L`esame“involo” sulsimulatore Bidelladigiorno

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L`esame“involo” sulsimulatore Bidelladigiorno
T1 T2
LA STAMPA
DOMENICA 7 LUGLIO 2013
.
Cronaca di Torino .55
Storie di maturità
Itis Grassi
Istituto Giulio
L’esame “in volo”
sul simulatore
Bidella di giorno
studentessa la sera
FABRIZIO ASSANDRI
MARIA TERESA MARTINENGO
È entrato nella cabina di pilotaggio e
ha spiegato i comandi ai prof un po’
sbigottiti e un po’ divertiti. All’Itis Grassi, sezione trasporto
aereo, di fronte alla commissione d’esame, James Parker
ha portato in aula un simulatore di volo di un aereo turistico,
costruito da lui. Era la sua tesina. Una perfetta riproduzione
di una cabina vera, con tanto di
bussola, altimetro, raggio di
salita e discesa.
«Volevo che qualche professore salisse a bordo con me,
ma loro hanno preferito restare “ terra”». Per costruire il simulatore ha lavorato tutto
l’anno con un gruppo di amici
accomunati dalla stessa passione e con suo padre, ingegnere meccanico.
All’Istituto Carlo
Ignazio Giulio ho legato la mia vita, lo
sento un po’ casa e un
po’ famiglia. Mi sento sposata...». Non potrebbe essere altrimenti. Cinzia Castellengo,
49 anni, al Giulio lavora come
operatrice scolastica. Nei giorni scorsi, poi, nelle stesse aule
di via Bidone ha anche affrontato la Maturità dopo due anni
di studi nel corso preserale di
Tecnico dei Servizi sociali. E
anche le sue figlie hanno studiato lì. In attesa dei risultati,
la «signora del centralino» racconta il suo legame con l’istituto dove mai come quest’anno
tanti adulti si sono rimessi in
gioco. Con storie speciali alle
spalle.
Alle origini
Per passione
«Ci sono volute circa 280 ore di
lavoro». Si sono dati appuntamento ogni fine settimana in un
garage. Hanno utilizzato il legno
e l’acciaio, tagliandoli e modellandoli per dar vita a una cabina
il più possibile realistica. E ci sono riusciti, almeno a giudicare
dall’entusiasmo con cui ne parla
Marco Sapino, professore di navigazione aerea. «Ci aveva detto
che ci avrebbe fatto una sorpresa, ma non ci aspettavamo tanto. È uno strumento preciso e
delicato, nessuno qui gli ha insegnato come costruirlo. È l’allievo che supera i maestri».
Un telo bianco
James è entrato a scuola con fare misterioso, trasportando il
grosso aggeggio nascosto da un
telo bianco, con indosso gli abiti
da lavoro per non sporcarsi.
L’ha montato in un’aula in disparte, in fretta e furia, e si è infilato la camicia per cominciare
l’esame, dopo aver inforcato gli
occhiali quasi a nascondere un
sorriso di soddisfazione. I professori l’hanno subito accerchiato e lui è partito, sicuro di sé, con
la spiegazione, in inglese, di come funzionano la radio di bordo,
il monitor, il «tom tom» in versione aeronautica, i flap che si
alzano dall’ala.
«La crisi fa paura anche ai piloti»
James Scott Parker alla guida di un aereo. All’esame si è
presentato con un simulatore di volo smontabile
Bosco che produce ultraleggeri.
Velivoli che James è in grado di pilotare, grazie al «foglio rosa» ottenuto con una borsa di studio pubblicizzata su una rivista d’aviazione. Fa anche parte dell’associazione «piloti virtuali italiani».
Per il suo simulatore
È un mondo tutto di passione,
James ha lavorato 280 ore
il suo. La sua canzone preferita?
con il padre
Fly Away, di Lenny Kravitz. Il
e alcuni amici
programma tv? Indagini ad alta
quota. La facoltà che ha scelto?
Ingegneria aeronautica. A fare il
Per i piloti
pilota, anche se sarebbe il suo
Il modello è un Cessna 172, «il più sogno nel cassetto, per ora ridiffuso, usato per l’addestramen- nuncia. «Voglio diventare un
to dei piloti», dice James, madre manutentore: mi piace il lavoro
italiana e padre di Birmingham, pratico, poi con la crisi, molti picon la passione
loti sono a spasper gli aerei fin da
LA COMMISSIONE so». I professori
piccolo. «Secondo
stati al «gio«Il grande sforzo sono
mia madre dipenco», chiedendogli
e la precisione a partire dal suo
de dal fatto che
hanno colpito tutti» simulatore il setuna volta, mentre
era incinta, ha aftaggio degli strufrontato un volo di linea molto tur- menti e la legislazione aeronaubolento», scherza. Ha già qualche tica. Solo di italiano e storia le
esperienza lavorativa, sempre domande, tra Verga, Pascoli e
con i simulatori di volo, con Giolitti, non c’entravano nulla,
un’azienda di Castelnuovo Don ma se l’è cavata lo stesso.
280
ore di lavoro
«Tutto è iniziato quando Valentina, la mia figlia più grande, si è
iscritta qui al corso Servizi sociali, nel 2001. Io allora ero bidella in una scuola di None, sulla
strada di Scalenghe, dove vivo.
Mi è piaciuto l’ambiente, ho apprezzato i professori, i colleghi.
