InfoFass n.19-2014quater

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InfoFass n.19-2014quater
n.19
Information on the activities of the Faculty of Social Sciences, PUST - Roma
Il diritto di praticare la fede
OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa, ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede e Facoltà
di Scienze Sociali dell’Angelicum, hanno tenuto recentemente a Roma la conferenza “Cristiani nella regione Osce: lo
stato delle loro libertà religiose”. Può sorprendere che paesi
democratici e di tradizione cristiana, con libertà religiose
tutelate anche dagli accordi di Helsinki del 1975 che diedero
vita all’Osce, debbano ancora interrogarsi su un tema del
genere. Il fatto è che, in Europa e vicinato, la democrazia ha
contribuito a generare un secolarismo che riduce la religiosità alla sola sfera privata, negandole potenzialmente la
capacità di esistere in quanto fatto collettivo e organizzato,
nella vita politica e culturale. A questo si aggiungono episodi
di vera e propria intolleranza. Le autorità non fomentano
questi atteggiamenti ma non li reprimono a sufficienza, consentendo, di fatto, che si producano inammissibili discriminazioni antireligiose.
L’Osservatorio su intolleranza e discriminazione contro i
cristiani in Europa, con sede a Vienna, tra il 2005 e il 2010 ha
censito, nello Shadow Report, una ventina di atti criminali
violenti verso comunità cristiane e loro luoghi di culto, particolarmente in Francia, Albania, Austria, Russia e Turchia.
Peggio è andata nel 2012. I due studi riportano episodi con
le chiese cristiane sotto assedio, in particolare sulle questioni
legate a omosessualità e “nuove forme” di famiglia, o all’ostentazione in pubblico di segni cristiani. Alle prese di
posizione di credenti o delle loro gerarchie si è risposto, in
dette occasioni, con misure o atti criminali basati sull’odio da
pregiudizio o sull’intolleranza.
Con i cristiani, sono ovviamente anche altre religioni e minoranze etnico-religiose a risultare vittima di quei comportamenti, con preciso riferimento al rigurgito di antiebraismo,
OSCE, the Organization for Security and Cooperation in Europe,
the Embassy of Ukraine to the Holy See and the Faculty of Social
Sciences of the Angelicum recently held a conference in Rome
on “Christians in the OSCE Region: the State of their Religious
Freedoms”.
It’s rather startling that we need to debate religious freedom
within democratic countries with strong Christian traditions,
where such freedom is, in principle, protected and fostered by
the 1975 Helsinki Accords, the same on which the OSCE itself
was set up. Nevertheless, in Europe and its environs, democracy has induced the development of a secularism that tends to
restrict religion to the private sphere, denying its potential to
exist as a collective and organized element within political and
cultural life. Episodes of plain intolerance compound the problem. Authorities do not encourage these happenings, but tend to
be too lenient with the perpetrators, thereby allowing, de facto,
the occurrence of unacceptable religious discrimination.
In its Shadow Report, the Vienna-based Observatory on
Intolerance and Discrimination Against Christians in Europe has
described at least 20 violent criminal acts against Christian communities and their places of worship, especially in France,
Albania, Austria, Russia and Turkey in the years 2005-2010. In
2012, the situation deteriorated further. Both reports include
episodes where the Christian Churches have been placed under
siege for issues linked to homosexuality, the rising of new family
forms, or the public display of Christians symbols. Too often, a
Christian believer or a Church representative taking a position
based on their faith has been met by criminal acts provoked by
hatred, prejudice and intolerance.
All religious and ethno-religious minorities are targeted, as is evident from the recent anti-Semitic revival in both France and
Central-Eastern Europe. It remains to be seen under which ban-
segue a pag. 8
continues on page 8
Dalla scuola della vita all’Angelicum
Building Bridges between the “Two Romes”
La decisione di riprendere in mano i libri dopo tanti anni è maturata al mio rientro in Italia dopo
23 anni vissuti in Pakistan. Faccio parte del Movimento dei Focolari. Ne ho conosciuto la spiritualità ancora bambina e il movimento è stato il luogo in cui ho approfondito la fede e il rapporto con Dio e in cui è maturata la chiamata a seguirLo.
La scelta di donare la mia vita entrando a far parte di un focolare (comunità di persone consacrate), si è poi concretizzata in un Paese di frontiera, il Pakistan.
Un paese di forti contrasti sociali, politici e culturali, teatro di attacchi kamikaze e di gravi episodi di intolleranza e discriminazione nei confronti delle minoranze, di violazione dei diritti
umani e di povertà. E si potrebbe continuare… ma senza tacere un altro volto di questa terra:
il volto della gente comune, dell’accoglienza, della capacità di soffrire, della voglia di cambiare,
del coraggio e della speranza.
L’islam, il ruolo della donna, le dolorose sfide sociali tipiche di un paese del terzo mondo, il
dramma del terrorismo e della violenza sono temi di grande attualità. Ne ho conosciuto il risvolto che si dipana negli spazi della vita di ogni giorno e passa attraverso il rapporto con persone
concrete, dove accanto alla paura, alle assurdità, alle sfide, brillano gesti di pace,di amicizia, di perdono. In questa quotidianità ho incontrato una Chiesa viva, una Chiesa provata e spesso ferita, ma nella quale ho visto coniugate ricchezza spirituale e promozione umana.
