Alpin 39.pub - ANA Gruppo Alpini Milano Centro
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Alpin 39.pub - ANA Gruppo Alpini Milano Centro
Numero 39 - Anno VIII/1 - Febbraio 2007 Fotocopiato in proprio da: Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Milano - Gruppo Milano Centro “Giulio Bedeschi” Redazione: Via Vincenzo Monti 36 - 20123 Milano - tel. 02 48519720 - Responsabile: Alessandro Vincenti - Inviato gratis ai Soci ASSEMBLEA DEL GRUPPO MILANO CENTRO “GIULIO BEDESCHI” 21 GENNAIO 2007 RELAZIONE MORALE PER L’ANNO 2006 È consuetudine, prima di dare lettura della mia relazione morale, l’ultima del mio secondo mandato, con la quale sottopongo alla Vostra approvazione l’opera del Consiglio e mia nel corso dell’anno appena trascorso, invitarVi ad un minuto di raccoglimento per ricordare coloro che ci hanno lasciato. Anche quest’anno desidero ricordare non solamente coloro che “sono andati avanti” nel corso del 2006, ma tutti i Soci del Gruppo che non ci sono più. Come precisato lo scorso anno, in mancanza di un momento proprio del Gruppo per ricordare i propri defunti, ritengo che l’Assemblea, il momento più solenne dell’anno, sia l’occasione più opportuna. Nel corso dell’anno sono “andati avanti” – e mi scuso se per avventura dovessi dimenticare qualche nome – Remo Perfetti, Girolamo Gaino, Ferdinando Rossi, Luigi Tarchini. Permettetemi quindi di rivolgere un pensiero particolare al decano del Gruppo, Bruno Anselmi, che è mancato proprio nei primi giorni dell’anno. Sognava di festeggiare il secolo proprio il giorno della Adunata a Cuneo, sfilando con noi, ma il Signore ha disposto diversamente. Di prammatica, ma atto non formale e assolutamente doveroso e sincero è il ringraziamento che voglio rivolgere a tutto il Consiglio, i cui membri si sono attivati, ciascuno nell’ambito dei compiti loro affidati, esclusivamente nell’interesse del Gruppo, supportandomi ed aiutandomi in questi sei anni, e contribuendo in maniera determinante ai successi del Gruppo. E così, Paul Wilcke, Vice Capo Gruppo e Segretario, ha gestito egregiamente la segreteria, tempestando tutti i Soci, e non solo loro, con le comunicazioni relative alla vita associativa. Luca Geronutti, insieme a Paul, ha curato la realizzazione di “Alpin del Domm”; Gian Luca Marchesi ha ricevuto quest’anno il riconoscimento che annualmente il Gruppo assegna ad un proprio socio, perché è stato artefice delle nostre grandi iniziative passate e perché prosegua, anche per il futuro, ad idearne e realizzarne di nuove; Giancarlo Ravizzotti ha continuato a vessarci e taglieggiarci, per raggiungere la sempre agognata “quadradüra”; Roberto Celotta, fra l’altro, ha iniziato a riordinare i locali e gli armadi della segreteria, e l’opera, a buon punto, verrà senz’altro ultimata nel corso del presente anno; Bepi Bona, impegnato anche nel Consiglio Sezionale, è stato utilissimo sul piano organizzativo e, assieme a Bepi Zammuner ha contribuito alla ottima riuscita della iniziativa del Banco Alimentare; Bruno De Gregorio, pronto a tamponare laddove si rendeva necessario. Ma il Gruppo cresce, e non solo numericamente: sempre di più, infatti, sono i Soci che, spontaneamente o un po’ spintanea- Ehi hai visto che cappello nuovo hanno messo qui? Capisco che lo usino come puntale, chi mai avrebbe il coraggio di metterselo in testa? Guarda guarda, ma è da artigliere, ora capisco ... mente, dedicano parte del loro tempo alle attività di Gruppo o sezionali. Oramai consolidata è la presenza di numerosi Soci alle varie manifestazioni, quali, in primis, l’Adunata Nazionale, e quindi quella del Secondo Raggruppamento, a Ponte Selva, alla ciliegiata e alla castagnata. Ma è anche confortante constatare sempre di più che numerosi sono i Soci, (Corvée in testa), che si presta a dare una mano quando se ne presenta la necessità, ad esempio il mercoledì sera per imbustare, etichettare, francobollare e spedire giornali e circolari che, numerose, raggiungono i nostri soci. Se prima queste attività avvenivano un po’ brontolando, ora lo si fa, e sempre con una partecipazione maggiore, tutti insieme e quasi in allegria. Anche a loro, in questo momento di consuntivo, un mio sentito “grazie”. Annualmente si ripresenta questo momento, che è il più solenne per ogni associazione: i soci si riuniscono per approvare o cassare l’operato di coloro che avevano eletto, per dire loro di continuare o di lasciare il posto ad altri, ritenuti più meritevoli: la solennità di questo momento, anche per una piccola realtà quale è il nostro gruppo, farebbe auspicare una partecipazione totalitaria, ma ciò, ovviamente, è mera utopia. In ogni caso, plauso a chi è presente ed una benevola tiratina d’orecchie a chi è assente senza giustificato motivo. Ritengo la presenza di estrema importanza non per il fatto in sé, ma perché chi partecipa ha la possibilità anche di formulare critiche, dalle quali, e sempreché siano costruttive e non solamente distruttive, il Consiglio può trarre spunti per migliori iniziative. Come sopra precisato, il Gruppo, pur in periodo di magra, determinato anche dalla abolizione della leva obbligatoria, continua a crescere: i Soci del Gruppo sono passati da 138 a 147, e gli Amici da 37 a 43: ben Alpin del Domm – 1 quindici unità in più rispetto al 2005, che pure aveva registrato un incremento notevole. Se questo è un segnale di approvazione di quanto stiamo facendo, deve riteI mammasantissima della nersi anche Sezione di Milano se la ri- uno sprone operare dono. Il pelato poi è stato ad rieletto - ha sbaragliato sempre meglio. Come tutti i suoi rivali. ho già fatto presente negli scorsi anni, dalle cifre sopra riportate sono già stati decurtati coloro che