nerozzi_def_9 nov - The Tristram Shandy Web | IULM

Transcript

nerozzi_def_9 nov - The Tristram Shandy Web | IULM
Il viaggio di Laurence Sterne
Patrizia Nerozzi Bellman
Laurence Sterne, Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e
l'Italia, nella traduzione di Ugo Foscolo, ed. Giovanni Puglisi, Edizioni
Università IULM, Milano 2004, pp. 11-32
— A questo in Francia si provvede meglio, diss'io.
— Ma, e vi fu ella? Mi disse l'amico; e mi volse incontro prontissimo, e trionfò urbanissimamente di me. —
Poffare! diss'io, ventilando fra me la questione; adunque ventun miglio di navigazione (da Douvre a Calais
non ci corre né più né meno) conferiranno sì fatti diritti? Vo' esaminarli e per le tre mi trovai addosso a un
pollo fricassé a desinare — in Francia — e sì indubitabilmente, che se mai quella notte mi fossi morto
d'indigestione, tutto il genere umano non avrebbe impetrato che le mie camicie, le mie brache di seta nera, la mia
valigia e ogni cosa non andassero pel droit d'aubaine in eredità al re di Francia —.1
Un attimo di sospensione, e la frase d'attacco spalanca l'orizzonte del lettore
con una vibrazione improvvisa come una scossa tellurica. Il richiamo alla norma
testamentaria del codice francese, che, nel caso di morte di uno straniero in
Francia, impone la trasmissione dei beni che egli porta con sé, direttamente al re
Borbone, proietta sulla partenza del protagonista, precipitosa come una fuga, la
luce deformante dell'allucinazione, rovesciando con un capovolgimento
acrobatico la forte valenza simbolica che da sempre fa del viaggio la metafora
privilegiata dell'esistenza umana. Se invece fosse la vita a essere metafora del
viaggio, e non, come si crede, l'inverso, perché allora non cominciare il
racconto proprio dalla fine, anzi dal "dopo" la fine? La presenza della morte,
seppure evocata con tono dimesso nella ironica previsione di una improbabile
contesa legale per il possesso dei suoi abiti, "le camicie, le mie brache di seta
nera", sembra voler subito, e intenzionalmente, sorprendere le aspettative di
un pubblico, per il quale nell'Inghilterra della metà del Settecento, la
produzione editoriale, attenta alle leggi del mercato, stampava con dovizia di
particolari diari ed epistolari di viaggio, spesso scritti in una tipografia di
Londra.
È "l'epoca dei viaggi", come Samuel Johnson, definiva il suo secolo: gli
ideali dell'illuminismo cosmopolita, chiamati a nobilitare anche le imprese
mercantili, riconoscono la superiore qualità del saper vivere "civile" e giustificano il gusto della ricerca raffinata del piacere nell'acquisizione e nella
varietà dei beni materiali. Il vento della modernità investe anche il viaggio e
ne fa il luogo di una drammatizzazione filosofica e culturale che in
Inghilterra trova in Robinson e nel giovane gentiluomo, protagonista del
Grand Tour in Europa, i due volti dell'ideologia del nuovo. Mentre la riscoperta delle Mille e una notte, che Antoine Galland traduce all'inizio del
secolo, stabilisce il modello di un esotismo in cui l'Oriente diventa proiezione fantastica della coscienza dell'Occidente, come già avviene nelle
peregrinazioni dei protagonisti del Rasselas (1759) di Samuel Johnson e del
Candide (1759) di Voltaire, per altro verso si può cogliere nella mobilità
socio-geografica, inerente al paradigma del viaggio, così diffuso nelle trame
dei romanzi dell'epoca, un rapporto di omologia con la mobilità sociale di
cui si avvantaggiano i nuovi ceti borghesi. Se il viaggio è percepito come un
criterio valutativo della classe e dell'educazione, della vita civile e del successo economico, sono i libri di viaggio a guidare lo sguardo della contemporaneità, divulgando un genere narrativo che testimonia e pubblicizza i
luoghi e i motivi per i quali è ritenuto necessario viaggiare. Tra città e rovine,
montagne e fiumi,2 da Calais a Parigi a Ginevra, e attraverso le Alpi in Italia,
lungo un itinerario divenuto ormai convenzionale, le soste sono tappe da
descrivere, catalogare e suggerire. Così chiamato per la prima volta da Richard
Lassels nella prefazione a The Voyage of Italy (1670), il Grand Tour, che
tradizionalmente completava un'educazione di stampo aristocratico, rimane
negli anni centrali del secolo un rito compiuto ancora in virtù del privilegio di
rango, ma è già ambita conquista del borghese-gentiluomo e si estende a un
numero sempre crescente di giovani inglesi, imponendosi ormai nell'ambigua
configurazione di una moda, che non manca di suscitare reazioni di insulare
diffidenza e di scontrarsi con denunce preoccupate dello sfoggio di
pericolose abitudini "continentali". Un intellettuale colto e raffinato come
Horace Walpole, egli stesso protagonista di un memorabile viaggio giovanile,
annotava nel 1763, non senza una punta di aristocratico fastidio, che ben
quarantamila inglesi avevano traversato la Manica in due anni. Pare giusto
almeno proporre che il Parlamento approvi una legge atta a rendere reato chi
avvilisce la purezza della lingua inglese introducendovi un'abominevole
mescolanza di parole, idiomi e modi di dire "esotici". All'inizio del secolo si
discute ancora su quale sia la giusta età per intraprendere il viaggio e Richard
Steele è portavoce di una opinione condivisa, quando sui periodici, nel
1709 sul "Tatler" e nel 1712 sullo "Spectator", si mostra dubbioso sugli
effetti di una simile esperienza e sostiene che sia meglio lasciare a casa i più
ottusi. Il malcapitato tutore, irriverentemente soprannominato anche "bearleader", spesso costretto a seguire un giovane pupillo scapestrato e
recalcitrante da una tappa all'altra, è il frequente bersaglio in una galleria di
illustrazioni che preludono alla vanità della testimonianza da esibire al ritorno
in patria, per fissare il luogo dell'avventura e consacrare la legittimità del
privilegio. I luoghi sono già spettacolo sul quale aleggia il demone del
collezionismo: gli inglesi, avidi compratori di qualsiasi reperto antico che
riescano a trovare, come pure di decine di migliaia di riproduzioni moderne,
che rappresentino l'immagine-ricordo.3
— Anche la miniatura ch'io porto meco da tanto tempo, e che io tante volte, o Elisa, ti dissi ch'io porterei meco
nella mia fossa, mi verrebbe strappata dal collo.4
Ma se il "passeggiere disavveduto" morisse in Francia, gli verrebbe "strappata dal collo" la miniatura della donna amata, il volto della musa evocata a
tessere il filo che lega il protagonista del viaggio all'autore che ne racconta la
storia: "Ho messo il tuo nome, Eliza, e il tuo ritratto nel mio libro, dove
rimarranno, quando tu ed io riposeremo nella quiete eterna. A questo punto qualche
commentatore o interprete delle mie opere coglierà l'occasione per parlare
dell'amicizia che durò lunga e fedele tra Yorick e la Signora di cui egli
parla",5 annuncia Laurence Sterne il 17 giugno 1767 in The Journal to Eliza,6
diario indirizzato a Elizabeth Sclater Draper (1744-1778), la giovane donna
che aveva incontrato a Londra nel gennaio del 1767. Tre mesi dopo Eliza si
sarebbe imbarcata per l'India per raggiungere a Bombay il marito,
funzionario della East India Company. Dal Journal che, come si erano
promessi, avrebbe trovato un corrispondente nel diario di lei, e dalle lettere,
sappiamo che, prima di partire, Eliza gli aveva regalato una miniatura con il
suo ritratto. Iniziato il 12 aprile 17677 e interrotto il 4 agosto dello stesso
anno, scritto quindi almeno in parte parallelamente alla stesura del Journey,8 il
diario, elabora il trauma del distacco, alternando al ricordo degli addii e alla
rievocazione ossessiva dell'immagine della donna amata, al sogno di incontri e
conversazioni9 con lei, i dettagli di una quotidianità avvilita dalla malattia e
tormentata dagli obblighi, anche finanziari, nei confronti della moglie e della
figlia,10 da anni ormai residenti in Francia, ma decise, suo malgrado, e per
ragioni economiche, a fargli visita nella casa di Coxwold nei pressi di York,
dove Sterne, nominato vicario, si era trasferito nel 1760, tra "i libri, la pittura,
il violoncello, il fucile".