Mi è difficile raccontare in poche righe cosa ho fatto in Pakistan e i miei amici rimasti continuano a fare. I titoli di alcune delle attività
svolte possono dare un’idea: servizio in una scuola di una zona rurale nel nord del Paese, dove gli studenti erano al 95% musulmani,
attività di sostegno ad un centro per il recupero dei bambini di strada indu nella metropoli di Karachi, aiuto spirituale ed economico
a tante famiglie cristiane. Ma tutto ciò mi suona relativo e parziale perché non esprime l’attualità del tipo di servizio che ho intuito essere richiesto oggi e che proverei a riassumere in una parola: reciprocità. Mi pare di aver imparato che oggi non basta dare. I tempi ci
richiedono la ricerca instancabile della reciprocità, dove tutti hanno da dare e tutti da perdere qualcosa. è necessario un interlocutore diverso, che sia considerato alla pari, per scoprire la tridimensionalità delle cose. E questo forse è stato il lavoro più nascosto ma
costante che ha caratterizzato gli anni trascorsi in Pakistan, e questo sia a livello personale che nei servizi svolti e nel dialogo inter-religioso che ci appassionava. Gli anni trascorsi prima a Karachi e poi a Rawalpindi hanno segnato profondamente il mio percorso spirituale, intellettuale ed umano. Tornata in Italia sentivo l’esigenza di dare uno spessore culturale a quanto mi sembrava di aver acquisito sui banchi di scuola della vita. Il programma tutor ‘laureare l’esperienza’ ha risposto puntualmente a questa esigenza anche offrendo un percorso adatto alle mie possibilità di tempo. All’Angelicum ho imparato a comprendere in modo scientifico, mai arido e asettico, il contributo che la Chiesa, calata nella storia, ha offerto alla prassi e alla cultura umana. La prospettiva che pone al centro la persona ha dialogato con le teorie elaborate nella storia del pensiero umano nei vari campi delle scienze sociali, valorizzando ogni contributo. Dopo questi tre anni mi trovo profondamente arricchita. Desidero cogliere questa occasione per esprimere la mia gratitudine
per la ricca offerta culturale, per la professionalità, per la serietà e per la grande umanità che ho trovato qui.
I am originally from Istanbul, Constantinople, New Rome where I studied Political Science, International Relations and
Sociology. My great interest in studying the Christian minorities of Turkey and interreligious dialogue has brought me to the
Eternal City almost ten years ago. As a Nostra Aetate scholarship holder, I have studied Christianity, Judaism and Church
history at the Pontifical Gregorian University. Afterwards I have studied constitutional law and canon law at the Lumsa
University of Rome. Beside my studies, I lived in the Giovanni XXIII College and Lay Centre where I have observed the living
out of the message of the Gospel that I have studied at a theoretical level. Rome has always been a blessing for me with her
welcoming people, historical richness and spiritual atmosphere. I am co-founder and current director of a centre for dialogue
called "Istituto Tevere". Since 2007 I am also a scientific collaborator of the International Institute of Jacques Maritain. I am now in the Second Cycle of the Faculty of Social Sciences and hope to start my doctoral studies next academic year. First
of all, the Angelicum is an oasis of wisdom in the heart of the city. Entering the main gate, one feels himself welcomed by smiling faces and walls witnessing the excellency of studies for centuries. Especially in our faculty, I feel myself like in a family. The
availability of professors, altruism among students, the use of
modern technics of learning are some of the most distinguishing
features of our faculty among many others. Beside being a perfect place to study religion and politics, FASS provides the base
for interfaith understanding especially in the field of social and
ethical values. I am really very glad to be a student at the university where Saint John Paul II had studied. Last but not least,
I have begun to better understand the Thomistic vocation of
dialogue of the Domenican friars: Fr. Alberto Ambrosio and Fr.
Claudio Monge being perfect examples. I hope that my studies
will contribute to promote, more and more dialogue between
the two Rome's. A ydin Mustafa C enap (II ciclo , I anno )
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Daniela Bignone (I ciclo, III anno)
Fatti non foste a viver come bruti…
Guardarsi intorno e pensare di avere qualcosa di nuovo da dire e da fare. E, soprattutto, qualcos’altro da imparare. Confrontarsi con
le esperienze diverse e variopinte che nascono e vivono in questo mondo. E poi tornare all’essenziale delle cose, dei progetti, della
vita. Questa la molla che mi muove e lo spirito con cui mi sono iscritta al Master in CSR di Lumsa e Pust.
Dopo anni di impegno nel non profit – umanitario, ambientalista e sociale – in Italia e all’estero, un periodo molto formativo alla
Commissione Europea a Bruxelles e un’intensa esperienza in Banca Etica, sempre occupandomi di comunicazione, sto ritrovando il
senso di molte delle mie scelte, propensioni e attese. Vorrei ancora cambiare il mondo - come qualche anno fa! - ma con una consapevolezza nuova, appassionata eppure realistica e oggi so che passare per l’economia e per una visione corale e giusta di quest’ultima
è necessario.
“Il business è business”, lo sentiamo ripetere da decenni ma … ci sarà pure un modo di
far tornare il business al centro dell’azione umana, in armonia con essa e non in antitesi
ai valori morali e alle responsabilità di cui tutti, nel nostro agire quotidiano, dobbiamo
rispondere.
