n.16 L`Ucraina, l`Europa e la matrice cristiana

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n.16 L`Ucraina, l`Europa e la matrice cristiana
Information on the activities of the Faculty of Social Sciences, PUST - Roma
n.16
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L’Ucraina, l’Europa e la matrice cristiana
“Santa Sede e Ucraina: per un’Europa cristiana” è il tema del convegno
che si è tenuto a Roma presso la Pontificia Università San Tommaso
d’Aquino (“Angelicum”), promosso dall’Ambasciata di Ucraina presso la
Santa Sede e dalla Facoltà di Scienze Sociali dell’Angelicum. Il convegno svoltosi nel dicembre scorso - ha messo in luce come la comune matrice cristiana possa costituire un punto di forza nel consolidamento della
democrazia e nell’apertura all’occidente. Una matrice cristiana riemersa
in modo clamoroso, in tutte le sue componenti, dopo l’epoca della dura
repressione di regime, e che può essere canalizzata verso un fine comune: la costruzione di una identità nazionale e l’integrazione con l’Europa
occidentale.
All’inizio del convegno Dimitrij Volovnikov, segretario dell’Ambascita di
Ucraina presso la Santa Sede, ha trasmesso i messaggi di congratulazioni
del Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità, del Card.
Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore della Chiesa Greco-Cattolica
Ucraina, del capo della Chiesa ortodossa ucraina Volodymyr e del
Ministro degli esteri dell’Ucraina Kostyantyn Gryshchenko. Il convegno di
studi è stato coordinato da Ambrogio Samus, funzionario della Segreteria
Generale del Sinodo dei Vescovi, il quale, introducendo le relazioni, ha
voluto sottolineare l’importanza storica di un tale evento per l’Ucraina
nella prospettiva di poter intensificare le relazioni fra entrambi gli Stati
nel contesto dell’Europa cristiana.
Aprendo il convegno Helen Alford, Decano della Facoltà di Scienze
Sociali dell’Angelicum, ha sottolineato come la propria Facoltà segue
attentamente lo sviluppo dei paesi dell’area post-comunista. In tale contesto si è celebrato già un convegno con il titolo “Santa Sede e paesi postcomunisti” ed il convegno dedicato all’Ucraina rappresenta un ulteriore
passo nello sviluppo di questi studi.
Nel caso dell’Ucraina la prospettiva religiosa, quella culturale e quella
politica risultano strettamente connesse, come evidenziato dall’intervento dell’Ambasciatrice di Ucraina presso la Santa Sede Tetiana Izhevska.
“L’Ucraina è stata sempre sulla crocevia delle diverse culture - ha aggiunto l’ambasciatrice –e la spinta dello Stato ucraino verso l’integrazione
europea non è solo un progetto politico ma il desiderio del popolo di
consolidare il suo posto in una famiglia europea”.
L’Ambasciatrice si è fatta anche portavoce del Ministro degli Esteri
Ucraino Kostyantyn Gryshchenko. Con un proprio messaggio scritto,
“The Holy See and Ukraine” was the title of a conference held at the
Angelicum and promoted by the Ukrainian Embassy to the Holy See
and the Faculty of Social Sciences at the Angelicum. The conference held last December - revealed how a shared Christian background
can be a foundation stone in the consolidation of democracy in
Ukraine and a means of opening up towards the West. This Christian
cultural matrix has re-emerged forcefully, in all its diversity, after the
period of severe repression by the Communist regime, and which can
now be directed towards a common goal: the creation of a national
identity and integration with Western Europe.
At the beginning of the conference, Dimitrij Volovnikov, Secretary of
the Ukrainian Embassy to the Holy See, presented congratulatory
messages from Cardinal Tarcisio Bertone, Secretary of State of the
Holy See, Cardinal Lubomyr Husar, Major Archbishop of the Greek
Catholic Church of Ukraine, the Head of the Ukrainian Orthodox
Church, Volodymyr, and from the Foreign Minister of Ukraine,
Kostyantyn Gryshchenko. The conference was co-ordinated by Ambrose
Samus, of the General Secretariat of the Synod of Bishops, who, in
introducing the conference, underlined the historical importance of
this event for Ukraine in the sense of intensifying relations between
these two states in the context of the Christian heritage of Europe.
Opening the conference, Helen Alford, the Dean of the Faculty of
Social Sciences at the Angelicum, outlined the keen interest within the
Faculty in developments in the world of the Post-Communist states. As
a result, the Faculty has already held an international conference
under the title “The Holy See and the Post-Communist States: Key
Aspects of their Relations Twenty Years after the Fall of the Berlin
Wall”, and this conference on Ukraine represents a further step in
carrying forward this interest.
