L`Informatore V.1-N.4
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L`Informatore V.1-N.4
Endodonzia con successo prevedibile: Il millennio della guttaperca calda Gary D. Glassman, DDS, FRCD (C) Kenneth S. Serota, DDS, MMSc La guttaperca è un polimero unico che diventa naturalmente termoplastico, prodotto dalle foglie del Palaquim Oblongiflolium Burck, un albero originario dell’Arcipelago malese: Indonesia, Malesia e Filippine. Introdotta in odontoiatria da Hill nel 1848, è stata utilizzata per un’enorme quantità di metodi di otturazione che utilizzano solventi e calore.1-4 Il concetto di utilizzare il suo potenziale reologico (scorrimento) per mezzo del calore e della pressione manuale è stato raccomandato da numerosi ricercatori.5-7 Come riportato da Schilder,8 l’“onda” di condensazione della guttaperca verso l’apice, usando un’applicazione alternata di calore e pressione verticale, ha come risultato un’otturazione dei forami accessori e dei vari forami più facilmente che con le altre tecniche disponibili. La microscopia elettronica a scansione di canali detersi e sagomati in maniera ottimale mostra lo stretto adattamento della guttaperca alle pareti canalari a 3 mm dal termine apicale. È stata dimostrata una buona interfaccia tra dentina, cemento e guttaperca fino a due millimetri dall’apice. Lo spessore del cemento varia da 40 a 100µm.9 La capacità del calore e della pressione di plasmare i materiali termoplastici all’interno di configurazioni predeterminate è stata dimostrata da lungo tempo per scopi biomedici e industriali.10 La capacità di scorrimento che acquista la guttaperca dentale dopo la sua iniezione allo stato plastico è stata riportata da Yee e coll.11 Marlin e coll. hanno sviluppato un prototipo per iniettare la guttaperca eliminando tutti quei problemi che rendevano il processo di iniezione clinicamente inaccettabile e poco pratico.12 Oggi sono commercialmente disponibili numerosi sistemi che utilizzano le proprietà termoplastiche della guttaperca. Pag. - 24 Tutti i materiali termoplastici sono compattabili. In assenza di calore, la guttaperca può essere compattata dal 4 all’8 per cento quando condensata con spreader o plugger durante la fase di otturazione di una terapia canalare. Quando la guttaperca termoplastica si raffredda, si contrae; tuttavia, dopo che è stata compressa durante la condensazione, essa ritornerà alla sua originale configurazione (fenomeno del rigonfiamento della matrice - effetto Barus). 13 Il risultato finale di queste forze suggerisce che virtualmente non si verifica alcuna contrazione se la guttaperca resa plastica dal calore viene condensata durante la fase di otturazione. I canali riempiti con guttaperca riscaldata, che viene poi compattata e compressa, avranno un sigillo più accurato e preciso, meno facilmente soggetto ad infiltrazione rispetto ad uno creato con un cono master posizionato senza essere riscaldato, compattato e condensato.14 L’attuazione del sigillo di tutte le porte di uscita è il primo obiettivo biologico della terapia endodontica. Eliminando le vie di comunicazione esistenti tra la cavità orale e il parodonto, in cui il sistema di canali radicolari è il vettore biologico, si può assicurare la guarigione dei tessuti periradicolari patologicamente alterati. Un’accurata detersione biomeccanica e disinfezione del sistema di canali radicolari è essenziale prima di procedere con l’otturazione. L’aggiunta degli ultrasuoni, l’efficace uso delle soluzioni irriganti e degli agenti chelanti e la sofisticazione della metodologia della detersione e della sagomatura hanno permesso il raggiungimento di questo obiettivo.15 Questo articolo prenderà in esame la tecnica di Schilder della condensazione verticale della guttaperca calda e l’utilizzazione dell’Obtura IITM per l’iniezione L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 della guttaperca (Obtura Corp., Fenton, MO.) come mezzi per ottimizzare l’otturazione tridimensionale di uno spazio canalare adeguatamente preparato. Il concetto della condensazione verticale della guttaperca termoplastica coinvolge l’uso di forze controllate non diverse da quelle usate per posizionare l’amalgama all’interno di una cavità. Il condensatore viene immerso nel centro della massa del materiale reso plastico dal calore, ritirato, e la compattazione viene effettuata in maniera circonferenziale, non diversamente da come si lavora la pasta del pane. L’onda di compattazione procede inizialmente in direzione coronoapicale. La profondità della compattazione in direzione apicale, diversamente da quanto accade nella condensazione laterale, è non più di pochi millimetri per volta. Il materiale viene reso plastico dal calore, rimosso in maniera incrementale e compattato in direzione apicale per creare un tappo apicale denso ed omogeneo. È questa differenza rispetto alla tecnica di condensazione laterale, dove l’otturazione viene diretta in senso apico-coronale, che deve essere apprezzata da chi inizia ad utilizzare questa tecnica. L’obiettivo è quello di catturare con il plugger la massima quantità di guttaperca ammorbidita dal calore e di spingere il materiale in direzione apicale senza minimamente toccare le pareti dentinali. Come è stato detto prima, è questa componente verticale di condensazione che previene la retrazione del materiale dalle pareti via via che la massa si contrae raffreddandosi. L’armamentario per la condensazione verticale della guttaperca ammorbidita dal calore consiste in una serie di plugger (gli anteriori sono lunghi 25 mm, i posteriori sono lunghi 20 mm) con tacche ogni 5 mm. Le misure variano da un n°8 (corrispondente approssimativamente al diametro di una lima n° 40) ad un n°12 (della larghezza di una lima n°150), con le mezze misure intermedie. È essenziale che i condensatori usati vengano tarati per evitare che inavvertitamente essi si impegnino contro le pareti canalari, con il rischio di fratture radicolari. Una fonte di calore elettrica è essenziale così come lo è l’uso di coni di guttaperca non standardizzati e del cemento canalare Pulp Canal SealerTM della Kerr (Sybron Corp., Romulus MI). In passato un portatore di calore in metallo modificato veniva riscaldato su di una fiamma a gas. Il problema ad esso connesso era che la perdita di calore che si aveva durante il trasferimento dello strumento dalla fiamma al canale radicolare e il contatto con le pareti canalari poteva portare inavvertitamente a far aderire il cono al portatore di calore e conseguentemente poteva causare la sua rimozione. Oltre a ciò, la presenza di una fiamma a gas contribuiva ad aumentare l’ansia del paziente. L’Analytic Technology (oggi Analytic Endodontics, San Diego, CA) ha introdotto un innovativo portatore di calore elettrico che è sicuro e facile da usare in modo controllato e non pericoloso. I portatori di calore in acciaio inossidabile, riscaldati dall’interno, concentrano il calore all’estremità della punta. L’attivazione dell’unità poco prima di entrare nello spazio del canale radicolare elimina le scottature accidentali e assicura un’applicazione di calore costante durante la rimozione incrementale della guttaperca. Dei modelli disponibili gli autori preferiscono il Touch’n HeatTM Modello 5004 (Fig. 1). La sua misura e la sua trasportabilità lo rendono poco ingombrante nell’area lavorativa. Inoltre, possiede una batteria la cui carica garantisce 45 minuPag. - 25 1997 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Gary D. Glassman, DDS, FRCD(C) si è laureato presso la University of Toronto, Faculty of Dentistry nel 1984 e si è specializzato in Endodonzia presso la Temple University. Autore di numerose pubblicazioni, il Dr. Glassmann è insegnante ed istruttore nella Scuola di Specializzazione in Endodonzia della University of Toronto, Faculty of Dentistry. Membro del Royal College of Dentists of Canada, è Past President del H.M. Worth Radiology Study Club ed è attualmente il coordinatore dei programmi di Endodonzia della Ontario Dental Association. Il Dr. Glassmann ha lo studio privato a Toronto, Canada, dove esercita l’attività limitatamente all’Endodonzia. ti di autonomia. Un interruttore di disattivazione sul pannello di controllo evita scottature accidentali mentre si cambiano le punte e la scarica della batteria quando l’unità non è in uso. Un reostato sul pannello di controllo dell’unità permette l’aggiustamento dell’intensità del calore. La regolazione dell’applicazione di calore è facilitata da un nuovo interruttore ad anello omnidirezionale, che può essere attivato con la pressione delle dita rivestite dai guanti. È disponibile una grande varietà di punte autoclavabili che in pratica consentono l’uso dello strumento in ogni dente della bocca. Una nuova punta disegnata a cucchiaio facilita la rimozione della guttaperca dalla camera pulpare ed è ideale per sezionare la guttaperca all’imbocco del canale. Punte addizionali sono applicabili per il test di vitalità pulpare e per eseguire lo Fig. 1 Il portatore di calore elettrico Touch’n Heat™ dell’Analytic Technology evita l’uso della fiamma per ammorbidire con il calore la guttaperca. I portatori di calore vengono riscaldati dall’interno con la più alta concentrazione di calore all’estremità della punta. Un reostato controlla la quantità di calore prodotta. Un interruttore ad anello omnidirezionale può essere attivato con la pressione delle dita rivestite dai guanti. Fig. 2 Per il Touch’n HeatTM è disponibile una grande varietà di punte. Oltre alle punte di diverse lunghezze e larghezze, esiste una punta per eseguire il test del caldo, una punta per sezionare i coni all’imbocco dei canali e uno spazzolino per eseguire lo sbiancamento. Pag. - 26 1 2 sbiancamento (Fig. 2). Il problema dell’effetto del riscaldamento sulla struttura dentale e sull’apparato di sostegno è stato valutato.16 Sia che la guttaperca venga resa plastica da un portatore di calore sia che venga riscaldata all’interno un sistema di iniezione come la siringa Obtura II TM (Spartan Corporation, Fenton, MO), si verifica comunque un gradiente termico in diminuzione rapida e contemporaneamente avviene una diminuzione volumetrica della guttaperca durante la sua ricristallizzazione. Per questo motivo è importante che durante il raffreddamento venga applicata una pressione verticale per compattare la guttaperca e compensare così la sua contrazione volumetrica.17 Alte temperature prolungate o ripetute esposizioni a guttaperca ad alta temperatura possono dare inizio a reazioni infiammatorie e a fenomeni di riassorbimento.18, 19 Questo effetto patologico è