nerozzi_def_9 nov - The Tristram Shandy Web | IULM
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Il viaggio di Laurence Sterne Patrizia Nerozzi Bellman Laurence Sterne, Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia, nella traduzione di Ugo Foscolo, ed. Giovanni Puglisi, Edizioni Università IULM, Milano 2004, pp. 11-32 — A questo in Francia si provvede meglio, diss'io. — Ma, e vi fu ella? Mi disse l'amico; e mi volse incontro prontissimo, e trionfò urbanissimamente di me. — Poffare! diss'io, ventilando fra me la questione; adunque ventun miglio di navigazione (da Douvre a Calais non ci corre né più né meno) conferiranno sì fatti diritti? Vo' esaminarli e per le tre mi trovai addosso a un pollo fricassé a desinare — in Francia — e sì indubitabilmente, che se mai quella notte mi fossi morto d'indigestione, tutto il genere umano non avrebbe impetrato che le mie camicie, le mie brache di seta nera, la mia valigia e ogni cosa non andassero pel droit d'aubaine in eredità al re di Francia —.1 Un attimo di sospensione, e la frase d'attacco spalanca l'orizzonte del lettore con una vibrazione improvvisa come una scossa tellurica. Il richiamo alla norma testamentaria del codice francese, che, nel caso di morte di uno straniero in Francia, impone la trasmissione dei beni che egli porta con sé, direttamente al re Borbone, proietta sulla partenza del protagonista, precipitosa come una fuga, la luce deformante dell'allucinazione, rovesciando con un capovolgimento acrobatico la forte valenza simbolica che da sempre fa del viaggio la metafora privilegiata dell'esistenza umana. Se invece fosse la vita a essere metafora del viaggio, e non, come si crede, l'inverso, perché allora non cominciare il racconto proprio dalla fine, anzi dal "dopo" la fine? La presenza della morte, seppure evocata con tono dimesso nella ironica previsione di una improbabile contesa legale per il possesso dei suoi abiti, "le camicie, le mie brache di seta nera", sembra voler subito, e intenzionalmente, sorprendere le aspettative di un pubblico, per il quale nell'Inghilterra della metà del Settecento, la produzione editoriale, attenta alle leggi del mercato, stampava con dovizia di particolari diari ed epistolari di viaggio, spesso scritti in una tipografia di Londra. È "l'epoca dei viaggi", come Samuel Johnson, definiva il suo secolo: gli ideali dell'illuminismo cosmopolita, chiamati a nobilitare anche le imprese mercantili, riconoscono la superiore qualità del saper vivere "civile" e giustificano il gusto della ricerca raffinata del piacere nell'acquisizione e nella varietà dei beni materiali. Il vento della modernità investe anche il viaggio e ne fa il luogo di una drammatizzazione filosofica e culturale che in Inghilterra trova in Robinson e nel giovane gentiluomo, protagonista del Grand Tour in Europa, i due volti dell'ideologia del nuovo. Mentre la riscoperta delle Mille e una notte, che Antoine Galland traduce all'inizio del secolo, stabilisce il modello di un esotismo in cui l'Oriente diventa proiezione fantastica della coscienza dell'Occidente, come già avviene nelle peregrinazioni dei protagonisti del Rasselas (1759) di Samuel Johnson e del Candide (1759) di Voltaire, per altro verso si può cogliere nella mobilità socio-geografica, inerente al paradigma del viaggio, così diffuso nelle trame dei romanzi dell'epoca, un rapporto di omologia con la mobilità sociale di cui si avvantaggiano i nuovi ceti borghesi. Se il viaggio è percepito come un criterio valutativo della classe e dell'educazione, della vita civile e del successo economico, sono i libri di viaggio a guidare lo sguardo della contemporaneità, divulgando un genere narrativo che testimonia e pubblicizza i luoghi e i motivi per i quali è ritenuto necessario viaggiare. Tra città e rovine, montagne e fiumi,2 da Calais a Parigi a Ginevra, e attraverso le Alpi in Italia, lungo un itinerario divenuto ormai convenzionale, le soste sono tappe da descrivere, catalogare e suggerire. Così chiamato per la prima volta da Richard Lassels nella prefazione a The Voyage of Italy (1670), il Grand Tour, che tradizionalmente completava un'educazione di stampo aristocratico, rimane negli anni centrali del secolo un rito compiuto ancora in virtù del privilegio di rango, ma è già ambita conquista del borghese-gentiluomo e si estende a un numero sempre crescente di giovani inglesi, imponendosi ormai nell'ambigua configurazione di una moda, che non manca di suscitare reazioni di insulare diffidenza e di scontrarsi con denunce preoccupate dello sfoggio di pericolose abitudini "continentali". Un intellettuale colto e raffinato come Horace Walpole, egli stesso protagonista di un memorabile viaggio giovanile, annotava nel 1763, non senza una punta di aristocratico fastidio, che ben quarantamila inglesi avevano traversato la Manica in due anni. Pare giusto almeno proporre che il Parlamento approvi una legge atta a rendere reato chi avvilisce la purezza della lingua inglese introducendovi un'abominevole mescolanza di parole, idiomi e modi di dire "esotici". All'inizio del secolo si discute ancora su quale sia la giusta età per intraprendere il viaggio e Richard Steele è portavoce di una opinione condivisa, quando sui periodici, nel 1709 sul "Tatler" e nel 1712 sullo "Spectator", si mostra dubbioso sugli effetti di una simile esperienza e sostiene che sia meglio lasciare a casa i più ottusi. Il malcapitato tutore, irriverentemente soprannominato anche "bearleader", spesso costretto a seguire un giovane pupillo scapestrato e recalcitrante da una tappa all'altra, è il frequente bersaglio in una galleria di illustrazioni che preludono alla vanità della testimonianza da esibire al ritorno in patria, per fissare il luogo dell'avventura e consacrare la legittimità del privilegio. I luoghi sono già spettacolo sul quale aleggia il demone del collezionismo: gli inglesi, avidi compratori di qualsiasi reperto antico che riescano a trovare, come pure di decine di migliaia di riproduzioni moderne, che rappresentino l'immagine-ricordo.3 — Anche la miniatura ch'io porto meco da tanto tempo, e che io tante volte, o Elisa, ti dissi ch'io porterei meco nella mia fossa, mi verrebbe strappata dal collo.4 Ma se il "passeggiere disavveduto" morisse in Francia, gli verrebbe "strappata dal collo" la miniatura della donna amata, il volto della musa evocata a tessere il filo che lega il protagonista del viaggio all'autore che ne racconta la storia: "Ho messo il tuo nome, Eliza, e il tuo ritratto nel mio libro, dove rimarranno, quando tu ed io riposeremo nella quiete eterna. A questo punto qualche commentatore o interprete delle mie opere coglierà l'occasione per parlare dell'amicizia che durò lunga e fedele tra Yorick e la Signora di cui egli parla",5 annuncia Laurence Sterne il 17 giugno 1767 in The Journal to Eliza,6 diario indirizzato a Elizabeth Sclater Draper (1744-1778), la giovane donna che aveva incontrato a Londra nel gennaio del 1767. Tre mesi dopo Eliza si sarebbe imbarcata per l'India per raggiungere a Bombay il marito, funzionario della East India Company. Dal Journal che, come si erano promessi, avrebbe trovato un corrispondente nel diario di lei, e dalle lettere, sappiamo che, prima di partire, Eliza gli aveva regalato una miniatura con il suo ritratto. Iniziato il 12 aprile 17677 e interrotto il 4 agosto dello stesso anno, scritto quindi almeno in parte parallelamente alla stesura del Journey,8 il diario, elabora il trauma del