Sarà la CSR o le nuove teorie di Shared Value, oppure semplicemente un po’ di innovazione sostenibile e una sana visione del tempo che passa. Sarà tutto ciò e molto altro ma
qualcosa sta già cambiando, la gente chiede di più, si informa e agisce.
So che esistono progetti e persone brillantemente dedicati a ricercare soluzioni responsabili per la nostra convivenza umana. Io ho fatto una piccola piega nelle pagine di questi
miei giorni, come un libro da riprendere in mano da quel punto esatto e sono sicura che
la lettura sarà sempre più appassionante.
Ringrazio quanti hanno pensato e reso possibile questo Master, come pure tutti gli altri
studi di economia alternativi alle teorie dominanti - che costringono tutti noi a specchiarci in un modello predefinito, a mio avviso riduttivo quando non negativo - perché ci permettono di sviluppare uno spirito critico e ipotizzare percorsi diversi, in armonia con il
futuro.
Perché, come scriveva Federico C affè nel Manuale italiano di microeconomia (1980):
“procedere ad un esatto bilanciamento delle varie tesi e lasciare che lo studente si formi
una sua personale valutazione critica non contribuirebbe in modo migliore a confutare
l’addebito di apologia di un determinato assetto economico che viene, con sempre maggior insistenza, rivolto all’insegnamento economico?”
Paola Ferrara
(Master in Management e RSI 2013-2014)
Imparare ad essere cittadini del mondo
Sono sempre stata interessata alla politica e non ho mai avuto dubbi sul fatto che voglio e devo fare del
mio meglio per partecipare allo sviluppo del mio paese: l’Ucraina. Dopo la laurea presso la Facoltà di
Scienze Politiche dell’Università Nazionale di Vasyl Stefanyk, ho fatto parte del programma di internship
del Parlamento Ucraino “Verkhovna Rada”, dove ho lavorato nel Comitato di Scienza ed Educazione.
Questa esperienza inestimabile non solo mi ha permesso di acquisire importanti competenze pratiche in
politica ma ha anche ampliato la mia visione del mondo. Ho avuto poi l’opportunità di venire a studiare
all’Angelicum, con una borsa di studio e stavo a Roma quando in Ucraina è cominciata, a novembre 2013
“La rivoluzione della dignità” contro la violazione dei più elementari diritti dell’uomo e quando la polizia ha
sparato alla sua stessa gente e il governo ha adottato leggi dittatoriali. La gente di Piazza Maidan ha incarnato una speranza incredibile e grande rispetto dei valori umani, ha dimostrato un modo qualitativamente nuovo
di fare le rivoluzioni: senza le brutalità individuali o lo scherno per l’avversario piegato. Gli Ucraini hanno imparato ad ascoltare gli altri,
ad aiutare il prossimo, a piangere, a pregare e a credere insieme. Per la prima volta tutte le Chiese Ucraine si sono schierate insieme
per un fine comune. Per la prima volta più di un milione di persone hanno cantato insieme l’inno del proprio paese. Ma un centinaio
di giovani uccisi ed un migliaio di feriti non hanno permesso di festeggiare il successo. É molto più facile leggere di rivoluzione sui libri
che vivere in tempi rivoluzionari. Le rivoluzioni sono sempre una cosa tremenda, dividono la vita di ogni cittadino, sia esso in patria
che fuori di essa, in due parti: un prima e un dopo. A tutti noi studenti, noi che siamo il futuro del nostro paese, la rivoluzione ha lasciato una eredità difficile, ora dobbiamo lavorare di più, studiare di più e credere di più per l’Ucraina e per tutti i ragazzi di Maidan che si
sono sacrificati anche per noi. Mentre vedevo, da lontano, svolgersi gli eventi ucraini, sono stata molto sorpresa e contenta del supporto ricevuto dai professori e studenti dell’Angelicum. Con padre Alejandro Crosthwaite decano della Facoltà di Scienze Sociali abbiamo pregato per la pace in Ucraina. E il nostro Rettore Magnifico padre Miroslav Adam Kostanc ci ha costantemente incoraggiato,
dicendoci di mantenere sempre la nostra pace interna, manifestando per la pace nel nostro paese. I miei colleghi da tutto il mondo
hanno discusso e dialogato con me e con gli altri studenti ucraini cercando di capire la situazione del nostro paese nonostante le difficoltà del discorso politico a causa della presenza di molteplici e complessi fattori. L’Ucraina è un’paese con tante risorse e grande
potenziale ma ha bisogno di nuove strategie politiche ed economiche per ottenere uno sviluppo integrale organico e uscire dall’ombra dell’Unione Sovietica e dalle mire espansionistiche della Russia di Putin. Ora è il tempo in cui devono avvenire i cambiamenti in
tutte le dimensioni della società. Uno dei punti fondamentali per l’Ucraina di oggi è la formazione dei giovani che, essendo nati in un
paese indipendente, vivono una realtà storica e socio-culturale molto diversa rispetto a quella dei propri genitori. Per poter proiettare l’Ucraina sulla scena mondiale come partner e attore indipendente del mondo politico ed economico globale, noi giovani dobbiamo imparare a dialogare con il resto del mondo nello stesso linguaggio, capire i principi e i valori degli altri, rispettarli, mostrando sensibilità ed attenzione alle loro ragioni ed ai loro problemi. Per questo sono venuta a studiare all’Angelicum e dopo i difficili momenti
passati, penso di aver trovato qui il posto giusto per crescere e imparare ad essere un cittadino del mondo, per poi poter tornare nel
mio paese e fare del mio meglio per aiutarne lo sviluppo.
