NWS Novembre 2014

Transcript

NWS Novembre 2014
Anno 6
Numero 1 1
NOVEMBRE
2014
Business, Marketing, Management
In t r a p r e n d e r e
VITA MORTE E MIRACOLI DI UNA PMI
Rivoluzione nei pack: arriva la produzione a base d’acqua
SOMMARIO
L’immagine di marca
delle nazioni
Pag. 2
Il supermercato
del futuro
Pag. 3
Innovazione e
sostenibilità
Pag. 4
L’Angolo tecnico
Pag. 5
L’internet economy e la
rivoluzione nel settore di
trasporti e consegne
Pag. 6
Concept del Thè
(Popai.it nov. 2014)
L'azienda P&T, fondata a
Berlino, si ispira all'eredità
creata dal tè attraverso i
secoli. I negozi del marchio
sono intimi templi sommessi che deliberatamente
rompono gli schemi del
retail tradizionale. In essi,
tutto è strutturato per avvicinare il cliente all'esperienza del tè: i prodotti
sono posizionati secondo
un sistema intuitivo che
consenta alle persone di
sperimentare e scoprire
l'assortimento in maniera
autonoma. Il concept store è strutturato per rendere la scoperta di tè un'esperienza più coinvolgente
per i consumatori. Lunghi
scaffali nel negozio mostrano tè di tutti i tipi che sono
organizzati a seconda del
loro paese d'origine. I tè
esposti sono accompagnati
da note che descrivono il
loro aroma e sapore, e
sono inoltre commercializzati anche prodotti necessari per preparare, servire
e conservare il tè. Il negozio vanta anche un bar di
degustazione.
(di Rocco Trisolini)
Non si può che parlare
di rivoluzione: nel mondo del packaging, in
particolare quello alimentare, la tecnologia
water based, ovvero la
produzione di film plastici a base d'acqua per il
confezionamento
dei
prodotti, non può che
essere intesa come tale.
E a rivendicarne con
orgoglio la genialità tutta italiana è la Amb di
San Daniele del Friuli,
azienda che realizza imballaggi ad alta barriera,
e ha avviato nei suoi
stabilimenti, per prima
in Europa, questa produzione altamente innovativa, in cui i solventi
finora utilizzati nel ciclo,
scompaiono e vengono
sostituiti dall'acqua. Così, gli alimenti risultano
totalmente esenti dalla
contaminazione di sostanze indesiderate. Come sottolinea il presidente e AD Bruno Marin «Il progetto è stato
avviato due anni fa. Con il
nostro gruppo di ricerca e
con un investimento di 5
milioni di euro abbiamo
spinto su questo tipo di
produzione, cioè lo stampaggio con l'inchiostro ad
acqua, grazie anche alla
collaborazione di partner
internazionali, come la
Comexi per la fornitura
degli impianti, Actega e
Sun Chemical per gli inchiostri, BASF e Dow Chemical per le colle e gli
adesivi». E il ritorno sull’investimento non sta
tardando ad arrivare: la
Amb ha già come clienti
grandi marchi europei,
dalla
slovena
Kras,
leader nella produzione
nazionale di salumi, al
gruppo della grande distribuzione Spar in Austria, alla tedesca Reinert, produttrice di affettati della Nord RenoWestfalia, fino ad altre
realtà imprenditoriali danesi, finlandesi e greche.
Dopo soli 3 mesi di operatività il 20% di tutta la
produzione aziendale è
stato convertito da solvente ad acqua ed il
management conta di
sospendere
completamente l'uso dei solventi
entro i primi 6 mesi del
2015, riducendo di parecchio anche le emissioni di Co2. L'azienda, che
ha 200 dipendenti, nonostante la crisi ha previsioni di concludere il
2014 con 75 milioni di €
di fatturato e una quota
export dell'80%. Segnale
inequivocabile che quando si lavora bene, con
valori e principi etici di
riferimento e orientamento all’ innovazione….
si può anche cambiare il
mondo.
