Hotel di lusso: battaglia all`ultima suite

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Hotel di lusso: battaglia all`ultima suite
Hotel di lusso: battaglia all'ultima suite
ECONOMIA
HOTEL DI LUSSO - BATTAGLIA ALL'ULTIMA
SUITE
Grandi affari a 5 stelle
Si riaprono i giochi per la Ciga. E mentre sul mercato si scontrano
giganti, designer e reaparecidos, la Bulgari stringe un'inedita
alleanza con la Marriott.
di
DIAMANTE
D'ALESSIO
16/2/2001
da New York
Una sala dell'hotel St Regis di
Roma
A.A.A. cercasi acquirente per hotel-mito come il Danieli di
Venezia, il Cala di Volpe e il Pitrizza in Costa Smeralda, il
Principe di Savoia di Milano, l'Excelsior di Roma. Musei pi che
alberghi, con costi di manutenzione proibitivi. Si riaffacciano
sul mercato 25 degli hotel pi belli del mondo (quasi tutti in
Italia), che facevano parte dell'ex gruppo Ciga prima di
passare alla Starwood Hotels & Resorts, colosso del settore
alberghiero specializzato nel superlusso.
Si riaprono cosi grandi giochi in un settore, quello degli
alberghi a cinque stelle, che sembra godere di ottima salute.
Perché, nonostante l'aria di recessione che tira negli Stati
Uniti, i ricchi veri, quelli cioche si possono permettere di
spendere pi di 500 dollari a notte, sono tanti. Per attirare
questi generosi clienti, un albergatore di rango come Rocco
Forte si rimesso in pista e ha appena inaugurato una catena
di grande charme nelle capitali europee; il geniale Ian
Schrager continua l'aggressiva campagna acquisti per
ampliare il suo portafoglio di hotel di design; perfino la Bulgari
apre una sua catena.
Il gigante degli alberghi di lusso, comunque, rimane la
Starwood che ha appena presentato risultati record per il
2000: la crescita del fatturato del gruppo quotato a Wall Street,
e proprietario di 735 alberghi in 80 paesi, suddivisi in marchi
prestigiosi come Sheraton, Westin, St Regis e W, stata del 13
per cento e gli incassi sono lievitati dai 3,8 miliardi di dollari del
1999 ai 4,3 del 2000. In pi sono in arrivo i circa 4 mila miliardi
di lire della vendita dei gioielli della Ciga, societche sembra
non trovare pace: la quarta volta in una quindicina di anni,
infatti, che cambia proprietario. L'Aga Khan li comprnel 1985
dal finanziere Orazio Bagnasco e li rivendette nove anni pi
tardi alla Sheraton che, nel 1998, fu preda a sua volta della
Starwood. «In questo caso diverso» spiega a Panorama Dan
Gibson, senior vicepresident della Starwood, «siamo nella
fase conclusiva della trattativa con un paio di banche europee
interessate esclusivamente all'acquisto delle propriet
immobiliari. Abbiamo tutte le intenzioni, infatti, di mantenere la
gestione di questi alberghi che sono il nostro fiore all'occhiello.
Possiamo considerare, tuttavia, la possibilitdi rinunciare
completamente a un paio di hotel dell'ex pacchetto Ciga.
Come il Gritti di Venezia, per esempio, un albergo di sole
cento stanze, situato in una cittdove possediamo altre cinque
propriet.
«Il nostro punto di forza nei confronti di catene come
Marriott e Hilton» continua Gibson «l'estrema
personalizzazione dei nostri marchi. Chi sceglie uno Sheraton
vuole stanze comode e dal look conservatore: per questo
abbiamo utilizzato colori sobri e stoffe a righe regimental. I
Westin, invece, sono di una categoria leggermente superiore e
sono stati pensati per attrarre anche una clientela femminile,
mentre i St Regis e la Luxury Collection rappresentano il top
del top, con proprietuniche al mondo frequentate
esclusivamente dai pi ricchi del pianeta dove, per ogni cliente,
ci sono 2,5 persone di servizio. Poi ci sono i nuovissimi W che
calamitano una clientela hip e giovane». Successo clamoroso
quello dei W: 3.087 stanze suddivise in 11 hotel presenti nelle
cittpi importanti degli Stati Uniti che possono vantare una
media di occupazione costante dell'80 per cento. Marchio
nuovissimo nato dall'intuizione del trentottenne amministratore
delegato della Starwood, Barry Sternlicht, che ha capito che
bisognava diversificare: i W, infatti, puntano su un design
minimalista ma assai stylish.
