Scarica - Liceo Duca d`Aosta

Transcript

Scarica - Liceo Duca d`Aosta
–
2.
Sommario
Editoriale
Attualità
3.
4.
6.
8.
9.
Resoconto: il Governo Renzi.
Otto Marzo, una festa come le altre?
#PrayforVenezuela
Nuove dalla Consulta!
La storia si sta ripetendo?
Musica
11.
Blur, futuro e formaggi.
Salute&Benessere
13.
14.
Piccoli cittadini crescono.
Ricette: cupcakes primaverili!
Duca’s Got Project
15.
17.
Attenzione, leggere il foglio illustrativo: può causare effetti collaterali anche gravi.
Altri percorsi.
Racconti&Poesie
18.
19.
Lui
Concorso di poesia dedicato a Martina Torregrossa.
20.
Giochi
21.
Ipse Dixit
22.
Disegni da colorare
-1-
–
Editoriale.
Eccoci qui!
Siamo a fine marzo, le giornate vanno migliorando (beh, non sempre) e l’estate si
avvicina… È tempo di resistere dallo sbattere ripetutamente la testa sullo spigolo della
scrivania e fare gli ultimi sforzi per concludere l’anno. Infondo, mancano 70 giorni alla fine
della scuola!
Marzo è il mese di Carnevale, della Festa della Donna e della Festa del Papà, ma, per noi
studenti, è anche il mese delle gite. Che si vada all’estero o che si resti in Italia, che siano
due giorni o cinque, il viaggio d’istruzione è sempre un modo per staccare dalla routine
quotidiana e fare nuove esperienze.
Avete mai visitato una capitale europea? Parigi, Londra, Belino, Roma…
Ovunque si vada, si respira sempre un’aria diversa, l’avete mai notato?
Credo che ci siano poche cose belle come visitare un posto nuovo, farsi attrarre da usi e
consuetudini differenti, farsi coinvolgere dallo stile di vita, dalla storia di un popolo diverso
da quello che si è abituati a conoscere.
È affascinante osservare come i diversi eventi che hanno colpito l’Europa nel corso dei
secoli siano tutti legati dai sottili fili del ricordo in ogni capitale: il Reichstag di Berlino,
simbolo di una democrazia ricostruita dopo anni di totalitarismo e una guerra devastante,
tanto quanto la Costituzione italiana del 1948; i cimiteri ebraici, come quello di Praga, di
Asti o di Firenze, che testimoniano l’esistenza di comunità ebraiche oggi scomparse.
Ma i legami non sono dati solamente dal ricordo del terrore e del dolore: quale padovano
penserebbe che la festa di Sant’Antonio, il 13 giugno, venga festeggiata con calore e
sfarzo ancora maggiore a Lisbona, città natia del Santo? E chi crederebbe che anche i
lisboetas (ndr: abitanti di Lisbona) mettano i tappeti ai balconi, com’è tradizione a Venezia
per il Redentore?
Alla fine, tutto il mondo è paese!
Approfittate delle gite per conoscere un
pezzettino di mondo in più: l’importante è
conoscere.
E poi, viaggiate anche per conto vostro, più
che potete! Aprite i vostri occhi a nuove
bellezze (valgono anche le bellezze
maschili, fanciulle!) e le vostre menti a
nuove culture.
Per quanto mi riguarda, “ho visto un posto
che mi piace, si chiama mondo”.
The Janitor
-2-
–
Attualità
Resoconto: il
Governo Renzi.
Il 21 Febbraio 2014, il
Presidente del Consiglio
Matteo Renzi ha sciolto la
riserva e ha presentato il suo
Governo composto da sedici
ministri.
La notizia non sarebbe strana
per un Paese democratico, se
non si riscontrasse che negli
ultimi tre anni si sono
susseguiti ben quattro premier:
Berlusconi, Monti, Letta e infine
Renzi.
La causa di questi rapidi cambiamenti è stata di volta in volta imputata alla crisi
economica o all’instabilità politica. Gli ultimi tre Capi di Governo sono stati inoltre
nominati direttamente dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Renzi quindi, come i suoi
predecessori, non è salito al potere con delle democratiche elezioni, ma è stato incaricato
e ha accettato con riserva sino all’accordo con i rappresentati di partito, anche avversari
del Partito Democratico.
Una delle prime iniziative che ha preso l’attuale Governo riguarda proprio il tema delle
elezioni, ossia il cambiamento del sistema elettorale attuale (definito Porcellum per la sua
inadeguatezza dal suo stesso ideatore, Roberto Calderoli) con quello che è stato definito
Italicum.
Nascosti dietro altisonanti termini latini si celano in realtà due sistemi di voto: quello
bicamerale e quello che prevedrebbe il superamento della tradizionale divisione
Parlamento e Senato, con l’abolizione di quest’ultimo.
Ma cosa ha davvero colpito gli italiani? La situazione non è felice, ma le statistiche ci
sono sempre piaciute. Constatare che Matteo Renzi sia il più giovane Presidente del
Consiglio della Repubblica o che i Ministeri siano in pari numero spartiti tra uomini e
donne ha sicuramente fatto presa nell’opinione pubblica. Anche questo nuovo
atteggiamento un po’ scanzonato, che lo ha visto addirittura vestire i panni di un moderno
Fonzie (chiodo di pelle e t-shirt bianca) ha destato scalpore. Il parere più diffuso sembra
essere guidato da quel tipico fatalismo italico del “stiamo a vedere che succede tanto
peggio di così non si può”. E i giovani? E la scuola? Come di consueto è cambiato ancora
una volta il nome del Ministro dell’Istruzione: Stefania Giannini (Scelta Civica). Non si può
sapere in anticipo se sarà finalmente la persona giusta, che avvierà una seria riforma
scolastica, ma per il momento si può guardare con occhio benevolo l’impegno del
Premier nel visitare le scuole, prima tra tutte una del Trevigiano.
Lo slogan che lo caratterizzò alle elezioni per i rappresentanti di Istituto del Liceo Dante
che frequentava fu:“Al buio è meglio accendere la luce che vivere nell’oscurità”. Gli italiani
si augurano che davvero si sia arrivati al punto di svolta verso una luce che li poterà
lontani da questa crisi. Altrimenti, a breve si conterà il quinto Presidente del Consiglio in
tre anni.
Mouse
-3-
–
Attualità
Fin da bambina, quando arrivava l’8 Marzo vedevo mimose sotto qualsiasi forma, donne
che si facevano gli auguri a vicenda e mio padre che faceva gli auguri a mia madre.
Incuriosita le chiedevo il perché si
festeggiava la donna proprio quel giorno e
ogni anno mi sentivo rispondere:‹‹È una
giornata in memoria di un incendio che ha
ucciso molte donne››.
Una volta cresciuta, sono riuscita a
rinvenire particolari interessanti: in realtà,
l’incendio di cui mia madre mi parlava,
avvenne il 25 Marzo 1911. Quella notte,
una fabbrica di New York prese fuoco
uccidendo 146 persone, la maggior parte
donne italiane o dell’est europeo. Non si è
ancora riuscita a capire se l’incendio fosse
colposo o doloso; si sa che le donne della
fabbrica avevano minacciato, per diversi giorni, di scioperare, se il proprietario non
avesse accettato di garantire alcuni loro diritti in quanto lavoratrici. Perciò, l’8 Marzo non
è la ricorrenza di una tragedia.
