1 Contributo di Marco Monari Tavola Rotonda Finale – Il Welfare

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1 Contributo di Marco Monari Tavola Rotonda Finale – Il Welfare
Contributo di Marco Monari
Tavola Rotonda Finale – Il Welfare che cambia
Forlì, 07 maggio 2011
La riflessione, le suggestioni, i contributi emersi in questo ciclo di iniziative ideate dal collega Thomas Casadei e
organizzate insieme al Partito Democratico di Forlì, ci consentono di approfondire i temi della sfida con la quale la
nostra Regione intende contrastare le politiche di questo Governo; non solo mantenere un sistema di welfare che ha
consentito coesione ed inclusione, oltre che sviluppo, ma innovare per costruire un welfare comunitario,
sussidiario, inclusivo e promozionale, capace di prendersi cura delle persone in ogni fase della vita.
I Governi Prodi, investendo nelle politiche sociali, avevano consentito di avviare, con i 10 fondi istituiti sul sociale,
quel fondamentale terzo pilastro che integra previdenza e sanità. I Fondi statali di carattere sociale sono passati da
2526 M.E. del 2008 a 271 del 2013 e questo Governo, con la riduzione dell’80% delle risorse assegnate alle
Regioni sul sociale (azzerando fondo di non autosufficienza, infanzia, immigrati), ha demolito l’impianto
interrompendo un processo al quale la nostra Regione si è opposta, impegnando risorse proprie per sostenere il
fondo sociale per la famiglia e il fondo per la non autosufficienza.
La crisi finanziaria ed economica è anche crisi delle persone e delle famiglie e impone una nuova strategia nelle
politiche sociali.
Viviamo nelle nostre comunità l’emergenza sociale di mutamenti demografici ed immigratori, l’estensione delle
vecchie e nuove povertà.
L’attuale rete dei servizi sociali e socio-sanitari, così come è organizzata e governata, non è in grado di accogliere
le domande di aiuto, soprattutto dei giovani, né di contenere le nuove ondate di richiesta di assistenza che si
stanno abbattendo sui servizi pubblici.
Occorre un nuovo progetto di governance pubblica capace di garantire un’assistenza universalista in ogni fase della
vita, costruendo un sistema fortemente capace di valorizzare tutte le positive risorse presenti nelle persone e nel
territorio, il terzo settore nella sua importante articolazione di attività nella nostra Regione, ha un ruolo strategico
nell’innovazione e nell’estensione dei diritti.
Tutelare l’infanzia affrontando i temi legati all’emergenza educativa, superare i fattori di sofferenza delle famiglie e
basso reddito con carichi insostenibili di assistenza, prevenire la disabilità e la non autosufficienza, rendere il
domicilio un luogo servito da un’assistenza integrata, affrontare con efficacia l’emergenza abitativa, sono solo
alcune delle priorità che la Regione in questi mesi ha posto al centro del dibattito politico.
Abbiamo già un forte impianto sul quale si è costruito il nostro sistema di servizi che poggia su una governance
pubblica fortemente ancorata ai territori, agli enti locali, ai distretti, sempre di più luoghi di integrazione delle
politiche e dei servizi socio-sanitari. Luoghi dove è possibile valorizzare le risorse delle persone, delle famiglie,
della comunità.
Inclusione, omogeneità, equità, allargamento e differenziazione dell’offerta, centralità ed
autodeterminazione della persona, questi i cardini dell’innovazione.
Sarà importante monitorare con attenzione le scelte avviate per dare gambe al cambiamento. Il superamento delle
Ipab, con la creazione delle ASP, ha indubbiamente consentito una prima razionalizzazione ed offerto agli enti
locali uno strumento pubblico di gestione dei servizi. La variegata situazione del territorio regionale ci impone una
seria riflessione sul ruolo delle ASP e sul futuro delle gestioni dei servizi a loro assegnati. Quanto sub-committenza
e gestione, stanno insieme nel ruolo che la legge regionale ha inteso attribuire alle ASP nell’ambito del sistema?
Così come l’accreditamento dei servizi socio-sanitari, certamente un primo passo affinché si garantisca la stessa
qualità nei servizi gestiti dal pubblico e dal privato sociale, non può fermarsi alla regolamentazione dell’esistente
ma deve consentire la promozione di un’offerta che ponga davvero il cittadino di fronte ad una reale possibilità di
scelta.
E’ evidente che per favorire questo processo, la nostra Regione dovrà assumere l’impegno, disatteso dal Governo,
di definire i livelli essenziali delle prestazioni, così come ci sono, nella nostra Regione, le condizioni per
sperimentare l’allargamento dei fondi di mutualità sociale integrativa.
Questi i temi che stiamo affrontando oggi, con una visione di nuovo welfare che ci richiama alle conclusioni del
documento approvato dall’ Assemblea Nazionale del Partito Democratico:
“la nostra visione non è la ritirata dello Stato, sperando nella supplenza contrattuale delle categorie forti e
nella compassionevole carità del dono per gli ultimi, ma uno Stato che sia programmatore e regolatore forte
di un complesso di prestazioni cui tutti hanno il diritto di accedere e che promuova una imprenditorialità
diffusa dei soggetti di offerta, pubblici, privati, no profit, in funzione dei bisogni dei cittadini”.
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