improbabile che avvenga grazie ai brevi tempi di applicazione del calore e/o dell’iniezione e all’abbassamento della temperatura del materiale durante l’iniezione iniziale e il rapido raffreddamento. La tecnica di condensazione verticale della guttaperca resa plastica dal calore richiede l’uso di coni di guttaperca non standardizzati piuttosto che standardizzati (in sequenza numerica). Per i denti anteriori la scelta dei coni è tra finemedium, medium o large. Per i denti posteriori, la scelta è tra coni fine e finemedium. Un millimetro apicale del cono viene rimosso per massimizzare la massa apicale della guttaperca. Il cono viene misurato 1 mm più corto rispetto alla costrizione apicale del canale preparato. Questo presuppone che la pervietà apicale sia stata mantenuta e non si sia realizzata nessuna alterazione della posi- PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Kenneth S. Serota, DDS, MMSc si è laureato presso la University of Toronto, Faculty of Dentistry nel 1973 ed ha ottenuto la specializzazione in Endodonzia ed il Master of Medical Sciences in medicina nucleare presso la Harvard-Forsyth Dental Center di Boston, MA. Nel 1981 ha ricevuto dall’American Association of Endodontists il Memorial Research Award per il suo lavoro di medicina nucleare eseguito su procedure correlate alla patologia dentale. È stato il coordinatore dei programmi di Endodonzia della Ontario Dental Association dal 1983 ed ha ricevuto il riconoscimento O.D.A. Award of Merit nel 1987 per il suo contributo dato al reparto della Continuing Education. Autore di numerose pubblicazioni, ha tenuto numerose conferenze in Canada e negli Stati Uniti. Il Dr. Serota ha lo studio privato a Mississauga, Ontario, dove esercita l’attività limitatamente all’Endodonzia. zione del forame principale. Indipendentemente dalla tecnica di otturazione usata, a meno che la costrizione apicale non rappresenti il più stretto diametro del canale, il cono master può essere inavvertitamente spinto nei tessuti periapicali. Il cono dovrebbe mostrare una certa resistenza quando lo si toglie dal canale; questo senso di resistenza (“tug-back”) è la prova principale che il canale radicolare è stato sagomato in maniera corretta. Una minima quantità di cemento viene introdotta nel canale preparato, utilizzando l’ultima lima che ha lavorato in apice o il cono di guttaperca, facendo attenzione ad applicarlo uniformemente lungo la superficie del terzo apicale del canale radicolare. La quantità di cemento usata nelle tecniche della guttaperca ammorbidita dal calore è considerevolmente minore rispetto alle altre tecniche, per ridurre la possibilità che il materiale da otturazione si riassorba ed abbia instabilità dimensionale e per ottenere un’otturazione che sia fatta principalmente di guttaperca e non di cemento. 20 Il cono precedentemente misurato viene gentilmente inserito e posizionato con un sottile strato di cemento sul suo terzo apicale (Fig. 4). Si deve evitare di generare un’eccessiva pressione idraulica applicando forze eccessive, allo scopo di evitare di estrudere il cemento attraverso le porte di uscita pervie. Sebbene biocompatibile, questa estrusione di cemento potrebbe causare un temporaneo disagio al paziente. La parte di cono che si sporge all’interno della cavità di accesso viene rimossa o con una delle apposite punte del Touch’n Heat. È essenziale che lo strumento sia abbastanza caldo da assicurarsi che il cono non vi rimanga attaccato e quindi venga inavvertitamente rimosso Fig. 3 Prova del Cono La forma conica e la maggiore massa coronale rendono i coni di guttaperca non standardizzati ideali per la tecnica di condensazione verticale della guttaperca calda. Per massimizzare la massa apicale, 1 mm apicale del cono viene rimosso prima del posizionamento definitivo. Il cono viene idealmente misurato 1 mm più corto rispetto alla costrizione apicale dello spazio canalare preparato. 3 4 Fig. 4 Posizionamento del Cono Per evitare l’estrusione eccessiva del cemento nel parodonto circostante, bisogna fare attenzione ad evitare di creare forze idrauliche durante il posizionamento del cono. Pag. - 27 Endodonzia con successo prevedibile: Il millennio della guttaperca calda dal canale (Fig. 5). In questa tecnica, la compattazione si inizierà con un plugger precedentemente tarato del n°10. La testa del plugger si appoggia sulla massima quantità di guttaperca resa plastica dal calore e il materiale viene così compattato in direzione apicale. Le spinte date durante le fasi di compattazione verticale sono corte (2 o 3 mm dirette apicalmente) e la sensazione che si avverte è simile a quella che si ha quando si compatta l’amalgama in una preparazione di I Classe. È importante che tutta la guttaperca venga rimossa dalle pareti del canale preparato e venga diretta al centro della massa ammorbidita dal calore, per evitare la formazione di vuoti (Fig. 6). Il portatore di calore viene quindi reintrodotto nella massa di guttaperca per una profondità di 3-4 mm e rimosso velocemente, permettendo così la rimozione dal canale di piccoli incrementi di guttaperca (Fig. 7). Via via che il processo viene ripetuto, la massa di guttaperca si muove progressivamente in direzione apicale mentre la temperatura della guttaperca che residua al di là della porzione rimossa aumenta in maniera controllata.20 Si passa quindi ad utilizzare il plugger di calibro 9 per compattare ulteriormente la guttaperca riscaldata nelle complessità del sistema dei canali radicolari (Fig. 8). È necessario lubrificare la punta del plugger con alcool o con la polvere del cemento per evitare che si attacchi alla massa di guttaperca ammorbidita dal calore. A mano a mano che la guttaperca viene condensata verticalmente attraverso la sua massa, si genera una componente di forze laterali che permettono l’otturazione dei canali laterali ed accessori, fornendo un’otturazione tridimensionale ed ermetica dello spazio canalare. Fig. 5 La rimozione della porzione coronale del cono che sporge nella cavità di accesso viene fatta con l’apposita punta (searing tip) o con un altro strumento riscaldato. Per assicurarsi che il cono non si “congeli” ovverosia non si attacchi al portatore di calore, la punta deve essere portata alla sua massima temperatura. Fig. 6 Condensazione verticale della guttaperca I condensatori pre-tarati vengono usati per catturare la massima quantità di guttaperca resa plastica dal calore. Il materiale intrappolato viene compattato in direzione apicale più o meno nello stesso modo in cui l’amalgama viene compattata in una cavità. Pag. - 28 5 6 L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 1997 Fig. 7 Il portatore di calore viene reintrodotto nella massa di guttaperca ad una profondità di 3-4 mm e subito fatto uscire. Come risultato della rimozione incrementale di guttaperca, per un breve periodo di tempo è documentabile un preciso incremento della temperatura della guttaperca, fino ad una profonfdità di circa 3-4 millimetri apicalmente. 7 9 8 10 Fig. 8 La lubrificazione della punta del plugger con alcool o polvere di cemento facilita la sua rimozione e previene un’inavvertita rimozione del cono. La condensazione verticale della guttaperca produce anche un vettore laterale, che spinge la guttaperca e il cemento nei canali laterali e accessori. Fig. 9 e 10 Un’onda alternata di calore e compattazione viene continuata fino ad arrivare a 4-6 mm dal termine apicale; a questo punto la massa apicale di guttaperca è in uno stato plastico che permette alla costrizione apicale di essere sigillata nelle sue tre dimensioni. Pag. - 29 Endodonzia con successo prevedibile: Il millennio della guttaperca calda Questo processo di riscaldamento e compattazione si continua poi utilizzando il portatore di calore elettrico e il plugger di calibro 8 fino a 4-6 mm dall’apice (Fig. 9 e Fig. 10). Sono disponibili anche dei plugger manuali appositamente progettati, che potrebbero essere necessari per condensare la guttaperca più vicino all’apice rispetto al punto in cui si è fermato il plugger tradizionale, per il grado di curvatura radicolare presente. A questo punto la porzione più Fig. 11 L’Obtura IITM, sistema per iniettare la guttaperca termoplastica, permette il posizionamento della guttaperca nello spazio del canale radicolare ad una temperatura di circa 97° C. Il gradiente di viscosità della guttaperca diminuisce rapidamente man mano che la guttaperca si raffredda alla temperatura corporea. 11 apicale è sigillata insieme con i canali ausiliari laterali e/o accessori. Viene quindi fatta una radiografia per confermare la posizione della guttaperca all’interno del canale e per valutare l’efficacia della fase corono-apicale dell’otturazione. La fase successiva apico-coronale richiede l’uso della siringa Obtura II TM, un sistema di iniezione della guttaperca termoplastica (Fig. 11). Nella maggior parte dei canali radicolari si utilizza un ago di calibro 23. L’ago viene posizionato all’interno del canale fino ad arrivare a contatto con l’aspetto coronale della massa apicale di guttaperca (Fig. 12). Si deposita quindi una piccola quantità di circa 5-6 millimetri di guttaperca all’interno del canale (Fig. 13). Appena la guttaperca estrude dalla punta dell’ago, la pressione di ritorno prodotta spingerà l’ago stesso fuori dal canale radicolare. Fig. 12 Gli aghi per la siringa Obtura IITM sono disponibili nei calibri 20 e 23. Nella maggior parte dei denti posteriori si può utilizzare l’ago di calibro 23, portandolo a contatto con la superficie coronale della massa di guttaperca. La maggioranza dei denti anteriori può accogliere un ago di calibro 20. Fig. 13 Iniezione della guttaperca termoplastica Via via che la guttaperca viene depositata nel canale, si produrrà una pressione di ritorno. L’ago viene forzatamente estruso dallo spazio canalare. È essenziale che l’operatore continui a iniettare man mano che l’ago viene rimosso dal canale, per evitare rimozioni involontarie della massa di guttaperca appena depositata, prima della sua condensazione. Pag. - 30 12 13 L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 Nel momento in cui si percepisce questa sensazione di spinta e mantenedo la pressione sostenuta sul grilletto della siringa, si rimuove l’ago dal canale. In questo fase si passa ad utilizzare plugger via via di calibro crescente, per assicurare la densità e l’omogeneità della massa di guttaperca (Fig. 14). Si continua l’iniezione di guttaperca termoplastica e la sua progressiva compattazione fino a che l’intero spazio canalare non è stato completamente riempito (Fig. 15). 