Sterne aveva compiuto due viaggi in Europa: partito per la Francia all'inizio
del 1762 per curarsi dalla tubercolosi, che si era manifestata fin dagli anni dell'università al Jesus College di Cambridge (1733-37), vi era rimasto fino al
1764. Ritornato in Inghilterra aveva ripreso la stesura del Tristram Shandy
scrivendo altri due volumi che contengono anche il viaggio del protagonista in
Francia. Nell'ottobre del 1765 era ripartito per la Francia e per l'Italia: "Penso di
dovere ancora una volta fuggire alla morte mentre ho ancora la forza per farlo
— Andrò a Napoli per vedere se l'aria del posto non riesca a rimettere in piedi
questa mia povera costituzione —" e da Napoli, anch'egli viene contagiato dalla
diffusa "passione del Mediterraneo": "...Sono qui, felice come un re dopo tutto, e
sto diventando grasso, lustro e compiaciuto — non mi aumenta la statura, ma il respiro
sì. L'aria di Napoli è proprio adatta a me...".11 Ma nel maggio 1766 a John HallStevenson, amico di una vita, dai tempi dell'università e delle riunioni dei
"Demoniacs"12 nella avita dimora di Skelton Castle nello Yorkshire: "Devo
riprendere la penna. — In realtà penso che morirò con la penna in mano". 13 Al
ritorno in Inghilterra, il 23 luglio 1766, a Edward Stanley: "Nessun uomo, caro
signore, ha fatto un viaggio più piacevole del vostro Yorick... Comincerò una
nuova opera in quattro volumi".14 Nel febbraio 1767 l’annuncio: "Sto per
pubblicare un Viaggio sentimentale lungo la Francia e l'Italia".15 A Sentimental
Journey through France and Italy, by Mr. Yorick esce in due volumi il 27
febbraio 1768. Sterne morirà a Londra il 18 marzo dello stesso anno nelle sue
stanze in Old Bond Street.
Il passaporto del viaggiatore: "Ma chi è questo Yorick?"
Uscii così in furia di Londra, ch'io, non che ricordarmi né punto né poco che s'era in guerra col re di Francia,
io anzi già da Douvre osservava col cannocchiale le alture dietro Bologna-a-mare, né mi si affacciava per
anche l’idea ch'io guardava in terra nemica, né 1'idea successiva, cioè, che senza passaporto non vi si andava.16
"Mr. Yorick" raggiunge Parigi nella stessa situazione in cui vi arrivò Sterne
nel gennaio1762, viaggiatore inglese nella Francia ancora in guerra con il suo
paese, un anno prima della firma del trattato di Parigi che concluderà la
guerra dei sette anni nel febbraio 1763.
"Ma chi è questo Yorick?" si chiedeva già nel maggio 1760 l'anonimo recensore del "Monthly Review", uno dei nuovi periodici letterari fondati con l'intento di aggiornare il lettore sulle ultime novità in stampa Forse, come è stato
detto, nessun autore fu più di Sterne somigliante ai suoi personaggi, o forse
piuttosto, nessuno si divertì più di lui a mostrare le metamorfosi dello scrittore
impegnato in funambolici esercizi di osmosi con le sue creature davanti a un
pubblico attratto dalle sue esibizioni. Nel numero del gennaio 1760 era apparso
sul "Gentleman's Magazine" un estratto dal primo volume di The Life and
Opinions of Tristram Shandy, Gentleman, annunciato come "The Story
of Yorick; from Tristram Shandy", con un commento introduttivo che
presentava Parson Yorick, personaggio del romanzo, come un ritratto
autobiografico dello stesso Sterne.17
La pubblicazione dei primi due volumi di Tristram Shandy nella prima edizione londinese dell'aprile del 1760,18 con l'incisione di William Hogarth da
Sterne fortemente voluta per il suo libro, incontra uno straordinario successo di
critica e di pubblico e gli dà quella notorietà che lo accompagna tutta la vita,
combinando il suo nome con quello dei suoi personaggi, in un caleidoscopio di
varianti:
Sterne/Yorick,
ma
anche
Tristram/Yorick,
Tristram/
Sterne/Hamlet...19 Ma il gioco dei travestimenti era per lui cominciato molto
prima, insieme agli esordi della sua carriera di scrittore quando, ordinato ministro
della Chiesa anglicana e divenuto nel 1738 parroco di Sutton-on the Forest presso
York, alterna ai sermoni pastorali una collaborazione anonima come giornalista
politico allo "York Gazetteer", fondato dal ricco e influente "zio Jaques", il
Rev. Dr. Jaques Sterne, arcidiacono di Cleveland, sostenitore nelle elezioni
locali del governo Whig di Richard Walpole. Sulle pagine dello "York
Courant", il periodico Tory avversario nelle contese elettorali, Sterne lancia una
sfida alla coscienza letteraria del suo non vasto pubblico e, con quel gusto della
provocazione che gli è tipico, firma "Hamlet" un suo breve intervento. È la
parodia a offrirgli la chiave per esplorare i risvolti eversivi della passione politica
nella traboccante inventiva del suo discorso narrativo. In A Political Romance,
pubblicato anonimo nel 1759, la mescolanza di generi e stili incide la cifra
personalissima di uno scrittore straordinario. Concentrando nella forma breve del
pamphlet satirico gli itinerari fantasiosi della tradizione eroicomica, Sterne
trasforma una meschina e intricata controversia ecclesiastico-politica tra i membri
della Chiesa anglicana di York, in una zuffa rabelaisiana, la Storia di un bel
Tabarro caldo con cui l'attuale Possessore non si contenta di coprirsi le spalle,
ma vuole ricavarne una Sottoveste per sua Moglie e un Paio di Brache per suo
Figlio,20 dove introduce la maschera autobiografica di "Lorry Slim", "Renzo
il magro", detto il poveraccio. L'accoglienza entusiastica e divertita dei
lettori fu tale da indurre le autorità ecclesiastiche a ritirare, poco dopo la
pubblicazione, le cinquecento copie stampate, con il consenso strappato allo
stesso Sterne.
La notorietà raggiunta con i primi due volumi di Tristram Shandy sembra
destinarlo a rappresentare l'estro irriverente e bizzarro del narratore-protagonista,
farne l'eccentrico esponente di una moda, il "Chevalier Shandy", come lo
chiamano nei salotti parigini.21 Anni dopo, Sterne riterrà ancora opportuno
difendersi dal giudizio d'essere "più shandiano di quanto non sia mai stato",22
ma nel maggio 1760 è la fama del romanzo a indurlo a pubblicare i sermoni.
Al consenso dei lettori attribuisce il titolo della raccolta delle omelie, tenute
nella cattedrale di York, che vengono stampate come The Sermons of Mr.
Yorick e due frontespizi, solo il secondo dei quali portava il nome di Sterne,
con una prefazione in cui egli si scusava d'aver premesso il nome di Yorick
alla sua opera, spiegando che l'aveva fatto perché il nome di Yorick,
personaggio di Tristram Shandy,23 era più conosciuto del suo.24 Sul côté
circonflesso privato, nel diario e nelle lettere per Eliza, si firma Yorick.