Marchuk Nataliya ( C iclo II, anno II)
Info Fass 2014 n. 19
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My name is Elena and I am from Lithuania. In 2004 I was awarded a Licentiate degree in Social Sciences from the
A ngelicum, and this year it will be already 10 years since I returned to my home country. Many important events
happened in my life during this time: I got married, became a mother, earned a Master’s degree in Political Science
at Vilnius University, and started my doctoral studies there. I am currently writing a dissertation on the history
of the idea of the European Union. I have also found my first job. I suppose that this period of my life has been
the time of the most profound and intense, transformations in my existence and that I will probably never experience the same again and with the same intensity.
We live in the periphery of a small Lithuanian town called Kretinga. It is one of the oldest towns in Lithuania and
the most interesting district not only in Western Lithuania, but also throughout the country. Despite the fact
that it is a small town, we can still boast five monasteries as part of its allure. However, as I have mentioned, our
house is outside the historical town and the place does not seem to have anything special about it. Only recently I have discovered that I was wrong. The place where I live is very symbolic and will serve as a focus of my
10-year-life story that connects the Angelicum to Kretinga.
We have moved from Vilnius to Kretinga and built our house on land where, as I learned later, foreign radio
were jammed during the Soviet epoch. It was part of the massive technological effort directed toward censoring
unacceptable radio content in the USSR. The first radio jam in Lithuania was made in 1940 when Vatican radio
started transmitting programmes in Lithuanian. Later also Voice of America (VOA) and BBC were jammed. All
that is left after this tremendous soviet undertaking is a huge ugly building that I pass by every morning when I
drive to work.
There are two reasons why I consider this place to be symbolic. First of all it does not let me forget the price
of independence, democracy, peace and freedom that Lithuania had to pay after the collapse of the USSR. While
the abandoned radio jamming station is not functioning any more, for many of my students at LCC International
University, where I work, the censorship of foreign media is still a reality in their home country.
On the other hand it also reminds me of the fact that not everything is so perfect in our country yet. This old abandoned building has
become a shelter to homeless poor people now. So, despite our membership in the EU, despite our aspirations to introduce the euro
next year, we still have many things to work for. Liberal democracy and prosperity lose their essence if they cannot be enjoyed by all
citizens. This symbol also brings me back to the Angelicum and the years spent in Rome. For me as a student from an ex-soviet country it has been a school of peace. And for my country, I believe, it has been a hundredfold regain of those things that we were deprived of during soviet times, especially the voice of the Church. My studies at the Angelicum have been an experience for my entire life
that still guides me as I go forward. Now I see with certainty that the Lord has given me this gift so that I could better serve the people around me. First of all, it prepared me for a life in family. The knowledge gained at the Faculty of Social Sciences and community
life experienced on campus has been an invaluable school for life. I really appreciate it. The four years spent in Rome also gave me the
most precious friendships in my life. My first work in Kretinga was teaching the Italian language at the Women Information and Training
Centre of Kretinga. I was happy to see how many people are interested to learn this beautiful language. Since September of 2013 I
have been working at the already mentioned LCC International University in Klaipėda. It is a Christian university that provides liberal
arts education for students from all around the world. The majority of students are from Lithuania, Central and Eastern Europe, and
from Central Asia. I teach several undergraduate courses there: Political Economy, Understanding the European Union, and Civil
Society in Eastern Europe. Now I can share with the students the things that I have learned at the Angelicum. This summer I am also
invited to contribute to the development of a new university BA programme. The international environment of this university is a constant invitation to dialogue, especially now when the events in Ukraine can create some tensions between students. It is an everyday
invitation to authentic unity in Jesus. Everything here reminds me a lot of the Angelicum. I am happy to serve students at LCC, I am
happy to be a part of God’s plan for them, and I am also amazed about his plan for me!
Uno sguardo sul mondo aperto
al dialogo e al confronto
Appena laureato in Scienze della Comunicazione, ho iniziato un Dottorato di Ricerca
all’Università degli Studi di Bari, appassionandomi sempre più ai temi delle scienze sociali.
Maturai la scelta di iscrivermi al corso di laurea in Sociologia, ponendomi però il problema
dell’orientamento ideologico delle varie facoltà. Venni a sapere del programma tutor della
Pontificia Università “S. Tommaso d’Aquino” e me ne interessai, decidendo, alla fine, di
iscrivermi.
La cortesia e la competenza di Sr. Helen Alford, allora Decano, accompagnarono la scelta
e la definizione del percorso formativo e fu possibile costruire un itinerario culturale affascinante che completava la mia formazione e mi apriva ai temi dell’etica e della Dottrina
Sociale della Chiesa.
Il percorso che mi ha portato a conseguire i tre Gradi Accademici è stato avvincente dal
punto di vista culturale, ma assai stimolante anche dal punto di vista umano: il confronto
internazionale con studenti provenienti da diverse realtà (culturali, sociali, etniche ed esperienziali), il rapporto sempre proficuo con docenti in grado di stimolare quella sana curiosità che è il motore della conoscenza (e ricordo con nostalgia e gratitudine le interminabili conversazioni con il p. Josè Ramon Lopez de la Osa), hanno fatto da complemento ad un
percorso accademico mai superficiale, ma sempre approfondito ed accurato.
