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La rivista In...formazione OSDI pubblica lavori di interesse didattico, scientifico e assistenziali riguardanti il diabete e gli argomenti correlati. Indicare, oltre al proprio indirizzo, il numero di fax e l’indirizzo e-mail per l’eventuale corrispondenza. La struttura del lavoro dovrà conformarsi alle seguenti indicazioni: - Titolo: il titolo deve essere il più possibile conciso, ma chiaramente esplicativo della natura del lavoro. - Nome dell’Autore (o degli Autori): nomi e cognomi per esteso in lettere maiuscole; accanto a ciascun nome uno o più asterischi con riferimento alla successiva indicazione. - Indicazione, preceduta dal relativo numero di asterischi, per ciascun autore della qualifica o struttura di appartenenza; va indicato l’indirizzo e-mail dell’Autore cui fare riferimento. - Riassunto: il riassunto dovrà essere non superiore alle 300 parole e illustrare succintamente scopo del lavoro e risultati. - I riferimenti bibliografici dovranno essere riportati in calce al lavoro numerati progressivamente in cifre arabe poste tra parentesi quadre: indicando il cognome e le iniziali del nome dell’Autore, il titolo dell’articolo per esteso, il titolo della rivista, il volume (in corsivo), i numeri della prima e dell’ultima pagina e l’anno. Le bozze di stampa inviate agli autori devono essere corrette e restituite entro 4 giorni. Il materiale dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected] som ma rio IN...FORMAZIONE Periodico trimestrale dell’Associazione OSDI Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani Via Guelfa, 9 - 40138 Bologna www.osdi.it Autorizzazione del tribunale di Lecce n. 1014 - marzo 2009 editoriale del direttore di Maria Teresa Branca lettera del presidente DIRETTORE RESPONSABILE Maria Teresa Branca VICE-DIRETTORE Roberta Chiandetti COMITATO SCIENTIFICO Roberta Chiandetti Maria Teresa Branca Lia Cucco COMITATO DI REDAZIONE Maria Grazia Accogli Lia Cucco Raffaella Fiorentino Marcella Lai Elisa Levis Vilma Magliano Alberto Pambianco Clara Rebora Tiziana Risolo Katja Speese PROGETTAZIONE GRAFICA, IMPAGINAZIONE E STAMPA ALTOGRAF 73042 Casarano (Le) Tel. 0833.502319 di Katja Speese nursing diabetologico Crisi economica, crisi epidemiologica e missed nursing care 4 6 18 a cura di Lia Cucco scuola di formazione permanente OSDI Sistemi di gestione per la qualità UNI EN ISO 9001:2015 28 a cura di Ida Ramponi vita associativa notizie e curiosità dal web a cura del comitato scientifico di In-Formazione Osdi 32 46 N. 1 marzo 2016 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I editoriale 4 del direttore di Maria Teresa Branca Il pessimismo è pericoloso solo se induce alla resa; ma altrimenti il male lo fa l’ottimismo e il tranquillismo che inducono a non far niente. Il pessimismo dell’intelligenza va combattuto con l’ottimismo della volontà. (Giovanni Sartori) Iniziare parafrasando questo celebre assunto del grande politologo e sociologo G. Sartori, può sembrare azzardato, ma lo trovo alquanto coerente con le vicende che hanno segnato gli ultimi mesi della nostra associazione. Pessimismo, sconforto, panico erano gli aggettivi che meglio potevano descrivere la situazione che si era creata dopo le importanti defezioni ai vertici del CDN. Abbandoni dovuti, purtroppo, a cause improcrastinabili e imprevedibili, che hanno gettato fuori pista alcuni progetti in corso rallentando, indubbiamente, il loro sviluppo. Ma questo è ormai un passato che ci siamo lasciati alle spalle! Il presente è tutt’altra cosa, il pessimismo è stato veramente combattuto dall’ottimismo della volontà. Una volontà che ha portato a concretizzare, non solo i progetti in cantiere, ma anche una serie di nuovi impegni e strategie utili all’associazione. Tra tutti i progetti merita un posto d’onore il Congresso Nazionale, del quale potrete leggere il programma, oramai completo, nelle pagine successive. Un congresso che incuriosisce e affascina già dal titolo: Nursing e tecn t ecnolo ologia: gia: il valor v aloree della tecn t ecnolo ologia gia nel diabet diab ete. e. Con C onosc oscenze enze e or ganizzazionee per zion p er la qualità q ualità delle cur e alle perp ersonee con son c on diabet diab ete, e, con un programma ricco e stimolante, dal quale si intuisce che “tecnologia e assistenza” saranno argomenti affrontati seguendo la logica sequenza che l’una non può escludere l’altra, ma sono entrambe essenziali per il raggiungimento del medesimo scopo: migliorare la qualità delle cure delle persone con diabete. Un tema di grande attualità, soprattutto in un momento in cui occorre coniugare il contenimento della spesa sanitaria, con l’appropriatezza e l’efficacia degli interventi sanitari. Il dibattito sulla metodologia per valutare le prestazioni sanitarie erogate o comunque disponibili e la gestio- EDITORIALE DEL DIRETTORE di Lia Cucco, nella rubrica Nursing Diabetologico sulle Missed nursing car c are: e: le cure infermieristiche perse. Concettualmente una cura infermieristica persa è rappresentata da qualsiasi intervento infermieristico necessario al paziente, ma omesso completamente, parzialmente o rimandato. Le cause delle cure perse sono da imputarsi principalmente alla carenza di risorse umane, di presidi/materiali e di comunicazione ma dipendono anche da come gli infermieri, in una situazione di carenza di risorse, individuano le priorità e decidono, con il loro giudizio clinico, quali siano le priorità e gli interventi per ridurre al minimo o omettere alcuni compiti. Un argomento interessante, che ci conduce a riflettere sulla nostra responsabilità professionale e sulla relazione tra cure perse ed esiti sul paziente. Con la speranza di vederci numerosi al Congresso Nazionale vi auguro Buona Pasqua N. 1 marzo 2016 ne funzionale dell’assistenza ai cittadini (Health Technology Assessment), è in corso da anni, ma non sempre siamo in grado di dimostrare con certezza la necessità e l’appropriatezza di molte prestazioni sanitarie. In molte situazioni, infatti, la medesima prestazione può essere necessaria e appropriata o inappropriata, se non perfino dannosa. Si stima che la percentuale degli interventi sanitari la cui efficacia sia scientificamente provata oscilli, a seconda delle discipline mediche, dal 30 all’80%. Inoltre, il continuo incremento dell’offerta sanitaria e l’utilizzo indiscriminato delle tecnologie diagnostiche, spesso contribuisce all’eccesso di medicalizzazione con tutti gli svantaggi che ne derivano. Il congresso nazionale Osdi sarà, dunque, un interessante occasione di confronto su questi argomenti, il tutto esaltato dalla presenza di relatori di fama nazionale e internazionale, che daranno il giusto valore all’appuntamento più importante dell’associazione. In parallelo, su questo numero della rivista, merita attenzione l’articolo 5 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I lettera del presidente di Katja Speese N. 1 marzo 2016 Carissimi soci, nonostante il biennio particolarmente intenso di problematiche, che hanno coinvolto il nostro Direttivo, siamo finalmente arrivati ad un passo dall’evento più importante e più atteso per l’associazione: il Congresso Nazionale, che quest’anno si terrà a Riccione dal 12 al 14 maggio p.v. Il Congresso di quest’anno darà risalto alla tecnologia. “Nursing e tecnologia” è, infatti, il titolo scelto per il nostro XII Congresso Nazionale Osdi.. Approcciarsi all’ Health Technology Assesment significa doversi confrontare su un nuovo modello di cura multidimensionale e multidisciplinare, che ha come obbiettivo analizzare le implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali per la cura della persona con diabete attraverso la valutazione di più dimensioni quali l’efficacia, la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo in un’epoca di pesanti ristrettezze economiche. Tanti gli argomenti che si svilupperanno in sede congressuale nei vari simposi in merito alla cura del diabete: dalla gestione delle cronicità alla qualità dell’assistenza alla persona con diabete, dalla gestione della persona diabetica ospedalizzata al piede diabetico e per continuare, le innovazioni tecnologiche nella cura del diabete dallo lo scarico dati all’holter glicemico e ancora tanti altri argomenti di estremo interesse per la nostra professione. Vi sottolineo, inoltre, il simposio dedicato al tema della transizione del bambino con diabete verso il centro dell’adulto. Un argomento di cui si parla ancora poco e per il quale riteniamo sia necessario dare maggiore spazio, anche nei tavoli tecnici, per attivare dei protocolli di transizione che vedano tutelato il paziente in questo delicato momento del 6 Sarà un evento ricco di specificità e di competenze anche a livello internazionale. Per tutto questo e molto altro ci auspichiamo una numerosa partecipazione. Storicamente, il congresso è anche il momento dei saluti di fine mandato del Presidente uscente, ma questo Congresso sarà caratterizzato da una situazione quasi unica nella storia della nostra Associazione. Non ci sarà un cambio della Presidenza per i motivi che ben tutti sappiamo. In realtà nella sostituzione di Giovanni, che saluto caramente, sono stata un Presidente “in affiancamento” e solo dopo il congresso inizierà il mio mandato formale. Consentitemi, per questo, un doveroso ringraziamento a Roberta per l’affiancamento e per il supporto, non semplice, che mi ha dato in questi mesi. Inoltre, come da statuto, il congresso sarà il momento del rinnovo parziale del Consiglio direttivo nazionale (CDN) e, quest’anno, il rinnovo delle cariche sarà particolarmente numeroso a causa di alcuni membri dimessi in itinere. Vi invito, pertanto, a fare le vostre proposte di candidatura cercando, innanzitutto, di costituire un CDN che sia rappresentativo di tutte le sezioni regionali. Vorrei, inoltre, condividere alcune riflessioni sull’essere parte del CDN. Non posso nascondervi che l’incarico è complesso e impegnativo, è sicuramente diverso dall’operare a livello Regionale, l’impegno richiede costanza e disponibilità, ma anche saper dare contributi costruttivi per la crescita dell’associazione, che ha raggiunto traguardi importanti ma che ha ancora tanta strada da fare. Stante ciò è un’esperienza sicuramente costruttiva e gratificante che consiglio a tutti anche per poter tastare con mano il senso di gestire un’Associazione della nostra portata. Abbiamo bisogno di candidati che abbiano la volontà di lavorare e di mettere a disposizione la loro esperienza professionale, che possano portare competenze anche diverse da quelle già presenti. Persone che credano e condividano con noi gli obbiettivi dell’associazionismo che deve essere sia lo strumento per far riconoscere le nostre competenze nel mondo sanitario, sia strumento di miglioramento della qualità dell’assistenza alla persona con diabete. Come già ribadito, sarebbe importante poter essere presenti e vicini a tutti i O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I Il Congresso rappresenta un evento che vede il confronto multidisciplinare tra professionisti medici ed infermieri di diverse società scientifiche AMD-SID-SIEDP-FADOI con le quali OSDI collabora da tempo e che riteniamo fondamentale per migliorare l’assistenza delle persone con diabete. N. 1 marzo 2016 percorso di cura. Il congresso, non sarà il solo momento in cui affronteremo questo particolare argomento, il nostro impegno continuerà, con un progetto già in essere, che l’associazione, attraverso la Scuola di Formazione, sta pianificando da tempo e che si concretizzerà con la formazione di un Gruppo Operativo intersocietario per la realizzazione di un PDTA sulla transizione, che speriamo diventi operativo su scala nazionale. 