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PERCHE’ LA TRATTA DI ESSERI UMANI E’ ANCHE UNA QUESTIONE DI “GENERE” di Stella Bertuglia L’evoluzione del genere umano è stata realizzata da donne e uomini, soprattutto il lavoro di cura e quindi parentale ha permesso la sopravvivenza della specie umana, lavoro realizzato dal genere femminile attraverso allattamento, svezzamento, accompagnamento alla crescita fino all’autonomia dell’individuo, secondo il modello di matrilinearità, modello che funziona a tutt’oggi in tutto il mondo, dimostrato anche in una ricerca scientifica realizzata in Finlandia è pubblicata sulla rivista “Nature” anno 2004, analizzando alberi genealogici dal XVIII al XIX secolo i ricercatori hanno dimostrato che dove ci sono nonne che collaborano nelle cure parentali in quelle famiglie ci sono più nipoti, quindi, continuità della specie, le nonne hanno un ruolo biologico perché aiutano a conservare la specie umana. Nonostante questo notevole contributo che le donne hanno dato all’intera umanità dalle origini ai giorni nostri, in cui l’economia ha retto grazie a milioni di donne casalinghe, operaie, impiegate, insegnanti, infermiere, tutti lavori necessari per la vita ma poco prestigiosi, importanti perché su questo impegno umano-sociale (il lavoro di cura è stato valutato 11mila miliardi di dollari) si giocano le sorti di intere generazioni umane. Purtroppo sono pochi i riconoscimenti, questo vale anche, per le donne che si sono distinte nella scienza, nella politica, nell’arte, nella letteratura, nello spettacolo e nello sport. Queste donne non sono ricordate o addirittura omesse. Questo è il panorama globale sulla discriminazione del genere femminile, in questo panorama soprattutto l'evoluzione socioeconomica nei paesi ricchi ha facilitato alla donna una notevole emancipazione in tutti i campi e l'ha resa indipendente, autosufficiente, competente, non più sottomessa passivamente all'uomo, l'uomo, invece, non ha fatto lo stesso percorso di crescita e di liberazione ed è rimasto ancorato alle sue posizioni millenarie di dominio e di potere. Specie nel campo delle relazioni e dell'affettività, l'uomo ha preferito una scorciatoia rapida con relazioni maschiliste che non lo mettono in discussione, non lo impegnano, non lo fanno sentire a disagio. Queste relazioni non lo fanno crescere, perché non l'aiutano ad uscire dal suo egocentrismo e dalla sua sete di possesso dell'altro. L'uomo preferisce scegliere volutamente relazioni non impegnative perché, l'altro, la donna, non gli interessa, non esiste, non è considerata persona nella sua interezza, oggettivizzandola o solo considerandola in modo parziale. Gli uomini hanno una grande responsabilità sociale ed umana per questo genocidio di “genere” che stanno perpetrando con efferatezza e sotto gli occhi di tutti. Le donne emancipate e consapevoli sono le prime “vittime” in quanto non sono ascoltate e vengono vanificate le loro azioni, grazie agli atavici consensi culturali, le seconde “vittime” sono le donne giovani e senza una grande consapevolezza della loro identità di genere e con poca autostima, queste sono costantemente utilizzate per le qualità fisiche, tipiche della loro giovane età, acquisendo uno “status momentaneo” (donne in politica, nei posti di lavoro, ecc.), quando queste o per loro intelligenza o perché smettono di usare il loro fascino vogliono essere “soggetti”, scatta l’eliminazione o sostituzione, purtroppo sono abbastanza sostituibili vista la condizione di non potere in cui tutte le donne del mondo ancora oggi versano, infine le ultime “vittime” sono le schiave della tratta e le adolescenti, inermi ed assolutamente ricattabili da tutti i punti di vista. Potere e denaro dettano le leggi in questa “conquista” come in una guerra (tra i generi) le frontiere non esistono più e tutto è ammissibile, estendendo la questione si può considerare l’uomo “non evoluto”, una sorta di “Cliente” perche’ rispecchia le stesse dinamiche del cliente della tratta, dai 18 ai 70 anni, di tutti i ceti e condizioni sociali, che regolarmente usano ed abusano del genere femminile, la forza sta nella non continuità e costruzione di una relazione alla “pari” cioè confronto tra soggetti con maturità ed elementi culturali simili sia per generazione che per esperienza di vita vissuta. Come spazzatura, usano e poi buttano, sono esattamente il prodotto di come questa società del consumo si propone: “usa e getta”. Ecco perché la Tratta di esseri umani è anche un problema di “Genere”. In questa involuzione anche il pensiero femminile come il sesso è stato banalizzato: non è più considerato come un reciproco scambio, comunicazione interpersonale, relazione affettiva, ma è diventato un vero uso e consumo nelle varie occasioni in cui serve. Le relazioni uomo-donna, uomo-sesso, uomo-diritti, uomo-libertà sono basate su culture, coscienze, idee, comportamenti egoistici, autoritari, maschilisti e spesso anche violenti di una grande parte dei maschi dei paesi ricchi sia giovani, sia adulti, sia anziani. Ecco perché esistono tanti uomini coinvolti in attività criminali (traffico di esseri umani), illegali (permessi falsi, corruzione, gestione locali) e immorali (affitto di appartamenti, scambi di favori, coperture, omertà, intermediazione e gestione clienti, gestione di false artiste o false accompagnatrici). Ecco perché esistono tanti milioni di uomini giovani e adulti (fra i 17-18 e i 65 anni) che cercano rapporti sessuali a pagamento in una società in cui le relazioni sociali sono molto più libere e possibili di 30-50-100 anni fa, quando la prostituzione poteva nascere anche dalla scarsità di occasioni pubbliche di incontro o di relazioni sociali. Ecco perchè sono aumentati la ricerca, i contatti e gli incontri sessuali a pagamento tramite Internet e non solo sulle strade. In somma la qualità umana dell'uomo di oggi è «mediocre» (qualsiasi sia il suo ruolo, reddito e potere), e dovuta al livello medio di istruzione, di acculturazione, di arricchimento culturale complessivo. La qualità umana si crea attraverso un complesso insieme di esperienze e formazione in famiglia, a scuola, nel lavoro, nella vita sociale, vedendo la tv, usando il computer, guardando la pubblicità, andando o meno a cinema, teatro, musica, mostre, leggendo o meno giornali, riviste, libri, nelle relazioni con parenti e amici. Se una società nel suo complesso crea condizioni di vita sempre più basate solamente sul potere del denaro, sul potere delle amicizie, sul potere dei maschi, sul potere dell'immagine e della disponibilità ad obbedire e uniformarsi, sul potere di una corporeità da vendere comunque, sulla volgarità, la violenza, lo sfruttamento... uno dei risultati sarà ed è l'incapacità maschile di vivere una sessualità più libera e serena possibile, la ricerca di sfoghi sessuali a pagamento, e per molte donne anche la ricerca di modalità di carriera e soluzioni basate sulla propria «vendita» fisica e intellettuale. Se ci sono tante «prostitute» sulle nostre strade, costrette a vendere il proprio corpo, è perché vi è una grande richiesta. La donna povera, indifesa, senza documenti e senza patria, è diventata la risposta a questa domanda. I clienti sono normalmente persone tra i 18 e i 65-70 anni, di tutti i ceti e condizioni sociali, che regolarmente usano ed abusano di queste schiave della strada. Il 70% sono persone sposate oppure conviventi. Nella catena delle schiave del terzo millennio il consumatore/cliente è certamente uno degli anelli più saldi, perché sostiene ed alimenta l'industria del sesso. La Tratta di esseri umani è anche un problema di “Genere” perché le dinamiche e le conseguenze sono simili a quelle della violenza sulle donne nella coppia e si spiegano all'interno del meccanismo della spirale della violenza, la vittima spesso tende ad attuare una rimozione selettiva - meccanismo del