NWS Novembre 2014
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NWS Novembre 2014
Anno 6 Numero 1 1 NOVEMBRE 2014 Business, Marketing, Management In t r a p r e n d e r e VITA MORTE E MIRACOLI DI UNA PMI Rivoluzione nei pack: arriva la produzione a base d’acqua SOMMARIO L’immagine di marca delle nazioni Pag. 2 Il supermercato del futuro Pag. 3 Innovazione e sostenibilità Pag. 4 L’Angolo tecnico Pag. 5 L’internet economy e la rivoluzione nel settore di trasporti e consegne Pag. 6 Concept del Thè (Popai.it nov. 2014) L'azienda P&T, fondata a Berlino, si ispira all'eredità creata dal tè attraverso i secoli. I negozi del marchio sono intimi templi sommessi che deliberatamente rompono gli schemi del retail tradizionale. In essi, tutto è strutturato per avvicinare il cliente all'esperienza del tè: i prodotti sono posizionati secondo un sistema intuitivo che consenta alle persone di sperimentare e scoprire l'assortimento in maniera autonoma. Il concept store è strutturato per rendere la scoperta di tè un'esperienza più coinvolgente per i consumatori. Lunghi scaffali nel negozio mostrano tè di tutti i tipi che sono organizzati a seconda del loro paese d'origine. I tè esposti sono accompagnati da note che descrivono il loro aroma e sapore, e sono inoltre commercializzati anche prodotti necessari per preparare, servire e conservare il tè. Il negozio vanta anche un bar di degustazione. (di Rocco Trisolini) Non si può che parlare di rivoluzione: nel mondo del packaging, in particolare quello alimentare, la tecnologia water based, ovvero la produzione di film plastici a base d'acqua per il confezionamento dei prodotti, non può che essere intesa come tale. E a rivendicarne con orgoglio la genialità tutta italiana è la Amb di San Daniele del Friuli, azienda che realizza imballaggi ad alta barriera, e ha avviato nei suoi stabilimenti, per prima in Europa, questa produzione altamente innovativa, in cui i solventi finora utilizzati nel ciclo, scompaiono e vengono sostituiti dall'acqua. Così, gli alimenti risultano totalmente esenti dalla contaminazione di sostanze indesiderate. Come sottolinea il presidente e AD Bruno Marin «Il progetto è stato avviato due anni fa. Con il nostro gruppo di ricerca e con un investimento di 5 milioni di euro abbiamo spinto su questo tipo di produzione, cioè lo stampaggio con l'inchiostro ad acqua, grazie anche alla collaborazione di partner internazionali, come la Comexi per la fornitura degli impianti, Actega e Sun Chemical per gli inchiostri, BASF e Dow Chemical per le colle e gli adesivi». E il ritorno sull’investimento non sta tardando ad arrivare: la Amb ha già come clienti grandi marchi europei, dalla slovena Kras, leader nella produzione nazionale di salumi, al gruppo della grande distribuzione Spar in Austria, alla tedesca Reinert, produttrice di affettati della Nord RenoWestfalia, fino ad altre realtà imprenditoriali danesi, finlandesi e greche. Dopo soli 3 mesi di operatività il 20% di tutta la produzione aziendale è stato convertito da solvente ad acqua ed il management conta di sospendere completamente l'uso dei solventi entro i primi 6 mesi del 2015, riducendo di parecchio anche le emissioni di Co2. L'azienda, che ha 200 dipendenti, nonostante la crisi ha previsioni di concludere il 2014 con 75 milioni di € di fatturato e una quota export dell'80%. Segnale inequivocabile che quando si lavora bene, con valori e principi etici di riferimento e orientamento all’ innovazione…. si può anche cambiare il mondo. Il terrazzo a domicilio di Leroy Merlin (ADV Magazine—nov. 2014) Per promuovere il nuovo servizio di eCommerce, che permette a tutti i clienti di ricevere direttamente a domicilio una o più tra le migliaia di prodotti presenti sul sito e di rinnovare agevolmente gli spazi esterni e interni della propria casa, Leroy Merlin, noto gruppo specializzato nella distribuzione di prodotti per il bricolage, ha lanciato l’operazione “BalconyExpress”. L’iniziativa permette ad alcuni fortunati milanesi di ricevere direttamente a domicilio un terrazzo pronto per l’uso. L’artificio è possibile grazie a un camion con un balcone montato, che muovendosi nella città di Milano si ferma sotto le case del centro per