La festa della donna ha, in realtà, una storia un po’ più complessa: si
18-24 agosto
parte, infatti, dalla VII Conferenza dell’Internazionale Socialista di
1907
Stoccarda, quando Rosa Luxemburg ipotizzò l’idea di una giornata
dedicata ai diritti delle donne.
Un anno dopo si ebbe il primo resoconto storico di una
3 maggio
manifestazione di donne socialiste a Chicago, il “Woman’s Day”:
1908
durante la giornata, molte presenti tennero interventi sulla condizione
femminile. Oltre all’esperienza statunitense, ve ne furono altre,
frammentarie, svolte in alcuni Paesi d’Europa. Perciò, la questione
non era istituire una festa della donna, bensì riconoscerne l’esistenza
elevandola a livello internazionale.
Siamo in Russia, durante la Prima Guerra Mondiale, è il 23 Febbraio
8 marzo
per il calendario russo, ma l’8 Marzo per quello occidentale. Operaie
1917
e contadine si uniscono in piazza per ribellarsi contro lo zar, contro la
guerra, chiedendo pace e pane. È l’inizio della Rivoluzione di
Febbraio.
Nel 1921, alla seconda Conferenza delle donne comuniste, le
1921
dirigenti adottano il 23 Febbraio/8 Marzo come Giornata dell’operaia.
Successivamente, in accordo con le donne americane, si adottò l’8
Marzo come Giornata ufficiale dei diritti della donna.
In Italia, la situazione si rivela un po’ diversa (stranamente): dal 1944
1944
e nell’immediato dopoguerra, le donne dell’UDI (Unione Donne Italia)
cercarono di aggregare donne di ogni estrazione sociale e culturale,
adottando l’8 Marzo come giornata dedicata alla memoria delle
prime battaglie (pace, lavoro, istruzione, parità salariale). Inoltre, si
diffonde “Noi Donne”, una rivista in cui nasce il primo dei simboli: la
mimosa.
-4-
–
Con l’avvento degli anni ’60 e il boom economico, l’UDI adotta l’8
Marzo come giornata di denuncia di una società maschilista:
chiedono la riforma del diritto familiare, la libera diffusione dei
mezzi di contraccezione, tutela e pari diritti sul lavoro, l’istituzione
della scuola materna pubblica. L’associazione affronta, per la prima
volta, il confronto-scontro con il Femminismo.
Durante gli anni ‘70 i cortei si fanno più animati: la pratica dell’8
Anni ‘70
Marzo viene adottata anche dalle femministe con motivi e forme
proprie, come occasione politica per passare alla fase della
comunicazione e della visibilità. I cortei femministi rompono in
modo clamoroso con la tradizione, presentando slogan esplosivi e
dirompenti su matrimonio, famiglia, prostituzione, aborto: i
problemi vengono urlati attraverso megafoni nelle piazze e spesso
la polizia carica. Si aggregano donne a migliaia: studentesse,
tantissime casalinghe, impiegate dei più disparati settori.
Alcuni obiettivi politici tra femministe e donne dell’UDI, diventano
1975
comuni e i diversi cortei sono percorsi dagli stessi slogan: si
dibatte su maternità, sessualità e aborto.
Durante il ’78, però, il sogno di un progetto di lavoro politico
1978
totalizzante si frantuma: sembra che il movimento delle donne sia
entrato in una crisi da cui non riesce più ad uscire. Eppure, la
giornata dell’8 Marzo rimase un grande appuntamento collettivo:
quell’anno sfilano 5 cortei di organizzazioni differenti.
Il movimento esce dalla crisi con l’istituzione del “Tribunale 8
1979
Marzo” da parte dell’UDI nel 1979. La questione sulla violenza
femminile porta le diverse organizzazioni ad unirsi tra di loro per
proporre una legge contro questa forma di estremo maschilismo.
1980
L’ultima data storica importante è quella dell’8 Marzo 1980: a
Roma, in piazza Farnese, si tenne l’incontro di tutto il movimento.
La mattina parte un corteo di studentesse con mimose in mano,
mentre le femministe invitano a partecipare portando cuscini,
sdraio, ombrelloni, cibo e bevande. Sono gli anni del terrorismo e le
donne vogliono dare una risposta ferma e comune contro la
violenza e le forze restauratrici.
Oggi
Negli ultimi tempi, i media si sono impadroniti dell’8 Marzo,
trasformandolo in una ricorrenza consumistica: si è perso il vero
senso di questa data, che non è la ricorrenza di una tragedia, ma
l’evoluzione di anni di proteste e lotte per affermare i diritti delle donne.
Non bisogna dimenticare quelle donne coraggiose che hanno rischiato la vita sia per
avere i loro diritti, sia per assicurare un futuro “dignitoso” alle donne e ragazze del loro
domani: noi.
L’8 Marzo non è solo la Festa della Donna, è la festa dei diritti delle donne: non
sprechiamo questi diritti, non lasciamoli scritti in un foglio di carta, applichiamoli e
rispettiamoli.
Anni ‘60
Alessandra
-5-
–
Attualità
#pray for VENEZUELA
Le proteste per la liberazione del Venezuela dalla dittatura chavista, portata avanti dal
nuovo Presidente, sono cominciate all’inizio di febbraio di quest’anno. Il fatto che in Italia
non si senta parlare della situazione venezuelana fa pensare: a chi conviene far tacere il
tutto? La nostra sinistra non aveva un occhio puntato sul Venezuela quando Chávez era
al potere e durante le elezioni dopo la sua morte? Non aveva fatto passare il regime
dittatoriale esistente da 15 anni come un “aiuto al popolo”?
Il Venezuela, conosciuto per essere un paese di grande violenza e povertà, ha detto
BASTA. Basta ad un regime dittatoriale guidato ora da Maduro, ex autista di Chàvez, un
uomo ignorante il quale afferma che la notte gli appare in sogno lo spirito del suo
predecessore, sottoforma di
uccellino, che gli suggerisce cosa
fare.
Ma andiamo all’origine del problema.
Tutto è cominciato con Chàvez, il
quale instaurò un governo socialista,
che del socialismo, però, non aveva
proprio nulla se non il nome. Si sa
che era filo-castro, comunista e che
la forza del suo governo stava nel
fingere di aiutare il povero: ma in
realtà al povero dava quattro spiccioli
e via.
E poi si sa, la povertà ad un regime del genere conviene perché porta alla mancanza
d’istruzione, che a sua volta genera ignoranza. Questa, di conseguenza, porta
all’idealizzazione del primo tiranno di turno.
Si è creata, dunque, una vera e propria dittatura, mascherata, e quindi percepita dai Paesi
esteri come democrazia.
Arriviamo alle recenti presidenziali del 2012. Tutti sanno che al governo non ci dovrebbe
essere Maduro ma Capriles, il reale vincitore, che aveva dalla sua il popolo venezuelano e
un bellissimo slogan: “Hay un camino” (ndr: “C’è un percorso”). E ora, questo Stato
dell’America Latina, sotto gli occhi chiusi del mondo, ha intrapreso un cammino aspro e
difficile: quello dell’opposizione ad un regime dittatoriale e totalitario, in cui vi sono
restrizioni delle libertà, dove la carenza di beni di primo uso è una triste realtà e dove alle
18 scatta il coprifuoco.