Il terrazzo a domicilio di Leroy Merlin
(ADV Magazine—nov. 2014)
Per promuovere il nuovo servizio di eCommerce, che permette a tutti i clienti di ricevere direttamente a domicilio una o più tra
le migliaia di prodotti presenti sul sito e di
rinnovare agevolmente gli spazi esterni e
interni della propria casa, Leroy Merlin,
noto gruppo specializzato nella distribuzione
di prodotti per il bricolage, ha lanciato l’operazione “BalconyExpress”. L’iniziativa permette ad alcuni fortunati milanesi di ricevere direttamente a domicilio un
terrazzo pronto per l’uso. L’artificio è possibile grazie a un camion con un balcone montato, che muovendosi nella città di Milano si ferma sotto le case del centro per aggiungere un terrazzo perfettamente allestito dove prima c’era una sola
finestra. Le reazioni degli ignari destinatari e dei passanti che hanno assistito
alle consegne sono state registrate e hanno composto un divertente video virale.
Pagina 2
Intraprendere
L’immagine di marca delle nazioni
(Il Management.it — Nov, 2014)
La società di consulenza FutureBrand ha pubblicato l’indagine annuale “Country Brand Index”.
Il report analizza la reputazione dei paesi e ne
stila la classifica sulla
base della percezione
che ne ha l’opinione pubblica
internazionale rispetto a 6 indicatori:
- sistema di valori,
- qualità della vita,
- potenziale di business,
- tradizione e cultura,
- turismo
- qualità percepita della
produzione
(il
made
in…).
L’Italia perde 3 posizioni
e scende quest’anno al
18° posto.
Al
primo
posto
del
ranking c’è quest’anno il
Giappone, che ha scalzato la Svizzera, ora al
secondo posto.
Segue la Germania, che
rispetto alla precedente
classifica, quella del 2012, avanza di ben 4 posizioni. Il resto delle prime
10 posizioni sono occupate da Svezia, Canada, Norvegia, Stati Uniti, Australia, Danimarca e Austria. Quest’anno il report, stilato
sulla base di interviste a
2.530 opinion leader e
frequent flyer per business e per turismo di
17 paesi del mondo, ha
preso in esame 75 paesi.
Di questi, solo 22 si sono
qualificati come “brand-
paese”, cioè in possesso
di
caratteristiche
competitive e misurabili
che li distinguono nella
percezione internazionale. La reputazione di un
paese e la sua caratterizzazione nella percezione collettiva è infatti
ciò che determina la
propensione degli investitori a portarvi business, quella dei viaggiatori a visitarlo e a consigliarlo ad altri, quella dei
consumatori ad acquistarne i prodotti. Per la
prima volta è il Giappone a conquistare la vetta della classifica come
brand-paese più forte
a livello internazionale grazie al primo posto
guadagnato rispetto ai
parametri “potenziale di
business” e “made in”,
cioè qualità dei prodotti,
e all’elevato posizionamento
negli
ambiti
“turismo” e “cultura e
tradizione”. Il Country
Brand Index evidenzia
che nei prossimi 3 anni i
paesi che si muoveranno
più rapidamente verso la
cima della classifica sono Cina, Emirati Arabi,
Corea, Israele e Qatar: a loro favore giocano le buone performance in tema di potenziale di business, la
propensione all’innovazione e le competenze
diffuse nei settori della
tecnologia e dell’energia. Fra questi paesi
“emergenti” il più ambito dal punto di vista turistico è la Cina, con il
50% degli intervistati
che ha dichiarato di volerla visitare nei
prossimi 5 anni,
mentre in termini di percezione
della qualità dei
prodotti il primo
posto va alla
Corea, che vanta
aziende
leader
quali
Samsung,
Hyunday, LG, Daewoo. Emerge dal report la
correlazione diretta tra
le performance di un
paese e la sua reputazione, esplicitata da 5
aspetti. Innanzitutto, la
notorietà non fa di una
destinazione un brandpaese: per esempio,
l’Italia ha un punteggio
migliore del Giappone
in quanto a notorietà
(89% a 84% ), ma si
trova 17 posizioni più in
basso in classifica. I
brand-paese sono associati ai brand di prodotto: gli intervistati
hanno
dimostrato
di
conoscere un numero
maggiore di brand di
prodotto se legati a un
brand-paese. Per il
Giappone sono stati
per esempio citati spontaneamente i brand
Toyota,
Nintendo,
Honda, Sony, Toshiba
e Panasonic.