aggiungere un terrazzo perfettamente allestito dove prima c’era una sola finestra. Le reazioni degli ignari destinatari e dei passanti che hanno assistito alle consegne sono state registrate e hanno composto un divertente video virale. Pagina 2 Intraprendere L’immagine di marca delle nazioni (Il Management.it — Nov, 2014) La società di consulenza FutureBrand ha pubblicato l’indagine annuale “Country Brand Index”. Il report analizza la reputazione dei paesi e ne stila la classifica sulla base della percezione che ne ha l’opinione pubblica internazionale rispetto a 6 indicatori: - sistema di valori, - qualità della vita, - potenziale di business, - tradizione e cultura, - turismo - qualità percepita della produzione (il made in…). L’Italia perde 3 posizioni e scende quest’anno al 18° posto. Al primo posto del ranking c’è quest’anno il Giappone, che ha scalzato la Svizzera, ora al secondo posto. Segue la Germania, che rispetto alla precedente classifica, quella del 2012, avanza di ben 4 posizioni. Il resto delle prime 10 posizioni sono occupate da Svezia, Canada, Norvegia, Stati Uniti, Australia, Danimarca e Austria. Quest’anno il report, stilato sulla base di interviste a 2.530 opinion leader e frequent flyer per business e per turismo di 17 paesi del mondo, ha preso in esame 75 paesi. Di questi, solo 22 si sono qualificati come “brand- paese”, cioè in possesso di caratteristiche competitive e misurabili che li distinguono nella percezione internazionale. La reputazione di un paese e la sua caratterizzazione nella percezione collettiva è infatti ciò che determina la propensione degli investitori a portarvi business, quella dei viaggiatori a visitarlo e a consigliarlo ad altri, quella dei consumatori ad acquistarne i prodotti. Per la prima volta è il Giappone a conquistare la vetta della classifica come brand-paese più forte a livello internazionale grazie al primo posto guadagnato rispetto ai parametri “potenziale di business” e “made in”, cioè qualità dei prodotti, e all’elevato posizionamento negli ambiti “turismo” e “cultura e tradizione”. Il Country Brand Index evidenzia che nei prossimi 3 anni i paesi che si muoveranno più rapidamente verso la cima della classifica sono Cina, Emirati Arabi, Corea, Israele e Qatar: a loro favore giocano le buone performance in tema di potenziale di business, la propensione all’innovazione e le competenze diffuse nei settori della tecnologia e dell’energia. Fra questi paesi “emergenti” il più ambito dal punto di vista turistico è la Cina, con il 50% degli intervistati che ha dichiarato di volerla visitare nei prossimi 5 anni, mentre in termini di percezione della qualità dei prodotti il primo posto va alla Corea, che vanta aziende leader quali Samsung, Hyunday, LG, Daewoo. Emerge dal report la correlazione diretta tra le performance di un paese e la sua reputazione, esplicitata da 5 aspetti. Innanzitutto, la notorietà non fa di una destinazione un brandpaese: per esempio, l’Italia ha un punteggio migliore del Giappone in quanto a notorietà (89% a 84% ), ma si trova 17 posizioni più in basso in classifica. I brand-paese sono associati ai brand di prodotto: gli intervistati hanno dimostrato di conoscere un numero maggiore di brand di prodotto se legati a un brand-paese. Per il Giappone sono stati per esempio citati spontaneamente i brand Toyota, Nintendo, Honda, Sony, Toshiba e Panasonic. Ai brand-paese viene riconosciuta un’expertise di categoria: la Francia è più spesso associata alla moda, la Germania all’industria dell’auto e il Giappone alla tecnologia. Ai brand-paese sono riconosciute maggiori competenze tecnologiche, di innovazione e di tutela dell’ambiente. Il Country Brand Index scatta una fotografia dei paesi nella loro interezza: per questo l’Italia, nonostante la percezio- ne positiva della qualità dei suoi prodotti, perde posizioni. Il Belpaese registra buone performance reputazionali sul fronte del turismo, della tradizione e della cultura, ma è debole sulle potenzialità per il business, sul sistema di valori e perfino sulla qualità della vita. La percezione internazionale dell’Italia pare essere quella di un paese con grandi attrattive culturali, artistiche, naturali, gastronomiche, ma