2. ASPETTI TRADIZIONALI 2.1 Le origini I Samburu sono una tribù

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2. ASPETTI TRADIZIONALI 2.1 Le origini I Samburu sono una tribù
2. ASPETTI TRADIZIONALI
2.1 Le origini
I Samburu sono una tribù nomade Nilo-camitica e sono il gruppo più settentrionale (gli altri
sono Maasai e Njemps) tra quelli che parlano la lingua Maa; loro stessi si considerano un ramo
discendente dai Masai.
Si pensa che in origine fossero un solo gruppo etnico immigrato in Kenya dall'area del
Sudan Meridionale. A testimonianza di questo Nigel Pavitt afferma che ci sono usanze condivise
con le tribù che vivevano lì, come rimuovere gli incisivi inferiori o usare lo sputo per benedire od
ancora reggersi, in posizione di riposo, su una gamba sola.
Ma pratiche odierne riguardanti la circoncisione presso i Samburu ricordano quella degli
antichi Egizi e questo può essere un segnale che gli antenati dei Samburu ebbero contatti con i
popoli del bacino del Nilo sin dal 4° secolo a. C. Si spostarono poi risalendo il Nilo con gli altri popoli
di lingua Maa durante il 15° secolo.
I vecchi Samburu, attualmente viventi, affermano di provenire da un luogo chiamato
Pagaa da cui emigrarono verso la fine del 1700 per una grande carestia , altri da uno chiamato
Parkaba.
Un'altra notizia appartenente alla tradizione orale vede i Samburu sull'altopiano Lerroki e
nell'area a nord del lago Baringo dall'inizio del 18° secolo.
Per tutto il secolo 19° furono sempre in movimento (vedi fig. 20), sia a causa delle avverse
condizioni climatiche, sia a causa delle numerose aggressioni da parte di tribù vicine.
Verso il 1840 la perdita di bestie a causa della siccità e della conseguente carestia provocò
una migrazione dei Samburu dall'area di Baringo in direzione Nord-Est.
In questo periodo strapparono il Monte Nyiro ed il Monte Kulal ai Gabbra Borana, ed il
Monte Marsabit ai Masai Laikipiak, aggiungendo così nuova terra ai loro pascoli.
Il loro spostamento verso nord s’indebolì intorno al 1860, soprattutto a causa delle minacce
provenienti dai Turkana che si erano stabiliti nella valle del Kerio, a sud del lago Turkana.
Risale ad allora la stretta, quanto anomala, alleanza che i Samburu stabilirono con la tribù
cuscitica dei Rendille , diventata un particolare caso di studio.
Questa amicizia, che esiste a tutt'oggi, li vide spesso affiancati nei combattimenti contro i Turkana
e i Boran.
Informazioni scritte su questa tribù è possibile reperirle dal 1888 in poi, quando arrivano
nell'area i primi esploratori europei.
La fine del secolo fu veramente catastrofica per i Samburu, che all'epoca vivevano nel
Nord-Est del lago Turkana, in un'area chiamata Wato.
Essi furono colpiti nel 1890 da un'epidemia di vaiolo proveniente probabilmente
dall'Abissinia e contemporaneamente si diffuse tra il bestiame la peggiore epidemia di peste
bovina, che uccise un gran numero di animali e che viene da loro ricordata come "Mutai" (il
Disastro).
Di questo indebolimento dei Samburu approfittarono inoltre i Turkana che, direttisi verso la
parte est del lago Turkana, diminuirono ancora di più il loro numero di bestie.
Questa drastica riduzione di bestiame costrinse i Samburu ad una dispersione: alcuni cercarono
rifugio sulle montagne "per proteggere le loro famiglie e le mucche restanti, vivendo nelle foreste e
nelle caverne", altri incominciarono a cacciare soprattutto elefanti e rinoceronti, a raccogliere
bacche e frutti selvatici, altri ancora a pescare (con la comunità degli El Molo). La gran parte morì
di fame.
Dal
1900
ricominciò
un
periodo
di
tranquillità
ed
i
Samburu,
con
l'indubbia
accondiscendenza dei Maasai Purko, che allora erano ritenuti la tribù più forte e che vivevano sul
Lorroki Plateau, si stabilirono vicino a loro.
Nel 1909 il governo britannico decise di amministrare l'area ed impose una non facile pace,
espellendo, nel 1913, dal Lorroki Plateau i Masai Purko, costringendo, nel 1914, i Samburu ad
abbandonare i Monti Marsabit e punendo i Turkana per le loro razzie.
Solo durante la Prima Guerra Mondiale, quando l'amministrazione dell'area allentò il suo
rigore, alcuni Samburu avanzarono definitivamente verso il Lorroki Plateau (Spencer afferma che
nel 1920 metà della popolazione viveva lì), mentre altri attraversarono il fiume Ewaso Nyiro a sud
alla ricerca di pascoli.
Nel 1921 l'amministrazione militare definì per la prima volta i limiti ufficiali del Distretto
Samburu, stabilendo il confine Nord-Est con i Rendille attraverso punti d'acqua in comune tra le
due tribù ed il confine Sud all'altezza del Lorroki Plateau, richiamando così a nord i Samburu che
avevano attraversato il fiume Ewaso Nyiro.
Fu in questo periodo che i Samburu si scontrarono anche con le nuove regole imposte;
alcuni Moran, che attaccarono ed uccisero dei Turkana, furono catturati e pubblicamente
giustiziati davanti agli altri Samburu.
Successivamente i sentimenti di diffidenza e sospetto nei confronti dell'amministrazione si
fecero più intensi.
Due furono le principali cause: innanzi tutto, come afferma lo Spencer, "il tradizionale ruolo
di valorosi guerrieri e di difensori era essenzialmente minacciato dalla protezione offerta dagli
Inglesi"; in secondo luogo si verificò l'incertezza sulle terre del Lorroki Plateau, delle quali i coloni
europei volevano entrare in possesso e che nel 1933 la Commissione Terre del Kenya decise di
concedere definitivamente ai Samburu, però non senza restrizioni.
La condizione imposta era che si dovesse ridurre l'eccessivo numero di capi di bestiame per
ristabilire la capacità produttiva della terra.
Questa misura rimase sino al 1962 e fu la più odiata perché indirizzata ad un popolo
nomade che aveva nell'allevamento la sua unica fonte di sostentamento.
Nel 1956 la pianura venne addirittura divisa in 244 parti di circa 1600 acri ciascuna. Tutti
coloro che possedevano bestiame vennero registrati e furono costretti a vivere in un'area
assegnata alla loro pratica.
Molti abbandonarono l'area dirigendosi verso terre prive di controllo, mentre chi rimase
sperava di vendere i capi di bestiame in eccedenza.
Nel 1961 questi progetti d'allevamento controllato occupavano quasi un terzo del Distretto
e la situazione divenne così difficile da sostenere, che l'amministrazione si vide costretta ad abolire i
progetti.