distacco, alternando al ricordo degli addii e alla rievocazione ossessiva dell'immagine della donna amata, al sogno di incontri e conversazioni9 con lei, i dettagli di una quotidianità avvilita dalla malattia e tormentata dagli obblighi, anche finanziari, nei confronti della moglie e della figlia,10 da anni ormai residenti in Francia, ma decise, suo malgrado, e per ragioni economiche, a fargli visita nella casa di Coxwold nei pressi di York, dove Sterne, nominato vicario, si era trasferito nel 1760, tra "i libri, la pittura, il violoncello, il fucile". Sterne aveva compiuto due viaggi in Europa: partito per la Francia all'inizio del 1762 per curarsi dalla tubercolosi, che si era manifestata fin dagli anni dell'università al Jesus College di Cambridge (1733-37), vi era rimasto fino al 1764. Ritornato in Inghilterra aveva ripreso la stesura del Tristram Shandy scrivendo altri due volumi che contengono anche il viaggio del protagonista in Francia. Nell'ottobre del 1765 era ripartito per la Francia e per l'Italia: "Penso di dovere ancora una volta fuggire alla morte mentre ho ancora la forza per farlo — Andrò a Napoli per vedere se l'aria del posto non riesca a rimettere in piedi questa mia povera costituzione —" e da Napoli, anch'egli viene contagiato dalla diffusa "passione del Mediterraneo": "...Sono qui, felice come un re dopo tutto, e sto diventando grasso, lustro e compiaciuto — non mi aumenta la statura, ma il respiro sì. L'aria di Napoli è proprio adatta a me...".11 Ma nel maggio 1766 a John HallStevenson, amico di una vita, dai tempi dell'università e delle riunioni dei "Demoniacs"12 nella avita dimora di Skelton Castle nello Yorkshire: "Devo riprendere la penna. — In realtà penso che morirò con la penna in mano". 13 Al ritorno in Inghilterra, il 23 luglio 1766, a Edward Stanley: "Nessun uomo, caro signore, ha fatto un viaggio più piacevole del vostro Yorick... Comincerò una nuova opera in quattro volumi".14 Nel febbraio 1767 l’annuncio: "Sto per pubblicare un Viaggio sentimentale lungo la Francia e l'Italia".15 A Sentimental Journey through France and Italy, by Mr. Yorick esce in due volumi il 27 febbraio 1768. Sterne morirà a Londra il 18 marzo dello stesso anno nelle sue stanze in Old Bond Street. Il passaporto del viaggiatore: "Ma chi è questo Yorick?" Uscii così in furia di Londra, ch'io, non che ricordarmi né punto né poco che s'era in guerra col re di Francia, io anzi già da Douvre osservava col cannocchiale le alture dietro Bologna-a-mare, né mi si affacciava per anche l’idea ch'io guardava in terra nemica, né 1'idea successiva, cioè, che senza passaporto non vi si andava.16 "Mr. Yorick" raggiunge Parigi nella stessa situazione in cui vi arrivò Sterne nel gennaio1762, viaggiatore inglese nella Francia ancora in guerra con il suo paese, un anno prima della firma del trattato di Parigi che concluderà la guerra dei sette anni nel febbraio 1763. "Ma chi è questo Yorick?" si chiedeva già nel maggio 1760 l'anonimo recensore del "Monthly Review", uno dei nuovi periodici letterari fondati con l'intento di aggiornare il lettore sulle ultime novità in stampa Forse, come è stato detto, nessun autore fu più di Sterne somigliante ai suoi personaggi, o forse piuttosto, nessuno si divertì più di lui a mostrare le metamorfosi dello scrittore impegnato in funambolici esercizi di osmosi con le sue creature davanti a un pubblico attratto dalle sue esibizioni. Nel numero del gennaio 1760 era apparso sul "Gentleman's Magazine" un estratto dal primo volume di The Life and Opinions of Tristram Shandy, Gentleman, annunciato come "The Story of Yorick; from Tristram Shandy", con un commento introduttivo che presentava Parson Yorick, personaggio del romanzo, come un ritratto autobiografico dello stesso Sterne.17 La pubblicazione dei primi due volumi di Tristram Shandy nella prima edizione londinese dell'aprile del 1760,18 con l'incisione di William Hogarth da Sterne fortemente voluta per il suo libro, incontra uno straordinario successo di critica e di pubblico e gli dà quella notorietà che lo accompagna tutta la vita, combinando il suo nome con quello dei suoi personaggi, in un caleidoscopio di varianti: Sterne/Yorick, ma anche Tristram/Yorick, Tristram/ Sterne/Hamlet...19 Ma il gioco dei travestimenti era per lui cominciato molto prima, insieme agli esordi della sua carriera di scrittore quando, ordinato ministro della Chiesa anglicana e divenuto nel 1738 parroco di Sutton-on the Forest presso York, alterna ai sermoni pastorali una collaborazione anonima come giornalista politico allo "York Gazetteer", fondato dal ricco e influente "zio Jaques", il Rev. Dr. Jaques Sterne, arcidiacono di Cleveland, sostenitore nelle elezioni locali del governo Whig di Richard Walpole. Sulle pagine dello "York Courant", il periodico Tory avversario nelle contese elettorali, Sterne lancia una sfida alla coscienza letteraria del suo non vasto pubblico e, con quel gusto della provocazione che gli è tipico, firma "Hamlet" un suo breve intervento. È la parodia a offrirgli la chiave per esplorare i risvolti eversivi della passione politica nella traboccante inventiva del suo discorso narrativo. In A Political Romance, pubblicato anonimo nel 1759, la mescolanza di generi e stili incide la cifra personalissima di uno scrittore straordinario. Concentrando nella forma breve del pamphlet satirico gli itinerari fantasiosi della tradizione eroicomica, Sterne trasforma una meschina e intricata controversia ecclesiastico-politica tra i membri della Chiesa anglicana di York, in una zuffa rabelaisiana, la Storia di un bel Tabarro caldo con cui l'attuale Possessore non si contenta di coprirsi le spalle, ma vuole ricavarne una Sottoveste per sua Moglie e un Paio di Brache per suo Figlio,20 dove introduce la maschera autobiografica di "Lorry Slim", "Renzo il magro", detto il poveraccio. L'accoglienza entusiastica e divertita dei lettori fu tale da indurre le autorità ecclesiastiche a ritirare, poco dopo la pubblicazione, le cinquecento copie stampate, con il consenso strappato allo stesso Sterne. La notorietà raggiunta con i primi due volumi di Tristram Shandy sembra destinarlo a rappresentare l'estro irriverente e bizzarro del narratore-protagonista, farne l'eccentrico esponente di una moda, il "Chevalier Shandy", come lo chiamano nei salotti parigini.21 Anni dopo, Sterne riterrà ancora opportuno difendersi dal giudizio d'essere "più shandiano di quanto non sia mai stato",22 ma nel maggio 1760 è la fama del romanzo a indurlo a pubblicare i sermoni. Al consenso dei lettori attribuisce il titolo della raccolta delle omelie, tenute nella cattedrale di York, che vengono stampate come The Sermons of Mr. Yorick e due frontespizi, solo il secondo dei quali portava il nome di Sterne, con una prefazione in cui egli si scusava d'aver premesso il nome di Yorick alla sua opera, spiegando che l'aveva fatto perché il nome di Yorick, personaggio di Tristram Shandy,23 era più conosciuto del suo.24 Sul côté circonflesso privato, nel diario e nelle lettere per Eliza, si firma Yorick. Lungo tutto l'arco della sua esistenza e della sua carriera di scrittore, in un continuo, talvolta fantasmagorico, intersecarsi del piano biografico e dell'itinerario delle sue opere, Sterne mette in scena una inesauribile schermaglia sulla questione dell'identità tra autore, narratore, personaggi della finzione, che paiono non voler lasciare mai la loro storia, e trasmigrano da un libro all'altro, portandosi dietro tutta