In Ukraine, emphasised the Ukrainian Ambassador to the Holy See,
Tetiana Izhevska, religious questions are tightly connected to cultural
and political ones: “Ukraine has always been at the crossroads
between different cultures, and the movement of the Ukrainian state
towards European integration is not only a political project but also
founded on the desire of the Ukrainian people to consolidate their
position in the European family”. Referring to the words of the Foreign
Minister, Kostyantyn Gryshchenko, the Ambassador noted how the
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The Dignity of the Human Person
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I am a diocesan priest of the Latin rite from the Apostolic Vicariate of Soddo-Hosanna, in Ethiopia. I was born into a Catholic family
of eight children in 1972 in Shoa, Ethiopia. Missionaries from Bologna, Italy, of the Order of Friars Minor Capuchin, provided me with
a good human and Christian formation in my earlier years. I was ordained a priest on December 25, 2000. For the following six
years, I was a parish priest. In October 2006, my Bishop sent me to Rome for further studies. I have a licence degree in Ecumenism
from the Pontifical University of St. Thomas of Aquinas here in Rome. Now I am doing the 3rd year of the bachelor’s degree in the
Faculty of Social Science at the same University. I have a special concern for the dignity of human beings especially for the poor,
orphans, widows and the stranger.
“The current situation in the world with its lights and shadows should make us all fully aware that we are facing an enormous and
dramatic clash between good and evil, death and life, the culture of death and the culture of life” (from Pope John Paul II’s encyclical, Evangelium vitae, n. 28)
Jesus Christ has revealed to us the infinite dignity and value of each and every human person. Each one, without exception, has a
universal, inalienable, inviolable and inherent right to freedom of conscience and to life from the moment of conception to natural
death. If history has taught us any lesson, it is that lack of respect for this fundamental right leads invariably to the rise of all kinds
of disasters, like criminal totalitarian regimes, genocide, the
decline of culture and freedom and the moral unravelling of
whole societies—in a word, to a real hell on earth.
Thus, the greatest threat to humanity is the rejection of the
good, which often takes the form of the rejection of God and
His laws.We are all brothers and sisters of the universal family
of God. In this interest of all of humanity, unbelievers included,
our societies should strive to do their utmost to base their
legal order on values that are consistent with the revelation
of God that we have received in Jesus Christ. Every attempt
at building a social order apart from these fundamental values
will collapse.
I am very lucky to study in the FASS, in this international and
multicultural university. The education that I have acquired in
these years, from different professors, has given me an opportunity to deepen my knowledge and in the end to serve humanity, especially the least in society. I wish each one of us to strive for a common good and for creating a new world where
every human person can live in peace and harmony.
Daniel Tumiso Kelbore (1° ciclo, 3° anno)
Un lungo cammino, partito dall’Angelicum
Ho finito il dottorato in Scienze
Sociali all’Angelicum nel giugno
1996, e sono tornato in Brasile nel
novembre dello stesso anno. Ma
non sono tornato da solo, perché a
Roma ho conosciuto Anna, e ci
siamo sposati nell´aprile del 1992.
Lei ha ottenuto la laurea in cinese
presso l’Università La Sapienza di
Roma, nel luglio del 1996. Siamo
entrambi focolarini.
Abbiamo lavorato per più di dieci
anni presso l’Università del Sud di
Santa Catarina, dove ho insegnato
Sociologia Generale. Durante questo periodo ho lavorato anche
come professore invitato di Etica
Sociale presso la Facoltà di Teologia
dello Studium Theologicum, di
Curitiba, nello stato del Paraná.
Due anni fa Anna ha fatto un concorso pubblico per insegnare nel
corso di Laurea in Relazioni
Internazionali dell´Università Statale della Pampa, una nuova Università Federale brasiliana situata presso le città di frontiera del
Brasile con l’Uruguay e l’Argentina.
Dopo 15 giorni, anch’io ho sostenuto con successo il concorso per insegnare Sociologia Generale presso questa stessa università.
Quando ero all’Angelicum, a Roma, confidai una volta al prof. Raimondo Spiazzi le mie difficoltà psicologiche (saudades do Brasil…)
e finanziarie, e lui mi disse: “Vedrai che i tuoi studi e le difficoltà del presente porteranno frutti a te, alla Chiesa e al tuo paese”.
Aveva proprio ragione.
Fábio Régio Bento
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Con i piedi in Italia e il cuore in Angola
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Sono uno studente che viene dall’Angola, un paese a Sud del Sahara, molto ricco di risorse naturali e con una popolazione di circa
18.5 milioni di persone.
L’Angola è stata colonizzata dai portoghesi per circa 500 anni (1483 – 1975) ed ha subito uno dei più tragici eventi dell’umanità,
quello del traffico degli schiavi, oltre al processo di esplorazione e sfruttamento coloniale, con tutte le conseguenze che ciò ha prodotto sulle sue popolazioni.
Non posso non fare riferimento al “recente passato” della guerra civile (1975 - 1991 e 1992 - 2002), all’oppressione dell'ideologia
marxista leninista e alla dittatura comunista (1975 - 1991) che l’Angola ha vissuto con tutte le conseguenze per la società e la popolazione, perché sono nato, cresciuto e ho vissuto gran parte della mia formazione presbiterale in questo ambiente socio- politico e
religioso.
Sono stato ordinato sacerdote nel luglio 1998, 13 anni fa. I primi 5 anni li ho vissuti insegnando (area filosofica) nei Seminari Maggiori
dell’Arcidiocesi di Huambo e della Diocesi di Benguela. L’esperienza accademica è stata molto ricca e mi ha aiutato a crescere, e i
quesiti posti dagli studenti mi hanno fatto penetrare nell’arché delle cose: perché la guerra? Perché l’ingiustizia? Perché la mancanza delle libertà fondamentali? Perché Dio permette questo?