Il precedente a cui si ispirato Sternlicht quello del patto
d'acciaio tra Ian Schrager, l'inventore del concetto di
boutique-hotel, e Philippe Starck, il principe dei designer. Il
primo, riuscitissimo, esperimento fu il Royalton aperto una
decina di anni fa a Manhattan; l'ultimo, appena inaugurato,
l'Hudson, sempre a New York. Ma ce ne sono altri sei tra
Miami, Los Angeles e Londra. Il loro minimo comune
denominatore il tasso altissimo di celebrity che li frequentano.
Una strategia non condivisa da Rocco Forte, che ha appena
inaugurato il fascinoso Hotel de Russie a Roma e che spiega
a Panorama: «Sono contrario agli alberghi di design estremo
perché invecchiano molto facilmente e, soprattutto, attraggono
una sola tipologia di cliente. Invece, un albergo di lusso deve
diventare un landmark della citte deve essere pensato per
resistere al tempo». Nel 1996 un'offerta pubblica di acquisto
ostile della Granada gli soffil'impero di oltre mille alberghi
creato dal padre e ora sir Rocco ha ricominciato da zero. Con
sette alberghi di extralusso: «Sono convinto che ci sia spazio»
continua Forte «per una catena esclusivamente europea,
attenta ai dettagli. Per questo cerco proprietin posizioni
prestigiosissime ma non troppo grandi, in modo da poter
offrire un servizio all'altezza. Ho trovato un palazzo a Venezia
che sarebbe perfetto per essere convertito in albergo e ho
trattative in corso anche a Milano, a Berlino, Vienna, Praga e
Madrid. L'obiettivo che mi sono imposto un ritorno del 15 per
cento dopo tre anni di gestione. E, per adesso, sembrano
traguardi pessimistici: nonostante l'inizio della recessione
dell'economia americana, nel mondo ci sono moltissimi ricchi.
Molti di pi di quanti ce ne servano per riempire le stanze dei
nostri alberghi, per fortuna».
La pensa allo stesso modo Adrian Zecha, fondatore degli
Aman resorts sparsi nelle localitpi esotiche del pianeta, come
Bali e Bora Bora, e che sono considerati la quintessenza della
raffinatezza: «Quando inaugurai il primo, l'Amanpuri di Phuket
in Thailandia, nel 1987» afferma Zecha «mi presero per pazzo
perché facevo pagare 250 dollari a notte. Ora faccio pagare
una media di 600 dollari e ho un tasso di occupazione del 70
per cento in tutti gli 11 resort». Quella di Zecha una strategia
vincente: stato calcolato che ognuna delle stanze degli Aman
resorts genera poco meno di 600 mila dollari all'anno, mentre
quelle di una catena di alberghi di superlusso, ma pi cittadini,
come il Four Seasons, arrivano appena a 162 mila dollari.
L'albergo di lusso va a banda larga
Per conquistare la clientela top, Internet veloce, sauna e
lettori cd
Facile dire cinque stelle. Per essere davvero di lusso un
albergo deve avere un indirizzo prestigiosissimo, strutture di
grande rappresentanza e cura maniacale dei dettagli. La
Starwood ha brevettato l'Heavenly bed, letteralmente letto
paradisiaco, appena introdotto in 40 mila stanze del gruppo
(costo dell'operazione: 30 milioni di dollari): materasso di
extralusso, piumino d'oca avvolgente e cinque cuscini di
misure e consistenze diverse. «Ma anche la tecnologia
essenziale» spiega Marco Ferrari, responsabile divisione
europea della Starwood, «per questo abbiamo creato le Smart
meetings room: sono stanze dotate del collegamento modem
con linea Isdn, stampante, fax, scrivania, sedia ergonomica e
lampada alogena».
Nelle stanze degli alberghi di Ian Schrager, invece, oltre al
collegamento Internet a banda larga c'il lettore di cd con una
decina di compact a disposizione dei clienti. Frequentatissima,
anche dai non clienti dell'albergo, la spa dell'Hotel de Russie
di Roma: sempre pi alberghi di lusso, infatti, offrono
trattamenti di bellezza di alto livello e oasi per il relax totale.
© Arnoldo Mondadori Editore-1999
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