hanno scelto di non essere più con noi, di non condividere il nostro cammino, o perché non consenzienti, o perché non più interessati. Le iniziative del Gruppo, quest’anno, si sono parzialmente differenziate da quanto svolto negli anni precedenti. Sono state, infatti, ma solo temporaneamente, accantonate, le grandi iniziative che nel passato hanno più volte riempito sale teatrali, ma è ferma intenzione del Consiglio riprenderle quanto prima: anche in questo spirito abbiamo assegnato il riconoscimento di Natale a Gianluca Marchesi, perché riprenda ad ideare e a realizzare nuove importanti iniziative. Ma il Gruppo non è rimasto immobile, a dormire sugli allori: abbiamo infatti ideato, e realizzato, in un paio di occasioni anche con l’aiuto del L'ilarità di Rezia (classe 1915!) maestro invitato a contattare i suoi coscritti per rimpolpare la lista M a s s i m o degli iscritti alla Sezione. I Soci Marchesotlo esortano a non perdersi d'ani- ti del Coro ANA di mo! Milano (con il quale continua una sempre fattiva collaborazione), i giovedì culturali, nei quali si sono avvicendate, sino ad ora, personalità ad alto livello, quali il dottor Franco Cologni, manager di una importante società multinazionale, il professor Massimo De Leonardis, docente all’Università Cattolica di Milano, che ha parlato della guerra di liberazione, il dottor Paolo Biscottini direttore del Museo Diocesano, che ci ha introdotto in questa recentissima realtà dei musei milanesi, infine il dottor Beni2 – Alpin del Domm gno Mörlin direttore della Veneranda Fabbrica del Duomo, che pochi giorni prima della nostra Messa di Natale ci ha fornito interessantissime notizie sulla architettura del Duomo stesso. È questa una iniziativa che, a mio parere, ha incontrato l’interesse dei Soci, tanto che, sino ad ora, la sala della Sezione si è sempre riempita. Abbiamo già in programma un numero così ingente di incontri, e con estrema frequenza se ne individuano altri, da avere riempito il calendario per diversi anni. Speriamo che i Soci continuino a dimostrarci il loro interesse. Il Gruppo ha quindi organizzato, grazie anche alla collaborazione di Pierluigi Pizzocaro, una gita di alcuni giorni all’Alpe Motta, che in tanti Milanesi suscita ricordi di anni passati: partecipazione discreta, tanto da invogliare a continuare ad pensare a brevi soggiorni di fine settimana in varie località: vedremo. Anche quest’anno, e guai se non fosse così, per quanto è stato possibile il Gruppo si è attivato nella cura del sociale: come ho riferito in precedenza, diversi nostri soci sono iscritti alla Protezione Civile, e partecipano alle esercitazioni che periodicamente vengono effettuate e agli interventi nei quali la Protezione Civile viene mobilitata. Alcuni di loro, nell’ambito della Protezione Civile, fanno poi parte della SIA, Squadra di Intervento Alpino, di cui Marco Pellaio è divenuto responsabile di maglia. È bello, quindi, constatare come le nostre cene mensili del giovedì sera siano intensamente frequentate. La partecipazione è sempre allegra ed entusiasta, ed i commensali si allontanano già dandosi appuntamento per la cena successiva, con un sincero piacere di partecipare e di essere insieme. La frequenza si è attestata sulle sessanta unità, che arrivano sino alle cento in occasione della cena di Natale. Anche quest’anno, in occasione della cena di Natale, abbiamo ripetuto due iniziative che, presumibilmente, diventeranno una tradizione: la gara delle torte e lo scambio di regali. Ciascuno doveva portare un regalino che, anonimo, veniva inserito in un sacco e, quindi, alla fine, tutti i pacchetti sono stati, a caso, distribuiti. L’importante non era certo il valore del dono, quanto, in pieno spirito natalizio, il piacere di donare. Fiore all’occhiello è sempre il nostro periodico “Alpin del Domm”: ideato, realizzato, impaginato a cura di Luca e Paul, cui non è certo mancato il contributo di Soci e, occasionalmente, di personaggi illustri, quali ad esempio il professor De Leonardis, il nostro notiziario, uscito quest’anno in sei numeri, alcuni anche con interessantissimi inserti, ha raggiunto quell’alto livello che gli ha consentito, per la seconda volta in questi pochissimi anni, di aggiudicarsi l’ambito riconoscimento di miglior periodico della Sezione. Rispetto allo scorso anno, il numero delle persone cui viene inviato il giornale si è ancora incrementato, con la inversione del sistema di trasmissione: circa 200 copie vengono inviate per posta ordinaria, mentre altre 450 Che bello! Ci voleva vengono tra- l’assemblea per rivedere il smesse via mail. nostro caro Gianni. DovreRammentiamo mo farla più spesso ... che i destinatari sono, oltre ai Soci e agli amici, anche tutte le Sezioni, i Consiglieri Nazionali, tutti i Gruppi della Sezione, Soci di altri Gruppi, talvolta anche dei semplici simpatizzanti che ce ne fanno specifica richiesta. Ovviamente, oltre alla qualità che ritengo il giornale abbia, lo stesso, unitamente alle circolari che con tanta solerzia, via e-mail o per posta, Paul invia, costituisce un importantissimo ed indispensabile strumento di contatto e di informazione con tutti i Soci. Sul conto economico vi intratterrà subito dopo il Tesoriere. A Voi il compito di approvarlo, ma mi sembra che si possa essere moderatamente soddisfatti, e senza che ciò comporti un abbassamento della guardia da parte del Consiglio sul contenimento delle spese comunque inevitabili. Ma è questa l’occasione giusta per ringraziare tutti i Soci che nel corso dell’anno hanno con pazienza sopportato le mie continue questue, sostenendo il Gruppo: e che questo sostegno mai ci venga meno! Si conclude, con oggi, il mio secondo mandato per cui, più che