la rete di relazioni che li costituiscono. Ma la vera partita si gioca sempre tra l'io e il mondo: Ma io non sono mai sì perplesso, come quando ho da dire a taluno chi io mi sia — e vi sono pochi de' quali io non possa dar conto migliore assai che di me; e perciò sovente ho desiderato che mi bastasse una parola sola — e sbrigarmene; il che non mi incontrò mai fuorché in questa occasione — però che l'edizione di Shakspeare su lo scrittoio mi fe' sovvenire che vi si parlava di me — e mi pigliai l'Amleto, e svolgendolo in un batter d'occhio, verso la scena de' beccamorti nell'atto quinto, stesi il mio dito sopra di YORICK, e ponendo sotto gli occhi del conte il volume, col dito tuttavia su quel nome — gli dissi: Me voici.25 Nel Viaggio sentimentale è la Storia a imporre a Yorick, viaggiatore inglese nella Francia ancora in guerra, di affidare la sua identità a un passaporto. A Parigi, per ottenere il passaporto che lo salvi dall'essere "albergato nella Bastille o nel Châtelet, au moins" , come gli dice l'oste parigino, Yorick ricorre a monsieur le comte de B*** "che ha in tanto concetto i libri inglesi e gl'Inglesi". Nella cornice di una "conversation piece" su un tema che con terminologia settecentesca si potrebbe chiamare "sentimento sociale", tra due uomini uniti dall'amore per Shakespeare e per le donne, "...si chiacchierò del più e del meno — di libri, di politica, d'uomini — finalmente di donne —", Yorick, con un gesto che vuole essere quasi divinatorio, una mossa vincente sulla scacchiera delle parole, indica al conte la prova inconfutabile della sua identità, il suo nome stampato sulle pagine di Amleto, e dichiara di essere il giullare del re di Danimarca. La trattativa diplomatica è suggellata dalla legge della permanenza e dell'immutabilità, almeno apparente, implicita nel testo letterario, quale documento inconfutabile di verità. In questa singolare messa in scena in un salotto a Versailles del dramma più famoso sulla soggettività del personaggio, all'epoca riscoperto nei nuovi commenti e nelle edizioni critiche delle opere di Shakespeare, ma soprattutto nelle acclamate interpretazioni nei teatri londinesi del grande Garrick,26 Sterne inscrive nel Viaggio sentimentale forse il più incisivo, perché il più "letterale", dei suoi virtuosistici e paradossali elogi dell'egotismo che irride alla funzione pubblica e pragmatica assegnata alla letteratura dagli esponenti del romanzo realistico coevo, da Defoe a Richardson a Fielding, impegnati nella costruzione di trame e personaggi in sintonia con le nuove realtà storiche e sociali.27 Se, risalendo il cammino delle citazioni e delle autocitazioni, percorriamo l'itinerario di Yorick nelle pagine di Sterne, prima nel romanzo e poi nel Journey, vediamo che, come il buffone alla corte del re di Danimarca in Hamlet, Parson Yorick entra in Tristram Shandy attraverso la morte, o meglio, attraverso la contemplazione della morte, nel ricordo di un personaggio. "Senza dubbio egli era, per usare le parole di Shakespeare sul suo antenato, uomo di scherzo",28 dice Tristram, in una tra le molte citazioni approssimative presenti nel romanzo, riprendendo la battuta dalla prima scena del quinto atto di Hamlet, nella quale il becchino mostra ad Amleto e a Orazio il teschio di Yorick, il buffone del re, "fellow of infinite jests". Nel mondo caduto di Amleto, il jester non è che un teschio; nel romanzo di Sterne, Parson Yorick è coperto da quella cortina nera, la pagina nera che il testo gli dedica per celebrarne la morte prematura: "Alas, poor Yorick!". Il pathos della vicenda, che gli incide i lineamenti come in una raffigurazione della melanconia, dipende dall'idea, suggerita al lettore anche dal tono della narrazione, che egli sia morto prematuramente, vittima della cattiveria e della calunnia del prossimo "con il cuore spezzato" come conseguenza degli attacchi di "Crudeltà e Codardia" che lo hanno colpito proprio quando "pareva che stesse maturando la sua promozione". In realtà le cose non stanno proprio così.29 Anche l'ipotesi sulla sua discendenza dall'omonimo buffone del re di Danimarca, pure avanzata con dovizia di considerazioni, è messa in discussione e Tristram invita il lettore ad accertarne la fondatezza sulla Storia Danese di Saxo Grammaticus perché lui non ha tempo e anche "...perché a giudicare dai miei ricordi personali e da tutte le informazioni che ho potuto raccogliere sul suo conto, non dimostrava di portare una sola goccia di sangue danese nella sua crasi sanguigna".39 Si affretta piuttosto a sollevarlo dalla precarietà aggressiva del mondo che lo circonda, dotandolo di una cavalcatura, disprezzata dai parrocchiani per il suo misero aspetto, ma di nobili ascendenze letterarie, "fratello gemello di Ronzinante".31 L'effigie di Don Chisciotte si intreccia con quella di Amleto come su uno scudo araldico e ricostruisce non solo una delle genealogie del romanzo, ma anche quella del narratore e del suo autore. Durante le incursioni nei limitati territori del suo circondario, Parson Yorick viaggia nel paese senza tempo della letteratura. "Magro e allampanato quanto la sua bestia", giullare e "uomo sentimentale", viaggiatore "malcontento", anche se percorre solo le strade della parrocchia, annuncia il viaggiatore del Sentimental Journey e ne è già la caricatura. Lo sguardo sentimentale "Sentimental" : una parola inglese. Nella premessa all'edizione del 1769, Jos. Pierre Frénais,32 il primo traduttore francese del Sentimental Journey, si arrende alle difficoltà del suo compito con una dichiarazione in grado di affrancarlo dalla prevedibile accusa di anglomania: "La parola inglese sentimental non è stato possibile renderla in Francese con alcuna espressione che potesse corrisponderle, e l'abbiamo lasciata sussistere com'è. Forse, leggendo si scoprirà che meriterebbe di passare nella nostra lingua."33 L'aggettivo "sentimental" è peraltro di nuovo conio anche nella lingua inglese; non compare accanto al sostantivo "sentiment", inteso come "thought; notion; opinion", nel Dictionary of the English Language (1755) di Samuel Johnson, vero e proprio monumento alla stabilità della lingua e della cultura inglese negli anni centrali del secolo, e di cui, come testimoniano le sue note alla traduzione del Joumey, farà ampio uso Ugo Foscolo. Ma seppure con significato ancora incerto, o meglio dire, composito, l'inclinazione "sentimentale" indica già negli anni di Sterne l'emergere di una tipologia anche comportamentale, insieme etica ed estetica, di una delle molteplici risposte alla questione del ripensamento del sé che con esiti diversi percorre tutto il secolo e informa il dibattito tra ragione, sensibilità, sentimento. Nella storia del romanzo inglese il sentimentalismo sembra fin dalle origini destinato, per una sorta di ambivalenza congenita, a due percorsi che solo a tratti confluiscono: da un lato infatti si eleva, fino a divenire virtuosa ed esemplare nobiltà del sentire, nei personaggi del romanzo realistico, dall'altro si abbassa, rifrangendosi in un sistema di variazioni, che giunge fino al romanzo gotico, nelle storie di eroine "sensibili" e perseguitate, soggetto evasivo di una narrativa all'epoca molto popolare. Consideriamo due autori che illustrano questo duplice volto. Nel romanzo di Samuel Richardson, che occupa un posto cruciale nella storia della cultura letteraria europea, da Pamela (1740) a Clarissa (1748) a Sir Charles Grandison (1754), l'analisi minuziosa del rapporto tra il