1997 Conclusione In odontoiatria, e specificatamente nel campo dell’endodonzia, ci sono voluti quasi 150 anni per apprezzare le proprietà biomeccaniche della guttaperca. Gli ultimi due decenni hanno visto un nuovo sviluppo di tecniche e l’emergere di sistemi sofisticati per portare la guttaperca nel suo naturale stato termoplastico all’interno del sistema dei canali radicolari trattati. Traduzione dall’articolo originale Predictably successfull endodontics: The thermosoftened millennium Dentistry Today, 13, 4:82-85, 1994 Fig. 14 Condensazione verticale della guttaperca termoplasticizzata. Per evitare che si verifichi una contrazione volumetrica nella guttaperca che si sta raffreddando, è di importanza fondamentale eseguire una corretta compattazione verticale della guttaperca termoplastica. La fase di compattazione continua rapidamente per 6-8 secondi, fino a che non si avverte resistenza con i plugger. 14 15 Fig. 15 Otturazione tridimensionale del canale radicolare. Si raccomanda che lo spazio del canale radicolare sia riempito coronalmente fino ad includere il pavimento della camera pulpare, indipendentemente dal fatto che si intenda poi o no posizionare un perno. L’esistenza di canali laterali e accessori nel terzo medio e coronale dello spazio radicolare così come sul pavimento della camera pulpare è stata ben documentata. Se non si sono riempiti con il materiale da otturazione durante la fase corono-apicale dell’otturazione, è probabile che si riempiano durante la fase apico-coronale. Pag. - 31 Endodonzia con successo prevedibile: Il millennio della guttaperca calda BIBLIOGRAFIA 1) - Hill, A.: Hill’s stopping. Amer J Dent. Sci 1848, IX 1st series:82. 2) - Parmele, GL.: Eucalyptol and gutt-percha in root canals. 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Mounce, DDS Ed O’Mara, MD Hiroyoshi Nakamuta, DDSc Scott Barrett, DDS Lo scopo della terapia endodontica è rappresentato dalla detersione, sagomatura ed otturazione dell’intero sistema dei canali radicolari nelle loro tre dimensioni, con il completo sigillo di tutte le porte di uscita e con il sigillo coronale del dente trattato endodonticamente. Nonostante il fatto che ci siano stati dei notevoli progressi nella tecnologia e nelle tecniche di strumentazione e visualizzazione, capita ancora oggi di vedere dei fallimenti che avvengono per motivi che spesso lasciano perplesso anche il miglior clinico. La specialità in Endodonzia può a sua volta essere suddivisa in due sotto-specialità: la terapia endodontica non chirurgica ortograda e la terapia endodontica chirurgica. Quest’ultima comprende l’apicectomia, l’apicectomia con otturazione retrograda, la fistola artificiale, l’incisione per drenaggio, l’amputazione radicolare, l’emisezione, il reimpianto intenzionale, la terapia delle perforazioni, la biopsia ed il curettage apicale. Spesso questi interventi possono essere eseguiti abbinati tra loro. Per esempio, un molare superiore con una lesione combinata endo-parodontale potrebbe richiedere l’amputazione della radice mesiovestibolare, l’apicectomia con otturazione retrograda della radice Fig. 1a Sette mesi dopo il completamento della terapia endodontica questo molare inferiore ha sviluppato una radiotrasparenza periapicale ed è diventato sensibile alla percussione. Fig. 1b Sulla radice mesiale è stata eseguita l’apicectomia con otturazione retrograda mentre sulla radice distale è stata eseguita la sola apicectomia. Il microscopio operatorio ha permesso di visualizzare un istmo non deterso e non otturato tra i due canali della radice mesiale. Pag. - 34 1a disto-vestibolare con curettage apicale, il tutto nel corso del medesimo intervento. Questo articolo prende in esame le indicazioni e le controindicazioni specifiche per l’apicectomia con otturazione retrograda solo perché è l’intervento di endodonzia chirurgica più comunemente eseguito. Per quanto riguarda le indicazioni per tutti gli altri interventi di endodonzia chirurgica si rimanda ai numerosi testi e articoli esistenti in letteratura.1-3 Il trattamento endodontico ortogrado fallisce principalmente a causa di materiale infetto (frustoli di dentina infetta, batteri, residui pulpari, tossine, ecc.) rimasto all’interno del sistema dei canali radicolari (in spazi non detersi e non riempiti) dai quali si infiltra nell’apparato di sostegno del dente attraverso le porte di uscita (Figg. 1a, 1b). Inoltre la mancanza del sigillo coronale dopo una terapia endodontica rende possibile il passaggio di batteri all’interno dei canali e causa infezione con successiva formazione di ascessi in corrispondenza delle porte di uscita. Tali ascessi, esistenti in corrispondenza di una porta di uscita, vengono definiti “lesioni di origine endodontica”. L’apicectomia con otturazione retrograda non deve essere eseguita per tappare 1b L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 1997 Fig. 2a La terapia endodontica ortograda è sempre da preferirsi alla terapia chirurgica se vogliamo avere successo a lungo termine. 2a un’endodonzia approssimativa. L’apicectomia con otturazione retrograda infatti deve essere considerata come l’ultima alternativa terapeutica prima dell’estrazione. Prima di eseguire la chirurgia, inoltre, deve sempre essere tentata la terapia ortograda (Figa. 2a, 2b). È importante ricordare che l’apicectomia con otturazione retrograda si prende cura solo del terzo apicale del sistema dei canali radicolari. La microinfiltrazione coronale, la frattura coronale, gli spazi non detersi e non riempiti, i coni d’argento corrosi e tutte le altre complessità coronali esistenti al di sotto del terzo apicale vengono lasciate non trattate quando si esegue la terapia chirurgica e ovviamente ne influenzano la prognosi. Il posizionamento di un’otturazione retrograda al di sopra di uno spazio canalare non deterso e non otturato non impedisce l’infiltrazione di materiale infetto attraverso la più vicina porta di uscita o, col tempo, attraverso l’otturazione retrograda stessa. Al contrario, le possibilità di avere il successo a lungo termine aumentano notevolmente quando l’otturazione retrograda viene eseguita al di sopra di otturazioni canalari ben eseguite in guttaperca.4 La convenienza può essere un’indicazione relativa per l’apicectomia con otturazione retrograda, come diremo in seguito, ma un trat- 2b Fig. 2b Sulle due radici vestibolari è stata eseguita l’apicectomia con otturazione retrograda mentre sulla radice palatina è stata eseguita la sola apicectomia. tamento ortogrado correttamente eseguito è senz’altro da preferirsi alla chirurgia, come è già stato detto prima. Gli spazi lasciati vuoti, non detersi né riempiti all’interno di un canale radicolare sono il risultato della mancanza di una adeguata detersione biomeccanica, di una adeguata sagomatura e di una corretta irrigazione. Il terzo apicale della radice contiene il più gran numero di delta apicali, istmi, cul di sacco, improvvise curvature, canali laterali, biforcazioni, triforcazioni e porte di uscita, risultando così la zona radicolare più difficile da detergere, sagomare e irrigare correttamente. I canali radicolari i cui terzi apicali non sono stati correttamente detersi, sagomati, irrigati ed otturati ospitano una grande quantità di agenti patogeni che predispongono al fallimento della terapia. Lo scopo dell’apicectomia è quello di rimuovere questa porzione estremamente complessa dell’anatomia radicolare. La rimozione del terzo apicale infatti, insieme con l’otturazione retrograda, consente la rimozione delle sostanze tossiche dalla porzione più apicale del canale radicolare, permette una diminuzione della pressione infiammatoria e consente il posizionamento di una barriera biologica all’estremità radicolare che sigilla il sistema dei canali radicolari e impedisce Pag. - 35 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dott. Mounce si è laureato in Odontoiatria nel 1985 alla Northwestern Dental School e si è specializzato in Endodonzia presso l’Oregon Health Sciences University nel 1991. Ha scritto numerosi lavori ed ha tenuto conferenze negli USA ed in Giappone sull’utilizzo del microscopio operatorio. Il Dott. Mounce utilizza il microscopio operato- ogni ulteriore infiltrazione in direzione corono-apicale. Se un dente non rientra nei parametri sotto esposti di successo, ciò significa che è un candidato al ritrattamento, alla chirurgia o all’estrazione. Il successo di una terapia endodontica ortograda lo possiamo arbitrariamente definire come la mancanza di sintomi per un periodo minimo di due anni successivi al trattamento, senza dolore alla percussione, alla palpazione e senza mobilità eccessiva o addirittura in aumento. Inoltre, il dente deve essere normalmente funzionante e restaurabile. Una volta terminata la terapia inoltre non ci deve essere aumento di sondabilità e non deve residuare alcun gonfiore. Ogni tragitto fistoloso che esisteva prima del trattamento di un dente non vitale deve scomparire nel giro di qualche settimana. Dal punto di vista radiografico, se c’era una lesione questa deve diminuire di dimensioni entro mesi o anni fino a sparire del tutto. Quando la lesione inizialmente diminuisce di dimensioni ma non scompare mai del tutto, rimane una zona di radiotrasparenza attorno all’apice. È accettabile tenere queste lesioni sotto controllo se il paziente è asintomatico e l’esame obiettivo è nei limiti della norma, la lesione non aumenta Figg. 3 e 4 Una radiografia angolata ha messo in evidenza una cavità d’accesso errata e la presenza di numerose perforazioni. Pag. - 36 3 nuovamente di dimensioni e la funzionalità è buona. In alcuni casi può essere indicato inviare il paziente dallo specialista per rimuovere la lesione e farne un esame istologico, ma la necessità di ricorrere a tali esami deve essere valutata caso per caso. I criteri per una valutazione del genere non rientrano nello scopo di questo articolo. L’esame radiografico deve essere fatto in maniera adeguata per poter trarre il massimo delle informazioni, ovverosia il dente deve essere esaminato con tre angolazioni diverse, ortoradiale, mesiodistale e disto-mesiale. Un esame così scrupoloso può rivelare delle curvature nascoste, delle complessità o la presenza di lesioni che potrebbero non essere identificate con una sola angolazione. Le dimensioni della lesione non rientrano tra le indicazioni o le controindicazioni per l’apicectomia con otturazione retrograda; infatti utilizzando una tecnica chirurgica adeguata guariscono sia le grandi che le piccole lesioni di origine endodontica. Una certa cautela va usata per quanto riguarda