negli anni passati, è momento di consuntivi: mi auguro di bene avere operato, ed ov- L'occhio socchiuso viamente mia è la re- di chi ne ha già viste sponsabilità se qualtante. che cosa non è filata come avrebbe dovuto. Il mio auspicio è che il consuntivo di questi tre anni faccia pendere il piatto della bilancia a mio favore, per quanto ho potuto realizzare anche e soprattutto con il supporto dei Consiglieri tutti. VIVA IL GRUPPO, VIVA LA SEZIONE, VIVA L’ASSOCIAZIONE, VIVA GLI ALPINI. Il vostro sempiterno Capogruppo Alessandro Vincenti (Continua a pagina 5) IL SOGNO DI BRUNO A maggio dello scorso anno, poco prima dell’Adunata Nazionale, ho ricevuto un biglietto dal nostro Bruno Anselmi che mi annunciava che non sarebbe potuto venire ad Asiago. Lette le prime righe ho subito pensato a qualche problema di salute ma lo stesso Bruno mi aveva subito tranquillizzato informandomi che doveva partecipare al battesimo di un suo bis bis nipote e che l’avvenimento familiare rivestiva una tale importanza da non consentirgli la partecipazione alla nostra Adunata Nazionale. Si leggeva, tra le righe, una punta di disappunto: il giorno della sfilata avrebbe compiuto 99 anni e gli sarebbe piaciuto festeggiare l’evento nell’incredibile atmosfera dell’Adunata. Ma, con la solita nota di ottimismo che ne ha sempre contraddistinto la figura, terminava il biglietto dicendo: “Vabbè vorrà dire che verrò a Cuneo a compiere i 100”. Non vi era nelle sue parole alcuna ironia, ma solo la certezza che a Cuneo avrebbe potuto compiere il secolo, festeggiandolo con i trecentomila Alpini presenti in città. Immediatamente dopo l’adunata di Asiago il buon Luca Geronutti mi pregava di mettermi in azione per la prenotazione della camera. Cosa che ho immediatamente fatto, senza minimamente pormi la questione dell’opportunità. Se il Bruno voleva la camera a Cuneo, l’avrebbe avuta. E da allora abbiamo incominciato anche noi a sognare l’evento: sognavamo di poterlo portare in sfilata con uno striscione al testo del quale stavamo ancora lavorando ma che più o meno avrebbe detto “compio oggi 100 anni e sono qui !” Un bel sogno caro Bruno, un sogno che purtroppo non si è realizzato perché all’inizio del 2007 (anno emblematico per Bruno avvolto da ciò che più amava te che eri nato nel 1907) hai lasciato questa vita. Lo hai fatto in punta di piedi, come in punta di piedi hai vissuto tutta la tua esistenza, senza disturbare, senza creare trambusto. E così abbiamo incominciato l’anno partecipando al tuo funerale, caro Bruno, senza tristezza ma Padre e figlio: Valori condivisi con infinita malinconia . La tua non è stata un’esistenza comune e tu non sei mai stato un uomo comune e il tuo funerale ne è stato la prova. Quando si è così anziani, di solito, solo pochi amici sono rimasti per l’estremo saluto. Ma per te, caro Bruno, le cose sono andate In testa alla Sezione, sfilando, dopo la Messa in Duomo, verso il Sacrario. diversamente. La chiesa era stracolma, tanti, tantissimi Alpini, ma anche tanta gente senza cappello, segno che la tua figura era apprezzata e amata da tanta gente. Ciao Bruno! Quest’anno sfileremo a Cuneo senza di te e senza lo striscione che avevamo sognato. Ma sfilando sapremo che tu sarai lì con noi, sentiremo forte la tua presenza. Forse anagraficamente i cent’anni non li compirai, ma siamo certi che accompagnerai il nostro passo per le vie della città al suono del trentatre. E sorriderai … e noi con te. Cesare Lavizzari L’ultimo saluto al Labaro, al Sacrario di Sant’Ambrogio, domenica 17 dicembre 2006 Lei non sa chi sono Io! Quando il 16 dicembre una delegazione del Gruppo è andata a Villa d’Adda per fornire a Bruno Anselmi la Bandiera che egli voleva donare alla Casa di Riposo che lo ospitava, Bruno mi ha preso da parte e mi ha raccontato di avere già sognato la sua Adunata a Cuneo. Spero di rammentare bene: aveva sognato che era stato ospitato – per ragioni logistiche e di età – al castello di Racconigi. Da lì era stato condotto con un pulmino alla sfilata, che si era fatto in carrozzella, spinta dai giovani, alla testa del suo Gruppo. Mi ha descritto esattamente l’ imbandieramento, la folla, la piazza (Galimberti?), e – finalmente - la tribuna. Lì giunto si era fermato, aveva fatto voltare la carrozzella verso il Labaro, si era alzato in piedi ed aveva salutato. Mentre sentiva lo speaker che lo salutava, e diceva che in quel momento l’Alpino Anselmi compiva 100 anni, ecco arrivare verso di lui il Presidente Nazionale e alcuni Consiglieri per fargli festa. Questo – più o meno – il sogno. Per me, e credo anche per molti del Gruppo, Bruno Anselmi il 13 maggio sarà presente a Cuneo, proprio come aveva desiderato. Solo che sarà un po’ più in alto. Speriamo che trattenga un po’ la solita pioggia, e noi ci potremmo fermare un attimo (un microsecondo, per non interrompere la sfilata) davanti al Labaro e pensare a lui. Tante altre cose mi ha raccontato in quell’occasione, anche circa precedenti sue Adunate a Cuneo. E ha messo in chiaro un episodio: si trovava dietro alla tribuna con un suo amico ufficiale (mi viene il nome Prezioso, ma sicuramente la mia memoria falla) e volevano andare oltre uno sbarramento presidiato da un militare che assolutamente non voleva dare loro il passo. Allora l’ufficiale dice: “Lei non sa chi sono io” – “No” – “Sono il padre del Milite Ignoto” – “Ah, mi scusi, passi…” Per anni questa battuta è stata attribuita a Bruno stesso. Prima di andare avanti ha voluto mettere a posto questa cosetta. Madunina tuta d’oro, Paul Wilcke tègn de cünt el noster ghisa alpin Alpin del Domm – 3 Continua la collaborazione con il Dottor. Massimo Maraviglia, consulente filosofico (www.arete-consulenzafilosofica.it) esperto