con poca attenzione all’ambiente, infrastrutture scarse, poco appeal in termini di sicurezza, istruzione, tolleranza, libertà politica e standard di vita. Un paese quindi poco appetibile dagli investitori e non brillante sul fronte della tecnologia evoluta. Il report indica inoltre che il made in Italy gode di buona reputazione, ma nell’opinione pubblica internazionale emergono dubbi sul reale luogo di fabbricazione dei prodotti nonché sulla loro alta qualità. All’Italia è riconosciuta l’eccellenza per la moda, il cibo, il lusso, l’industria automobilistica e le bevande alcoliche, ma in quanto a servizi finanziari, internet, media, tecnologia, energia, trasporti e retail la nostra expertise è giudicata più bassa. Pagina 3 Intraprendere Il supermercato del futuro (di Cristina Tinelli — ROTORA) Ratti visionario architetto torinese a capo della City Lab del Mit di Boston per l’Expo 2015 disegna il supermercato del futuro in collaborazione con il gruppo Coop. Questo nuovo format di supermarket sarà installato proprio all’interno dell’esposizione milanese “Future Food District: una piazza a due padiglioni che metterà in scena come acquisteremo e come mangeremo il cibo nei prossimi anni. Il nuovo format del Supermarket del futuro si basa principalmente sull’infinità di informazioni che ruotano intorno ad un “prodotto di consumo”. In pratica nel supermercato del futuro gli alimenti comunicheranno tutte le informazioni di cui sono depositari come per esempio notizie agricole, provenienza, scadenza anche informazioni relative al magazzino che sarà completamente robotizzato in grado di smistare da sé gli articoli. Nel supermercato di Expo basterà avvicinare la mano al prodotto per ravvivare una schermata che visualizzerà una sorta di “etichetta virtuale” in grado di fornire al consumatore una serie di informazioni “aumentate” su proprietà, filiera, chilometri, percorsi, tutte informazioni che attualmente non si trovano su etichette tradizionali. In questo modo nel lungo periodo la garanzia del prodotto non sarà più legata ad un marchio riconosciuto bensì al bagaglio informativo che ogni singolo prodotto porterà con sé. L’ispirazione del progetto proviene, paradossalmente, da un passato in cui il luogo dell’acquisto era uno spazio di scambio e relazione. La catena di produzione e distribuzione era più chiara e il consumatore era più informato sulle caratteristiche dei cibi consumati. La nuova tecnologia si riconnetterà al mondo reale, fornendo le chiavi per interpretarlo e arricchirlo, eliminando molte barriere tra consumatore e produttore, creando un rapporto più diretto con il prodotto. Anche il visual comunicativo del supermercato del futuro è stato ideato tenendo presente i valori di genuinità e trasparenza dei prodotti di consumo. Infatti la disposizione e l’organizzazione degli spazi è stata realizzata secondo un nuovo modello chiamato “a raggiera” che prevede al centro i prodotti freschi, e intorno le vie del latte, del grano o della verdura che si allontanano dal centro a un tasso sempre più alto di trasformazione: per fare un esempio si inizia dal pomodoro, si passa alle salse per poi finire al ketchup. Intorno informazioni in forma di workshop ed edutainment per i più piccoli. Nel 2050 fare la spesa sarà come tornare nel vecchio mercato rionale rivisto però in chiave ipertecnologica e robotizzata, dove banchi di frutta e verdura a chilometro zero saranno in grado di parlare della loro origine e di veicolare dati in quantità. Case history: Pupa (ADV magazine—novembre 2014) Il progetto ha previsto l’individuazione di una comunicazione innovativa, coinvolgente e vivace per presentare un prodotto dalla formula altrettanto inedita , dalla gamma di colori molto ampia e dal posizionamento strategico come è il nuovo lipstick l’M di Pupa. Coinvolte nell’ operazione di comunicazione sia il target delle utilizzatrici abituali di rossetto sia le donne che non lo usano mai o raramente, aiutandole ad abbandonare il mero concetto di make up e posizionando l’M come un vero e proprio accessorio moda, da abbinare e con cui giocare in ogni momento della giornata. Tra i principali obiettivi della campagna c’era il raggiungimento di un target