7 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I nostri soci a livello del territorio nazionale e per questo desidero stimolare candidati che provengono dalle Regioni attualmente assenti nel nostro direttivo. Colgo l’occasione di ringraziare i membri in decadenza: Alberto, Clara, Elisa, Lia, Raffaella e Roberta per il percorso fatto insieme, per quanto ho potuto imparare da ognuno di loro ma soprattutto per il sostegno personale avuto in questi mesi. Questo rinnovo del Direttivo segnerà una svolta importante nella storia della nostra Associazione ed abbiamo intenzione di affrontarlo con la caparbietà, la serenità e la volontà di uscirne vincenti. Sarà un biennio impegnativo, caratterizzato da incognite, difficoltà ma anche tante soddisfazioni e per tutto questo noi ci saremo. Sarà una strada in salita ma siamo pronti a percorrerla. “Sappiamo che, quando siamo malati, non possiamo entrare in ospedale senza un medico. Ma siamo ancora sorpresi nello scoprire che i pazienti non possono uscire dall’ospedale in alcuna condizione migliore di quando sono entrati, senza un infermiere.” N. 1 marzo 2016 (Joan Lynaugh) Siamo parte integrante del Team di Cura, ognuno con il proprio ruolo, con le proprie competenze e le proprie responsabilità. Per questo è importante mantenere una costante collaborazione con le altre società scientifiche e con le Istituzioni, per consentirci di raggiungere il nostro obiettivo primario: il miglioramento della qualità di vita della persona con diabete. Auguro un buon lavoro a chi proseguirà con me il lungo cammino e a chi avrà il coraggio di salire sul treno già in corsa. Per concludere vorrei rivolgere a tutti gli auguri di Buona Pasqua con l’auspicio che possa portare a voi e alle vostre famiglie pace e serenità. Katja Speese 8 Giovedi 12 Maggio Sala Polissena 14.00 Apertura del Congresso e Saluti delle Autorità PRIMA SESSIONE IL VALORE DELLA TECNOLOGIA NEL DIABETE. CONOSCENZE E ORGANIZZAZIONE PER LA QUALITÀ DELLE CURE ALLE PERSONE CON DIABETE Moderazione : A. Palese - M. Cassoni HTA e impatto sulla cura (C. Favaretti) La qualità dell’assistere e l’impatto nei sistemi di salute (P. Magaudda) L’associazione come innovazione per la qualità della cura (K. Speese) Discussione SECONDA SESSIONE - Simposio congiunto AMD - ANIMO - FADOI - OSDI - SID LA PERSONA CON DIABETE IN OSPEDALE : QUANDO LA DEGENZA PUÒ CAMBIARE GLI EQUILIBRI Moderazione : R. Chiandetti - E. Bonora Dott. Beltramello FADOI L’applicazione digitale può avere un ruolo nella gestione dell’iperglicemia nel paziente acuto-critico ricoverato? Dott.ssa C. Gatta ANIMO : La persona con diabete ricoverata: criticità e opportunità di cura condivisa Dott. D. Mannino AMD : Il contributo dello Specialista nel percorso condiviso Dott. M. Ganassi OSDI : Educare il paziente e dimissione in sicurezza: chi fa cosa, dove, come e quando Discussione ASSEMBLEA DEI SOCI Venerdì 13 maggio Sala Plenaria INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ NEL DIABETE Moderazione: K. Speese - N. Musacchio Tecnologia e cura (G. Grassi) Le nuove terapie farmacologiche a favore del miglioramento della cura (F. Giorgino) La tecnologia a favore dell’aderenza (L. Cucco) La sostenibilità della terapia nutrizionale (S. Barbero) Discussione SECONDA SESSIONE COMUNICAZIONI ORALI E POSTER Moderazione: M. T . Branca - E. Bellini I Poster dovranno pervenire alla segreteria organizzativa all’inizio dei lavori congressuali e saranno affissi negli spazi dedicati. Durante il congresso verrà data comunicazione sull’orario in cui verranno valutati. Lunch Simposi in contemporanea Sala Polissena A SIMPOSIO AZIENDALE SANOFI LA PERSONA CON DIABETE ED IL SUO PERCORSO DI CURA TRA CASA E OSPEDALE Possiamo misurare la qualità e l’appropriatezza della cura erogata alla persona con diabete? “Il medico dice che” (R. Candido) “l’infermiere dice che” (R. Chiandetti) Viaggio virtuale nella cartella informatizzata MyStar Sala Polissena B IL PIEDE DIABETICO: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI Piede diabetico: un problema sanitario, economico e sociale (A. Aiello) Screening piede come strumento di prevenzione (F. Da Ponte) Appropriatezza organizzativa per migliorare la qualità dell’assistenza (K. Speese) Discussione Simposi in contemporanea Sala Polissena A L’ORGANIZZAZIONE A SUPPORTO DELLA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA Un’organizzazione efficace ed efficiente per rispondere al sempre maggior afflusso mantenendo alta la Qualità dell’assistenza! (L. Sciangula) Le competenze avanzate nei modelli organizzativi a supporto dell’assistenza della persona con diabete: uno sguardo alle più recenti evidenze internazionali (S. Pastori) Dal dire al fare: l’esperienza di un ambulatorio infermieristico in una Casa della Salute (T. Risolo) Discussione Sala Polissena B IL MICROINFUSORE: QUALE USO E PER QUALE PAZIENTE Il microinfusore in Italia: stato dell’arte (D. Bruttomesso) La tecnologia nella quotidianità: a casa e a scuola (T. Suprani) Tecnologie avanzate per la cura del diabete: CSII e CGM il punto di vista infremieristico (C. De Rossi) Discussione Simposi in contemporanea Sala Polissena A LA TRANSIZIONE DAL CENTRO PEDIATRICO AI PDTA DELL’ADULTO Linee guida a supporto del delicato momento della transizione: fattibilità e criticità (F. Cerutti) Il ruolo del team della diabetologia dell’adulto dedicato ad accogliere i ragazzi (G. La Penna) Il team della diabetologia pediatrica all’interno di un processo complesso e dinamico: dall’esordio alla transizione (C. Rebora) Quando il diabete è della famiglia: il punto di vista del genitore (G. Lamenza) Discussione Sala Polissena LO SCARICO DATI E L’HOLTER GLICEMICO L’utilità dell’Holter Glicemico nella persona con Diabete (S. Leotta) Monitoraggio continuo del glucosio (CGM): preparazione, posizionamento e scarico dei dati (E. Abramo) Il monitoraggio in continuo della glicemia: un’opportunità educativa da cogliere (A. Porru) Discussione Sabato 14 maggio Simposi in contemporanea Sala Polissena OLTRE IL TRAPIANTO Tra la realtà e la paura....la speranza (dal punto di vista del paziente S. Cusanno) Cellule staminali e terapia del diabete (L. Piemonti) Accompagnare la persona con diabete nelle cure innovative (L. Cucco) Discussione Sala Polissena LETTURA AZIENDALE a cura di A. Menarini Diagnostics Spotlight - L’importanza della connettività nella gestione delle persone con diabete (P. Di Bartolo) Sala Costanza Spazio Aziendale BD: Tavola rotonda LE REGOLE D’ORO PER UNA CORRETTA TECNICA DI INIEZIONE Intervengono: Dr. Strauss, Debbie Hicks e Katja Speese Sala Polissena Tavola Rotonda: CURARE IL DIABETE E CURARE LA CRONICITÀ Intervengono: N. Musacchio (AMD), M. Baio (Comitato Diritti della Persona con diabete), Concetta Suraci (Diabete Italia), P. Pisanti (Ministero della Salute), K. Speese (OSDI), S. Zucchini (SIEDP), F. Purrello (SID), Claudio Cricelli (SIMG) 12.00-13.00 PREMIAZIONE POSTER E COMUNICAZIONI ORALI COMUNICAZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE 13.00 Chiusura dei lavori congressuali N. 1 marzo 2016 O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I nursing 18 diabetologico a cura di Lia Cucco CRISI ECONOMICA, CRISI EPIDEMILOGICA E MISSED NURSING CARE INTRODUZIONE La crisi economica globale iniziata nel 2007 può essere definita come uno shock per il sistema sanitario, cioè un evento inatteso che si è originato all’esterno del sistema sanitario e che ha importanti ricadute negative sulla disponibilità di risorse dello stesso o risultati fortemente positivi sulla domanda di servizi sanitari [1]. Anche se le ricerche devono essere approfondite per comprendere gli effetti indiretti e a lungo termine della crisi economica sulla salute e sui sistemi sanitari, alcune evidenze deducibili da precedenti esperienze suggeriscono che la recessione, soprattutto se accompagnata dall’aumento della disoccupazione, è dannosa per la salute pubblica [2-3] . Lancet, commentando uno studio sulla popolazione greca, nelle conclusioni ha sintetizzato che: «L’esperienza della Grecia ci avverte dei rischi di tagli alla sanità in tempi di recessione. E chi sta pagando il prezzo più alto della crisi, non solo in termini di occupazione, reddito, sicurezza, ma anche in salute, è la «ordinary people” la gente comune. Per questo è necessaria la massima attenzione alla salute e all’accesso alla sanità, per assicurare che la crisi non metta a repentaglio la primaria fonte di ricchezza della Grecia: la sua gente» [4]. L’EFNR (European Federation of Nurses Association) nel suo report sul Caring crisis del 2012, ricorda che salute e produttività vanno di pari passo e suggerisce che investire nella salute dei cittadini europei potrebbe fornire la spinta necessaria all’economia per uscire dalla recessione [5]. La Federazione nazionale dei Collegi IPASVI sottolinea come, in questo periodo, le criticità e le difficoltà nell’assistenza siano prevalentemente dovute al mancato reintegro del personale, all’aumento dell’età media, alla lentezza con cui si definiscono e affrontano i cambiamenti nel SSN di cui vi è evidente necessità. La NURSING DIABETOLOGICO uomini, (sesta più bassa tra i membri Ocse) e la qualità delle cure di lunga durata e del monitoraggio dei pazienti, è meno buona ed estesa che altrove. A ciò si aggiungono alcuni fattori di rischio presenti in tutta la popolazione, come l’aumento dell’obesità e una difficoltà di accesso alle cure specialistiche [9]. In questa popolazione ci sono anche le persone diabetiche per le quali la maggiore prevalenza della malattia e la sua peggiore gestione si traducono in una maggiore mortalità, se socialmente vulnerabili. A Torino, nel periodo 2004-08, il tasso standardizzato di mortalità per diabete nelle persone con basso livello di istruzione è risultato 26/100.000, rispetto a 16/100.000 nelle persone con alto titolo di studio [11-12]. L’articolo è incentrato sulle cure infermieristiche perse per diffonderne la conoscenza e aumentarne la consapevolezza, considerando che esse potrebbero aumentare in una situazione di finanziamento ridotto al SSN. Una rilettura seppur parziale, dei dati presenti in letteratura, potrebbe fornirci indicazioni su alcuni cambiamenti necessari per affrontare una crisi del sistema sanitario che rischia di essere di lunga durata. N. 1 marzo 2016 sofferenza occupazionale è dovuta alla debolezza della domanda pubblica per i vincoli di spesa a cui sono sottoposte tutte le strutture della Pubblica amministrazione e quindi del SSN [6]. Per fare qualche esempio, in Italia 10 anni fa, nelle chirurgie, c’era una media di 8.9 pazienti per infermiere [7]; oggi nelle medicine si riportano punte massime di 30.5 pazienti/ infermiere durante la notte [8]. Nel Rapporto OASI (Osservatorio Aziende Sanitarie Italiane) 2015 presentato il 27 novembre scorso in Bocconi, vengono ribaditi alcuni numeri già conosciuti su cui riflettere: il 30% degli italiani ha malattie croniche, una grandissima fetta di questi cronici sono pluripatologici, il 4% degli italiani (2.400.000 persone) non sono autosufficienti [9]. All’interno del SSN l’11% del personale beneficia della legge 104/92 e il 12% ha un qualche demansionamento. L’età media degli infermieri è di circa 50 anni. Secondo il Rapporto OCSE 2015, in Italia una persona su 10 rinuncia alle cure dentarie per motivi economici e in Europa il 3% della popolazione ha bisogni di cura, che restano insoddisfatti, per le stesse motivazioni. Il tasso di sovrappeso tra i bambini italiani fino ai 9 anni è del 36% per i maschi e del 34% per le femmine, rispettivamente 11,7 e 11,9 punti percentuali in più della media Ocse, con un maggior rischio di malattie croniche da adulti che in futuro peseranno sul nostro SSN. Gli indicatori di salute all’età di 65 anni sono peggiori di quelli di altri Paesi Ocse: l’aspettativa di vita in buona salute per i sessantacinquenni italiani è in media di 7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 per gli DEFINIZIONE DI CURE INFERMIERISTICHE PERSE (MISSED NURSING CARE) Gli infermieri hanno un ruolo centrale nella sicurezza del paziente. C’è un legame consolidato in studi anche europei, tra l’adeguatezza del personale infermieristico negli ospedali, la loro formazione e il rischio di mortalità[13]. Gli infermieri co- 19 NURSING DIABETOLOGICO ordinano, forniscono e valutano molti interventi previsti da altri per gestire la malattia, inoltre pianificano forniscono e valutano le cure infermieristiche avviate per gestire i sintomi nonché le risposte dei pazienti alle cure e per promuovere la salute. Concettualmente una cura infer- mieristica errata, cioè aver eseguito qualcosa in modo sbagliato (error of commission), è diverso dall’aver omesso qualcosa (error of omission), ovvero non aver fatto qualcosa nelle modalità programmate, fenomeno frequente, ma meno considerato[14]. Quando le risorse sono limitate, gli infermieri sono costretti a scegliere, con il loro giudizio clinico, quali siano le priorità e gli interventi [15] e a ridurre al minimo o omettere alcuni compiti, aumentando così il rischio di esiti negativi del paziente [16]. L’idea di cura infermieristica incompiuta compare per la prima volta in letteratura in un articolo di Solchalski che la definisce un’attività infermieristica programmata non eseguita, in una ricerca che voleva indagare l’impatto della diminuzione delle risorse economiche sugli infermieri e sugli outcome dell’assistenza [17]. Successivamente Kalisch ne definisce meglio il concetto indi- N. 1 marzo 2016 INTERVISTA agli infermieri per cure perse 20 1. Deambulazione