Dopo cinque anni come insegnante, nei quali con molta passione ho cercato di fare del mio meglio, la nostra Congregazione
(Missionari di nostra Signora de La Salette) ha voluto iniziare una nuova missione in Namibia. Lì alcune comunità ecclesiastiche lavoravano all’aperto sotto gli alberi. Ma si dice che tutto è possibile a chi crede veramente in Dio: ho vissuto insieme ai miei confratelli questa esperienza così coinvolgente e, passati sette anni, non credevamo nel risultato della pastorale che Dio ci ha permesso di
sviluppare.
Dal 2006, dopo il Capitolo Generale a cui ho avuto la grazia di partecipare nelle Filippine, il Superiore Generale mi ha invitato a far
parte della Commissione di Giustizia e Pace della nostra Congregazione, rappresentando l’Angola e la Namibia.
Ad un dato punto, la mia partecipazione alla Commissione Giustizia e Pace ha fatto sì che il mio superiore regionale in Angola mi
inviasse in Italia per acquisire maggiori competenze e approfondire tutto ciò che riguarda l’applicazione concreta del nostro carisma nell'attuale contesto angolano. Oggi, per descrivere questo obiettivo, potrei utilizzare una formula che ho appreso a lezione dalla
prof. Barbara Sena e chiedermi: come “operazionalizzare” il concetto di riconciliazione in Angola, a confronto con le domande del
presente?
Arrivato a Roma nel 2009, ho avuto la fortuna di iscrivermi alla Facoltà di Scienze Sociali presso l’Angelicum. Che mondo, che gente
di Dio! La prima intervista che ho avuto con il Decano della FASS, Sr. Helen Alford, mi ha fatto capire subito che qui avevo trovato
il posto ideale. Il curriculum che seguo mi conferma ogni giorno che l’Angelicum è il posto più idoneo per acquisire le conoscenze
e le competenze di cui ho bisogno, per capire e spiegare meglio i fatti sociali angolani, per una riconciliazione vera, là dove c'è un
popolo distrutto e diviso dal colonialismo, dalla dittatura comunista e dalla guerra civile.
Che cosa significa, allora, avere i piedi in Italia e il cuore in Angola? La risposta è molto semplice: i piedi mi portano verso ciò che è
reale e concreto, ciò che si può toccare. Sono a Roma e studio all’Angelicum, ma il cuore e la mente continuano a coltivare i miei
desideri più profondi. E mi fanno sognare.
Gli studi di oggi mi fanno sperare che in Angola i
leaders smettano di ricercare i propri interessi
personali nella conduzione della “res pubblica”,
facendosi guidare dall’ambizione e dal protagonismo individuale.
Sì, io sogno un’Angola che garantisca i diritti delle
minoranze, un parlamento efficiente e veramente rappresentativo, una magistratura indipendente, una cittadinanza informata e attiva, una stampa pluralista e indipendente; il diritto di riunirsi, il
diritto di sostenere pacificamente le proprie opinioni senza la minaccia di ritorsioni o arresti arbitrari.
Un’Angola che non sia “proprietà privata” di nessuno, ma aperta a tutti i suoi figli. Dunque non è
un’utopia sognare un’Angola che “possa garantire un approccio olistico allo sviluppo, dare la
priorità alla democrazia e a un uso responsabile,
sostenibile ed equo di tutte le risorse, e infine
che abbia una gestione trasparente degli affari di
stato” (Wangari Maathai, in La Sfida dell’Africa,
2010).
Sogno un’Angola che metta in pratica l’alternanza al governo e introduca responsabilità nella
gestione dei problemi del Paese, innovazione
creativa nei processi decisionali e nell'attuazione
delle politiche pubbliche, prima di tutto attraverso il coinvolgimento dei cittadini e delle diverse parti sociali, economiche e culturali, perché possano portare al cuore delle istituzioni le vere preoccupazioni e le necessità del nostro popolo. Sogno un’Angola capace di promuovere una cultura di pace, che significa equità, accoglienza e rispetto reciproco, perdono, giustizia e condivisione.
Non posso concludere questo articolo senza un pensiero per i docenti della FASS che ogni giorno si sacrificano, cercando i migliori metodi didattici perché ogni studente possa superare le barriere linguistiche e ampliare le sue conoscenze, per diventare un attore sociale responsabile e maturo, in grado di promuovere una società dove la ragione riconosca il ruolo della religione per non assolutizzare se stessa, e così costruire un mondo più umano. A voi tutti va il mio rispetto e la mia ammirazione.
E a tutti i colleghi dell'università dico: rimaniamo aperti al “nuovo” che riceviamo ogni giorno e uniti in questa esperienza, per contribuire alla costruzione di un mondo giusto e riconciliato, per la gloria di Dio! E la gloria di Dio è l’uomo realizzato in tutti i sensi.
Sempre avanti, mai indietro!