Ho vissuto intensamente le Settimane Tutor, che mi hanno permesso di confrontarmi,
oltre che con i colleghi studenti, anche con docenti che hanno proposto una lettura dei
fatti sociali secondo la prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa.
L’intero percorso è stato assolutamente soddisfacente sia secondo il profilo dell’approfondimento scientifico, sia sotto il profilo della formazione etica e morale.
Ho conseguito il Baccellierato, poi la Licenza, studiando il tema del narcisismo nella contemporaneità e, in fine, il Dottorato, studiando l’integrazione di alcune comunità immigrate di seconda generazione, sotto la guida attenta e generosa dell’ottimo prof. Alberto Lo
Presti.
Oggi insegno Sociologia alla Facoltà Teologica Pugliese “Regina Apuliae” e cerco di trasmettere agli studenti che mi sono affidati
non solo le competenze legate al sapere sociologico, ma soprattutto gli strumenti per formarsi uno “sguardo sul mondo” che, libero da pregiudizi, sia sempre aperto al dialogo e al confronto.
Paolo C ontini
(Studente FA SS 2003-2009)
I poveri possono fare qualcosa?
“Ciao a tutti! Mi chiamo Wulian, vengo dal lontano Oriente ma mi considero italiano d’adozione dopo tanti anni passati in questo Bel Paese. Sono un lavoratore a tempo pieno presso una Organizzazione Internazionale ma nonostante ciò ho voluto specializzarmi ulteriormente seguendo questo master. I motivi sono molteplici: innanzitutto in un momento di
crisi economica e di precarietà nel mondo del lavoro, per poter rimanere competitivo,
occorre aggiornarsi costantemente; inoltre il tema delle responsabilità sociali d’impresa è
attualissimo, oggigiorno non è più una tendenza ma è un obbligo a cui dobbiamo attenerci
se vogliamo un mondo migliore per i nostri figli; infine, le informazioni ottenute sul sito
dell’Angelicum e durante il breve colloquio con i responsabili del corso, mi avevano subito
convinto che fosse il master fatto proprio per me. L’entusiasmo iniziale è stato poi confermato dall’organizzazione del corso che è al di sopra
dello standard nazionale per me che provengo da due università statali. Così come il contenuto del master, frutto di un’esperienza decennale, è ben strutturato e ricco di nozioni e
seminari interessanti. Inoltre i docenti sono competenti, infatti molti di loro provengono da
ambienti accademici di prestigio. In aggiunta, a testimonianza dell’unicità di questo corso in
Italia, ho tre colleghi del Nord che viaggiano 5-6 ore a settimana per poter seguire il corso. Per concludere posso affermare di essere contento della mia scelta.”
Faccio parte dell’Istituto Famiglia Dei Discepoli di Cristo e ho
studiato per tutti e tre i cicli presso la Facoltà di Scienze
Sociali dell’A ngelicum. Difesa la tesi di Dottorato nel luglio
2010, quello stesso mese, sono rientrata in Burundi, il mio
paese natale. La mia comunità si dedica soprattutto ad
accompagnare per mezzo della Bibbia le piccole comunità
ecclesiali rendendole luogo di preghiera, di riconciliazione, di
solidarietà, di carità e di lotta contro la povertà. Abbiamo
anche delle scuole per bambini ed un liceo. Le suore della
comunità si occupano anche di un centro per bambini diversamente abili. Prima di diventare suora ero entrata in contatto con queste comunità scoprendo che tra le forme di
povertà che colpiscono la popolazione non c’è solo la
povertà materiale, ma, prima di tutto una povertà di capacità
creative dovute ad una mancanza di autostima e carenza di
motivazione personale. E’ vero che in Burundi mancano delle
opportunità socio-economiche ma la grande parte della
popolazione vive nella dipendenza sociale, dipendenza da
gruppo, con l’annullamento delle capacità decisionali del singolo individuo. Il percorso di formazione nella facoltà di
Scienze Sociali dell’università San Tommaso di Aquino a
Roma mi ha molto aiutato a capire bene cosa sono e come si
sviluppano queste forme di povertà e ad individuare i vari mezzi per uscirne. Spesso mi sono posta la domanda: « E vero che questa
popolazione è povera e basta ma non si può far niente per sconfiggere questa povertà tremenda?» L’esperienza che sto vivendo in
Burundi mi sta dando una risposta. Lavoro con le piccole comunità ecclesiali nell’ambito della lotta contro la povertà mettendo alla
sua base la Bibbia. La filosofia che guida questa attività è di aiutare i poveri ad organizzarsi tra di loro, insegnando a risparmiare denaro un po’ alla volta con una certa regolarità per riuscire ad aiutarsi a vicenda sia attraverso il micro credito, che nella assistenza tra di
loro. Sono già tre anni che vivo questa esperienza, vi posso assicurare che i poveri possono uscire nel tempo dalla povertà partendo
dalle loro poche, piccole monete!!! Con 2.586 membri organizzati in 113 associazioni sono arrivati a finanziare 8.000 attività e ad assistere 1.580 membri nei momenti di difficoltà.
Wulian Weng
(Master in Management e RSI 2013-2014)
suor Maria G oretti Nininahazwe
(Studente FA SS 2004-2010)
Elena Šiaudvytienė (Studente Fass 2000-2004)
Responsabilità Sociale d’Impresa:
motivo di speranza in tempo di crisi
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Info Fass 2014 n. 19
Ten Years of Transformations and God’s Love
La grande svolta
Lo sottolineo con sempre maggiore frequenza, in un mercato lavorativo bloccato come quello italiano, con la disoccupazione giovanile che supera il 40%, la svolta (lavorativa) della mia vita l’ha rappresentata sicuramente il master.