Ai brand-paese viene
riconosciuta un’expertise di categoria: la
Francia è più spesso
associata alla moda, la
Germania all’industria
dell’auto e il Giappone
alla tecnologia.
Ai brand-paese sono
riconosciute
maggiori
competenze tecnologiche, di innovazione e di
tutela dell’ambiente. Il
Country Brand Index
scatta una fotografia dei
paesi nella loro interezza: per questo l’Italia,
nonostante la percezio-
ne positiva della qualità
dei suoi prodotti, perde
posizioni. Il Belpaese
registra buone performance
reputazionali
sul fronte del turismo,
della tradizione e della
cultura, ma è debole sulle potenzialità per il business, sul sistema di
valori e perfino sulla qualità della vita. La percezione internazionale dell’Italia pare essere quella di un paese con grandi
attrattive culturali, artistiche, naturali, gastronomiche, ma con poca
attenzione all’ambiente,
infrastrutture
scarse,
poco appeal in termini di
sicurezza, istruzione, tolleranza, libertà politica e
standard di vita. Un paese quindi poco appetibile
dagli investitori e non
brillante sul fronte della
tecnologia
evoluta.
Il
report indica inoltre che il
made in Italy gode di
buona reputazione, ma
nell’opinione
pubblica
internazionale emergono
dubbi sul reale luogo di
fabbricazione dei prodotti
nonché sulla loro alta
qualità.
All’Italia è riconosciuta
l’eccellenza per la moda,
il cibo, il lusso, l’industria
automobilistica e le bevande alcoliche, ma in
quanto a servizi finanziari, internet, media, tecnologia, energia, trasporti e retail la nostra
expertise è giudicata
più bassa.
Pagina 3
Intraprendere
Il supermercato del futuro
(di Cristina Tinelli — ROTORA)
Ratti visionario architetto torinese a capo
della City Lab del Mit
di Boston per l’Expo
2015 disegna il supermercato del futuro in
collaborazione con il
gruppo Coop. Questo
nuovo format di supermarket sarà installato proprio all’interno
dell’esposizione milanese “Future Food District: una piazza a due
padiglioni che metterà
in scena come acquisteremo e come mangeremo il cibo nei prossimi
anni. Il nuovo format
del Supermarket del
futuro si basa principalmente sull’infinità di
informazioni che ruotano
intorno
ad
un
“prodotto di consumo”.
In pratica nel supermercato del futuro gli
alimenti comunicheranno tutte le informazioni
di cui sono depositari
come per esempio notizie agricole, provenienza, scadenza anche informazioni relative al
magazzino
che
sarà
completamente robotizzato in grado di smistare
da sé gli articoli. Nel
supermercato di Expo
basterà avvicinare la
mano al prodotto per
ravvivare una schermata
che visualizzerà
una
sorta di “etichetta virtuale” in grado di fornire al consumatore una
serie
di
informazioni
“aumentate” su proprietà, filiera, chilometri,
percorsi, tutte informazioni che attualmente
non si trovano su etichette tradizionali. In
questo modo nel lungo
periodo la garanzia del
prodotto non sarà più
legata ad un marchio
riconosciuto
bensì
al
bagaglio informativo che
ogni singolo prodotto
porterà con sé.