P. Avelino Sangameya, MS
(1° ciclo, 2° Anno)
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Bringing the Church's Social Teaching to Thailand
I am from Bangkok, Thailand. I am 21 years old. I graduated from Assumption University of Thailand with the Bachelor’s Degree in
Business Administration majoring in Marketing. I am so grateful that the Pontifical Council of Justice and Peace and Assumption
University of Thailand granted me the scholarship to further my study in the Angelicum. I am a first year student in the Licence programme of the Faculty of Social Sciences. Up to now, I have found that there are several interesting and useful materials to study.
Besides, there are so many new things to learn about and many different aspects of life. For me, I really think that I am so lucky that
I am here now. I would like to take this chance to deepen and broaden my knowledge in order to utilize it in the future. Studying
here, I feel like I am in a big family because deans and professors treat students as we are their children. It is great studying here.
Not to mention, it is an opportunity to meet people from all over the world and become friends learning differences and sharing
ideas. In addition, the Angelicum has
a very peaceful atmosphere and at
the same time a sense of liveliness.
However, I intend to go back to
Thailand after my study. I will be
working with John Paul II Center of
Assumption University of Thailand
to promote the social teachings
and thoughts of the Church in
society and particularly among students. I always tell myself that I
would benefit people in the future
in one way or another. Finally, I
know I am here for reasons and I
trust in God and I am following his
plan. Thank you very much.
Benhyahthip Aungkoonwatthana
(2° cycle, 1° year)
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CSR: un modello per il Brasile
Ho 32 anni e sono nato a San Paolo (Brasile). Dopo aver fatto esperienza
culturale/professionale in diversi Paesi, ho colto l’opportunità creata dal
mio trasferimento lavorativo temporaneo in Italia, dove svolgo attività di
pianificazione strategica per una società che opera nel settore automobilistico e meccanico, per partecipare al Master in Responsabilità Sociale
d’Impresa dell’Angelicum.
La scelta è stata principalmente motivata dall’esperienza lavorativa che ho
maturato in questi anni come “Chief Executive Officer” di un sito produttivo con 170 dipendenti. Un’esperienza che mi ha lasciato non pochi dubbi
per quanto riguarda parte delle decisioni da me prese, in particolare quelle concernenti i fattori economici/finanziari.
Posso dire che l’Angelicum è servita per il mio sviluppo, fornendo solidi
orientamenti etici, e come base di interscambio di “good practices” aziendali (principalmente del macro-ambiente italiano di eccellenza), che sicuramente mi aiuteranno in futuro a prendere delle decisioni in maniera più
“virtuosa”.
L’ambiente culturale, in parte multi-etnico, che si è formato nel gruppo di
studenti, deve anche esser visto come un’opportunità di crescita culturale in un’ottica globalizzata, fattore competitivo in un ambiente di lavoro
sempre più integrato e senza barriere.
Posso anche sottolineare che gli orientamenti ricevuti consolidano il mio “feeling” interiore che un ‘business environment” deve venir
prima di tutto misurato in termini di contributo allo sviluppo della felicità umana di tutte le persone coinvolte, avendo lo sviluppo dei
fattori economici/finanziari come base affinché ciò divenga comunque possibile. Oltre a consolidare questa mia convinzione, il corso mi
ha fornito la base teorica che mi serviva per difendere questo modello di interpretazione aziendale, che prima percepivo come pezzi
di un mosaico sparsi, che ora sono diventati un’opera organica, da apprezzare e pubblicizzare per il bene comune.
Penso che ciò che ho appreso presso l’Angelicum, può servire benissimo anche per l’aumento della “massa critica” in tema di
Responsabilità Sociale d’Impresa in parte già presente in un paese di dimensione continentale come il Brasile, con i suoi 200 milioni di
abitanti multi-etnici, desiderosi di dare continuità al progresso nella riduzione della disparità sociale e nell’aumento del reddito pro capite, che può avvenire in maniera sostenibile tramite la diffusione di una specifica educazione.
Penso inoltre che questa attività svolta dall’Angelicum e dai suoi “partners” possa essere la base di cooperazione con gli Istituti d’eccellenza in tematica di RSI, già presenti in paesi emergenti come il Brasile. Esco da questa esperienza personalmente più felice, ed innamorato dalla “città eterna”.
Giuliano Michel Fernandes
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Master RSI: i fondamenti della responsabilità sociale
Ho 30 anni, sono Laureato in Giurisprudenza, da sette anni lavoro nel settore commerciale e da quattro in campo assicurativo, e sono
uno studente del Master in “Management e RSI”.
La voglia di conoscere mi ha spinto ad affrontare ed approfondire il tema complesso e di grande attualità della sostenibilità aziendale,
in una realtà che ogni giorno deve affrontare il fenomeno della globalizzazione e della liberalizzazione dei mercati.
La voglia di istruirsi come manager, la voglia di non essere un qualunque manager che opera senza una conoscenza a riguardo, ma soprattutto la voglia di non abusare del termine “manager”, mi ha fatto capire che era arrivato il momento di reinvestire in una solida formazione accademica.
Ho scelto questo Master per l’offerta di programmi interessanti e moderni; ma un’offerta può essere interessante solo se c’è la presenza di persone qualificate, persone che giornalmente affrontano tali tematiche, spesso difficili da far capire a quella schiera di puritani che, ostinatamente, accusa le aziende, che sostengono una causa sociale, di
opportunismo.
