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Baba Innocent Ngaillo
Njombe/Mkiu, Tanzania
“Accanto alla gente”
Scheda: Tanzania
Superficie: 945.000 Kmq
Abitanti: 47.700.000
Prodotto Nazionale Lordo pro-capite: US$ 100
Speranza di vita alla nascita: 59 anni
Mortalità nei primi 5 anni di vita: 76 per 1000
Analfabetismo adulto: 36%
Forza lavoro: 85% agricoltura 5% industria 10% servizi
Popolazione urbana: 27,2%
Reddito del 20% più ricco degli abitanti
= 26 volte quello del 20% più povero
dati: Human Development Report
Tra i Paesi in assoluto più poveri nel mondo, la Tanzania ha peraltro vissuto, rispetto alla maggior
parte dell’Africa subsahariana, una storia invidiabile, non priva di contraddizioni ma con pace e
unità nazionale mai messe in discussione. E’ l’eredità più positiva dell’esperimento socialista del
padre della patria Julius Nyerere, presidente dal 1961 al 1985: formazione di una identità
nazionale, promozione dell’istruzione di base; ma anche burocratizzazione, autarchia assoluta e
collettivizzazione delle terre e della vita dei contadini, che hanno contribuito a mantenere bassa la
produttività e scarse le risorse per raggiungere i traguardi proposti.
Il decennio successivo, sempre guidato dal partito unico “Partito della rivoluzione”, - il
multipartitismo nasce solo nel 1992 ma è ancora tutto da maturare - è stato invece all’insegna
dell’adesione incondizionata al mercato. Qualche risultato positivo, ma solo per una ristretta
cerchia; le opportunità sono per pochi, e pochi comunque hanno capacità e preparazione per
lavorare secondo criteri non tradizionali, sganciati da un antico senso di impotenza e fatalismo.
L’occidente ha ormai abbandonato anche nei Paesi più potenzialmente promettenti ogni iniziativa
di investimento in Africa. Spazio che qui viene colmato, in misura modesta ma molto pervasiva, da
iniziative di imprenditori islamici. Tra gli elementi di maggior timore per il futuro della Tanzania è
proprio la rapida occupazione da parte della componente islamica - sebbene minoritaria, intorno al
30% - di ampi spazi nella società, non solo nella economia.
Per la Chiesa locale e i missionari che in Tanzania danno una testimonianza particolarmente
eloquente di come, con amore e dedizione costante, significative iniziative di sviluppo possano
attecchire, è una sfida. La testimonianza dell’Amore, che passa anche dalla promozione dell’uomo,
domanda più che mai aiuto.
La Diocesi di Njombe
Nel sudovest del Paese, il 95% della popolazione della Diocesi – 700.000 persone, il 40% con
meno di 15 anni – è rappresentato da piccoli agricoltori che praticano una agricoltura di
sussistenza con tecniche tradizionali, dipendente dalla irregolarità delle piogge (dopo periodi di
siccità negli anni passati, gli ultimi anni hanno addirittura conosciuto alluvioni).
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Le colture tradizionali
sono quelle di mais,
fagioli,
patate
e
avena, cui si associa
la frutticoltura –
banane,
papaia,
arancia
passiflora
etc. Il territorio è
idoneo anche alla
pratica delle tipiche
colture commerciali
tropicali locali, in
particolare il the.
Sono svolte unicamente da aziende
parte
di
gruppi
multinazionali
che
ritirano il prodotto allo
stato naturale per la
sua successiva lavorazione e commercializzazione, trattenendone il profitto.
Similmente avviene per lo sfruttamento delle risorse forestali, a parte piccole iniziative locali di
‘coltivazione’ di specie adatte.
Ancora oggi quindi la situazione economico-sociale è caratterizzata da condizioni di vita molto
povere ed essenziali, che determinano in generale per gli abitanti, l’impossibilità di soddisfare
adeguatamente le proprie ‘necessità-base’.
