Incontro_04_giu_2016

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Incontro_04_giu_2016
INCONTRO
Giugno 2016
a cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono
IL PARROCO SCRIVE A DON GIANCARLO
Caro Don Giancarlo, voglio
innanzitutto
dare
lode
alla
Santissima Trinità per il dono che
ti ha concesso di essere prete per
sempre nella Chiesa di Dio. Questa
è una speciale chiamata che ti fa
amico prediletto di Gesù; sei fra
quagli amici che Gesù chiama in
disparte per stare solo con loro. Non
ti ha scelto perché sei più bravo degli
altri, non ti ha preferito perché da
sempre ti piace la liturgia, la musica e il bel canto, ti ha scelto
perchè ha avuto su di uno sguardo speciale, uno sguardo che fa
parte di quel disegno di amore che il Signore ha dall’eternità su
ciascuno di noi. Ricorda sempre che quello che ti sta capitando
non è "merito" ma “grazia”, solo grazia! Ti capiterà più volte
nella preghiera silenziosa che farai davanti al tabernacolo di
dire al Signore con cuore meravigliato: "chi sono io, Signore
per meritarmi tanto?" e ogni volta ti sentirai rispondere: "tutto
è grazia". Si unisce a me nel rendimento di grazie, tutta la
Comunità Pastorale che in questi anni ti ha conosciuto ma
in modo particolare questa nostra Comunità parrocchiale di
Biassono che ti ha visto nascere, crescere come ragazzo devoto,
fare il chierichetto e il cerimoniere sul nostro altare, l’educatore in
oratorio, l’organista tanto appassionato da andare qualche volta
"sopra le righe".
Ha visto anche la tua ricerca vocazionale, ha partecipato a qualche
tua sofferenza, con te ha trepidato in qualche momento… ma
adesso gioisce e dà lode al Signore aspettando il giorno benedetto
in cui sull’altare della Cattedrale il Vescovo Angelo ti imporrà le
mani facendoti sacerdote in eterno e sull’altare della nostra chiesa
che ti ha visto per tanto tempo "ministrante", ti vedrà Ministro
dell’Eucaristia. Ti vedrà "in persona Cristi", dire per la prima
volta proprio qui tra noi: "questo è il mio corpo offerto in
sacrificio per voi". Ricorda sempre carissimo don Giancarlo,
che tu diventi prete innanzitutto per “dire messa” e cioè per
"dire" Gesù nella parola e per "dare" Gesù nel Sacramento.
Caro Don, ad Arconate dove il Vescovo ti ha mandato farai tante
cose a livello pastorale soprattutto per i ragazzi e i giovani ma
tutto dovrà partire dall’Eucaristia. Il tuo agire pastorale riveli il
tuo "essere di Cristo" e il desiderio di "dire Cristo", di parlare di
Lui vivo e risorto, non certamente di parlare di te o di far parlare
di te. Papa Francesco ci ricorda che dobbiamo essere una "Chiesa
in uscita", che non aspetta solo chi viene ma che tenta di cercare
quelli che neppure ci pensano a mettersi in cammino. A te piace
stare in piazza a parlare con i ragazzi e i giovani, sei capace di
dialogo … vorrei allora dirti che dovrai andare non con un volto
"qualunque" ma con il volto di Cristo; quel volto che l’Eucaristia
ben celebrata ogni giorno plasmerà su di te. Come definire questo
volto? Uso le parole forti di Sant’Ignazio: il volto "umile, mite,
povero e abbandonato" del Crocefisso Risorto. L’Eucaristia che
celebrerai ogni giorno, anche quando non ci fossero fedeli, sia per
te, come dice il Concilio "fonte" a cui attingere quella grazia che
ti farà ministro credibile e amabile di Cristo Signore e "culmine"
di tutto il tuo ministero e cioè, il luogo santo dove porterai ogni
giorno in offerta tutto quello che come prete stai vivendo, tutto
quello che le persone ti confideranno, tutti i peccati che assolverai,
tutte le ansie che dovrai consolare e le lacrime che dovrai asciugare.
Celebra bene l’Eucaristia, mai in fretta.
La Parola che proclamerai ascoltala prima tu, lascia che interroghi
te innanzitutto, lascia che plasmi il tuo cuore e gli dia la "forma" di
Cristo. Vale anche per te il detto del santo che in italiano tradurrei
così: "dirò agli altri le cose che io per primo ho contemplato"
… se non sarà così andrai in piazza a fare il "ciarlatano di Dio"
mentre quei ragazzi avranno bisogno di vedere un "testimone
del Mistero": non ingannarli, già troppi cattivi maestri li stanno
ingannando. Le parole della consacrazione: "Questo è il mio
corpo offerto in sacrificio per voi!" non siano solo un "atto
liturgico" che rende presente Cristo nel Sacramento; siano anche
un "atto esistenziale" dove tu ogni giorno dici alla tua gente che
la tua vita, anima e corpo, è "per Cristo e per loro". Offriti con
Cristo al Padre per poterti come Cristo donare agli uomini e alle
donne che incontrerai sul tuo cammino.
Ogni uomo e ogni donna ti stiano a cuore e accoglili come dono,
ma abbi un’ attenzione privilegiata per i poveri che oggi sono tanti
e di ogni tipo. Non sarà un’impresa facile; più volte sarai tentato
di non vederli …. Ricordati sempre che Gesù si è fatto povero
per noi e presentandosi nella Sinagoga ha detto di essere venuto
proprio per portare l’evangelo ai poveri. I poveri guardali "come"
li guarderebbe Lui; guardali sentendo risuonare nel tuo cuore le
parole di Gesù: "l’avete fatto a me!".
Anche la tua vita sia sobria, ama l’essenziale; mostra che sei
contento perché nel tuo cuore c’è una ricchezza che nessuno potrà
rubarti, c’è Gesù. Ricordati di quanto continuamente ci dice Papa
Francesco e che ha ripetuto in questi giorni ai vescovi italiani
parlando di "prete scalzo, libero da narcisismi e gelosie clericali …
prossimo a tutti, col passo dei poveri". Avrei altre cose da dirti ma
le lascio per la predica della 1° messa!. Non dimenticare in questi
giorni due persone speciali che sono in paradiso, Don Umberto e
papà Ambrogio. Carissimo , in attesa di indossarti la casula …..
ti abbraccio e prego.
Don Giuseppe
1
INCONTRO
IL PRETE, SEGNO E
STRUMENTO DELLA
TENEREZZA DI DIO
Pubblichiamo ampi stralci del discorso pronunciato
da papa Francesco all’apertura della 69° Assemblea
Generale della CEI, che ha affrontato il tema del
rinnovamento del clero.
prossimo di ognuno, attento a condividerne l’abbandono e
la sofferenza. Avendo accettato di non disporre di sé, non
ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al
Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi
incontro. (…) Sa che l’Amore è tutto. Non cerca assicurazioni
terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo;
nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale
bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli
sono affidate.
Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile,
lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli
umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali.(…) È un
uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento
della tenerezza di Dio, attento a diffondere il bene con la
stessa passione con cui altri curano i loro interessi. Il segreto
del nostro presbitero – voi lo sapete bene! – sta in quel roveto
ardente che ne marchia a fuoco l’esistenza, la conquista e la
conforma a quella di Gesù Cristo, verità definitiva della sua
vita.
È il rapporto con Lui a custodirlo, rendendolo estraneo
alla mondanità spirituale che corrompe, come pure a ogni
compromesso e meschinità. È l’amicizia con il suo Signore a
portarlo ad abbracciare la realtà quotidiana con la fiducia di
chi crede che l’impossibilità dell’uomo non rimane tale per Dio.
2. (…) Per chi impegna il servizio il nostro presbitero? (…)
il presbitero è tale nella misura in cui si sente partecipe
della Chiesa, di una comunità concreta di cui condivide il
cammino. Il popolo fedele di Dio rimane il grembo da cui egli
è tratto, la famiglia in cui è coinvolto, la casa a cui è inviato.
Questa comune appartenenza, che sgorga dal Battesimo,
è il respiro che libera da un’autoreferenzialità che isola e
imprigiona: «Quando il tuo battello comincerà a mettere
(…) Questa sera non voglio offrirvi una riflessione sistematica
sulla figura del sacerdote. Proviamo, piuttosto, a capovolgere
la prospettiva e a metterci in ascolto, in contemplazione.
Avviciniamoci, quasi in punta di piedi, a qualcuno dei
tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità; (…)
chiediamoci con semplicità: che cosa ne rende saporita la
vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la
ragione ultima del suo donarsi?(…).
1. Che cosa, dunque, dà sapore alla vita del “nostro”
presbitero? Il contesto culturale è molto diverso da quello in
cui ha mosso i primi passi nel ministero. Anche in Italia tante
tradizioni, abitudini e visioni della vita sono state intaccate da
un profondo cambiamento d’epoca.(…) In un mondo in cui
ciascuno si pensa come la misura di tutto, non c’è più posto
per il fratello. Su questo sfondo, la vita del nostro presbitero
diventa eloquente, perché diversa, alternativa. Come Mosè,
egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le
fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere.
Ha fatto un rogo anche della tentazione di interpretarsi
come un “devoto”, che si rifugia in un intimismo religioso
che di spirituale ha ben poco. (...) Non si scandalizza per le
fragilità che scuotono l’animo umano: consapevole di essere
lui stesso un paralitico guarito, è distante dalla freddezza del
rigorista, come pure dalla superficialità di chi vuole mostrarsi
accondiscendente a buon mercato. Dell’altro accetta, invece,
di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo
destino. Con l’olio della speranza e della consolazione, si fa
2
INCONTRO
radici nell’immobilità del molo – richiamava Dom Hélder
Câmara – prendi il largo!». Parti! E, innanzitutto, non perché
hai una missione da compiere, ma perché strutturalmente
sei un missionario: nell’incontro con Gesù hai sperimentato
la pienezza di vita e, perciò, desideri con tutto te stesso che
altri si riconoscano in Lui e possano custodire la sua amicizia,
nutrirsi della sua parola e celebrarLo nella comunità.
Colui che vive per il Vangelo, entra così in una condivisione
virtuosa: il pastore è convertito e confermato dalla fede semplice
del popolo santo di Dio, con il quale opera e nel cui cuore
vive. Questa appartenenza è il sale della vita del presbitero;
fa sì che il suo tratto distintivo sia la comunione, vissuta con
i laici in rapporti che sanno valorizzare la partecipazione di
ciascuno. In questo tempo povero di amicizia sociale, il nostro
primo compito è quello di costruire comunità; l’attitudine
alla relazione è, quindi, un criterio decisivo di discernimento
vocazionale.
Allo stesso modo, per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel
cenacolo del presbiterio. Questa esperienza (…) fa crescere
la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una
comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna
e concreta.(…) La comunione è davvero uno dei nomi della
Misericordia. (…) 3. Infine, ci siamo chiesti quale sia la ragione
ultima del donarsi del nostro presbitero. Quanta tristezza
fanno coloro che nella vita stanno sempre un po’ a metà, con
il piede alzato! Calcolano, soppesano, non rischiano nulla per
paura di perderci… Sono i più infelici! Il nostro presbitero,
invece, con i suoi limiti, è uno che si gioca fino in fondo:
nelle condizioni concrete in cui la vita e il ministero l’hanno
posto, si offre con gratuità, con umiltà e gioia. Anche quando
nessuno sembra accorgersene.
Anche quando intuisce che, umanamente, forse nessuno lo
ringrazierà a sufficienza del suo donarsi senza misura. Ma –
lui lo sa – non potrebbe fare diversamente: ama la terra, che
riconosce visitata ogni mattino dalla presenza di Dio. È uomo
della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente
che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità
e le contraddizioni. Il Regno – la visione che dell’uomo
ha Gesù – è la sua gioia, l’orizzonte che gli permette di
relativizzare il resto, di stemperare preoccupazioni e ansietà,
di restare libero dalle illusioni e dal pessimismo; di custodire
nel cuore la pace e di diffonderla con i suoi gesti, le sue parole,
i suoi atteggiamenti. Ecco delineata, cari fratelli, la triplice
appartenenza che ci costituisce: appartenenza al Signore, alla
Chiesa, al Regno. Questo tesoro in vasi di creta va custodito
e promosso! (…)
I PROBLEMI VERI
DEL PAESE, CIOè
DEL POPOLO
Nella prolusione ai lavori della 69ª Assemblea generale
dei vescovi italiani del 17 maggio scorso, il cardinale
Angelo Bagnasco ha affermato che la gente vuole
vedere il Parlamento impegnato ad affrontare le reali
urgenze del Paese, prime fra tutte l’occupazione e
la natalità, mentre è stata profusa tanta energia per
approvare la legge sulle Unioni civili che “sancisce di
fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia”.
Ecco ampi stralci della parte finale della relazione,
in cui il Cardinale cita anche molte affermazioni di
papa Francesco sulla famiglia che vengono passate
“costantemente sotto silenzio”.
(…) La nostra attenzione va, infine, al popolo al quale
apparteniamo con affetto di Pastori e di cittadini.