L’ispirazione del progetto proviene, paradossalmente, da un passato in
cui il luogo dell’acquisto
era uno spazio di scambio e relazione. La catena di produzione e distribuzione era più chiara e il consumatore era
più informato sulle caratteristiche dei cibi consumati. La nuova tecnologia si riconnetterà al
mondo reale, fornendo
le chiavi per interpretarlo e arricchirlo, eliminando molte barriere tra
consumatore e produttore, creando un rapporto
più diretto con il prodotto. Anche il visual comunicativo
del supermercato del futuro è
stato ideato
tenendo
presente i valori di genuinità e trasparenza dei
prodotti di consumo.
Infatti la disposizione e
l’organizzazione
degli
spazi è stata realizzata
secondo un nuovo modello chiamato “a raggiera” che prevede al
centro i prodotti freschi,
e intorno le vie del latte,
del grano o della verdura che si allontanano dal
centro a un tasso sempre più alto di trasformazione: per fare un
esempio si inizia dal pomodoro, si passa alle
salse per poi finire al
ketchup. Intorno informazioni in forma di
workshop ed edutainment per i più piccoli.
Nel 2050 fare la spesa
sarà come tornare nel
vecchio mercato rionale
rivisto però in chiave
ipertecnologica e robotizzata, dove banchi di
frutta e verdura a chilometro zero saranno in
grado di parlare della
loro origine e di veicolare dati in quantità.
Case history: Pupa
(ADV magazine—novembre 2014)
Il progetto ha previsto l’individuazione di una comunicazione innovativa, coinvolgente
e vivace per presentare un prodotto dalla formula altrettanto inedita , dalla gamma di
colori molto ampia e dal posizionamento strategico come è il nuovo lipstick l’M di Pupa. Coinvolte nell’ operazione di comunicazione sia il target delle utilizzatrici abituali di
rossetto sia le donne che non lo usano mai o raramente, aiutandole ad abbandonare il
mero concetto di make up e posizionando l’M come un vero e proprio accessorio moda, da abbinare e con cui giocare in ogni momento della giornata.
Tra i principali obiettivi della campagna c’era il raggiungimento di un target di acquisto
allargato, accompagnando le utenti nella scoperta della nuova visione delle 40 declinazioni colore dell’ultimo rossetto di casa Pupa e delle sue texture, attraverso una campagna multimediale dai sapori Pop e una strategia digitale che ruota intorno al sito. In
particolare il sito verticale oltre a presentare le caratteristiche del prodotto, fornisce
strumenti per individuare il colore e le perfette tonalità per ciascuna donna in base ai parametri di carnagione e capelli oppure ancora i consigli dei professionisti del make up per accostare il colore di rossetto e
smalto in maniera creativa o semplicemente studiando le sfumature. Affiancato anche da una operazione
promozionale, il progetto digitale ha previsto la possibilità di scaricare dei coupon di sconto direttamente dal
sito in maniera interattiva.
Pagina 4
Intraprendere
Il prezzo non è tutto
Nel carrello spazio ai prodotti di qualità innovativi e sostenibili
(Affari&Finanza—nov.2014)
I consumatori sono diventati più attenti nel
momento dell’acquisto.
Siamo di fronte a un
cambiamento che non
può essere spiegato solo
con ragioni congiunturali, ma che ha in sé caratteristiche strutturali».
È la convinzione di Giacomo Archi, Presidente
e Amministratore delegato Italia di Henkel,
multinazionale tedesca
con un giro d’affari globale di 16,4 miliardi di
euro, attiva in tre ambiti
del business: bucato e
cura della casa, beauty
care, adesivi e tecnologie. Archi vede in questa
evoluzione un guanto di
sfida lanciato verso il
mondo della produzione
e della distribuzione. «Il
cambio di paradigma
rende più complesso il
lavoro a chi opera dal
lato dell’offerta, ma al
tempo stesso offre maggiori possibilità di far
emergere la qualità».
Nella sua analisi, l’attenzione al prezzo è solo
una delle componenti
che caratterizzano i nuovi trend, per quanto
rilevante. «Fino a qualche anno fa si assisteva
in alcuni casi a scelte
dettate dal consumismo
fine a stesso, che portava a frequenti sprechi».