Affiancandosi con una azione importante a quella del governo, la Chiesa locale, attualmente
guidata da mons. Maluma, vescovo sempre molto vicino alla gente, è fortemente impegnata in
programmi di promozione umana specie nel campo della istruzione/formazione professionale,
sanità di base – la Diocesi possiede e gestisce 2 ospedali e 15 tra Health Centers e Dispensari -, e
animazione di progetti produttivi agricoli in forma cooperativa. Lo sforzo è sostenuto in vario modo
anche da iniziative di Cooperazione.
Si promuove, a sostegno delle Parrocchie, e poi diffondendola tra la gente dei villaggi, la
coltivazione del the, in varietà e con qualità di risultati, tali da essere accettata dalle fabbriche per il
ritiro. Opportunità di lavoro interessante, e svolta in spirito responsabile e solidale.
La diffusione nel territorio di queste iniziative rappresenta, tra l’altro, un fondamentale contributo ad
arginare il fenomeno dell’inurbamento, per ora ancora non troppo grave – che non può che creare
un insieme di sradicati privi di reali prospettive di vita – puntando piuttosto a cercare di sviluppare
le potenzialità in loco, nell’ambito di una struttura sociale ancora assai tradizionale, non priva di
vincoli e contraddizioni, ma anche di valori da far crescere e su cui costruire.
La vita quotidiana delle opere di promozione umana, dipende comunque ancora molto dall’aiuto
esterno. Aiuto per assicurare vita alle opere – dare un pasto giornaliero ai bambini negli asili,
aiutare poveri e ammalati con alimenti, medicinali e materiale sanitario, attuare iniziative volte ad
aumentare estensione e produttività dell’agricoltura. Aiuto per allargarne, costruirne di nuove.
Un programma di iniziative
Il programma di attività, avviato anche con il sostegno del Sermig di Torino, si articola attorno a tre
necessità ovunque fondamentali:
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- Disponibilità di acqua sicura per il consumo umano;
- Sviluppo agricolo diffuso, e riforestazione;
- Disponibilità di energia a condizioni di cui la gente possa beneficiare.
Il metodo è sempre promuovere iniziative di autosviluppo, in cui la comunità locale si trovi
direttamente protagonista e responsabilizzata; curando in particolare la partecipazione delle
donne, con piena loro rappresentanza decisionale. E al contempo la crescita delle capacità delle
comunità nelle necessarie competenze tecniche e gestionali.
Padre Innocent Ngaillo e la nuova parrocchia di Mkiu
Padre Innocent Ngaillo è un sacerdote della Diocesi di Njombe, sulla cinquantina, che ha al suo
attivo una grande esperienza sia pastorale, che nel campo degli interventi di promozione umana.
In campo pastorale ha ricoperto diversi incarichi, tra cui la responsabilità del Seminario Minore.
La Diocesi da molti anni è sempre stata molto propulsiva nel costruire comunità tra la gente,
attorno anche ad interventi che la chiamano in causa tanto offrendo opportunità, quanto
responsabilizzandosi attorno ad esse; Padre Innocent ne è stato e continua ad esserne uno dei
protagonisti. Anche in collaborazione e a servizio delle iniziative di altri sacerdoti della Diocesi, cui
ha dato un supporto nell’elaborare e gestire iniziative di successo, cui abbiamo anche avuto
opportunità di collaborare.Il suo è stato un ruolo importante in molte iniziative, in particolare nel
campo della formazione.
E’
stato
una
quindicina di anni fa
in prima persona
responsabile della
realizzazione della
Scuola Secondaria
di Kilocha – la prima
in tutto questo vasto
territorio, nata per
iniziativa
della
Diocesi -,
col ruolo di formare
tecnici in diversi
ambiti – meccanica,
falegnameria,
chimica,
agronomia…
Fondamentale è la
cura che gli allievi,
che vengono dal
capoluogo come dai
villaggi del distretto,
non perdano mai
contatto
con
l’ambiente da cui provengono – chi accede al privilegio dell’istruzione è spesso indotto a elevarsi in
una condizione ‘diversa’ – ma anzi mantengano bene il riferimento a quelle che sono le necessità
della vita della gente in questo ampio territorio, affinché le loro competenze vadano poi a servirle
nei ruoli che potranno ricoprire, con professionalità ed efficacia.