tutto naturale in situazioni di estremo pericolo - a fronte della quale ad esempio le forze dell'ordine pretendono invece dovizia di particolari per poter accogliere una denuncia che altrimenti viene archiviata, bisogna dire che la totale impreparazione che regna sovrana in quest'ultimo campo in cui mancano persino interpreti e mediatori culturali, preparazione che pure viene richiesta da tutti i protocolli internazionali antitratta. Una persona in situazione di grave difficoltà e che ha subito tanti abusi, perché dovrebbe condividere i dettagli della sua sofferenza, raccontare tutta la sua esperienza, senza omissioni e/o bugie. Specie se non si è ancora stabilito un rapporto di fiducia fatto innanzitutto di pieno rispetto, empatia e soprattutto non schiacciando la donne nel ruolo di vittima. Come per la violenza sulle donne nella coppia si deve tener conto che per ogni donna è difficile e per niente scontato definirsi vittima di violenza (ad esempio da parte del marito, l'uomo che si è scelto) così diventa difficilissimo per una vittima di tratta definirsi tale e raccontarsi, innanzitutto date le minacce che si subiscono dagli sfruttatori mafiosi, rivolte anche alle famiglie. Nella tratta, poi, la tendenza a fingere per poter sopravvivere, a raccontare bugie, a sviluppare modalità seduttive di relazione è assolutamente in linea con il tipo di esperienze vissute, insieme a una forma di resilienza che porta a "spegnere il cervello" e a un grande senso si svalutazione di sé, che rende difficile anche solo pensare che qualcuno voglia porgerti un aiuto disinteressato e che ci si possa fidare davvero. Si può anche sviluppare un rapporto ambivalente con lo sfruttatore simile a quello di una donna con partner maltrattante, fatto anche di momenti di "normalità". Non è un caso che anche sul piano legislativo il consenso della vittima sia irrilevante per il reato di tratta, questo non cancella di certo la violenza di quello che è definito come un crimine contro l'umanità. Ultima affinità tra violenza sulle donne nella coppia e tratta - non ultima in ordine di importanza - il contesto culturale giustificativo in cui si muovono entrambe le situazioni, che rende ancora più difficile la posizione di chi subisce violenza e il riconoscimento di essa. La Tratta degli esseri umani è una questione di “Genere” perché l’industria globale del sesso (pornografia, prostituzione, turismo sessuale) ha bisogno di vecchi stereotipi sessisti, del divario tra nord e sud del mondo, della vulnerabilità degli esseri umani, della disinformazione generale sulla questione, della risatina compiaciuta del vizio privato e dell’ipocrisia per una pubblica decenza. Perché la Tratta non può non tenere conto della violenza di “Genere” e l’organizzazione del lavoro tale riflessione sulla violenza di genere e l’organizzazione del lavoro è necessaria in quanto ad oggi agiscono meccanismi di sfruttamento che hanno escluso le donne dallo spazio pubblico e marginalizzato nei settori dequalificati del mercato, dove la globalizzazione e la crisi economica mondiale hanno trasformato le nuove e inedite forme di potere che normano e strumentalizzano i “corpi” al servizio del sistema produttivo, al crescere del ventaglio delle opportunità diminuiscono le possibilità di scelta (Migliavacca, 2005) mentre si acuiscono le contrapposizioni tra classi sociali, generazioni e generi, facendo perdere al lavoro quella prospettiva di spazio di relazione sociale, di libertà, di autodeterminazione e dignità della persona. Il fenomeno della Tratta di esseri umani viene considerato ad oggi un problema soprattutto di immigrazione ma dovrebbe essere affrontato come un serio “problema maschile” ecco perché dovrebbe essere analizzato anche da un punto di vista di “Genere”. Stella Bertuglia Riferimenti bibliografici: “Le ragazze di Benin city” ed. Melampo di Laura Magnani e Isoke Aikpitanyi “500 storie vere” ed. Ediesse di Isoke Aikpitanyi