in filosofia politica. Co-dirige la rivista telematica “Ekpyrosis” (www.ekpyrosis.it). Ci presenta uno spunto di riflessione circa la tematica attuale dell’ingresso della Turchia nella Unione Europea, individuando nella definizione territoriale e politica di quest’ultima, e nella conseguente determinazione dei suoi interessi, l’argomento nodale della questione. Questo articolo potrebbe sembrare antiamericano. Non ci sembra così: è pro-europeo. Citando il testo: “distinzione non vuol dire conflitto, bensì autonomia e autodeterminazione”. LA TURCHIA IN EUROPA STRANIERI? Indubbiamente la Turchia non è straniera. Malgrado l’immagine opaca che ci consegnano gli adagi popolari (mamma li Turchi!) e le paure dell’epoca moderna, quando gli Ottomani giunsero a minacciare il cuore dell’Europa cristiana, non si può non considerare che quelle terre e quei luoghi hanno rappresentato e rappresentano la culla dello spirito, della religione e quindi della cultura del Vecchio Continente. “Qui infatti, nel territorio compreso tra Ponto a nord-est, Misia e Bitinia a nord-ovest, Fenicia (Cipro e Siria costiera), Cilicia, Panfilia e Caria a sud, il cuore tra Cappadocia, Galazia, Frigia e Licaonia, già ‘patria’ di Abramo e di alcune importanti tappe del cammino veterotestamentario del popolo di Dio, il ‘kerygma’, il cuore dell’annuncio di Cristo, raggiunge le genti pagane e, attraversando culture e lingue eterogenee, si configura progressivamente nelle forme, nei simboli di fede che oggi conosciamo, dopo aver lambito e assorbito differenti espressioni del sapere umano: non solo le formule della confessione di fede comunitaria, ma anche la tradizione liturgica e l’elaborazione teologicodottrinaria avranno in Asia Minore il proprio luogo di nascita e di primo sviluppo” (P. Castellani, Geografia dello spirito, “Eurasia” 2 [2006], pp. 13-52, qui p. 18). Questa è la terra dei primi martiri Ignazio e Policarpo, qui si svolge la secolare vicenda di Costantinopoli e dell’oriente cristiano. Credo ce ne sia abbastanza per opporre un netto rifiuto a coloro che ad ogni piè sospinto innalzano il vessillo di Lepanto, contrabbandando una versione immunitaria e preventivamente aggressiva dell’identità cristiana (ivi, p. 14). Queste persone non si accorgono che a minacciarla non sarà mai la Turchia in Europa, ma, forse, quella stessa cultura secolarista che oggi in mancanza di appoggi e giustificazioni strumentalizza la fede per farne una religione civile, buona a tenere in piedi compagini politiche in difetto di legittimazione, ma incapace di alcuna salvezza e priva di ogni futuro. 4 – Alpin del Domm LA CULTURA, I DIRITTI UMANI, L’ARMENIA E LE CHIESE DI CIPRO Dall’ottobre 2005, mese in cui si diede inizio ai negoziati per l’ingresso dello Stato vicinoorientale nell’Unione Europea, l’argomento egemone per gli avversari di detto ingresso, almeno in Italia, occhieggia pericolosamente al religioso. In un ambito invece più propriamente culturale viene fatta rientrare la questione dei diritti umani (in particolare del trattamento delle minoranze curde e armene) e dell’omogeneità legislativa in tema per esempio di pena di morte. Simili argomenti tuttavia possono avere un peso solamente provvisorio, dati gli sforzi che il governo turco guidato dal primo ministro Erdogan (capo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo a tendenza mussulmano-moderata) sta facendo per superare le principali e più evidenti disparità giuridiche tra il suo paese e il resto d’Europa. Con maggiore peso, dal punto di vista della memoria storica e culturale, rimane aperta la questione armena, in merito alla quale il nazionalismo turco è ancora restio ad ammettere il genocidio perpetrato a partire dagli anni 1915-1916 contro le popolazioni armene, sospettate di tenere un atteggiamento scarsamente fedele alla Turchia, quando non filorusso, proprio nel momento in cui i Russi, nel quadro del primo conflitto mondiale, sferravano una grande offensiva, sconfiggendo l’esercito ottomano a Sarikamish (gennaio 1915). Altrettanto, se non più importante, è la questione cipriota. Nell’isola, prima sotto dominazione ottomana, poi dal 1925 colonia del Regno Unito, avevano sempre convissuto Greci e Turchi, i primi cristiano-ortodossi e i secondi mussulmani. “Nel 1960, con l’indipendenza dagli Inglesi, fu eletto presidente [di Cipro] l’arcivescovo Makarios, mentre il turco Kükük divenne vicepresidente. Nel 1964 Makarios stava instaurando rapporti sempre più stretti con la Grecia e, poiché la violenza tra i due gruppi etnici era in aumento, le nazioni Unite inviarono nell’isola le loro forze di pace. La Grecia continuava a coltivare il sogno di annettersi l’isola e il 15 luglio 1974 un colpo di Stato, organizzato da un partito estremista locale filo-ellenico e appoggiato dalla CIA, depose Makarios e lo rimpiazzò con un presidente fantoccio. La Turchia, ritenendo che la minoranza turca dell’isola fosse in pericolo rispose con l’invasione dell’isola” (M. Zambon, La Turchia è vicina. Viaggio in un paese dai mille volti, Àncora, Milano, 2006, p. 147). Nonostante il rapido ritiro dei Greci, i Turchi procedettero all’occupazione di un terzo dell’isola, 180 mila Greco-ciprioti furono costretti ad abbandonare le loro case e a rifugiarsi nella parte rimasta in mano ad Atene, in cui si costituì una Repubblica di Cipro indipendente anche se filo-ellenica, ora parte della Unione Europea, alla quale si contrappose uno Stato filo-turco denominato Repubblica di Cipro del Nord riconosciuto solamente dal governo di Istambul. Tra i problema per noi più evidenti, in ordine all’occupazione turca e di là dai torti e dalle ragioni, vi è, oltre al persistere di