Il ruolo del manager non deve essere assolutamente improvvisato; alla
base ci deve essere una solida cultura manageriale.
Tale base può divenire sempre più forte attraverso il prezioso contributo
di docenti, di tecnici ed esperti che con il loro background professionale
testimoniano la possibilità di dare alle generazioni future un mondo migliore. In questo Master ho trovato questi preziosi contributi.
Come futuro “CSR manager”, non mi manca la voglia di poter inserire
nella realtà imprenditoriale gli argomenti affrontati, e stimolare le imprese
alla sostenibilità, sulla base della Triple Bottom Line: sviluppare decisioni ed
investimenti sostenibili, partendo dalla base e perseguendo simultaneamente i tre obiettivi di equità sociale, di qualità ambientale e di prosperità
economica.
Sicuramente, non mancano i casi pratici, che dimostrano la possibilità, per
un’azienda, di fare grandi cose e divenire leader nel proprio settore, nel
pieno rispetto dell’uomo e dell’ambiente.
Dobbiamo iniziare a guardare il mondo ed interpretare i messaggi della
natura. Un nostro piccolo gesto può portare grandi benefici. E non sto
parlando di sforzi sovraumani, ma di piccoli gesti che nella nostra realtà
non ci modificano la vita o il nostro tenore di vita, ma possono portare
grandi benefici a tutta l’umanità.
Forse dovremo iniziare a pensare non più da “individui”, ma come “persone”.
Nicolas Deforest
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Studenti del Master 2010-2011 in “Management e Responsabilità Sociale d’Impresa”
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Scienze sociali per lo sviluppo delle risorse umane
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Il ripetuto appello di Benedetto XVI che ha definito “urgente” la formazione di laici cattolici impegnati con coerenza nella vita sociale e politica a favore del bene comune, dove la dottrina sociale della Chiesa rappresenti il riferimento essenziale per la progettualità e l’azione sociale degli stessi, ha provocato in me un profonda riflessione sul mio modo di vivere la fede. Dopo gli anni di Liceo
caratterizzati da una forte carica ideale e dalla passione di cambiare il mondo, nei primi anni di università l’impatto con la “realtà”
mi ha portato progressivamente ad una fase di disillusione, disimpegno e rassegnazione. E’ solo con un nuovo incontro con la persona di Gesù, con la fede nella sua Parola di salvezza e con la Chiesa, madre e maestra, pronta ad accogliermi e a farmi crescere,
che ho ritrovato il senso e la gioia di vivere. Dopo la laurea in giurisprudenza e due anni di pratica legale, attualmente come funzionario pubblico mi occupo di gestione delle risorse umane sia sotto l’aspetto economico-giuridico sia organizzativo e valutativo. Ho
potuto e posso quindi sperimentare quotidianamente quanto arricchente sia tale attività lavorativa ma allo stesso tempo quanto sia
fonte di responsabilità operare quotidianamente nelle situazioni concrete assolvendo il dovere immediato di lavorare per un ordine sociale giusto dando attuazione ai principi e ai valori morali propri della vita sociale. A tale scopo appare necessario l’impegno
per una seria formazione permanente per il conseguimento e perfezionamento di un metodo di discernimento che permetta di
interpretare e operare scelte alla luce del messaggio del Vangelo e dell'insegnamento sociale della Chiesa. Nell’ambito ecclesiale,
dopo anni di impegno diretto soprattutto a contatto con il
mondo giovanile, decisiva è stata la mia nomina da parte di
Mons. Cesare Nosiglia a componente della Commissione di
preparazione del Sinodo Diocesano dei Giovani. Questa
importante esperienza, caratterizzata da un’attività di collaborazione e di interazione con le varie componenti ecclesiali e sociali, mi ha ulteriormente confermato nella convinzione che per poter svolgere un responsabile ed efficace lavoro pastorale nei diversi ambiti è necessario formare ed
aggiornare le competenze di analisi delle complesse realtà e
delle problematiche sociali, acquisibili in particolare con l’approfondimento delle scienze sociali.
Ringrazio la Facoltà di Scienze Sociali della PUST per questa
possibilità di formazione scientifica e umana che mi permette di continuare il mio impegno nell’ambito lavorativo e
sociale.Tutor è sicuramente un programma che va nella direzione auspicata dai molti interventi del magistero sopra
richiamati.
Massimo Baron
(2° ciclo - I° anno - Programma Tutor)
Master per il Terzo Settore: un gruppo internazionale
Alla fine di ottobre è iniziato il 13° master in Management delle organizzazioni del Terzo Settore: Fund Raising e Comunicazione Sociale.