Il fenomeno non può
dirsi del tutto scomparso, ma sicuramente è
meno intenso che in
passato: le indagini più
recenti sui comportamenti d’acquisto rivelano che oggi si guarda al
prezzo del prodotto, ma
relazionandolo con la
qualità
del
prodotto,
anche nei casi in cui non
vi sono problemi di budget. Un atteggiamento
che rientra nella maggiore responsabilità che
caratterizza i consumatori, più propensi ad ac-
quistare solo ciò di cui si
ha realmente bisogno in
un dato momento. Questo si tramuta in battute
di cassa tendenzialmente più contenute e alla
riduzione delle offerte
“3x2”, ponendo quindi
una maggiore competizione in capo all’offerta.
Come
reagisce
un
grande produttore a
questo nuovo scenario? «Ci stiamo focalizzando sul potenziamento
dei brand principali,
come Dixan, Testanera
e Loctite», ribatte Archi. Dunque, meno interesse a percorrere strade nuove e maggiore
spinta sui prodotti e i
marchi di punta della
casa. Una strategia motivata con la volontà di
“ottenere maggiore efficienza nelle azioni di
marketing”. In concreto,
questo significa concentrare gli sforzi — che
vanno dalla promozione
presso i punti vendita
alla comunicazione pubblicitaria sui mezzi tradizionali e quelli che fanno
leva sulle potenzialità
del Web — su un numero ristretto di prodotti
per generare margini più
elevati, e per questa
strada rafforzare le quote di mercato. «Lanciare
nuovi brand, soprattutto nell’attuale scenario
italiano, è molto costoso
e rischioso — conferma
il presidente e ad di
Henkel Italia — così
preferiamo seguire il
motto
militare:
“Concentra tutte le tue
forze nei settori in cui
sei più forte per aggredire il nemico”, che in
questo caso è il mercato, quindi non un avversario, ma lo scenario nel
quale ci troviamo a operare». In questo ragionamento, un ruolo di
rilievo lo gioca la capacità
di
innovazione.
«Attualmente oltre il
30% del fatturato
annuo è generato da
prodotti introdotti nei
tre anni precedenti»,
spiega Archi. Un approccio che all’apparenza può risultare
stridente in una fase
che vede molti operatori economici concentrati in primo luogo
s u l l ’ a p p r o c c i o
“difensivo”, in attesa che
l’economia
nazionale
torni a crescere, trascinando con sé anche i
consumi. «In realtà l’innovazione è un fattore
di successo per emergere nella folta concorrenza che caratterizza il
nostro settore — risponde il manager — Come
già sottolineato, oggi il
consumatore è più consapevole rispetto al passato, e quindi più capace
di riconoscere il valore
aggiunto nei prodotti.
Tant’è che notiamo una
predisposizione a spendere qualcosa in più,
quando c’è la consapevolezza che il sovrapprezzo è giustificato da
una qualità più elevata
». L’innovazione è in
primo luogo concepita a
livello di gruppo, con la
sede di Dusseldorf che
fa da capofila per tutto il
gruppo, ma alcune innovazioni sono state concepite
originariamente
dalla sede italiana, e poi
estese a livello worldwide. «E’ il caso del
detersivo in gel, che garantisce una resa più
elevata e la possibilità di
dosare il quantitativo in
base alle necessità». Un
ragionamento che introduce all’altro tema cardine del cambiamento
negli stili di consumo,
quello relativo all’attenzione crescente verso la
sostenibilità. «Rispetto
anche a solo qualche
anno fa, c’è un numero
crescente di persone che
— prima di acquistare —
analizza l’etichetta, si
informa sulle caratteristiche del prodotto ed
effettua confronti — sottolinea Archi — Quindi
l’acquisto è il frutto di un
ragionamento, di una
consapevolezza,
che
spesso coinvolge anche
il tema della responsabilità
ambientale».
Su
quest’ultimo versante i
consumatori italiani sono
più indietro rispetto a
quelli dei Paesi del
Nord Europa, ma il
gap si sta restringendo.