una forte contrapposizione etnico-nazionale alimentata dai rispettivi revanchismi, il destino delle testimonianze storiche della presenza cristiana in quei territori, oggi messe fortemente a ri s c h i o d a l d i s p r e z z o n azi o n a l fondamentalista per tutto ciò che ricorda i Greci: “Nei tremila chilometri quadrati della parte dell’isola occupata dai Turchi, 520 edifici tra chiese, cappelle e monasteri sono stati saccheggiati, demoliti, oltraggiati, e ora questo patrimonio artistico della Chiesa ortodossa giace in uno stato di abbandono indecente, oppure è riutilizzato come moschee, hotel, ristoranti sontuosi, casinò di lusso. Per la precisione, di questi edifici ben 151 sono diventati stalle o night club, 68 sono stati trasformati in moschee” (ivi, p. 150). E’ chiaro che non è pensabile nessun cedimento di fronte a questo scempio e che la Turchia, per una questione di giustizia umana prima ancora che politica, non può divenire partner di popoli (ancora) cristiani senza porvi rimedio. D’altro canto sarebbe veramente triste se gli Europei, a prescindere dal loro grado di secolarizzazione, accettassero tra loro i portatori di un furioso e incivile virus iconoclasta. Ciò sia detto, ovviamente, senza nessuna concessione ai programmi para-politici che auspicano scontri di civiltà e agitano spauracchi islamofobici. USA E/O EUROPA Il problema di Cipro è grave, almeno sotto il profilo simbolico, ma non è ancora quello centrale. Proviamo adesso ad analizzare ciò che riteniamo fondamentale. L’Unione Europea nasce come un’alleanza economica, politica e anche timidamente militare. Un’alleanza destinata nelle migliori delle ipotesi a costituire un medesimo soggetto continentale che molti vorrebbero però ridurre a semplice coalizione economica e luogo di libero scambio delle merci e delle culture (in questo preciso ordine di importanza). Nel primo caso si porrebbe il problema dell’identità di questo soggetto, nel secondo sarebbe cosa superflua se non incapacitante. Escludendo per ottimismo questa seconda possibilità bisogna vedere quali siano le condizioni dell’emergere di un’identità europea. Per identità qui s’intende qualcosa di primigenio e di geopolitico, non ancora qualcosa di culturale. L’Europa insomma bisogna che ci sia dal punto di vista territoriale e politico, e se c’è in tale senso, i suoi interessi si distinguono da tutti gli altri soggetti che risiedono in altri territori e costituiscono diverse unità politiche. In particolare essa si distinguerà dagli Stati Uniti, dagli Stati continentali asiatici, e da tutti gli altri soggetti planetari. Distinzione non vuol dire conflitto, bensì autonomia e autodeterminazione, possibilità di costruire il proprio destino politico economico e, infine, anche culturale. Ora, è noto che all’identità europea si oppone come sua concorrente un’altra forma di solidarietà, quella occidentale a guida statunitense. Rispetto alla prima, questa manca però del dato territoriale, ossia, in linea con un’ impostazione tipica degli imperi marittimi (come nella storia lo è stato la Gran Bretagna e come lo sono attualmente gli USA), tende a non considerarlo importante. Ciò che conta sembra essere solamente il sistema economico e le possibilità di dominio e controllo dei mercati. Ciò malgrado l’elemento terra è inaggirabile, giacché è proprio una diversa collocazione geografica a stabilire differenti vocazioni politiche, differenti interessi economici e differenti strategie di legittima affermazione e promozione della propria causa. Per esempio il rapporto con i popoli arabi e mediorientali è essenziale per uno Stato che si affaccia sul Mediterraneo come l’Italia, meno per uno Stato atlantico, che perciò si sentirà più libero di agire: se gli USA bombardano Tripoli, i missili di Gheddafi non sfioreranno Washington ma Lampedusa; nei confronti dell’Iran eventuali sanzioni creerebbero un forte danno economico all’Italia, mentre sarebbero assolutamente ininfluenti per gli USA. La questione geopolitica era del tutto presente a Charles de Gaulle quando “convinto che fosse indispensabile [un] recupero della Francia e dell’Europa [...] rispetto all’egemonia di USA e URSS [...], decise giustamente di porre il veto nel 1963 all’ingresso britannico nella comunità, perché il suo allargamento [...] avrebbe impedito l’approfondimento dell’integrazione e avrebbe frenato il processo di emancipazione dell’Europa dalla tutela americana” (S. Pistone, L’Europa comunitaria, in M. L. Salvadori [cur.], La Storia, UtetBiblioteca di Repubblica, Torino-Milano, vol. XIV, pp. 368-407, qui p. 385). Infatti la solidarietà marittima e a vocazione capitalistica anglo-americana, ancora troppo forte rispetto a quella euro-continentale terranea e sociale, avrebbe perpetuato una sostanziale sudditanza del continente rispetto all’alleato d’oltreoceano, di cui l’Inghilterra si sarebbe resa in qualche modo garante. Le successive riserve inglesi, una volta superato il veto francese, ad ogni strappo “autonomistico” da Washington hanno sostanzialmente confermato la diagnosi gollista. UN ATLANTISMO DA DISCUTERE Ebbene la stessa cosa accadrebbe con la Turchia. Essa è da anni fedele alleato degli Stati Uniti d’America, è membro importante della NATO dal 1952 e svolge il ruolo di sua testa di ponte in Oriente. Pertanto costituisce un grande, sebbene non sempre docile, fattore di influenza militare americana nella regione e ciò avviene anche attraverso una salda alle- anza economico-militare con Israele, sancita nel 1996 e nel 2004. Dunque si può ben comprendere che, nell’accogliere la Turchia in Europa, si inserirebbe in una compagine già politicamente debole, incerta sulle strade da percorrere per