Vorremmo poterlo vedere più sereno, occupato nel lavoro,
proiettato con fiducia verso il futuro (…) Gli indicatori che
si leggono, purtroppo, non sembrano andare in questa
direzione. Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del
4,8%, una delle contrazioni più rilevanti in Europa: i dati
ricorrenti dicono che la fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca
di lavoro è prossima al 40% contro il 22% della media
europea: in termini percentuali siamo i peggiori, subito
prima della Bulgaria. Forte preoccupazione la esprimiamo
anche per gli adulti che, una volta perso il lavoro, si trovano
nella difficoltà a rientrarvi con grave danno per le proprie
famiglie oltre che per la propria dignità. (…)
3
INCONTRO
La povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, per
un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 della popolazione
italiana!
Mentre la platea dei poveri si allarga inglobando il ceto
medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si
concentra sempre più nelle mani di pochi, purtroppo a
volte anche attraverso la via della corruzione personale o
di gruppo.
Le nostre parrocchie vedono le file di coloro che cercano
un pasto alle nostre mense: sono stati ben 12 i milioni
di pasti distribuiti nel 2015. I responsabili della cosa
pubblica, i diversi attori del mondo del lavoro, che cosa
stanno facendo che non sia episodico ma strutturale? La
Chiesa continuerà a fare tutto quanto le è possibile per
stare accanto alla gente, mettendo in campo ogni risorsa:
dalle forze di tantissimi volontari alle risorse dell’8 per mille
che, oltre a permettere un Clero totalmente disponibile,
consente di venire incontro alle enormi richieste della
carità e del mantenimento delle opere pastorali. Un altro
fronte che ci interroga è quello della natalità. (…)
I dati ISTAT rimangono impietosi: quelli del 2015 sono
i dati peggiori dall’unità d’Italia. Lo scorso anno, a fronte
di 653.000 decessi, le nascite sono state 488.000, mentre
100.000 italiani hanno lasciato il Paese.
La demografia è un indicatore decisivo dello stato di salute
di un Paese, specialmente occidentale, dove lo sviluppo
economico e lavorativo, insieme ad una cultura densa di
ideali e valori, suscitano speranza nel domani e coraggio
nel generare nuove vite, assumendo con fiducia la missione
educativa dei figli. Che cosa sta facendo lo Stato perché
si possa invertire la tendenza? Si avverte l’urgenza di una
manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equità alle
famiglie con figli a carico.
Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto «fattore
famiglia» sarebbe già un passo concreto e significativo.
Un terzo fantasma sta crescendo nel Paese: il gioco
d’azzardo.
La recente legge intima che il numero delle slot machine
si riduca del 30% in quattro anni; in realtà è cresciuto del
10,6% in quattro mesi, salendo a 418.210. (…) La ricaduta
sociale della ludopatia è devastante per i singoli, che
perdono il lavoro, rompono i rapporti familiari, diventano
facile preda di altre dipendenze fino al suicidio, come ha
affermato il Ministro della salute. (…) È su questi problemi
che la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza
distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i
problemi veri del Paese, cioè del popolo.
Per questo non si comprende come così vasta enfasi ed
energia sia stata profusa per cause che rispondono non
tanto a esigenze – già per altro previste dall’ordinamento
giuridico – ma a schemi ideologici.
La recente approvazione della legge sulle Unioni civili, ad
esempio, sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio
e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse:
in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti
nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili,
in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente –
compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il
corpo femminile profittando di condizioni di povertà.
«La famiglia si fonda sul matrimonio – hanno dichiarato
Papa Francesco e il Patriarca Kirill – atto libero e fedele di
amore di un uomo e una donna. (…) Ci rammarichiamo
che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso
livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di
maternità, come vocazione particolare dell’uomo e della
donna nel matrimonio (…) viene estromesso dalla coscienza
pubblica» (Dichiarazione congiunta, cit.). «La famiglia –
aveva già ribadito il Santo Padre – (è) fondamento della
convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale» (Papa
Francesco, Discorso,19.7.2013).
E ancora: «Il matrimonio tende ad essere visto come una
mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi
in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di
ognuno» (Papa Francesco, Discorso ai Vescovi del Messico,
19.5.2014).
In altra occasione aveva ribadito che la «complementarietà
sta alla base del matrimonio e della famiglia» (Papa
Francesco, Discorso alla Congregazione per la Dottrina
della Fede, 17.11.2015), per cui «occorre ribadire il diritto
dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una
mamma, capaci di creare insieme un ambiente idoneo al
suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva (…). Con i
bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie
da laboratorio» (Papa Francesco, Discorso alla Delegazione
dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia,
11.4.2014). E, a proposito della teoria del gender che è
sempre alle porte in modo strisciante, il Pontefice ha più
volte ripetuto che «è uno sbaglio della mente umana»,
esprimendo anche il dubbio «se non sia anche espressione
di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a
cancellare la differenza sessuale perché non sa confrontarsi
con essa» (Papa Francesco, Udienza Generale, 15.4.2015).
Non si comprende come queste affermazioni, tanto chiare
di Papa Francesco – e ribadite a più riprese dai Vescovi –
passino costantemente sotto silenzio, come se mai fossero
state pronunciate o scritte.
Le facciamo nostre una volta di più, perché – insieme con
quelle che andremo ad approfondire in queste giornate di
confronto fraterno – possano tradursi in impegno fattivo.
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INCONTRO
IL SALUTO DI BIASSONO A
MONSIGNOR ANDREA MARIA ERBA
Sabato 21 maggio è
morto a Velletri (di cui
era Vescovo emerito)
monsignor
Andrea
Maria Erba, sacerdote
barnabita nativo della
Diocesi di Milano: era
nato infatti a Biassono
(oggi in provincia di
Monza Brianza) l'1
gennaio 1930. Entrato
nella scuola apostolica
dei Barnabiti di Cremona nel 1942, nel 1947 venne accolto
nella Congregazione e destinato alla chiesa di Santa Maria
al Carrobiolo a Monza, dove il 7 settembre ricevette l'abito
religioso. L'8 settembre 1948 emise la professione semplice dei
voti. Dopo aver proseguito gli studi a Firenze e Roma, emise la
professione solenne dei voti nel 1954.
Fu ordinato presbitero il 17 marzo 1956 dall'arcivescovo Carlo
Confalonieri (poi cardinale). Dopo incarichi a Roma, Firenze
e Lodi, nel 1965 fu nominato prevosto al collegio dei Santi
Barnaba e Paolo a Milano, prima di tornare a Roma, alla
Pontificia università urbaniana, di cui fu assistente generale e
procuratore generale.
Nel 1982 fu nominato parroco della chiesa dei Santi Biagio e
Carlo ai Catinari e il 19 dicembre 1988 Giovanni Paolo II lo
nominò vescovo di Velletri-Segni: il 6 gennaio 1989 ricevette
l'ordinazione episcopale dal Papa nella Basilica di San Pietro.
Il 24 aprile 2005, durante la messa per l'inizio del ministero
petrino, prestò obbedienza a Benedetto XVI, che era cardinalevescovo titolare della sede suburbicaria di Velletri-Segni. Il 28
gennaio 2006 lo stesso Pontefice accolse la sua rinuncia per
raggiunti limiti d'età. Negli ultimi anni risiedeva presso la
Curia generalizia dei Barnabiti a Roma.