personaggio e gli incidenti della trama, tipica del romanzo epistolare, implica un'apertura ai sentimenti e una piena partecipazione emotiva alle situazioni e agli eventi che, mentre tende a prevalere sulla cronologia e sulla consequenzialità, costruisce il modello di una storia in cui è la coscienza del personaggio a occupare il centro dell'interesse narrativo. Ma in Richardson l'intento didattico e moralistico, fortemente segnato dal suo impegno di convinto divulgatore del codice etico delle nuove classi emergenti, costruisce precisi confini alle potenzialità eversive implicite nella contrapposizione tra l'autenticità "naturale" del personaggio e i costumi, le forme culturali, che ne determinano la vita sociale. Il suo fine è quello di mostrare, proprio attraverso l'andamento delle vicende, la superiorità e il successo dei comportamenti virtuosi della borghesia in ascesa sulle imposizioni difese dagli ordini aristocratici: la partecipazione richiesta al lettore si suppone rimanga quindi, primariamente, una condivisione di valori. Circa un decennio più tardi, The Man of Feeling (1771) di Henry Mackenzie, romanzo all'epoca molto popolare anche per la scelta insolita di un protagonista maschile in una vicenda di sensibilità e sventure, presenta un vero e proprio manifesto del sentimento a uso del gentiluomo inglese, dispiegando attraverso la rappresentazione di casi disgraziati un elogio della "compassione", in cui la profondità del sentire è commisurata all'ampiezza dello sfogo emotivo. La contrapposizione alla regola del contegno aristocratico fornisce una manualistica delle manifestazioni fisiche dei tormenti dell'animo, che va dalle lagrime allo sfinimento, e precorre le vertigini solipsistiche di ben più nobili giovani eroi del romanzo europeo. Negli ultimi tre decenni del Settecento e nel primo decennio dell'Ottocento il Sentimental Journey assicura a Sterne in Inghilterra e in Europa la fama che Tristram Shandy non era riuscito a dargli,34 diffondendo con la maschera di Yorick quel particolare modo del sentire che pare il risultato di una fusione tra uno spirito di naturale, empirica benevolenza, in cui annegare il disagio del rapporto col mondo, e lo humour ironico e caricaturale che nella traduzione di Foscolo si oscura, sotto la patina, forse troppo uniforme e solenne del suo stile, di qualche ombra già preromantica. Arrivato a Calais, Yorick sale su una désobligeante, ferma nel cortile di una locanda, "standosi nel fondo del cortile di monsieur Dessein per tutti quei mesi incompianta", dove nell'indugio dell'attesa scrive il proemio al racconto del suo viaggio, procedendo a una classificazione delle categorie che costituiscono "l'universalità de' viaggiatori": "Viaggiatori scioperati, Viaggiatori curiosi, Viaggiatori bugiardi, Viaggiatori orgogliosi,Viaggiatori vani,Viaggiatori ipocondriaci" e ancora "seguono i Viaggiatori per necessità: Il Viaggiatore delinquente, e il fellone, Il Viaggiatore disgraziato, e l'innocente, Il Viaggiatore semplice, Ultimo (se vi contentate) Il Viaggiatore sentimentale": E qui intendo di me — e però mi sto qui ora seduto a darvi ragguaglio del mio viaggio — viaggio fatto di necessità, e pour besoin de voyager quanto ogni altro di questa classe.35 Con una risposta ironica alla passione dei suoi contemporanei per i compendi, i trattati, i dizionari, le enciclopedie... Sterne/Yorick mette a fuoco lo sguardo sul suo "riposatissimo" viaggio, viaggio "del cuore in traccia della Natura e di tutti que' sentimenti soavi che da lei sola germogliano", ma anche "saggio sulla natura umana" I volumi di Tristram Shandy successivi ai primi due, fino al nono e ultimo, pubblicati alla fine di gennaio del 1767, non avevano incontrato il favore di critica e di pubblico che aveva accolto i primi. Sterne era accusato di aver stancato il pubblico, ripetendo sempre le stesse "stravaganze capricciose".36 Chiamandolo Mr. Shandy e, suggerendogli di mantenere un tono uniformemente "patetico", gli si consigliava di accettare un ruolo finalmente edificante e di "pensare a qualcosa di nuovo":37 Ah, Mr. Shandy... fermatevi dove siete. Il pubblico, se vedo giusto, ne avrà abbastanza, quando arriverete alla fine del vostro ottavo volume... misurate le vostre capacità su un'altra strada...la vostra bravura sta nel PATETICO... Mr. Shandy fatelo, perché voi riuscite ad innalzare le nostre passioni a lodevoli intenti — risvegliare i nostri affetti, impegnare i nostri cuori — richiamarci, trasportarci, raffinarci, migliorarci.38 L'idea di scrivere una satira sulla voga del viaggio narrando il Grand Tour del protagonista era stato tra i progetti all'origine di Tristram Shandy. Ma nella combinazione e commistione di generi e stili che costruisce il romanzo, non è tanto l'intento satirico a guidare il viaggio del protagonista in Francia, che pure la storia include, quanto piuttosto un'indagine sulla memoria, intesa come strumento di continua, seppure continuamente imperfetta, interpretazione della vita. Tristram, viaggiatore "come mai ce ne sono stati prima", entra nel territorio della letteratura di viaggio intrecciando in una caleidoscopica e ipnotica scomposizione di piani il presente del diario di viaggio, il futuro della tappa progettata e il ricordo del viaggio precedente con il padre e lo zio Toby. Rifiutando di scandire l'itinerario nei tre momenti canonici, la partenza, la meta, il ritorno, il suo Grand Tour di iniziazione dimostra invece come la temporalità dell'uomo sia una temporalità senza direzione nella quale anche Ulisse può perdersi, dove il tempo cancella le tracce della memoria degli uomini, disseminando di rovine il paesaggio all'orizzonte del viaggiatore che procede a sobbalzi lungo estenuanti percorsi, tra opere d'arte, edifici, gallerie... che mostrano il loro destino di dissoluzione. Solo il mondo di carta della scrittura conserva intatte le immagini del passato e possiede quella dimensione conoscitiva che ci permette di sottrarci al tempo e alla morte, "finché vivo o scrivo (che per me è lo stesso)":39 "Sono lieto", dissi, facendo i conti con me stesso, mentre entravo in Lione a piedi, perché la mia diligenza era tutta a soqquadro e il mio bagaglio era sopra a un carretto che si moveva lentamente avanti di me. "Son contento," tornai a dirmi, "che sia andata in pezzi: perché ora potrò andare direttamente ad Avignone per via d'acqua, facendo un balzo di centoventi miglia e al prezzo di appena sette lire…40 Nel Viaggio sentimentale Yorick segue fino a Lione l'itinerario che già aveva percorso Tristram. Da Lione Tristram prosegue in battello verso sud; Yorick avrebbe dovuto raggiungere Torino passando per la Savoia. Ma il viaggio di Yorick non può obbedire a un disegno pre-esistente, nemmeno a quello di Tristram; è costretto invece a seguire il caso, ad accettare il mutamento e la mobilità, il vagare del pensiero e della fantasia. È insolito,"di stampa affatto diversa", da quella di chi l'ha preceduto: Non già ch'io non mi sappia che in grazia dei miei viaggi e delle mie osservazioni, poiché le sono tutte di stampa affatto diversa da quelle de' miei precursori, potrei aggiudicarmi una nicchia tutta mia propria — .41 Ma qual è la mappa che questa "nicchia" tutta sua contiene? Lungo il percorso che si apre nel ventaglio di pause, indugi, silenzi, attese, seguendo quel movimento della narrazione che Sterne aveva già definito in Tristram Shandy "digressivo-progressivo", in opposizione ai principi di coesione e