l’unificazione e dilaniata tra una duplice e contraddittoria fedeltà agli USA e a se stessa, un ulteriore fattore di annacquamento della soggettività politica. Il tutto a vantaggio degli Stati Uniti che troverebbero al proprio fianco un’Unione incapace di svezzarsi ed emanciparsi dall’Occidente atlantico e quindi più facilmente incline a non ostacolare e anzi a facilitare, anche contro i propri interessi, i progetti di egemonia globale americana. Infatti due sono i modi di sopprimere un’identità politica: impedendole di nascere e soffocandola con mezzi economici e pressioni politiche e/o militari, e questo non fu possibile all’inizio perché agli USA servivano partners forti per contrastare il blocco sovietico; oppure, una volta nata, facendola scoppiare per obesità, mediante il continuo inserimento di corpi estranei e disunificanti, ed è questo il tentativo oggi in atto; un’opzione che, dopo l’entrata della Turchia, culminerà con l’ingresso di Israele, che diventerebbe al contempo cinquantunesimo Stato americano dislocato in Medio Oriente e ventisettesimo Stato europeo. Di fronte a questo tentativo che vorrebbe condurre alla totale insignificanza politica dell’Europa, l’opposizione alla Turchia non si configura come la difesa miope del proprio orticello o come una forma di integralismo neo-cristianista, bensì come una strategia che non chiude le porte definitivamente, bensì si colloca su un prudente piano di attesa e confida nella non-necessità e non-eternità della vocazione atlantica della Turchia (per la quale valgono le medesime ragioni dell’Europa). Le alleanze, le amicizie e le vicinanze tra soggetti di politica internazionale non sono, grazie a Dio, stabilite una volta per tutte e non attengono all’“essenza” dei popoli e delle nazioni coinvolte, bensì, una volta dato alla terra ciò che è della terra, dipendono dalle decisioni sul proprio futuro che ognuno liberamente e responsabilmente prende. Di qui la possibilità di auspicare, senza passare per utopisti, la fine della Turchia targata USA. Allora, e solo allora, con la sua entrata in Europa ci si porterebbe a casa il profumo dei limoni del Mediterraneo, e non, per l’ennesima volta, l’odore di fritto degli hamburger. Massimo Maraviglia TENETEVI PRONTI! A metà marzo terremo la consueta festa del Gruppo. Comunicheremo per tempo data, località, orari e iniziative (Continua da pagina 2) Brevissimo resoconto dell’Assemblea del Gruppo. Elezione del Capogruppo: - Alessandro Vincenti 50/53 Elezione di sei Consiglieri: - Giuseppe Bona 50/53 - Luca Geronutti 51/53 - Gianluca Marchesi 49/53 - Pierluigi Pizzocaro 45/53 - Paul Wilcke 53/53 Ha preso voti: Daniele Gariboldi 3/53 Nel corso della discussione sono stati presentati i seguenti argomenti: - Ravizzotti: per contrastare il calo delle iscrizioni: ipotesi che ogni Alpino contatti i propri coscritti - Marchesi: predisporre brochure informativa su Alpini e ANA - Bona: necessario dare disponibilità per l’iniziativa – già di Bruno Anselmi – per l’onore alle penne mozze; segnala che nel 2008 ci sarà il 90° della fine della Prima Guerra Mondiale e l’80° della fondazione della Sezione di Milano; nel Sacrario presso S. Ambrogio manca, tra le targhe delle Associazioni d’Arma, quella dell’ANA. La sollecitazione è immediatamente raccolta dal Presidente Sezionale Giorgio Urbinati. Te la levi la camisetta? - La camisetta no-no, no-no! E se tu non te la vuoi levare, io te la comprerò. Il dottor Giovanni è radioso per avere finalmente la sua camicia Sezionale. Solo la sciarpa Burberry stona un po' con i quadretti verdi e blu. Un’attenta lettrice ci segnala che nel numero di Natale sono saltati i nomi degli autori dei quadri raffigurati. Ce ne scusiamo con Lei e coi lettori tutti. • pag. 1 Giorgione Natività Allendale, Washington, National Gallery • pag. 3 Anonimo ungherese del XIX La battaglia di Belgrado • pag. 4 Velásquez, La resa di Breda, particolare, Madrid, Prado. Alpin del Domm – 5 il “Toni Covre” di Bedeschi in prima serata Io c’ero. Si dice così quando si è fatto parte di un evento. Io c’ero il 13 gennaio 2007 a Roma, presso gli studi di Cinecittà, per partecipare, cappello alpino in testa, alla trasmissione della Rai “Fratelli di test”, condotta in diretta alle 21 da Carlo Conti. Le buone premesse c’erano tutte: finalmente gli alpini avevano uno spazio in Rai e potevano forse far capire chi erano, che cosa li legava, i loro Valori. Per di più era la prima puntata, nessuno sapeva esattamente di cosa trattasse la trasmissione. La produzione, che mi aveva contattato per sapere se avessi voluto partecipare (avevano fatto le selezioni a Milano, un mese prima dell’evento), era stata parca di spiegazioni: “ … è un test, non un quiz, ci saranno varie categorie di italiani … si parlerà dell’Italia, di come la vedono gli italiani …”. Alle 14 sono a Roma, all’hotel che mi è stato assegnato dalla Rai, insieme ad alcuni volti amici e a tanti alpini di tutte le parti d’Italia. Siamo cinquanta. Ci sono rappresentanti di Vicenza, Torino, L’Aquila, Roma, perfino Catania, Bergamo e Milano ovviamente, Alle 15 siamo a Cinecittà. Per uno che ama i film come me, è un’emozione; pezzi di set di film storici, la basilica di Assisi ricostruita in cartapesta, astronavi, catapulte romane, templi greci … presi da queste visioni, e cantando (pensando a Beppe Parazzini che avremmo voluto con noi) “figli di nessuno”, entriamo in un capannone – non riscaldato – pieno di belle donne. Erano le nostre concorrenti: vigilesse, parrucchiere, guide turistiche, che, insieme ai tassisti e agli Isolani (quelli che abitano sulle isole), giunti dopo, avremmo sfidato a chi meglio conosceva la nostra gloriosa Italia. Dopo ore al