del paziente 3 volte al giorno o come da pianificazione 2. Mobilizzazione passiva ogni 2 ore 3. Aiuto a pazienti non autosufficienti ad alimentarsi con cibo caldo 4. Preparazione del pasto e dell’ambiente (tavolino, vassoio) per pazienti autosufficienti 5. Somministrare la terapia 30 minuti prima o 30 minuti dopo l’orario prescritto 6. Rilevazione dei parametri vitali come da pianificazione 7. Monitoraggio del bilancio idrico 8. Compilazione della documentazione infermieristica 9. Educazione al paziente e ai loro familiari 10. Sostegno al paziente e familiari 11. Igiene personale del paziente e controllo della cute (presenza di lesioni) 12. Cura del cavo orale 13. Lavare le mani 14. Discutere con il paziente il piano di dimissione e insegnamento delle cure da seguire a domicilio 15. Monitoraggio della glicemia come da prescrizione 16. Valutare l’evoluzione dei pazienti almeno una volta per turno 17. Rivalutazione del paziente per verificare miglioramenti o peggioramenti nel turno 18. Valutazione del sito di iniezione del CVC secondo protocollo 19. Risposta al campanello entro 5 minuti dalla chiamata 20. Somministrazione della terapia al bisogno entro 15 minuti dalla richiesta 21. Valutazione dell’efficacia della terapia 22. Partecipazione alle riunioni multidisciplinari 23. Assistenza al paziente con bisogni fisiologici entro 5 minuti dalla chiamata 24. Cura delle ferite e controllo delle lesioni da decubito 1. Inadeguato numero di personale sanitario 2. Pazienti urgenti (es. paziente peggiorato) 3. Aumento inatteso del numero / o condizioni critiche dei pazienti 4. Numero inadeguato di personale sanitario (OSS, ausiliari) 5. Assegnazione di un numero non bilanciato di pazienti a ciascun infermiere 6. Farmaci non disponibili quando necessario 7. Inadeguate consegne infermieristiche del turno precedente 8. Altri reparti o altri operatori non hanno eseguito i propri compiti 9. Forniture/apparecchiature non disponibili quando necessario 10. Forniture/apparecchiature non funzionanti correttamente 11. Mancanza di supporto/aiuto da parte del team 12. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra personale infermieristico e operatori di supporto 13. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra il personale infermieristico 14. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra il personale infermieristico e medico 15. Mancata segnalazione da parte dell’operatore di supporto delle cure non fornite 16. Care giver non rintracciabile/disponibile 17. Elevato numero di ricoveri/dimissioni durante il turno NURSING DIABETOLOGICO INTERVISTA agli infermieri per cause 1. Pensi di aver ricevuto le cure necessarie? Se no, quali non sono state complete? 2. Durante il regime di degenza, è stato possibile per il personale, e con quale frequenza: a. Entrare nella tua stanza e parlarti/osservarti? Cosa hanno fatto? b. Spiegarti cosa sarebbe accaduto durante il turno? c. Riposizionarti nel letto se necessario, garantire spostamenti dal letto alla sedia o interventi atti alla deambulazione? d. Lavarsi le mani prima dello svolgimento di ogni attività? e. Rilevarti temperatura, pressione arteriosa, polso con regolarità? f. Darti i farmaci secondo l’orario di prescrizione? g. Assicurarti farmaci antidolorifici al bisogno? Con quali tempistiche? h. Rispondere agli allarmi dei monitor? Con quali tempistiche? i. Rispondere alle tue chiamate? Con quali tempistiche? j. Controllare la tua pelle per l’eventuale presenza di arrossamenti o altri problemi? k. Ti hanno garantito un adeguato stato d’igiene? 3. Ti hanno spiegato trattamenti e procedure? 4. Hanno verificato quanto mangiato, quanto bevuto, quanto urinato? 5. Ti hanno ascoltato e preso in considerazione le tue opinioni? 6. Hanno fornito un supporto emotivo in caso di necessità? 7. Ti hanno preparato alle cure autonome da attuare dopo la dimissione? 8. Quali altre considerazioni puoi fare riguardo le cure infermieristiche ricevute? viduando le missed nursing care (MNC) come “qualsiasi intervento infermieristico necessario al paziente ma omesso completamente, parzialmente o rimandato ad altro momento” [18]. N. 1 marzo 2016 INTERVISTA ai pazienti GLI STRUMENTI L’unico strumento riconosciuto come valido ed utilizzato per raccogliere dati statistici è il MISSED CARE SURVEY (MIS- 21 NURSING DIABETOLOGICO N. 1 marzo 2016 22 SCARE), validato anche in Italia. La valutazione implica l’impiego di due variabili: il punto di vista dell’equipe infermieristica, per l’individuazione delle cure perse e delle loro cause e quello del paziente. In modo più dettagliato, le cure perse possono anche essere definite come cure infermieristiche non soddisfatte (unmet), inadeguate (inadequate), non finite (unfinished), incomplete (incomplete) o evitate (avoided) [20]. Come si evince dagli studi, esse sono generate sia da fattori che precedono il processo di nursing, che da fattori del processo di nursing stesso, compresi i fattori interni al processo di cura. Un altro strumento utile per acquisire consapevolezza delle MNC è il Missed Nursing Model attraverso il quale è possi- bile considerare, come nel modello di Donabedian (struttura, processo, esito) gli indicatori di struttura che generano le MNS (indicatori di processo) fino gli esiti sui pazienti. MISSED NURSING CARE MODEL Lo schema sintetizza un quadro prospettico generale su tutti quei fattori riconosciuti come causa principale di inadeguata assistenza: l’aumento del fabbisogno di assistenza da parte del paziente, la scarsità delle risorse umane, la carenza di materiali o attrezzature, la difficoltà nella comunicazione all’interno del team vengono riportati come problematiche principali di natura puramente organizzativa, da associarsi poi alle modalità di La prima indagine di acquisizione di dati è stata condotta dalla stessa Kalish nel 2009 in 10 ospedali per acuti, con una quota totale di 4086 intervistati (di cui 3143 infermieri e 943 assistenti sanitari) operanti nei servizi di Medicina, Chirurgia, Riabilitazione e Unità di Terapia Intensiva. [19] In questo studio le cure che erano maggiormente trascurate, riguardavano: - la deambulazione del paziente 3 volte al giorno o secondo pianificazione (73%), - cura ed igiene del cavo orale (62%) - partecipazione alle riunioni multidisciplinari (62%) - somministrazione della terapia 30 minuti prima o dopo l’ orario prescritto (60%) - mobilizzazione passiva del paziente ogni 2 ore (60%) - pianificazione della dimissione del paziente ed educazione di quest’ultimo circa le cure da eseguire a domicilio (25%) Le attività meno trascurate erano invece: - rilevazione dei parametri vitali come da pianificazione (23%) - rivalutazioni del paziente e valutazione di stati di miglioramento o peggioramento durante il turno (23%) - monitoraggio dello stato glicemico come da prescrizione (15%) - valutazioni del paziente eseguite ad ogni turno (9%). Queste mancate azioni hanno delle conseguenze sia sui pazienti (per es. sindrome da allettamento, malnutrizione, NURSING DIABETOLOGICO ALCUNI RISULTATI N. 1 marzo 2016 gestione dei processi interni del nursing, e quindi, alle singole capacità e competenze dei professionisti (eseguire l’accertamento iniziale e le relative diagnosi, idoneità nella stipulazione e attuazione di un adeguato piano assistenziale, osservazione degli obiettivi principali e riconoscimento delle priorità nella pratica, equa distribuzione del carico di lavoro tra colleghi, corretta valutazione dei risultati…). A queste vengono aggiunte le norme interne al team, le quali generalmente definiscono i vari comportamenti, accettabili o meno, che risultano essere fondamentali soprattutto per i nuovi assunti (qualora quest’ultimi percepissero la mancanza di attenzione da parte degli altri membri circa un relativo compito da portare avanti, essi stessi sarebbero portati a trascurare tale pratica); la priorità conferita al setting assistenziale (dovere da parte degli infermieri di privilegiare pratiche di importanza maggiore allo scopo di raggiungere gli obiettivi prefissati nelle tempistiche corrette); i valori culturali, modi di pensare, individualità; le abitudini (l’aver mancato una cura e non aver avuto riscontri negativi sul paziente indurrà il professionista a ripetere il fatto con più facilità). Oltre a questi dati, i risultati della ricerca hanno evidenziato l’esistenza di alcuni cofattori: il personale con meno anni di esperienza riferisce cure infermieristiche perse in minore misura rispetto al personale più anziano; durante il turno di notte la percentuale di mancata cura risulta essere inferiore rispetto a quella del turno di giorno; gli infermieri incaricati di assistere più pazienti durante il turno di lavoro risultano essere i soggetti più frequentemente coinvolti nel fenomeno del MNC, in associazione con coloro che riferiscono la perdita di almeno 2 o più turni nell’arco dei 3 mesi presi in considerazione (al contrario di chi non è mai stato coinvolto in fenomeni di assenteismo). Viceversa chi ha recepito il proprio staff come adeguato e ha riconosciuto la presenza di un ambiente lavorativo salubre, risulta essere anche molto meno incline all’errore. Fattori come età e sesso non sono risultati delle variabili significative per lo scopo della ricerca. 23 NURSING DIABETOLOGICO N. 1 marzo 2016 24 dimissione non pianificata ecc) che sugli operatori (insoddisfazione, aumento del lavoro nei turni successi ecc). La prevalenza di missed nursing care sono elevate sia negli Stati Uniti che a livello internazionale. In una revisione sistematica di 42 studi, dal 55% al 98% degli intervistati denunciano la scomparsa di uno o più elementi di cura necessari durante il periodo di assistenza. Il MISSCARE Survey-pazient è stato utilizzato per raccogliere segnalazioni di 729 pazienti ricoverati in 20 unità di cura in 2 ospedali per acuti. I risultati indicano mancanze più numerose nel campo delle cure di base (2,29 ± 1,06) piuttosto che nella comunicazione (1.69 ± 0.71) e nel tempo di risposta (1,52 ± 0,64): cura della bocca (50,3%), deambulazione (41,3%), alzarsi dal letto alla poltrona (38,8), informazioni sulle prove / procedure (27%), e cure igieniche ((26,4%) [23]. Inoltre, le MNC sono predittori di riduzione della qualità di cura, diminuzione della soddisfazione del paziente, aumento degli eventi avversi, aumento del fatturato, diminuzione di posti di lavoro, minore soddisfazione sul lavoro e una maggiore intenzione, da parte degli infermieri, di lasciare il lavoro [24]. Una valutazione infermiere-quantità di ‘cura persa’ potrebbe essere usata come misura di allerta precoce per identificare reparti con numero insufficiente di infermieri [25]. Migliorare il lavoro di squadra potrebbe influire sulla percentuale di cure perse: su un campione di 2216 infermieri di 50 unità di cure intensive, dopo correzione per tasso di occupazione e caratteristiche del personale (ad esempio, istruzione, turno lavorato, esperienza, ecc), la mancanza del lavoro di squadra è responsabile dell’11% dell’assistenza infermieristica persa [26]. Fattori che favoriscono il team work infermieristico sono la leadership infermieristica, il lavoro full-time, l’orario di lavoro, gli anni di esperienza nel gruppo di lavoro, il basso indice di assenteismo, la percezione dall’adeguatezza delle risorse umane e l’unità operativa. Infine, negli ospedali magnete, rispetto ai non magnete, c’è una significativa differenza di percezione di cure perse, in particolare negli indicatori sensibili alle cure infermieristiche [27] . In Italia i risultati dello studio di Palese, individuano le missed care più frequenti nella deambulazione del paziente 3 volte al giorno o secondo protocollo, nella mobilizzazione ogni 2 ore, nella somministrazione della terapia entro 30 minuti prima o dopo l’orario di prescrizione, Viviamo in tempi di austerità e questo può significare che il cambiamento, la riorganizzazione e la rapida diffusione di innovazione in assistenza sanitaria siano estremamente necessari per il buon funzionamento della maggior parte delle unità cliniche e forse anche per la sopravvivenza di altri servizi [29], in una prospettiva di solvibilità, sostenibilità, sicurezza e solidarietà dei sistemi sanitari [30]. In Italia i rapporti hanno iniziato da qualche anno a documentare i primi segnali della crisi economica e l’impatto sui pazienti in termini di problemi nei servizi di cura, nella formazione e nella pratica clinica [31]. In questa situazione, quali possono essere per gli infermieri che si occupano di persone con diabete, le riflessioni sulla lezione delle cure perse? Una prima considerazione è che pur essendo un fenomeno