Lungo tutto l'arco della sua esistenza e della sua carriera di scrittore, in un
continuo, talvolta fantasmagorico, intersecarsi del piano biografico e dell'itinerario delle sue opere, Sterne mette in scena una inesauribile schermaglia sulla
questione dell'identità tra autore, narratore, personaggi della finzione, che
paiono non voler lasciare mai la loro storia, e trasmigrano da un libro all'altro,
portandosi dietro tutta la rete di relazioni che li costituiscono. Ma la vera
partita si gioca sempre tra l'io e il mondo:
Ma io non sono mai sì perplesso, come quando ho da dire a taluno chi io mi sia — e vi sono pochi de' quali io
non possa dar conto migliore assai che di me; e perciò sovente ho desiderato che mi bastasse una parola sola
— e sbrigarmene; il che non mi incontrò mai fuorché in questa occasione — però che l'edizione di Shakspeare
su lo scrittoio mi fe' sovvenire che vi si parlava di me — e mi pigliai l'Amleto, e svolgendolo in un batter
d'occhio, verso la scena de' beccamorti nell'atto quinto, stesi il mio dito sopra di YORICK, e ponendo sotto
gli occhi del conte il volume, col dito tuttavia su quel nome — gli dissi: Me voici.25
Nel Viaggio sentimentale è la Storia a imporre a Yorick, viaggiatore inglese
nella Francia ancora in guerra, di affidare la sua identità a un passaporto. A Parigi,
per ottenere il passaporto che lo salvi dall'essere "albergato nella Bastille o
nel Châtelet, au moins" , come gli dice l'oste parigino, Yorick ricorre a
monsieur le comte de B*** "che ha in tanto concetto i libri inglesi e
gl'Inglesi". Nella cornice di una "conversation piece" su un tema che con
terminologia settecentesca si potrebbe chiamare "sentimento sociale", tra due
uomini uniti dall'amore per Shakespeare e per le donne, "...si chiacchierò del più
e del meno — di libri, di politica, d'uomini — finalmente di donne —", Yorick,
con un gesto che vuole essere quasi divinatorio, una mossa vincente sulla
scacchiera delle parole, indica al conte la prova inconfutabile della sua identità, il
suo nome stampato sulle pagine di Amleto, e dichiara di essere il giullare del re
di Danimarca. La trattativa diplomatica è suggellata dalla legge della
permanenza e dell'immutabilità, almeno apparente, implicita nel testo letterario,
quale documento inconfutabile di verità. In questa singolare messa in scena in un
salotto a Versailles del dramma più famoso sulla soggettività del personaggio,
all'epoca riscoperto nei nuovi commenti e nelle edizioni critiche delle opere di
Shakespeare, ma soprattutto nelle acclamate interpretazioni nei teatri londinesi
del grande Garrick,26 Sterne inscrive nel Viaggio sentimentale forse il più
incisivo, perché il più "letterale", dei suoi virtuosistici e paradossali elogi
dell'egotismo che irride alla funzione pubblica e pragmatica assegnata alla
letteratura dagli esponenti del romanzo realistico coevo, da Defoe a Richardson a
Fielding, impegnati nella costruzione di trame e personaggi in sintonia con le
nuove realtà storiche e sociali.27
Se, risalendo il cammino delle citazioni e delle autocitazioni, percorriamo
l'itinerario di Yorick nelle pagine di Sterne, prima nel romanzo e poi nel
Journey, vediamo che, come il buffone alla corte del re di Danimarca in
Hamlet, Parson Yorick entra in Tristram Shandy attraverso la morte, o
meglio, attraverso la contemplazione della morte, nel ricordo di un personaggio. "Senza dubbio egli era, per usare le parole di Shakespeare sul suo
antenato, uomo di scherzo",28 dice Tristram, in una tra le molte citazioni
approssimative presenti nel romanzo, riprendendo la battuta dalla prima scena
del quinto atto di Hamlet, nella quale il becchino mostra ad Amleto e a
Orazio il teschio di Yorick, il buffone del re, "fellow of infinite jests". Nel
mondo caduto di Amleto, il jester non è che un teschio; nel romanzo di
Sterne, Parson Yorick è coperto da quella cortina nera, la pagina nera che il testo
gli dedica per celebrarne la morte prematura: "Alas, poor Yorick!". Il pathos
della vicenda, che gli incide i lineamenti come in una raffigurazione della
melanconia, dipende dall'idea, suggerita al lettore anche dal tono della narrazione,
che egli sia morto prematuramente, vittima della cattiveria e della calunnia del
prossimo "con il cuore spezzato" come conseguenza degli attacchi di "Crudeltà e
Codardia" che lo hanno colpito proprio quando "pareva che stesse maturando
la sua promozione". In realtà le cose non stanno proprio così.29 Anche l'ipotesi
sulla sua discendenza dall'omonimo buffone del re di Danimarca, pure
avanzata con dovizia di considerazioni, è messa in discussione e Tristram invita
il lettore ad accertarne la fondatezza sulla Storia Danese di Saxo Grammaticus
perché lui non ha tempo e anche "...perché a giudicare dai miei ricordi personali
e da tutte le informazioni che ho potuto raccogliere sul suo conto, non
dimostrava di portare una sola goccia di sangue danese nella sua crasi
sanguigna".39 Si affretta piuttosto a sollevarlo dalla precarietà aggressiva del
mondo che lo circonda, dotandolo di una cavalcatura, disprezzata dai
parrocchiani per il suo misero aspetto, ma di nobili ascendenze letterarie,
"fratello gemello di Ronzinante".31 L'effigie di Don Chisciotte si intreccia con
quella di Amleto come su uno scudo araldico e ricostruisce non solo una delle
genealogie del romanzo, ma anche quella del narratore e del suo autore. Durante le
incursioni nei limitati territori del suo circondario, Parson Yorick viaggia nel
paese senza tempo della letteratura. "Magro e allampanato quanto la sua bestia",
giullare e "uomo sentimentale", viaggiatore "malcontento", anche se percorre solo
le strade della parrocchia, annuncia il viaggiatore del Sentimental Journey e ne è
già la caricatura.
Lo sguardo sentimentale
"Sentimental" : una parola inglese. Nella premessa all'edizione del 1769, Jos.
Pierre Frénais,32 il primo traduttore francese del Sentimental Journey, si
arrende alle difficoltà del suo compito con una dichiarazione in grado di
affrancarlo dalla prevedibile accusa di anglomania: "La parola inglese sentimental non è stato possibile renderla in Francese con alcuna espressione che
potesse corrisponderle, e l'abbiamo lasciata sussistere com'è. Forse, leggendo si
scoprirà che meriterebbe di passare nella nostra lingua."33 L'aggettivo
"sentimental" è peraltro di nuovo conio anche nella lingua inglese; non
compare accanto al sostantivo "sentiment", inteso come "thought; notion;
opinion", nel Dictionary of the English Language (1755) di Samuel
Johnson, vero e proprio monumento alla stabilità della lingua e della cultura
inglese negli anni centrali del secolo, e di cui, come testimoniano le sue note
alla traduzione del Joumey, farà ampio uso Ugo Foscolo. Ma seppure con
significato ancora incerto, o meglio dire, composito, l'inclinazione "sentimentale"
indica già negli anni di Sterne l'emergere di una tipologia anche
comportamentale, insieme etica ed estetica, di una delle molteplici risposte alla
questione del ripensamento del sé che con esiti diversi percorre tutto il secolo e
informa il dibattito tra ragione, sensibilità, sentimento.