C’è però da chiedersi: come mai, se il reale vincitore delle elezioni è stato Capriles, i
chavisti e Maduro sono ancora lì che se la fanno e se la godono?
Ciò è avvenuto perché questi detengono, dal 2005, i tre poteri dello stato: esecutivo,
legislativo, giudiziario. Maduro salì dunque al potere e, da quel momento, la moneta si
svalutò sempre di più, la carenza dei beni di primo consumo si accentuò anche a causa
del controllo cambiario, poiché non è consentito cambiare il Bolivar (ndr: la moneta
nazionale) in Dollaro. Tutti i soldi dello Stato, contrariamente a quanto esso stesso
predica, non vengono usati per aiutare il povero, per fare il bene comune, ma per gli
scopi, anche illegali, dei potenti.
Gli studenti, i lavoratori, tutti i civili scendono quindi nelle piazze per manifestare
pacificamente. Il 12 febbraio l’opposizione protesta. Fa sentire la sua voce.
-6-
–
Chiedono l’autonomia d’informazione, perché il governo ha comprato quasi tutti i canali
della televisione locale e attua blocchi su tutti i social; protestano contro i black-out che
avvengono ogni giorno e durano ore ed ore, a causa della quasi assenza di
manutenzione; chiedono la libertà dalla delinquenza che è arrivata a stroncare, solo nel
2013, 24.763 vite.
Ma la Guardia Nacional, che dovrebbe difendere il popolo e sovraintendere le
manifestazioni pacifiche, apre il fuoco sui manifestanti, affiancata da due gruppi armati
che vivono grazie al regime. Il primo, i Tubamaros, un gruppo paramilitare indottrinato
dallo Stato, che non lo riconosce ufficialmente, ma che ha ammesso svariate volte di
simpatizzare per loro, e i Colectivos, dei gruppi di delinquenti “comuni” che compiono
saccheggi e violenze, e a cui lo Stato ha volutamente consegnato armi da guerra.
L’opposizione non è ben organizzata, è divisa in due: da una parte Capriles, il quale ha
rifiutato di partecipare alle proteste del 12 febbraio, sostenendo che non sono il modo
migliore per destituire il regime. Dall’altra parte Leopoldo Lopez, leader del movimento di
protesta, definito da Maduro un “assassino” e accusato di essere pagato dai servizi
segreti americani per far cadere il Governo. Ricercato e con un mandato d’arresto sulle
spalle, si è consegnato alle autorità durante la manifestazione del 18 febbraio, dopo aver
postato su Internet un video dove sfidava la polizia ad arrestarlo.
Ci sono almeno 18 morti, 200 feriti e chissà quanti prigionieri.
In questi giorni il Venezuela ricorda il Cile e l’Argentina nel periodo dei “desaparecidos”,
perché molti, manifestanti e non, sono stati incarcerati dalla Guardia Nacional. In carcere
subiscono violenze e maltrattamenti e non hanno possibilità di comunicare coi propri cari.
Ma gli oppositori del regime non sono gli unici a manifestare. Fanno sentire la loro voce
anche i sostenitori, i quali accusano l’opposizione di aver tentato un colpo di stato, e di
alimentare l’instabilità e le tensioni già esistenti nel Paese.
Sono stata molto colpita dai video postati sul web da una mia parente che vive a
Barquisimeto. Uno in particolare mostra il momento esatto in cui lo studente Bassil
Alejandro Da Costamientras viene colpito alle spalle e ucciso dai funzionari della polizia,
mentre fuggiva proprio dai loro proiettili.
Ora gli animi sono scemati per la
paura, ma rimane la rabbia di un
popolo che vuole mostrare al
mondo intero cos’accade nel suo
Paese, perché, purtroppo, il
problema del Venezuela, che non è
iniziato questo febbraio e che non
è da meno di quello di Kiev, è
sempre stato oscurato da fatti
apparentemente più importanti.
Aerandir
-7-
–
Attualità
NUOVE DALLA CONSULTA!
Finalmente, dopo mesi di arduo, stremante e silenzioso lavoro dietro le quinte, la vostra
Consulta entra in scena! Circa una volta al mese, da Novembre, noi rappresentanti
lasciamo il Duca di prima mattina (con grande dolore) per recarci alle assemblee plenarie.
Qui ci incontriamo con tutti gli altri rappresentanti di Consulta delle scuole di Padova e
Provincia. Cosa si fa durante queste assemblee? Si mang...ehm, scusate, tutti i
consultieri si spremono le meningi per proporre, organizzare e lavorare a progetti che
possano essere attuati nelle varie scuole, in modo da creare una collaborazione tra gli
istituti, favorire la socializzazione tra gli studenti e avere un confronto su tematiche che li
toccano da vicino. Ma veniamo al punto! Vi anticipiamo qui alcune delle principali
iniziative che verranno attuate a breve e a cui vorremmo aderire.
-Le Special Olympics. Sono delle gare sportive nazionali per persone con disabilità
intellettiva o fisica che vengono organizzate ogni quattro anni e che coinvolgono circa
1500 atleti per un totale di 5000 persone se contiamo anche i volontari e gli organizzatori.
Quest’anno si terranno a Venezia dal 25 al 30 Maggio. In quanto studenti di Padova ci
viene chiesto, da parte dell’associazione che organizza l’evento, di presenziare al “Torch
Run” cioè di essere presenti Domenica 11 Maggio durante il passaggio della Fiaccola
Olimpica a Padova. Il percorso inizierà in Prato Della Valle per arrivare in una Piazza
(ancora da definirsi) del centro storico. Qui si terranno i festeggiamenti con le esibizioni
delle squadre di ginnastica artistica, ritmica ecc…
La nostra presenza è importante prima di tutto per far sentire l’accoglienza della
cittadinanza agli atleti e, non da meno, per promuovere un’integrazione reale e completa
nella società delle persone disabili. Quindi, cari amici, non esitate a portare con voi amici,
cugini, nonni, animali domestici e chi più ne ha più ne metta! Sono ben gradite anche le
fotografie e i video della giornata, che potranno essere caricati nella pagina Facebook:
“Venezia 2014 Special Olympics”. Per chi, invece, volesse partecipare all’evento vero e
proprio come volontario (possibilmente studenti del triennio), è possibile compilare il
modulo scaricabile nel sito ufficiale: www.specialolympics.it. Ricordiamo che è
un’esperienza di volontariato, quindi le assenze da scuola o il mancato svolgimento dei
favolosi compiti pomeridiani non saranno giustificati dall’organizzazione; d’altra parte, si
può scegliere di partecipare anche un solo pomeriggio all’evento (sarà comunque una
ricca esperienza formativa) e verrà rilasciato un certificato di presenza.
-La Giornata dell’Arte. Anche quest’anno noi della Consulta stiamo organizzando la
Giornata dell’Arte. Dite che l’anno scorso non ne avete sentito parlare? Ovvio,
mancavano i vostri super-rappresentati! Ma torniamo a noi: durante questa giornata, gli
studenti di Padova e Provincia avranno la possibilità di incontrarsi e di valorizzare la
creatività studentesca. Essendo l’evento ancora in fase di elaborazione, non possiamo,
per ora, dare informazioni sul luogo, la data e l’organizzazione. Sappiate però che
abbiamo bisogno di voi e delle vostre idee! Come potrebbero partecipare alla giornata gli
studenti del Duca? Vogliamo le vostre proposte e la vostra energia creativa!