La sua anima vive “immersa nell’oceano dell’Amore di Dio”
(Benedetto XVI…)
Il mistero della "Comunione dei Santi" ci assicura che padre
Andrea ci è vicinissimo, prega per noi e con noi … noi
preghiamo questa sera in una reale comunione con Lui …
noi celebriamo nella fede, lui già nella visione.
Oggi siamo qui come comunità cristiana a celebrare
l’Eucarestia di suffragio per lui perché possa godere in
pienezza della gloria del Risorto.
Sono qui con noi alcuni padri barnabiti suoi confratelli che
con lui hanno condiviso il comune carisma … ci sono preti
amici … ci siamo noi di Biassono legati a lui dalla comune
origine, soprattutto battezzati nello stesso fonte battesimale,
dove con lui siamo diventati cristiani.
I più anziani tra noi sono stati compagni di oratorio e lo
hanno visto celebrare qui la I° Messa.
Siamo qui per affidarlo a Dio chiedendo per lui il premio dei
giusti, la vita eterna.
Mons. Andrea è ritornato alla casa del Padre dopo una
vita segnata in questi ultimi anni, dalla sofferenza vissuta
lucidamente, in silenzio, sempre affidandosi al Signore che lo
ha chiamato a sé lo scorso sabato 21 maggio … lo ha chiamato
tra la "sua" gente di Velletri e Segni dove era stato vescovo,
saggio, umile, colto e sorridente … il Signore ha accolto questo
suo desiderio … li tra la sua gente voleva essere sepolto; me lo
aveva confidato nei giorni dopo Natale del 2013 quando con
Don Valerio, Don Simone e nostri seminaristi siamo andati
a trovarlo a Segni … volevamo ricordare con lui l’imminente
25° di episcopato (6 gennaio 1989).
Lo scorso anno era passato "velocemente" tra noi il mese di
giugno, era riuscito a concelebrare la messa con i malati; si
era molto commosso nel salutarci alla fine della messa …
quella è stata per lui l’ultima visita a Biassono.
Desiderava ardentemente celebrare con noi il 60° di
ordinazione sacerdotale; ma il Signore gli stava preparando
un posto più bello dove celebrarlo: il paradiso.
Là lo ha celebrato con i suoi cari, primi fra tutti i suoi genitori
e il fratello Roberto … lo ha celebrato insieme a tanti santi e
sante di cui per il suo lavoro in curia romana ha studiato la
vita e le opere … il Signore nel libro dei santi ha sicuramente
già scritto il suo nome.
Pubblichiamo l’introduzione di don Giuseppe alla S.
Messa di suffragio per i carissimo Monsignor Andrea
Erba scomparso lo scorso 21 maggio
Grazie Signore per il dono di Padre Andrea!
Grazie Padre Andrea per quanto ci hai donato…
per quanto hai dato alla Chiesa!
Il silenzioso dolore di questo momento è consolato dalla
certezza che Gesù Risorto ha già accolto l’anima del nostro
carissimo Mons. Andrea nel suo regno di luce e di pace.
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INCONTRO
CON LA GIOIA DELLO SPIRITO SANTO
Abbiamo incontrato don Giancarlo pochi giorni prima
della sua ordinazione sacerdotale che celebrerà nel
Duomo di Milano il prossimo 11 giugno. Gli abbiamo
posto alcune domande.
accanto, che mi hanno accompagnato per un tratto di strada,
che mi hanno insegnato ad amare e a lasciarmi amare dal
Signore Gesù. Mi piace pensare che il momento esatto in cui
il Signore mi ha messo nel cuore il desiderio di diventare prete
è stato proprio in terza elementare, quando ho cominciato
a fare il chierichetto. Questo mi ha permesso di avvicinarmi
e passare del tempo con i nostri preti, in particolare don
Umberto. Essi non mi hanno detto ma mi hanno mostrato, mi
hanno fatto vedere prima di tutto loro, con il loro quotidiano
esempio, che spendere la vita per Dio e per i fratelli che ci
stanno accanto è davvero bello, che ne vale pena e dona
una gioia immensa. Mi hanno fatto vivere dentro alle cose
della Chiesa, mi hanno fatto innamorare della Chiesa e in
particolare della nostra Chiesa ambrosiana.
1) Si avvicina il giorno della tua ordinazione
sacerdotale che sarà l’11 giugno: vuoi raccontarci
come è nata la tua vocazione?
Raccontare una Vocazione non è semplice: significa
raccontare una vita intera! Una vita fatta di incontri, di
esperienze, di cadute e di conquiste, di gioie e anche di dolori.
Ma quando mi chiedono com’è che mi è venuta la "folle" idea
di diventare prete, mi piace sempre rispondere con una frase
del frase del Beato Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta
più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri,
lo fa perché sono dei testimoni». Ecco, se oggi sono ordinato
prete è merito proprio di alcune persone in particolare, che il
Signore ha messo sul mio cammino, che sono state per me dei
modelli. Penso soprattutto ai miei sacerdoti che mi sono stati
2) L’11 giugno dirai il tuo si definitivo: come ti stai
preparando e come stai vivendo questi giorni?
Vi confesso un piccolo peccato. Devo ammettere che
durante il mese di Maggio le attività e gli impegni mi hanno
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INCONTRO
tenuto abbastanza occupato, e purtroppo anche distratto
da quella meta tanto attesa. Cammini di catechesi che si
concludono, oratorio feriale da preparare, animatori da
organizzare, prime comunioni, cresime, ecc… Non solo! A
tutto questo aggiungiamo i preparativi concreti alla prima
Messa: acquistare il calice, il camice, la casula, scegliere le
immaginette e preparare gli inviti, e tante altre cose.
Tutto questo è importante, ma rischia di distrarre da ciò che
è davvero essenziale: il grande dono di Grazia che Dio mi
farà quel giorno consacrandomi sacerdote. Ma per fortuna
l’Arcivescovo e i superiori del seminario hanno pensato anche
a questo: nella settimana precedente all’Ordinazione, io e i
miei compagni, vivremo cinque giorni di esercizi spirituali
presso la casa dei Padri Oblati a Rho.
Sarà quello il momento in cui potremo davvero "staccare" da
tutto. Saranno giornate intense in cui stare con il Signore e
preparare il cuore a ricevere il dono dello Spirto Santo che ci
consacrerà per sempre a Dio e alla sua Chiesa.
sottolineare come uno dei doni dello Spirito Santo sia la
grazia di sentirsi amati dal Padre: una gioia così grande che
pervade l’intero essere e trabocca dal cuore può essere solo un
dono gratuito dello Spirito Santo.