«Questo atteggiamento
spinge l’industria a rafforzare gli sforzi in direzione della sostenibilità.
A livello di gruppo abbiamo definito la Strategia
per la Sostenibilità 2030, indicando l’obiettivo
di triplicare entro quella
data il valore creato rispetto all’impronta lasciata da operazioni,
prodotti e servizi». Infine uno sguardo alle politiche promozionali, che
in molti casi sono diventati la norma nei punti
vendita della gdo: «In
molti segmenti si arriva
a 50, 60 e addirittura
70%», spiega Archi, per
il quale questo trend
«non è più sostenibile
perché
danneggia
la
profittabilità della gdo.
Così il gruppo si sta orientando
verso
una
strategia di prezzi bassi
sempre, in modo da adattarsi alla capacità di
spesa delle famiglie»,
conclude Archi.
Pagina 5
L’Angolo Tecnico
di
Laura Putignano
Dal 3 novembre 2014
sono divenute operative
le disposizioni che introducono l’obbligo di comunicare
all’Archivio
Nazionale dei Veicoli i
dati dell’utilizzatore di
veicoli aziendali concessi: in via temporanea, per un periodo superiore a trenta giorni, in
comodato d’uso a soggetti diversi dall’intestatario della carta di circolazione. Il mancato rispetto di tale adempimento si presenta particolarmente gravoso in
quanto le sanzioni, oltre
ad essere di tipo pecuniario (pari a 705 euro),
possono arrivare a determinare il ritiro della
carta di circolazione del
veicolo. Il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti ha fornito i primi
chiarimenti in relazione
a questo nuovo adempimento con la Circolare
n.15513 del 10 luglio
2014 lasciando tuttavia
molti aspetti dubbi in
relazione a molte fattispecie che concretamente si manifestano nelle
realtà aziendali. Queste
le indicazioni della Circolare n.15513:
- nell’affermare la decorrenza dell’obbligo di comunicazione in relazione
agli atti di comodato
posti in essere a partire
dal 3 novembre 2014
non era stato chiarito
con quali modalità dare
Intraprendere
Obbligo di annotazione degli
utilizzatori effettivi dei veicoli aziendali
“prova”
dell’avvenuta
sottoscrizione del comodato atteso che per tale
forma giuridica l’ordinamento codici stico non ne
prevede la forma scritta
obbligatoria;
temporanea dei veicoli
per integrare e meglio
precisare i concetti espressi con la precedente
circolare del luglio 2014.
- viene precisato che sono esentati dall’obbligo i
componenti del nucleo
familiare dell’utilizzatore,
- l’annotazione temporanea presuppone l’uso
esclusivo e personale del
veicolo in capo all’utilizzatore (non è quindi possibile l’intestazione contemporanea a due o più
utilizzatori);
purché conviventi, ma
quando poi si precisa che
i veicoli possono essere
concessi in comodato
anche a persone giuridiche e che viene escluso il
sub-comodato la confusione aumenta in quanto
non si comprende in
questi casi quale sia il
soggetto
titolato
alla
conduzione del veicolo
(posto che è proprio questo l’obiettivo della norma, cioè identificare l’utilizzatore);
- nello specifico paragrafo dedicato ai comodati
aziendali viene precisato
che rientrano nell’obbligo
i veicoli in disponibilità di
aziende e da queste concesse in comodato d’uso
“gratuito”
ai
propri
“dipendenti”, legittimando quindi il dubbio sia
sulla sussistenza dell’obbligo anche per soci collaboratori, amministratori sia sulla nozione di
gratuità utilizzata dal
documento di prassi che
non pareva ricomprendere tutte quelle ipotesi
nelle quali, a fronte dell’utilizzo del veicolo anche per finalità personali,
viene attributo un compenso in natura nel cedolino paga del dipendente o del collaboratore
oppure viene richiesto un
corrispettivo all’utilizzatore per l’utilizzo privato
del veicolo. Con la Circolare n.23743 del 27 ottobre 2014 il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti ritorna sul tema della intestazione
