Ambasciata d`Italia a Mosca Rassegna della stampa russa
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Ambasciata d`Italia a Mosca Rassegna della stampa russa
Ambasciata d’Italia a Mosca Rassegna della stampa russa - Traduzioni 1 settembre 2014 Vedomosti http://www.vedomosti.ru/ Pagina 20-21 – Il business si sta abituando alla guerra – La guerra in Ucraina non poteva non colpire il business russo con gli interessi in questo Paese. Soffre già per la situazione economica generale, e alcuni asset sono capitati nella zona dei combattimenti. E sono solo in pochissimi quelli che sono riusciti a trarre un vantaggio dalla guerra Nella fine della scorsa settimana il Premier ucraino Arseny Yatsenyuk ha chiesto agli USA, l’UE e i Paesi G7 di congelare gli asset e la finanza russi, finché “la Russia non ritiri le forze armate, gli armamenti e gli agenti” dal territorio nazionale. Quanto alla stessa Ucraina, lei non si affretta a introdurre sanzioni nei confronti delle compagnie russe che operano nel suo territorio, anche se la legge “Sulle sanzioni”, che prevede una tale possibilità, era stata approvata ancora il 14 agosto. L’elenco delle misure spazia dall’annullamento delle licenze e il divieto sulle operazioni in valuta al blocco degli asset. Stando ai dati dei media, il Gabinetto dei Ministri ucraino ha persino preparato una lista di 172 persone fisiche e 65 compagnie che potrebbero finire sotto sanzioni. Il servizio stampa del Governo ucraino non ha risposto alle domande di Vedomosti riguardo all’esistenza reale di tali liste e delle persone ivi menzionate. Del testo, cercare gli asset russi in Ucraina non è compito molto arduo. Gli investitori russi controllano quasi tutte le comunicazioni cellulari nel Paese, alcune fonderie di acciaio e trasporti fluviali, trasmissione dell’energia e una parte notevole del mercato bancario. Non pochi sono i russi che possiedono stazioni di rifornimento, terreni agricoli e immobili. Vedomosti ha appurato in che modo il conflitto ucrainorusso ha inciso su quel businees. Gli industriali <…> Dopo il passaggio della Crimea sotto la giurisdizione russa nelle regioni ucraine periodicamente erano state boicottate le stazioni di rifornimento di LUKOIL. Nella fine di giugno per esempio gli attivisti del “Settore destro” hanno bloccato sei stazioni di LUKOIL nella regione di Ivano-Frankosvk chiedendo di consegnare loro come “aiuto volontario” 2-3 tonnellate di carburante ogni mese. Gli organi della giustizia non hanno reagito all’appello di LUKOIL. “Le nostre vendite nel territorio ucraino stanno calando fortemente. Quest’anno del 42%. <…> In più erano stati bloccati alcuni dei nostri complessi di rifornimento, anche utilizzando automobili, il che avrebbe potuto portare a situazioni di avaria. Perciò tutti questi fattori ci hanno spinto ad accelerare il processo di vendita”, - aveva detto il presidente LUKOIL Vaghit Alekperov al canale televisivo Russia 24 a fine luglio. Poco prima la compagna, che faceva parte della top-5 dei più grandi attori nel mercato ucraino del carburante, aveva dichiarato la vendita delle sue 240 stazioni di rifornimento in Ucraina e di sei depositi di prodotti petroliferi alla compagnia d’investimento austriaca AMIC Energy Management GmbH. Il costo dell’operazione non viene svelato. Secondo le valutazioni degli analisti, il valore di una stazione nelle condizioni normali dovrebbe ammontare a circa $1 milione, ma tenuto conto di quanto accade in Ucraina la vendita doveva realizzarsi con un grande sconto. AMIC Energy Management è specializzata negli investimenti in asset energetici sottovalutati e problematici, dice il suo sito. L’affare non è ancora stato concluso, ha riferito a Vedomosti il portavoce di LUKOIL. Il suo motivo non sono stati soltanto gli eventi in Ucraina ma anche la strategia generale della compagnia per uscire dal business nei Paesi dell’Europa Orientale e Centrale, sottolinea lui. […] Sono state boicottate anche le stazioni di