Le strutture della scuola di Kilocha sono un esempio di come, nella semplicità, si possa avere una
struttura funzionale, e secondo standards moderni, benché, come sempre, autorealizzata, dalla
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produzione dei mattoni, alla messa in opera, alla produzione dei serramenti presso la falegnameria
ivi installata, alla installazione dell’impianto fotovoltaico per l’illuminazione ed alcune altre utenze,
alla realizzazione del laboratorio di chimica, etc.
La scuola è anche un centro di sperimentazione e di irradiamento di tecniche e iniziative nel
campo dell’agricoltura e dell’allevamento.
Tecniche
relativamente
semplici, adatte ad
essere assimilate e
diffuse nei villaggi,
realizzazioni
sempre a basso
costo, senza creare
dipendenza da input
esterni, ma piuttosto
valorizzando risorse
locali promuovendo
la
capacità
di
valersene
in
maniera efficiente.
E’ stato innanzitutto
realizzato un ampio
vivaio di specie
arboree locali, per
metterle a dimora
sia
come frutteto, che
in ampi programmi
di
riforestazione,
che si sono dimostrati molto proficui sia per l’equilibrio ambientale, che come coltivazione a reddito
del bosco.
Il territorio dove sorge la scuola, come un po’ tutto quello dei tre Distretti cui la Diocesi corrisponde,
è un vasto altopiano di altezza ben superiore ai 1000m, e clima relativamente umido, e temperato
nella stagione invernale. Una sfida per il futuro prossimo è già oggi rendere più efficiente l’utilizzo
del legno sia per la cucina che per scaldarsi nella stagione più fredda.
Di particolare successo, e ampiamente replicato nel territorio, è stato l’avvio della piscicoltura.
Condotta con specie locali – il Tilapia del Nilo in particolare – ha permesso di conseguire risultati
molto interessanti, come fonte a basso costo di proteine animali per una dieta mediamente
piuttosto povera.
Anche negli altri allevamenti sono state introdotte innovazioni che possono apparire semplici, ma
molto importanti per elevare ad un livello più razionale e produttivo tecniche tradizionali ormai non
più sostenibili in quella forma.
A livello di Diocesi, si è molto impegnato nella realizzazione di un ambizioso progetto: diffondere
tra le famiglie contadine dei villaggi entro un raggio di trenta-quaranta km dall’impianto di
trasformazione, la coltivazione del the, come coltura a reddito.
Fino a una decina di anni fa, la coltivazione era limitata ai tea gardens direttamente gestiti
dall’industria che lavora poi il prodotto. La Diocesi si è guadagnata un rapporto stabile con essa,
apprendendo le tecniche e realizzando un vivaio di piante di qualità adeguata; queste vengono poi
utilizzate per coltivazioni da parte delle parrocchie – che così ricavano qualcosa per il
sostentamento delle loro opere – e poi delle famiglie contadine, coinvolte così non solo come
braccianti, ma direttamente come produttori, formati, e agevolati poi nel conferimento del loro
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prodotto, a condizioni sempre modeste ma un po’ più vantaggiose. In molti casi il solo ‘reddito
monetario’ percepito, che consente, nel caso, di acquistare un farmaco necessario, piuttosto che
espandere un po’ il proprio lavoro con qualche piccolo investimento.
Nel complesso tutte iniziative che, con un lavoro paziente di diffusione ed assimilazione nei
villaggi, rappresentano nell’immediato futuro la chiave di un incremento di produttività e fiducia che
consenta finalmente una migliore sicurezza alimentare, e quel sia pur piccolo surplus di risorse che
renda più facile accedere stabilmente alla scuola, presidiare la salute, espandere il proprio ambito
di attività.
Padre Innocent ha eseguito nel tempo diversi incarichi di responsabilità nella Diocesi, contribuendo
ad organizzare molteplici attività. In questo tempo è, tra l’altro, coinvolto a fondo nella realizzazione
del ‘Politecnico’ a Njombe col contributo significativo di cooperanti italiani, complemento,
evoluzione e ampliamento delle strutture di formazione finora esistenti.