Chiarimenti della Circolare n.23743
-il comodato è per sua
natura a titolo gratuito e
pertanto va esclusa la
sussistenza di un comodato tutte le volte in cui
la disponibilità del veicolo costituisca, in tutto o
in parte, un corrispettivo;
- viene esplicitamente
escluso l’utilizzo di veicoli aziendali in disponibilità a titolo di fringe
benefit;
- al di fuori dei casi di
fringe benefit viene comunque escluso l’utilizzo
promiscuo di veicoli aziendali impiegati sia per
attività lavorative che
per raggiungere la sede
di lavoro o la propria
abitazione o nel tempo
libero;
- vengono esclusi i casi
nei quali i dipendenti
alternano nell’utilizzo del
medesimo veicolo aziendale;
- le indicazioni operative
evidenziate nella circolare si ritengono applicabili
non solo ai dipendenti
ma anche ai soci, agli
amministratori e ai collaboratori dell’azienda;
- nei casi in cui l’obbligo
ricorre, il periodo dei
trenta giorni deve computarsi in giorni naturali
e consecutivi;
- gli obblighi di comunicazione debbono essere
adempiuti entro trenta
giorni che, nel caso di
contratto di comodato,
decorrono dalla data di
stipula del contratto;
sotto questo profilo la
circolare, dopo aver correttamente
affermato
che il contratto di comodato può essere stipulato anche per accordo
orale non imponendo
l’art.1803 cod. civ. alcun
vincolo di forma, ne richiama di fatto la forma
scritta nell’esigenza imprescindibile di “rendere
certi i rapporti tra avente causa e dante causa”;
- le istruzioni operative
evidenziate nella circolare del luglio 2014 si applicano anche ai veicoli
intestati a nome dell’imprenditore
individuale,
ma solo a condizione
che i veicoli stessi siano
individuati tra i beni
strumentali dell’impresa.
I recenti chiarimenti sopra evidenziati, quindi,
escludono
dall’obbligo
tutti i casi nei quali è
rinvenibile un utilizzo
promiscuo del veicolo
aziendale così come gli
utilizzi
esclusivamente
aziendali.
I sicuri casi di esclusione
- impresa commerciale o
di servizi che acquisisce
la disponibilità di autovetture a vario titolo e
che le assegna in uso
promiscuo ai propri dipendenti o collaboratori
sia per recarsi presso la
clientela sia per esigenze proprie del dipendente o collaboratore;
- autovetture acquisite
dall’azienda per essere
assegnate in uso ai componenti del consiglio di
amministrazione sia per
esigenze aziendali che
personali;
(continua a pagina 6)
Pagina 6
Intraprendere
Si gioca offline la sfida dell'Internet economy
(Affari&Finanza—nov.2014)
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Intraprendere
Il consumatore deve avere la possibilità di acquistare merce da qualsiasi dispositivo (fisso o
mobile), a qualsiasi orario e riceverla a casa, in
negozio o depositata in
un locker. Oggi nella
stagione
dell’economia
digitale (e globale), tutto
è cambiato. E siamo solo
all’inizio di una rivoluzione planetaria al cui centro c’è il consumatore. In
America se ne sono accorti già lo scorso Natale, quando milioni di
consegne
risultavano
assenti sotto l’albero illuminato di altrettante famiglie. Chi ha ordinato i
regali online lo ha fatto
negli ultimi 5 giorni prima delle festività ingolfando e ritardando tutto
il sistema delle consegne. Per questo Natale,
periodo in cui nonostante
la crisi è atteso un aumento degli acquisti online dell’11% , per quel
40% delle famiglie americane che ha già annunciato comprerà i regali
sulle piattaforme di ecommerce, i corrieri
sono già corsi ai ripari
reclutando centinaia di
migliaia di lavoratori stagionali e preparando of-
L’eventuale inoltro a destinatari terzi è
consentito, solo nella sua interezza senza
alcuna modifica ed omissione, esclusivamente da parte di soggetti da questi autorizzati.