Sì perché nonostante una laurea triennale e specialistica in finanza, l’approccio al mondo del lavoro risultava comunque difficile e le
aziende apparivano tutte piuttosto distanti dall’ottica dell’università.
Il master all’Angelicum in Management e responsabilità sociale d’impresa non solo mi ha fatto avvicinare a temi interessanti e sfidanti
per il futuro, ma mi ha anche permesso di affacciarmi in modo diretto al mondo del lavoro.
Tramite il master ho avuto la possibilità di svolgere diversi colloqui con le società che collaborano con l’Angelicum, ho ricevuto una
borsa di studio da Acea spa e sono stato scelto da Telecom Italia spa per uno stage formativo di sei mesi nell’area sostenibilità.
Questa esperienza in Telecom è stata davvero molto formativa, sia per
i processi che ho acquisito sia per i colleghi che ho conosciuto. In questi sei mesi, da giugno a dicembre 2013, mi sono sempre sentito parte
di un gruppo e ho capito realmente cosa vuol dire sostenibilità per
un’azienda. A rendere l’esperienza di stage interessante e coinvolgente
sono stati soprattutto i colleghi, che nel corso dei sei mesi, mi hanno
trasmesso la loro esperienza e il loro entusiasmo. Si è creato un rapporto bellissimo che porterò sempre dentro di me.
Tramite Telecom ho avuto poi la fortuna di entrare in contatto con
PwC Italia dove, da marzo, sto lavorando come stagista, sempre nell’area sostenibilità.
In PwC sto imparando tantissimo, sto acquisendo nuove conoscenze e
sto maturando molto come persona. L’ambiente è dinamico e molto
giovanile; ogni giorno ti trovi ad affrontare nuove sfide, che sia un
nuovo cliente o un nuovo processo, ed ho l’opportunità di affacciarmi
alla sostenibilità da una prospettiva integrata e globale. Qui in PwC sto
vivendo un’esperienza sicuramente impegnativa ma che sa regalarti
grandi soddisfazioni e mi sta facendo crescere enormemente, sia da un
punto di vista personale che professionale.
Sono molto felice della direzione che ha preso il mio futuro perché, in
un contesto difficile come quello che viviamo, sono riuscito a impormi
e lavorare nell’area che ho studiato e che più di tutte mi appassiona.
Santo padre co n alcuni co lleghi
A ndrea Santopadre
riceve il diplo ma del master in Management e
(Master in Management e RSI 2012-2013)
Respo nsabilità So ciale d’Impresa 2012-2013
BAC SOSTENUTI
FERNA NDO W eeperage Dinusha Sadashini,
LUMENG O NDUNDU Liliane,
MO NZEC C HI Susanna,
MUA BI BA PTISTA Fernanda Maria,
MUKA W A KIHO NDA C hrysanthe,
TA RC HA A mal, TURC O Luigi,
VO ITENC O Marianna.
LICENZE CONSEGUITE
Terzo settore, Kazakistan e lo sviluppo dell’asia Centrale
Sono una studentessa del secondo anno di licenza in Scienze Sociali, presso la Pontificia Università di San Tommaso D’Aquino
“Angelicum”. Vengo dal Kazakistan e ho 25 anni. Prima del mio arrivo in Italia ho studiato in Ucraina dove mi sono laureata presso la
facoltà di Contabilità. Ho scelto di studiare Scienze Sociali perché volevo ampliare i miei orizzonti al di là dell’economia. Inoltre, dato
che oggi nel mondo ci sono tanti problemi sociali ho voluto, col mio studio, cercare di essere utile alla società
e contribuire in qualche modo a elaborare soluzioni.
Mi è sempre interessato il tema della migrazione e dello sviluppo tanto che sto scrivendo la mia tesi di
Licenza sul ruolo del Kazakistan nello sviluppo dell’Asia Centrale. Vorrei riuscire a dimostrare l’importanza
del mio paese spiegandone le ragioni, parlando dei suoi successi valutando i pro ed i contro della sua esperienza definendo il suo ruolo all’interno dell’ Asia ma non solo. L’evoluzione del Kazakistan appare di particolare interesse. I successi del Kazakistan nello sviluppo economico sono grandi e innegabili. Dopo la caduta e il declino del 1991-1996, causato dal crollo dell'Unione Sovietica, il Kazakistan è riuscito a risalire rapidamente più degli altri paesi della CSI ( Comunità degli Stati indipendenti) assicurandosi un progresso costante in quasi tutte le direzioni. In Kazakistan il tasso di disoccupazione non è elevato, e quindi i lavoratori non
migrano in Russia o in Europa orientale, al contrario, molti giovani uzbeki, kirghisi e tagiki vengono a lavorare in Kazakistan. Il Kazakistan è una destinazione per chi migra dall'Asia Centrale sia per la sua posizione geografica che per la sua stabile situazione economica. I paesi della parte occidentale dell’Asia Centrale dove
sono dislocati i principali giacimenti di idrocarburi (Kazakistan, Turkmenistan e Uzbekistan) non hanno concretizzato lo sviluppo derivante da tali risorse. Solo il Kazakistan, con i proventi della vendita degli idrocarburi, ha costituito un fondo per garantire lo sviluppo degli altri settori dell’economia..