Nella storia del romanzo inglese il sentimentalismo sembra fin dalle origini
destinato, per una sorta di ambivalenza congenita, a due percorsi che solo a tratti
confluiscono: da un lato infatti si eleva, fino a divenire virtuosa ed esemplare
nobiltà del sentire, nei personaggi del romanzo realistico, dall'altro si abbassa,
rifrangendosi in un sistema di variazioni, che giunge fino al romanzo gotico,
nelle storie di eroine "sensibili" e perseguitate, soggetto evasivo di una narrativa
all'epoca molto popolare. Consideriamo due autori che illustrano questo duplice
volto. Nel romanzo di Samuel Richardson, che occupa un posto cruciale nella
storia della cultura letteraria europea, da Pamela (1740) a Clarissa (1748) a
Sir Charles Grandison (1754), l'analisi minuziosa del rapporto tra il
personaggio e gli incidenti della trama, tipica del romanzo epistolare, implica
un'apertura ai sentimenti e una piena partecipazione emotiva alle situazioni e
agli eventi che, mentre tende a prevalere sulla cronologia e sulla
consequenzialità, costruisce il modello di una storia in cui è la coscienza del
personaggio a occupare il centro dell'interesse narrativo. Ma in Richardson
l'intento didattico e moralistico, fortemente segnato dal suo impegno di
convinto divulgatore del codice etico delle nuove classi emergenti, costruisce
precisi confini alle potenzialità eversive implicite nella contrapposizione tra
l'autenticità "naturale" del personaggio e i costumi, le forme culturali, che ne
determinano la vita sociale. Il suo fine è quello di mostrare, proprio attraverso
l'andamento delle vicende, la superiorità e il successo dei comportamenti
virtuosi della borghesia in ascesa sulle imposizioni difese dagli ordini
aristocratici: la partecipazione richiesta al lettore si suppone rimanga quindi,
primariamente, una condivisione di valori. Circa un decennio più tardi, The
Man of Feeling (1771) di Henry Mackenzie, romanzo all'epoca molto
popolare anche per la scelta insolita di un protagonista maschile in una vicenda
di sensibilità e sventure, presenta un vero e proprio manifesto del sentimento a
uso del gentiluomo inglese, dispiegando attraverso la rappresentazione di casi
disgraziati un elogio della "compassione", in cui la profondità del sentire è
commisurata all'ampiezza dello sfogo emotivo. La contrapposizione alla
regola del contegno aristocratico fornisce una manualistica delle manifestazioni
fisiche dei tormenti dell'animo, che va dalle lagrime allo sfinimento, e precorre
le vertigini solipsistiche di ben più nobili giovani eroi del romanzo europeo.
Negli ultimi tre decenni del Settecento e nel primo decennio dell'Ottocento il
Sentimental Journey assicura a Sterne in Inghilterra e in Europa la fama che
Tristram Shandy non era riuscito a dargli,34 diffondendo con la maschera di
Yorick quel particolare modo del sentire che pare il risultato di una fusione tra
uno spirito di naturale, empirica benevolenza, in cui annegare il disagio del
rapporto col mondo, e lo humour ironico e caricaturale che nella traduzione di
Foscolo si oscura, sotto la patina, forse troppo uniforme e solenne del suo
stile, di qualche ombra già preromantica.
Arrivato a Calais, Yorick sale su una désobligeante, ferma nel cortile di una
locanda, "standosi nel fondo del cortile di monsieur Dessein per tutti quei mesi
incompianta", dove nell'indugio dell'attesa scrive il proemio al racconto del
suo viaggio, procedendo a una classificazione delle categorie che costituiscono
"l'universalità de' viaggiatori": "Viaggiatori scioperati, Viaggiatori curiosi,
Viaggiatori
bugiardi,
Viaggiatori
orgogliosi,Viaggiatori
vani,Viaggiatori ipocondriaci" e ancora "seguono i Viaggiatori per necessità:
Il Viaggiatore delinquente, e il fellone, Il Viaggiatore disgraziato, e l'innocente, Il Viaggiatore semplice, Ultimo (se vi contentate) Il Viaggiatore sentimentale":
E qui intendo di me — e però mi sto qui ora seduto a darvi ragguaglio del mio viaggio — viaggio fatto di
necessità, e pour besoin de voyager quanto ogni altro di questa classe.35
Con una risposta ironica alla passione dei suoi contemporanei per i compendi, i
trattati, i dizionari, le enciclopedie... Sterne/Yorick mette a fuoco lo sguardo sul
suo "riposatissimo" viaggio, viaggio "del cuore in traccia della Natura e di tutti
que' sentimenti soavi che da lei sola germogliano", ma anche "saggio sulla
natura umana"
I volumi di Tristram Shandy successivi ai primi due, fino al nono e ultimo,
pubblicati alla fine di gennaio del 1767, non avevano incontrato il favore di
critica e di pubblico che aveva accolto i primi. Sterne era accusato di aver
stancato il pubblico, ripetendo sempre le stesse "stravaganze capricciose".36
Chiamandolo Mr. Shandy e, suggerendogli di mantenere un tono uniformemente
"patetico", gli si consigliava di accettare un ruolo finalmente edificante e di
"pensare a qualcosa di nuovo":37
Ah, Mr. Shandy... fermatevi dove siete. Il pubblico, se vedo giusto, ne avrà abbastanza, quando arriverete alla
fine del vostro ottavo volume... misurate le vostre capacità su un'altra strada...la vostra bravura sta nel
PATETICO... Mr. Shandy fatelo, perché voi riuscite ad innalzare le nostre passioni a lodevoli intenti —
risvegliare i nostri affetti, impegnare i nostri cuori — richiamarci, trasportarci, raffinarci, migliorarci.38
L'idea di scrivere una satira sulla voga del viaggio narrando il Grand Tour del
protagonista era stato tra i progetti all'origine di Tristram Shandy. Ma nella
combinazione e commistione di generi e stili che costruisce il romanzo, non è
tanto l'intento satirico a guidare il viaggio del protagonista in Francia, che pure la
storia include, quanto piuttosto un'indagine sulla memoria, intesa come
strumento di continua, seppure continuamente imperfetta, interpretazione della
vita. Tristram, viaggiatore "come mai ce ne sono stati prima", entra nel
territorio della letteratura di viaggio intrecciando in una caleidoscopica e
ipnotica scomposizione di piani il presente del diario di viaggio, il futuro
della tappa progettata e il ricordo del viaggio precedente con il padre e lo zio
Toby. Rifiutando di scandire l'itinerario nei tre momenti canonici, la partenza,
la meta, il ritorno, il suo Grand Tour di iniziazione dimostra invece come la
temporalità dell'uomo sia una temporalità senza direzione nella quale anche
Ulisse può perdersi, dove il tempo cancella le tracce della memoria degli
uomini, disseminando di rovine il paesaggio all'orizzonte del viaggiatore che
procede a sobbalzi lungo estenuanti percorsi, tra opere d'arte, edifici, gallerie...