le radiografie e la loro interpretazione. Le radiografie infatti devono essere utilizzate come ultima risorsa per fare diagnosi di successo o fallimento di una terapia endodontica, mentre la storia clinica deve rappresentare il fattore 4 rio dall’autunno 1992. Esercita la professione privata limitatamente all’endodonzia a Portland, Oregon. Per ulteriori informazioni, il Dr. Mounce può essere contattato al numero telefonico 503 231 1111, fax n°503 236 1616 o tramite internet alla casella e-mail: [email protected]. L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 decisionale primario. L’esposizione, l’angolazione, lo sviluppo, il contrasto e la sede anatomica sono tutti fattori che hanno un ruolo importante nell’influenzare l’interpretazione degli esami radiografici. (Figg. 3,4). Inoltre, le lesioni sono presenti radiograficamente solo se si è riassorbita una significativa quantità di osso. In altre parole, esistono molte lesioni da piccole a medie che non sono visibili radiograficamente. In conclusione, l’interpretazione radiografica non è priva di insidie. Uno studio divenuto ormai classico ha dimostrato che gli operatori che esaminavano gli stessi casi radiografici concordavano in meno della metà dei casi sulla valutazione successo/ insuccesso.5 Le indicazioni e le controindicazioni per l’apicectomia con otturazione retrograda possono essere relative o assolute e sono state classificate come segue. Indicazioni relative per l’endodonzia chirurgica Dolore Il dolore che non scompare entro un limite di tempo ragionevole dopo il completamento della terapia ortograda rappresenta un’indicazione relativa all’apicectomia con otturazione retrograda. Molti pazienti dopo una terapia endodontica non chirurgica accusano, tra gli altri possibili disturbi, un leggero fastidio alla masticazione che si protrae per alcuni giorni. Altre volte un dolore che dura per alcune settimane può essere considerato “normale” a seconda delle situazioni cliniche, ma la cosa importante che deve accadere è rappresentata dal fatto che il dolore diminuisce giornalmente fino a sparire del tutto. Il trauma occlusale scatenato da un restauro occlusale in sovraocclusione (una corona prov- visoria, un’otturazione in amalgama, etc.) deve essere preso in considerazione in caso di dolore postoperatorio alla percussione ed in assenza di altri sintomi. Tale trauma può simulare una lenta guarigione o il fallimento di una terapia ortograda. In situazioni del genere il semplice aggiustamento occlusale porta un immediato sollievo. Se la sensibilità aumenta di intensità, frequenza e durata dopo alcuni giorni o settimane dal completamento della terapia canalare, questo è il segno inquietante di un peggioramento dell’infiammazione periapicale che sta sopraffacendo le difese dell’ospite. La somministrazione postoperatoria di antinfiammatori non-steroidei o steroidei, a seconda dell’anamnesi del paziente e delle indicazioni cliniche, può aiutare a risolvere la situazione. Il dolore resistente a queste medicazioni e l’infiammazione postoperatoria che non si risolve, molto facilmente progredirà verso la formazione di un ascesso entro un certo periodo di tempo. La rimozione di osso al di sopra dell’apice per risolvere l’infiammazione acuta postoperatoria (fistola artificiale) in assenza di gonfiore può essere una valida terapia, anche se può essere discutibile l’opportunità di sollevare un lembo per rimuovere l’osso corticale sovrastante l’apice radicolare, senza passare alla fase successiva di sezionamento dell’apice e posizionamento di un’otturazione retrograda. Questo infatti può essere possibile, ma poco pratico dal punto di vista della gestione del paziente. In questi casi si deve prendere in considerazione ciò che è più conveniente per il paziente. Se il paziente accusa un acuto dolore in continuo aumento dopo giorni o settimane dal nostro trattamento, dobbiamo tenere presente che tale paziente è spesso stanco, ha perso lavoro, si è mal nutrito Pag. - 37 1997 L’apicectomia e l’otturazione retrograda: Quali sono gli obiettivi da raggiungere per ottenere il successo in Endodonzia Chirurgica. (Parte I) e può sentirsi estremamente a disagio sia a casa che sul lavoro. In questi casi, l’apicectomia con otturazione retrograda rappresenta un metodo pratico, rapido e dal risultato prevedibile per alleviare il dolore postoperatorio, quando questo non risponde in un lasso di tempo ragionevole alla terapia antidolorifica non chirurgica. Chirurgia esplorativa Il fallimento di una terapia endodontica ortograda può manifestarsi nonostante l’apparenza di una terapia adeguata. L’apicectomia con otturazione retrograda in questi casi può rivelare delle fratture radicolari prima rimaste non diagnosticate, o un’anatomia apicale complessa o l’esistenza di un problema non riconoscibile con la sola vautazione radiografica. La chirurgia fatta come ultima scelta può essere eseguita per determinare la causa del fallimento. Indicazioni assolute per l’apicectomia con otturazione retrograda Biopsia Non ci sono indicazioni assolute per l’apicectomia con otturazione retrograda, nonostante il fatto che tutto il tessuto esistente all’apice di una radice amputata dovrebbe essere sottoposto a esame istopatologico. I denti che mostrano radiotrasparenze periapicali non legate a strutture anatomiche, che preoperativamente si pensava essere il risultato di una polpa non più vitale e che nel corso di una terapia endodontica ortograda abbiamo trovato contenere all’interno la polpa vitale, dovrebbero essere sempre sottoposti a biopsia per escludere la presenza di un tumore che abbia dato metastasi e che simuli un granuloma periapicale o una cisti. Pag. - 38 Controindicazioni assolute per l’apicectomia con l’otturazione retrograda Mancanza di esperienza da parte del chirurgo Tutte le controindicazioni relative alla chirurgia dovrebbero essere indirizzate ad un chirurgo esperto. La manipolazione atraumatica dei tessuti molli e duri è di importanza fondamentale così come è essenziale avere un ottimo controllo del sanguinamento. Una buona manualità e quindi una buona esperienza si può acquisire solo seguendo dei programmi di specializzazione universitari e facendo pratica. Deve far parte del programma di insegnamento la risoluzione delle emergenze e delle complicazioni, come ad esempio del sanguinamento. Non basta aver visto delle videocassette, aver seguito dei corsi di fine settimana o aver letto dei testi o degli articoli solamente. Mancanza del consenso informato Il consenso informato è di importanza fondamentale. Come per tutte le altre terapie odontoiatriche, il paziente deve essere istruito riguardo l’intervento, le terapie alternative e gli eventuali rischi esistenti ed è necessario rispondere alle sue domande e fornire tutte le spiegazioni del caso. È necessario anche dare al paziente le informazioni specifiche riguardanti la prognosi e le sequele post-operatorie compresi eventuali lividi, gonfiore, dolore, danni ai denti adiacenti, sanguinamento, perforazione del seno, infezione e possibile anestesia temporanea o permanente. Dente non restaurabile In caso di grave malattia parodontale, l’apicectomia con otturazione retrograda L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 1997 Fig. 5 A causa della mancanza di supporto osseo questo premolare non è un candidato per l’apicectomia e l’otturazione retrograda. 5 7 può lasciare un rapporto corona-radice talmente sfavorevole da condannare il dente definitivamente (Fig. 5). I lembi sollevati in zone di malattia parodontale (trattata o non trattata) può solo accentuare ulteriormente la perdita di attacco parodontale. Dente trattabile o ritrattabile per via ortograda La terapia endodontica ortograda deve essere sempre tentata inizialmente e, come detto in precedenza, il ritrattamento è sempre indicato soprattutto quando la causa del fallimento può essere identificata e la terapia ortograda migliorata. La valutazione della fattibilità di una terapia ortograda o di un ritrattamento non chirurgico dipende dalla valutazione Figg. 6 e 7 La lima fratturatasi nel canale palatino di questo molare è stata rimossa con l’aiuto del microscopio operatorio e il dente è stato ritrattato per via non chirurgica. 6 8 9 Figg. 8 e 9 Il trauma subito molti anni prima ha causato la necrosi della polpa dell’incisivo laterale. I due incisivi centrali erano stati trattai al tempo dell’incidente. La radiografia preoperatoria mostra la totale assenza del canale radicolare. Il microscopio operatorio ha permesso di localizzare il canale e quindi di trattare il dente per via ortograda. La prognosi dell’incisivo centrale adiacente è sfavorevole. dei seguenti fattori, sia iatrogeni (Figg. 6, 7) che anatomici (Figg. 8, 9). Complessità iatrogene che influenzano la fattibilità di una terapia o di un ritrattamento ortogradi: - microinfiltrazione coronale; - canali radicolari non trattati ma sondabili; - canali radicolari grossolanamente sotto riempiti con presenza di pervietà al di là della esistente otturazione canalare; - gradini; - perforazioni; - strumenti fratturati; - cementi insolubili (alcuni cementi possono risultare insolubili a tutti i solventi oggi conosciuti); - trasporto del forame apicale; - intasamento del terzo apicale da fango dentinale; Pag. - 39 L’apicectomia e l’otturazione retrograda: Quali sono gli obiettivi da raggiungere per ottenere il successo in Endodonzia Chirurgica. (Parte I) - coni d’argento che non possono essere rimossi; - perni; - canali radicolari grossolanamente sovrariempiti ma al tempo stesso scarsamente preparati e non detersi; - continua presenza di sangue o di essudato all’interno del canale radicolare da sovra-strumentazione. Complessità anatomiche che influenzano la fattibilità di una terapia o di un ritrattamento ortogradi: - canali calcificati; - pulpoliti; - curve radicolari accentuate nelle tre dimensioni; - curve radicolari non sondabili; - apici immaturi; - bi-triforcazioni, anastomosi canalari, cul di sacco, canali laterali, canali della biforcazioni e delta apicali; Fig. 10 Microscopio operatorio Global completo di oculare per l’assistente. Figg. 11 e 12 Il microscopio operatorio e gli ultrasuoni hanno facilitato la rimozione di questi coni d’argento e il ritrattamento ortogrado Pag. - 40 10 11 - riassorbimenti radicolari; - fenestrazioni. Recentemente il Dott. Gary Carr di San Diego ha introdotto l’uso routinario del microscopio operatorio in endodonzia (Fig. 10). Con questo strumento il clinico può esaminare il terzo apicale dei canali radicolari, prendere visione chiaramente di molte