Fra gli iscritti, anch’io … all’ultimo momento! Nelle presentazioni, ascoltando i percorsi di studio dei miei colleghi, mi sento un po’ un pesce fuor
d’acqua… Vengo da tutt’altra parte. Sono laureata infatti in Scienze Geologiche. Ma la mia appartenenza a quella variegata realtà che si chiama
Movimento dei Focolari (www.focolare.org), mi colloca quasi naturalmente nel Terzo Settore. Ho conosciuto il Movimento dei Focolari quando
avevo sedici anni e mille domande. Un incontro che mi ha cambiato la vita. Nel Vangelo ho trovato le risposte. Nell’incontro con un Dio vivo,
fattosi uomo, è nata la mia passione per l’uomo, l’impegno a servirlo, a far crescere la civiltà dell’amore, la cultura della fraternità. Da qualche
anno mi occupo in particolare delle giovani generazioni del Movimento dei Focolari. Insieme a loro nascono idee, cerchiamo di realizzare progetti, carichi di quelle idealità che possono dare un nuovo corso alla storia, orientarla più decisamente verso un futuro di unità e che vanno sostenute. Devo dire che il master mi ha aiutato ed incoraggiato moltissimo in questo impegno. Ho apprezzato molto la sua solida base etica, imprescindibile, a mio parere, perché il Terzo Settore rimanga se stesso con i suoi valori non commerciabili, vasto laboratorio di crescita culturale, civile e spirituale delle società oggi. E poi via via ogni insegnamento ci ha aperto mente, cuore e fornito strumenti, tecniche, conoscenze per rendere più efficace e consapevole il nostro operare. Ho apprezzato la serietà, la competenza professionale dei docenti, spesso impegnati in prima persona in realtà del Terzo Settore, che ci hanno trasferito in
poco tempo fondamenti teorici, know-how e … passione (!) in uno scambio cordiale e attento.
L’ambiente così internazionale (siamo 12 studenti di 8
nazionalità!!!) mi ha fatto sentire piacevolmente a casa, ed
ha conferito al corso, già spiccatamente interdisciplinare,
una preziosa nota di interculturalità, facendoci sperimentare, nel lavorare insieme, il grande valore della reciprocità, basilare per chi opera nel Terzo Settore ... e non solo!
Per me e per ciascuno dei colleghi questi mesi di studio
hanno dato più forza a sogni, idee, progetti. Aliaksandr, bielorusso, che vuole fondare un’associazione nel suo Paese
ancora bloccato nella crescita democratica, come Arina,
moldava, Irakli, georgiano, che vogliono sviluppare le
Associazioni in cui sono impegnati, Christelle del Congo
Brazzaville, Paese a volte dimenticato o confuso con altri,
già impegnata in progetti sociali, ma piena di voglia di fare
di più. E potrei continuare. Un vivo ringraziamento alla
PUST che, in collaborazione con il Forum permanente del
Terzo Settore e Adjuvantes onlus, continua a promuovere
e sostenere questa importante iniziativa culturale, arricchendola di anno in anno a beneficio di tanti.
Studenti del Master 2010-2011 in “Management delle organizzazioni
Lucia D’Auria
del Terzo Settore: fund raising e comunicazione sociale”
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Gradi conseguiti dal 1 maggio 2010 al 1 maggio 2011
BAC SOSTENUTI
DOTTORATI PUBBLICATI
ANSELMI Alessandro, FERRER Zarahy, MSUYA Gisela,
NOGAILIC Tatiana, OUATTARA Hippolite, SANTORO
Rita, SIMONKEVICIUTE Elze, ZANIN Andrea.
MHELLA Boniface Complementary financing for poverty reduction
and economic development, Romae 2010, pp. 206
ASA SIRI Theodorus Pancasila as way of life in the context of liquid
modernity, Romae 2010, pp. 131
MELNYK Mykhaylo Stato e Chiesa Greco-Cattolica nel processo di
democratizzazione ucraina 1991-2004, Romae 2011, pp.280
LICENZE SOSTENUTE
QUIXITO Djamila Sebastiana Dos
Santos Angola: ceti dirigenti nel processo di
decolonizzazione (L. Troiani), pp. 60 (22 settembre
2010)
SUDNIK Yuliya Il diritto alla vita nella società
bielorussa con particolare riferimento alla pena di
morte e all’aborto (F. Compagnoni), pp. 64 (15 ottobre 2010)
VALENTIM Maria Uma análise dos núcleos
familiares do projeto família cidadã a luz da
prospectiva sistêmica (A. Urso), pp. 81 (28 settembre 2010)
POGLE Doris Analyse du concept de solidarité
dans la gestion des étudiants africains à Rome (R.
Ricco), pp. 110 (18 febbraio 2011)
PANCHANKA Aliaksandr Il profilo paterno di Alcide De Gasperi nel contesto della crisi di
paternità: un modello nella luce della Dottrina
Sociale della Chiesa(A. Lo Presti), pp. 57 (04 ottobre
2010)
VERBICOVA Lenka Hollywood in redazione.
Come il cinema racconta il giornalismo (G. Rossi),
pp. 98 (18 febbraio 2011)
MENCACCI Luca L’eclissi dell’utopia urbana
(A. Lo Presti), pp. 149 (04 ottobre 2010)
BARBINI Mauro Tempo e lavoro. Pratiche di
CSR e tempi di lavoro e di vita in contesti organizzativi d’impresa con particolare riferimento alle
risorse umane (B. Sena), pp. 189 (22 febbraio
2011)
7
RAFFO Adraa L’immagine della donna nella
pubblicità in Italia: messaggi, modelli e problemi
aperti. (G. Rossi), pp. 72 (06 ottobre 2010)
IAVORSCHI Arina La costruzione dell’identità nazionale nelle giovani generazioni moldave (B.