che mostrano il loro destino di dissoluzione. Solo il mondo di carta della
scrittura conserva intatte le immagini del passato e possiede quella dimensione
conoscitiva che ci permette di sottrarci al tempo e alla morte, "finché vivo o
scrivo (che per me è lo stesso)":39
"Sono lieto", dissi, facendo i conti con me stesso, mentre entravo in Lione a piedi, perché la mia diligenza
era tutta a soqquadro e il mio bagaglio era sopra a un carretto che si moveva lentamente avanti di me. "Son
contento," tornai a dirmi, "che sia andata in pezzi: perché ora potrò andare direttamente ad Avignone per via
d'acqua, facendo un balzo di centoventi miglia e al prezzo di appena sette lire…40
Nel Viaggio sentimentale Yorick segue fino a Lione l'itinerario che già aveva
percorso Tristram. Da Lione Tristram prosegue in battello verso sud; Yorick
avrebbe dovuto raggiungere Torino passando per la Savoia. Ma il viaggio di
Yorick non può obbedire a un disegno pre-esistente, nemmeno a quello di
Tristram; è costretto invece a seguire il caso, ad accettare il mutamento e la
mobilità, il vagare del pensiero e della fantasia. È insolito,"di stampa affatto
diversa", da quella di chi l'ha preceduto:
Non già ch'io non mi sappia che in grazia dei miei viaggi e delle mie osservazioni, poiché le sono tutte di
stampa affatto diversa da quelle de' miei precursori, potrei aggiudicarmi una nicchia tutta mia propria — .41
Ma qual è la mappa che questa "nicchia" tutta sua contiene? Lungo il percorso
che si apre nel ventaglio di pause, indugi, silenzi, attese, seguendo quel movimento
della narrazione che Sterne aveva già definito in Tristram Shandy
"digressivo-progressivo", in opposizione ai principi di coesione e stabilità,
Yorick sale su veicoli fermi, cambia continuamente itinerario, si dimentica di
descrivere le strade, le città, i monumenti, anche le cattedrali. A Parigi, come
scrive in un bellissimo saggio Virginia Woolf, per lui "una ragazza con un
borsellino di seta verde potrebbe essere molto più importante di NotreDame".42 Nel Viaggio sentimentale, come accade al succedersi degli
avvenimenti in un romanzo epistolare, la storia del viaggio sembra procedere in
modo autonomo rispetto alle brevi scene che costituiscono i capitoli del libro,
una serie di vignette, presentate al lettore con una tecnica narrativa che procede a
segmenti, a singole parti, che sembrano in attesa della fase successiva, del
montaggio. Attraverso l'immediatezza visiva del linguaggio verbale, fatto di
interruzioni, attese, richiami…, composto sul rigo tracciato dall'uso
personalissimo dei segni tipografici della punteggiatura, degli a capo, degli
spazi, che Sterne sembra utilizzare per alleggerire le parole, togliere peso al
testo, il lettore è introdotto in un rapporto di corrispondenza emotiva con il
narratore, chiamato a fare con lui diretta esperienza del mondo. In questo
viaggio dell'io, è un mondo di uomini e di situazioni umane che viene
dispiegato davanti allo sguardo di entrambi, come sul palcoscenico di un
theatrum mundi sul quale rappresentare per brevi squarci il percorso
"sentimentale". Forse non sarebbe nemmeno d'obbligo lasciare il proprio
paese:
...considerando quanti mali passi misura il viaggiatore curioso di ammirare spettacoli e di investigare
scoperte; cose tutte ch'egli, come Sancio consigliava tempo fa a Don Chisciotte, potrebbe a piè asciutto vedere nella
propria contrada. È secolo questo sì ridondante di luce, che tu non trovi, non che paese, ma né cantuccio forse
d'Europa, ove i raggi non s'incrocicchino e vicendevolmente non si permutino— 43
Ma forse solo il viaggio permette a Yorick, "expatriated adventurer", di
interrompere la sequenza scandita dal tempo meccanico dell'orologio e, fuggendo dal ritmo che la vita prescrive, concentrare lo spazio dell'avventura,
dilatare l'adagio del sentimento:
— Vedi che gran libro può in sì breve tratto di vita arricchir d'avventure che s'affeziona col cuore a ogni cosa, e
chi avendo occhi per vedere ciò che l'occasione ed il tempo gli vanno di continuo mostrando a ogni passo del suo
cammino non trascura nulla di quanto egli può lecitamente toccare!44
Lo sguardo del viaggiatore sentimentale è aperto alla curiosità e alla sorpresa,
partecipe e benevolo, disarmato e ironico, gioioso e melanconico, mai
prevedibile e uniforme, lontano dalla ottusa e ipocondriaca dottrina di
"Smelfungus",
SMELFUNGUS, uomo dotto, viaggiò da Bologna-a-mare a Parigi — da Parigi a Roma — e
via così ma si partì con l'ipocondria e l'itterizia, ed ogni oggetto da cui passava era scolorato e
deforme — scrisse la storia del suo viaggio—la storia appunto de' suoi miseri sentimenti.45
Come dalla caparbietà inconsapevole di "Mundungus", viaggiatore per
obbligo di censo:
MUNDUNGUS, e la sua sterminata opulenza, percorsero tutto il gran giro, andando da Roma a Napoli —
da Napoli a Venezia — da Venezia a Vienna, a Dresda, a Berlino: e non riportò né la rimembranza d'una sola
generosa amicizia, né un solo piacevole aneddoto da raccontar sorridendo: correva sempre diritto, senza
guardare né a sinistra né a destra, temendo non la compassione o l'amore l'adescassero fuor di strada.46
Il frate che gli chiede l'elemosina a Calais, lo "sconsolato Tedesco" che,
di ritorno dal pellegrinaggio a "sant'Jago in Ispagna", piange la morte del suo
asino su una strada di Nampont, "e mi tornò subito a mente la
lamentazione di Sancio per l'asino suo", i mendicanti di Montreuil, il vecchio
soldato monco, "la povera femmina sciancata", il nano nel teatro di Parigi
impegnato in un disperato confronto con "il gran corpo d'un Tedesco da sei in
sette piedi, il quale si frapponeva direttamente tra il nano ed ogni possibilità di
mandare un'occhiata alla scena e agli attori"47, la "fille-de-chambre de
madame de R***", portatrice di giovinezza e di tentazione "— pigliai la
penna — la lasciai — le mie dita tremavano — e mi fu addosso il demonio", lo
"chevalier de St. Louis" ora pattissier ambulante a Versailles dopo che il suo
reggimento è stato riformato, il vecchio ufficiale, la guantaia, la bellissima
grisette, dallo sguardo "penetrante, sino a mirarmi nel cuore e ne' lombi —"
allestiscono uno spettacolo della variabilità e della mutevolezza della
sorte che la Natura e il Caso mostrano al viaggiatore e al suo lettore, anch'egli
"governato dalle circostanze" Lo sguardo sentimentale si sgrana in una
gamma di variazioni: da una generale benevolenza alla compassione etica, dalla
partecipazione emotiva alla pulsione erotica, allo struggimento della melanconia,
al pianto, che mostra un momento esemplare di elevatezza del sentire. In questo
percorso estetico e morale insieme, l'io narrante apre e chiude il sipario
all'improvviso, perché il filo del racconto spesso sfugge anche alle intenzioni
che egli ha annunciato, per smarrirsi nelle pieghe di un'altra storia:
...ma il filo mi s'era rotto — e il appiccarlo era disperata impresa per me, siccome il trotto per quel
postiglione. 48
Così si interrompe non solo il racconto che Yorick scrive, ma può interrompersi
anche quello che legge. Yorick legge il frammento di una storia scritta "in
caratteri gotici" e "in istile francese di quel vecchio del tempo di
Rabelais" su un "pezzo di cartaccia" in cui è avvolto il burro della colazione,
ma non può trovare la conclusione da narrare al suo lettore poiché "ve n'erano
altri due fogli", ma il suo valletto vi aveva avvolto il bouquet per la "demoiselle
su i boulevards", e l'inseguimento della storia è inutile perché l'ingrata aveva
"regalato quel gorge d'amour a uno staffiere del conte — e lo staffiere ad una
sartorina — e la sartorina a un suonatore di violino, e sempre col mio
frammento sul gambo —". Le parole dell'antica storia rifiutano di comporsi
nell'espediente del manoscritto ritrovato e fuggono nelle volute degli incontri
amorosi in una domenica a Parigi, scrivendo una breve, irridente parodia della
incomunicabilità verbale. Anche scrivere un biglietto a madame de L*** può
rivelarsi difficile. Perché non seguire il consiglio di La Fleur e copiare la lettera
"che un tamburino del suo reggimento aveva scritto alla moglie di un
caporale"? Nel Viaggio è il movimento del corpo, la smorfia del viso, la
traducibilità del gesto che "in qual più vuoi lingua colta del mondo!" vorrà dire
sempre la stessa cosa, un cenno, il lampo di uno sguardo, a permettere quel
"sentimentale commercio" tra gli individui che è strumento di corrispondenza del
sentire. Le emozioni possono essere "indescrivibili", un ricordo doloroso
provocare un effetto esprimibile solo attraverso il battito languido del polso,
ma in Sterne la visione settecentesca dell'uomo, come essere primariamente
sociale, permane anche di fronte al bisogno di affermare la propria individualità
per potersi staccare dal vortice caotico dell'esistenza. Pur nella moderna
infatuazione per l'unicità,49 il sentimento, teatralizzato nel gesto,50 esprime una
modalità di conoscenza della propria intima essenza interiore. Secondo Locke
la personalità si estende oltre l'Esistenza attuale verso il passato, attraverso la
coscienza che viene definita come la "totalità delle impressioni, pensieri e
sentimenti che costituiscono l'essenza consapevole di un individuo". Ma la
coscienza appare intermittente e frammentata, ancor più dopo la svolta
introspettiva che Shaftesbury aveva dato all'empirismo associazionista di
Locke. Come già nel caso del protagonista di Tristram Shandy, le esperienze di
Yorick e i suoi pensieri resistono a ogni tentativo di venir riordinati in una
sequenza lineare e logica. Nel libro di viaggio Yorick richiama i personaggi
del romanzo, cita una dissertazione sui nani del padre di Tristram, l'aspirante uomo
enciclopedico, rievoca, come fosse Tristram, le parole dell'amico Eugenius, commemora lo zio Toby che nel romanzo è ancora vivo quando lui muore...