complessità sia iatrogene che naturali e prendersi cura di molti di questi problemi per via ortograda. I microscopi operatori possono essere montati a parete, a soffitto o su di uno stativo da pavimento. Possono essere forniti di una sorgente luminosa esterna estremamente potente provvista di una luce allo Xenon. Tutti i trattamenti eseguiti sotto microscopio vengono fatti in visione indiretta attraverso gli specchi. I vantaggi derivanti dall’uso del microscopio operatorio nei ritrattamenti endodontici così come nelle terapie endodontiche sono enormi e hanno reso possibile la risoluzione di un’ampia gamma di problemi che prima avrebbero richiesto la chirurgia (Figg. 11, 12). Si rimanda il lettore ad alcuni articoli oggi esistenti sull’uso del microscopio operatorio.6-16 Quanti ritrattamenti devono essere tentati prima di fare la chirurgia? Quando il dentista o l’endodontista sono sicuri 12 L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 che la terapia ortograda non può essere minimamente migliorata e perdurano segni e sintomi, può essere indicata la chirurgia, pur con le restrizioni precedentemente elencate. di Akinosi (tecnica di anestesia per l’arcata inferiore da eseguirsi a bocca chiusa) può non dare, se usata da sola, una anestesia profonda quale occorre per eseguire la chirurgia. Controindicazioni relative all’apicectomia con otturazione retrograda Impossibilità ad eseguire una terapia ortograda La presenza di un perno moncone, di una corona in porcellana o comunque di un lavoro protesico esteso può indirizzare verso la scelta di una terapia chirurgica anziché di un ritrattamento ortogrado. Fattori economici e di convenienza possono rendere più attraente l’apicectomia con otturazione retrograda, ma essa da sola, senza il ritrattamento, non può prendersi cura della microinfiltrazione coronale, della carie esistente al di sotto delle corone, delle fratture coronali rimaste non diagnosticate, dei margini infiltrati e dei monconi ricostruiti in maniera inadeguata. Strutture anatomiche Strutture anatomiche come il canale mandibolare, il forame mentoniero, il forame palatino maggiore, il seno mascellare, il canale incisivo e la prossimità radicolare possono impedire l’accesso all’apice radicolare così come la linea obliqua esterna, il processo malare e una volta palatina piatta possono creare dei limiti all’intervento chirurgico. Una lunghezza radicolare inadeguata e la mancanza di osso corticale depongono anch’esse per una prognosi sfavorevole. Tumefazione fluttuante Una tumefazione fluttuante richiede la sua incisione per ottenere il drenaggio e di solito una terapia antibiotica. L’incisione di una raccolta fluttuante viene infatti eseguita allo scopo di fornire un drenaggio al pus che causa gonfiore e dolore. Dopo che il gonfiore è scomparso, si può eseguire l’apicectomia con otturazione retrograda. In questi pazienti è difficile, se non impossibile, ottenere una buona anestesia. In caso di raccolte purulente piccole o moderate, l’apicectomia può concorrere alla diffusione di microrganismi con il rischio di una ben più grave cellulite. Una limitata apertura della cavità orale non è di per sé una controindicazione alla chirurgia in quanto nella stragrande maggioranza dei casi l’apicectomia viene eseguita con i denti in occlusione. Può rappresentare un problema l’anestesia dell’arcata inferiore in quanto la tecnica Considerazioni mediche Le considerazioni mediche verranno prese in esame nella seconda parte del presente articolo. Conclusioni Grazie all’avvento del microscopio operatorio, l’Endodonzia ha subito dei drastici cambiamenti negli ultimi anni. Come risultato di tutto ciò, le indicazioni per l’apicectomia sono notevolmente diminuite mentre sono aumentate le possibilità di eseguire dei corretti ritrattamenti ortogradi. Avere una visione chiara di quando l’apicectomia con otturazione retrograda è indicata o controindicata comporta vantaggi sia per il paziente che per il clinico e aumenta le percentuali di successo della terapia chirurgica. Pag. - 41 1997 L’apicectomia e l’otturazione retrograda: Quali sono gli obiettivi da raggiungere per ottenere il successo in Endodonzia Chirurgica. (Parte I) Traduzione dell’articolo originale Root Resection and Retrofill: Defining Objectives to Achieve Surgical Success, Part I Dentistry Today, 14, 4:74-79, 1995 BIBLIOGRAFIA 1) - Leubke, R.G., et al: Indications and contraindications for endodontic surgery. Oral Surg. 18(1):97. 2) - Lin, L., et al: Periapical surgery of mandibular posterior teeth: Anatomical and surgical considerations. J. Endo. 9(11):496. 3) - Guttman, J. L.,Harrison, J.W.: Posterior endodontic surgery: Anatomical considerations and clinical techniques. Int. Endo. J. 18:8. 4) - Rud, J., Andreasen, JO.: A study of failures after endodontic surgery by radiographis, histologic and stereomicroscopic methods. Int. Oral Surg. 1972, 1:311-328. 5) - Goldman, et al.: Endodontic Success: Who’s reading the radiograph. Oral Surg. 33(3)1971, 432-436. 6) - Baumann, R.R.: How May the Dentist Benefit from the Operating Microscope? 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Tuttavia l’evidenza istologica5 suggerisce che la presenza dei due canali (il mesiovestibolare ed il mesiopalatino o quarto Figura 1a Una visione mesio-obliqua rivela l’ampiezza vestibolo-linguale della radice mesiovestibolare. Questo serve a pevedere ed apprezzare l’anatomia del sistema dei canali radicolari contenuti nel suo interno. Figura 1b Ricerche e studi clinici dimostrano che la radice mesiovestibolare contiene due canali in oltre il 70% dei casi, con frequenti anastomosi tra i due sistemi canalari. 1a 1b 2a 2b Figura 2a Un’angolazione disto mesiale mostra i due canali della radice mesiovestibolare riempiti, con porte di uscita apicali multiple e i coni in prova nei canali distovestibolare e palatino. Figura 2b La radiografia angolata in maniera convenzionale mostra l’otturazione appena eseguita. Le radiografie sproiettate danno una prospettiva importante e diversa del trattamento. Pag. - 6 L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 1997 3 4 5 Figura 3 L’ultimo pilastro ha subito l’amputazione della radice palatina e le radici vestibolari sono state trattate endodonticamente. Notare l’eccitante e complessa anatomia endodontica contenuta all’interno della radice mesiovestibolare. 6a canale) si avvicina ad un significativo 100%. Frequentemente questi sistemi comunicano lungo il loro percorso e terminano separatamente in due o più porte di uscita in oltre il 58% dei casi3, 4 (Figg. 2, 3). Per questa ragione, il clinico coscienzioso deve presupporre che tutti i primi molari superiori abbiano quattro canali fino a quando non si sia dimostrato il contrario. Meno frequentemente, ma occasionalmente, i primi molari superiori possono mostrare altri canali sovrannumerari nelle loro altre radici (Figg. 4, 5). È perciò essenziale eseguire la rimozione completa del tetto della camera pulpare, espandere le pareti assiali della cavità d’accesso ed esplorare con cura il pavimento della camera alla ricerca di imboc- 6b chi e quindi di sistemi di canali radicolari al di fuori della routine (Figg. 6a, 6b). Terminologia Guardando la cavità d’accesso verso la parete assiale mesiovestibolare, l’imbocco più largo, posizionato più vestibolarmente, più facilmente identificabile è chiamato canale mesiovestibolare (MBI). L’imbocco più piccolo, posizionato più palatalmente, più frequentemente dimenticato è chiamato canale mesiopalatino o quarto canale (MBII) (Figg. 7, 8). Localizzazione L’esperienza clinica e gli studi istologici rivelano che il quarto canale è comunemente localizzato entro il solco di sviluppo, approssimativamente su una Figura 4 Un primo molare superiore con 5 canali. Due canali sono presenti in ognuna delle radici vestibolari ed uno nella radice palatina. Figura 5 Un primo molare superiore con 6 canali. Due canali sono presenti in ognuna delle tre radici. Notare l’anastomosi tra il mesiovestibolare ed il quarto canale. Figura 6a Il microscopio operatorio consente una documentazione eccellente ed un ingrandimento di oltre 15x. Notare gli imbocchi dei tre canali presenti nella radice mesiovestibolare di questo primo molare superiore. Figura 6b L’otturazione rivela tre canali nella radice mesiovestibolare con una curvatura significativa del terzo apicale, una bifidità nel canale palatino ed un canale laterale significativo nel canale distovestibolare. Pag. - 7 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Ruddle è il fondatore e direttore dell’“Advanced Endodontics” uno dei pochi centri esistenti al mondo per l’insegnamento della microendodonzia, con sede in Santa Barbara, California, dove tiene corsi teorico-pratici. Il Dr. Ruddle è internazionalmente riconosciuto come uno dei massimi esperti nei vari aspetti dell’Endodonzia ed è universalmente stimato ed apprezzato per i suoi contributi dati come clinico, conferenziere e ricercatore. Figura 7 Una cavità d’accesso correttamente eseguita rivela un imbocco più largo posizionato più vestibolarmente. Il canale mesiopalatino spesso comunica con il mesiovestibolare attraverso uno stretto istmo. Figura 8 La fotografia eseguita dopo l’otturazione rivela un accesso rettilineo a tutti gli imbocchi. Il canale mesiopalatino è più piccolo e abbastanza palatale rispetto all’imbocco del canale mesiovestibolare, situato più vestibolarmente. 7 linea che unisce il canale mesiovestibolare con l’imbocco del canale palatino (figg. 9a, 9b). Per facilitare la localizzazione del quarto canale il clinico dovrebbe essere preparato ad estendere la cavità d’accesso mesialmente, a spese della cresta marginale mesiale. È utile ricordare che tutti gli imbocchi canalari hanno origine dal pavimento della camera pulpare e sono situati approssimativamente sullo stesso piano e che il clinico, per identificare il quarto canale, potrebbe aver bisogno di spostare la parete assiale mesiale della cavità d’accesso mesialmente piuttosto che cercare sul pavimento della camera pulpare in direzione apicale. Altre volte l’imbocco del quarto canale può essere dislocato lingualmente e addirittura essere situato lontano dall’imbocco del mesiovestibolare e più vicino all’imbocco del canale palatino. Quest’ultima situazione enfatizza l’importanza della creazione di un accesso completo e dell’eliminazione completa del tetto della camera pulpare. Identificazione Esiste tutta una serie di strategie che, se usate in combinazione, agevolano grandemente l’identificazione dell’imbocco del quarto canale. I concetti e le tecniche più utili comprendono: 1) Innanzitutto, credere, filosoficamente, che il quarto canale esiste, cosa che Pag. - 8 8 motiva il clinico ad attivarsi per cercarlo realmente.1-5 2) Se vogliamo che gli imbocchi vengano identificati di routine è assolutamente necessario eseguire una cavità d’accesso corretta e completa. La cavità d’accesso necessita di essere completamente privata del tetto e ampliata mesialmente a spese della cresta marginale mesiale nella regione del solco e cioè dell’imbocco. La “rifinitura” della cavità d’accesso elimina la sporgenza di dentina sovrastante, mettendo così in evidenza l’imbocco del quarto canale (Figg. 6-10). 