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som
ma
rio
IN...FORMAZIONE
Periodico trimestrale
dell’Associazione OSDI
Operatori Sanitari
di Diabetologia Italiani
Via Guelfa, 9 - 40138 Bologna
www.osdi.it
Autorizzazione del tribunale
di Lecce n. 1014 - marzo 2009
editoriale del direttore
di Maria Teresa Branca
lettera del presidente
DIRETTORE RESPONSABILE
Maria Teresa Branca
VICE-DIRETTORE
Roberta Chiandetti
COMITATO SCIENTIFICO
Roberta Chiandetti
Maria Teresa Branca
Lia Cucco
COMITATO DI REDAZIONE
Maria Grazia Accogli
Lia Cucco
Raffaella Fiorentino
Marcella Lai
Elisa Levis
Vilma Magliano
Alberto Pambianco
Clara Rebora
Tiziana Risolo
Katja Speese
PROGETTAZIONE GRAFICA,
IMPAGINAZIONE E STAMPA
ALTOGRAF
73042 Casarano (Le)
Tel. 0833.502319
di Katja Speese
nursing diabetologico
Crisi economica, crisi epidemiologica
e missed nursing care
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a cura di Lia Cucco
scuola di formazione
permanente OSDI
Sistemi di gestione per la qualità
UNI EN ISO 9001:2015
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a cura di Ida Ramponi
vita associativa
notizie e curiosità dal web
a cura del comitato scientifico
di In-Formazione Osdi
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N. 1 marzo 2016
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
editoriale
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del
direttore
di Maria Teresa Branca
Il pessimismo è pericoloso solo se induce alla resa; ma altrimenti il male lo fa
l’ottimismo e il tranquillismo che inducono a non far niente. Il pessimismo
dell’intelligenza va combattuto con l’ottimismo della volontà.
(Giovanni Sartori)
Iniziare parafrasando questo celebre
assunto del grande politologo e sociologo G. Sartori, può sembrare azzardato, ma lo trovo alquanto coerente con le vicende che hanno
segnato gli ultimi mesi della nostra
associazione. Pessimismo, sconforto, panico erano gli aggettivi che meglio potevano descrivere la situazione
che si era creata dopo le importanti
defezioni ai vertici del CDN. Abbandoni dovuti, purtroppo, a cause improcrastinabili e imprevedibili, che hanno
gettato fuori pista alcuni progetti in
corso rallentando, indubbiamente, il
loro sviluppo. Ma questo è ormai un
passato che ci siamo lasciati alle
spalle!
Il presente è tutt’altra cosa, il pessimismo è stato veramente combattuto dall’ottimismo della volontà.
Una volontà che ha portato a concretizzare, non solo i progetti in cantiere, ma anche una serie di nuovi impegni e strategie utili all’associazione.
Tra tutti i progetti merita un posto
d’onore il Congresso Nazionale, del
quale potrete leggere il programma,
oramai completo, nelle pagine successive. Un congresso che incuriosisce e affascina già dal titolo: Nursing
e tecn
t ecnolo
ologia:
gia: il valor
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e, con un programma
ricco e stimolante, dal quale si intuisce che “tecnologia e assistenza”
saranno argomenti affrontati seguendo la logica sequenza che l’una
non può escludere l’altra, ma sono
entrambe essenziali per il raggiungimento del medesimo scopo: migliorare la qualità delle cure delle persone
con diabete.
Un tema di grande attualità, soprattutto in un momento in cui occorre
coniugare il contenimento della spesa
sanitaria, con l’appropriatezza e
l’efficacia degli interventi sanitari.
Il dibattito sulla metodologia per valutare le prestazioni sanitarie erogate o comunque disponibili e la gestio-
EDITORIALE DEL DIRETTORE
di Lia Cucco, nella rubrica Nursing Diabetologico sulle Missed
nursing car
c are:
e: le cure
infermieristiche perse. Concettualmente una cura infermieristica persa
è rappresentata da qualsiasi intervento infermieristico necessario al
paziente, ma omesso completamente,
parzialmente o rimandato. Le cause
delle cure perse sono da imputarsi
principalmente alla carenza di risorse
umane, di presidi/materiali e di comunicazione ma dipendono anche da come gli infermieri, in una situazione di
carenza di risorse, individuano le priorità e decidono, con il loro giudizio clinico, quali siano le priorità e gli interventi per ridurre al minimo o omettere
alcuni compiti. Un argomento interessante, che ci conduce a riflettere sulla
nostra responsabilità professionale
e sulla relazione tra cure perse ed esiti sul paziente.