Presto informeremo i rappresentanti di classe riguardo agli altri progetti della Consulta e
passeranno alcune circolari per le classi, con cui verrà ufficializzato il tutto.
Se, non contenti, avete bisogno di chiarimenti e luce che rischiari i vostri pensieri in
merito alla Consulta potete rivolgervi direttamente a noi Rappresentanti.
Ciao belli, buono studio!
Sofia 5^A e Giovanni 5^H
-8-
–
La storia si sta ripetendo?
Quanti di voi erano presenti il 31 gennaio allo spettacolo di Carlo Mega, “Serva Italia”?
Quanti di voi sono rimasti colpiti da quel percorso letterario lungo sette secoli, unito da un
denominatore comune di assenza di cambiamento?
Per chi non fosse presente, facciamo un breve excursus di quanto detto: partendo dal
presupposto che la letteratura è l’identità di una nazione, Carlo Mega, insegnante di
letteratura con la passione per il teatro, ha strutturato un cammino che indaga le
“pecche” e i lati oscuri dell’Italia.
Primo fra tutti Dante: il primo a denominare “Italia” la nostra nazione, il primo a unirla
sotto un unico idioma, fu anche il primo a criticarla duramente, con parole che restano
ancora oggi attuali. Siamo nel 1311, eppure le critiche mosse agli italiani sono sempre le
stesse: mancanza di senso civico, servilismo, corruzione.
Nel periodo del Rinascimento, nonostante la fioritura delle arti, tutto il resto è contaminato
da ignoranza, miseria e povertà. La ricchezza e il potere sono in mano a pochi.
Una condizione, questa, allo stesso tempo passata e presente, vecchia e nuova. Non
possiamo, forse, pronunciare queste frasi riferendoci all’oggi?
Saltiamo qualche secolo di letteratura, solamente per non annoiare chi ha già visto
questo spettacolo e per non dire troppo a chi in futuro, magari, avrà occasione di vederlo.
Nel 1798 Ugo Foscolo scrive sul “Monitore Bolognese” parole che suonano ancora oggi
fin troppo attuali:‹‹I principali della nazione disprezzano il travaglio e l’economia; le arti
non sono onorate […] i scellerati mercanteggiano la legislazione e la monopolizzano a loro
vantaggio; il governo non limita le proprie spese ma aggrava i cittadini di imposte;
s’introduce il lusso, e il lusso distrugge poco a poco il commercio attivo della nazione
mentre ne accresce il passivo››.
Nasce, tra gli uomini di cultura, l’idea di “rigenerare l’Italia”. Eppure niente cambia.
Gyorgy Lukacs, filosofo e critico letterario ungherese, dopo aver letto i “Promesi Sposi”, li
definirà:‹‹La generale tragedia del popolo italiano in una situazione di avvilimento e
spezzettamento nazionale››.
Inizia il Risorgimento, accompagnato dalle musiche di Verdi e di Michele Novaro.
È stato proprio quest’ultimo compositore, raramente ricordato, a mettere in musica l’inno
scritto da Goffredo Mameli. Una curiosità? L’Inno che noi tutti conosciamo, quel canto
che leggiamo, pieno di strafalcioni, sul labiale dei calciatori prima delle partite, non è stato
riconosciuto con atto ufficiale dallo Stato italiano: è inno de facto, consuetudinario.
La seconda strofa dell’Inno Nazionale recita:‹‹Perché non siam popolo, perché siam
divisi››. L’Unità d’Italia si raggiunge il 17 marzo 1861, ma l’opera non è conclusa. Come
afferma lo stesso Massimo d’Azeglio:‹‹S'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani››.
Come creare, allora, i nuovi italiani? Giuseppe Prezzolini fonda una rivista per promuovere
la rigenerazione, ma più tardi dovrà ricredersi. Nel libro “Dopo Caporetto” esprime una
perdita di fiducia nel cambiamento degli italiani, si rassegna e prevede che le menti più
brillanti emigreranno. Un pronostico dell’odierna “fuga di cervelli”?
Infine il cambiamento raggiunge l’Italia; la raggiunge bruscamente e si rivela tutt’altro
rispetto a quello che si era sperato: è il 28 ottobre 1922, le camicie nere compiono la
Marcia su Roma. È l’inizio di una dittatura.
Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Carlo e Nello Rosselli sono solo alcuni nomi degli
antifascisti che hanno portato avanti la Resistenza. Ed è anche grazie a loro se il 25 aprile
1945 si giunge alla Liberazione: per l’Italia è come un secondo Risorgimento.
-9-
–
Nonostante la dittatura sia finita, restano degli interrogativi a cui rispondere: perché il
popolo italiano ha permesso questo orrore? Risponde Carlo Levi: per trent’anni l’Italia ha
agognato la salvezza e il Duce l’aveva promessa. Allora la colpa è di tutto il popolo?
No. Gaetano Salvemini rende giustizia a tutti gli italiani che hanno lottato contro il regime
e afferma:‹‹Ciascuno è responsabile […] in proporzione della sua capacità di fare il bene o
fare il male, e del male che ha realmente fatto e non ha cercato di impedire››.
Nello stesso anno, il 1945, Longanesi e Flaiano sintetizzano la filosofia di vita dell’italiano
medio: il “tengo famiglia”, l’individualismo. Ognuno pensa al suo ristretto circolo di
conoscenze e fa di tutto pur di soddisfare i propri interessi.
In altri termini, il “gattopardismo”, un altro concetto che caratterizza l’Italia di oggi:‹‹Se
vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi››.
L’Italia è il Paese delle cricche e delle mafie, il Paese che offre modelli economici come
Olivetti, ma che poi applica il modello familiare
di Agnelli e Pirelli.
L’Italia detiene il 70% della ricchezza culturale
mondiale, ma guadagna il 69° posto come
Stato più corrotto al mondo.
Paolo Borsellino aveva deciso di restare a
Palermo per amore, perché voleva renderla
una città migliore; oggi i giovani e le menti più
brillanti lasciano l’Italia e fuggono all’estero.
Questo spettacolo mi ha fatto davvero
riflettere: non è stato uno di quegli incontri che
si dimenticano dopo qualche giorno. Ha lasciato un segno profondo.
Ora vedo l’Italia come un’amica con molte buone qualità che si rovina con le sue stesse
mani: abbiamo uno straordinario patrimonio artistico e culturale, ma lo lasciamo
decadere; la nostra Costituzione è probabilmente la più bella al mondo, ma non viene
applicata.
Credo che il problema fondamentale degli italiani sia la memoria: tutti i modelli, le
personalità eccezionali che sono nate e vissute qui, che hanno combattuto per migliorare
la loro patria vengono dimenticate. Le condizioni di corruzione, di mafia, di clientelismo in
cui si trova l’Italia sono un’offesa e una vergogna per la memoria di chi ha compiuto
l’Unità, di chi ha combattuto il fascismo ed è morto per questa causa, di chi ha lottato
contro la malavita. È un insulto alla memoria dei “giusti”.
Si dice che “il pesce marcio puzza dalla testa”, ma se poi tutti si adattano al marciume,
ne fanno un’abitudine e anzi, si meravigliano di ciò che è sano, che possibilità ha l’Italia di
migliorarsi?