Per tutte le informazioni riportate nella
newsletter è citata la fonte, interna o esterna
all’azienda, che ne è direttamente responsabile.
La newsletter non può essere pubblicata su
siti web e blog senza un previo accordo con
ROTORA.
Tutti i diritti sono riservati.
guata, tantomeno su
scala internazionale, ma
di sicuro sull’ultimo miglio potranno esercitare
pressioni, almeno di
tipo commerciale, sugli
ex alleati, che sono i
corrieri-fornitori.
La prossima frontiera
sarà il cosiddetto commercio
elettronico
“crossborder”, quando
sempre più negozi e
imprese saranno collegate a quel nastro trasportate globale fino al
domicilio, magari dall’altra parte del mondo,
del consumatore. Una
bella sfida, che varrà
nel 2018 , secondo uno
studio di Paypal, 300
miliardi di dollari. Ora i
big si preparano alla
sfida più importante
dell’anno: le consegne
natalizie.
L’americana
FedEx Express si batte
spalla a spalla con l’altra statunitense Ups
per il titolo di più grande gruppo di spedizioni
del mondo.
Obbligo di annotazione degli effettivi…….. (continua)
è una newsletter edita da ROTORA e destinata ad uso unicamente interno all’azienda.
La sua fruibilità è inoltre prerogativa gratuita
ed esclusiva dei gentili Clienti di ROTORA
che hanno formulato richiesta alla sua
consultazione e/o alla sua ricezione nella
propria casella di posta elettronica, in ottemperanza al D. Lgs. n°196 del 30 giugno
2003 (Codice in materia di protezione dei
dati personali).
ferte di prezzi e servizi
ad hoc. Al di là degli intasamenti da ricorrenza,
appare chiaro che la filiera distributiva è da ripensare, come suggeriscono
gli esperti di settore, in
una
prospettiva
“omnicanale”. Per capire la posta in gioco basta
andare a vedere l’ultima
mossa (provocazione?) di
Amazon, croce e delizia
dei corrieri (grandi volumi offerti ma margini
loro concessi sempre più
bassi) che ha lanciato in
alcune città degli Stati
Uniti servizi di consegna
(anche di alimentari) a
domicilio,
diventando
così concorrente dei suoi
stessi
corrieri-fornitori.
Dopo il colosso di Jeff
Bezos, sono arrivati anche Google, con il servizio Express, poi eBay e
Alibaba che hanno investito nel settore delivery
in Cina, e perfino Uber
che comincia a usare i
“suoi” taxi nonché le biciclette per le consegne
celeri di pacchi. Secondo
gli analisti, questi operatori “novelli” non potranno competere su larga
scala con i big delle spedizioni, perché non dispongono di una infrastruttura logistica ade-
(continua da pag.5)
- autovetture “aziendali”
acquisite
dall’azienda,
spesso recanti sulla carrozzeria i segni distintivi
della stessa, e che vengono messe a disposizione dei dipendenti o collaboratori per l’esclusivo
espletamentodelle mansioni aziendali ;
Se appaiono chiari i casi
di esclusione, dai chiarimenti forniti non risulta
al contrario così facile
individuare le situazioni
nella quali tale onere
scatterebbe.
Casi rientranti nell’obbligo
Andando per esclusione,
infatti, si arriverebbe a
sostenere che destinatari
dell’obbligo resterebbero
solo quei casi (patologici)
di veicoli posseduti a
vario titolo dalle aziende
e che vengono concessi
a soci, amministratori,
dipendenti e collaboratori
o loro familiari per finalità esclusivamente perso-
nali. Si tratta, a ben
vedere, di casi, più o
meno evidenti, di possibili “abusi” nell’utilizzo
del veicolo aziendale in
relazione ai quali, peraltro, è stato introdotto nel recente passato
uno specifico obbligo
fiscale di comunicazione
telematica a carico, alternativamente, dell’azienda concedente oppure del soggetto utilizzatore.