molto diffuso è ancora poco analizzato e lo è solo e sostanzialmente in setting di cura per acuti; d’altra parte l’uso dei sevizi, pur essendo considerato un outcome infermieristico, è scarsamente documentato. In mancanza di dati specifici, potremmo utilizzare gli ultimi risultati dello studio Dawn, come una guida per ri/conoscere i bisogni della persona con diabete, ma anche per capire dove gli infermieri rilevano maggiore inadeguatezza nelle cure (parte dello studio è pubblicato sul sito dell’OSDI). La seconda considerazione è che non possiamo mai considerare un’azione assistenziale come una prestazione isolata: le cure perse, qualunque sia la loro frequenza hanno tuale della segnalazione di una di queste attività perse, aumentava proporzionalmente la probabilità di riammissione del 2-8% [34]. L’educazione e la pianificazione della dimissione, presenti tra le 24 attività del MISSED CARE SURVEY (MISSCARE), sono fondamentali per la riduzione dei giorni di ospedalizzazione e di riammissione, in particolare nelle persone anziane [35]. Gli infermieri sono consapevoli dell’importanza dell’accompagnamento alla dimissione e identificano alcuni temi ricorrenti e necessari nella strutturazione di un piano per il ritorno al domicilio: l’educazione all’assunzione dei farmaci, NURSING DIABETOLOGICO CONCLUSIONI effetti sui pazienti e questi effetti possono essere molto gravi se si cumulano su persone fragili e con più patologie [32-33]. La terza considerazione è quanto queste possano incidere sulle riammissioni ospedaliere e quindi sui costi. Carthon J. ha condotto uno studio trasversale analizzando i dati di dimissione di pazienti con insufficienza cardiaca in 419 ospedali per acuti degli Stati Uniti. In esso, tra tutte le attività perse la comunicazione, il conforto del paziente (42%), lo sviluppo ed aggiornamento dei piani di assistenza (35,8%) e l’educazione del paziente e della famiglia (31,5%) sono risultati i più significativi nel confronto con le possibilità di riammissione ospedaliera di questi pazienti dopo la dimissione: ad ogni aumento di 10 punti in percen- N. 1 marzo 2016 nell’educazione del paziente. Non sorprende come anche in questo caso i motivi alla base sono stati rapportati ad aumenti imprevisti del numero dei pazienti ricoverati e della gravità delle loro condizioni, inadeguato numero dello staff, attività di dimissione e ricovero intense e deficit di personale di supporto. È proprio quest’ultima variabile a rappresentare una delle maggiori differenze con gli studi inglesi; di fatto essi non hanno mai sottolineato una particolare rilevanza di questo fattore, divenuto invece uno dei predittori principali di mancate cure in ambito italiano [28]. 25 NURSING DIABETOLOGICO N. 1 marzo 2016 26 l’aderenza alla terapia e gli effetti collaterali [36]. In tempo di crisi, le riammissioni in ospedale stanno ricevendo crescente attenzione come indicatori di qualità delle cure e della necessità di interventi multifattoriali che tengano conto dell’istruzione dei pazienti e dei familiari e del coinvolgimento delle strutture ambulatoriali [37]. In particolare, nei pazienti dimessi con terapia insulinica, è stato riconosciuto che occorrono miglioramenti nella dimissione, per l’adeguamento sicuro delle dosi del farmaco [38] . Il ruolo della terapia educazionale nel paziente diabetico ospedalizzato è stata oggetto di una pubblicazione nella quale si è osservato come il tasso di reospedalizzazione a 30 giorni si sia ridotto in modo statisticamente significativo nei pazienti che avevano ricevuto una terapia educazionale e tale dato rimaneva significativo anche dopo correzione per fattori sociodemografici e per fattori patologia correlati [39]. L’educazione durante il ricovero ospedaliero, il coordinamento delle cure, e il supporto post-dimissione sono tra gli interventi maggiormente testati per diminuire i tassi di riammissione dei pazienti con diabete [40]. D’altra parte la mancanza di conoscenza sulla malattia e le istruzioni per il ritorno a casa, il fallimento del sistema sanitario nella dimissione programmata, la considerazione sui cambiamenti (regime terapeutico, alimentazione), i determinanti sociali di assistenza sanitaria e la perdita di controllo sulla malattia, in mancanza di self-management, sono tra i fattori determinanti i ricoveri [41]. E’ necessaria un’azione proattiva e di sostegno per gli infermieri che lavorano nei reparti ospedalieri. Quarta considerazione: è importante contrastare il fenomeno missed nursing. Un esempio di notevole valore è l’utilizzo da parte delle strutture ospedaliere inglesi di strumenti di promemoria computerizzati di cure infermieristiche eseguite: “self-reported nursing care reminder [42]. Nel contesto italiano, è fondamentale raccogliere gli esiti delle cure infermieristiche sui pazienti cronici e per quanto ci riguarda su quelli diabetici. E’ una tappa fondamentale per capire quali siano le nostre cure perse e le conseguenze sui pazienti. L’utilizzo dei Moduli assistenziali sulla cartella computerizzata Mystar può essere un buon inizio. Infine, è necessario essere protagonisti nella costruzione di reti assistenziali, in una logica di skill mix change, non solo all’interno del team specialistico, ma in tutti i luoghi di prevenzione e di cura delle persone a rischio o con diabete diagnosticato. Queste considerazioni possono essere condivise per una riflessione su cosa sia veramente utile in un contesto di cure nel quale la prospettiva sarà sempre di più la sfida all’assistenza di persone con multimorbilità e a calibrarsi per capire/ricercare quali siano gli interventi che maggiormente supportano il processo decisionale di selfefficacy e self-management nella vita di tutti i giorni [43]. NURSING DIABETOLOGICO 1. WHO on behalf of the European Observatory on Health System and Policies 2013 2. 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L’uso del termine “finalmente” non è usato a caso in quanto la revisione della stessa era particolarmente attesa in quanto il lavoro di semplificazione della terminologia ed il cambiamento dell’approccio generale, orientato ai processi, la rende adatta a quelle organizzazioni che sono lontane dalla filiera tradizionale della produzione e sono particolarmente orientate al “cliente”, categoria, questa, in cui rientra OSDI con la sua Scuola. Ho fatto cenno nella premessa all’approccio per processi che, in estrema sintesi, può essere definito come gestione ed interazione degli stessi che ha come obiettivo finale il raggiungimento dei risultati attesi in accordo con la politica per la qualità dell’organizzazione e la 28 direzione della stessa. Se pensiamo alla Scuola OSDI (mi piace chiamarla così perché sempre l’ho intesa, nello sviluppo e nella realizzazione del progetto come OSDI, ovvero della comunità di professionisti che ne fanno parte) possiamo capire come leggere il sistema come processi SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI uno strumento fondamentale per consentire decisioni “consapevoli”. Credo che chiunque abbia avuto modo di leggere il sistema di gestione per la qualità della Scuola, piuttosto che partecipare alle diverse fasi di sviluppo del progetto Scuola ed al percorso della certificazione, non possa che ritrovare, in questi due aspetti fondamentali della nuova versione della norma, il pensiero originale di OSDI e la relativa ragione d’essere. OSDI, e la sua Scuola, ha infatti impostato il proprio lavoro su un processo decisionale basato sulle evidenze, dove le decisioni sulla realizzazione di un progetto formativo, per l’avvio di una ricerca, per l’individuazione degli obiettivi di miglioramento, sono basate sull’analisi e sulla valutazione di dati ed informazioni che hanno più probabilità di produrre i risultati desiderati. Il processo decisionale è spesso complesso e presenta spesso molte incertezze, importante è comprendere le rela- N. 1 marzo 2016 che nella loro interazione traducono la missione di OSDI in strategie per la formazione, possa trovare davvero il razionale di volere ed applicare un sistema di certificazione della qualità, che dimostri la capacità della Scuola di garantire servizi che soddisfino i requisiti dei “clienti” finali: pazienti, operatori e partner. La norma identifica, e questo è un altro importante elemento di novità, nella metodologia PDCA (PLAN DO CHECK ACT – pianifico, faccio, controllo e agisco la nuova azione come metodo di lavoro), lo strumento principe. Nella pianificazione, infatti, analizzo il contesto e conosco i bisogni e le aspettative, nonché i rischi potenziali, delle parti al fine di mettere in atto il piano, valutando l’impatto che lo stesso potrebbe avere sulla conformità dei servizi che andrò ad erogare. A seguire il necessario controllo e monitoraggio delle azioni e delle risorse, misurando gli esiti dei singoli processi con appropriati indicatori di performance che ne assicurino efficacia ed operatività ed, infine l’identificazione e valutazione delle azioni correttive e preventive, la gestione delle eventuali modifiche e l’avvio del miglioramento continuo del processo. Vale la pena di soffermarsi sull’enfasi che la nuova norma pone alla gestione del rischio che rappresenta l’effetto incertezza, ovvero il rischio correlato alla volontà di concretizzare tutto ciò che può agevolare o impedire il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione e rappresenta 29 SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI N. 1 marzo 2016 30 zioni di causa – effetto e le conseguenze delle diverse azioni. Il nuovo approccio alla gestione per la qualità proposto dalla edizione 2015 della norma UNI EN ISO 9001:2015, trova puntuale corrispondenza a specifiche prescrizioni e nella generale capacità da parte delle singole persone nell’organizzazione di assumere decisioni e intraprendere azioni non in modo acritico e meccanico ma come effetto di una valutazione delle possibili conseguenze, positive o negative. Ancora una volta, l’analogia con il metodo di lavoro di OSDI e della Scuola, è facilmente leggibile nei principi che sottostanno ai processi della Scuola: pensiamo ad esempio alla definizione dell’albo dei formatori, alla definizione dei criteri per accettare un progetto formativo, alla programmazione del piano formativo, alla trasparenza nel processo di individuazione dei criteri per l’utilizzo delle risorse a disposizione. OSDI, con la sua Scuola, così come le nuove norme, ha come obiettivo quello di dare fiducia nella capacità della organizzazione di fornire ai propri clienti (pazienti, professionisti e partner) servizi e prestazioni conformi ai requisiti ed accrescere, in questo modo, la soddisfazione dei clienti e delle parti interessate. Altro aspetto che vale la pena di sottolineare è l’attenzione che la nuova norma pone all’analisi del contesto, esterno ed interno all’organizzazione. Contesto esterno, ovvero ambiente esterno nel quale l’organizzazione cerca di perseguire i propri obiettivi che comprende ambiente culturale, sociale, politico, cogente, finanziario, tecnologico, economico, naturale, competitivo sia nazionale che regionale ed internazionale: elementi tutti determinanti che hanno un forte impatto sugli obiettivi dell’organizzazione. Mentre scrivo il pensiero corre ai vincoli economici ed al contesto socio economico nel quale OSDI, e la sua Scuola, si è trovato ad operare e che, finalmente, ora può esplicitare in modo chiaro nel proprio sistema a giustificazione delle scelte adottate, degli obiettivi modificati e nelle strategie adottate. Per quanto concerne l’ambiente interno il riferimento specifico della norma è alle strategie, politiche e obiettivi, nonché alla struttura organizzativa, ai ruoli ed alle responsabilità, alla capacità ed alle risorse disponibili ed alla cultura dell’organizzazione, che costituiscono l’ambiente interno dentro il quale l’organizzazione cerca di perseguire i propri obiettivi. Penso ad OSDI, in quanto comunità di professionisti, alle peculiarità rappresentate all’interno della stessa, condizionate anche dalle diverse realtà regionali e, da ultimo, non certo per importanza, alle capacità personali, alle attitudini ed alla risorsa umana, che, sempre ed in tutte le organizzazioni, fanno la differenza. L’organizzazione, nella definizione della norma, deve continuamente monitorare e riesaminare il contesto ottenendo dati ed informazioni sulle esigenze dei clienti, sulla situazione competitiva, sulle nuove tecnologie, cambiamenti politici, fattori sociologici per identificare, valutare e gestire i rischi correlati alle parti interessate ed i loro mutevoli bisogni ed aspettative. Il riesame della direzione, che