Questa situazione mi fa provare rabbia e frustrazione, perché sono cosciente del fatto che
l’Italia potrebbe andare meglio di così, perché se vado all’estero mi sento dire “pizza,
mafia, Berlusconi bunga bunga” e devo vergognarmi del mio Paese.
Penso che percorsi tematici come questo dovrebbero essere tenuti sistematicamente
nelle scuole, altrimenti andremo di male in peggio. Il passato è necessariamente legato al
presente, ma guardarlo da un libro di scuola, che non comunica nulla se non una sequela
di eventi, non può che allontanare gli studenti dalla sensibilizzazione e dalla memoria.
L’Italia non ricorda, si adatta e tace. L’Italia è un Paese omertoso e vigliacco.
Molti sono d’accordo con queste affermazioni, ma sarebbe importante partire da queste
critiche, da questi giudizi pesantemente negativi, non per alzare le spalle e incrociare le
braccia, ma per rimboccarsi le maniche e fare qualcosa.
L’umpa lumpa incazzato.
- 10 -
–
Musica
Blur, futuro e formaggi.
Primavera, anzi, primavera prima della maturità. Sappiate che cambia molto.
Non mi sono accorta veramente che la stagione invernale ci lasciava: colpa del clima
instabile? Può essere. Colpa dei pomeriggi passati sui libri? Sicuramente.
Il grande momento intanto si avvicina: un amico mi chiede come festeggiamo a scuola i
cento giorni alla maturità. “Ah, davvero mancano cento giorni?”. Beh, ora ne mancano
meno.
Il vero dramma è il tempo: sembra non bastare mai. Per sopravvivere bisogna imparare
ad organizzarsi. Date, scadenze, programmazione della “vita affettiva-sociale” in base a
verifiche, interrogazioni, simulazione d’esame.
Forse è proprio questo l’essere maturi, una pianificazione di doveri e in secondo piano ciò
che ti rende felice. O forse no. Per quanto mi riguarda ognuno è ligio al dovere a modo
suo, quindi mi permetto il lusso di bighellonare ascoltando musica, tanta musica.
Questo marzo mi fanno da colonna sonora i
Blur, gruppo esponente del Brit-pop anni
Novanta, insomma i cuginetti degli Oasis. Tra
le due band però c’è una bella differenza:
mentre gli Oasis erano etichettati come “I
nuovi Beatles” diventando un po’ prevedibili
nel loro sfornare ballate “smuovi viscere” (i
fratelli Gallagher avranno sempre la faccia da
brutti ceffi arrabbiati ma passionali), i Blur
facevano le “pecore nere “ disorganizzate.
Un giorno quel gran baffone di Nietzsche
disse:”Bisogna avere un caos dentro di sé, per generare una stella danzante”. I Blur di
caos dentro ne avevano molto. Non sapevano bene dove andavano a parare mischiando
dentro a pezzi come “There’s no other way” hard rock, coretti melodici e elementi dance.
La maggior parte delle volte, comunque, la “stella danzante” nasceva eccome, e i Blur
arrivavano alle vette della classifica.
Vogliamo parlare ancora della mia vita da organizzare? La cosa che mi genera più ansia,
misto senso di vuoto, misto nausea, è la fatidica domanda:“ Cosa vai a fare dopo la
maturità?”. Se non avessi rispetto per le norme del buon costume, la risposta immediata
sarebbe:”Non so neanche cosa scrivere nella tesina, vuoi che sappia cosa ne farò della
mia vita?”. Invece mi limito ad elencare tre facoltà universitarie (che cambio ogni
settimana perché non mi piace la routine) e rispondere che mi iscrivo dove riesco a
superare il test.
Ma torniamo ai Blur, quattro ragazzi dalla faccia pulita che ricordano dei secchioni nerd, a
metà degli anni novanta raggiungono l’apice del successo con “Parklife”, nominato
“miglior singolo britannico del 1995”, dove buttano dentro trent’anni di sperimentazioni
rock e tanta ironia.
Sì, avevano la faccia da bravi ragazzi, ma il caos dentro rimaneva. Il cantante Damon
Albarn diventa un sex symbol, il bassista Alex James abusa sempre di più di sostanze
- 11 -
–
tossiche, Coxon il chitarrista, è alcolizzato fino al midollo. Ne consegue il calo delle
nascite di stelle danzanti.
Una delle capacità che oggi è conveniente inserire nel curriculum di lavoro è quella del
“problem solving”, “come risolverebbe questo problema all’interno dell’azienda?”. Sì, non
serve a molto avere degli schemi fissi di lavoro se poi quando arrivano le difficoltà non sai
adattarti.
I Blur, questa capacità di risoluzione dei problemi, ce l’avevano. Quindi, con la stessa
facilità con cui ci si cambia il paio di calzini la mattina, i Blur cambiano genere musicale.
Chitarre ruvide e basso distorto, diventano troppo cattivi per essere ancora definiti “pop”
e qui compongono forse il loro singolo più conosciuto “Song 2”, omaggio ai Nirvana.
Da quel momento fino al 2000 i Blur hanno alti e bassi, vogliono ribadire la loro singolarità
come band non commerciale, ma se da una parte singoli come “Coffee and Tv” e
“Tender” vengono trasmessi ancora oggi dalle radio, dall’altra abbiamo dei veri e propri
esperimenti disastrosi. Insomma i Blur rischiano e se la cavano, ma capiscono che non è
questo, quello che vogliono fare nella vita.
Inizialmente hanno successo mentre frequentano il primo anno di college, ma lo
sapevano cosa volevano fare da grandi? Assolutamente no.
Volete sapere dove sono finiti?
Il batterista Dave Rowntree sì è dato alla giurisprudenza e alla
politica, infatti milita nel Partito Labourista inglese.
Il cantante Damon Albarn, artista eclettico, fonda i Gorillaz, band
virtuale a cartoni animati dietro cui si nasconde; è lui che dirige tutto
servendosi di qualche collaborazione occasionale con altri musicisti.
Graham Coxon, il chitarrista, continua con la carriera musicale, che
conta sette album solisti, e ha risolto i suoi problemi di alcolismo.
Veniamo al bassista Alex James. Certo era bello suonare in una
delle band più importanti della scena musicale inglese, ma questo lo
rendeva davvero felice? Non proprio. James aveva un altro sogno,
che magari non gli era del tutto chiaro a diciotto anni, ma che, dopo
varie esperienze, ha potuto realizzare.
Ma lasciamo la parola a lui:"Più penso al formaggio, più mi piace e più
ne voglio. E' per questo che ho deciso di avventurarmi nel mondo dei produttori di
formaggio indipendenti."; "Il mio cuore comincia a battere più forte quando riesco a
trovare asilo in un supermercato francese. Anche gli italiani mangiano molto più
formaggio di noi inglesi, altrettanto fanno i danesi. Il formaggio danese non è molto
conosciuto, ma vale veramente la pena provarlo".
Insomma, ognuno ha le sue aspirazioni, non è detto che l’università faccia la felicità, non
è detto che una persona debba sempre sapere chiaramente quello che vuole fare.
C’è chi si iscrive ad economia e lavora in banca, chi preferisce fare la rockstar e chi ama
circondarsi di formaggi. Che c’è di male? Tanto poi la propria strada la si trova o, con il
problem solving, la si inventa.