Con la speranza di vederci numerosi
al Congresso Nazionale vi auguro
Buona Pasqua
N. 1 marzo 2016
ne funzionale
dell’assistenza ai
cittadini (Health
Technology Assessment), è in corso da anni, ma non
sempre siamo in grado di dimostrare
con certezza la necessità e
l’appropriatezza di molte prestazioni
sanitarie. In molte situazioni, infatti,
la medesima prestazione può essere
necessaria e appropriata o inappropriata, se non perfino dannosa. Si stima che la percentuale degli interventi
sanitari la cui efficacia sia scientificamente provata oscilli, a seconda
delle discipline mediche, dal 30
all’80%. Inoltre, il continuo incremento dell’offerta sanitaria e l’utilizzo
indiscriminato delle tecnologie diagnostiche, spesso contribuisce
all’eccesso di medicalizzazione con
tutti gli svantaggi che ne derivano.
Il congresso nazionale Osdi sarà, dunque, un interessante occasione di
confronto su questi argomenti, il tutto esaltato dalla presenza di relatori
di fama nazionale e internazionale, che
daranno il giusto valore
all’appuntamento più importante
dell’associazione.
In parallelo, su questo numero della
rivista, merita attenzione l’articolo
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O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
lettera
del presidente
di Katja Speese
N. 1 marzo 2016
Carissimi soci,
nonostante il biennio particolarmente intenso di problematiche, che hanno coinvolto il
nostro Direttivo, siamo finalmente arrivati ad un passo dall’evento più importante e più
atteso per l’associazione: il Congresso Nazionale, che quest’anno si terrà a Riccione dal
12 al 14 maggio p.v. Il Congresso di quest’anno darà risalto alla tecnologia. “Nursing e
tecnologia” è, infatti, il titolo scelto per il nostro XII Congresso Nazionale Osdi..
Approcciarsi all’ Health Technology Assesment significa doversi confrontare su un nuovo
modello di cura multidimensionale e multidisciplinare, che ha come obbiettivo analizzare
le implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali per la
cura della persona con diabete attraverso la valutazione di più dimensioni quali l’efficacia,
la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo in un’epoca di pesanti ristrettezze
economiche.
Tanti gli argomenti che si svilupperanno in sede congressuale nei vari simposi in merito
alla cura del diabete: dalla gestione delle cronicità alla qualità dell’assistenza alla persona
con diabete, dalla gestione della persona diabetica ospedalizzata al piede diabetico e
per continuare, le innovazioni tecnologiche nella cura del diabete dallo lo scarico dati
all’holter glicemico e ancora tanti altri argomenti di estremo interesse per la nostra
professione.
Vi sottolineo, inoltre, il simposio dedicato al tema della transizione del bambino con
diabete verso il centro dell’adulto. Un argomento di cui si parla ancora poco e per il quale
riteniamo sia necessario dare maggiore spazio, anche nei tavoli tecnici, per attivare dei
protocolli di transizione che vedano tutelato il paziente in questo delicato momento del
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Sarà un evento ricco di specificità e di competenze anche a livello internazionale. Per
tutto questo e molto altro ci auspichiamo una numerosa partecipazione.
Storicamente, il congresso è anche il momento dei saluti di fine mandato del Presidente
uscente, ma questo Congresso sarà caratterizzato da una situazione quasi unica nella
storia della nostra Associazione. Non ci sarà un cambio della Presidenza per i motivi
che ben tutti sappiamo. In realtà nella sostituzione di Giovanni, che saluto caramente,
sono stata un Presidente “in affiancamento” e solo dopo il congresso inizierà il mio
mandato formale. Consentitemi, per questo, un doveroso ringraziamento a Roberta per
l’affiancamento e per il supporto, non semplice, che mi ha dato in questi mesi.