3) Sondare in modo deciso l’istmo o il solco di sviluppo con una sonda. Le dita del clinico dovrebbero sbiancarsi per la pressione esercitata e il pollice dell’altra mano può aiutare nel dirigere le forze lungo l’asse della sonda, per forare il sottile tetto di dentina sovrastante. Le sonde devono essere spesso sostituite se le punte si rompono, così come le lime di misura più piccola vengono sostituite durante le procedure di detersione e sagomatura. 4) L’ingrandimento è un elemento assolutamente essenziale per identificare regolarmente l’imbocco del quarto canale. I clinici dovrebbero indossare occhiali telescopici, lenti ingrandenti o, idealmente, utilizzare il microscopio operatorio per visualizzare l’anatomia del pavimento della camera pulpare e imbocchi Ha recentemente completato le prime due videocassette di una nuova serie di video, intitolata “Ruddle on Retreatment”, ed ha attualmente in preparazione un Manuale di Endodonzia e dei nuovi video. Per ulteriori informazioni, il Dr. Ruddle può essere contattato al numero telefonico 805 964 8838, fax n° 805 965 8253 e può essere visitato al suo sito su Internet www.endoruddle.com. L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 canalari extra. L’“Urban Operating Microscope” (Global Surgical, St. Louis, MO) fornisce un’ impareggiabile illuminazione, ingrandimento, ottiche, ergonomia e la possibilità di aggiungere una grande varietà di accessori addizionali, compresi dei sofisticati sistemi di documentazione (Fig. 11). 5) L’illuminazione è importante almeno quanto l’ingrandimento ed è migliorata dall’utilizzo sia di manipoli a fibre ottiche che da guide luminose tenute dal- 1997 l’assistente in direzione vestibolo-linguale, sia sopra che sotto la diga di gomma. Le lampade a caschetto trasmettono una colonna di luce coassiale con la linea della vista dell’operatore, il che aumenta significativamente la sua visibilità. Il microscopio operatorio fornisce una luce ed un ingrandimento straordinari, dando al clinico una visione impareggiabile, il massimo controllo e la massima fiducia nell’identificare o nel cercare canali extra (Fig. 6-9). Figura 9a Una fotografia scattata a 12x rivela il canale mesiovestibolare ed il relativo solco. Uno strato di dentina nasconde spesso il sottostante imbocco del canale mesiopalatino. 9a 9b Figura 9b Trattamento endodontico in corso. L’otturazione tridimensionale della radice mesiovestibolare rivela l’ansa esterna che si rianastomizza e le multiple porte di uscita. Figura 10 Graficamente la linea tratteggiata mostra come la cavità d’accesso deve essere ampliata per rimuovere lo strato di dentina sovrastante che nasconde il canale mesiopalatino. 10 11 Figura 11 La Global Surgical Corporation con sede a St Louis, MO, costruisce l’“Urban Operating Microscope”. Pag. - 9 Il canale mesiopalatino dei primi molari superiori 6) L’utilizzazione della sorgente piezoelettrrica di ultrasuoni Spartan (Spartan USA, Fenton, MO) con punte appositamente progettate come le CPR (Spartan USA, Fenton, MO) ha fornito un passo in avanti fenomenale, consentendo di portar via in modo sicuro la dentina secondaria che ricopre l’imbocco del quarto canale. Le punte piccole, specificatamente angolate, possono facilmente essere inserite nel manipolo, aumentando grandemente il controllo che si riesce ad avere mentre queste vengono fatte lavorare con tocco leggero e movimento di pennello (Fig. 12). 7) Dopo aver eseguito una cavità d’accesso corretta, si può irrigare la camera pulpare con una soluzione all’1% di Blu di Metilene, che poi viene rimossa con un getto d’acqua. Il colorante segnerà la mappa dell’anatomia penetrando negli imbocchi, nei solchi di sviluppo e/o nelle fratture, migliorando la diagnosi e quindi il trattamento. 8) Il “test dello champagne” viene eseguito all’interno della cavità d’accesso riempita con una soluzione di ipoclorito di sodio al 5,25%. Il clinico può spesso visualizzare le bolle emanate dal tessuto organico nascosto in piccoli anfratti o imbocchi extra, che emergono verso la superficie occlusale. 9) Radiografie preoperatorie multiple, angolate obliquamente, iniziano a mostrare le dimensioni vestibolo-linguali della radice mesiovestibolare. Più larga è la radice, maggiore è la probabilità dell’esistenza di un secondo sistema canalare. Oltre a ciò, delle radiografie intraoperatorie angolate, scattate con una lima o con un cono di guttaperca nel canale mesiovestibolare riveleranno o uguali quantità di struttura dentale su ogni lato della lima, vale a dire “simmetria”, o la lima apparirà spostata rispetto all’asse longitudinale centrale della radice, Pag. - 10 suggerendo fortemente la presenza di un secondo canale (Fig. 2a). 10) Sangue che fuoriesce dall’imbocco del canale mesiovestibolare, precedentemente deterso e sagomato, e/o il disagio del paziente quando viene posizionata una lima all’interno del canale già preparato, sono i segni della presenza di tessuto residuo al suo interno e di una possibile comunicazione intercanalare: tutte queste cose suggeriscono la presenza di un secondo canale contenente al suo interno del tessuto pulpare. 11) Familiarità con l’anatomia endodontica, esperienza e archiviazione dei casi creano una biblioteca mentale di innumerevoli casi e può aiutare il clinico nel progettare ed eseguire un trattamento di successo. 12) L’impegno, la perseveranza, la dedizione e l’insistenza mentale sono elementi essenziali per un trattamento completo. Trattamento Ricordiamo che la radice mesiovestibolare ha una concavità sul lato rivolto verso la biforcazione e che le sue dimensioni in senso mesio-distale sono minori palatamente che vestibolarmente. La cavità d’accesso deve essere ampliata verso lo spigolo mesiovestibolare e verso le zone della cresta marginale mesiale, per fornire un accesso rettilineo ottimale rispettivamente al canale mesiovestibolare ed al quarto canale. Una cavità d’accesso adeguata libererà gli strumenti dalle interferenze coronali fornite dalla struttura del dente o dai restauri. Durante l’allargamento coronale precoce dei due canali vengono selezionate le frese di Gates Glidden di piccolo calibro che vengono fatte lavorare ad un basso numero di giri, con il loro gambo volutamente arcuato, in modo da mantenersi lontano dalla biforcazione mentre lavo- L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 1997 Figura 12 Dopo aver stabilito un accesso rettilineo, una punta da ultrasuoni appropriatamente selezionata elimina facilmente, rapidamente e sicuramente lo strato di dentina ed espone l’imbocco più palatale del quarto canale. 12 13 rano pennellando il canale in uscita. Questa strategia ridirige e sposta la preparazione mesialmente, dove si trova la maggior quantità di spessore di dentina, preservando nello stesso momento la massima quantità di struttura dentale residua a livello della biforcazione (Fig. 13 a sinistra). Una volta identificato, il quarto canale deve essere preparato in maniera ottimale, ma sempre più conservativa rispetto al canale mesiovestibolare, a causa della morfologia radicolare (Fig. 13 a sinistra). Dal punto di vista anatomico il canale mesiovestibolare, il quarto canale ed il relativo istmo giacciono in vicinanza della concavità della biforcazione, il che predispone questa radice ad un assottigliamento di questa zona durante le procedure di detersione e sagomatura, aumentando il rischio di future fratture e/o perforazioni da stripping (fig. 13 a destra). Prima che si presentino delle complicazioni o per migliorare i risultati dell’odontoiatria restaurativa può essere prudente inviare il paziente dallo specialista in endodonzia. Per questo motivo, il dentista generico e lo specialista dovrebbero lavorare insieme per massimizzare l’eccellenza del servizio offerto, specialmente in denti strategici che potrebbero non essere facili da ritrattare per via ortograda o retrograda (Fig. 3,6). Figura 13 Due sezioni trasverse della radice mesiovestibolare. A sinistra: Procedure di preparazione necessarie per ridirigere i canali mesiovestibolare (MBI) e mesiopalatino (MBII) lontano dal pericolo della biforcazione. A destra: Una cavità d’accesso inadeguata e delle improprie procedure di preparazione canalare predispongono ad un assottigliamento radicolare e alla perforazione. Traduzione dell’articolo orginale: MB2 Root Canal Systems in Maxillary First Molars. Dentistry Today, 14, 5:38-41, 1995 BIBLIOGRAFIA 1) - Hess, W., and Zürcher, E.: The anatomy of the root canals of the teeth of the permanent and deciduous dentitions. New York, 1925, William Wood & Co. 2) - Burns, R. C., and Buchanan, L. 