L'incontro pastorale con "Maria di Moulins", la "povera Maria" folle per
amore, seduta sotto un pioppo in compagnia del cagnolino "col capo chino da
un lato sovra la palma", vestita di bianco con "un nastro verde pallido ad armacollo
donde pendeva il suo flauto" è un ritrattino d'epoca di un'Ofelia tutta
settecentesca in attesa del viaggiatore sentimentale. La storia potrebbe riempire
"venti volumi — e ohimè! Pochi e brevi fogli m'avanzano, e dovrò darne
almen la metà alla povera Maria". Ma la storia di Maria è già stata raccontata
perché lei "fu già incontrata dall'amico mio Shandy presso Moulins" (vol. II,
cap. LXIII). Yorick non la scrive e rimanda alla storia che Sterne ha già scritto
nel Tristram Shandy e che Foscolo ritiene di dover citare e inserire nella sua
traduzione per i lettori italiani. Dal diario di viaggio al romanzo, da Yorick,
personaggio di Sterne, a Shandy, altro personaggio di Sterne ma in un'altra
opera... Yorick pone "per cimiero"al suo stemma che è lo stemma degli
Sterne, riprodotto come un sigillo sulla pagina del Viaggio, la figura lieve e
patetica dello stornello che aveva sentito cantare "in una gabbietta appesa — I
can't get out — I can't get out..." ["Non posso uscire — Non posso
uscire..."] (vol. II, cap. XL). L'identificazione con Yorick lo induce a
scrivere nel novembre del 1767:
È con vero piacere che mi accingo a scrivere per ringraziare Vostra Signoria della lettera in cui mi chiedete notizie di
Yorick — si è consumato lo spirito e il corpo nel Viaggio sentimentale — è vero che un autore deve provare dei
sentimenti, o altrimenti il suo lettore non lo farà — ma io mi sono lasciato fare a pezzi dai miei sentimenti — ...
Sono da lungo tempo un essere sentimentale — per quanto Vostra Signoria possa pensare il contrario.51
Nell'inesausto variare del registro stilistico affiorano, come improvvisi tocchi di
contemporaneità, la menzione dell'albergatore di Calais, conosciuto dai
viaggiatori inglesi con il soprannome di monsieur Dessein, presso il quale lo
stesso Sterne aveva alloggiato, le osservazioni linguistiche sui "due cardini
della conversazione francese", tant pis e tant mieux, la presentazione del
giovane valletto La Fleur, l'inconsapevole, gioioso Virgilio del suo viaggio, di
professione proprio tamburino ma che come tutti i francesi "sa far di tutto" (vol.
I, cap.XX), la vanità e la galanteria dei francesi "in concetto di intendersi
d'amore, e di professarne l'arte meglio d'ogni altro popolo sotto il cielo"
(vol. I, cap. XVI). Yorick pensa di dover giustificare la materia del suo viaggio
con una dichiarazione quasi da antropologo e osserva compiaciuto come siano
proprio le piccole cose a distinguere il carattere di una popolazione, ma la
melanconia è in agguato come un'ombra e lo immerge in una atmosfera
trasognata dove lo attende la maschera anche troppo ingombrante di Don
Chisciotte:
Questo è un andare, e il confesso, come il Cavaliere della Trista Figura a caccia di dolorose avventure — ma,
e non so come, io non mi sento sì pienamente conscio dell'esistenza d'un'anima in me, se non quando mi trovo
ravvolto nelle malinconie.52
Io m'accostava con gravità alla finestra vestito del mio polveroso abito nero, e osservando da' vetri, io
vedeva gran gente a drappelli che in panni gialli, verdi ed azzurri correvano l'arringo del piacere — i vecchi con
lance spezzate, e con elmi che avevano perduta ormai la visiera — i giovani con armatura sfolgorante d'oro
tersissima, lussureggianti d'ogni più gaia penna d'oriente — e tutti — tutti — emulando i cavalieri incantati, che
ne' torneamenti del buon tempo antico armeggiavano per la gloria e l'amore.53
La serpentina
In un mondo dove niente può essere completato, concludersi, dove tutto è già stato
detto e tutto si interseca, e i libri traboccano dalla memoria dei personaggi, i generi
narrativi si affollano, scambiandosi ruoli e parti, l'unica permanenza si scopre nel
gioco dell'immaginazione che tende a lasciare anche il codice troppo pesante della
scrittura. Solo la danza dei contadini del "Bourbonnois" sembra comporre i
movimenti della narrazione nell'idillio dell'armonia, metafora ideale, allegoria
della commedia, danza in cui tutte le altre convergono, riprendendo quel ritmo "di
aggraziata e arcana danza che investe una dopo l'altra le figure incontrate da
Yorick nel corso del suo viaggio":54
— parvemi insomma che la Religione s'accompagnasse alla danza — ma perch'io non l'aveva mai veduta in tale
compagnia, l'avrei per certo creduta una delle tante illusioni della mia fantasia che mi divaga come a lei pare e
piace ogni sempre...55
Il movimento di fuga, toccato all'inizio dal viaggiatore, si è trasformato nel
vagabondare del pensiero; affrancandosi dall'obbligo di seguire una linea
fissa, si è moltiplicato nelle vertiginose volute della fantasia. In Tristram
Shandy uno dei personaggi brandendo il bastone traccia nell'aria una serpentina
che Sterne riproduce graficamente sulla pagina del suo romanzo. La serpentina è
la linea della leggerezza e della bizzarria, che si può interrompere quando si
vuole, dove non c'è inizio e fine, la linea sinuosa del capriccio e della
sorpresa, "di quella libertà che consiste..., nell'accettare i mutevoli itinerari
che la fantasia propone allo spirito". 56 Per William Hogarth è la linea della
bellezza che, oscillando e ondulando per così dire simultaneamente in diverse
direzioni, "conduce piacevolmente lo sguardo lungo la continuità della sua
varietà".57
In un "caso di delicatezza", nella stanza della locanda in cui deve ospitare per
la notte, la gentildonna piemontese e la sua cameriera, Yorick allunga un braccio
fuori dal letto e accade
...che la mia mano sporgendosi stesa pigliò la cameriera per… 58
(FINE DEL VOL. II)
Non è la dama che afferra, ma la fille-de-chambre : con un ultimo guizzo
nella serpentina del cuore, Yorick riprende il Leitmotiv dell'identità e
della scoperta dell'altro alla quale sempre conduce il viaggio. Come in un'opera di
Mozart, nelle Nozze di Figaro o in Così fan tutte, lo scambio di persona, che è
anche scambio di rango sociale, non muta la natura dell'amore: e nel gesto
dell'inseguimento amoroso che sembra perdersi nell'aria, si interrompe la
fuga di Yorick contro la morte.
