Volontariato intelligente

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Volontariato intelligente
notizie dal mondo
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Giornale
dell’Odontoiatra
15 maggio 2006
Volontariato intelligente
Non solo denti. L’esperienza di un volontario dell’associazione Solidarietà medico odontoiatrica nel mondo
di Massimo Fugazza
L’
aereo della Klm atterra puntuale all’aeroporto Jomo
Kenyatta di Nairobi il 13
Aprile 2006 alle 19,30. Oramai ho perso il conto delle
mie visite in questo paese
che da tempo amo profondamente. Mi accompagna
un giovane collega, Stefano
Nardella, che si è offerto di
accompagnarmi per lavorare con me presso lo studio
dentistico che nel 2003 ha
visto la luce presso i locali
del dispensario nella missione dei padri della Consolata (IMC) a Maralal, nel
nord del paese.
Il nord del Kenya è zona
tribale; geograficamente è
costituita da un altipiano
con altezza sul mare variabile tra 1300 e 2000 mt., con
picchi montagnosi che toccano i 2600 mt. Data la sua
prossimità all’equatore, la
regione beneficia di un
clima fresco e asciutto intervallato da due stagioni
cosiddette delle piccole
piogge (marzo-aprile) e
delle grandi piogge (luglioagosto). La popolazione tribale appartiene perlopiù al
ceppo nilo-camitico e nilocuscitico. Nel vasto territorio dell’altipiano troviamo
le tribù: Turkana, Borana,
Gabra, Rendille, Samburu
e Pokot, solo per nominare
le principali; ognuna di queste possiede caratteristiche
peculiari e altre solamente
simili, con aspetti di comunità, vita sociale religione e
riti che all’occhio inesperto
potrebbero apparire comuni. In realtà un attento
esame della loro cultura
permette di individuare le
caratteristiche che fanno di
ogni gruppo un vero e proprio mondo a sé.
Il Samburu District comprende un’area geografica
di circa 18.000 km quadrati
estesa perlopiù sull’altipiano che si prolunga alle propaggini meridionali del
lago Turkana. È popolata,
come recita il nome stesso,
dalla tribù Samburu che
conta circa 80.000 individui.
Il dato è solo presuntivo
data l’assenza di un registro
civile e di un censimento. I
Samburu manifestano una
strettissima parentela etnica e culturale con i Maasai,
condividendo lingua, religione, costumi e organizzazione sociale. La vita dell’individuo maschio si sviluppa secondo un percorso
iniziatico prestabilito dalla
tradizione: al momento
della pubertà viene circonciso e dopo circa un anno
diventa un guerriero
esprime anche attraverso
un vero e proprio culto
della bellezza: capelli lunghi raccolti in treccine, collane di perline colorate,
anelli espansori ai lobi delle
orecchie, il capo e la pelle
del viso spesso colorati con
l’ocra. Le donne maritate
possono essere distinte da
quelle nubili attraverso gli
ornamenti che portano. L’iconografia africana ha fatto
conoscere al mondo la bellezza e la fierezza dei guerrieri Maasai. I Samburu
non sono da meno.
La tribù, nomade all’inizio,
è ora seminomade e manifesta una certa tendenza
(moran), diventa cioè un
vero e proprio soldato, cui
spetta il compito di difendere la comunità. Il moran
viene educato al coraggio e
all’abnegazione, diviene
esperto nell’uso della lancia
e deve mantenere una perfetta forma fisica che si
alla sedentarietà. Mentre le
donne si dedicano alla crescita dei figli e alla coltivazione agricola di piccoli appezzamenti di terreno, gli
uomini si occupano della
pastorizia e allevano capre,
ma soprattutto bovini dai
quali derivano alimento,
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15 maggio 2006
ricchezza e prestigio. Presso i Samburu ogni vacca ha
un nome e una storia che il
guerriero ripete e canta
danzando nel corso delle
manifestazioni rituali. L’animale viene sacrificato
solo nella ricorrenza di
eventi rituali quali la circoncisione, il matrimonio e
varie occasioni legate al
percorso iniziatico del
guerriero. Il latte mescolato
al sangue prelevato dalla
vena giugulare della vacca
costituisce l’alimento base
col quale vengono nutriti i
giovani e i guerrieri e che
permette loro, almeno secondo la loro credenza, di
crescere forti e snelli. I bovini hanno dunque un
ruolo centrale e indispensabile nella vita e nell’economia della tribù e senza di
essi è possibile prevedere
l’annullamento fisico e culturale di un intero popolo.