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La costrizione apicale viene mantenuta la più piccola che sia pratico e nella sua posizione originale. L’obiettivo primario della terapia endodontica è rappresentato dalla completa eliminazione biomeccanica e chemomeccanica dei contaminanti batterici e del substrato organico dal sistema dei canali radicolari, in maniera da prevenire il passaggio di sostanze tossiche nell’apparato di sostegno periradicolare.1 Il successo clinico si può ottenere in maniera 1 prevedibile adottando tecniche che assicurino la massima rimozione dei substrati e l’otturazione tridimensionale del sistema dei canali radicolari.2 La rimozione dei substrati è funzione della “detersione e della sagomatura” piuttosto che della semplice “strumentazione” dello spazio canalare; la distinzione non si basa semplicemente su una questione, di semantica bensì su un concetto diverso, di estrema importanza. La capacità del clinico di scolpire e quindi ristabilire un facsimile della morfologia originale dello spazio endodontico e quindi di sigillare tutte le porte di uscita, questo rappresenta l’essenza di una terapia endodontica sofisticata.3, 23 Ciò può essere ottenuto in maniera ottimale invertendo la normale sequenza di procedura e “trattando l’apice per ultimo”. La dinamica della reologia definisce i parametri di una preparazione canalare Pag. - 14 ideale. La preparazione deve avere una conicità uniforme con i diametri più piccoli all’apice e i diametri maggiori nella zona coronale 4, 5, 6 (Fig. 1). La costrizione apicale deve essere mantenuta nella sua posizione originale sia spazialmente che dimensionalmente ovunque sia possibile.4 Per anni i canali radicolari sono stati preparati utilizzando in sequenza lime e/o allargacanali, fino ad arrivare al termine apicale dello spazio canalare.7, 8 La preparazione proseguiva fino a che il termine apicale non era stato allargato dai tre strumenti successivi a quello che per primo si era impegnato alla costrizione apicale determinata radiograficamente o fino a che la limatura dentinale rimossa dal canale non era “pulita e bianca”.5, 6 Le aberrazioni iatrogene delle forme canalari che risultavano da questa standardizzata procedura di strumentazione formulistica e meccanicistica potevano essere definite come minimo sfortunate. Uno studio condotto da Weine e coll. ha dimostrato che tutte le lime sia precurvate che diritte tendevano a raddrizzare il canale e che nessuna delle tecniche convenzionali usate riusciva a produrre una preparazione uniformemente conica.9 Gli errori procedurali consistevano in intasamento del canale, trasporto del forame e perforazione della costrizione apicale.9 Si era notato inoltre che all’interno del canale radicolare si veniva a sviluppare una forma a clessidra (Fig. 2): il diametro minore anziché trovarsi alla costrizione apicale era a metà della curvatura della radice (nella zona che veniva identificata come “gomito”), con risultante stiramento e lacerazione del forame apicale. Questo effetto era dimostrato in tutti i canali curvi, in quanto il contatto della lima con la parete interna della curva avveniva coronalmente alla curva, mentre il contatto con la parete L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 esterna avveniva apicalmente alla curva stessa. Più tardi, la tecnica “Step Back” ha ridotto notevolmente gli inconvenienti creati dall’approccio precedente, minimizzando la ricorrenza delle forme a clessidra, tipiche delle preparazioni precedenti, e limitando il grado di errori procedurali commessi nel corso delle preparazioni canalari. Numerosi studi hanno confermato l’efficacia della tecnica Step Back per quanto riguarda la rimozione dei tessuti, il numero delle pareti levigate durante la fase di detersione e sagomatura e la risultante pulizia del canale radicolare. 9, 10, 11 La tecnica Step Back ha introdotto il concetto della preparazione uniformemente conica e ne ha dimostrato l’importanza. Uno dei problemi incontrati con la tecnica Step Back era l’eccessivo assottigliamento fino alla perforazione della radice nella zona vicina alla biforcazione nei canali curvi, soprattutto nei denti posteriori. Il protocollo venne migliorato con l’introduzione del metodo anticurvatura, utilizzato per modificare la tecnica di svasatura e prevenire così l’infausto stripping della radice12 (Fig. 3). Come già detto, la dinamica della detersione e sagomatura all’interno di un canale radicolare curvo inevitabilmente rimuove struttura dentinale dalla parete interna della curva nelle zone coronali rispetto alla curvatura radicolare. Col metodo anticurvatura lo spazio canalare viene biomeccanicamente preparato lungo la parete esterna della radice. Questo non solo protegge la zona della biforcazione, ma facilita anche un accesso più rettilineo al terzo apicale del canale radicolare. Le variazioni del protocollo introdotte dalla tecnica “Step Down”13 hanno consentito all’operatore di svasare il canale radicolare prima di iniziare la fase di Step Back nella zona apicale. In questa 1997 maniera le interferenze esistenti nei terzi coronale e medio venivano ridotte al minimo, il volume di tessuto pulpare residuo, di microrganismi e di detriti presenti prima della preparazione apicale erano pure ridotti al minimo e si permetteva una penetrazione più profonda delle soluzioni irriganti.3, 13 Inoltre, la tecnica Step Down forniva una via di 2 3 Figura 2 La preparazione della porzione apicale senza il preliminare allargamento della parte più coronale del canale provoca una forma a clessidra anziché una conicità uniforme. Il diametro minore della preparazione così ottenuta non è alla costrizione apicale, bensì nella porzione intermedia della curvatura canalare (chiamata zona del gomito o “elbow”), con conseguente stiramento o lacerazione (“zip”) dell’apice anatomico. Figura 3 La zona di maggior spessore di dentina si trova vestibolarmente, lingualmente e in posizione opposta rispetto alla biforcazione. La detersione e sagomatura dello spazio canalare deve essere diretta verso queste zone (linee tratteggiate) seguendo il metodo anticurvatura. Questo protegge la zona della biforcazione dalle “perforazioni iatrogene” e facilita l’accesso rettilineo al terzo apicale del canale. Pag. - 15 PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Gary D. Glassman, DDS, FRCD(C) si è laureato presso la University of Toronto, Faculty of Dentistry nel 1984 e si è specializzato in Endodonzia presso la Temple University. Autore di numerose pubblicazioni, il Dr. Glassmann è insegnante ed istruttore nella Scuola di Specializzazione in Endodonzia della University of Toronto, Faculty of Dentistry. Membro del Royal College of Dentists of Canada, è Past President del H.M. Worth Radiology Study Club ed è attualmente il coordinatore dei programmi di Endodonzia della Ontario Dental Association. Il Dr. Glassmann ha lo studio privato a Toronto, Canada, dove esercita l’attività limitatamente all’Endodonzia. fuga coronale maggiore, che riduceva l’effetto pistone, responsabile della cospicua estrusione di frustoli dentinali attraverso le porte di uscita, responsabile principale dei dolori postoperatori e dei ritardi di guarigione.14, 15, 16 Qualunque tecnica si desideri utilizzare per detergere e sagomare il sistema dei canali radicolari, è essenziale una cavità d’accesso ben disegnata per poter ben delineare l’anatomia intracamerale e per ben identificare gli orifizi canalari. All’inizio della terapia gli strumenti si impegnano nella porzione coronale del canale non ancora svasato e non nella porzione apicale.16 L’allargamento degli orifizi canalari e la rimozione delle interferenze dei terzi medio e coronale prima della strumentazione apicale, facilita l’uso controllato e prevedibile degli strumenti di maggior calibro in zone più apicali dello spazio endodontico.16 Queste interferenze possono essere efficacemente eliminate eseguendo una preliminare “sgrossatura”, con una minima Figura 4 Gli strumenti di diametro via via maggiore vengono introdotti in sequenza, creando una preparazione conica. L’allargamento preliminare (sgrossatura) facilita, ad ogni ricapitolazione, l’introduzione passiva delle lime più grandi in posizione sempre più apicale. Le varie porzioni del canale radicolare vengono fuse tra loro dando luogo ad una preparazione uniformemente conica. Si esegue quindi la preparazione apicale, assicurandoci che il diametro minore sia al termine del canale. Pag. - 16 4 alterazione della vera anatomia endodontica e facilitando al massimo l’accesso verso il terzo apicale (Fig. 4). Questa fase di allargamento preliminare consente agli strumenti di maggior diametro di essere utilizzati in serie, lontano dalla costrizione apicale, e quindi consente un uso più controllato degli strumenti di minor diametro nei 3-4 millimetri apicali, senza alcun rischio di trasportare, modificare o lacerare la costrizione apicale. La ripetuta reintroduzione di strumenti di minore diametro è essenziale per creare una preparazione liscia, scorrevole e anche di forma conica: questo processo prende il nome di “ricapitolazione” (Fig. 5a). Le ricapitolazioni eseguite durante la fase di detersione e sagomatura comprendono l’uso di lime numero 6 o 8, utilizzate allo scopo di mantenere la pervietà della costrizione apicale, sondando attraverso il fango dentinale e i detriti accumulatisi, allo scopo di riconquistare la lunghezza di lavoro originale anche PROFILO DELL’AUTORE. Il Dr. Kenneth S. Serota, DDS, MMSc si è laureato presso la University of Toronto, Faculty of Dentistry nel 1973 ed ha ottenuto la specializzazione in Endodonzia ed il Master of Medical Sciences in medicina nucleare presso la Harvard-Forsyth Dental Center di Boston, MA. Nel 1981 ha ricevuto dall’American Association of Endodontists il Memorial Research Award per il suo lavoro di medicina nucleare eseguito su procedure correlate alla patologia dentale. È stato il coordinatore dei programmi di Endodonzia della Ontario Dental Association dal 1983 ed ha ricevuto il riconoscimento O.D.A. Award of Merit nel 1987 per il suo contributo dato al reparto della Continuing Education. Autore di numerose pubblicazioni, ha tenuto numerose conferenze in Canada e negli Stati Uniti. Il Dr. Serota ha lo studio privato a Mississauga, Ontario, dove esercita l’attività limitatamente all’Endodonzia. 