Sena), pp. 72 (07 ottobre 2010)
STRASHKEVICH Hanna Il Genio
Femminile nel magistero di Giovanni Paolo II (A. Lo
Presti), pp. 65 (07 ottobre 2010)
DOTTORATI
NSHOMBO KATARAKA Pascal L’etat
et les institutions financieres internationales en RD
Congo (1993-2003). Theorie de la violence structurelle selon Jean Ziegler (B. Callebaut), pp. 378 (24
giugno 2010)
ASA SIRI Theodorus Pancasila as way of
life in the context of liquid modernity (F.
Compagnoni), pp. 399 (14 luglio 2010)
NININAHAZWE Maria Goretti
Développement des capabilités des agents sociaux
et écclesiaux dans la lutte contre la pauvreté au
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Info Fass 2011 n. 16
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infatti, il Ministro ha voluto ricordare come il rapporto spirituale con
l’Occidente sia stato storicamente “una priorità dei leader nazionali e del
popolo ucraino”. Anche alla luce di questa vocazione dell’Ucraina si
comprende quanto atroce sia stata per il Paese la repressione comunista: “l’avere rinnegato Dio non ha reso più libero l’uomo – ha detto nel
suo intervento il Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali – lo ha piuttosto esposto a varie schiavitù abbassando la vocazione del potere politico al livello di una forza brutale ed
oppressiva”. Il cardinale ha sottolineato, che le relazioni dirette tra la
Santa Sede e l’antico principato di Kyiv affondano le radici nella tradizione religiosa del popolo ucraino, perché “Vladimiro – si legge nella lettera Euntes in mundum - avvertiva che c'era questa unità della Chiesa e
dell’Europa e perciò intrattenne rapporti non solo con Costantinopoli,
ma anche con l'Occidente e con Roma”.
Oggi, a differenza del processo di laicizzazione che caratterizza molti
Paesi Europei, la crescita dell’Ucraina procede di pari passo con il recupero della religiosità, favorito da un sistema costituzionale e legislativo
che – come ha spiegato Yuriy Bugutskiy, Presidente del comitato statale
ucraino delle religioni e nazionalità – considera espressamente la libertà
di coscienza e di organizzazione religiosa come elementi fondanti della
nazione. La molteplicità di organizzazioni religiose fa dell’Ucraina, come
ebbe a dire il Card. Tarcisio Bertone in occasioni di una recente visita
ufficiale, un “laboratorio ecumenico” che non ha eguali.
Coltivare la matrice cristiana dell’Ucraina e farla emergere appare tanto
più importante in una fase come quella attuale, in cui l’economia e la
politica, soprattutto nei Paesi emergenti, seguono spesso logiche lontane da un corretto orizzonte etico. “Questi valori realizzati con fatica,
perché composti di una sintesi tra il pensiero greco e romano riletto alla
luce della Sacra Scrittura – ha ammonito nel proprio intervento il
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione il Vescovo Rino Fisichella - in questi ultimi secoli si sono
ossidati e rischiano di essere sottoposti a uno struggente logorio non
per il passare degli anni, ma per la corrosione di fenomeni culturali e legislativi che minano il tessuto sociale”.
“Nessuno tra di noi dovrebbe cadere nella trappola di pensare all'unione dell'Europa dimenticando che le sue radici affondano in una fede che
ha alimentato per secoli la convivenza e il progresso di popoli diversi –
ha concluso Fisichella – e che il nostro denominatore comune è facilmente rinvenibile nel cristianesimo”.
La matrice cristiana deve essere considerata dunque un punto di forza
per l’Ucraina, e la presenza di una molteplicità di chiese e religioni (presenti nel Paese anche la componente giudaica e musulmana) deve essere percepita come una ricchezza e non già come un elemento di conflitto e di debolezza. Nella stessa Europa occidentale – ha ricordato nel suo
intervento Michele Zanzucchi, giornalista e direttore di Città Nuova –
esiste una grande differenziazione nell’approccio al cristianesimo. “Penso
alla comunità carismatica dell’Emmanuel – ha detto Zanzucchi - penso ai
Focolari con l’Economia di Comunione, penso ai movimenti della galassia gesuita, Cvx in testa, che investono attorno al Centre Sèvres, attenti
a tutto quanto concerne la dimensione sociale della cristianità”.
Nella costruzione di un “fronte cristiano” grande importanza ha naturalmente l’equilibrio dei rapporti fra le chiese e su questo il convegno ha
posto particolare attenzione con una tavola rotonda, presieduta dal
Decano della Facoltà di Diritto Canonico dell’Angelicum Miroslav
Konstanč Adam, alla quale hanno preso parte Mons. Cyril Vasil’,
Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, Mons.
Mieczyslaw Mokrzycki, Arcivescovo-Metropolita di Lviv dei Latini, il
Protosacerdote Volodymyr Kozaba, Segretario del Consiglio Accademico
dell’Accademia Teologica di Kiev che ha presentato la relazione di S.E.