Questa è la preghiera che chiediamo come candidati al
ministero presbiterale: una vita di servizio alla Chiesa e al
Signore Gesù, nell’implorare la sua misericordia per il popolo
a noi affidato e per il mondo intero.
5) Questo ultimo anno lo hai passato nella comunità
di Arconate, che sarà anche la parrocchia della tua
destinazione per i prossimi anni: vuoi raccontarci
l'esperienza che stai vivendo?
Posso davvero dire che la mattina del 29 settembre 2015
l’Arcivescovo Angelo mi ha fatto uno dei più bei regali della
mia vita: mi ha donato una nuova famiglia! Sto parlando
naturalmente della Parrocchia S. Eusebio di Arconate.
Sì, perché è proprio cosi che mi sono sentito in questi primi
mesi: accolto a braccia aperte come un nuovo fratello.
A partire, dal Parroco don Ferdinando, che il Rettore del
Seminario, quando alla fine di Agosto mi raccontò qualcosa
di Arconate (senza ovviamente lasciarsi scappare il nome né
del paese né del suo parroco), lo definì «un uomo di Dio»; per
poi passare ai tanti e tanti adulti che quando sono arrivato
mi hanno stretto sorridenti la mano accompagnando il gesto
con un caloroso «Benvenuto!!!» e che adesso sono diventati
fidati collaboratori e corresponsabili; per finire con i giovani e
i ragazzi dell’oratorio che sto ancora piano piano conoscendo
e che, ogni volta che entro in oratorio, mi salutano con un
allegro «ciao, don!!!» (ci ho messo un bel po’ di tempo ad
abituarmi a sentirmi chiamare «don»).
3) Ci sono delle persone che vuoi ringraziare in modo
particolare, che ti hanno accompagnato in questo
cammino di preparazione?
Il primo e più grande "grazie" è sicuramente per il Signore
Gesù. È lui che mi ha chiamato alla sua sequela ed è lui che
ogni giorno mi accompagna in tutto ciò che faccio. Il secondo
"grazie" va a quelle persone - come ho già detto - che sono
state per me dei modelli e che mi hanno insegnato a voler bene
al Signore e a fidarmi di lui. Penso in primis ai miei genitori,
alla mia mamma in particolare, che da piccolo mi faceva dire
le preghiere la sera prima di dormire, che mi portava tutte
le Domeniche a messa… nonostante i miei capricci – eh sì!
perché io da piccolo a messa… non ci volevo proprio andare!
– alla mia mamma e al mio papà che mi hanno sostenuto e
spronato in ogni mia scelta.
Penso poi ai miei preti, soprattutto a don Umberto; alla mia
comunità parrocchiale di Biassono da cui mi sento davvero
voluto bene. Insomma, vorrei dire grazie a tutte quelle
persone che il Signore ha messo sul mio cammino, che mi
hanno fatto crescere e che mi hanno accompagnato per un
tratto di strada.
6) La comunità di Biassono si sta preparando per farti
festa: cosa chiedi alla tua comunità parrocchiale per
la tua ordinazione sacerdotale?
Sì, è vero! Tutte le volte che torno a Biassono e riesco a dare
una sbirciatina ai preparativi, oppure quando mi arriva
all’orecchio qualche indiscrezione, mi sto accorgendo di
quanto lavoro e di quanto tempo la gente sta dedicando a
questa festa. Vi confesso un certo imbarazzo! È proprio vero
che è più facile “voler bene” che “lasciarsi voler bene”.
Alla comunità di Biassono vorrei chiedere due doni. Il primo
è di non dimenticare che il vero festeggiato di quei giorni non
sarò io ma il Signore Gesù, perché è sempre lui che sceglie
gli operai per sua messe! Il secondo dono è, naturalmente, la
preghiera. Pregate per me perché, come i discepoli di Paolo
accolsero «la Parola di vita» così anche io «con la gioia dello
Spirito Santo», diventi speranza per il mondo, luce di nuova
umanità e testimone credibile del volto d’amore del Padre.
4) Diventerai sacerdote nell’anno del giubileo della
Misericordia, questa attenzione particolare di Papa
Francesco per la figura del padre misericordioso
sarà motivo di arricchimento per la tua missione
sacerdotale?
Certamente sì! Ma non solo per me. Il «Giubileo della
Misericordia», indetto dal Santo Padre, è stato motivo di
riflessione e arricchimento per l’intera classe dei diaconi.
Io e i miei 25 compagni abbiamo voluto esprimere tutto questo
nel motto che abbiamo scelto: «Con la gioia dello Spirito
santo» (1Tes 1,6). Riteniamo infatti sia davvero significativo
Grazie e auguri Don Giancarlo
7
INCONTRO
CHI COLMA
IL CUORE
DELLA DONNA
Pubblichiamo alcuni brani di una riflessione della
giornalista-scrittrice Costanza Miriano (tenuta
in occasione del 25°anno anno di pubblicazione
della “Muglieris Dignitatem” presso il Pontifico
Consiglio per i Laici nell’anno 2013) sul ruolo della
donna e sulla diversa identità maschile-femminile
(argomenti di grande attualità).
fine della vita qui sulla terra. L’altro dunque, così diverso,
che così spesso ci fa arrabbiare, venire i nervi, ci delude, ci
ferisce, non è sbagliato, ma è semplicemente il "segnaposto
del totalmente Altro", come lo definisce il cardinal Scola,
e ci costringe a una domanda sul senso, ci costringe alla
conversione.
Ci porta a una forma di amore preterintenzionale direi,
che parte cioè dalla rinuncia a tutto o a molto di quanto
si era atteso o proiettato sull’altro. Si abbraccia quasi la
morte dell’amore come lo si era immaginato, e si accetta
di perdere. Si ama non più con lo slancio dell’emozione
ma con l’amore di un monaco che scolpisce una minuscola
scultura sotto la volta di una cattedrale, qualcosa di piccolo
e prezioso che non vedrà quasi nessuno, solo coloro che
avranno la pazienza di alzare lo sguardo.
Preparare un pasto o accogliere le critiche, accettare cambi
di programma, silenzi quando si vorrebbe parlare e parole
quando si vorrebbe dormire, allegria quando si vorrebbe
piangere e riposo quando si vorrebbe proporre. Nella fedeltà
al matrimonio partecipiamo dunque anche noi come parte
della Chiesa a un’opera che ci trascende, il regno dei cieli,
anche se a noi è stata affidata solo quella piccola scultura
là in alto, che nessuno guarderà. Se la donna ritrova il suo
posto tutto si rimette in ordine. La donna soffre perché in
lei c’è quella nostalgia del primo sguardo che si è posato su
di lei. L’eccomi dell’uomo che risponde all’eccomi di Dio è
essenzialmente femminino. Più interiorizzata – scrive Pavel
Evdokimov ne La donna e la salvezza del mondo – più
Credo che in amore si soffra quando si dimentica che
"C’è un paradosso nell’esperienza dell’amore: due bisogni
infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate
capacità di amare". (R.M:Rilke) "Solo nell’orizzonte di un
amore più grande è possibile non consumarsi nella pretesa
reciproca e non rassegnarsi, ma camminare insieme verso
un Destino di cui l’altro è segno". (C:S:Lewis) Uomo e
donna sono due povertà che si incontrano e si donano.