di acquisto allargato, accompagnando le utenti nella scoperta della nuova visione delle 40 declinazioni colore dell’ultimo rossetto di casa Pupa e delle sue texture, attraverso una campagna multimediale dai sapori Pop e una strategia digitale che ruota intorno al sito. In particolare il sito verticale oltre a presentare le caratteristiche del prodotto, fornisce strumenti per individuare il colore e le perfette tonalità per ciascuna donna in base ai parametri di carnagione e capelli oppure ancora i consigli dei professionisti del make up per accostare il colore di rossetto e smalto in maniera creativa o semplicemente studiando le sfumature. Affiancato anche da una operazione promozionale, il progetto digitale ha previsto la possibilità di scaricare dei coupon di sconto direttamente dal sito in maniera interattiva. Pagina 4 Intraprendere Il prezzo non è tutto Nel carrello spazio ai prodotti di qualità innovativi e sostenibili (Affari&Finanza—nov.2014) I consumatori sono diventati più attenti nel momento dell’acquisto. Siamo di fronte a un cambiamento che non può essere spiegato solo con ragioni congiunturali, ma che ha in sé caratteristiche strutturali». È la convinzione di Giacomo Archi, Presidente e Amministratore delegato Italia di Henkel, multinazionale tedesca con un giro d’affari globale di 16,4 miliardi di euro, attiva in tre ambiti del business: bucato e cura della casa, beauty care, adesivi e tecnologie. Archi vede in questa evoluzione un guanto di sfida lanciato verso il mondo della produzione e della distribuzione. «Il cambio di paradigma rende più complesso il lavoro a chi opera dal lato dell’offerta, ma al tempo stesso offre maggiori possibilità di far emergere la qualità». Nella sua analisi, l’attenzione al prezzo è solo una delle componenti che caratterizzano i nuovi trend, per quanto rilevante. «Fino a qualche anno fa si assisteva in alcuni casi a scelte dettate dal consumismo fine a stesso, che portava a frequenti sprechi». Il fenomeno non può dirsi del tutto scomparso, ma sicuramente è meno intenso che in passato: le indagini più recenti sui comportamenti d’acquisto rivelano che oggi si guarda al prezzo del prodotto, ma relazionandolo con la qualità del prodotto, anche nei casi in cui non vi sono problemi di budget. Un atteggiamento che rientra nella maggiore responsabilità che caratterizza i consumatori, più propensi ad ac- quistare solo ciò di cui si ha realmente bisogno in un dato momento. Questo si tramuta in battute di cassa tendenzialmente più contenute e alla riduzione delle offerte “3x2”, ponendo quindi una maggiore competizione in capo all’offerta. Come reagisce un grande produttore a questo nuovo scenario? «Ci stiamo focalizzando sul potenziamento dei brand principali, come Dixan, Testanera e Loctite», ribatte Archi. Dunque, meno interesse a percorrere strade nuove e maggiore spinta sui prodotti e i marchi di punta della casa. Una strategia motivata con la volontà di “ottenere maggiore efficienza nelle azioni di marketing”. In concreto, questo significa concentrare gli sforzi — che vanno dalla promozione presso i punti vendita alla comunicazione pubblicitaria sui mezzi tradizionali e quelli che fanno leva sulle potenzialità del Web — su un numero ristretto di prodotti per generare margini più elevati, e per questa strada rafforzare le quote di mercato. «Lanciare nuovi brand, soprattutto nell’attuale scenario italiano, è molto costoso e rischioso — conferma il presidente e ad di Henkel Italia — così preferiamo seguire il motto militare: “Concentra tutte le tue forze nei settori in cui sei più forte per aggredire il nemico”, che in questo caso è il mercato, quindi non un avversario, ma lo scenario nel quale ci troviamo a operare». In questo ragionamento, un ruolo di rilievo lo gioca la capacità di innovazione. «Attualmente oltre il 30% del fatturato annuo è generato da prodotti introdotti nei tre anni precedenti», spiega Archi. Un approccio che all’apparenza può risultare stridente in una fase che vede molti operatori economici concentrati in primo luogo s u l l ’ a p p r o c c i o “difensivo”, in attesa che l’economia nazionale torni a crescere, trascinando con sé anche i consumi. «In realtà