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Captain Fantastic di Lorenzo Infanti L’opera seconda di Matt Ross offre un affascinante scontro intellettuale tra un mondo frivolmente capitalistico ed un altro eccessivamente anticonformista. Una variopinta commedia drammatica che esplora inoltre il rapporto tra padri e figli, costretti a relazionarsi in un mondo esterno che offre molte opzioni ma anche tante incertezze. Ben Cash (Viggo Mortensen) è un padre di sei figli che decide di crescere i suoi ragazzi in mezzo alla natura, per impedire che essi vengano corrotti dai nocivi insegnamenti del capitalismo onnipresenti oramai nella società moderna. Egli stesso si occupa dell’educazione psico-fisica dei suoi figli, cercando al tempo stesso di metterli in connessione con la natura e insegnandogli come sopravvivere in situazioni estreme. Quando una tragedia colpisce la famiglia, Ben e la sua prole saranno costretti a compiere un viaggio dove la differenza tra la società e il loro modo di vivere risulterà assai evidente. Il lungometraggio è ben condito da battute divertenti che hanno lo scopo di rivelare la vuotezza delle idee su cui si basa il mondo moderno, dominato da un consumismo sfrenato. Potenti sono le scene in cui Ben non esita ad irridere le convinzioni contemporanee che si basano su tale pensiero che riduce l’uomo a semplice compratore in un sistema produttivo infernale. Al tempo stesso l’opera di Matt Ross critica un eccessivo anticonformismo. Il personaggio di Ben è un uomo che ha dichiarato guerra ad un sistema sociale marcio e spregevole, decidendo di ritrovare i principi primordiali a contatto con la natura, cercando così di “proteggere” i suoi figli dal mondo esterno. L’educazione che egli impartisce alla sua prole, seppur racchiuda idee che punterebbero alla fraternità tra esseri umani, è in realtà disumana. I figli del personaggio di Mortensen sono sì privi del degrado sociale, ma si rivelano goffi e alienati dalle relazioni sociali. Il modo di vivere della famiglia protagonista del film rappresenta degli ideali contemporanei di eccessiva aggressività nei confronti del concetto di società, tanto da rischiare una disumanizzazione nel tentare una creazione di rapporti con altri individui. Ben, portato magistralmente sul grande schermo da Viggo Mortensen (A History of Violence, La promessa dell’assasino), è un personaggio che si dimostra selvaggio nel cercare di fuggire dalla società capitalistica, scelta che lo porta a comportamenti irrazionali nei confronti dei figli. Quest’ultimi si mostrano attratti ma al tempo stesso timorosi di un mondo a loro sconosciuto e insolito rispetto alle idee insegnategli dal padre. Ben Cash tenta, per tutta la durata del film, di dimostrare ai figli che il loro modo di vivere è superiore rispetto ad una mentalità oramai divenuta universale. La sua priorità sarà quella di confermare il titolo di Capitano Fantastico invincibile e puro come lo credono i suoi ragazzi, cosa che alla fine verrà smentita da varie dimostrazioni. Sarà l’amore paterno di Ben nei confronti dei suoi figli a far sciogliere in lui le spigolature che lo rendono chiuso al mondo e lo porteranno a cercare una mediazione ragionevole. Il patriarca della famiglia Cash, pur occupandosi in maniera assai ottimale dell’educazione sia intellettuale che psicologica dei figli, non permette uno sviluppo di una propria personalità, schiacciando ogni loro forma di “ribellione”. Egli paradossalmente attua un principio di omologazione che sta alla base del sistema che detesta. Il messaggio offerto è quello di tutelare i propri figli, cercando di non soffocare le proprie scelte. Il difetto principale del film è che scivola in qualche scena in drammi eccessivi e a tratti fastidiosi, vizio tipico di molte pellicole indipendenti americani. Con questa pratica il dolore dei personaggi non diventa motivo di avvicinamento tra le loro emozioni e quelle dello spettatore bensì causa un allontanamento dal contesto. Aspetto che invece funziona parecchio all’interno del film sono una sceneggiatura che sbeffeggia intelligentemente un grottesco mondo materialistico che ha perso i valori della sensibilità spirituale, potenziato ulteriormente da una regia che evidenzia in alcune scene il disagio dei ragazzi Cash di fronte a tale aspetto. Matt Ross non esita a tirare colpi bassi pur di demolire anche il sistema di vivere americano, portabandiera di una globalizzazione oramai onnipresente nella realtà moderna, che si rivela falso e disastroso a livello educativo oltre che relazionale. D’altro canto Ross denuncia il decadimento dei principi hippie che stavano alla basa degli anni sessanta, che nella nostra contemporaneità sono stati strumentalizzati da cariche antagonistiche e anticonformiste per attuare un processo di liquefazione sociale. Gli ideali dei “figli dei fiori” sono stati completamente travisati, spingendo l’uomo ad abbandonare l’attuale società e a dichiarargli guerra. Ben è un rappresentante di tale mentalità che non accetta la conformità moderna e decide di attaccarla nel modo più aggressivo possibile. Il regista non vuole indicare quale delle due vie (una società sfrenatamente consumistica ed una totale astinenza da essa) sia la migliore da seguire, ma ne illustra le varie problematiche. E’ giusto che il sistema contemporaneo si basi e si regoli su principi nocivi per la creazione di una propria identità? Per fuggire da esso è corretto rinunciare all’interazione con gli altri individui? Sono questi i quesiti che aleggiano in Captain Fantastic, la cui soluzione sembra essere quella di una mediazione pacifica priva di estremi. Viggo Mortensen guida un cast di giovani attori che sono l’elemento più genuino del racconto e che influenzano positivamente l’osservatore. Menzione d’onore và fatta anche al piccolo ruolo di Frank Langella (Frost/Nixon – Il duello, Il mistero delle dodici sedie) antitesi del personaggio di Ben che tuttavia non si rivela stereotipata, dimostrandosi invece ben scritta. Una fotografia ben calibrata e una scelta delle musiche ottima riescono a fare entrare il pubblico in maniera efficace all’interno della vicenda trattata. Il film, di certo, ha delle sbavature ma se ne consiglia la visione per l’argomento in ambito sociale che propone un invito ad analizzare i fenomeni da varie angolazioni, tralasciando un’unica visione totale. Il dialogo e il confronto, infatti, sembrano le soluzioni proposte dall’autore della pellicola, sia in ambito sociale che in quello educativo.