Note
1
"— They order, said I, this matter better in France — You have been in
France? said my gentleman, turning quick upon me with the most civil
triumph in the world. — Strange quoth I, debating the matter with myself,
that one and twenty miles sailing, for `tis absolutely no further from Dover to
Calais, should give a man this rights — look into them... by three I had got
sat down to my dinner upon a fricassee'd chicken so incontestably in France,
that had I died that night of an indigestion, the world could not have
suspended the effects of the Droits d'aubaine — my shirts, and black pair
of silk breeches — portmanteau and all must have gone to the King of
France —." L. STERNE, A Sentimental Journey through France and
Italy, vol. I, ch. I.
2
Cfr. tra gli altri C.L. BATTEN JR., Pleasurable Instruction: Form and
Convention in Eighteenth-Century Travel Literature, University of
California Press, Berkeley, 1978.
3
Cfr. T. RICHARDSON, Un viaggiatore inglese tra tradizione e
diplomazia, in Il viaggio e la scrittura, a cura di P. NEROZZI BELLMAN
e V. MATERA, l'ancora del Mediterraneo, Napoli, 2001.
4
"- Even the little picture which I have so long worn, and so often have told
thee, Eliza, I would carry with me into my grave, would have been torn from
my neck." L. STERNE, A Sentimental Journey, cit., vol. I, ch. I.
5
"I have brought your name Eliza! and Picture into my work, where they
will remain when you and I are at rest for ever. Some Annotator or explainer
of my works in this place will take occasion, to speak of the Friendship
which subsisted so long and faithfully betwixt Yorick and the Lady he
speaks of." L. STERNE, The Journal to Eliza, in L.P. CURTIS (ed.),
Letters of Laurence Sterne, Clarendon Press, Oxford, 1935, p. 373.
6
The Journal to Eliza rimase inedito fino al 1904. In effetti pare si tratti
solo della terza parte del diario scritto da Sterne. La prima e la seconda
parte non sono state ritrovate, forse spedite o recapitate a Eliza a Bombay
(cfr. A. WRIGHT and W.L. SCLATER, Sterne's Eliza, W. Heinemann,
London, 1922). Il diario e le lettere a Eliza sono stati tradotti da R.
BIRINDELLI con il titolo Per Eliza, Sellerio, Palermo, 1981 e una nota di
A. BRILLI.
7
La data indicata nel testo "Sunday Ap:13" è, come annota il curatore, un
errore di Sterne. Ibid.
8
"...my dear Eliza I steal everyday from my sentimental Journey — to obey
a more sentimental itnpulse in writing to you"; "...mia cara Eliza, ogni
giorno fuggo dal mio Viaggio sentimentale — per obbedire a un impulso
più sentimentale e scriverti." Ibid., p. 372.
9
Nel Settecento l'ampio significato di "rapporto interpersonale" contenuto
nella parola "conversation" include anche il rapporto amoroso.
10
Nel 1741 Sterne aveva sposato Elizabeth Lumley, cugina della famosa
blue-stocking Lady Mary Wortley Montagli. Il matrimonio non sarà felice,
segnato dai tradimenti di lui e dalla malattia nervosa della moglie. Dei figli
gli sopravviverà solo Lydia, nata nel 1747.
11
"I find I must once more fly from death whilst I have strength — I shall
go to Naples and see whether the air of that piace will not set this poor
frame right—"; Letters, cit., p. 257; "...here I am, as happy as a King after
all, growing fat, sleek, and well liking — not improving in stature, but in
breadth... The air of Naples agrees very well with me." Ibid., pp. 269-271.
12
Di questo gruppo di eccentrici faceva parte anche Sterne.
13
"I must take up again the pen. — In faith I think I shall die with it in my
hand." Ibid.
14
"Never man, my dear sir, has had a more agreeable tour than your
Yorick... I shall begin a new work of four volumes." Ibid., p. 284.
15
"I am going to publish a Sentimental Journey through France & Italy."
Ibid., p. 300.
16
"I had left London with so much precipitation, that it never enter'd my
mind that we were at war with France; and had reached Dover, and look'd
through my glass at the hills beyond Boulogne, before the idea presented
itself; and with this in its train, that there was no getting there without a
passport." A Sentimental Journey, vol. II, ch. XXXIX.
17
"The following Character of a Person called Yorick, supposed to be a
Descendant of Yorick the king of Denmark's Jester, is extracted from The
Life and Opinions of Tristram Shandy, lately published in two small
Pocket Volumes, as a Specimen of the Work, and the rather, as it is by
some supposed to be the Character of the Author, as he himself chuses it
should be exhibited."
18
I primi due volumi di The Life and Opinions of Tristram Shandy,
Gentleman erano usciti a York nel dicembre 1759. La prima edizione
londinese viene pubblicata da Robert Dodsley nell'aprile 1760.
19
Cfr. R.A. LANHAM, Tristram Shandy: The Games of Pleasure, University
of California Press, Berkeley, 1973.
20
Così recita il sottotitolo originale. Il Political Romance, tradotto in italiano da
G. MARTELLI è pubblicato con una nota introduttiva di G. MELCHIORI,
in L. STERNE, Un romanzo politico, Einaudi, Torino, 1981.
21
22
Vedi L. STERNE, Letters, cit., p. 157.
"Il mondo ha immaginato che poiché ho scritto Tristram Shandy, io sia più
shandiano di quanto non sia mai stato — è proprio un mondo benevolo quello
in cui viviamo, e siamo spesso dipinti con colori diversi, a seconda delle
idee che ciascuno si fa nella testa sua"; "The world has imagined, because I
wrote Tristram Shandy, that I was myself more Shandean than I really ever
was — ’tis a good-natured world we live in, and we are often painted in divers
colours according to the ideas each one frames in his head." In ibid., p. 402.
23
In Tristram Shandy è attribuito a Parson Yorick e riprodotto nel romanzo il
sermone su "The Abuses of Conscience" che Sterne aveva già tenuto nel
Minster, la cattedrale di York. Tristram, inventato per essere il narratore nel
romanzo di Sterne, trasforma Sterne in Yorick, creatura dell'invenzione di
Laurence. Sterne, potremmo dire, inventa le condizioni in cui può inventare
se stesso: con la maschera di Yorick, può diventare un personaggio del suo
romanzo.
24
I sermoni vennero raccolti e pubblicati in sette volumi tra il 1760 e il
1769. Cfr. The Sermons of Mr. Yorick, M. DAVID (ed.), Carcanet Press,
Cheadle, 1973.
25 "There is not a more perplexing affair in life to me, than to set about
telling any one who I am — for there is scarce anybody I cannot give a better
account of than of myself; and I have often wish'd I could do it in a single
word — and have an end of it. It was the only time and occasion in my life, I
could accomplish it to any purpose — for Shakespear lying upon the table,
and recollecting I was in his books, I took up Hamlet, and turning
immediately to the grave-diggers scene in the fifth act, I lay'd my finger upon
YORICK, and advancing the book to the Count, with my finger all the way
over the name — Me, Voici! said I." A Sentimental Journey, vol. II, ch.
LVII.
26
Nelle sue memorabili rappresentazioni shakespeariane, David Garrick
(1717-1779) impresse una svolta del tutto innovativa, distinguendosi per la
mimica facciale, la naturalezza dei gesti e l'agilità dei movimenti con la quale
enfatizzava la corporeità della sua recitazione. Impersonò Amleto dal 1742 al
1776. In Tristram Shandy Shakespeare è una presenza pervasiva anche
attraverso la mediazione di David Garrick, che nel romanzo è esplicitamente
richiamato quattro volte come una presenza amica, ma anche come esempio
di artista, che lo accompagna nella sua difficile impresa (Tristram Shandy,
vol. IV, ch. VII). Amico generoso di Sterne, che aiutò anche
economicamente, lo introdusse nei circoli eleganti e culturali di Londra. A
Garrick Sterne era stato presentato dalla cantante Catherine Fourmantel, la
"dear Kitty" delle lettere.