rifornimento di Rosneft (che operano con i brand TNK, Smile e Formula) e Gazprom neft. Queste ultime erano di proprietà della compagnia Luxwen e operavano con la franchigia. Luxwen ha deciso di rinunciare al brand russo ribattezzando Luxwen le proprie stazioni di rifornimento. Invece la rete di Rosneft in Ucraina, che conta più di 140 stazioni avute dalla compagnia dopo l’acquisto di TNK-BP, sta operando in modalità regolare. La società statale ha inoltre avuto la raffineria di petrolio di Lisichany nella regione di Luhansk. Era stato programmato di metterla in servizio quest’estate, però nella zona sono scoppiati i combattimenti. Il 20 luglio, dopo un bombardamento, si sono incendiati i serbatoi usati per lo stoccaggio delle produzioni. Rosneft ha valutato il danno in $140 milioni e intende iniziare le trattative con il Governo ucraino sul risarcimento del danno. Lo ha dichiarato in un’intervista alla tedesca Spiegel il presidente della compagnia Igor Sechin, ha riferito ieri Prime. <…> Evraz Group di Roman Abramovich, Aleksandr Abramov e Aleksandr Frolov in Ucraina possiede un complesso che comprende Evraz Bagleykoks (circa 1,5 milioni di tonnellate di coke l’anno), l’impianto di arricchimento Sukha Balka (3,1 milioni di minerale di ferro l’anno) e della fonderia d’acciaio Evraz DMZ Petrovsky. “Le nostre imprese sono situtate in una regione relativamente stabile [regione di Dnipropetrovsk], dove non ci sono azioni militari, pericò lavorano stabilmente”, - spiega il vice presidente del gruppo per i rapporti corporativi Vsevolod Sementsov. “Finora sono stati solo i media ucraini a spaventare con la nazionalizzazione, il Governo ucraino non ha preso nessuna decisione reale”, - spera. Nei ricavi complessivi di Evraz Group, le compagnie ucraine formano appena il 6% (poco più di $400 milioni nel primo semestre del 2014). “In realtà, gli asset ucraini sono molto importanti per il gruppo. Per esempio, lo stabilimento siderurgico Petrovsky di Dnipropetrovsk è l’unico nella CSI a produrre rotaie da gru. Se non ci sarà questo stabilimento, soffriranno molti porti”, - ritiene Sementsov. Transmashholding è stata meno fortunata. La sua Luhanskteplovoz è capitato nell’epicentro dei combattimenti. Quest’anno doveva diventare un anno record per lo stabilimento in termini di volume di produzione, ma si è dovuti fermarlo. Ora è impossibile persino valutare le perdite, dice il portavoce di Transmashholding Artyom Ledenev. Nella compagnia non temono la nazionalizzazione né il congelamento degli asset. “Cosa c’è da temere ancora – lì adesso sono in corso combattimenti”, - dice Ledenev. Aggiungendo che comunque sui conti di Luhanskteplovoz adesso i soldi non ci sono. Secondo le informazioni della stampa ucraina, il presidente della società di calcio CSKA Evgheny Ghiner e i suoi partner – l’imprenditore ucraino Mikhail Spektor, l’imprenditore russo Mikhail Voevodin e il deputato della Duma di Stato, rappresentante speciale del Presidente per l’interazione con le organizzazioni dei compatrioti all’estero Aleksandr Babakov – controllano la holding VS Energy. Babakov ha sempre smentito la propria partecipazione al business in Ucraina. Però nel febbraio 2013 Spektor ha di fatto confermato, in un’intervista all’ucraina “Economicheskaya pravda”, che Babakov è suo partner in VS Energy. Secondo la testata ucraina The Insider, che fa riferimento al registro ufficiale delle persone giuridiche dell’Ucraina, VS Energy possiede Dniprospetsstal. Lo stabilimento, a giudicare dai suoi comunicati stampa, in sei mesi ha soltanto incrementato la produzione di acciaio e laminato del 9,9% rispetto al primo semestre del 2013. Ora lo stabilimento sta aiutando le forze armate ucraine. In estate, Dniprospetsstal e Zaporozhstal (controllata dall’Unione industriale del Donbass dell’imprendi tore russo, ex comproprietario di Evraz Aleksandr Katunin) hanno progettato per le forze armate ucraine un giubbotto antiproiettile della quarta classe di protezione. Dopo