stabilità, Yorick sale su veicoli fermi, cambia continuamente itinerario, si dimentica di descrivere le strade, le città, i monumenti, anche le cattedrali. A Parigi, come scrive in un bellissimo saggio Virginia Woolf, per lui "una ragazza con un borsellino di seta verde potrebbe essere molto più importante di NotreDame".42 Nel Viaggio sentimentale, come accade al succedersi degli avvenimenti in un romanzo epistolare, la storia del viaggio sembra procedere in modo autonomo rispetto alle brevi scene che costituiscono i capitoli del libro, una serie di vignette, presentate al lettore con una tecnica narrativa che procede a segmenti, a singole parti, che sembrano in attesa della fase successiva, del montaggio. Attraverso l'immediatezza visiva del linguaggio verbale, fatto di interruzioni, attese, richiami…, composto sul rigo tracciato dall'uso personalissimo dei segni tipografici della punteggiatura, degli a capo, degli spazi, che Sterne sembra utilizzare per alleggerire le parole, togliere peso al testo, il lettore è introdotto in un rapporto di corrispondenza emotiva con il narratore, chiamato a fare con lui diretta esperienza del mondo. In questo viaggio dell'io, è un mondo di uomini e di situazioni umane che viene dispiegato davanti allo sguardo di entrambi, come sul palcoscenico di un theatrum mundi sul quale rappresentare per brevi squarci il percorso "sentimentale". Forse non sarebbe nemmeno d'obbligo lasciare il proprio paese: ...considerando quanti mali passi misura il viaggiatore curioso di ammirare spettacoli e di investigare scoperte; cose tutte ch'egli, come Sancio consigliava tempo fa a Don Chisciotte, potrebbe a piè asciutto vedere nella propria contrada. È secolo questo sì ridondante di luce, che tu non trovi, non che paese, ma né cantuccio forse d'Europa, ove i raggi non s'incrocicchino e vicendevolmente non si permutino— 43 Ma forse solo il viaggio permette a Yorick, "expatriated adventurer", di interrompere la sequenza scandita dal tempo meccanico dell'orologio e, fuggendo dal ritmo che la vita prescrive, concentrare lo spazio dell'avventura, dilatare l'adagio del sentimento: — Vedi che gran libro può in sì breve tratto di vita arricchir d'avventure che s'affeziona col cuore a ogni cosa, e chi avendo occhi per vedere ciò che l'occasione ed il tempo gli vanno di continuo mostrando a ogni passo del suo cammino non trascura nulla di quanto egli può lecitamente toccare!44 Lo sguardo del viaggiatore sentimentale è aperto alla curiosità e alla sorpresa, partecipe e benevolo, disarmato e ironico, gioioso e melanconico, mai prevedibile e uniforme, lontano dalla ottusa e ipocondriaca dottrina di "Smelfungus", SMELFUNGUS, uomo dotto, viaggiò da Bologna-a-mare a Parigi — da Parigi a Roma — e via così ma si partì con l'ipocondria e l'itterizia, ed ogni oggetto da cui passava era scolorato e deforme — scrisse la storia del suo viaggio—la storia appunto de' suoi miseri sentimenti.45 Come dalla caparbietà inconsapevole di "Mundungus", viaggiatore per obbligo di censo: MUNDUNGUS, e la sua sterminata opulenza, percorsero tutto il gran giro, andando da Roma a Napoli — da Napoli a Venezia — da Venezia a Vienna, a Dresda, a Berlino: e non riportò né la rimembranza d'una sola generosa amicizia, né un solo piacevole aneddoto da raccontar sorridendo: correva sempre diritto, senza guardare né a sinistra né a destra, temendo non la compassione o l'amore l'adescassero fuor di strada.46 Il frate che gli chiede l'elemosina a Calais, lo "sconsolato Tedesco" che, di ritorno dal pellegrinaggio a "sant'Jago in Ispagna", piange la morte del suo asino su una strada di Nampont, "e mi tornò subito a mente la lamentazione di Sancio per l'asino suo", i mendicanti di Montreuil, il vecchio soldato monco, "la povera femmina sciancata", il nano nel teatro di Parigi impegnato in un disperato confronto con "il gran corpo d'un Tedesco da sei in sette piedi, il quale si frapponeva direttamente tra il nano ed ogni possibilità di mandare un'occhiata alla scena e agli attori"47, la "fille-de-chambre de madame de R***", portatrice di giovinezza e di tentazione "— pigliai la penna — la lasciai — le mie dita tremavano — e mi fu addosso il demonio", lo "chevalier de St. Louis" ora pattissier ambulante a Versailles dopo che il suo reggimento è stato riformato, il vecchio ufficiale, la guantaia, la bellissima grisette, dallo sguardo "penetrante, sino a mirarmi nel cuore e ne' lombi —" allestiscono uno spettacolo della variabilità e della mutevolezza della sorte che la Natura e il Caso mostrano al viaggiatore e al suo lettore, anch'egli "governato dalle circostanze" Lo sguardo sentimentale si sgrana in una gamma di variazioni: da una generale benevolenza alla compassione etica, dalla partecipazione emotiva alla pulsione erotica, allo struggimento della melanconia, al pianto, che mostra un momento esemplare di elevatezza del sentire. In questo percorso estetico e morale insieme, l'io narrante apre e chiude il sipario all'improvviso, perché il filo del racconto spesso sfugge anche alle intenzioni che egli ha annunciato, per smarrirsi nelle pieghe di un'altra storia: ...ma il filo mi s'era rotto — e il appiccarlo era disperata impresa per me, siccome il trotto per quel postiglione. 48 Così si interrompe non solo il racconto che Yorick scrive, ma può interrompersi anche quello che legge. Yorick legge il frammento di una storia scritta "in caratteri gotici" e "in istile francese di quel vecchio del tempo di Rabelais" su un "pezzo di cartaccia" in cui è avvolto il burro della colazione, ma non può trovare la conclusione da narrare al suo lettore poiché "ve n'erano altri due fogli", ma il suo valletto vi aveva avvolto il bouquet per la "demoiselle su i boulevards", e l'inseguimento della storia è inutile perché l'ingrata aveva "regalato quel gorge d'amour a uno staffiere del conte — e lo staffiere ad una sartorina — e la sartorina a un suonatore di violino, e sempre col mio frammento sul gambo —". Le parole dell'antica storia rifiutano di comporsi nell'espediente del manoscritto ritrovato e fuggono nelle volute degli incontri amorosi in una domenica a Parigi, scrivendo una breve, irridente parodia della incomunicabilità verbale. Anche scrivere un biglietto a madame de L*** può rivelarsi difficile. Perché non seguire il consiglio di La Fleur e copiare la lettera "che un tamburino del suo reggimento aveva scritto alla moglie di un caporale"? Nel Viaggio è il movimento del corpo, la smorfia del viso, la traducibilità del gesto che "in qual più vuoi lingua colta del mondo!" vorrà dire sempre la stessa cosa, un cenno, il lampo di uno sguardo, a permettere quel "sentimentale commercio" tra gli individui che è strumento di corrispondenza del sentire. Le emozioni possono essere "indescrivibili", un ricordo doloroso provocare un effetto esprimibile solo attraverso il battito languido del polso, ma in Sterne la visione settecentesca dell'uomo, come essere primariamente sociale, permane anche di fronte al bisogno di affermare la propria individualità per potersi staccare dal vortice caotico dell'esistenza. Pur nella moderna infatuazione per l'unicità,49 il sentimento, teatralizzato nel gesto,50 esprime una modalità di conoscenza della propria intima essenza interiore. Secondo Locke la personalità si estende oltre l'Esistenza attuale verso il passato, attraverso la coscienza che viene definita come la "totalità delle impressioni, pensieri e sentimenti che costituiscono l'essenza consapevole di