Antonij (Pakanych), Arcivescovo, Vicario della Metropolia di Kiev della
Chiesa Ortodossa Ucraina e Rettore dell’Accademia Teologica di Kiev e
Mons. Bogdan Dzurakh, Segretario del Sinodo dei Vescovi della Chiesa
Greco-Cattolica Ucraina.
La cura delle interconnessioni fra l’aspetto religioso, quello culturale e
quello politico e diplomatico emersi nel corso del dibattito rappresenta
una sfida impegnativa e interessante. Una sfida che chiama in causa –
come ha sottolineato il Decano della Facoltà di Scienze Sociali Helen
Alford – anche il mondo accademico. “Nella nostra Facoltà – ha ricordato Helen Alford – gli studenti approfondiscono la storia cristiana e le
dottrine politiche, ma si attivano anche per promuovere nuove occasioni di dialogo, per essere ‘bridge builder’, come dimostra questa importante giornata di lavori”. Il pomeriggio è stato infine impreziosito da un
concerto, offerto dal coro dei Collegi orientali di Roma.
PONTIFICIA UNIVERSITÀ S.TOMMASO D’AQUINO
spiritual relationship with the West has historically been a “priority of
the national leaders and of the Ukrainian people”. In the light of this
vocation of Ukraine, one can understand the terrible nature of the
Communist repression: “to have denied God did not make the people
more free – admonished Cardinal Leonardo Sandri, Prefect of the
Congregation for the Oriental Churches – but rather exposed them to
various forms of slavery, lowering the vocation of political power to
the level of a brutal and oppressive force”. He emphasised that the
relations between the Holy See and the ancient Principate of Kyiv
have their roots in the religious traditions of the Ukrainian people,
because “Vladimir – one reads in the letter Euntes in mundum – knew
of the unity of the Church and of Europe and therefore maintained
relations not only with Constantinople but also with the West and with
Rome”.
Today, in contrast with the processes of secularisation that characterise many European countries, the growth of Ukraine moves ahead
with the recovery of its religious faith, encouraged by a constitutional
and legislative system that – as Yuriy Bugutskiy, President of the State
Committee of Ukraine for Religions and Nationalities, explained –
explicitly considers freedom of conscience and religious organisation
as foundational elements of the nation. The multiplicity of religious
organisations makes Ukraine, as Cardinal Bertone said on the occasion of a recent official visit, an unequalled “ecumenical laboratory”.
Cultivating the Christian background of Ukraine to make it more visible is particularly important currently, where politics and economics,
in emerging countries in particular, often follow logics that are far
from ethical. “These values, which have been formed through the hard
work of re-reading the synthesis of Greek and Roman thought in the
light of the Sacred Scriptures, have been ossified in recent centuries
and risk being subjected to a long, drawn-out process of weakening
not because of the passsage of time but by the corrosion of cultural
and legislative phenomena that undermine the social fabric” warned
the President of the Pontifical Council for the Promotion of the New
Evangelisation, Bishop Rino Fisichella, during his talk.
“No-one should fall into the trap of thinking of the European Union
while forgetting that its roots go down deep into a faith that has fed
the living together and progress of different peoples for centuries concluded Fisichella – and that our common denominator is easy
enough to find in Christianity”.
The Christian heritage of Ukraine, therefore, should be seen as one of
its strong points, and the presence of a multiplicity of churches and
religions (including Muslims and Jews) should be seen as a form of
enrichment, not as a source of conflict and weakness. Michele
Zanzucchi, journalist and director of the publishing house “Città
Nuova”, underlined that in Western Europe there exists a wide range
of approaches to Christianity: “I am thinking about the charismatic
Emmanuel community, of the Focolare movement and its Economy of
Communion, of the array of Jesuit organisations, headed by CVX
based at the Centre Sèvres and involved in all that concerns the social
dimensions of Christianity”.
In the construction of a “Christian front” the balance between the
Churches obviously has an important role, and the conference placed
particular emphasis on this with a roundtable discussion in the afternoon. It was presided over by the Dean of the Faculty of Canon Law
of the Angelicum, Miroslav Konstanč Adam, and included Bishop Cyril
Vasil’, Secretary of the Congregation for the Oriental Churches, Mons.
Mieczyslaw Mokrzycki, Metropolitan Arhbishop of the Latins in Lviv,
the Protopriest Volodymyr Kozaba, Secretary of the Academic Council
of the Theological Academy of Kiev, who presented the talk of His
Eminence. Antonij (Pakanych), Archbishop, Vicar of the Metropolitan of
Kiev of the Ukrainian Orthodox Church and Rector of the Theological
Academy of Kiev, and Bishop. Bogdan Dzurakh, Secretary of the Synod
of Bishops of the Greek-Catholic Church of Ukraine.
The care needed to deal with the intricate interconnections between
the religious, cultural, political and diplomatic aspects that emerged
during the discussion represents a great and interesting challenge, one
that requires input from the academic world, as the Dean of the
Faculty of Social Sciences, Helen Alford, underlined. “In our Faculty students study Christian history along with political theory, preparing
themselves to promote new forms of dialogue, to be “bridge builders”,
as this important conference shows”. The afternoon concluded with a
concert offered by the choir of the Oriental Colleges in Rome.
Mykhaylo Melnyk
Facoltà di Scienze Sociali (FASS)
Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (PUST)
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