Anche la piccola, Martina, si è
poi iscritta qui, al corso Commerciale. In quegli anni mi sono
innamorata di questa scuola e
quando Martina ha finito - solo
allora, per non creare sovrapposizioni che potevano risultare
spiacevoli o inopportune - ho
chiesto di trasferirmi a lavorare
qui». Era il 2010. L’anno seguente Cinzia ha deciso di abbinare
al ruolo di bidella addetta al centralino quello di studentessa.
La fatica
«Avevo fatto tre anni di Magistrali da ragazza, ma non tutte le
materie coincidevano con quelle
del corso preserale per Tecnico
dei Servizi sociali: così ho fatto
terza e quarta insieme e quest’anno quinta», racconta. «Le
figlie sono grandi, una vive a
Londra, l’altra in Veneto, e io ho
pensato di potermi concedere
qualcosa, di pensare un po’ a me
stessa». Ne sono seguiti due anni di sacrifici e di soddisfazioni.
«Mi alzavo ogni mattina alle
5,30, alle 6,20 prendevo il pullman per Torino per comincia-
«Mi sento in famiglia»
Cinzia Castellengo nel piccolo ufficio dove risponde alle
telefonate e indirizza il pubblico
parato una tesina sperimentale
sull’autobiografia. «Ho utilizzato i
passaggi più importanti della mia
vita, dalla nascita di mia figlia con
il forcipe al lutto per la perdita di
mio marito e ho toccato le diverse
discipline, da psicologia a igiene e
Per lavorare e studiare nel
altre ancora. Il mio lavoro è stato
corso preserale Cinzia
apprezzato».
Castellengo usciva alle 6 e
Il diploma apre a Cinzia nuorientrava a casa alle 22
ve prospettive. «Adesso potrei
fare un concorso interno e passare nel personale amministrare il lavoro alle 7. Una volta finito tivo». Non solo. «Mi piacerebbe
avevo un’ora e mezzo per studia- iscrivermi all’Università, a Psire o fare qualche commissione, cologia, oppure fare un corso
poi iniziavano le lezioni. Alle 21 per counselor. Insomma, è la
riprendevo il pullman, alle 22 psicologia che mi interessa. Il
ero a casa», racproblema è che
conta Cinzia nel
COME LE FIGLIE iscriversi all’Uniminuscolo cenoggi ha
«Valentina e Martina versità
tralino-reception
costi proibitivi.
si sono diplomate qui Vedremo». Nel
dell’istituto. «Ho
fatto poche as- Io sono arrivata dopo» frattempo arrivasenze. I docenti
no le vacanze.
mi hanno sostenuta e motivata. «Ho deciso di concedermi qualLa scuola ha tifato per me».
cosa di veramente bello: andrò a
trovare Martina a Londra, reSoddisfazioni
sterò con lei una decina di giorAll’esame di Stato Cinzia ha pre- ni. E poi sarò da Valentina».
16
ore fuori casa
Salvati da una suora
VIA SAN PAOLO I BAMBINI ERANO USCITI POCO PRIMA
I bambini si erano
allontanati poco prima
del crollo, portati via
da una suora insospettita
dall’improvviso scricchiolio
Il pm: il soffitto crollato all’asilo
“modificato per ragioni estetiche”
Altri due
indagati
per l’incidente
del 29 aprile
Non è crollato un solo controsoffitto all’asilo San Paolo lo
scorso 29 aprile: ce n’era un
secondo, appeso al primo,
che ne aumentava il peso del
10% e che era stato realizzato
per «questioni estetiche»,
senza che fossero fatte le dovute verifiche statiche.
Lo affermano i consulenti
della procura incaricati di
capire le cause del crollo, che
solo grazie alla prontezza di
una suora - aveva udito alcuni
scricchiolii e aveva fatto uscire
i bambini - non ha provocato
una strage. Sulla base della perizia eseguita da tre professori
del Politecnico di Torino, il pm
Raffaele Guariniello ha iscritto
altre due persone sul registro
degli indagati per disastro colposo, oltre a quello del presidente dell’asilo: sono il responsabile dell’ufficio prevenzione
dell’istituto e il titolare dell’impresa che eseguì i lavori.
L’altra circostanza inquietante è che quelle opere vennero fatte tra il 2006 e il 2008:
e al 2008 risale la tragedia del
Sulla «Stampa»
L’articolo del 30 aprile
che raccontava del crollo
all’asilo «San Paolo» del
tutto simile a quello, tragico, del «Darwin» di Rivoli.
n
Liceo Darwin di Rivoli con la
relativa polemica sulla sicurezza degli istituti scolastici.
Il crollo del San Paolo - una
materna privata, convenzionata con il Comune - è molto
simile a quello della tragedia
in cui perse la vita il diciassettenne Vito Scafidi. Stesso tipo di controsoffittatura, di tipo «Perret». Quella della
«stanza di Gongolo», lo spazio
gioco dell’asilo, era di 40 metri quadrati, per un totale di
25 quintali di calcestruzzo armato. La struttura risale al
1957 e, secondo i periti, “era
intrinsecamente predisposta
al crollo”. Ma le “cattive condizioni estetiche”, così si legge nella perizia, avrebbero
spinto a nasconderla con il secondo controsoffitto, nel
2008. Che non ha fatto che aggravare la situazione. E, infatti, i fili di acciaio hanno ceduto, e i chiodi che li assicuravano si sono sfilati. La stessa
doppia controsoffittatura era
presente anche nei bagni: dopo il crollo, è stata demolita.
Di “non sicuro affidamento”
si è rivelato pure il controsoffitto del dormitorio.