5a nel canale con la curvatura più accentuata, senza creare danni iatrogeni di riposizionamento della costrizione apicale (Fig. 5b). La determinazione della lunghezza di lavoro e del punto esatto dove far terminare la preparazione canalare è sempre stato argomento di interminabili discussioni e controversie. La costrizione apicale e l’apice anatomico del dente sono distinti e separati spazialmente17, 18 (Fig. 6). Solo per motivi di semplicità e di riproducibilità è stato stabilito che la corretta lunghezza di lavoro si identifica con il posizionamento degli strumenti canalari entro un millimetro dall’apice radiografico. Il clinico tuttavia deve essere consapevole del fatto che mentre il canale si raddrizza durante la fase di detersione e sagomatura, la lunghezza di lavoro deve essere aggiustata in quanto la distanza tra il punto di repere occlusale ed il 5b 6 Figura 5a, 5b Ricapitolazione significa ripetuta reintroduzione di strumenti di diametro più piccolo, usati in precedenza durante la fase di detersione e sagomatura, allo scopo di creare una preparazione liscia, scorrevole e di forma conica. La pervietà della costrizione apicale viene mantenuta portando lime sottili del calibro 6 o 8 un quarto di millimetro oltre la lunghezza di lavoro per ripulire il canale dai detriti (“dentin mud”) per riconquistare la lunghezza di lavoro originale anche nel canale più curvo, senza eseguire alcun trasporto iatrogeno della costrizione. Figura 6 La costrizione apicale e l’apice anatomico sono entità separate e distinte. La distanza tra le due aumenta con l’aumentare dell’angolo di emergenza rispetto al vertice della radice. punto di repere apicale si accorcia.19 La lunghezza di lavoro deve avere un punto di riferimento coronale ed uno apicale; l’unico punto di riferimento apicale costantemente riproducibile è l’apice radiografico. Allo scopo di poter determinare preliminarmente la lunghezza di lavoro, è necessario avere una radiografia preoperatoria correttamente angolata. L’uso delle lime del numero 6, 8 o 10 per il controllo radiografico della Pag. - 17 La fase terminale della sagomatura: la preparazione del terzo apicale lunghezza di lavoro non è corretto in quanto la punta di questi strumenti non è sempre leggibile con sicurezza sulla radiografia e può essere confusa con la radiopacità dell’osso periapicale. Gli autori raccomandano una lima del numero 15 per la determinazione radiografica della lunghezza di lavoro (Fig. 7). Se la costrizione apicale è sufficientemente ampia da essere attraversata da una lima di calibro 15 che può anche andare oltre, allora è corretto utilizzare una lima di calibro maggiore posizionata passivamente per determinare radiograficamente la lunghezza di lavoro. Una volta che questa è stata determinata, essa viene trasferita su tutti gli strumenti che verranno utilizzati per la detersione e sagomatura di quel canale. Tutti gli strumenti che vengono portati all’interno dei confini canalari vengono precurvati dove considerato pratico. L’introduzione progressiva di strumenti di maggior calibro viene sempre fatta passivamente: nessuna componente attiva di forze viene mai utilizzata, indipendentemente dalla posizione e dal grado di resistenza incontrata. Ogni strumento viene introdotto all’interno del canale in maniera passiva e diretto apicalmente con un movimento tipo “caricamento di orologio” (alternando un quarto-mezzo giro in senso orario con un quartomezzo giro in senso antiorario). Una volta incontrata la resistenza, si dà alla lima un quarto-mezzo giro in senso orario (senza mai superare una rotazione di 90 gradi) e quindi la si estrae appoggiandosi alla parete canalare esterna secondo il metodo anticurvatura, senza dare allo strumento la minima spinta in direzione apicale. Questa procedura viene ripetuta con strumenti di calibro via via maggiore, sempre con il movimento tipo “caricamento di orologio”, senza saltare misure di strumenti, e si Pag. - 18 continua fino a che non ci si avvicina agli imbocchi canalari. Si può ovviare alla necessità di utilizzare strumenti di calibro superiore al 50 o al 60 nel terzo coronale semplicemente utilizzando strumenti ruotanti fino appunto a raggiungere gli imbocchi canalari. Il canale è costantemente irrigato alternando l’ipoclorito di sodio con una soluzione acquosa di EDTA durante tutta la fase di detersione e sagomatura, per facilitare l’asportazione chemomeccanica dei substrati.22 La pervietà della costrizione apicale viene mantenuta ricapitolando una lima del calibro 8 fino a 0,25 mm oltre la lunghezza di lavoro per ripulire il canale dai detriti (Fig. 5a). Tutti gli strumenti endodontici hanno una certa conicità. La differenza esistente tra il diametro in punta ed il diametro a 16 mm di distanza è costante ed è di 0,32 mm. Perciò, la creazione di una conicità all’interno del canale radicolare viene eseguita automaticamente a mano a mano che il corpo del canale viene allargato utilizzando un movimento svasante. In questa maniera, si evita che ogni strumento di calibro crescente incontri restrizioni o venga deviato durante il suo cammino verso la porzione apicale del canale.2 Il concetto di preparare l’apice “per ultimo” implica il fatto che l’obiettivo primario della detersione e sagomatura non consiste nel posizionare un qualsiasi strumento direttamente al punto di riferimento apicale. Al contrario, gli strumenti vanno utilizzati più volte in sequenza e ad ogni passaggio ciascuno strumento può essere fatto avanzare più vicino all’apice di quanto non potesse arrivare al passaggio precedente, in quanto il punto in cui incontra resistenza scendendo all’interno del canale radicolare è più apicale rispetto al punto incontrato al precedente passaggio (Fig. 4). L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 Una volta che il corpo del canale (terzo medio e coronale) è stato allargato fino ad accogliere uno strumento del calibro 40 o 50, a quel punto si possono introdurre passivamente le frese di GatesGlidden (Fig. 8). Una volta avvertito l’impegno, la fresa viene rimossa delicatamente in direzione coronale. Per rimuovere in maniera efficace struttura dentinale, la fresa viene attivata in uscita, sempre seguendo il metodo anticurvatura.12 Si raccomanda sempre di usare la fresa di Gates-Glidden del numero 1 con estrema cautela, in quanto è molto fragile. Le frese numero 2 e 3 vengono utilizzate nella gran maggioranza dei casi, mentre le numero 4, 5 e 6 vengono utilizzate solo in casi ben selezionati. È di fondamentale importanza che il clinico riconosca in tutti i canali la vicinanza alla concavità della biforcazione dove questo potenziale pericolo esiste e che valuti accuratamente la quantità di dentina che possa essere rimossa. Si continua ad irrigare, ricapitolare e a passare gli strumenti in successione fino a quando le lime non possono essere posizionate passivamente nella porzione apicale del canale radicolare. Numerosi studi hanno dimostrato che le dimensio- 7 8 ni della costrizione apicale sono maggiori di quello che ci si potrebbe aspettare, essendo in media comprese tra gli 0,28 e gli 0,34 mm, sia per i premolari che per i molari.20,21 In altre parole la natura ha creato una costrizione calcifica naturale che può tranquillamente accogliere una lima o un allargacanale del calibro compreso tra 25 e 35. Ciò che impedisce alle lime e agli allargacanali di raggiungere tale costrizione sono le calcificazioni e i “capricci” canalari esistenti coronalmente a tale costrizione apicale. Utilizzando un approccio step-down passivamente e quindi la tecnica step-back, queste interferenze vengono facilmente rimosse, facilitando l’accesso alla costrizione apicale che è già spazialmente ben definita. Lo strumento che per ultimo lavora a livello della costrizione apicale, detto anche “master apical file”, sarà il più grande strumento che passivamente scivolerà fino alla costrizione senza interferenze, mantenendo la posizione spaziale originale del termine apicale del canale radicolare (Fig. 9). Tutti i canali sono diversi tra loro ed ognuno di essi può accogliere all’apice strumenti di calibro diverso. Una volta che il canale ha subito un 9 1997 Figura 7 La lima del numero 15 dovrebbe essere la misura minima utilizzabile per determinare radiograficamente la lunghezza di lavoro. La lunghezza viene quindi trasferita su tutti gli strumenti utilizzati nella fase di detersione e sagomatura. Gli stop di gomma devono essere posizionati perpendicolarmente rispetto al gambo degli strumenti, per essere utilizzati correttamente contro il punto di repere occlusale. Figura 8 Le frese di Gates-Glidden sono costruite per rompersi all’altezza del gambo se ad esse viene applicata una forza eccessiva. Tuttavia la fresa n° 1 deve essere utilizzata con molta cautela, in quanto potrebbe rompersi inavvertitamente in prossimità della sua estremità apicale. Il taglio avviene durante il movimento in uscita, usando il metodo anticurvatura, allo scopo di evitare l’assottigliamento o la perforazione della zona della biforcazione. Figura 9 L’ultima lima all’apice deve essere la più grande lima che passivamente scivola al termine apicale senza incontrare interferenze, mantenendo la costrizione nella sua posizione originale. Pag. - 19 La fase terminale della sagomatura: la preparazione del terzo apicale allargamento preliminare e che è stata determinata la lunghezza di lavoro, le varie porzioni del canale radicolare possono essere fuse tra loro fino a dar luogo ad una preparazione liscia ed uniformemente conica (Fig. 4). Questo viene eseguito nella maniera descritta prima. Gli strumenti di maggior calibro vengono utilizzati in sequenza più volte, tenendo ben presente il metodo anticurvatura, ovverosia facendo lavorare gli strumenti in uscita, appoggiati alla parete esterna della curva. La pervietà apicale viene mantenuta con le ripetute ricapitolazioni, mantenendo gli strumenti costantemente a bagno di ipoclorito alternato all’agente chelante. La preparazione del terzo apicale deve sempre essere la fase terminale della detersione e sagomatura. Utilizzando strumenti di piccolo diametro e quindi di maggiore flessibilità, è possibile finire e rifinire la preparazione apicale in maniera controllata e prevedibile, senza minimamente alterare la dimensione originale e la posizione della costrizione apicale. Indipendentemente dalla tecnica di otturazione canalare che poi venga utilizzata, questo modo di eseguire la detersione e sagomatura, diverso dal metodo convenzionale, consente di eseguire un’otturazione canalare di mag- Pag. - 20 giore densità a livello del terzo apicale, garantendo un efficace e reale sigillo della maggior parte delle porte di uscita. Conclusioni La detersione e sagomatura del sistema dei canali radicolari con la loro morfologia e le loro varianti anatomiche può essere un’esperienza estremamente frustrante o estremamente complessa. I ben noti obiettivi della preparazione canalare, cioè la conicità continua ed il mantenimento della costrizione apicale nella posizione originale, possono essere raggiunti più facilmente seguendo uno schema composto da un allargamento preliminare, un raccordo e quindi una rifinitura apicale. Trattare l’apice per ultimo attraverso l’uso di una strumentazione passiva step-down prima e stepback successivamente riduce l’incidenza degli infausti errori procedurali e facilita l’ottenimento della prevedibilità dei nostri risultati e quindi il raggiungimento del successo delle nostre terapie endodontiche. Traduzione dell’articolo originale Treating the apex last: The definitive endodontic paradigm Oral Health, 83, 10: 21-27, 1993 L’Informatore Endodontico Vol. 1, Nr. 4 BIBLIOGRAFIA 1) - Roane J., Sabala C., Duncanson M.: The “Balanced Force” concept for instrumentation of curved canals. J Endodon 1982; 8:550. 2) - Gerstein H.: Techniques in Clinical Endodontics. Philadelphia, W.B. Saunders Company, 1983; 76-98. 3) - Johnson W.: Instrumentation of the fine curved canals found in the mesial roots of maxillary and mandibular molars. Quint Int 1986; 17:309. 4) - Schilder H.: Cleaning and shaping the root canal. 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