L`ARTE GRECA L`uomo greco vede il mondo

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L`ARTE GRECA L`uomo greco vede il mondo
L’ARTE GRECA
L’uomo greco vede il mondo come un insieme perfettamente ordinato,
comprensibile dall’uomo in termini razionali. Tutto quello che l’uomo
costruisce deve essere in accordo con questo ordine. La bellezza è il prodotto
concettuale, ben distribuito e ben proporzionato, non solo figurativo.
Funzione dell’arte
Nella polis, dove l’uomo è protagonista (non le caste come in oriente), l’arte ha
la funzione di comunicare i valori di tutta la comunità, perciò non è mai
ostentatamente lussuosa o grandiosa, la qualità nasce dalla sobrietà, dalla
misura e dalla semplicità, la committenza non è mai privata. Nel periodo di
formazione l’arte greca è, come in quasi tutte la culture antiche, ispirata dai
valori religiosi e ha una funzione celebrativa, educativa, rituale e votiva. La
mentalità greca è orientata al razionalismo, cioè la volontà e la capacità di
vedere e interpretare il mondo (cioè la realtà) come un sistema ordinato e
comprensibile secondo la logica umana. La razionalità e la consapevolezza
ispirano precocissime riflessioni teoriche sull’arte (VI – V secolo a. C.); la realtà
come viene rappresentata non è contingente, ma bensì teorica e ideale. L’uomo
diventa il centro dell’universo e misura di tutte le cose; da ciò deriva
l’antropocentrismo e l’antropomorfismo.
Il tempio
Il tempio, situato nell’acropoli, è la casa della divinità. Il centro è detto naos o
cella: è il luogo in cui viene custodita la statua della divinità, senza finestre e
quasi buia. Il naos è circondato dallo stilobate, formato da blocchi di pietra
divisi su tre gradini. Tutt’intorno al tempio c’è la peristasi, cioè la fila di
colonne che sostiene la parte superiore del tempio stesso (trabeazione). Nel VII
secolo a. C., per via dell’influsso orientale, si sviluppa la dimensione
monumentale. Inizialmente esso era costruito con legno, poi si passò ad
utilizzare pietra calcarea intonacata e, nell’epoca di massimo splendore, il
marmo.
Concetti chiave della struttura del tempio
La mitologia spiega come dall’originale caos l’ultima generazione degli dei
guidati da Zeus abbiano dato origine alla realtà realizzando il cosmo che è
governato da leggi razionali, perciò comprensibili alla mente umana. Il tempio
è la casa della divinità, concepita a somiglianza umana, anche le forme
architettoniche sono antropocentriche.
Tutto ciò che è buono è anche bello, la bellezza nasce dall’armonia delle parti
messe in proporzione (euritmia); perciò il tempio deve comunicare la
perfezione del cosmo realizzata dagli dei (commensurabilità). Il tempio è per i
Greci il paradigma della loro concezione del mondo. Da ciò la necessità di
stabilire una serie di regole di riferimento per la costruzione, cioè l’ordine
architettonico che è il complesso di regole necessarie per la realizzazione di
strutture proporzionate, quindi armoniche. Il modulo (diametro della base
della colonna) diventa l’unità di misura dalla quale si calcolano, secondo
criteri matematici e geometrici, le proporzioni dei singoli elementi tra di loro e
del singolo elemento con l’insieme.
Elementi strutturali lapidei
I rocchi sono blocchi di pietra che vanno a formare la colonne. Il capitello ha
una funzione di distribuzione dei pesi dalle strutture verticali a quelle
orizzontali. Ogni blocco viene sbozzato, poi viene trasportato con una specie
di carro. Una volta arrivati, i blocchi vengono sollevati con il parampo, poi
vengono fatti scorrere nella posizione giusta. Si ancoravano attraverso le
grappe, cioè colate di piombo che servivano a saldare i ramponi di legno alle
pietre.
Stili degli ordini architettonici
Cronologia: la codificazione stilistica dell’ordine.
Dorico (struttura massiccia, colonne lisce): VII secolo a. C.
Ionico (fregio, echino a volute): VI secolo a.C.
Corinzio (foglie d’acanto): fine V secolo a.C.
La scultura
La scultura greca è sempre antropomorfa; i maschi sono sempre rappresentati
nudi, mentre le femmine sono sempre vestite. Tra l’VIII e il VII secolo le statue
sono in legno e hanno una funzione legata al culto: sono dette xoana.
