Finalmente sono qui… - WRITING THEATRE at school
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Finalmente sono qui… - WRITING THEATRE at school
KAMIKAZE rielaborazione di “Mohamed” di Ilaria Morelli a cura di Vincenza Lopreiato Finalmente sono qui….. ad aspettare che venga annunciato il volo che mi porterà finalmente a casa per un po’! Quanta emozione durante questa attesa…. Emozione che aumenta pensando che al mio fianco c’è lei, la vera ricchezza che ho trovato durante questa brutta avventura, lei che mi ama così tanto…. Se ripenso a quando ci siamo conosciuti mi si riempie ancora adesso il cuore di gioia. Io ero arrivato da poco in Italia, ero stato costretto a lasciare il mio paese Nefud, che si trova in Arabia, perché a 22 anni mi era stato chiesto di diventare una bomba umana e da quel momento la mia vita è cambiata, ho sentito il mondo crollarmi addosso, non sapevo cosa fare ed ero molto spaventato, dovevo prendere una decisione ed anche in fretta. Mia mamma era molto spaventata, pensava che se avessi acconsentito a questa richiesta non mi avrebbe più rivisto; mio papà, al contrario, sosteneva che diventare un kamikaze mi avrebbe aiutato a diventare un vero uomo e a scoprire i principi della vita. E io cosa volevo? Non sapevo che fare…… tra me e me mi dicevo che avrei dovuto sacrificare la mia vita per ucciderne altre ma non volevo veramente una cosa del genere però se non l’avessi fatto sarei morto ugualmente. Alla fine, dopo tante esitazioni, decido di tenere fede al mio credo e così mi reco al comando di polizia fingendo di volere una bottiglia di acqua… uno di loro la va a prendere; quello sarebbe stato il momento giusto per far esplodere la bomba ma una strana sensazione mi impedì di attivare il detonatore. Non ci riuscii…. così decisi di girarmi e di scappare via, senza dare importanza a quel che sarebbe accaduto dopo, ma scelsi di non fare una strage inutile, lo sapevo che stavo andando contro il mio credo ma almeno avevo la coscienza in pace, stavo salvando la vita a tante persone innocenti. Dopo quella decisione scappai dalla mia patria, a malincuore perché lì lasciai la mia famiglia; mi si stringeva il cuore soprattutto pensando alla delusione che avevo dato a mio padre, l’unico che in fondo avrebbe voluto che sacrificassi la mia vita per i principi del nostro credo! In Italia arrivai dopo tante difficoltà e non sapevo cosa fare in questa terra straniera, ero solo e spaventato, soprattutto ero così affamato. Cominciai ad errare senza una meta ben precisa, l’importante per me era trovare cibo…. mentre stavo camminando mi si accostarono due carabinieri, erano un uomo e una ragazza meravigliosa; mi portarono in caserma dove mi diedero una tazza di latte caldo e da mangiare! Il problema più grande è che non riuscivamo a comunicare fino a quando, per fortuna, arrivò una traduttrice e riuscimmo a parlare. La ragazza era molto gentile nei miei confronti e disse che voleva essere lei ad occuparsi del mio caso….. con l’aiuto della traduttrice riuscì a raccontargli la mia storia e lei decise di aiutarmi. In genere non nutrivo simpatia per le persone in divisa ma con lei era diverso. Mi ospitò per un po’ di tempo a casa sua, mi aiutò a cercare un lavoro e ci innamorammo…. Chi l’avrebbe mai detto! Così passato un po’ di tempo decisi di portarla a Nefud, la mia terra, per fargli conoscere la mia famiglia e il posto in cui ero cresciuto. Entrambi eravamo emozionati e mentre aspettavamo che annunciassero il volo ci tenevamo mano nella mano.