Quella che Lewis chiama pretesa reciproca è destinata a
rimanere delusa a causa del nostro peccato, e a causa delle
differenze tra l’uomo e la donna.
Avere un’identità adulta a mio parere significa proprio
accogliere questa verità: cioè che l’altro non potrà mai
colmare tutte le attese, anche involontarie, o le pretese che
noi riversiamo sulla persona che ci è a fianco.
Avere un orizzonte più grande significa invece che le piccole
mancanze e delusioni reciproche le possiamo vivere non
come crepacci nei quali cercare di non cadere, né tanto
meno come rivendicazioni, ma come "giogo soave", un
peso leggero che serve alla propria conversione, che è poi il
8
INCONTRO
vicina alla radice, la donna si sente a proprio agio nei limiti
del proprio essere e con la sua presenza riempie il mondo
dall’interno.
La donna possiede una complicità con il tempo, perché
sa che il tempo è gestazione, è attesa per qualcosa, per
qualcuno. È predisposta al dono di sé, e infatti si realizza
quando può donarsi, che sia a dei figli di carne o no. Ha
nostalgia dello sguardo che si è posato su di lei al momento
della creazione, infatti desidera intimamente che qualcuno
le dica che è bella, mentre l’uomo desidera sentirsi capace
di portare a termine progetti, di risolvere problemi, di
proiettarsi fuori di sé.
Per mezzo della donna l’umanità è invitata a trovare la sua
vocazione sponsale con il Signore. È sempre una vocazione
in cui la Sposa risponde con il suo amore a quello dello
Sposo, dice la Mulieris Dignitatem, lo sposo con la S
maiuscola, il Signore. Per questo, scrive il catechismo della
Chiesa cattolica, la dimensione mariana, la vocazione prima
di tutto sponsale dell’umanità, precede quella petrina. San
Paolo nella lettera agli Efesini parla del matrimonio tra un
uomo e una donna come di un mistero grande.
Accostarsi al mistero del maschile e del femminile ci
introduce al mistero di Dio, che ci ha creati maschio e
femmina, a sua immagine. La tensione tra maschile e
femminile rimanda alla tensione amorosa fra le tre persone
della Trinità, solo che noi uomini siamo feriti dal peccato
originale. In Efesini 5 sono individuati i punti cruciali, i
nodi di peccato dell’uomo e della donna. La donna è
invitata a essere sottomessa allo sposo, l’uomo a dare la
vita per la sposa, in modo che replichino nel matrimonio
la dinamica tra Cristo e la Chiesa, quindi senza dominio
o sopraffazione, ma in un dono reciproco. La donna è
invitata a essere sottomessa perché al contrario la sua
costante tentazione è quella del controllo, di cercare di
plasmare, di formattare coloro che le sono affidati. I figli
ma anche lo sposo, spesso.
In realtà queste sono qualità di cui l’ha dotata la
Provvidenza perché la donna è chiamata a formare, a
educare, come diceva anche Benedetto XVI: la donna
conserva la consapevolezza che il meglio della sua
vocazione è nell’aiutare la vita nel suo formarsi. Che sia
sposa o che sia nubile la donna è chiamata a preservare e
a fecondare la vita, a orientarla verso la luce. È chiamata a
essere promemoria per l’umanità tutta. Come dice ancora
Evdokimov c’è una particolare connivenza tra la donna,
essere naturalmente religioso, messa di fronte ai misteri più
gravi della vita, e lo Spirito datore di vita e consolatore.
Lotta per l’uomo, per la sua salvezza.
In questa vocazione lavora come sempre il peccato, e così
la capacità di orientare al bene rischia continuamente di
trasformarsi in tentazione di volere che le cose nel mondo
vadano come vogliamo noi. Prendiamo un uomo che
mediamente ci può andare, e lo vogliamo migliorare, così
rischiamo di non permettere all’altro di essere. Finiamo per
correggere, riprendere, per non lasciar emergere gli altri
con le loro vere qualità.
La donna invece è chiamata proprio a questo, a fare da
specchio all’uomo, a rimandargli un’immagine positiva di
sé, a mettere il lievito dell’amore nel rapporto.
Serve una donna che sappia fare spazio, che non abbia
paura di perdere posizioni, che parta da un pregiudizio
positivo sull’uomo, che prenda l’impegno di fidarsi di lui e
del suo sguardo sul mondo, lealmente decisa a riconoscere
di non essere l’unica depositaria del bene e del male -Eva!non perché debole ma proprio perché solida, resistente,
accogliente.
Questo atteggiamento, quando è onesto, limpido, non
manipolatorio è un lievito potentissimo perché l’uomo non
resiste a una sposa che gli sta lealmente accanto, sottomessa
nel senso che rinuncia a imporre sempre il suo punto di
vista e comincia a fidarsi, a valorizzare ciò che vede di bello
nell’uomo. E così l’uomo comincia a sentire il desiderio di
dare la vita come Cristo per la Chiesa.
Non una semplice cooperazione di sforzi, ma la creazione
di una realtà assolutamente nuova del maschile e del
femminile che vanno a formare il corpo del sacerdozio
regale. Gloria dell’uomo, come dice san Paolo, la donna
è come uno specchio che riflette il volto dell’uomo, glielo
rivela e così lo corregge. E così l’uomo si sente spinto a
uscire fuori e dominare la terra, e a farlo non per sé ma
per coloro che gli sono affidati, per i quali diventa pronto a
prendere su di se i colpi della vita.
Sto facendo, è appena il caso di puntualizzarlo, un discorso
non sociologico, ma spirituale: non sto dicendo che sia
solo l’uomo chiamato a uscire fuori di casa e a dare il suo
contributo per migliorare il mondo.
Non stiamo parlando del mondo del lavoro né del potere.
Non è un discorso su chi abbia più o meno dignità, è ovvio
che siamo su un altro piano, e che diamo per assodato
che l’unica dignità che conti nella Chiesa non può essere
altro che l’acquisizione dello Spirito, e in questo la donna
è privilegiata.
Sul piano dunque spirituale l’uomo esce la donna accoglie,
l’uomo si tende verso l’esterno la donna verso l’interno,
l’uomo è il muro, il senso della realtà, la donna l’accoglienza,
e questo lo si vede sul piano educativo, nel rapporto con i
figli, la donna ha il genio della relazione, tesse trame, spesso
l’uomo è più bravo nel potare i rami secchi.