un individuo". Ma la coscienza appare intermittente e frammentata, ancor più dopo la svolta introspettiva che Shaftesbury aveva dato all'empirismo associazionista di Locke. Come già nel caso del protagonista di Tristram Shandy, le esperienze di Yorick e i suoi pensieri resistono a ogni tentativo di venir riordinati in una sequenza lineare e logica. Nel libro di viaggio Yorick richiama i personaggi del romanzo, cita una dissertazione sui nani del padre di Tristram, l'aspirante uomo enciclopedico, rievoca, come fosse Tristram, le parole dell'amico Eugenius, commemora lo zio Toby che nel romanzo è ancora vivo quando lui muore... L'incontro pastorale con "Maria di Moulins", la "povera Maria" folle per amore, seduta sotto un pioppo in compagnia del cagnolino "col capo chino da un lato sovra la palma", vestita di bianco con "un nastro verde pallido ad armacollo donde pendeva il suo flauto" è un ritrattino d'epoca di un'Ofelia tutta settecentesca in attesa del viaggiatore sentimentale. La storia potrebbe riempire "venti volumi — e ohimè! Pochi e brevi fogli m'avanzano, e dovrò darne almen la metà alla povera Maria". Ma la storia di Maria è già stata raccontata perché lei "fu già incontrata dall'amico mio Shandy presso Moulins" (vol. II, cap. LXIII). Yorick non la scrive e rimanda alla storia che Sterne ha già scritto nel Tristram Shandy e che Foscolo ritiene di dover citare e inserire nella sua traduzione per i lettori italiani. Dal diario di viaggio al romanzo, da Yorick, personaggio di Sterne, a Shandy, altro personaggio di Sterne ma in un'altra opera... Yorick pone "per cimiero"al suo stemma che è lo stemma degli Sterne, riprodotto come un sigillo sulla pagina del Viaggio, la figura lieve e patetica dello stornello che aveva sentito cantare "in una gabbietta appesa — I can't get out — I can't get out..." ["Non posso uscire — Non posso uscire..."] (vol. II, cap. XL). L'identificazione con Yorick lo induce a scrivere nel novembre del 1767: È con vero piacere che mi accingo a scrivere per ringraziare Vostra Signoria della lettera in cui mi chiedete notizie di Yorick — si è consumato lo spirito e il corpo nel Viaggio sentimentale — è vero che un autore deve provare dei sentimenti, o altrimenti il suo lettore non lo farà — ma io mi sono lasciato fare a pezzi dai miei sentimenti — ... Sono da lungo tempo un essere sentimentale — per quanto Vostra Signoria possa pensare il contrario.51 Nell'inesausto variare del registro stilistico affiorano, come improvvisi tocchi di contemporaneità, la menzione dell'albergatore di Calais, conosciuto dai viaggiatori inglesi con il soprannome di monsieur Dessein, presso il quale lo stesso Sterne aveva alloggiato, le osservazioni linguistiche sui "due cardini della conversazione francese", tant pis e tant mieux, la presentazione del giovane valletto La Fleur, l'inconsapevole, gioioso Virgilio del suo viaggio, di professione proprio tamburino ma che come tutti i francesi "sa far di tutto" (vol. I, cap.XX), la vanità e la galanteria dei francesi "in concetto di intendersi d'amore, e di professarne l'arte meglio d'ogni altro popolo sotto il cielo" (vol. I, cap. XVI). Yorick pensa di dover giustificare la materia del suo viaggio con una dichiarazione quasi da antropologo e osserva compiaciuto come siano proprio le piccole cose a distinguere il carattere di una popolazione, ma la melanconia è in agguato come un'ombra e lo immerge in una atmosfera trasognata dove lo attende la maschera anche troppo ingombrante di Don Chisciotte: Questo è un andare, e il confesso, come il Cavaliere della Trista Figura a caccia di dolorose avventure — ma, e non so come, io non mi sento sì pienamente conscio dell'esistenza d'un'anima in me, se non quando mi trovo ravvolto nelle malinconie.52 Io m'accostava con gravità alla finestra vestito del mio polveroso abito nero, e osservando da' vetri, io vedeva gran gente a drappelli che in panni gialli, verdi ed azzurri correvano l'arringo del piacere — i vecchi con lance spezzate, e con elmi che avevano perduta ormai la visiera — i giovani con armatura sfolgorante d'oro tersissima, lussureggianti d'ogni più gaia penna d'oriente — e tutti — tutti — emulando i cavalieri incantati, che ne' torneamenti del buon tempo antico armeggiavano per la gloria e l'amore.53 La serpentina In un mondo dove niente può essere completato, concludersi, dove tutto è già stato detto e tutto si interseca, e i libri traboccano dalla memoria dei personaggi, i generi narrativi si affollano, scambiandosi ruoli e parti, l'unica permanenza si scopre nel gioco dell'immaginazione che tende a lasciare anche il codice troppo pesante della scrittura. Solo la danza dei contadini del "Bourbonnois" sembra comporre i movimenti della narrazione nell'idillio dell'armonia, metafora ideale, allegoria della commedia, danza in cui tutte le altre convergono, riprendendo quel ritmo "di aggraziata e arcana danza che investe una dopo l'altra le figure incontrate da Yorick nel corso del suo viaggio":54 — parvemi insomma che la Religione s'accompagnasse alla danza — ma perch'io non l'aveva mai veduta in tale compagnia, l'avrei per certo creduta una delle tante illusioni della mia fantasia che mi divaga come a lei pare e piace ogni sempre...55 Il movimento di fuga, toccato all'inizio dal viaggiatore, si è trasformato nel vagabondare del pensiero; affrancandosi dall'obbligo di seguire una linea fissa, si è moltiplicato nelle vertiginose volute della fantasia. In Tristram Shandy uno dei personaggi brandendo il bastone traccia nell'aria una serpentina che Sterne riproduce graficamente sulla pagina del suo romanzo. La serpentina è la linea della leggerezza e della bizzarria, che si può interrompere quando si vuole, dove non c'è inizio e fine, la linea sinuosa del capriccio e della sorpresa, "di quella libertà che consiste..., nell'accettare i mutevoli itinerari che la fantasia propone allo spirito". 56 Per William Hogarth è la linea della bellezza che, oscillando e ondulando per così dire simultaneamente in diverse direzioni, "conduce piacevolmente lo sguardo lungo la continuità della sua varietà".57 In un "caso di delicatezza", nella stanza della locanda in cui deve ospitare per la notte, la gentildonna piemontese e la sua cameriera, Yorick allunga un braccio fuori dal letto e accade ...che la mia mano sporgendosi stesa pigliò la cameriera per… 58 (FINE DEL VOL. II) Non è la dama che afferra, ma la fille-de-chambre : con un ultimo guizzo nella serpentina del cuore, Yorick riprende il Leitmotiv dell'identità e della scoperta dell'altro alla quale sempre conduce il viaggio. Come in un'opera di Mozart, nelle Nozze di Figaro o in Così fan tutte, lo scambio di persona, che è anche scambio di rango sociale, non muta la natura dell'amore: e nel gesto dell'inseguimento amoroso che sembra perdersi nell'aria, si interrompe la fuga di Yorick contro la morte. Note 1 "— They order, said I, this matter better in France — You have been in France? said my gentleman, turning quick upon me with the most civil triumph in the world. — Strange quoth I, debating the matter with myself, that one and twenty miles sailing, for `tis absolutely no further from Dover to Calais, should give a man this rights — look into them... by three I had got sat down to my dinner upon a fricassee'd chicken so incontestably in France, that had I died that night of an indigestion, the world could not have suspended the effects of the Droits d'aubaine — my shirts, and black pair of silk breeches — portmanteau and all must have gone to the King of France —." L. STERNE, A Sentimental Journey through France and Italy, vol. I, ch. I. 2 Cfr. tra gli altri C.L. BATTEN JR., Pleasurable Instruction: Form and Convention in Eighteenth-Century Travel Literature, University of California Press, Berkeley, 1978. 