RAVIVA
- 12 -
–
Salute&Benessere
Piccoli cittadini crescono.
Venerdì 14 marzo 2014 il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge, proposto da
Matteo Renzi e Beatrice Lorenzin (Ministro della Salute), che prevede la distinzione fra
droghe leggere e pesanti e l’approvazione di norme che favoriscono l’impiego di farmaci
meno costosi per il sistema sanitario nazionale, ma ugualmente efficienti dal punto di
vista terapeutico.
Ci sono Paesi, però, nei quali le sostanze stupefacenti legali non sono solo quelle a fini
curativi: il 10 dicembre 2013 l’Uruguay è stato il primo Paese ad approvare norme che
regolano la produzione, la distribuzione e la vendita di marijuana. Quarant’anni prima,
precisamente dal 1975, nei Paesi Bassi è entrata in vigore la “politica della tolleranza”.
Per questo motivo, nonostante sia vietata la produzione, la detenzione, la vendita e
l’acquisto di qualsiasi droga, è consuetudine non procedere contro:
• L’acquisto di 5g di cannabis nei
coffee shop;
• Il possesso di una piccola quantità
ad uso personale;
• La coltivazione limitata di piante di
canapa.
I Paesi Bassi hanno adottato questa
politica perché farebbe auspicare il
rilevamento di una diminuzione dell’utilizzo
di droghe da parte di minori. Nel caso
questa politica fosse davvero efficiente,
l’Italia potrebbe prendere esempio dai
Paesi Bassi?
Vediamo ora le statistiche di un’indagine
condotta da CIRM (Centro Internazionale Radio Medico) e Adnkronos (Agenzia di notizie
italiana): l’80,3% dei giovani tra i 14 e 30 anni, in Italia, ha ammesso di aver fatto uso di
marijuana o hashish, il 22% di droghe sintetiche e il 12,5% di cocaina, eroina o altro. I
giovani entrano in contatto con le droghe sempre più precocemente (il 20% tra i 12 e i 15
anni) e il momento in cui sono più esposti al rischio è proprio il periodo di frequentazione
della scuola superiore. Qui, per imitazione di altri o per compiacere il gruppo, vengono
“iniziati” all’uso di stupefacenti e il 27% afferma di procurarsi la droga a scuola.
Il campione di questa indagine conta oltre 17.000 studenti in tutto il territorio nazionale,
per la maggior parte di sesso maschile.
Inoltre, più di 800mila siti web, che offrono o promuovono l’uso di sostanze, hanno visto
aumentare dal 19,4 al 21,4 la percentuale di ragazzi tra i 15 e i 19 anni che utilizzano
cannabis.
Se un domani anche l’Italia promuovesse una “politica di tolleranza”, la percentuale
aumenterebbe o diminuirebbe? Il fatto che la droga leggera possa essere legalizzata
incoraggerebbe all’utilizzo di droghe pesanti? Saremmo in grado di rispettare il limite
previsto dalla legge? La salute delle persone sarebbe a rischio?
Se vuoi farci sapere la tua idea contattaci tramite Facebook, le tue riflessioni potranno
essere pubblicata nel prossimo numero!
Giulia
- 13 -
–
Salute&Benessere
Ricette: cupcakes primaverili!
Come dare il benvenuto alla dolce primavera se non con dei dolcetti a lei dedicati?
Ecco allora dei cupcakes primaverili!
Ingredienti per 12/14 cupcakes:
 120g di farina
 150 g di zucchero
 1 uovo
 Scorza di due limone
 40 g di burro
 120 ml di latte
 ½ bustina di lievito
Per il frosting:
 250 g di zucchero a velo
 80 g di burro
 25 ml di latte
Preparazione.
1. Lavorare a bassa velocità farina, burro morbido, zucchero, lievito, scorza di limone,
fino ad ottenere un composto sabbioso, quindi unire il latte a filo e aumentare la
velocità.
2. Unire l'uovo e mescolare per massimo un paio di minuti.
3. Versare il composto nei pirottini per cupcakes e cuocere per 20 minuti a 170°
circa. Fare la prova stecchino, quindi togliere dal forno e lasciar raffreddare.
4. Nel frattempo preparare il frosting lavorando ad alta velocità per 5 minuti circa
burro morbido, zucchero a velo, latte e 2 cucchiai di scorza di limone fino ad
ottenere una crema soffice e leggera.
5. Decorare i cupcakes con il frosting e scorza di limone.
Consiglio: per ottenere un frosting perfetto utilizzate burro di qualità!
Sperando che le giornate di primavera portino un po’ di sole, nel frattempo deliziatevi il
palato con questi semplici, ma buoni cupcakes. Buon appetito!
Silvia&Lara
- 14 -
–
Duca’s Got Project
Attenzione: leggere attentamente il foglietto illustrativo.
PUO’ CAUSARE EFFETTI INDESIDERATI
ANCHE GRAVI.
Nelle società in cui cerchiamo il divertimento nel web, passando per siti come Youtube,
Facebook, Twitter, Ask, il pericolo è sempre in agguato. È proprio perché garantiscono
anonimato o la costruzione di false identità, che sempre più spesso oggi si sente parlare
di casi in cui la cattiveria è portata agli estremi. È venuta così a crearsi la moderna forma
di bullo, il cyber-bullo.
Ma cos’è il cyber-bullismo? Si può definire cyber-bullismo l’uso delle nuove tecnologie
per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre
persone. Le modalità specifiche con cui i ragazzi realizzano atti di cyber-bullismo sono
molte, per esempio:
* pettegolezzi diffusi attraverso messaggi sui cellulari, e-mail, social network;
* postando o inoltrando informazioni (incluse quelle false), immagini o video
imbarazzanti;
* rubando l’identità e il profilo di altri, oppure costruendone di falsi, al fine di
mettere in imbarazzo o danneggiare la reputazione della vittima;
* insultando o deridendo la vittima, attraverso messaggi sul cellulare, mail, social
network, blog o altri media;
* compiendo minacce fisiche alla vittima attraverso un qualsiasi media.
Purtroppo questi fatti non ci sono poi così lontani. Nell’ultimo periodo, infatti, abbiamo
potuto conoscerne gli effetti su ragazzi, nostri coetanei, che hanno deciso di mettere fine
a questa continua oppressione in modo drastico, senza opporsi, ma lasciandosi così
trascinare.
Questa incapacità di reagire è tipica
di ragazzi timidi, insicuri e fragili,
caratteristiche che si manifestano
maggiormente nel periodo
dell’adolescenza.
È facile attirare l’attenzione del cyberbullo, anche solamente se ci si veste
in modo insolito, se si proviene da
altri Paesi, se si è particolarmente
belli o se ci si mette in mostra in
modo eccentrico.
Quando il web non è sicuro e la gente
può nascondersi con la maschera
dell’anonimato, è facile che questo
diventi un luogo appetibile nel quale chiunque potrebbe compiere cyber-bullismo.
Si è parlato molto del caso avvenuto a Fontaniva, Padova. Amnesia era il nickname della
quattordicenne che si è suicidata il mese scorso. Aveva scritto una lettera per scusarsi,
per non essere dimenticata, perché mamma e papà la perdonassero per averli delusi. Poi
si è tolta la vita, gettandosi dal tetto dell’ex Hotel Palace a Cittadella. Non è stata una
decisione improvvisa, un colpo di testa: da settimane pianificava la sua morte e aveva
confidato il suo disagio manifestandolo anche con atti autolesionisti, ma nessuno aveva
capito che faceva sul serio.