Quest’anno sto anche frequentando il XVI Master in “Management delle Organizzazioni del Terzo Settore:
Fundraising e Comunicazione sociale”, che mi fa capire come funziona il Terzo Settore e le Organizzazioni
Non-Profit ma che mi indica anche nuove strade per riuscire ad aiutare chi ha un bisogno di aiuto e per realizzare le mie idee. Il Master mi offre un percorso completo e molto interessante, in cui ci sono vari moduli didattici quali Struttura dell’Organizzazione: Etica e Deontologia professionale, Diritto e normativa,
Contabilità e fisco, Gestione e Organizzazione, Progettazione, Fundraising e Comunicazione d’Impresa. Le
lezioni sono molto pratiche con tanti esempi per capire meglio come utilizzare questa formazione in ambito lavorativo, sono interattive, con discussioni tra gli studenti. I lavori di gruppo, prevedono esercitazioni ed
approfondimenti, che affinano le mie capacità. Questo Master sta certamente arricchendo le mie conoscenze e sarà sicuramente un valido supporto per la mia professione futura dove potrò mettere a frutto il mio
percorso di studio riuscendo ad essere utile alla società.
Ulyana Nossova
(II ciclo, II anno e Master terzo settore)
SOE Naing
Human Rights & C ultural Values, To w ards
Inculturatio n o f Human Right In Myanmar (F.
C o mpagno ni), pp 105 (21 giugno 2013)
SILLAH Omar
Pacem In Terris: A Perspective Fro m Islam
(L. Tro iani), pp 208 (25 luglio 2013)
BARON Massimo
Rilevar e la C usto mer Satisfactio n nelle
Po litiche Pubbliche (B. Sena), pp 71 (28 giugno 2013)
STASIAUSKAITE Viktorija
Emigr azio ne del Lavo r o e nuo ve
G enerazio ni in Lituania: C o nferme della
Teo ria dell’A ttaccamento (A .Urso ), pp 304
(24 Settembre 2013)
GOLUBCOW Patryk
Il Seco larismo co me perico lo co ntempo raneo per lo sviluppo integrale della perso na
umana (A . C ro sthw aite), pp 106 (28 giugno
2013)
ARNETTE Aguidissu A nalyse de mo déles
alternatifs au dévelo ppement a travers l’étude de la relo calisatio n: le cas de la co mmunauté de familles “La co llina del
Barbagianni” à Ro me en Italie (C . C o lo mbi)
pp 266, (30 Settembre 2013)
ARISTELO Diez Miranda
The Mo ral Imperative o f the Right to Health
C ar e: to w ar ds establishing a Mo r al
Framew o rk o f a Just Health C are System (A .
C ro sthw aite), pp 100 (19 settembre 2013)
JACOB Francisco Isaac
O papel da O NU na reso lução do C o nflito
A ngo lano (1976-2002) : un Mo delo de
Pacificação Regio nal (L. Tro iani), pp 325 (01
O tto bre 2013)
AVOYNIMA Floribert
La So lidarité éthique dans la So cieté po stmo derne glo balisée. L’Experience de la
C ar itas Italienne (B.Sena), pp 77 (23
Settembre 2013)
VIGNIGBE Marius
La pensée critique africaine du dèvelo ppemnt en A frique Sub-Saharienne po st-co lo niale
(D. Ro pelato ), pp 304 (18 O tto bre 2013)
MUSAU MAYAMBA Pauline
La no n Vio lence et la Po litique en A frique du
Sud selo n la visio n de Nelso n Mandela (L.
Tro iani), pp 64 (26 Settembre 2013)
ROCHA SANTOS Claudio Dionizio
SHAKOV Vladislav
Il Pensiero Po litico di Luigi Sturzo (Lo
Presti), pp 52 (01 O tto bre 2013)
MBUMBI MULUWA Rose Francoise
DOTTORATI
ANAGBOSO Robert
Str ategic Implementatio n o f O r ganizatio nal
Management fo r Rural C o munity develo pment.
A case o f the Justice, Develo pment and Peace
C o mmissio n (JDPC ) in A w ka Dio cese Nigeria
(B. Sena - H. A lfo rd), pp 265 (28 giugno 2013)
KIALA SADILA KANDA Floribert
L’éducatio n et l’ajustement cultur e po ur le
dévelo ppement humain en milieu rural africain. C as
du T er r ito ir e de K enge en République
Démo cratique du C o ngo . Une lecture so cio lo gique
de l’appro che des “capabilities” de A martya Sen. (B.