la certificazione del Ministero dell’Interno e del Ministero della Difesa il manufatto arriverà nelle strutture della forza, giungendo fino alle truppe coinvolte nell’operazione antiterrorismo, fa sapere la compagnia. […] Autore: R. Sagdiyev Taglio: alto Traduzione: Lev Kats Rossiyskaya Gazeta http://www.rg.ru/ Pagina 3 – Correggendo gli errori – Vladimir Putin: c’è l’accordo con Poroshenko su una soluzione pacifica del conflitto Impossibile prevedere la durata del confronto in Ucraina, ritiene Vladimir Putin. “Dipende in gran parte dalla volontà politica dell’amministrazione ucraina attuale”, - ha dichiarato in un’intervista alla trasmissione “L’ora di domenica” del Primo canale. “Lì il problema sta anche nel fatto che il Paese ormai è vicino alle elezioni parlamentari, e tutti i partecipanti di questa gara parlamentare, che è già iniziata, vogliono dimostrare quanto sono duri, - ha spiegato il Presidente. – Noi tuttavia speriamo nel meglio”. In parte questa speranza è legata ai negoziati tenutisi a Minsk con il Presidente ucraino Petro Poroshenko. “L’incontro è stato molto buono, mi è sembrato così, abbastanza sincero, Petro Alekseyevich, a mio avviso, è un partner con cui si può tenere un dialogo”, - ha detto nell’intervista Vladimir Putin. I due presidenti hanno convenuto che la situazione in Ucraina sarà risolta in maniera pacifica, tramite trattative, mentre gli errori come la presa forzata del potere non si ripeteranno mai. “Mi sembra che sia un’ottima lezione per tutti noi, per concludere al più presto questa tragedia, e farlo in maniera pa cifica tramite negoziati, e di questo abbiamo convenuto, a proposito, con Petro Alekseevich, e di ciò che nessuno mai ripetesse errori come quello commesso adesso in Ucraina nel corso della presa armata del potere, ché poi è la ragione prima di ciò che sta succedendo adesso”, - ha detto Putin nell’intervista. Ora bisogna che tutti gli accordi siano realizzati. “Bisogna passare immediatamente a trattative ai negoziati sostantivi, sostanziosi, e non su questioni tecniche ma su questioni dell’organizzazione politica della società e della statalità nel sud est ucraino al fine di assicurare in maniera incondizionata gli interessi delle persone che ci vivono”, - ha detto il Presidente. Il portavoce di Putin Dmitry Peskov ha spiegato più tardi che in questa dichiarazione non si tratta di dare statalità alla Novorossia, si tratta di negoziati inclusivi all’interno dell’Ucraina stessa. Per quanto riguarda invece gli affari di politica interna russa, il Presidente ha promesso che il servizio russo antitrust seguirà con attenzione la situazione con il rincaro dei prodotti alimentari nel Paese. Il Presidente ha rilevato di essere informato che i prezzi di alcuni prodotti in Russia sono aumentati. Secondo lui i motivi sono molteplici e non sempre hanno a che fare con le sanzioni introdotte dalla Russia nei confronti di alcune merci dei produttori europei. Ci sono motivi obiettivi. “Ma ci sono anche quelli soggettivi: sia le catene commerciali, sia alcuni produttori, incettatori, approfittando della situazione, con riferimento a determinate limitazioni legate alla nostra decisione di vietare l’importazione di beni alimentari dai Paesi europei e alcuni altri (…), aumentano in maniera artificiale i prezzi”, - ha detto il Presidente. Il Capo dello Stato ritiene che la decisione russa di limitare le importazioni dei prodotti dai Paesi occidentali non libera una nicchia per i produttori russi, le merci che mancheranno arriveranno da altri Paesi. “Purtroppo i nostri produttori oggi non possono sostituire pienamente ciò che avevamo ricevuto dai Paesi occidentali via importazioni. Perciò adesso stiamo lavorando con altri produttori, stranieri, sono Paesi dell’America Latina: Brasile, Argentina, Chile. Lavoriamo con i nostri partner orientali – sono produttori cinesi, di alcuni altri Paesi”, - ha spiegato Vladimir Putin. Autore: Y. Politov Taglio: alto Traduzione: Lev Kats