- 15 -
–
Oltre a questo episodio, se ne sono verificati molti altri purtroppo, come quello di Amanda
Todd, una ragazzina canadese di quindici anni che ha addirittura annunciato il suo
suicidio tramite un video.
Il fenomeno è in allarmante crescita: dal 2003 a oggi sono 41 solo negli Stati Uniti,
Canada, Regno Unito e Australia i minorenni che si sono suicidati a causa del bullismo.
Quando si verificano casi del genere o
addirittura si subiscono, è necessario
intervenire per aiutare gli altri o se stessi.
Oltre alle strategie volte al sostegno
familiare e individuale, la scuola può
avere un ruolo di rilievo nella prevenzione
del bullismo, promuovendo l’importanza
del rispetto e della solidarietà, per
favorire la comunicazione. È importante
intervenire non solo in aiuto della vittima,
ma anche dell’aggressore. Il soggetto che compie questi atti di cyber-bullismo, o di
bullismo in generale, infatti, è un individuo solitamente proveniente da famiglie in cui non
vi è un buon grado di comunicazione, né coesione con i genitori, i quali hanno un
atteggiamento di disimpegno educativo. La comunicazione ha quindi un ruolo
fondamentale anche in questo contesto, in quanto può aiutare la persona soggetta ad
ingiurie a non sentirsi sola e allo stesso tempo previene la nascita del fenomeno nei
“carnefici”.
Alessia&Michela
- 16 -
–
Duca’s Got Project
Altri percorsi.
Il giornalino, quasi in chiusura d’anno, apre questa nuova rubrica, “Altri percorsi”.
Abbiamo chiesto ad ex studenti del Duca che hanno scelto, per vari motivi, di seguire
strade diverse rispetto a quella liceale, di raccontarci le loro esperienze. In questo modo
possiamo salutare e ricordare chi ha deciso di seguire, appunto, altri percorsi!
In questo numero ci racconta la sua esperienza Nicola Cagnin, ma salutiamo anche Elia
Zanon e gli auguriamo che la sua avventura a Vienna vada a gonfie vele!
Nicola Cagnin è un ragazzo di diciassette
anni che ha frequentato per tre anni il
Duca.
Ha un grande sogno, ma anche molte
responsabilità! Ecco cosa ci ha
raccontato:
“In pratica, ho deciso di mia iniziativa di
lasciare la scuola per i problemi
economici di mia madre nell'acquisto di
materiale scolastico, bollette, soldi per la
nostra sussistenza e poi, avendo, un
fratello autistico come mio fratello
Andrea, 21 anni ad Aprile, non volevo
gravare troppo sulla situazione. Inoltre, i miei genitori sono divorziati e mio padre non
riesce più di tanto a contribuire alle spese familiari.
Mia madre lavora nell'impresa di pulizie della banca di Roncaglia e mio fratello prende
una misera pensione. Questa situazione è molto difficile, quindi ho deciso di prendere
sulle spalle la mia famiglia per sollevare la condizione economica, che non è proprio delle
migliori.
Ora lavoro come stagista nel magazzino della Croce Azzurra, è un negozio di animali in
cui lavorerò per 2 mesi, finché non compio la maggiore età…il 12 Aprile faccio 18 anni!
Il mio reale sogno è quello di giocare in una squadra di calcio, essere pagato per le mie
prestazioni nel rettangolo verde di gioco e far vivere bene la mia famiglia per molto, molto
tempo!
Comunque, la mia esperienza al Duca d'Aosta, tre anni che non dimenticherò, non sono
da buttare, anzi, mi hanno fatto maturare tanto.
Voglio salutare gli alunni dell’attuale 3h e Marcello Bartoli, Giorgio Cestaro, Giulia Piovano
e Marianna Toniolo che non sono più in quella classe!”.
- 17 -
–
Racconti&Poesie
Lui.
Non ci speravo. Non un’altra volta. Ma sapevo che sarebbe
stato lì, per me.
Mi infilai in un vicolo buio credendo di sbucare da qualche
altra parte, ma la strada era chiusa.
Mi arrampicai su un alto cassone metallico. Salii su un tetto.
Sentii dei passi pesanti seguirmi. Si fermarono ai piedi del cassone, e con loro si placò
anche il respiro affannoso e ansimante del mio cacciatore. Sapeva che ero lì.
Mi tolsi il guanto, e la fede brillò per qualche secondo, colpita dalla luce di un lampione.
Percepivo il mirino del suo fucile su di me, come se avessi potuto vederlo.
Baciai la fede. “Ho bisogno d’aiuto”, bisbigliai. Ce l’avrei fatta da sola, se l’uomo qualche
metro sotto di me fosse stato l’unico a inseguirmi. Ma avevano aperto la caccia alla volpe
e io ero l’unica in circolazione. L’unica rimasta viva.
Lui aveva dato la vita per me, e non tollerava che qualcuno tentasse di togliermela, dopo
il suo sacrificio. Non poteva sopportare nemmeno che io mi fossi imbarcata in una
missione più grande di me, da sola. Per questo lo chiamavo solo quando ero davvero in
pericolo.
Era doloroso incontrarci in quel modo.
Un proiettile saettò appena sopra la mia testa. Mi abbassai di scatto. Dannazione. Mi
aveva vista.
“Aiutami, aiutami ti prego”, ripetei appena prima di rinfilarmi il guanto.
Mi guardai attorno. Se fossi scesa da dov’ero salita, mi avrebbe ammazzato. Non mi
perdeva di vista un attimo e mi avrebbe sparato subito. Il mio cacciatore, al contrario di
me, aveva ancora munizioni.
Dall’altra parte del tetto chissà quanti uomini c’erano. Mi ero messa proprio in un bel
casino.
A destra e a sinistra c’erano due condomini grigiastri. Uno dei due aveva delle finestre a
portata di mano. Mi infilai in quella più bassa. Era aperta. Restai un momento in attesa.
Ero in una camera da letto. Per terra c’era un paio di scarpe. Di solito non creavo
problemi ai civili, ma in quel caso era davvero necessario. Presi una scarpa e la lanciai
verso il tetto. Cadde dalla parte opposta a dov’ero salita. Il movimento improvviso fece
scattare quei mercenari sull’attenti, e aprirono il fuoco. Erano almeno cinque armi diverse.
Ora sapevo di essere nettamente in inferiorità, numerica e tecnologica; avevo solo uno
stupido pugnale.
Nell’appartamento non c’era nessuno. Guardai in alcune scatole e sotto ai letti. Avevo
bisogno di una pistola, una qualsiasi. Dannazione, non trovavo nulla.
Cambiai stanza. In un cassetto nascosto in un armadio a muro trovai una Colt 47.
Uscii sulle scale antincendio e mi appostai sul lato del cassone metallico. Non c’era più
nessuno. Non c’era nessuno nemmeno dall’altro lato.
Sapevo che non potevano essersene andati. Mi avevano in pugno, non aveva senso
lasciarmi scappare.