Sena - C . C o lo mbi), pp 319 (01 luglio 2013)
Relaçõ es raciais no Brasil. A valiação do pro cesso de integração do s negro s e do s afro brasileiro s no Brasil a partir do paradigm interpretative de G ilberto Freyre e do s apo rtes de
Flo restan Fernandes. (J.R. Lo pez de La O sa
G o nzalez), pp 353 (16 Dicembre 2013)
C ommunication et socialisation: pour une reeducation et une reinsertion des enfants de la rue dans la
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”Phenomene C hegue” a Kinshasa en Republique
Democratique du C ongo (G . Rossi), pp 271 (19
Febbraio 2014)
KATCHEKELE José Kasoma
(26 Marzo 2014) I picco li Stati nel Sistema
Internazio nale. (L.Tro iani) pp293, (26 Marzo
2014)
7
Info Fass 2014 n. 19
Info Fass 2014 n. 19
6
Gradi conseguiti dal 1 maggio 2013 al 1 maggio 2014
in particolare in Francia ed Europa centro orientale. Si vedrà
alle vicine elezioni europee, di quale rappresentanza politica
il movimento antireligioso sia in grado di dotarsi; se le cose
dovessero andare in un certo modo, bisognerà preoccuparsi di cercare antidoti più seri delle blande misure sinora
adottate. Come ha detto a Roma il Segretario generale
dell’Osce, ambasciatore Lamberto Zannier, “Guardando
attraverso le lenti dell’ampio ed inclusivo concetto di
sicurezza dell’OSCE, ogni violazione della libertà di religione
e credo, non solo mette a rischio la sicurezza dei singoli
individui, ma può portare a conflitti e violenze di più ampia
portata in grado di compromettere la stabilità e la sicurezza
internazionale”.
Non ci si può nascondere che ci sono due posizioni difficilmente conciliabili in questa vicenda. Da un lato il laicismo
militante dichiara che il fatto religioso appartiene al privato
e non deve essere trascinato nelle dinamiche della vita pubblica, la cui pretesa di considerare eguale di fronte alla legge
ogni cittadino sarebbe messa a rischio dal pensiero religioso
militante. Dall’altro, ogni religione è in sé militante e anche
quando, come nel caso del cristianesimo, si pone in modo
rispettoso dell’autorità civile, ne contesta ogni pretesa di
esclusivismo: Cristo dice agli Apostoli che devono predicare
dai tetti la Novità che lui è venuto a trasmettere, altro che
attenersi al bon ton dettato dal galateo laico.
Semmai è curioso che la società secolare apprezzi la funzione sussidiaria del cristianesimo “pubblico” (istruzione e
sanità, assistenza a immigrati e strati meno favoriti), e vada
in confusione, per via del suo ottocentesco pregiudizio anticlericale, quando si tratta di teologia e morale “pubblica”. Le
Chiese esistono anche per fornire precetti morali e catechesi a fedeli e società. Chiedere che quella missione s’insterilisca nei luoghi di culto, è pretesa irricevibile.
ner the antireligious-movement will turn up during the
European elections. For sure, if things go a certain way, we
will need to adopt far more serious antidotes than what
have been used so far.
As the OSCE General Secretary, Ambassador Lamberto
Zannier, said at the Rome conference: “Seen through the
lens of the OSCE’s comprehensive security concept, violations of the freedom of religion or belief not only threaten
the security of individuals, but also can give rise to wider
scale conflict and violence that undermine international stability and security”.
We cannot deny that, in this case, we are faced with two
positions that are almost impossible to reconcile. On the
one side, there is militant laicism, which proclaims that anything religious belongs to the private sphere and should not
be brought into the dynamics of the public life, whose pretence to consider that all are equal before the law is jeopardized by the thought and actions of religiously-based
activism. On the other side, every religion has a activist trait
in it. Even when Christianity fully respects civil authorities,
at the same time it challenges any pretence to exclusivism.
Christ tells the Apostles to preach the Good News from
the rooftops; this hardly chimes in with the polite etiquette
required by secular believers.
It is, indeed, a peculiar thing that secular society appreciates
the subsidiary function of “public” Christianity (education
and health, support to immigrants and the poor) but, thanks
to its nineteenth century anticlerical prejudice, it cannot
cope with “public” theology and morality. Churches exist to
provide moral guidance and catechesis to believers and to
society at large; expecting that this mission should confine
itself to places of worship is unacceptable.
Luigi Tro iani
Luigi Tro iani
Info Fass 2014 n. 19
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Girolamo Rossi: “Lo scudo crociato”
Un simbolo medievale nella comunicazione politica del Novecento
A rmando Editore, Roma 2014
L’intuizione da cui è nato questo libro è stata quella di seguire la nascita e lo sviluppo del simbolo
di uno dei partiti politici cristiani europei che più a lungo dominò la scena politica del proprio Paese.
Lo scudo crociato fu adottato dal Partito Popolare Italiano nel 1919 ed incontrò non poche difficoltà poiché - dicevano i suoi detrattori - rappresentava le crociate, l’aggressività. Don Sturzo invece
lo adottò rifacendosi alla tradizione dei liberi comuni medievali italiani che si difendevano contro
l’aggressore tedesco. Suoi concorrenti all’inizio furono o un fiore bianco (tradizionale per l’Azione
Cattolica) o una stella suggerita da Filippo Meda. Lo scudo fu subito associato alla scritta Libertas
“per la libertà della famiglia, della classe, del comune”. Le illustrazioni sono numerose, seguendo
accuratamente l’evoluzione del simbolo lungo i decenni del suo uso comunicativo.
L’opera è così un esempio notevole del metodo di ricerca del nostro Docente di Teoria e Tecnica
della Comunicazione Politica.
F. C ompagnoni O P
Il libro e’ disponibile presso l’Angelicum Bookshop
PONTIFICIA UNIVERSITÀ S.TOMMASO D’AQUINO
Facoltà di Scienze Sociali (FASS)
Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (PUST)
Largo Angelicum, 1 - 00184 Roma
Tel. +39 06 67 02 402 - Fax +39 06 67 02 417
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