l’innovazione è un fattore di successo per emergere nella folta concorrenza che caratterizza il nostro settore — risponde il manager — Come già sottolineato, oggi il consumatore è più consapevole rispetto al passato, e quindi più capace di riconoscere il valore aggiunto nei prodotti. Tant’è che notiamo una predisposizione a spendere qualcosa in più, quando c’è la consapevolezza che il sovrapprezzo è giustificato da una qualità più elevata ». L’innovazione è in primo luogo concepita a livello di gruppo, con la sede di Dusseldorf che fa da capofila per tutto il gruppo, ma alcune innovazioni sono state concepite originariamente dalla sede italiana, e poi estese a livello worldwide. «E’ il caso del detersivo in gel, che garantisce una resa più elevata e la possibilità di dosare il quantitativo in base alle necessità». Un ragionamento che introduce all’altro tema cardine del cambiamento negli stili di consumo, quello relativo all’attenzione crescente verso la sostenibilità. «Rispetto anche a solo qualche anno fa, c’è un numero crescente di persone che — prima di acquistare — analizza l’etichetta, si informa sulle caratteristiche del prodotto ed effettua confronti — sottolinea Archi — Quindi l’acquisto è il frutto di un ragionamento, di una consapevolezza, che spesso coinvolge anche il tema della responsabilità ambientale». Su quest’ultimo versante i consumatori italiani sono più indietro rispetto a quelli dei Paesi del Nord Europa, ma il gap si sta restringendo. «Questo atteggiamento spinge l’industria a rafforzare gli sforzi in direzione della sostenibilità. A livello di gruppo abbiamo definito la Strategia per la Sostenibilità 2030, indicando l’obiettivo di triplicare entro quella data il valore creato rispetto all’impronta lasciata da operazioni, prodotti e servizi». Infine uno sguardo alle politiche promozionali, che in molti casi sono diventati la norma nei punti vendita della gdo: «In molti segmenti si arriva a 50, 60 e addirittura 70%», spiega Archi, per il quale questo trend «non è più sostenibile perché danneggia la profittabilità della gdo. Così il gruppo si sta orientando verso una strategia di prezzi bassi sempre, in modo da adattarsi alla capacità di spesa delle famiglie», conclude Archi. Pagina 5 L’Angolo Tecnico di Laura Putignano Dal 3 novembre 2014 sono divenute operative le disposizioni che introducono l’obbligo di comunicare all’Archivio Nazionale dei Veicoli i dati dell’utilizzatore di veicoli aziendali concessi: in via temporanea, per un periodo superiore a trenta giorni, in comodato d’uso a soggetti diversi dall’intestatario della carta di circolazione. Il mancato rispetto di tale adempimento si presenta particolarmente gravoso in quanto le sanzioni, oltre ad essere di tipo pecuniario (pari a 705 euro), possono arrivare a determinare il ritiro della carta di circolazione del veicolo. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fornito i primi chiarimenti in relazione a questo nuovo adempimento con la Circolare n.15513 del 10 luglio 2014 lasciando tuttavia molti aspetti dubbi in relazione a molte fattispecie che concretamente si manifestano nelle realtà aziendali. Queste le indicazioni della Circolare n.15513: - nell’affermare la decorrenza dell’obbligo di comunicazione in relazione agli atti di comodato posti in essere a partire dal 3 novembre 2014 non era stato chiarito con quali modalità dare Intraprendere Obbligo di annotazione degli utilizzatori effettivi dei veicoli aziendali “prova” dell’avvenuta sottoscrizione del comodato atteso che per tale forma giuridica l’ordinamento codici stico non ne prevede la forma scritta obbligatoria; temporanea dei veicoli per integrare e meglio precisare i concetti espressi con la precedente circolare del luglio 2014. - viene precisato che sono esentati dall’obbligo i componenti del nucleo familiare dell’utilizzatore, - l’annotazione temporanea presuppone l’uso esclusivo e personale del veicolo in capo all’utilizzatore (non è quindi possibile l’intestazione contemporanea a due o più utilizzatori); purché conviventi, ma quando poi si precisa che i veicoli possono essere concessi in comodato anche a persone giuridiche e che viene escluso il sub-comodato la confusione aumenta