In altri casi la sua esperienza è stata messa a disposizione di interventi anche altrove, come l’avvio
un paio di anni fa, di una estesa piantagione di canna da zucchero nella zona di Morogoro.
Nell’insieme, la sua figura, per l’esperienza via via maturata, la capacità nella gestione con serietà
di rapporti autentici in cui i beneficiari si chiamano sempre in causa per mettere in gioco la loro
volontà di responsabilità, è stato, e certo continuerà ad essere, elemento chiave per poter
sviluppare nel tempo iniziative di cooperazione, ad ogni livello.
Mkiu: una nuova Parrocchia, una nuova speranza
Un anno fa, il Vescovo Mons. Maluma ha affidato a padre Innocent la cura diretta della nuova
Parrocchia di Mkiu.
La località si trova in una zona un settantina di km sud ovest di Njombe, territorio molto bello, di
valli e monti, quanto anche ancora isolato, causa anche strade non solo sterrate ma decisamente
poco praticabili. Causa prima di condizioni di vita arretrate, comuni a tutto il territorio circostante,
anche rispetto ad altre parti del territorio della Diocesi nel suo insieme.
A una trentina di km di distanza, verso l’interno, la Diocesi ha realizzato e gestisce l’ospedale di
Lugarawa, unico reale presidio sanitario per un raggio assai vasto di utenza.
Assieme al ruolo di pastore per la comunità dei fedeli, come sempre in queste realtà, il sacerdote
ha anche quello di mettersi a disposizione dei bisogni della vita della sua gente, di aiutarla in primis
a prendere coscienza e responsabilizzarsi in spirito di solidarietà verso il bene comune. E quindi, di
promuovere ogni iniziativa assieme a loro per migliorarne le condizioni di vita, promuovendo
dignità, una coltura di consapevolezza e valori, nuove opportunità per piccoli e grandi, per
presente e futuro.
Alla sua consacrazione, la nuova Parrocchia disponeva dell’”essenziale”: la Chiesa, e una casetta
per il sacerdote e le sue attività.
Appena insediato, padre Innocent ha iniziato a completare l’esistente, per poi avviare altre opere.
Il luogo beneficia di una provvidenziale disponibilità di buona acqua, bene la cui disponibilità
appunto è alla base di ogni possibile iniziativa, e quindi la cui captazione è stata la prima priorità.
Mediante un piccolo acquedotto ‘a caduta’ è stata convogliata una buona quantità da una sorgente
esistente a solo un km circa di distanza. Su questa risorsa è stato quindi possibile iniziare a
costruire altro.
Di per sé, la Parrocchia, come le altre, non ha possibilità di un effettivo sostegno dalla Diocesi, che
dedica le sue magre risorse alle opere di servizio – ospedale, dispensari, scuole come priorità.
Deve quindi ‘autoprodurre’ il suo stesso necessario, e quanto necessario per le sue opere con la
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gente. Il che diventa come sempre anche occasione per sperimentare e diffondere, piccole e
grandi innovazioni di tecnica, di metodo, di conoscenze: che nel tempo faranno la differenza.
Dare nuove prospettive, migliorare le condizioni di vita, la dignità della vita: innanzitutto crescendo
come persone con nuova consapevolezza e nuove capacità di sviluppare le potenzialità locali, e
facendo crescere tra loro una comunità, solidale per un bene comune, e che si fa carico di chi si
trova in condizioni di maggiore vulnerabilità.
Così, nel breve tempo intercorso, è iniziata la frutticoltura intensiva, con centinaia di meli prima a
vivaio e poi messi a dimora.
Allo stesso tempo alcuni piccoli allevamenti, ma con strutture semplici e razionali che li proteggono
e che ne massimizzano i risultati.
E’ stato anche installato, in locali in costruzione, un piccolo laboratorio di falegnameria, da
ampliare e attrezzare poi in maniera più completa. Nel frattempo è già al lavoro per
l’autoproduzione di arredi e serramenti.