27
Cfr. Alle origini della letteratura moderna. Testi di poetica del
Settecento inglese: il romanzo e la poesia, a cura di P. NEROZZI
BELLMAN, Bruno Mondadori, Milano, 1997.
28
"no doubt, as Shakespear said of his ancestor —'was a man of jest"'
(Tristram Shandy, vol. IV, ch. XXVII).
29
La morte non è prematura, cosa che scopriamo se ricostruiamo attraverso
il racconto, come è stato fatto, la cronologia della vita di Yorick che muore
all'età di circa ottant'anni, età per l'epoca ragguardevole. In una breve
parentesi biografica ricordo che la delusione professionale di Yorick è stata a
lungo interpretata con riferimento alle difficoltà che lo stesso Sterne ebbe
nella sua posizione di ecclesiastico a York.
30
"…by what I can remember of him, and by all the accounts I could ever
get of him, seem'd not to have had one single drop of Danish blood in his
whole crasis" (Tristram Shandy, vol. I, ch. XI).
31
"full brother to Rosinante", ibid., vol. I, ch. X.
32
Della traduzione di Frénais esiste un esemplare rilegato in marocchino
rosso con le armi di Marie-Antoinette conservato presso la Bibliothéque
National de France. Cfr. M. BLONDEL, Les Illustrations du "Voyage
Sentimental" dans les livres du XVIIIe siècle, in "Eighteenth-Century
Fiction", 3-4 April-July 2002, vol. 14, pp. 575-624.
33
Cit. in L. STERNE, Un viaggio sentimentale, a cura di G.
MAZZACURATI, Cronopio, Napoli, 1991, p.181.
34
Cfr. G. SERTOLI, "Introduzione" a L. STERNE, Viaggio
sentimentale, traduzione di U. FoscoLo, a cura di G. SERTOLI, con uno
scritto di M. FUBINI, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1983.
35
"Thus the whole circle of travellers may be reduced to the following
Heads.
Idle Travellers, / Inquisitive Travellers, / Lying Travellers, / Proud
Travellers, / Vain Travellers, / Splenetic Traveller, / Then follow the
Travellers of Necessity, / The delinquent and felonious Traveller, / The
unfortunate and innocent Traveller, / The simple Traveller, / And last of all
(if you please) The, / Sentimental Traveller (meaning thereby myself) who
have travell'd, and of which I am now sitting down to give an account — as
much out of Necessity, and the besoin de Voyager, as any one in the class."
A Sentimental Journey, vol. I, ch. VII.
36
Vedi Sterne: The Critical Heritage, A.B. HOWES (ed.), Routledge,
London, 1974, p. 181.
37
Ibid., p. 167.
38
"Ah, Mr. Shandy,... stop where you are. The public, if I guess right, will
have had enough, by the time they get to the end of your eight
volume...try your strength another way... your excellence lay in the
PATHETIC... Mr. Shandy, do, for surely you can excite our passions to
laudable purposes — awake our affections, engage our hearts—arouse,
transport, refine, improve us", in "The Monthly Review", February 1765. Cit.
in G.D. STOUT JR., "Introduction" to L. STERNE, A Sentimental Journey,
University of California Press, Berkeley-Los Angeles, 1967, p. 9.
39
Tristram Shandy, vol. III, ch. IV.
40
"I am glad of it, said I, setting the account with myself as I walk'd into
Lyons — my chaise being all laid higgledy-piggledy with my baggage in a
cart, which was moving slowly before me — I am heartily glad, said I, that
’tis all broke to pieces; for now I can go directly by water to Avignon, which
will carry me on a hundred and twenty miles of my journey, and not cost me
seven livres —." Ibid., vol. VII, ch. XXIX.
41
"I am well aware, at the same time, as both my travels and observations
will be altogether of a different cast from any of my forerunners; that I might
have insisted upon a whole nitch entirely to myself —." Ibid., vol. I, ch. VII.
42
"The Cathedral had always been a vast building in any book of travels and
the man a little figure, properly diminutive by its side. But Sterne was quite
capable of omitting the Cathedral altogether. A girl with a green satin purse
might be much more important than Notre-Dame" V. WOOLF, The
Common Reader (1925), The Hogarth Press, London, 1932, p. 80.
43
"...when I have observed how many a foul step the inquisitive Traveller
has measured to see sights and look into discoveries; all which, as Sancho
Pança said to Don Quixote, they might have seen as dry-shod at home. It is
and age so full of light, that there is scarce a country or corner of Europe
whose beams are not crossed and interchanged with others —." A
Sentimental Journey, vol. I, ch. VII.
44
"- What a large volume of adventures may be grasped within this little
span of life by him who interests his heart in every thing, and who, having
eyes to see, what time and chance are perpetually holding out to him as he
journeyeth on his way, misses nothing he can fairly lay his hands on-”
Ibid., vol. I, ch. XVIII.
45
"The learned SMELFUNGUS travelled from Boulogne to Paris — from
Paris to Rome — and so on — but he set out with the spleen and jaundice,
and every object he pass'd by was discoloured or distorted — He wrote an
account of them, but `twas nothing but the account of his miserable feelings."
Ibid., vol. I, ch. XVIII.
46
"Mundungus, with an immense fortune, made the whole tour; going on
from Rome to Naples — from Naples to Venice — from Venice to Vienna — to
Dresden, to Berlin, without one generous connection or pleasurable anecdote to
tell of; but he had travell'd straight on looking neither to his right hand or his
left, lest Love or Pity should seduce him out of his road." Vol. I, ch. XVIII.
47
"...a tall corpulent German, near seven feet high, who stood directly betwixt
him and all possibility of his seeing either the stage or the actors." Ibid.,
vol. I, ch. XXXVI.
48
"— but I had broke the clue — and could no more get into it again, than
the postillion could into a trot —." Ibid. vol. I, ch. XXVII.
49
Cfr. R. PORTER, Enlightenment: Britain and the Creation of the Modern
World, The Penguin Press, London, 2000.
50
Cfr. M. FRIED, Absorption and Theatricality: Painting and Beholder
in the Age of Diderot, University of California Press, Berkeley, 1980.
51
"`Tis with great pleasure I take my pen to thank your Lordship for your
letter of enquiry about Yorick — he has worn out both his spirits and body
with the Sentimental Journey — ’tis true that an author must feel himself, or
his reader will not—but I have torn my whole frame into pieces by my
feelings — … I have long been a sentimental being — whatever your
Lordship may think to the contrary —." L. STERNE, Letters, cit., p. 402.
52
"'Tis going, I own, like the Knight of the Woeful Countenance, in quest of
melancholy adventures — but I know not how it is, but I am never so
perfectly conscious of the existence of a soul within me, as when I am
entangled in them." A Sentimental Journey, vol. II, ch. LXIII.
53
"I walked up gravely to the window in my dusty black coat, and looking
through the glass saw all the world in yellow, blue, and green running at the
ring of pleasure. — The old with broken lances, and in helmets which had
lost their vizards — the young in armour bright which shone like gold, be
plumed with each gay feathers of the east —all — all tilting at it like
fascinated knights in tournaments of yore for fame and love —." Ibid. vol.
I, ch. XXX.
54
M. BULGHERONI, "Introduzione" a L.STERNE e U. FOSCOLO,
Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia, Garzanti,
Milano, 1983, p. XIX.
55
"— In a word, I thought I beheld Religion mixing in the dance — but as
I had never seen her so engaged, I should have look'd upon it now, as one
of the illusions of an imagination which is eternally misleading
me…”Ibid. vol. II, ch. LXVIII.
56
G. POULET, Le metamorfosi del cerchio (1961), Rizzoli Editore,
Milano, 1971, p.102.
57
Cfr. W. HOGARTH, The Analysis of Beauty (1753), Yale University
Press, New Haven & London, 1997.
58
"So that when I stretch'd out my hand, I caught hold of the Fille de
Chambre's—" (END OF VOL. II), Ibid., vol. II, ch. LXIX.