freddo la trasmissione sarebbe stata in diretta alle 21 - inizio a capire cosa mi aspetta. Schiere di inutili ragazzini e ragazzine di vent’anni anni che mi danno sistematicamente del “tu” per comunicarmi banalità, mancanza di coordinazione in ogni cosa, nessuna notizia sulla trasmissione. Ricordo solo alcuni bei momenti fatti di qualche cantata e della conoscenza degli altri alpini e di qualche racconto di naja dei veci. Alle 18 rancio. Proprio così, ran6 – Alpin del Domm cio. Ovvero: in fila - scaglionati, come in caserma – per entrare in una mensa dove ogni pietanza era fredda e dove la scortesia regnava sovrana. Sono perplesso; ma noi non siamo gli ospiti della trasmissione? (insieme ai vips che vedremo a pochi minuti dall’inizio: il senatore Giulio Andreotti, Lamberto Sposini, Nino Frassica, Maria Grazia Cucinotta, miss Italia 2006, uno sconosciuto comico di cui non ricordo il nome, l’opinionista Renato Mannheimer, Tosca d’Aquino e Paolo Brosio). Che ingenuità, ora che tutto è finito, mi ritrovo a pensare; eravamo il semplice pubblico che stava lì per colorare lo studio (con le divise delle vigilesse, i capelli alpini, le “messe in piega” stravaganti delle parrucchiere), altro che ospiti, altro che Valori alpini, motivi che ci legano, solidarietà e tutto quello che siamo, sono proprio un credulone. Si avvicina l’ora fatidica e ci fanno entrare nello studio: luci, colori, telecamere, gente che si muove vorticosamente, schermi con immagini colorate. Anche qui non siamo esentati dalla nostra razione - propinata con il solito “tu” e da gente inconcludente - di “non sei nessuno, qua comando io”, al punto che un vecio, di 80 anni, abruzzese, che si rifiuta di togliersi il giubbotto e rimanere 30 minuti fuori dallo studio al freddo, risponde una frase abruzzese che non posso riportare per motivi di censura, alla “gentile” richiesta del ragazzino di turno, così formulata:“ ‘a nonno, te lo devi da levà er giubbotto che poi mica entrà in trasmissione così”. Non sono più de- Fotografia di fortuna ripresa con un cellulare in una pausa pubblicitaria. Con non poca fantasia si possono scorgere Cesare e Gianluca luso. Adesso sono arrabbiato. Entro nello studio sedendomi nel posto assegnato, col viso teso, senza alcuna curiosità, senza interesse; ho capito. Siamo lì per rappresentare una iconografia: l’alpino beone e caciarone. Non vi racconto il gioco perché l’avrete visto e comunque era noioso. Domande banali sulla storia d’Italia, sulla musica, sull’arte, di quella spicciola però: “chi ha dipinto la Cappella Sistina?” rispondo come tutti e spero che il conduttore, Carlo Conti parli un po’ di alpinità e di alpini. Lo farà, con tre interventi in tutta la trasmissione: “ve piase el vin?.... anche a me”, “vi piace la Ventura? la procace co-conduttrice”, “anche agli alpini piace giocare a carte vero?”. Unica nota positiva, alla fine della terza pausa pubblicitaria, il buon Lavizzari mi comunica, dal suo posto di comando, che, forse, canteremo qualcosa; ci accordiamo tutti per “sul capello”. La canteremo in effetti: 11 secondi, li ho contati. Ma poi all’improvviso capisco tutto e il senso di tutto. Per caso sono seduto alla sinistra di un reduce di guerra. È marchigiano, mi pare. Lo conoscono tutti, perché alle Adunate suona la fisarmonica in modo sublime, senza conoscere la musica. Mi ha raccontato di essere andato da Roma a Milano a piedi con il suo mulo in tempo di guerra, di aver patito la fame, il freddo, di aver rischiato di morire. È una persona umile, ha le mani grandi, di chi lavora la terra, la parlata dialettale. Lui, a differenza mia, ride, applaude, si diverte, guarda tutto e tutti con ammirazione - anche Andreotti - mi dice che al suo paese sono tutti riuniti alla sede del gruppo per guardarlo e che anche a casa sono tutti davanti alla tv per lui: il Reduce che va in televisione, a Roma. Ecco perché è stata una buona cosa questa trasmissione. Eravamo lì per lui, per farlo felice, e per fare felice tutti quelli che avevano già un età e avevano visto tante brutture nella vita e adesso, finalmente, erano in televisione, alla RAI, e quando la telecamera li inquadrava fugacemente, salutavano a casa. Adesso che ho capito, il resto non conta più niente. Davide Virardi Seguendo il nostro fil rouge (ormai è già una matassa aggrovigliata) circa le novità nel mondo degli Alpini, ad un anno dalle Olimpiadi Invernali di Torino, Vi proponiamo questo articolo dell’amico Michele Bossi (gran sciatore!) che è partito dalla Sardegna, ove lavora, per prestare qualche settimana di servizio in Piemonte, coniugando la passione per la neve con la passione per gli Alpini. Ciò che scrive, oltre ad essere una lieve cronaca, ci deve far riflettere sul fatto che gli Alpini in armi oggi non sono e non possono essere gli Alpini di ieri. Mi riferisco ovviamente ai compiti (sempre più internazionali), agli equipaggiamenti (o mamma mia! hanno mandato in pensione l’obice da 105/14: come faremo adesso!!!) Quanto poi al reclutamento, se le lingue parlate dagli Alpini in armi di oggi hanno certe inflessioni dialettali e non altre, si potrebbe anche chiedere ai rampolli dei Veci veneti, furlani, piemontesi, lombardi etc. perché non intendono prestare un paio d’anni di servizio per la Patria. OLIMPIADI TORINO 2006 CON GLI ALPINI DI OGGI, DI IERI, DI SEMPRE Febbraio. Appena un anno fa ero immerso tra le montagne piemontesi in mezzo agli alpini, quelli in armi. I professionisti di questo nuovo secolo. Tutto era cominciato il 7 novembre 2005 a Pinerolo, esattamente dieci anni dopo la partenza per Merano, per il temuto C.A.R. al Battaglione Alpini “Edolo”, 11° scaglione ’95. Chi mai poteva pensare di riuscire a rientrare