Scuola e OSDI, ogni anno mettono in atto ha proprio lo scopo di riformulare la politica SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI N. 1 marzo 2016 per la qualità ed i propri obiettivi, tenendo conto effettivamente di quelle che sono le risorse disponibili, e penso alle collaborazioni con le aziende per la realizzazione dei progetti formativi ma anche al variare degli obiettivi specifici della Scuola che si orientano alla ricerca, alla definizione di protocolli di metodo basati sulla evidenza scientifica. i requisiti e le aspettative di tutte le parti interessate. Da sottolineare, altresì, che la nuova norma non impone più (e anche qui userei il termine finalmente) una struttura documentale imponente ma consente all’organizzazione di dimostrare la propria capacità attraverso i documenti che servono alla stessa per il miglioramento continuo della qualità, ovvero: per standardizzare i comportamenti, per diffondere i requisiti del proprio sistema, per individuare obiettivi e politica per la qualità piuttosto che, ancora, accrescere il senso di appartenenza dei professionisti attraverso la trasparenza e capacità di condividere. Il periodo di transizione per la messa a regime del sistema è previsto in tre anni; OSDI, e la Scuola, ha già avviato il processo di revisione del proprio sistema di gestione per la qualità, orientandolo ai requisiti della norma edizione 2015. Nel proprio sistema è stata già posta particolare attenzione all’orientamento ai processi ed alla contestualizzazione delle strategie tenuto conto del momento socio economico nel quale si ritrova ad operare ed il processo di semplificazione della modulistica e dell’apparato documentale è in corso da tempo. Chiudo con l’augurio di buon lavoro, certa che FINALMENTE in questa norma si troverà lo spazio per descrivere le caratteristiche, peculiari, della propria organizzazione…..almeno fino alla prossima revisone! La struttura della nuova norma è molto più snella, dieci punti complessivi, che comprendono il contesto organizzativo, la leadership, la pianificazione il supporto e le attività operative, la valutazione delle prestazioni e del miglioramento che devono permettere alla organizzazione di dimostrare la propria capacità di soddisfare 31 VITA ASSOCIATIVA OSDI VENETO XXIII CONGRESSO REGIONALE L’INFERMIERE DI DIABETOLOGIA SI RACCONTA: I PERCORSI TRACCIATI NEL QUOTIDIANO, IL CAMMINO INTRAPRESO IN REGIONE. QUALI I POSSIBILI SCENARI PER IL FUTURO. Alla sezione Osdi Veneto, che nel lontano 1989 ha fortemente voluto la nascita di Osdi Nazionale e che ha visto annoverare fra i suoi soci Presidenti Nazionali, che è impossibile dimenticare, come Rosy Santantonio e Rosanna Toniato, abbiamo voluto, eccezionalmente, riservare uno spazio più ampio in questa rivista per evidenziare la graduale ripresa della sezione e per il desiderio di salutare una collega "storica" alla quale siamo grati per l'impegno profuso, sia a livello regionale che nazionale. N. 1 marzo 2016 Comitato scientifico di In- Formazione Osdi 32 La nostra storia riparte dall’11 giugno 2011 a Padova…Osdi Veneto rinasce come nuova Sezione. Intraprende il cammino con il minimo di soci indispensabile secondo lo Statuto, 15 soci, tanto entusiasmo ma anche qualche timore. Un direttivo inizialmente composto da 3 persone, poi via via si rinforza con l’ingresso di altri colleghi. Inizialmente l’obiettivo era quello di recuperare credibilità, riprendere la formazione, recuperare il tempo perduto durante il periodo di crisi vissuto dalla nostra Sezione. Non potevamo quindi mollare e lasciare tutto, avevamo un impegno verso tutti i colleghi che da sempre ci sostenevano ma anche verso le nuove leve, la nuova forza, la nuova linfa di cui tutta la diabetologia ne sentiva e ne sente tuttora il bisogno. Avevamo un impegno dicevamo, soprattutto verso noi stessi, ci eravamo impegnati in Regione già dal 2004 e dovevamo rappresentare dignitosamente la nostra professionalità, dovevamo portare la nostra voce sui tavoli regionali all’interno della Commissione Regionale Diabetologica. Così l’esperienza di questi anni è stata voluta ed è diventata il centro del nostro XXIII° Congresso Regionale svoltosi il 21 novembre 2015 presso Holidey Inn Congress Center di Verona. La giornata è stata così strutturata in due percorsi; il primo ha dato spazio ad una tavola rotonda e il secondo alla presentazioni di esperienze infermieristiche proposte dalle varie diabetologie del Veneto. Dopo i saluti istituzionali delle autorità presenti , Presidente OSDI Veneto uscente, Presidente SID, AMD, IPASVI, FAND, la moderazione di Iva Manfroi ha introdotto i lavori della tavola rotonda. I protagonisti sono stati il Dr. Luigino Schiavon in qualità di Presidente Coordinamento Collegio Ipasvi Veneto, il Dr Loris Confortin in qualità di Presidente SID Triveneto e componente della Commissione Diabetologia Regionale e Maria Grazia Torelli in qualità di rappresentante OSDI Veneto all’interno della Commissione Diabetologica Regionale. Maria Grazia ha iniziato condividendo la sua esperienza, esponendo in modo molto chiaro e puntuale tutto il percorso fatto dal 2003 al 2015, quale l’impegno infermieristico, le difficoltà incontrate ma anche i risultati ottenuti nei passaggi salienti: 1. Riconoscimento della figura dell’infermiere dedicato ed esperto e individuazione dei criteri che lo definiscono VITA ASSOCIATIVA anche in capacità critica, mettendoci in discussione per comprendere il divario che a volte esiste tra ciò che facciamo e ciò che vorremmo fare con l’obiettivo di rendere migliori i nostri percorsi assistenziali e organizzativi. L’abilità quindi che ci contraddistingue, è quella di ideare iniziative per approfondimenti, per elaborazioni, per creazioni di percorsi infermieristici che possono essere ancora in itinere, o di rendere uniche attività esperienziali. Tutto questo spesso rimane solo un’idea, oppure si crea ma si lascia dentro un cassetto, altri progetti invece sono stati realizzati e implementati, altri ancora implementati ma non verificati nel tempo. Ci siamo chiesti: “Perché non condividerlo ugualmente”? Così alcune colleghe hanno colto il nostro invito e si sono “ lanciate”. E’ il caso di Daniela Gasparini e Chiara Veronese del Servizio di Diabetologia dell’Ospedale Civile di Padova che hanno costruito e sperimentato un ulteriore strumento educativo atto a migliorare la qualità dell’ autocontrollo e della gestione della terapia insulinica. Marj Zogno del Servizio di Diabetologia di Conselve /Monselice (Padova) ha condiviso la sua esperienza riguardo gli incontri educativi di gruppo che hanno come obiettivo: “ facilitare la persona con diabete all’accettazione della malattia e ad una sua migliore gestione”. Felicia Abascià e Sabrina Cappellato del Servizio di Diabetologia di Cittadella/ Camposampiero (Padova) ci hanno fatto toccare con mano il percorso infermieristico che sono riuscite a strutturare per la fase di pre-dimissione della persona con diabete mellito ricoverata, con l’obiettivo di garantire la continuità assistenziale e la dimissione in sicurezza. Loretta Bazzani del Servizio di Diabetologia /Poliambulatori di Bovolone ( Verona) ha portato la sua esperienza fatta di recente in un percorso di formazione specifico per il personale dei Servizi di Diabetologia dell’Aulss 21, finalizzato ad uniformare l’assistenza infermieristica nelle diverse sedi, a produrre protocolli condivisi e non da ultimo creare intesa e “ fare gruppo” tra la sede centrale e le sedi periferiche. N. 1 marzo 2016 2. Determinazione dei criteri che definiscono la formazione necessaria 3. Ricerca del canale adeguato per sviluppare la formazione necessaria 4. Promozione del 1° Corso di Alta formazione per infermiere esperto presso l’Università di Padova 5. Collaborazione nella definizione dei PDTA Regione Veneto per quanto riguarda ambiti e ruoli dell’infermiere di diabetologia rispetto all’infermiere che opera a livello territoriale. A seguire il Dr. L.Confortin con la relazione “ Il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) regionale per la gestione integrata della persona con diabete di tipo II.” Una condivisione costruttiva e condivisa che ci ha aiutato a comprendere come nascono e quale applicabilità dei PDTA nella nostra quotidianità, ponendo l’accento soprattutto alla condivisione da parte di tutte le figure che ruotano intorno alla persona con diabete già nel momento della stesura dei vari percorsi. Essenziale poi il contributo del Dr L.Schiavon con il quale abbiamo condiviso delle riflessioni critiche sui temi attuali e sull’evoluzione della professione infermieristica e quali ripercussioni in ambito diabetologico. Molto ricca, sentita e partecipata la discussione che la tavola rotonda ha prodotto, favorendo il confronto tra aspetti diversi ma significativi; da una parte quelli che sono stati i risultati ottenuti, dall’altra la lunga strada che come infermieri di diabetologia dovremo ancora percorrere tra i cambiamenti che il sistema sanitario ha posto in essere. Per questo è necessario farci trovare preparati, partendo dalla consapevolezza che solo uniti potremo “ fare la differenza”. Il secondo percorso della giornata ha poi dato voce e spazio a noi infermieri e a quello che negli ultimi anni abbiano ideato, analizzato e sviluppato nelle nostre realtà lavorative, anche se spesso non ufficializzato e riconosciuto. Quello che fa la differenza, nel nostro modo di essere “professionisti in progress” è il saper divenire, che si traduce in capacità di riflessione e analisi dello stato dell’arte, in valorizzazione di ciò che facciamo, ma 33 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2016 34 La giornata si è così conclusa con le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo quindi…. VITA ASSOCIATIVA Siamo convinti che al giorno d’oggi la tecnologia non solo aiuta la comunicazione e le relazioni agli scambi rapidi e veloci, ma anche nell’ambito delle cure e delle malattie croniche. Questa velocità, che rende flessibile l’intervento terapeutico da parte di noi operatori sanitari, ha come bisogno di rendere visibile una rinascita da parte di noi stessi. Questa rinascita consiste nel portare attenzione al nostro ben-essere, alla nostra capacità di poter far fronte ad ogni situazione soprattutto non perdendo il proprio centro, visti i cambiamenti rapidi e spesso inaspettati che molte volte dobbiamo affrontare nella nostra realtà lavorativa. Il secondo evento: Dall’innovazione tecnologica, all’innovazione relazionale: “Quando il comportamento si fa duro, gli infermieri fanno la differenza”. 9 maggio 2015 ci ospita la stupenda cornice di Sottomarina (VE) Questo incontro strutturato in collaborazione con l’Associazione Bona Tempora nella figura del Dr. G.Forza e del Dr. N.Gentile e con il contributo non condizionante di Abbott, Artsana e Menarini, era finalizzato ad acquisire maggiori competenze nell’ambito dell’educazione terapeutica individuale e di gruppo. Esso presenta un approccio originale di counseling N. 1 marzo 2016 Questi lavori infermieristici sono stati oggetto di una valutazione di preferenza da parte dell’assemblea a riconoscenza dell’impegno e del lavoro svolto. Non possiamo non condividere il fatto che sia stato un successo, l’entusiasmo l’impegno messo da tutti voi presenti e’ stato eccezionale e ha contribuito a rendere il Congresso un evento ricco di contenuti e di emozioni. Il Congresso Regionale coincide generalmente con la chiusura delle attività formative dell’anno ma non possiamo non considerare anche gli altri corsi formativi erogati durante questo 2015. Nella nostra ormai famosa “zona pranzo dell’IKEA di Padova” , sede dei nostri direttivi , eravamo partiti con la pianificazione di 3 eventi formativi separati tra loro ma connessi e consequenziali in modo da dare la possibilità a chi volesse di partecipare a tutti e tre gli eventi e fare quindi tutto il percorso o partecipare ad un solo evento a seconda della propria disponibilità ed interesse. Il percorso era così strutturato: Il primo evento: Dall’innovazione tecnologica, all’innovazione relazionale: “Dalla mente al cuore” si è svolto il 27 e il 28 marzo 2015 a Mestre (VE), in collaborazione con la Dott.ssa Anna Ercoli e con il contributo non condizionante di Roche Diagnostics. 