3 Cfr. T. RICHARDSON, Un viaggiatore inglese tra tradizione e diplomazia, in Il viaggio e la scrittura, a cura di P. NEROZZI BELLMAN e V. MATERA, l'ancora del Mediterraneo, Napoli, 2001. 4 "- Even the little picture which I have so long worn, and so often have told thee, Eliza, I would carry with me into my grave, would have been torn from my neck." L. STERNE, A Sentimental Journey, cit., vol. I, ch. I. 5 "I have brought your name Eliza! and Picture into my work, where they will remain when you and I are at rest for ever. Some Annotator or explainer of my works in this place will take occasion, to speak of the Friendship which subsisted so long and faithfully betwixt Yorick and the Lady he speaks of." L. STERNE, The Journal to Eliza, in L.P. CURTIS (ed.), Letters of Laurence Sterne, Clarendon Press, Oxford, 1935, p. 373. 6 The Journal to Eliza rimase inedito fino al 1904. In effetti pare si tratti solo della terza parte del diario scritto da Sterne. La prima e la seconda parte non sono state ritrovate, forse spedite o recapitate a Eliza a Bombay (cfr. A. WRIGHT and W.L. SCLATER, Sterne's Eliza, W. Heinemann, London, 1922). Il diario e le lettere a Eliza sono stati tradotti da R. BIRINDELLI con il titolo Per Eliza, Sellerio, Palermo, 1981 e una nota di A. BRILLI. 7 La data indicata nel testo "Sunday Ap:13" è, come annota il curatore, un errore di Sterne. Ibid. 8 "...my dear Eliza I steal everyday from my sentimental Journey — to obey a more sentimental itnpulse in writing to you"; "...mia cara Eliza, ogni giorno fuggo dal mio Viaggio sentimentale — per obbedire a un impulso più sentimentale e scriverti." Ibid., p. 372. 9 Nel Settecento l'ampio significato di "rapporto interpersonale" contenuto nella parola "conversation" include anche il rapporto amoroso. 10 Nel 1741 Sterne aveva sposato Elizabeth Lumley, cugina della famosa blue-stocking Lady Mary Wortley Montagli. Il matrimonio non sarà felice, segnato dai tradimenti di lui e dalla malattia nervosa della moglie. Dei figli gli sopravviverà solo Lydia, nata nel 1747. 11 "I find I must once more fly from death whilst I have strength — I shall go to Naples and see whether the air of that piace will not set this poor frame right—"; Letters, cit., p. 257; "...here I am, as happy as a King after all, growing fat, sleek, and well liking — not improving in stature, but in breadth... The air of Naples agrees very well with me." Ibid., pp. 269-271. 12 Di questo gruppo di eccentrici faceva parte anche Sterne. 13 "I must take up again the pen. — In faith I think I shall die with it in my hand." Ibid. 14 "Never man, my dear sir, has had a more agreeable tour than your Yorick... I shall begin a new work of four volumes." Ibid., p. 284. 15 "I am going to publish a Sentimental Journey through France & Italy." Ibid., p. 300. 16 "I had left London with so much precipitation, that it never enter'd my mind that we were at war with France; and had reached Dover, and look'd through my glass at the hills beyond Boulogne, before the idea presented itself; and with this in its train, that there was no getting there without a passport." A Sentimental Journey, vol. II, ch. XXXIX. 17 "The following Character of a Person called Yorick, supposed to be a Descendant of Yorick the king of Denmark's Jester, is extracted from The Life and Opinions of Tristram Shandy, lately published in two small Pocket Volumes, as a Specimen of the Work, and the rather, as it is by some supposed to be the Character of the Author, as he himself chuses it should be exhibited." 18 I primi due volumi di The Life and Opinions of Tristram Shandy, Gentleman erano usciti a York nel dicembre 1759. La prima edizione londinese viene pubblicata da Robert Dodsley nell'aprile 1760. 19 Cfr. R.A. LANHAM, Tristram Shandy: The Games of Pleasure, University of California Press, Berkeley, 1973. 20 Così recita il sottotitolo originale. Il Political Romance, tradotto in italiano da G. MARTELLI è pubblicato con una nota introduttiva di G. MELCHIORI, in L. STERNE, Un romanzo politico, Einaudi, Torino, 1981. 21 22 Vedi L. STERNE, Letters, cit., p. 157. "Il mondo ha immaginato che poiché ho scritto Tristram Shandy, io sia più shandiano di quanto non sia mai stato — è proprio un mondo benevolo quello in cui viviamo, e siamo spesso dipinti con colori diversi, a seconda delle idee che ciascuno si fa nella testa sua"; "The world has imagined, because I wrote Tristram Shandy, that I was myself more Shandean than I really ever was — ’tis a good-natured world we live in, and we are often painted in divers colours according to the ideas each one frames in his head." In ibid., p. 402. 23 In Tristram Shandy è attribuito a Parson Yorick e riprodotto nel romanzo il sermone su "The Abuses of Conscience" che Sterne aveva già tenuto nel Minster, la cattedrale di York. Tristram, inventato per essere il narratore nel romanzo di Sterne, trasforma Sterne in Yorick, creatura dell'invenzione di Laurence. Sterne, potremmo dire, inventa le condizioni in cui può inventare se stesso: con la maschera di Yorick, può diventare un personaggio del suo romanzo. 24 I sermoni vennero raccolti e pubblicati in sette volumi tra il 1760 e il 1769. Cfr. The Sermons of Mr. Yorick, M. DAVID (ed.), Carcanet Press, Cheadle, 1973. 25 "There is not a more perplexing affair in life to me, than to set about telling any one who I am — for there is scarce anybody I cannot give a better account of than of myself; and I have often wish'd I could do it in a single word — and have an end of it. It was the only time and occasion in my life, I could accomplish it to any purpose — for Shakespear lying upon the table, and recollecting I was in his books, I took up Hamlet, and turning immediately to the grave-diggers scene in the fifth act, I lay'd my finger upon YORICK, and advancing the book to the Count, with my finger all the way over the name — Me, Voici! said I." A Sentimental Journey, vol. II, ch. LVII. 26 Nelle sue memorabili rappresentazioni shakespeariane, David Garrick (1717-1779) impresse una svolta del tutto innovativa, distinguendosi per la mimica facciale, la naturalezza dei gesti e l'agilità dei movimenti con la quale enfatizzava la corporeità della sua recitazione. Impersonò Amleto dal 1742 al 1776. In Tristram Shandy Shakespeare è una presenza pervasiva anche attraverso la mediazione di David Garrick, che nel romanzo è esplicitamente richiamato quattro volte come una presenza amica, ma anche come esempio di artista, che lo accompagna nella sua difficile impresa (Tristram Shandy, vol. IV, ch. VII). Amico generoso di Sterne, che aiutò anche economicamente, lo introdusse nei circoli eleganti e culturali di Londra. A Garrick Sterne era stato presentato dalla cantante Catherine Fourmantel, la "dear Kitty" delle lettere. 27 Cfr. Alle origini della letteratura moderna. Testi di poetica del Settecento inglese: il romanzo e la poesia, a cura di P. NEROZZI BELLMAN, Bruno Mondadori, Milano, 1997. 28 "no doubt, as Shakespear said of his ancestor —'was a man of jest"' (Tristram Shandy, vol. IV, ch. XXVII). 