In questi casi, l’addestramento da spia ti insegna a chiedere aiuto al tuo team. Ma io non
ero più ben accetta dall’agenzia. Ero poco più di una criminale, per loro.
Lui aveva sbagliato quella volta. Aveva agito senza il consenso del generale. L’aveva fatto
con buone intenzioni, ma la sua azione precipitosa aveva fatto fallire la strategia. Era stato
radiato.
- 18 -
–
E io con lui, perché l’avevo aiutato e difeso. Per questo le spie dovrebbero dimenticarsi i
sentimenti.
Quando avevamo iniziato a comportarci come spie free lance avevano iniziato a darci la
caccia. Se avessi chiesto aiuto, mi sarei solo trovata con dei nemici in più.
Realizzai improvvisamente di aver fatto una cazzata lanciando la scarpa. Mi avevano
localizzata. Stavano per raggiungermi.
Mi lanciai nel vuoto, atterrando quasi perfettamente. Avevo solo una storta alla caviglia
destra. Mentre stavo per uscire dal vicolo, preparandomi di nuovo alla fuga, venni
bloccata da una schiera di uomini armati fino ai denti. Tutti puntavano contro di me.
‹‹Eccola qui la ragazzina››, disse uno di loro. Era davanti a tutti. Era lo stesso che mi aveva
aspettata sotto al cassone.
‹‹Per chi lavori?››, continuò. Mi aspettavo una domanda del genere.
‹‹Per nessuno. La mia organizzazione e l’esercito non si amano particolarmente››.
Tralasciai il fatto che la mia organizzazione ero io.
‹‹Non so se dici stronzate. Sei solo una pedina inutile. Nessuno avrà da ridire se ti faccio
fuori››.
Sentii sette uomini caricare contemporaneamente. Che bello. Mi avrebbero fucilata, e io
avevo una pistoletta.
…continua nel prossimo numero!
The Janitor
Anche quest’anno vi riproponiamo il concorso di poesia, per non
dimenticare Martina Torregrossa e la sua passione.
Molti all’interno della scuola (studenti, docenti e collaboratori)
sono ancora molto legati a Martina e desiderano, attraverso
questo stesso concorso, mantenere vivo il suo ricordo.
La scadenza per le iscrizioni al concorso è 5 aprile!
Tutto quello che vi resta da fare è impugnare una penna e
scrivere, scrivere e ancora scrivere! Date libertà ai vostri pensieri
e cimentatevi scrivendo una semplice poesia: chissà! Potreste
scoprire di essere molto più bravi di quello che pensate!
Le poesie vincitrici saranno pubblicate nel nostro giornalino… e
non solo: in palio ci sono diversi premi MOLTO
CONSISTENTI!
- 19 -
–
Giochi
Inserisci:
Atti
Opposto
Salino
Veloce
Teodoro
Poison
Ande
Gioconda
Trova:
Apro
Betatrone
Voto
Diffamante
Benthos
Abbazia
Olio
Asfodelo
Afa
Talea
Butbo
Podere
- 20 -
Caotico
Ivo
Issatele
Eva
Luce
Riti
Cece
Hot
Idillio
Uefa
Aspri
Imu
–
Ipse Dixit...
Ma l’ha detto sul serio?!
Prof:“Com’è possibile che ci sia un
uccellino in orchestra?”
Alunna:“L’hanno addestrato”.
“L’uomo è sempre stato onnivoro, ora
perché improvvisamente deve diventare
una mucca?”.
“Debussy era sposato con la moglie”.
Durante un’interrogazione.
Alunna:”Sì, perché la ricerca… - si
interrompe - Scusi prof, è caduto un
piccione”.
“Adesso andiamo a capitozzare perché
V. ha licenziato il suo insegnante di
ripetizioni”.
“Il ragionamento era: se elimino tutta
questa gente qui, ho una montagna di
patate! Il baratto era uomo-patata”.
“Questo non è il liceo delle scienze
umane, è il liceo dell’ansia!”
“Facebook è il regno del diavolo”.
“La mestrina non è un’abitante di
Mestre”.
“Guarda che il pesce puzza dalla testa”.
“Ti ricordi cos’è l’eccidio di Milano? Dove
avvenne?”
“Parlando di alimentazione, possiamo
parlare di usi, costumi, tradizioni e
sagre”.
“Io qua proprio sto gran chiasmo non lo
vedo”.
“O state zitti, o caccio un urlo della
caverna”.
“Scusate, devo andare via. Ho gente a
pranzo”.
“Qualcuno può essere allergico a
determinati pollici”.
“Pensi di aver scoperto chissà cosa e
poi, invece, hai scoperto l’uovo di
colombo”.
Prof:”Esiste o no la morte?”.
Alunna, fingendo di uccidere la
compagna:”Proviamo!”.
“La morte non è solo banalizzata, ma è
spettacolarizzata, banalizzata”.
“Qual è il rapporto dei bambini del Polo
Nord con i trisavoli?”.
“Se a Pascoli avessero regalato un
cagnolino, avrebbe scritto meno poesie”.
“È come il Paese dei Balocchi… bello,
bello, ma poi diventi un ciuchetto con la
scimmia addosso”.
Prof:”Petrarca accetta tutte le case che
gli vengono offerte”.
Alunno:”E non pensava all’IMU??”.
“Agli inglesi, Edoardo III, vieta tutti i
giochi senza l’arco. Per esempio il gioco
con la palla: nessuno può più andare in
giro… con le palle”.
Ipse dixit da gita!
Preparandosi per la gita, V. si accinge a
insegnare alla classe qualche verbo in
tedesco.
Alunno:“Vi dico verbi fondamentali:
mangiare, dormire, andare…”.
Prof:”E cuccare?”.
“Non era meglio andare a Montegrotto al
Parco delle Farfalle in gita scolastica?”.
- 21 -
–
Due alunne reggono una il caffè e l’altra
la bustina di zucchero di un’insegnante in
bagno.
Alunna:”Mi sento un porta caffè. Ahah, e
tu sei una zuccheriera!”.
Alunna C:“Cos’è lo Zoo di Berlino?”.
Alunna A:“È una piazza con gli animali di
pietra”.
Durante la cena.
Alunna:”Prof, lei sa se i crauti hanno
effetto lassativo?”.
S. è al telefono con la madre:”Mamma
sto correndo, secondo te posso anche
descriverti la stanza?!”.
Alunna B:“Mi dimentico tutto, mi
dimentico tutti!”
Alunna A:”Hai l’Alzheimer?”.
In aereo:”Che bello questo cielo… mi
ricorda… hai presente i film con il pony
volante?”.
“Andiamo allo zoo di pietre?”.
Kids Again: Disegni da colorare
22
–
HANNO PARTECIPATO A
QUESTO NUMERO...
Giulia Boscaro 3^A
Michela Galeazzo 3^B
Celeste Giacometti 3^G
Alessia Chiarini 3^B
Tamara Zancato 5^A
Marta Chiarato 3^G
Sofia Levorato 5^A
Chiara Bagarello 5^A
Marta Marcato 5^A
Benedetta Binotto 5^A
Silvia Bosello 3^A
Alessandro Toso 4G
Alessandra Callegaro 5^A
Nicola Cagnin
Redattrice:
Marta Marcato
Viceredattrice:
Tamara Zancato
Copertina:d
Benedetta Binotto
Impaginazione:
Marta Marcato
23