in quanto non si comprende in questi casi quale sia il soggetto titolato alla conduzione del veicolo (posto che è proprio questo l’obiettivo della norma, cioè identificare l’utilizzatore); - nello specifico paragrafo dedicato ai comodati aziendali viene precisato che rientrano nell’obbligo i veicoli in disponibilità di aziende e da queste concesse in comodato d’uso “gratuito” ai propri “dipendenti”, legittimando quindi il dubbio sia sulla sussistenza dell’obbligo anche per soci collaboratori, amministratori sia sulla nozione di gratuità utilizzata dal documento di prassi che non pareva ricomprendere tutte quelle ipotesi nelle quali, a fronte dell’utilizzo del veicolo anche per finalità personali, viene attributo un compenso in natura nel cedolino paga del dipendente o del collaboratore oppure viene richiesto un corrispettivo all’utilizzatore per l’utilizzo privato del veicolo. Con la Circolare n.23743 del 27 ottobre 2014 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ritorna sul tema della intestazione Chiarimenti della Circolare n.23743 -il comodato è per sua natura a titolo gratuito e pertanto va esclusa la sussistenza di un comodato tutte le volte in cui la disponibilità del veicolo costituisca, in tutto o in parte, un corrispettivo; - viene esplicitamente escluso l’utilizzo di veicoli aziendali in disponibilità a titolo di fringe benefit; - al di fuori dei casi di fringe benefit viene comunque escluso l’utilizzo promiscuo di veicoli aziendali impiegati sia per attività lavorative che per raggiungere la sede di lavoro o la propria abitazione o nel tempo libero; - vengono esclusi i casi nei quali i dipendenti alternano nell’utilizzo del medesimo veicolo aziendale; - le indicazioni operative evidenziate nella circolare si ritengono applicabili non solo ai dipendenti ma anche ai soci, agli amministratori e ai collaboratori dell’azienda; - nei casi in cui l’obbligo ricorre, il periodo dei trenta giorni deve computarsi in giorni naturali e consecutivi; - gli obblighi di comunicazione debbono essere adempiuti entro trenta giorni che, nel caso di contratto di comodato, decorrono dalla data di stipula del contratto; sotto questo profilo la circolare, dopo aver correttamente affermato che il contratto di comodato può essere stipulato anche per accordo orale non imponendo l’art.1803 cod. civ. alcun vincolo di forma, ne richiama di fatto la forma scritta nell’esigenza imprescindibile di “rendere certi i rapporti tra avente causa e dante causa”; - le istruzioni operative evidenziate nella circolare del luglio 2014 si applicano anche ai veicoli intestati a nome dell’imprenditore individuale, ma solo a condizione che i veicoli stessi siano individuati tra i beni strumentali dell’impresa. I recenti chiarimenti sopra evidenziati, quindi, escludono dall’obbligo tutti i casi nei quali è rinvenibile un utilizzo promiscuo del veicolo aziendale così come gli utilizzi esclusivamente aziendali. I sicuri casi di esclusione - impresa commerciale o di servizi che acquisisce la disponibilità di autovetture a vario titolo e che le assegna in uso promiscuo ai propri dipendenti o collaboratori sia per recarsi presso la clientela sia per esigenze proprie del dipendente o collaboratore; - autovetture acquisite dall’azienda per essere assegnate in uso ai componenti del consiglio di amministrazione sia per esigenze aziendali che personali; (continua a pagina 6) Pagina 6 Intraprendere Si gioca offline la sfida dell'Internet economy (Affari&Finanza—nov.2014) via Della Resistenza 10/B 70015 - Noci (BA) Tel.: +39 - 080 4949240 Fax: +39 - 080 4949037 E-mail: [email protected] “….Probabilmente siamo i più vicini alle soluzioni che cerchi….” Contattateci ! www.rotora.it Intraprendere Il consumatore deve avere la possibilità di acquistare merce da qualsiasi dispositivo (fisso o mobile), a qualsiasi orario e riceverla a casa, in negozio o depositata in un locker. Oggi nella stagione dell’economia digitale (e globale), tutto è cambiato. E siamo solo all’inizio di una rivoluzione planetaria al cui centro c’è il consumatore. In America se ne sono accorti già lo scorso Natale, quando milioni di consegne risultavano assenti sotto l’albero illuminato di altrettante