Un inizio: i laboratori dovranno crescere, e intanto dovrà sorgere una scuola materna per i bambini
della zona, un doposcuola per quelli che già sono alle primarie, la possibilità di accoglienza per
qualche persona, e tutto quello che opportunità ed esperienza potranno suggerire.
Il Progetto
del Sermig
Sostegno alla
nuova
Parrocchia di
Mkiu
e alle sue
opere
a
servizio della
gente
del
luogo
Il
progetto
in
specifico promosso
dal Sermig nel
corso del 2014
consiste nell’invio a
Njombe
di
un
container
di
materiali,
utili
all’insediamento delle opere della nuova Parrocchia di Mkiu, e anche destinate a sostegno di altre
opere della Diocesi di Njombe.
Il container in oggetto sarà un 40’ (circa 70mc) e conterrà un insieme di materiali da una parte
importanti per le realizzazioni, dall’altra di valore tale da rendere il rapporto costi/benefici dell’invio
altamente vantaggioso rispetto all’acquisto in loco dei materiali stessi.
La realtà del Tanzania oggi è che nella capitale, e in alcune delle principali città, è certo possibile
approvvigionarsi di materiali tecnologici anche di primari produttori, a costi non di molto superiori
rispetto a quelli praticati in Italia.
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Tuttavia, una delle attività che svolgiamo con costanza da molti anni è proprio la raccolta di
materiali, in particolare materiali ‘tecnici/tecnologici’, idonei a portare ancora e per un tempo
adeguatamente lungo, congrui benefici ai progetti cui sono funzionali.
Materiali che possono essere oggetto di dono da parte delle ditte produttrici o che li
commercializzano. Ovvero materiali dismessi, ma che possono tuttavia, con una completa e
approfondita revisione, servire ancora a soddisfare adeguatamente bisogni in diversi ambiti.
Questo tipo di impegno ha affiancato il nostro lavoro da lungo tempo, e i frutti non sono mancati, e
sono oggetto di molte richieste da parte dei nostri partners.
Da tempo è un impegno ancora più importante, perché la progressiva flessione delle risorse
destinate alle iniziative di sviluppo umano, consente di sostenere solo alcune tra le tante necessità
che certo esistono e che sono oggetto di iniziative; forzando a lasciare da parte anche quelle che
comunque avrebbero una loro marcata priorità a fronte del beneficio che possono recare.
D’altro canto, le opportunità per l’invio di materiali sono ridimensionate dalla difficoltà di poter dar
luogo al loro sdoganamento in sicurezza, e soprattutto senza pretestuosi e insensati oneri da parte
delle autorità doganali. Anche solo ritardando pretestuosamente i tempi di sdoganamento, si
possono generare pesanti oneri derivanti dalla sosta in porto del container, e dal decorrere del suo
affitto.
In questo senso, il Tanzania è una delle poche destinazioni ancora praticabili.
Chiaramente, la spedizione richiede una dettagliata conoscenza dei requisiti richiesti, ad esempio
in termini di documentazione del carico etc., e un proattivo contributo in loco per seguire le pratiche
di arrivo, sdoganamento, e inoltro a destino del container.
In questi ultimi anni, gli invii sono proseguiti, complessivamente con successo, da parte di diverse
organizzazioni con cui collaboriamo in varia forma – anche mettendo a disposizione materiali. E
sono chiaramente esperienze che vengono costantemente condivise in spirito di mutua
collaborazione.
A ciò si affianca l’esperienza dello stesso Padre Innocent, e della Diocesi, che curano appunto di
avere valide collaborazioni professionali per l’espletamento delle pratiche in loco, e, prima ancora,
per la verifica ed eventuale aggiornamento di tutti i requisiti e contenuti della documentazione da
produrre.
I materiali
I materiali richiesti, in larga parte già procurati, sono tra quanto risulta importante per le necessità a
Mkiu, e in altre iniziative della Diocesi.
In buona parte, si può dire strumenti tecnici/tecnologici in grado di portare una innovazione nel
contesto locale, un supporto valido per le iniziative nel loro insieme.