I modelli egizi furono i primi ad ispirare i greci. La principale differenza è che
il codice egizio è stabile per migliaia di anni, mentre quello greco si evolve
velocemente. Inoltre le statue greche sono nude e le loro acconciature sono
sempre uguali, mentre per gli egizi non è così. Le statue arcaiche sono fatte per
facce parallele; l’estetica è antinaturalistica e guidata da tre principi: simmetria,
ripetizione delle forme e forme base riprodotte su scale diverse. La simmetria
obbliga all’assoluta frontalità; la ripetizione di elementi diventa un motivo
decorativo; se viene effettuata in scale diverse crea corrispondenze. Per cercare
di dare maggiore volume tondeggiante alla testa, sul viso piatto vengono
accentuati alcuni particolari: gli occhi a mandorla, il naso, il mento, le labbra.
Viene introdotto anche il cosiddetto sorriso arcaico, che rompe la piattezza del
volto. Una svolta importantissima è segnata dal Kouros di Anavissos (520
a.C.), con cui si rompe la rigidità delle facce parallele. La rappresentazione di
un corpo nudo atletico è legata ai muscoli. In epoca arcaica la massa muscolare
è stilizzata con delle linee e quindi si chiama schematizzazione grafica.
La conquista della volumetria anatomica
STILIZZAZIONE + PERFEZIONE
↓
NATURALEZZA + PERFEZIONE
Stile severo (500 – 460 a.C.): la conquista del naturalismo
Questo stile è caratterizzato dalla rottura della simmetria e dalla conquista
della stasi gravitante (cioè la distribuzione ineguale del peso): si veda a tal
proposito l’Efebo di Kritios (480 a.C.). Quindi, metre il kouros arcaico è
caratterizzato da un peso equilibrato, simmetria, assenza di articolazioni e
rigidità, l’efebo severo invece ha come peculiarità lo spostamento del peso,
l’asimmetria, l’uso delle articolazioni per compensare lo squilibrio, la
scioltezza. I volumi risultano perfettamente conquistati, soprattutto per quanto
riguarda il volume della testa.
La fusione ad anima cava
Le statue in marmo obbligano lo scultore a posture relativamente chiuse;
inoltre il numero delle posizioni è limitato. Le statue in bronzo, invece,
possono essere create in totale libertà, in qualsiasi posizione. Nel periodo
severo la perfetta anatomia viene rappresentata nel bronzo. Spesso venivano
creati prima i singoli pezzi (in seguito assemblati) al fine di compensare i
possibili errori e rifare, eventualmente, il pezzo in questione.
L’età classica (450 – 420 a.C.)
Si ha la conquista della naturalezza e al tempo stesso la massima bellezza
ideale, che deriva dall’armonia proporzionale delle parti. Si definisce perciò lo
stile classico, caratterizzato proprio da questo equilibrio. L’esigenza della
naturalezza avvicina anche le dimensioni alla realtà umana. La stasi gravitante
viene completamente realizzata e addirittura superata dal ritmo gravitante
(ritmo di corrispondenze)
Kanon, il sistema di proporzioni
Il kanon si realizza nel momento in cui vengono soddisfatte queste condizioni:
- Resa della potenzialità di movimento
- Postura coordinata da ritmi incrociati (chiasmo)
- Descrizione anatomica naturale
Esemplificazione del kanon
Durante il periodo classico, nel campo della scultura (unica forma artistica
veramente documentata) viene effettuata una ricerca soprattutto in tre
direzioni: figura maschile gravitante, in movimento, figura femminile.
Dal punto di vista tecnico, la scultura in bronzo diventa sempre più diffusa e
la difficoltà di raccordo tra la faccia frontale e laterale, tipica del periodo
arcaico, viene del tutto superata.
Ad esempio, il Doriforo di Policleto (450 a.C.) è una figura maschile gravitante
perfettamente naturale nella sua anatomia, in cui viene raggiunta la perfetta
armonia tra bellezza e naturalezza del momento classico.
Le figure in movimento, invece, erano la specialità di Mirone, scultore del
Discobolo (460 a.C.). Quest’opera è composta di elementi distribuiti secondo
un criterio compositivo di tipo ritmico che è interessante e armonico. Ad
esempio, le spalle sono posizionate a 90° rispetto alle gambe, e ciò crea un
ritmo di corrispondenze, espressione della ricerca di forme regolari
(manifestazione dell’armonia del cosmo) tipica della razionalità greca.
Le figure femminili, a differenza di quelle maschili, non vengono mai
rappresentate nude ma sempre con il panneggio (veste in cui sono evidenti
pieghe fanno intravedere il corpo e il movimento), a differenza del periodo
arcaico, in cui le forme del corpo erano sottolineate da cinture, che facevano
risaltare seni e fianchi. All’inizio i soggetti femminili erano piuttosto androgini
(Amazzone Kresilos, 450 a.C.) anche se la stasi gravitante è perfetta. La
conquista della femminilità (meno muscoli, più rotondità) avviene in seguito
(Nike di Paionios, 425 a.C.)