famiglie. Chi ha ordinato i regali online lo ha fatto negli ultimi 5 giorni prima delle festività ingolfando e ritardando tutto il sistema delle consegne. Per questo Natale, periodo in cui nonostante la crisi è atteso un aumento degli acquisti online dell’11% , per quel 40% delle famiglie americane che ha già annunciato comprerà i regali sulle piattaforme di ecommerce, i corrieri sono già corsi ai ripari reclutando centinaia di migliaia di lavoratori stagionali e preparando of- L’eventuale inoltro a destinatari terzi è consentito, solo nella sua interezza senza alcuna modifica ed omissione, esclusivamente da parte di soggetti da questi autorizzati. Per tutte le informazioni riportate nella newsletter è citata la fonte, interna o esterna all’azienda, che ne è direttamente responsabile. La newsletter non può essere pubblicata su siti web e blog senza un previo accordo con ROTORA. Tutti i diritti sono riservati. guata, tantomeno su scala internazionale, ma di sicuro sull’ultimo miglio potranno esercitare pressioni, almeno di tipo commerciale, sugli ex alleati, che sono i corrieri-fornitori. La prossima frontiera sarà il cosiddetto commercio elettronico “crossborder”, quando sempre più negozi e imprese saranno collegate a quel nastro trasportate globale fino al domicilio, magari dall’altra parte del mondo, del consumatore. Una bella sfida, che varrà nel 2018 , secondo uno studio di Paypal, 300 miliardi di dollari. Ora i big si preparano alla sfida più importante dell’anno: le consegne natalizie. L’americana FedEx Express si batte spalla a spalla con l’altra statunitense Ups per il titolo di più grande gruppo di spedizioni del mondo. Obbligo di annotazione degli effettivi…….. (continua) è una newsletter edita da ROTORA e destinata ad uso unicamente interno all’azienda. La sua fruibilità è inoltre prerogativa gratuita ed esclusiva dei gentili Clienti di ROTORA che hanno formulato richiesta alla sua consultazione e/o alla sua ricezione nella propria casella di posta elettronica, in ottemperanza al D. Lgs. n°196 del 30 giugno 2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali). ferte di prezzi e servizi ad hoc. Al di là degli intasamenti da ricorrenza, appare chiaro che la filiera distributiva è da ripensare, come suggeriscono gli esperti di settore, in una prospettiva “omnicanale”. Per capire la posta in gioco basta andare a vedere l’ultima mossa (provocazione?) di Amazon, croce e delizia dei corrieri (grandi volumi offerti ma margini loro concessi sempre più bassi) che ha lanciato in alcune città degli Stati Uniti servizi di consegna (anche di alimentari) a domicilio, diventando così concorrente dei suoi stessi corrieri-fornitori. Dopo il colosso di Jeff Bezos, sono arrivati anche Google, con il servizio Express, poi eBay e Alibaba che hanno investito nel settore delivery in Cina, e perfino Uber che comincia a usare i “suoi” taxi nonché le biciclette per le consegne celeri di pacchi. Secondo gli analisti, questi operatori “novelli” non potranno competere su larga scala con i big delle spedizioni, perché non dispongono di una infrastruttura logistica ade- (continua da pag.5) - autovetture “aziendali” acquisite dall’azienda, spesso recanti sulla carrozzeria i segni distintivi della stessa, e che vengono messe a disposizione dei dipendenti o collaboratori per l’esclusivo espletamentodelle mansioni aziendali ; Se appaiono chiari i casi di esclusione, dai chiarimenti forniti non risulta al contrario così facile individuare le situazioni nella quali tale onere scatterebbe. Casi rientranti nell’obbligo Andando per esclusione, infatti, si arriverebbe a sostenere che destinatari dell’obbligo resterebbero solo quei casi (patologici) di veicoli posseduti a vario titolo dalle aziende e che vengono concessi a soci, amministratori, dipendenti e collaboratori o loro familiari per finalità esclusivamente perso- nali. Si tratta, a ben vedere, di casi, più o meno evidenti, di possibili “abusi” nell’utilizzo del veicolo aziendale in relazione ai quali, peraltro, è stato introdotto nel recente passato uno specifico obbligo fiscale di comunicazione telematica a carico, alternativamente, dell’azienda concedente oppure del soggetto utilizzatore.