/x2vgk_indira-singh-testimony-12_news
78. “One of Osama Bin Laden Important Financiers”.
Appendice 2. La congiura delle polveri (The Gunpowder Plot)
C’è una storia sull’11 settembre che mette tutto d'accordo. Il
“complotto” qui c’è stato di sicuro, e nove anni dopo è arrivato
anche un parziale lieto fine.
Nel 2006 la fotografa di New York Heidy Dehncke-Fisher
produsse il documentario Dust to Dust 79, the health Effects of
9/11, per raccontare le storie di quanti in quel giorno si sono
ammalati.
L’11 settembre morirono 343 tra pompieri e paramedici, e 78
agenti della polizia. Ma tra i superstiti, tra i soccorritori di quel
giorno e i volontari che per le settimane successive lavorarono
a Ground Zero senza maschere protettive, a migliaia si sono
ammalati gravemente. Molti sono condannati, alcuni sono già
morti.
Nel 2002 il Dott Levin della clinica Mt. Sinai iniziò un
programma per monitorare i casi di malattie collegate alla
distruzione del Wtc, e in meno di due anni studiò circa 12mila
casi di patologie collegate al 9/11. “Ma la cosa più orribile - spiega il dottor Levin - è
che molti dei nostri pazienti hanno dovuto combatter per anni prima di ricevere i soldi
per le cure”.
Il 13 settembre Christine Whitman, amministratore dell’agenzia per l’Ambiente (Epa),
dichiarò che l’aria di Manhattan non era pericolosa per la salute. “L’aria è sicura”
scrisse anche nelle settimane seguenti. Successive analisi della stessa agenzia e del
governo rivelarono che nell’aria c’erano oltre 2500 agenti tossici, tra cui amianto,
benzene e mercurio. L’Epa spiegò in seguito che i bollettini rilasciati nei giorni
successivi l’11 settembre furono revisionati dalla Casa Bianca, e modificati per renderli
rassicuranti. L’amministrazione Bush voleva riportare la città alla sua vita normale il
prima possibile e, soprattutto, fare ripartire al più presto la Borsa di Wall Street, che
fu riaperta il 17 settembre, proprio dagli eroi della polizia.
Nella settimana precedente agli attacchi, a Wall Street vi furono straordinari livelli di
trattative, Put Options, che scommettevano sulla caduta del valore delle azioni di due
compagnie aeree, American Airlines e United Airlines, e della compagnia finanziaria
Merrill Lynch, che occupava 22 piani della torre nord. La coincidenza fu riportata anche
dai media internazionali, e sollevò la protesta delle famiglie delle vittime. L'organo di
controllo della borsa, la Security and Exchange Commission (Sec) annunciò di avere
aperto un’indagine su 38 casi di insider trading, di compagnie o individui che parevano
avere conoscenza preventiva di quanto sarebbe accaduto, e investirono di
conseguenza. Le informazioni però vennero negate anche alla Commissione di
inchiesta sull’11 settembre. C’era forse un collegamento tra la prematura riapertura
della borsa e la fretta di riscuotere di questi lungimiranti investitori? 80
Nel marzo 2004 migliaia di abitanti di Lower Manhattan intentarono una causa
collettiva contro l’agenzia per l’Ambiente. E nel frattempo gli oltre volontari che
operarono a Ground Zero iniziarono una lunga battaglia per ottenere i risarcimenti
dall’assicurazione istituita dal Governo per tutelarli.
La vertenza è terminata il 12 marzo 2010, e la città di New York ha annunciato
l’istituzione della Trade Center Captive Insurance Company, che risarcirà 657 milioni di
dollari agli eroi che non potevano più essere ignorati.
*
Note:
79. http://www.documentarywire.com/dust-to-dust-the-health-effects-of-911
80. http://www.historycommons.org/timeline.jsp?
timeline=complete_911_timeline&before_9/11=insiderTrading
http://hcgroups.wordpress.com/2009/04/12/911-commission-documents-related-to-insider-tradinginvestigation/