Per concludere vorrei ricordare quello che Karol Wojtyla,
da vescovo, diceva alle coppie di fidanzati: non dire "ti
amo" ma "partecipo con te dell’amore di Dio".
Questo, credo, sia avere un’identità davvero matura.
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INCONTRO
Gentile comunità parrocchiale di S. Martino Vescovo
E caro don Giuseppe Galbusera
e di animazione strutturato ed organizzato, sia per offrire
alla famiglie dei minori, ed in particolar modo alle mamme,
un pò di sostegno, considerando la situazione gravosa in
cui si trovano ormai da quasi due anni.
Con il vostro prezioso contributo riusciremo ad assicurare
il buon funzionamento dell’asilo per almeno 3 mesi, da
Giugno ad Settembre 2016, considerando che sono 4 le
maestre che si alternano, 2 al mattino e 2 al pomeriggio, un
guardiano che assicura la sicurezza durante la realizzazione
dell’attività e controlla che la struttura stessa non sia
soggetta ad atti di vandalismo, una persona addetta alla
pulizia dei locali, oltre le spese per i materiali di consumo
per l’animazione e le utenze.
non possiamo che ringraziarvi per la vostra attenzione e
generosità nei confronti della comunità cristiana sfollata
presente in Erbil ed in particolar modo nel campo di
accoglienza Ashti 1, che ospita oltre 1.000 persone, con la
presenza di molti minori.
Come vi avevamo prospettato, all’interno di questo campo
abbiamo, in collaborazione con padre Jalal, che avete
conosciuto, costruito ed attivato un asilo per circa 60
bambini, suddivisi su due turni, uno al mattino ed uno al
pomeriggio, sia per offrire ai bambini uno spazio educativo
Di seguito una tabella riassuntiva dei costi:
N° 4 maestre
$ 300,00
4
$ 4.800,00
N° 1 guardiano
$ 300,00
4
$ 1.200,00
N° 1 addetto pulizia
$ 300,00
4
$ 1.200,00
Materiali di consumo (pennarelli, carta)
$ 100,00
4
$ 400,00
Utenze (luce, acqua, kerosene)
$ 100,00
4
$ 400,00
TOTALE
TOTALE
$ 7.600,00
$ 6.675,00
Abbiamo scelto come slogan per la nostra campagna di
sensibilizzazione e raccolta “Non lasciamoli soli” per
sottolineare il nostro voler essere accanto a coloro che
la guerra non l’hanno voluta ma ne stanno subendo le
terribili conseguneze e voi, con il vostro impegno, siete a
testimoniare il vostro esserci, il vostro prendervi a cuore
questa storia nella consapevolezza di poter ridare un
speranza a chi fa fatica, in questo momento a pensare un
futuro per se, per la propria famiglia per il proprio paese.
Grazie, Gianfranco Cattai
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INCONTRO
IL PAPA SCRIVE AI BAMBINI
DELLA SEGRAMORA
Lo scorso mese di febbraio i bambini della scuola
dell’infanzia Segramora hanno preparato dei disegni
a tema del Giubileo della Misericordia e in particolare
sulla porta Santa, tema trattato nella programmazione
religiosa dell’anno. I disegni, accompagnati da una lettera
di presentazione preparata da Mariagrazia, la direttrice,
sono stati consegnati direttamente a papa Francesco da
una famiglia di Biassono nel corso di un’udienza generale
del mercoledì in San Pietro.
Il Papa poi nel mese di aprile ha scritto queste parole di
ringraziamento a tutti gli alunni, lettera che pubblichiamo
e che tuttora è appesa in bellavista all’ingresso della
scuola.
Un applauso a tutti i bambini della scuola dell’infanzia
che hanno saputo toccare il cuore di Papa Francesco con
i loro disegni.
11
INCONTRO
DON CARLO CONSONNI
raccontate nel libro, hanno consentito di delineare la vita
di Don Carlo con la massima facilità: da essi traspaiono, da
un lato, la sua semplicità e la sua bontà d’animo, dall’altro
la sua immensa fede verso il Signore. Essa gli permetteva di
affrontare anche le situazioni più pericolose con la massima
naturalezza, di non addivenire a compromessi con nessuno
e, questo suo Credo intransigente, testimonia, qualora ce ne
fosse bisogno, la sua altissima caratura spirituale.
A sessantacinque anni dalla sua scomparsa ci è sembrato giusto
fissare il suo ricordo nelle pagine di un libro. Crediamo di avere
fatto la scelta azzeccata e ciò è testimoniato dalla curiosità
di tutti quei concittadini che, conosciutolo direttamente, ci
fanno i complimenti per l’iniziativa intrapresa, non prima
però di averci arricchito con quei racconti che li vedono diretti
protagonisti insieme a Don Consonni.
Sperando inoltre che la nostra “piccola fatica” possa poi
contribuire a far conoscere alle generazioni più giovani un
uomo che, a capo della Chiesa di Biassono per ben sedici anni
fu un punto di riferimento per l’intera comunità, invitiamo
tutta la cittadinanza a presenziare alla S. Messa che verrà
celebrata in onore del ns. Capitano il prossimo 19 Giugno
presso il Santuario della Madonna della Brughiera a lui tanto
caro ed ove sono tumulate le sue spoglie.
Gruppo Alpini di Biassono
Presentazione del libro a dedicato a Don Carlo Consonni
Sono graditi contributi per la realizzazione della pubblicazione.
è inoltre possibile da oggi, prenotare le copie, per informazioni:
cell. 347.8291348 - e-mail: [email protected]
Domenica 19 Giugno 2016 ore 10,00
Santuario della Brughiera
S. Messa in ricordo di Don Carlo Consonni
a 65 anni dalla sua morte.
Un sentito ringraziamento, Gli autori
Alpino Della Torre Aurelio
Artigliere da Montagna Beretta Maurizio
DON CARLO CONSONNI (1884 -1951)
La vita e le opere
Nel ricordo dei suoi Alpini di Biassono
Festa Alpini Gruppo Biassono
Il Gruppo alpini di Biassono tra breve presenterà un libro
su Don Carlo Consonni, Parroco di Biassono a cavallo del
Secondo Conflitto Mondiale fino ai primi anni ‘50 ma, in
primis, Cappellano Militare e Capitano di Artiglieria da
Montagna nel corso della Grande Guerra.
Le ricerche sulla vita di Don Carlo sono durate circa un anno
e hanno preso spunto dalle testimonianze di alcuni nostri
“veci” che hanno avuto la fortuna di conoscerlo quando
erano ragazzi.