in armi dopo tanti anni? Un’esperienza bella, fantastica, dura ed indescrivibile allo stesso tempo. Certo! Sono e rimango della Tridentina, dell’Undicesimo Reggimento Alpini, Battaglion “Trento” e la mia Compagnia rimarrà sempre la 144a “la Bandera”, ma gli attimi passati al Terzo rimarranno sempre impressi nella mia mente. Come si può non ricordare con piacere i bei momenti vissuti a Novembre prima e durante le Olimpiadi poi? Inutile descrivere quello che ho provato a rivestire il grigioverde. Chissà cosa avrà pensato il magazziniere vedendo lo sguardo felice e quell’espressione un po’ ebete quando con tipico fare da vecio mi ha sbattuto in testa il mio nuovo Cappello Alpino! Tante cose sono cambiate nell’esercito, nelle sue strutture e tante sane abitudini sono andate perdute … Non nascondo un certo magone per tutto ciò e sicuramente qualche vecio avrà letto negli occhi di noi richiamati quel velato sentimento di orgoglio per aver vissuto quello che significava essere alpini appena una decina di anni fa. Difficile dimenticare i visi un po’ straniti dei “nuovi” alpini curiosi di capire cosa ci facevamo noi là con loro a spalar neve o a tirar su reti giorno e notte, col vento, sotto la neve o con il freddo … Sembra retorica, ma ogni minuto passato al Terzo per me ha assunto un significato difficile da spiegare. Belle persone questi “nuovi” alpini, bravi ragazzi … L’ idea del Comandante di sparpagliarci in tante squadre diverse ha avuto successo. Ad un iniziale distacco “culturale” ha fatto seguito la spontanea amicizia che viene fuori da ragazzi abituati ad aiutarsi l’uno con gli altri. Mi sono trovato bene con tutti e quando ho lasciato Oulx, felice di rientrare nei fidi tetti, una sensazione di aver lasciato qualcosa mi ha tenuto compagnia per tutto il viaggio … Probabilmente è inutile esprimere il mio giudizio sulle scelte di esercito che vengono dall’alto ed ovviamente sappiamo bene che il patrimonio che veniva dalle nostre valli alpine ormai è destinato a sparire … in Tridentina avevo imparato a distinguere il bresciano dal bergamasco, il trentino, dal varesotto, il comasco dal lecchese, il valtellinese dal bergamasco delle valli … si respirava un’aria diversa nelle caserme e la complicità che veniva a crearsi difficilmente potrà tornare come una volta. Quello che ho visto ora vivendo la 34a Compagnia è comunque un senso di sicurezza e di saper quello si deve fare. Questi alpini sono chiamati a compiti diversi rispetto una volta e vedere sguardi sicuri mi ha lasciato una sensazione di consapevolezza dei propri doveri. Questa volta ho imparato a capire il leccese, le sfumature del campano, l’abruzzese, il siciliano, il lucano, ho imparato a distinguere il sardo del nuorese dal gallurese e dal campidano (va be’, sono facilitato dal fatto che vivo e lavoro in Sardegna). Gli alpini sono cambiati, hanno facce diverse, modi di dire ed origini diverse, ma le nostre montagne rimangono sempre là, sono sempre le stesse e saranno in grado di temprare alla stessa maniera le nuove leve professioniste (contraddizione di termini!). Spetta come sempre ai veci (ufficiali e sottufficiali) l’arduo compito di mantenere vivo lo spirito alpino e la professionalità che ha sempre reso le truppe alpine uno dei reparti militari più invidiati almeno nel mondo occidentale. Michele Bossi (ovviamente Alpino!) Alpin del Domm – 7 Canta che guadagni! BOLLINO 2007 Caro Giancarlo le tue esibizioni canore hanno fruttato dei bei soldini Bravo! Mi sorge però un sospetto: che gli amici della Corvée t’abbiano pagato per non sentirti troppo spesso gorgheggiare?… Vedi sotto Invitiamo Soci ed Amici a rinnovare l’adesione alla Associazione entro il mese di marzo (2007, si intende), anche per non compromettere ulteriormente la salute del Tesoriere che soffre di sbalzi di pressione e – peggio – di umore. Il Segretario ed il Tesoriere sono presenti, praticamente tutti i mercoledì sera in Sezione ad attenderVi, per farVi festa ed Avvolto da luci celesti e da sacri arredi, il alleggeriVi le tasche. presidente Urbinati ci ricorda che l’assemblea sezionale si terrà domenica 11 marzo presso l’Aula Magna dell’Istituto dei Tumori in via Venezian 1. Il presidente è qui ritratto mentre legge la Preghiera dell’Alpino alla Messa sezionale, 11 novembre 2006 presso la chiesa di Santa Maria Segreta Si comunica che il 4 marzo a Schilpario, (BG)si terrà il campionato sezionale di sci di fondo. Per le iscrizioni rivolgersi al Gruppo di Giussano (solo il venerdì sera, dopo le 21) al 0362 850411 Nella foto: Il Conte Aldo Bonacossa (a sinistra) con un suo alpino in tenuta da skiatore – Fronte Adamello 1916 (Archivio Società Storica Guerra Bianca) Giovedì 22 febbraio 2007: 6 maggio 2007: Festa dell’Esercito a Milano. Si chiede l’intervento delle Associazioni d’Arma e la partecipazione dei loro iscritti. Sopra: Tavola di Beltrame, quarta di copertina della “Domenica del Corriere”, n.22, 30 maggio - 6 giugno 1915. Ci sono un po’ tutte le armi riunite. Grazie Andrea per aver scovato l’immagine 5° appuntamento di “Incontriamoci a Milano” Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci Il Direttore, dottor Fiorenzo Galli (alpino), ci intratterrà sulla trasformazione da Museo “vecchio stile” a luogo vivo di studio e comprensione di leggi e misteri della Scienza e della Tecnica, con la possibilità, oltre che di vedere, anche di toccare, sentire e sperimentare. Appuntamento Giovedì 22 febbraio 2007, ore 21.00 presso la sede di via Rovani. Sopra modello della “Vite aerea” di Leonardo Fonte: www.museoscienza.org 8 – Alpin del Domm Si prevede, in primavera, di organizzare una visita guidata al Museo e, soprattutto, al sottomarino “Enrico Toti”