35 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2016 36 focalizzato sul far prendere consapevolezza all’utente del proprio diabete e nel rafforzare la decisione di modificare i propri stili di vita in modo più adattivo rispetto alla nuova condizione. Il terzo incontro stabilito nella nostra scaletta, ipotizzato per il 5/6 giugno 2015, riguardava interventi di educazione terapeutica strutturata, non è stato possibile realizzarlo per difficoltà a reperire i fondi. Gli obiettivi prefissati erano i seguenti: - scegliere le modalità di coinvolgimento attivo del paziente e dei caregiver; - utilizzare l’approccio metodologico appropriato nell’educazione terapeutica; - riconoscere gli strumenti educativi idonei per favorire la trasmissione di conoscenze ed abilità pratiche. Questo fa comprendere che la strada della formazione si fa sempre più articolata e tortuosa, ma nel provare a tracciare i nostri percorsi noi ritroviamo sempre la nostra passione, il nostro entusiasmo, la nostra dimensione anche in questo periodo storico così difficile non solo per i nostri pazienti, ma anche per noi e per le nostre aziende, e in un contesto temporale dove ”l’ immediatezza tecnologica” la fa da padrone ma non sostituisce però il rapporto umano che a maggior ragione va coltivato, approfondito, entusiasmato sia col paziente che tra noi operatori. Noi OSDI Veneto ci abbiamo provato così, cercando di contagiare con la nostra voglia di stare insieme e di condividere. Cogliamo l’occasione per comunicarvi la composizione del nuovo direttivo della Sezione Osdi Veneto in carica per il biennio 2016/2017 Past president : Fabio Favaretto Presidente : Vanna Cecchin Vicepresidente: Monica Saoncella Consiglieri: Gambato M. Cristina, Di Benedetto Silvia Segreteria: M. Grazia Torelli Eccomi!! sono Cristina la nuova arrivata nel direttivo OSDI VENETO. Dopo molti anni di attività in diabetologia (dal 1988), mi sono trovata a cavalcare l’onda del cambiamento. Nell’arco di questi numerosi anni ho potuto vivere i vari momenti della diabetologia e credo questo sia uno dei più critici a causa delle economie aziendali. Mi rendo conto di quanto sia importante ribadire l’importanza del nostro ruolo e sono convinta che la persona con diabete abbia bisogno di personale qualificato, preparato, aggiornato. Non ci si ..inventa una seduta di terapia educazionale!! Mi sono candidata in OSDI perché credo sia una conseguenza per voler ribadire chi siamo,cosa facciamo, in questo momento dove pochi ascoltano; per portare esperienza di nuove realtà con cui spesso ci dobbiamo scontrare. VITA ASSOCIATIVA Il direttivo si ricarica,….. e una nuova professionista entra….. Non per ultimo, iniziare un viaggio esperienziale in quella che è la NOSTRA Associazione. Grazie. Sicuramente un ricordo scritto da noi del Direttivo può sembrare un elogio fuori luogo, ma descrivere Iva come una donna e una professionista straordinaria è dir poco. N. 1 marzo 2016 E una grande Past President che esce… Iva Manfroi ma non solo…….. La nostra Heidi, come qualcuno amorevolmente la chiama : infermiera riservata ma determinata, dolce ma tenace, libera nel pensiero e nella parola. Viene da i monti e da quei monti ha macinato centinaia e centinaia di chilometri per esserci sempre e comunque da 26 anni, sostenendo prima ARVOSD come socio e poi dal 1999 come componente del Direttivo OSDI. Iva è sempre stata una protagonista essenziale e attiva in questa associazione: l’ha sostenuta, l’ha fatta conoscere ….”ideatrice della prima rivista InformaVeneto” , l’ha fatta rinascere dopo un periodo di buio, l’ha traghettata in Regione, ha contribuito a farla entrare in Università. Ma oltre all’aspetto associativo ha suscitato in chi l’ha conosciuta sentimenti di coraggio, di tenacia, di saper combattere sempre e comunque indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta e il tutto trasmesso con una tale semplicità e compostezza che a volte ha disarmato e a volte ha contagiato, come il sole tra gli alberi. 37 VITA ASSOCIATIVA Alcuni dei nostri soci hanno desiderato dare il loro contributo e lasciare così traccia delle loro riflessioni. ......“ premetto che conosco Iva ormai da alcuni anni ma non così bene da poter scrivere molto però non posso che riconoscere in lei una professionalità, un porgersi cordiale e sorridente nonostante le costanti difficoltà in campo lavorativo e a volte pure in quello familiare, quindi un’altra bellissima persona che ho conosciuto grazie al lavoro e a OSDI”. Angela Benetti ***** Altri fanno un acrostico straordinario del suo nome e cognome e la tracciano così: I mportante V alore Aggiunto .....nell’ Osdi... Mitica Attiva, affidabile Naturale F orte R iflessiva, rappresentativa, ,razionale Orgogliosa I nvidiabile, intelligente” Marj Zogno ***** Mentre dalla città Scaligera dicono di lei: “ grande donna dalle doti invidiabili” N. 1 marzo 2016 Iva è uguale a = qualità di presenza = animo generoso = profondità di intenti Iva infaticabile progettatrice….come il mulino bianco… , ha sfornato un banco di idee, di progetti, di percorsi e, “come Banderas”, era felice del risultato perché tutto era mirato alla crescita ...ma alla crescita interiore della nostra consapevolezza di soci, del senso di appartenenza, della determinazione necessaria per essere considerati, e molto altro ancora…. Tutti i soci passati e presenti, tutti i direttivi passati e presenti TI RINGRAZIANO. Noi ti esprimiamo riconoscenza con una bella frase di J.W.Goethe che rappresenta il suo insegnamento “…I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi…” Direttivo Osdi Veneto 38 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2016 40 IX CONGRESSO REGIONALE OSDI TOSCANA 19 DICEMBRE 2015 “Diabete….in azione: Alimentazione e sport parti integranti per affrontare l’insorgenza del diabete” è stato il titolo del IX Congresso regionale Osdi Toscana che si è svolto il 19/12/2015 presso l’Hotel San Ranieri di Pisa. Il diabete mellito rappresenta una tra le patologie croniche più diffuse al mondo e la sua incidenza nelle varie etnie è in costante aumento tanto da far prevedere nel 2025 un tasso di prevalenza del 6.3% pari a circa 333 milioni di persone in tutto il mondo. L’epidemia di diabete è da attribuire principalmente all’incremento della percentuale di persone obese, alla progressiva riduzione dell’attività fisica e al cambiamento delle abitudini alimentari. Il Congresso si proponeva di mettere in evidenza l’importanza di una corretta alimentazione e dell’attività fisica nel prevenire l’insorgenza del diabete e nel migliorare la compliance terapeutica e la prevenzione o riduzione della comparsa di complicanze. L’apertura dei lavori è iniziata con i saluti del Presidente OSDI uscente Marilena Carnevale la quale ha ringraziato calorosamente tutti i collaboratori del suo mandato, in particolar modo Cristiano Beltrami, e ha ribadito l’importanza del lavoro svolto dall’associazione in questi due anni . Il Prof. Stefano del Prato, Direttore della UO Mal. Metaboliche e Diab. AOUP Pisa ha proseguito con la prima relazione: Fisiopatologia del metabolismo glucidico e criteri diagnostici, con la quale ha catturato l’attenzione di tutto il pubblico affrontando la tematica proposta con grande Presidente : Andrea Corti Vice Presidente: Cristina Landini Past President: Marilena Carnevale Consiglieri: Bartolini Emanuele Segretario : Cristiano Beltrami Per il CDR TOSCANA Marilena Carnevale N. 1 marzo 2016 semplicità e padronanza dell’argomento. Ringrazio il Prof del Prato per la sua disponibilità e per aver ritagliato uno spazio per Osdi tra i suoi numerosi impegni. A seguire la Dott.ssa Cristina Bianchi, Dirigente medico I livello UO Mal. Met. Diabetologia AOUP Pisa, ci ha parlato del Diabete e delle complicanze acute e croniche correlate, spiegando che il diabete necessita di molteplici interventi sui livelli glicemici e sui fattori di rischio cardiovascolari finalizzati alla loro prevenzione. Il dott. Michele Aragona, Dirigente medico I livello UO Mal. Met. Diabetologia AOUP Pisa, ha illustrato in modo molto chiaro come adeguare la terapia insulinica nel paziente con diabete tipo 1 che affronta l’attività fisica, sia che applichi la terapia multiiniettiva sia che faccia uso di microinfusore. Successivamente il dott. Giuseppe Penno, Dirigente medico I livello UO Mal Met Diabetologia AOUP Pisa, ha affrontato una relazione molto esplicativa riguardante le novità terapeutiche in tema di diabete. La seconda parte della giornata è ini- VITA ASSOCIATIVA ziata con l’intervento dell’infermiere, Past President , Cristiano Beltrami, SOD Diab. Mal. Metaboliche ASL 10 Firenze, che ha parlato dell’autocontrollo glicemico e della sua importanza nella gestione della malattia. A seguire L’inf. Marilena Carnevale, UO Mal Met. Diabetologia AOUP Pisa, ha parlato della terapia non farmacologica del diabete e dei corretti stili di vita il cui scopo è fondamentale per promuovere la prevenzione primaria e secondaria della malattia diabetica. La giornata si e’ conclusa con l’interessante e completa relazione della dietista Alice Fumagalli, PO San Giovanni di Dio ASL 10 Firenze, mirata sul trattamento dieto-terapico nel paziente diabetico. In chiusura i ringraziamenti ai partecipanti e ai relatori e moderatori e gli auguri di buon lavoro al nuovo presidente Osdi Toscana Andrea Corti . Durante il Congresso si sono svolte le elezioni per il rinnovo del CDR OSDI Toscana che risulta così composto: 41 VITA ASSOCIATIVA N. 1 marzo 2016 42 CORSO OSDI FVG UDINE 20 FEBBRAIO 2016 Presso l’Hotel “ la di Moret “ a Udine si è svolto il primo corso del 2016 organizzato da OSDI FVG con titolo “ Tecnologia ed educazione: come approcciarsi per un’offerta di qualità. Titolo ambizioso in un momento in cui la Tecnologia entra prepotentemente nel vivere quotidiano, lavorativo e personale e che ci obbliga a fare scelte precise anche nel mondo della Salute. Il corso voleva offrire ai partecipanti le informazioni necessarie per approcciarsi, con un linguaggio comune e con una adeguata conoscenza della tecnologia, alla sfida educativa del paziente con diabete. L’obiettivo era quello di valutare gli effetti reali e/o potenziali della tecnologia sull’assistenza, nonché le conseguenze che, un determinato intervento può avere sui risultati di salute e sul benessere del paziente. Le relazioni sono state tenute da Sarah Perini, infermiera e consigliere regionale OSDI FVG, Elena Rosso, infermiera e Vicepresidente regionale OSDI FVG, Laura Tonutti , medico diabetologo, già Presidente Regionale AMD e membro della Consensus AMD-OSDI sulle tecniche iniettive. I due lavori di gruppo hanno avuto come facilitatori Valentina Toffoletti, infermiera e Past president regionale OSDI FVG ed Elisa Levis , infermiera e presidente regionale OSDI FVG. La prima relazione dal titolo: Autocontrollo e nuove tecnologie : come programmare un intervento educativo, tenuta da Sarah Perini, ha voluto dimostrare come la tecnologia, nell’arco dell’evoluzione dell’uomo, ha sempre affiancato il suo sviluppo e coadiuvato il suo adattamento alle nuove situazioni createsi. Partendo dal primo attrezzo in selce fino a raggiun- VITA ASSOCIATIVA zitutto di una adeguata formazione dell’operatore. Proprio questo tipo di approccio permetterà all’operatore e al paziente di entrare in sintonia e utilizzare al meglio gli strumenti tecnologici che possono facilitare il paziente nell’adattamento alla cura. I lavori di gruppo sono stati molto partecipati e condivisi e tutti i partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi e discutere sui modelli educativi da adottare nelle diverse realtà lavorative. L’utilizzo delle tecnologie più appropriate, è risultato essere un valido strumento per ottimizzare i tempi e mantenere contemporaneamente alto il livello di qualità dell’assistenza. Il corso ha visto 32 partecipanti su 30 posti disponibili e questa è stata una gratificazione intensa per il board di progetto unita anche ai consensi raccolti durante i lavori. Si ringraziano il CDR OSDI FVG per l’aiuto fornito, il board di progetto che ha lavorato alla costruzione del corso, i relatori e i tutor per la passione messa nei loro interventi. Non da ultimo l’efficientissima Segreteria organizzativa Osdi, ormai in sintonia con il board, e gli sponsor Abbott e BD che ci hanno permesso di realizzare l’evento. Per il direttivo Osdi FVG Elisa Levis N. 1 marzo 2016 gere le stazioni spaziali orbitanti, fornendo opportunità tecnologiche avanzate sia agli operatori che ai pazienti con diabete. La relazione ha anche sottolineato come l’intervento educativo del paziente diabetico debba essere il più personalizzato possibile e deve poter utilizzare, pertanto, la tecnologia più appropriata. A questo scopo, ha presentato una check list educativa, che consta di 7 punti rappresentativi dei momenti del percorso educativo, che aiuta a ricordare tutti passaggi fondamentali e necessari per educare il paziente. La seconda relazione dal titolo: Lipodistrofia : linee guida ed