Man mano poi l’opera si sviluppava, grazie anche al
ritrovamento di sempre maggiori documenti autografi, ci si
è resi conto di quale grande fascino riscuotesse allora Don
Carlo e di come, ancora oggi, la sua figura possa essere
considerata “attuale”: lealtà, amore per il prossimo, gusto per
i sani piaceri della vita e per il bello, sono valori sempre verdi
che hanno caratterizzato tutta l’esistenza di Don Consonni e,
guarda caso, sono anche quei principi su cui si fonda il Corpo
degli Alpini ed in cui noi crediamo fermamente.
Mentre poi accade assai di frequente che ci si trovi in difficoltà
nel trovare un solo singolo fatto che caratterizzi la vita di
una persona, al contrario, tutti gli aneddoti e le situazioni
Ricorrenza 65° morte Don Carlo Consonni
Cappellano e Capitano Artiglieria da montagna
Domenica 19 Giugno 2016
PROGRAMMA
ore 9.00
Ammassamento c/o il Santuario della Brughiera in Via Don Consonni
ore 9.30
Alzabandiera, inno e deposizione omaggio floreale alla tomba del
Cap. Art. Don Carlo Consonni
ore 10.00
Santa Messa c/o il Santuario, con la presenza della Schola Cantorum,
celebrata da Don Carlo Gussoni
nel 65° anniversario della morte di Don Consonni
ore 11.45
Aperitivo c/o l’Oratorio Maschile con presentazione del libro
sulla figura di Don Consonni da parte degli autori
ore 13.00
Pranzo conviviale c/o l’Oratorio Maschile
ore 16.00
Ammainabandiera c/o Oratorio Maschile
Per le prenotazioni rivolgersi entro il 16 Giugno 2016 presso:
Segreteria Oratorio Maschile o Edicola Galbiati, Via San Martino
GLI ALPINI INVITANO TUTTA LA CITTADINANZA A PARTECIPARE NUMEROSA
Per ulteriori informazioni 327.2954187 - 347.8291348
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INCONTRO
PRIMA COMUNIONE
15 MAGGIO 2016
22 MAGGIO 2016
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INCONTRO
IL RESTYLING DELL'ORATORIO...CONTINUA
inoltre due grandi loghi dell’oratorio sulle facciate, per
caratterizzare l’identità del luogo e il senso di appartenenza.
Inoltre abbiamo iniziato un’opera di sistemazione degli
ambienti interni con l’individuazione di un nuovo impianto di
riscaldamento, associato alla creazione di controsoffitti e posa
di un nuovo pavimento isolante. Ciò renderà gli ambienti più
gioiosi e funzionali, capaci di ospitare e accogliere al meglio
i nostri ragazzi. Inoltre questi lavori ci permetteranno di far
partire a settembre un progetto a me molto caro, ovvero la
creazione di una “sala studio” per gli universitari. Questa sala
studio permetterà ai nostri giovani di poter studiare insieme
e farlo nel contesto del nostro bell’oratorio. Sarebbe bello
completare la colorazione del secondo piano della struttura
esterna, sistemare il porticato e riqualificare anche il salone
Mazzucconi…insomma i progetti sono molti, ma i fondi
limitati. Chiediamo a tutti un piccolo sostegno con l’idea di
fare del nostro oratorio, un Centro giovanile vero e qualificato
per la crescita sana dei nostri fantastici ragazzi. Un grazie a
tutti volontari per il sostegno e l’aiuto!
Don Simone
L’oratorio san Luigi è, a mio avviso, l’oratorio più bello della
zona di Monza. Gli ambienti esterni sono eccezionali e, dopo
aver sentito molte persone esterne arrivare in oratorio, l’invidia
è tanta. Lo spazio di verde è meraviglioso e la funzionalità
dei prati e dei campi rende polifunzionale il nostro oratorio.
Gli ambiente interni invece scarseggiano molto e soprattutto
la struttura ormai sente il passare del tempo. Gli impianti di
riscaldamento ormai hanno perdite di acqua da tutte le parti,
e spesse volte in inverno la tenuta termica degli ambienti rende
difficile sostare in struttura senza indossare la propria giacca.
Il dispendio economico è ingente per un sistema che non
garantisce più efficienza. Inoltre la struttura interna è poco
adatta allo stile giovanile del luogo, oltre ad essere carente di
aule per il catechismo dei ragazzi delle medie e delle superiori.
Da qui il progetto di riqualificazione e restyling della struttura
interna. Abbiamo sostituito le porte delle cappellina con porte
a vetro in modo da esserne visibile l’interno e illuminato il
tabernacolo. Sarà così possibile per i ragazzi durante il gioco
e gli allenamenti sui campi avere un bellissimo richiamo a
Gesù Eucarestia centro del nostro oratorio. Abbiamo affisso
SANSONE...PARTE L'INFORMAZIONE DEI NOSTRI ORATORI
Sansone è un servizio studiato per cercare di semplificare il
modo in cui i nostri oratori affrontano ogni giorno le questioni
organizzative, amministrative e logistiche. Vorremmo inoltre
aiutare le famiglie dei nostri ragazzi fornendo uno strumento
comodo, rapido e favorendo la comunicazione con un
aggiornamento costante delle attività. Sansone è già utilizzato
da molte comunità pastorali, parrocchie e oratori della nostra
diocesi. Siamo ormai nel terzo millennio e la tecnologia entra
ogni giorno nelle nostre case, ormai usiamo pc e smartphone
con disinvoltura per collegarci ad internet, da oggi lo useremo
anche per iscriverci alle varie proposte della parrocchia,
dell’oratorio e della pastorale giovanile.
Con l’oratorio estivo 2016 tutte le iscrizioni e tutte le attività
saranno esclusivamente informatiche (Oratorio estivo, attività,
mensa…) e a partire da settembre 2016 saranno gestite con
questo sistema informatico anche le iscrizioni al catechismo
dell’Iniziazione cristiana, alle attività domenicali, ecc.
Ogni ragazzo iscritto avrà un proprio profilo utente, riceverà
via email un codice e una password e potrà accedere da
casa, da smartphone o da un terminale fisso in oratorio, al
programma Sansone e iscriversi agli eventi che gli interessano.
I nostri oratori hanno a cuore le famiglie dei nostri ragazzi e
vorrebbero con questo sistema aiutare la comunicazione tra
oratorio-famiglie, e rendere più efficace l’accesso alle tante
iniziative senza tralasciare o svilire la relazione umana che
per noi rimane centrale.
Don Simone
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INCONTRO
AUGURI
DON EUGENIO
Nel tuo 25° anniversario
di sacerdozio
DON TOMMASO
DE CARLINI
Riceverà l’ordinazione sacerdotale
il prossimo 25 giugno a Roma
in San Giovanni in Laterano.
Celebrerà la sua prima S. Messa
il 3 luglio alle 10.30 a Macherio.
A lui le nostre preghiere
e il nostro ricordo
Domenica 19 Giugno 2016
S. Messa per gli ammalati
alle ore 15.00 in oratorio femminile
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INCONTRO
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