L’IMPEGNO
DELLO SMOM
L’intervento dello Smom in
questa remota regione, da
sempre negletta dall’autorità centrale del paese, è stata
giustificata dall’assenza totale sul territorio di presidi
odontoiatrici, nonostante la
patologia dentale sia am-
piamente diffusa e spesso
inabilitante.
I missionari della Consolata hanno accolto con entusiasmo la proposta che
inoltrai loro nel 2003 di costituire un’unità odontoiatrica presso il dispensario
della missione di Maralal,
capoluogo del Samburu
District. Oggi l’iniziativa
prosegue con successo. Nel
corso di varie missioni condotte da colleghi e dal sottoscritto in questi ultimi
anni, più di 600 persone
hanno potuto beneficiare
di cure odontoiatriche. I riuniti ora sono due; è stato
inviato un aspiratore chirurgico nuovo e la dotazione di materiali e strumenti
dello studio si sta adeguando ai nostri canoni operativi. Quest’anno, inoltre, ho
avuto modo di incontrare
presso il dispensario Judith,
una giovane ragazza Samburu che sta completando il
ciclo di studi che la porterà
al diploma in odontoiatria;
diverrà, cioè, Clinical Officier, una qualifica che la
abiliterà alle cure conservative ed estrattive. Ciò rappresenta per noi un grosso
passo avanti dal momento
che la nostra maggior
preoccupazione era quella
di reperire personale da
formare professionalmente
per portare lo studio all’au-
tonomia operativa.
Nel seguire con entusiasmo
l’impegno che mi ero proposto, ho rischiato di perdere di vista altre temibili
realtà diverse dal problema
odontoiatrico. L’altopiano
del Kenya soggiace periodicamente alla siccità.
Quando la stagione secca si
rivela clemente può bastare scavare il terreno a pochi
metri di profondità per trovare l’acqua. Oppure ancora è possibile notare uomini e mandrie che si spostano per chilometri per reperire una pozza d’acqua.
Quando invece la stagione
secca si prolunga maggiormente e quando le piogge
cadono insufficienti allora
l’emergenza acqua assume
aspetti drammatici. Nel periodo di tempo a cavallo tra
ottobre 2005 e marzo 2006
nel Samburu District, e non
solo, non è caduta nemmeno una goccia d’acqua. La
carestia è stata inevitabile e
le statistiche sono terrifi-
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canti. La popolazione dell’altipiano ha perso circa i
2/3 del bestiame e si sono
contati più di mille morti.
Oggi che le piogge sono arrivate e l’erba è tornata a
crescere le vacche presentano ancora le ossa del costato bene in evidenza,
quel territorio nelle cui
profondità scorrono fiumi
di acqua inaccessibili per
la mancanza di pozzi e di
canalizzazioni. Occorre
perforare fino a circa 90
metri di profondità per
trovare acqua in abbondanza. Con circa 15.000
“Stiamo affrontando tematiche
di rilevante impatto sociale che
esulano dalle nostre specifiche
competenze professionali”
segno inequivocabile di
una dura sofferenza.
I padri missionari, alcuni
dei quali di etnia Samburu, mi hanno accompagnato fra le manyatte ( piccoli
villaggi) per illustrarmi il
problema e per farmi capire la natura intima di
euro è possibile scavare
un pozzo e dotarlo di una
pompa per portare acqua
in superficie. La trivella
deve arrivare da Nairobi e
il progetto deve sottostare
all’approvazione e probabilmente alla tassazione
della neonata agenzia go-
vernativa che si occupa
dell’approvvigionamento
idrico; la missione si occuperebbe di costituire una
rete di distribuzione sul
territorio. Ovviamente un
singolo pozzo non potrà
impedire gli effetti devastanti di un’ostinata siccità, ma i benefici sarebbero comunque importanti e
tangibili. Questa, in sintesi, la natura del problema
e questa, in sintesi, la natura della mia proposta,
immediatamente accettata e appoggiata dal presidente dello Smom, il dottor Pino La Corte. Grazie
a Pino lo Smom sta affrontando tematiche di rilevante impatto sociale
che esulano dalle nostre
specifiche competenze
professionali, ma che non
possono e non devono
sfuggire alla nostra sensibilità e costante preoccupazione per la salute dei
popoli presso i quali operiamo.