Bello il padiglione inglese Ma nessuno lo capisce
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Bello il padiglione inglese Ma nessuno lo capisce
SPECIALI __Mercoledì 6 maggio 2015__ 19 E meglio non mangiarci Bello il padiglione inglese Ma nessuno lo capisce Un’esperienza «immersiva» nel gigantesco alveare alto 17 metri I visitatori però chiedono: «Perché non ci spiegano cosa accade?» APPUNTAMENTI ARREDI D’AUTORE E ALTA CUCINA Parte oggi il ciclo di eventi legati all’Expo e organizzati dalla rivista «Interni» nell’ambito di Expo City Events. Si tratta dell’iniziativa «Design Meets Food. Milano Meets the World», un viaggio a tappe nei flagship store di eccellenza e nelle location più suggestive della città, tra i protagonisti dell’arredamento e quelli dell’alta cucina del nostro Paese. Il primo appuntamento è questa sera, alle ore 19, presso lo showroom Meritalia (via Durini 23, Milano), con la conversazione creativa tra l’industrial designer Giulio Iacchetti e lo chef ideatore della cucina pop Davide Oldani. Sseguirà, dalle ore 21,30, il dj set di Joe T. Vannelli. ■■■ Che verso fa l’ape? Zzz, direbbe qualcuno. Ebbene, non è così. E a dimostrarlo ci pensano le api di Nottingham che nel padiglione della Gran Bretagna a Expo 2015 ogni giorno incantano e confondono i visitatori con mille suoni differenti a seconda dell’ora del giorno, che sia alba o tramonto. Quello inglese è un padiglione tra i più gettonati e lo si capisce osservando, da lontano, il flusso di curiosi che ogni giorno si avvicina alle «maestre delle api», le giovani volontarie del padiglione che distribuiscono incessantemente come piccole operaie il ticket orario per accedere al grande alveare. Ad alcuni, l’idea di non poter entrare subito e di dover rispettare una fascia oraria precisa fa storcere un po’ il naso. «Il padiglione è vuoto, perché dovrei aspettare un’ora per entrare in uno spazio che posso vedere ora?», lamentano alcuni dei visitatori. La risposta è semplicissima e arriva direttamente dallo staff inglese. «L’idea di base è di vivere un’esperienza quasi spirituale e per qualche istante sentirsi come un’ape, immedesimarsi con l'insetto, vedere quello che vede lei» e per godere al meglio di questa esperienza «di volo» bisogna «essere pochi, in una condizione quasi di silenzio totale». E così, inizia il viaggio. Tra i dubbi sull’essere un insetto per un minuto, ragazzini - tanti, tantissimi dovuta all’alta affluenza di scolaresche al sito espositivo che pensano di correre all'interno di un labirinto e turisti dubbiosi che, non capendo bene quanto accade attorno a loro, scattano foto «per non perdersi nulla». D’impatto, il padiglione Uk, è bellissimo. Ma pur essendo tra le installazioni più fotografate (sono già oltre 3000 le iterazioni ■ DAL BASSO ALL’ALTO Due scorci del padiglione UK: ripropone una esperienza sensoriale simile a quella delle api sui social network come Instagram e Twitter) e preferite dai turisti (solo domenica 3 maggio sono stati 8mila gli ingressi dalle 10 alle 20,30), il padiglione britannico ha un altro primato: è uno deipiù criticati. La colpa, secondo un campione di turisti interrogato ieri all’uscita dell’alveare, è la mancanza di spiegazioni su quello che si sta per vedere. Tanti, però, sono i commenti positivi di chi rimane estasiato dal contatto con la natura e dall’avventura all’interno dell’enorme alveare alto 17 metri, realiz- zato dall’artista britannico Wolfgang Buttress e composto da 170mila diversi pezzi codificati uno a uno che compongono la struttura. Dall’alto dell’alveare è possibile rivolgere uno sguardo dall’alto ai padiglioni circostanti accompagnati da un ronzio costante,ilsuono, del tutto live proviene da alveari posizionati a Nottingham e il cui audio è riprodotto a Milano grazie a decine di accelerometri. Un consiglio: visitate il padiglione poco prima della sua chiusura. All’interno dell’alveare, la pioggia di luci a led ricrea colori e musiche in base al lavoro delle api di Nottingham. E lasciate perdere il bar sulla terrazza. Nonostante gli chef stellati che creeranno mensilmente menù su misura, le vere degustazioni sono altrove. IL ROMPISCATOLE MARIANNA BAROLI ■ A Rho siamo tutti più buoni ■■■ Tra i padiglioni dell’Expo si respira una strana aria. È come se i problemi che mettono a rischio l’intera agricoltura fossero congelati. Non se ne parla. Siamo tutti un po’ più buoni. Come accade a Natale. Facciamo finta che non esista lo scontro con Barack Obama sulla difesa delle Dop per il Trattato transatlantico. Facciamo finta di non sapere che i mercati sono devastati dalla speculazione sulle commodity agricole. Facciamo finta di non sapere che rischiamo di trovare presto a tavola cibi Ogm. Facciamo finta di non sapere che le filiere agricole italiane, schiacciate dalla speculazione, stanno scomparendo. Facciamo finta... TRENTADUE SCATTI SULLA PUGLIA Trentadue scatti di Carlos Soito per portare il calore e i colori della Puglia all’Expo. Alle 18:30 di domani, all’interno del Cluster cereali e tuberi, si inaugura la mostra «Petravia, viaggio in Puglia»: scatti che attraversano campagne e paesi per raccontare gli uomini e la geografia dal Garbano al Subappennino, dal Tavoliere alla Murgia e poi giù fino al Salento. A.B. ■ ■ Il «land grabbing» Cina e Stati Uniti fanno incetta di terreni nella vecchia Europa ■■■ L’Europa è a rischio colonizzazio- ne: fondi comuni d’investimento cinesi e americani sono pronti a comprare le terre che vengono abbandonate e il Vecchio Continente rischia seriamente di diventare vittima del «land grabbing» perdendo nel giro di un decennio metà della sua produzione agricola. L’allarme è stato lanciato dalla tavola rotonda «Giovani: il vivaio da coltivare per far crescere il Paese», organizzata dalla Confederazione italiana agricoltori il cui presidente, Dino Scanavino, ha sottolineato un’urgenza, che dovrebbe essere posta al centro del dibattito all’esposizione universale: quella di garantire la sostenibilità delle produzioni dei campi. «Il Paese», ha spiegato, «è con l’Expo al centro di una sfida straordinaria: quella di interrogarsi sul benessere futuro che può essere assicurato solo se si dà più valore alla terra, al ruolo degli agricoltori e si sostiene la crescita colturale e culturale dell’attività agricola per la costruzione di uno sviluppo sostenibile e duraturo» Una volta tanto l’Europa non si fa trovare impreparata e almeno sulla carta è pronta a contrastare il fenomeno del land grabbing. Ci sono contributi fino a 70 mila euro per l’acquisto dei terreni e contributi sostanziosi per gli investimenti con corsie preferenziali alle imprese agricole giovani. Quelle gestite da under 30, nei ventisette Paesi dell’Unione europea, rappresentano appena il 7 per cento del totale a conferma di un fenomeno destinato ad agevolare la colonizzazione da parte dei fondi avvoltoio: il progressivo invecchiamento di chi lavora nei campi. A.BAR.