-Energia
Verrà inviato un impianto fotovoltaico da 10KW di potenza, in grado di alimentare molteplici
utenze: illuminazione per incontrarsi, studiare, alimentare macchine utensili, un po’ di
refrigerazione (conservazione anche di farmaci, vaccini…). Le batterie verranno acquistate in loco.
Come backup per emergenze, verrà anche inviato un generatore diesel, di medio-piccola potenza,
recuperato.
-Laboratori
Si completa l’attrezzatura per il laboratorio di falegnameria – alcune macchine e ulteriori utensili -,
e si realizza un piccolo laboratorio di carpenteria con alcune macchine utensili dedicate.
Per Mkiu e per la Diocesi, si invieranno laboratori di taglio e cucito – con macchine di vario genere:
da quelle a pedali, a quelle elettriche, a quelle di tipo industriale. Inclusi modelli adattati in
particolare per l’uso da parte di ragazze che non hanno l’uso delle gambe, per poter offrire
opportunità di reddito anche a persone afflitte da handicap, che in queste realtà hanno scarsissime
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opportunità.
Principalmente per le iniziative della Diocesi – Politecnico di Njombe, scuola di Kilocha, strutture e
missioni – verranno inviati una trentina di personal computers, recuperati: modelli relativamente
recenti, con adeguata configurazione e ben performanti. Anche qui non la modernità fine a se
stessa, ma uno strumento di lavoro in più di cui valersi, anche per una migliore efficienza e rendere
possibili nuovi servizi. Oltre che per una formazione ormai richiesta agli studenti.
-Attrezzature a sostegno di attività di generazione reddito
Da attrezzi e materiali agricoli, a ferramenta. Tra i laboratori, saranno incluse anche un insieme di
macchine da cucire di tipo industriale, per l’avvio di una specifica iniziativa imprenditoriale.
-Attrezzature e materiali per la scuola
Vari materiali, che in loco hanno un costo sovente proibitivo per la maggior parte delle famiglie:
quaderni, penne, matite. E lavagne.
Bici per insegnanti e catechisti, per ridurre il tempo necessario a visitare i villaggi più decentrati,
aumentando così la frequenza delle visite.
-Costruzioni
Due macchine per la produzione di mattoni in terra cruda stabilizzata – terra argillosa e una quota
di cemento; innovazione importante, in presenza di terra idonea, per poter produrre mattoni di
qualità, senza la necessità di bruciare grosse quantità di legna, risorsa a rischio scarsità.
Piastrelle per locali da adibire a presidio sanitario; sanitari.
Nel loro insieme quindi, strumenti e materiali direttamente a supporto di specifiche realizzazioni, in
corso o in avanzato progetto.
Sostenibilità
La finalità di questa iniziativa è certamente di agevolare, in una certa misura rendere possibile, la
realizzazione di un progetto principalmente, ed altri ancora, nello stesso territorio.
Progetti di sviluppo comunitario, tecnico, formativo, economico… e alla base di tutto, umano e
spirituale.
E’ un intervento quindi per dare sostenibilità: direttamente fornendo strumenti e materiali, il cui
acquisto rappresenterebbe un onere assai difficile da affrontare, anche nel futuro prevedibile;
indirettamente, e nel tempo, fornendo strumenti a servizio di attività di generazione reddito già
individuate e studiate, di miglioramento della produttività di attività già avviate. Come visto, dalla
autogenerazione di risorse, ossia dai risultati delle attività a reddito intraprese, dipende
nell’immediato larga parte delle possibilità di avvio e continuità delle iniziative a favore della gente
del luogo, della sua vita e della sua dignità. Le iniziative che beneficeranno dei materiali inviati
sono fortemente orientate su questa base.
Iniziative il cui successo è agevolato da due essenziali fattori: sono nate dalle necessità della
gente coinvolta nel promuoverle e nel definirle, e dalla esperienza maturata da parte di persone
che stanno spendendo la vita, con dono e con intelligenza, al servizio della comunità.
Referente per il Sermig:
Mauro Palombo
+39.348.6546906
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