29 La morte non è prematura, cosa che scopriamo se ricostruiamo attraverso il racconto, come è stato fatto, la cronologia della vita di Yorick che muore all'età di circa ottant'anni, età per l'epoca ragguardevole. In una breve parentesi biografica ricordo che la delusione professionale di Yorick è stata a lungo interpretata con riferimento alle difficoltà che lo stesso Sterne ebbe nella sua posizione di ecclesiastico a York. 30 "…by what I can remember of him, and by all the accounts I could ever get of him, seem'd not to have had one single drop of Danish blood in his whole crasis" (Tristram Shandy, vol. I, ch. XI). 31 "full brother to Rosinante", ibid., vol. I, ch. X. 32 Della traduzione di Frénais esiste un esemplare rilegato in marocchino rosso con le armi di Marie-Antoinette conservato presso la Bibliothéque National de France. Cfr. M. BLONDEL, Les Illustrations du "Voyage Sentimental" dans les livres du XVIIIe siècle, in "Eighteenth-Century Fiction", 3-4 April-July 2002, vol. 14, pp. 575-624. 33 Cit. in L. STERNE, Un viaggio sentimentale, a cura di G. MAZZACURATI, Cronopio, Napoli, 1991, p.181. 34 Cfr. G. SERTOLI, "Introduzione" a L. STERNE, Viaggio sentimentale, traduzione di U. FoscoLo, a cura di G. SERTOLI, con uno scritto di M. FUBINI, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1983. 35 "Thus the whole circle of travellers may be reduced to the following Heads. Idle Travellers, / Inquisitive Travellers, / Lying Travellers, / Proud Travellers, / Vain Travellers, / Splenetic Traveller, / Then follow the Travellers of Necessity, / The delinquent and felonious Traveller, / The unfortunate and innocent Traveller, / The simple Traveller, / And last of all (if you please) The, / Sentimental Traveller (meaning thereby myself) who have travell'd, and of which I am now sitting down to give an account — as much out of Necessity, and the besoin de Voyager, as any one in the class." A Sentimental Journey, vol. I, ch. VII. 36 Vedi Sterne: The Critical Heritage, A.B. HOWES (ed.), Routledge, London, 1974, p. 181. 37 Ibid., p. 167. 38 "Ah, Mr. Shandy,... stop where you are. The public, if I guess right, will have had enough, by the time they get to the end of your eight volume...try your strength another way... your excellence lay in the PATHETIC... Mr. Shandy, do, for surely you can excite our passions to laudable purposes — awake our affections, engage our hearts—arouse, transport, refine, improve us", in "The Monthly Review", February 1765. Cit. in G.D. STOUT JR., "Introduction" to L. STERNE, A Sentimental Journey, University of California Press, Berkeley-Los Angeles, 1967, p. 9. 39 Tristram Shandy, vol. III, ch. IV. 40 "I am glad of it, said I, setting the account with myself as I walk'd into Lyons — my chaise being all laid higgledy-piggledy with my baggage in a cart, which was moving slowly before me — I am heartily glad, said I, that ’tis all broke to pieces; for now I can go directly by water to Avignon, which will carry me on a hundred and twenty miles of my journey, and not cost me seven livres —." Ibid., vol. VII, ch. XXIX. 41 "I am well aware, at the same time, as both my travels and observations will be altogether of a different cast from any of my forerunners; that I might have insisted upon a whole nitch entirely to myself —." Ibid., vol. I, ch. VII. 42 "The Cathedral had always been a vast building in any book of travels and the man a little figure, properly diminutive by its side. But Sterne was quite capable of omitting the Cathedral altogether. A girl with a green satin purse might be much more important than Notre-Dame" V. WOOLF, The Common Reader (1925), The Hogarth Press, London, 1932, p. 80. 43 "...when I have observed how many a foul step the inquisitive Traveller has measured to see sights and look into discoveries; all which, as Sancho Pança said to Don Quixote, they might have seen as dry-shod at home. It is and age so full of light, that there is scarce a country or corner of Europe whose beams are not crossed and interchanged with others —." A Sentimental Journey, vol. I, ch. VII. 44 "- What a large volume of adventures may be grasped within this little span of life by him who interests his heart in every thing, and who, having eyes to see, what time and chance are perpetually holding out to him as he journeyeth on his way, misses nothing he can fairly lay his hands on-” Ibid., vol. I, ch. XVIII. 45 "The learned SMELFUNGUS travelled from Boulogne to Paris — from Paris to Rome — and so on — but he set out with the spleen and jaundice, and every object he pass'd by was discoloured or distorted — He wrote an account of them, but `twas nothing but the account of his miserable feelings." Ibid., vol. I, ch. XVIII. 46 "Mundungus, with an immense fortune, made the whole tour; going on from Rome to Naples — from Naples to Venice — from Venice to Vienna — to Dresden, to Berlin, without one generous connection or pleasurable anecdote to tell of; but he had travell'd straight on looking neither to his right hand or his left, lest Love or Pity should seduce him out of his road." Vol. I, ch. XVIII. 47 "...a tall corpulent German, near seven feet high, who stood directly betwixt him and all possibility of his seeing either the stage or the actors." Ibid., vol. I, ch. XXXVI. 48 "— but I had broke the clue — and could no more get into it again, than the postillion could into a trot —." Ibid. vol. I, ch. XXVII. 49 Cfr. R. PORTER, Enlightenment: Britain and the Creation of the Modern World, The Penguin Press, London, 2000. 50 Cfr. M. FRIED, Absorption and Theatricality: Painting and Beholder in the Age of Diderot, University of California Press, Berkeley, 1980. 51 "`Tis with great pleasure I take my pen to thank your Lordship for your letter of enquiry about Yorick — he has worn out both his spirits and body with the Sentimental Journey — ’tis true that an author must feel himself, or his reader will not—but I have torn my whole frame into pieces by my feelings — … I have long been a sentimental being — whatever your Lordship may think to the contrary —." L. STERNE, Letters, cit., p. 402. 52 "'Tis going, I own, like the Knight of the Woeful Countenance, in quest of melancholy adventures — but I know not how it is, but I am never so perfectly conscious of the existence of a soul within me, as when I am entangled in them." A Sentimental Journey, vol. II, ch. LXIII. 53 "I walked up gravely to the window in my dusty black coat, and looking through the glass saw all the world in yellow, blue, and green running at the ring of pleasure. — The old with broken lances, and in helmets which had lost their vizards — the young in armour bright which shone like gold, be plumed with each gay feathers of the east —all — all tilting at it like fascinated knights in tournaments of yore for fame and love —." Ibid. vol. I, ch. XXX. 54 M. BULGHERONI, "Introduzione" a L.STERNE e U. FOSCOLO, Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia, Garzanti, Milano, 1983, p. XIX. 55 "— In a word, I thought I beheld Religion mixing in the dance — but as I had never seen her so engaged, I should have look'd upon it now, as one of the illusions of an imagination which is eternally misleading me…”Ibid. vol. II, ch. LXVIII. 56 G. POULET, Le metamorfosi del cerchio (1961), Rizzoli Editore, Milano, 1971, p.102. 57 Cfr. W. HOGARTH, The Analysis of Beauty (1753), Yale University Press, New Haven & London, 1997. 58 "So that when I stretch'd out my hand, I caught hold of the Fille de Chambre's—" (END OF VOL. II), Ibid., vol. II, ch. LXIX.