applicazioni nel quotidiano, proposta da Elena Rosso, ha presentato dapprima i dati del Fitter 2015: evento internazionale sulle tecniche iniettive, nel quale è stata presentata la più grande survey di tipo medicale mai condotta prima e nella quale sono stati analizzati 13000 questionari provenienti da 41 Paesi ( 358 dei quali italiani ) e 700 centri diabetologici, a cui seguirà una analisi sull’uso dei microinfusori. Dal Fitter attendiamo la pubblicazione delle nuove linee guida che terranno anche conto della sicurezza dell’operatore. Linee guida basate sulle evidenze scientifiche più recenti, che ci forniranno un valido supporto per il nostro lavoro quotidiano. Da tutti gli studi analizzati nella relazione della collega, si giunge alla conclusione che la lipoipertrofia è una complicanza della terapia iniettiva presente nel 50% circa dei pazienti. La collega, riallacciandosi alla relazione precedente, ha rimarcato l’importanza dell’educazione terapeutica, che nelle patologie croniche va mantenuta per tutto l’arco della vita del paziente. Nella terza relazione dal titolo, Come gestire la motivazione davanti alle nuove tecnologie, Laura Tonutti ha presentato in modo molto completo ed esaustivo come sia importante motivare il paziente per ottenere una maggiore aderenza alla cura e come questo correli con il miglioramento della qualità di vita del paziente. La relazione ha evidenziato l’essenzialità del contratto terapeutico e della motivazione del paziente, obiettivi ottenibili solo attraverso colloqui basati sull’empatia e sull’ascolto attivo, che necessitano innan- 43 VITA ASSOCIATIVA RAPINO, COORDINATORE INFERMIERISTICO DEL GALLIERA PREMIATO PER LE BUONE PRATICHE, E’ STATO INSIGNITO LO SCORSO 23 DICEMBRE DEL PREMIO “LANTERNINO D’ORO 2015” N. 1 marzo 2016 In un tempo ove risulta sempre più difficile poter assicurare un’assistenza adeguata alle persone, in un contesto assistenziale in repentino cambiamento anche a causa delle scarse risorse economiche ed umane, dove il lavoro degli operatori sanitari viene sempre meno considerato trascinando gli stessi frequentemente ad una demotivazione professionale; il riconoscimento insignito lo scorso 23 dicembre a Vincenzo Rapino è un forte segnale di speranza per la nostra professione. 44 Vincenzo, membro del CDR Liguria/Piemonte, persona semplice e riservata, Coordinatore Infermieristico riconosciuto ed apprezzato, ha dimostrato che si può andare oltre alle proprie competenze, alla propria professionalità, al “tempo” disponibile che non è mai abbastanza. Ha dimostrato inoltre che al centro della nostra opera quotidiana deve stare “il malato” e che deve essere la nostra unica fonte di soddisfazione personale perché è per curare chi sta male che siamo diventati infermieri. A Vincenzo sono stati riconosciuti” comportamenti responsabili, virtuosi e sostenibili…dimostrando grande dedizione e amore verso gli ammalati”. Che altro aggiungere? Personalmente ed a nome del CDN OSDI, sono a congratularmi con Vincenzo per l’encomio “Lanternino d’oro 2015” ampiamente meritato. Katja Speese NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB N. 1 Marzo 2016 notizie e curiosità dal web A cura del comitato scientifico di In-Formazione Osdi LA MANCANZA DI SONNO FA CONFESSARE ANCHE LE COLPE NON COMMESSE È il risultato di uno studio condotto negli Stati Uniti, dove si stima che il 15-25 per cento delle condanne di innocenti sia dovuto a confessioni false. Un team di ricercatori ha organizzato un esperimento con 88 volontari, studenti della Michigan State University. Il test era diviso in due sessioni. Durante le sessioni i volontari dovevano rispondere a questionari ed eseguire esercizi al computer. Secondo lo studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, i risultati della ricerca portano a ritenere inaffidabili le prove raccolte durante gli interrogatori di persone private del sonno. L’OLFATTO ESERCITA UNA GRANDE POTENZA SUL NOSTRO INCONSCIO Ricordiamo l’1 per cento di quello che tocchiamo e il 35 per cento di quello che percepiamo con l’olfatto Diversi studi hanno dimostrato che le persone ricordano l’1 per cento di quello che toccano, il 2 per cento di quello che sentono, il 5 per cento di quello che vedono e il 35 per cento di quello che percepiscono con l’olfatto. Niente di più interessante per chi si occupa di Marketing! Sfruttare l’odore per la causa principale: vendere. Gli esperti di marketing hanno scoperto che nelle nostre vite non c’è 46 CONVINCERE QUALCUNO A CAMBIARE IDEA NON È MAI FACILE Evitare conversazioni lunghe e usare il linguaggio giusto NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB più molto spazio per i segnali visivi (ogni colore e ogni forma sono associabili a troppi marchi, il pubblico è saturo) o uditivi (in un mondo traboccante di suoni). Possiamo ignorare i cartelloni pubblicitari o isolarci con le cuffie, ma è impossibile non usare il naso. Così ricordando il buon vecchio Proust e la sua famosa madeleine: nessun senso ha un potere evocativo forte come l’olfatto. Il trucco è antico e il lavoro degli esperti di marketing consiste nel dare nomi nuovi a fenomeni antichi e uno di loro ha ribattezzato la questione, in inglese, olfactory branding, come dire branding olfattivo o, odore di marca. Il colpevole del neologismo è un indiano, Shuvam Chatterjee, della Regent education & research foundation, che ha appena pubblicato un articolo accademico dove lo definisce “l’ultima frontiera del marketing”. Il futuro ha un cattivo odore, o ne ha uno troppo buono. Presto le aziende che seguiranno i suoi consigli cercheranno di appropriarsi di un odore e farne un marchio: cercheranno una loro griffe aromatica per diffonderla all’interno dei loro spazi e creare un’associazione d’idee. Uno studio britannico ha censito gli odori più richiesti:pane appena sfornato, lenzuola fresche di bucato, erba tagliata, fiori freschi, caffè, terra bagnata, vaniglia, cioccolato, e infine (molto british), fish & chips. Le discussioni che fanno cambiare l’opinione dell’altro seguono sempre certe dinamiche”. Ecco tre modi per convincere l’interlocutore a rivedere il proprio punto di vista: 1. Avere un’opinione condivisa da molti aiuta Per convincere l’interlocutore della validità della propria tesi è meglio avere un po’ di persone dalla propria parte: il fatto stesso che l’opinione sia condivisa da molti aiuterà l’altro a farsi domande e a mettere in dubbio il proprio punto di vista. “Non possono sbagliarsi tutti”: anche se le eccezioni esistono, questa affermazione può servire ad aprire la mente. 2. Una discussione che si protrae a lungo non cambierà alcuna opinione Discutere è importante quando si vuole provare a conoscere il punto di vista dell’altro e si vuole provare a cambiarlo. Ma una discussione che dura troppo a lungo non avrà gli effetti desiderati: cinque round di botta e risposta (gestiti non al meglio) potrebbero avere come conseguenza quella di consolidare l’idea di partenza dell’altro. Bisogna, dunque, scegliere bene le carte da usare e farlo nel minor tempo possibile. 3. Il linguaggio è importante Utilizzare le parole più appropriate per esprimere i propri pensieri è la maniera più efficace per provare a cambiare l’opinione altrui. “Le risposte devono essere il più N. 1 Marzo 2016 Molto spesso la nostra psiche è minata da meccanismi verbali, comportamentali e veri e propri schemi rigidi in atto che mettono le manette alle infinite possibilità di espressione della personalità 47 NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB N. 1 Marzo 2016 48 possibile esplicite e contenere il massimo delle informazioni”, spiegano gli autori. Ciò non significa tenere una conversazione interminabile, ma scegliere i termini, gli esempi, le argomentazioni più pungenti. Per raggiungere il massimo del risultato è bene anche citare le proprie fonti. È importante poi non fare l’errore di dire cose sconnesse, adottare un tono calmo e positivo, includere nel proprio discorso parole come “per favore”, “aiuto”, tanti aggettivi e avverbi. “Sono tutte strategie valide - indicano gli autori ma bisogna ricordare che convincere qualcuno non è mai facile”. PAROLE INTRADUCIBILI Nel mondo vengono parlate più di 6000 lingue diverse, diventa, quindi, normale imbattersi in parole che non esistono in nessuna altra lingua. Queste gemme linguistiche possono essere spiegate, ma non possono essere tradotte direttamente. Le parole intraducibili mettono in evidenza le differenze presenti all’interno dell’etnosfera umana. Geografia, clima, cucina, religione, storia e senso dell’umorismo sono solo alcuni dei fattori che condizionano una lingua ad inventarsi parole specifiche e, appunto, uniche, al fine di descrivere e definire l’esperienza umana. Sono tanti gli esempi di parole intraducibili, di seguito riportiamo solo alcuni esempi: Abbiocco (italiano) sostantivo: sonnolenza che segue un lauto pasto. Cominciamo con la nostra lingua; non è una sorpresa che la prima parola intraducibile sia legata in qualche modo al cibo. Non c’è bisogno di essere italiani per averlo sperimentato: la tipica sonnolenza che segue una bella mangiata è nota a tutti, ovunque nel mondo. Eppure solo gli italiani hanno coniato una parola per questo “stato dell’esistenza”. Desenrascanço (portoghese) sostantivo: la capacità d’improvvisare una soluzione velocemente, è la condizione esistenziale del procrastinatore, non significa solo risolvere una situazione all’ultimo minuto, ma anche riuscirci in maniera completamente improvvisata. Hyggelig (danese) aggettivo: comodo, accogliente, intimo Se cerchiamo una parola che unisca tutto ciò che è accogliente, sicuro, amichevole, comodo e confortevole dobbiamo rivolgerci ai danesi. Si tratta di hyggelig, una parola talmente utilizzata nella vita quotidiana che alcuni la considerano parte del carattere nazionale danese. Sobremesa (spagnolo) sostantivo: conversazione al tavolo dopo pranzo Gli spagnoli amano i grandi pranzi conviviali, ma, come ben sappiamo noi italiani, mangiare non è solo una questione di nutrimento. Se dopo pranzo vi piace rimanere seduti a tavola per chiacchierare con gli amici o i famigliari, sappiate che vi state gustando una “sobremesa”. Utepils (norvegese) sostantivo: una birra bevuta all’aria aperta Prima di poter godere di una luminosissima ma breve estate, i norvegesi devono sopportare un lungo, buio inverno. Di conseguenza una birra da bere fuori, all’aria aperta, magari lasciandosi baciare da un raggio di sole, diventa subito molto più di una semplice birra. Il corpo umano può consumare calorie fino a un valore limite. Raggiunta la soglia, il dispendio energetico non aumenta, anche se si incrementa l’attività fisica. Questo modello, che ribalta quello comunemente accettato, è stato proposto in un studio pubblicato sulla rivista Current Biology. Lo studio mette in dubbio l’utilità di allenarsi ore e ore ogni settimana per dimagrire. Non contesta però i benefici dell’esercizio fisico riguardo ad altri aspetti della salute. Inoltre, per le persone sedentarie, è confermato che un aumento dell’attività fisica porta a un maggiore consumo energetico Nel modello predominante, di tipo additivo, per calcolare le calorie bruciate bisogna moltiplicare il dispendio energetico dovuto a una attività, per esempio correre, per il numero di ore in cui si pratica l’attività. Secondo i ricercatori, questo modello non è più valido quando ci si esercita per molte ore. A causa di questa soglia non ha molto senso cercare di dimagrire esclusivamente aumentando al massimo l’attività fisica. Lo studio ha esaminato i livelli di attività e il consumo di calorie di circa trecento persone in Ghana, Sudafrica, Seychelles, Giamaica e Stati Uniti, con stili di vita diversi. Raramente gli individui avevano un consumo superiore alle 2.600 chilocalorie giornaliere, anche se conducevano una vita molto attiva o erano impegnati in un lavoro manuale duro. L’ipotesi più accettata è che, oltre un certo livello, il corpo si adatti allo sforzo intenso usando le energie normalmente destinate ad altre funzioni del corpo. Il dispendio crescerebbe solo quando si passa dalla sedentarietà totale a un livello moderato di attività. Raggiunto il plateau, il consumo si assesta anche se si moltiplicano le ore di esercizio. NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB ALLENARSI TROPPO NON FA DIMAGRIRE N. 1 Marzo 2016 Verschlimmbessern (tedesco) verbo: peggiorare una situazione cercando di migliorarla Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato a mettere a posto un piccolo problema ma nel tentativo abbiamo combinato un disastro. Per queste situazioni i tedeschi hanno coniato una parola sola: Verschlimmbessern Yakamoz (turco) e mångata (svedese) sostantivo: il riflesso della luna sull’acqua Non importa quale lingua parli, di sicuro ti è capitato di ammirare il riflesso della luna sulla superficie dell’acqua, che sia quella del mare, di un lago o anche solo una pozzanghera. Però, a meno che tu non sia turco o svedese, è impossibile descrivere questa bellezza con una sola parola. In svedese, “mångata” significa letteralmente “strada di luna”, un’immagine molto poetica. In turco, per riferirsi a questo tipo di riflesso comunemente si usa la parola “yakamoz”, che indica qualunque riflesso luminoso sull’acqua, ma anche il bagliore fosforescente di un pesce. LE 10 CARENZE NUTRIZIONALI CHE POSSONO CAUSARE DEPRESSIONE E SBALZI D’UMORE: DOVE POSSIAMO REPERIRE QUESTI NUTRIENTI? E’ la più diffusa malattia al mondo e continua a crescere anche cambiando forme. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), solo nel 2015, la depressione ha interessato 350 milioni di persone, più dell’intera popolazione degli Stati Uniti o di Brasile e Messico messi insieme. Tra le dieci carenze alimentari più 49 NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB comunemente note, che possono indebolire la funzione del cervello e della memoria o aggravare i livelli di stress e ansia abbiamo: vitamine B, amminoacidi, zinco, magnesio, iodio e ferro. Per questo motivo è necessario fare attenzione alla propria dieta per non dimenticare di assumere questi nutrienti. Ma per curare l’anima ci sono anche i piatti della nostalgia, che coccolano perché ti ricordano l’infanzia. Possono anche essere un semplice panino alle acciughe o un buon sugo, cibi che evocano ricordi positivi, piatti poco elaborati ma strutturati a forza di affetto. Perché ricordiamoci che anche la mente e il cuore vogliono la loro parte. L’APP DI FACEBOOK CONSUMA IL 20% DELLA BATTERIA N. 1 Marzo 2016 Che l’App di Facebook prosciughi la batteria dello Smartphone non è certo una notizia dell’ultima ora. Il tema, però, è tornato attuale con due articoli pubblicati sul quotidiano inglese The Guardian. Disinstallare l’app Facebook da uno smartphone Android farebbe, infatti, risparmiare il 20% di batteria, mentre su iPhone si guadagnerebbe all’incirca il 15%. 50 L’app inciderebbe sulle prestazioni dello smartphone Gli articoli riportando l’analisi di blogger e utenti che hanno provato a quantificare il guadagno, in termini di autonomia, che si può ottenere senza Facebook su Android e iOS. Il test effettuato ha rivelato che la batteria dura fino al 20% in più, la rimozione dell’App comporta anche un incremento delle prestazioni generali. In alternativa è possibile aprire Facebook all’interno di Chrome, ottenendo un’esperienza d’uso molto simile. Passando a Safari si risparmia il 15% Un risultato analogo è stato ottenuto su iOS. In questo caso, l’autonomia della batteria è aumentata del 15%. Per accedere a Facebook si può utilizzare Safari, anche se ci sono alcune limitazioni (ad esempio nella condivisione di foto e video). Insomma, stando ai dati analizzati, sembrerebbe che la rimozione dell’app porti una serie di effetti benefici. Fra i quali, non da ultimo e meno importante, quello di tornare alla vita reale. Ma non è sempre colpa dei cambiamenti climatici Uno studio ha esaminato alcuni eventi meteo del 2014, cercando di capire se sono stati influenzati dal cambiamento climatico. In alcuni casi è stato possibile stabilire un rapporto, in altri casi non c’è stata alcuna correlazione o questa non era rilevabile con gli strumenti scientifici esistenti. Nel complesso, lo studio conferma che l’azione umana sul clima ha modificato il rischio di alcuni eventi meteo estremi. Sono, per esempio, in qualche modo legati al cambiamento climatico i cicloni delle Hawaii, l’ondata di calore dell’Argentina del dicembre 2013, le forti precipitazioni sulle Cevenne nella Francia meridionale, le ondate di calore in Corea e Cina, le tempeste di neve sull’Himalaya di ottobre, il gelo dell’Australia meridionale in agosto, l’estensione dei ghiacciai marini in Antartide. Non è stato invece possibile stabilire un legame con le basse temperature invernali degli Stati Uniti orientali, la siccità nel Brasile sudorientale, le forti precipitazioni invernali del Regno Unito, la siccità in Asia nordorientale, Cina e Singapore. Alcuni eventi, come le alluvioni record delle praterie del Canada occidentale, potrebbero essere dovute all’azione umana, attraverso il cambiamento climatico ma soprattutto a causa della gestione del territorio. Negli ultimi decenni infatti molti stagni sono stati bonificati e trasformati in campi agricoli, aumentando la vulnerabilità alle inondazioni. NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB Gli ecosistemi più sensibili alla variabilità del clima sono: la tundra artica, parte delle foreste nordiche, le regioni alpine. L’identificazione di queste aree potrebbe aiutare a capire l’impatto del cambiamento climatico. L’adattamento delle città ai cambiamenti del clima è una delle questioni più urgenti per la politica e per tutta la società, a livello globale. Come far fronte ai fenomeni meteorologici estremi, proteggendo la popolazione ? Che la questione sia spinosa lo dimostrano i dati diffusi dall’Oms, secondo la quale sarebbero, ogni anno, oltre 60 milioni le vittime di disastri naturali legati al clima. Si tratta di cifre triplicate a partire dal 1960. I ricercatori per quattordici anni hanno utilizzato i dati satellitari della Nasa per capire la risposta della vegetazione a tre fattori come la temperatura dell’aria, la disponibilità d’acqua e la copertura nuvolosa. Secondo lo studio pubblicato su Nature, capire la variabilità degli ecosistemi rispetto al clima è importante per poter fare previsioni. Attualmente c’è invece una sostanziale ignoranza delle interazioni tra clima ed ecosistemi. La ricerca, soprattutto in presenza del cambiamento climatico, è utile per conservare la biodiversità, la sicurezza alimentare e il benessere delle popolazioni. N. 1 Marzo 2016 I CAMBIAMENTI CLIMATICI DEGLI ECOSISTEMI: 60 MILIONI LE VITTIME DI DISASTRI NATURALI LEGATI AL CLIMA IL VELENO CHE MANGIAMO Si chiama glifosato: è uno degli erbicidi più usati in Italia ed è stato classificato dallo IARC come probabile cancerogeno L’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Agency for Research on Cancer – IARC), il braccio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 51 NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB N. 1 Marzo 2016 che si occupa dell’ambito oncologico, ha emesso un verdetto pesante su cinque pesticidi molto usati in agricoltura. Si tratta di un erbicida (glifosato) e due insetticidi (malathion e diazinon), dichiarati probabili cancerogeni per l’uomo e come tali inseriti nel gruppo 2A. Altri due insetticidi, parathion e tetrachlorvinphos, sono stati riconosciuti come possibili cancerogeni umani (2B). Il giudizio, espresso da 17 esperti, è stato sintetizzato in un documento pubblicato su The Lancet Oncology e rientra nella rivalutazione di questi composti in corso da tre anni. Finora l’esposizione ai pesticidi era risultata correlata a un aumento dei casi di leucemie infantili e malattie neurodegenerative. Dal nuovo documento emerge invece una forte correlazione epidemiologica tra l’impiego del glifosato (riscontrato anche nel sangue e nelle urine degli agricoltori) e il linfoma non-Hodgkin. Il glifosato è un erbicida il cui utilizzo è notevolmente aumentato negli ultimi 19 anni, di pari passo con lo sviluppo delle colture Ogm (mais, soia e cotone). Anche in Italia, rileggendo le statistiche fornite dall’Ispra nel rapporto nazionale pesticidi nelle acque, la presenza del glifosato e del suo metabolita, l’acido aminometilfosfonico, è ampiamente confermata, anche se il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali, mentre il metabolita nel 56,6%». Nel 1985 l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente lo indicò come possibile cancerogeno umano, dopo averne testato gli effetti sui ratti e aver raccolto prove anche in Canada e in Svezia che ne associavano l’utilizzo all’insorgenza del linfoma non-Hodgkin. Lo stesso ente cambiò idea sei anni più tardi, inserendo il glifosato nel gruppo E delle sostanze che non hanno dimostrato potenzialità cancerogene in almeno due studi su animali, condotti in modo adeguato su specie diverse, o sia in studi animali sia epidemiologici. L’ultimo parere diffuso dallo IARC sulla sicurezza del composto, però, rimette tutto in discussione. «Ci sono differenze significative tra gli studi analizzati dall’agenzia americana e quelli più recenti che evidenziano in maniera sufficiente la cancerogenicità della sostanza sugli animali». Quanto al malathion e al dazino (insetticidi usati in agricoltura e negli ambienti domestici) alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato una correlazione con diverse neoplasie dell’uomo: come il linfoma non-Hodgkin, i tumori della prostata (malathion) e del polmone (diazinon). L’inserimento nel gruppo 2A è legato anche alle prove, più solide, di danno al Dna acquisite in laboratorio da studi in vitro. Le due sostanze (parathion e tetrachlorvinphos) definite come possibili cancerogeni umani sono vietate da tempo nell’Unione Europea, mentre risultano ancora in uso negli Stati Uniti. Il limite degli studi epidemiologici, sopratutto nell’ambito della nutrizione e dell’esposizione a inquinanti ambientali, riguarda la mancanza di un nesso inconfutabile tra causa ed effetto. Nuovi studi sono necessari per fare chiarezza e per avere informazioni più dettagliate sulla natura delle esposizioni: come la classificazione dei pesticidi, un’indicazione delle dosi e dei tempi sufficienti ad arrecare il danno. Le evidenze più consistenti relative ai pesticidi riguardano i danni neurologici e le leucemie infantili. Ma in futuro si vuole approfondire anche il possibile legame con i disturbi ormonali, l’asma, le allergie, il diabete e l’obesità. SITOGRAFIA http://www.internazionale.it - http://www.huffingtonpost.it http://www.ilfattoalimentare.it - http://www.vnews24.it http://www.sanita24.ilsole24ore.com 52 Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione. Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni 27 febbraio 2016 - Padova - Crowne Plaza - Aderenza: un problema di multidimensionalità. A. Menarini Diagnostics s.r.l. 27 febbraio 2016 - Palermo - Aula Ospedale Buccheri - Il controllo glicemico in gravidanza. A. Menarini Diagnostics/Lilly 5 marzo 2016 - Bari - Villa Romanazzi - Aderenza: un problema di multidimensionalità. A. Menarini Diagnostics 12 marzo 2016 - Campobasso - Sala Convegni A. Cardarelli - Con i piedi... in testa. La prevenzione del piede diabetico tra competenze e innovazione. Multisponsor 19 marzo 2016 - Perugia - Relais Dell’Olmo - Il paradigma della complessità. Per un’educazione alla comprensione umana. Multisponsor 2 aprile 2016 - Roma - Polo Ospedaliero Frascati (Roma) - La gestione della persona con diabete in ospedale e la sua presa in carico sul territorio. 9 aprile 2016 - Abbasanta (OR) - Hotel su Baione - Strumenti informatizzati a supporto del governo assistenziale. Multisponsor 12-14 maggio 2016 - Riccione - Palazzo dei Congressi - XII Congresso Nazionale OSDI. Nursing e tecnologia: il valore della tecnologia nel diabete. Conoscenze e organizzazione per la qualità delle cure alla persona con diabete. Multisponsor N. 1 marzo 2016 9 aprile 2016 - Pergine Valsugana (TN) - Hotel Al Ponte - Diabete e nordic walking. Dalla teoria alla pratica. Roche Diagnostics 53 N. 1 marzo 2016 54 Presidente Katja Speese [email protected] Past President Roberta Chiandetti [email protected] Segretaria Elisa Levis [email protected] Consiglieri Maria Grazia Accogli Lia Cucco Raffaella Fiorentino Marcella Lai Vilma Magliano Alberto Pambianco Silvana Pastori Clara Rebora Tiziana Risolo [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Tesoriere Michele Galantino [email protected] Abruzzo-Molise Livia Lina Cavuto [email protected] Calabria Luigia Milano [email protected] Campania Teresa Borrelli [email protected] E. Romagna Tiziana Risolo [email protected] Friuli V.G. Elisa Levis [email protected] Liguria-Piemonte Ernesto Abramo [email protected] Lombardia Tiziana Terni [email protected] Marche Maria Teresa Sisti [email protected] Puglia Erika Zasso [email protected] Sardegna Lucia Canu [email protected] Sicilia Maurizio Gandolfo [email protected] Toscana Andrea Giuseppe Corti [email protected] Trentino A.A. Bruna Barcatta [email protected] Umbria Laura Piastrella [email protected] Veneto Vanna Cecchin [email protected]