Inoltre, come da statuto, il congresso sarà il momento del rinnovo parziale del Consiglio
direttivo nazionale (CDN) e, quest’anno, il rinnovo delle cariche sarà particolarmente
numeroso a causa di alcuni membri dimessi in itinere. Vi invito, pertanto, a fare le vostre
proposte di candidatura cercando, innanzitutto, di costituire un CDN che sia
rappresentativo di tutte le sezioni regionali. Vorrei, inoltre, condividere alcune riflessioni
sull’essere parte del CDN. Non posso nascondervi che l’incarico è complesso e impegnativo,
è sicuramente diverso dall’operare a livello Regionale, l’impegno richiede costanza e
disponibilità, ma anche saper dare contributi costruttivi per la crescita dell’associazione,
che ha raggiunto traguardi importanti ma che ha ancora tanta strada da fare. Stante ciò
è un’esperienza sicuramente costruttiva e gratificante che consiglio a tutti anche per
poter tastare con mano il senso di gestire un’Associazione della nostra portata. Abbiamo
bisogno di candidati che abbiano la volontà di lavorare e di mettere a disposizione la
loro esperienza professionale, che possano portare competenze anche diverse da quelle
già presenti. Persone che credano e condividano con noi gli obbiettivi dell’associazionismo
che deve essere sia lo strumento per far riconoscere le nostre competenze nel mondo
sanitario, sia strumento di miglioramento della qualità dell’assistenza alla persona con
diabete. Come già ribadito, sarebbe importante poter essere presenti e vicini a tutti i
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Il Congresso rappresenta un evento che vede il confronto multidisciplinare tra professionisti
medici ed infermieri di diverse società scientifiche AMD-SID-SIEDP-FADOI con le quali
OSDI collabora da tempo e che riteniamo fondamentale per migliorare l’assistenza delle
persone con diabete.
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percorso di cura. Il congresso, non sarà il solo momento in cui affronteremo questo
particolare argomento, il nostro impegno continuerà, con un progetto già in essere, che
l’associazione, attraverso la Scuola di Formazione, sta pianificando da tempo e che si
concretizzerà con la formazione di un Gruppo Operativo intersocietario per la realizzazione
di un PDTA sulla transizione, che speriamo diventi operativo su scala nazionale.
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nostri soci a livello del territorio nazionale e per questo desidero stimolare candidati
che provengono dalle Regioni attualmente assenti nel nostro direttivo.
Colgo l’occasione di ringraziare i membri in decadenza: Alberto, Clara, Elisa, Lia, Raffaella
e Roberta per il percorso fatto insieme, per quanto ho potuto imparare da ognuno di
loro ma soprattutto per il sostegno personale avuto in questi mesi. Questo rinnovo del
Direttivo segnerà una svolta importante nella storia della nostra Associazione ed abbiamo
intenzione di affrontarlo con la caparbietà, la serenità e la volontà di uscirne vincenti.
Sarà un biennio impegnativo, caratterizzato da incognite, difficoltà ma anche tante
soddisfazioni e per tutto questo noi ci saremo. Sarà una strada in salita ma siamo pronti
a percorrerla.
“Sappiamo che, quando siamo malati, non possiamo entrare in ospedale senza un medico.
Ma siamo ancora sorpresi nello scoprire che i pazienti non possono uscire dall’ospedale
in alcuna condizione migliore di quando sono entrati, senza un infermiere.”
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(Joan Lynaugh)
Siamo parte integrante del Team di Cura, ognuno con il proprio ruolo, con le proprie
competenze e le proprie responsabilità. Per questo è importante mantenere una costante
collaborazione con le altre società scientifiche e con le Istituzioni, per consentirci di
raggiungere il nostro obiettivo primario: il miglioramento della qualità di vita della
persona con diabete.
Auguro un buon lavoro a chi proseguirà con me il lungo cammino e a chi avrà il coraggio
di salire sul treno già in corsa.
Per concludere vorrei rivolgere a tutti gli auguri di Buona Pasqua con l’auspicio che possa
portare a voi e alle vostre famiglie pace e serenità.
Katja Speese
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Giovedi 12 Maggio
Sala Polissena
14.00 Apertura del Congresso e Saluti delle Autorità
PRIMA SESSIONE
IL VALORE DELLA TECNOLOGIA NEL DIABETE.
CONOSCENZE E ORGANIZZAZIONE PER LA QUALITÀ DELLE CURE ALLE PERSONE CON DIABETE
Moderazione : A. Palese - M. Cassoni
HTA e impatto sulla cura (C. Favaretti)
La qualità dell’assistere e l’impatto nei sistemi di salute (P. Magaudda)
L’associazione come innovazione per la qualità della cura (K. Speese)
Discussione
SECONDA SESSIONE - Simposio congiunto AMD - ANIMO - FADOI - OSDI - SID
LA PERSONA CON DIABETE IN OSPEDALE : QUANDO LA DEGENZA PUÒ CAMBIARE GLI EQUILIBRI
Moderazione : R. Chiandetti - E. Bonora
Dott. Beltramello FADOI
L’applicazione digitale può avere un ruolo nella gestione dell’iperglicemia nel paziente
acuto-critico ricoverato?
Dott.ssa C. Gatta ANIMO : La persona con diabete ricoverata: criticità e opportunità di cura condivisa
Dott. D. Mannino AMD :
Il contributo dello Specialista nel percorso condiviso
Dott. M. Ganassi OSDI :
Educare il paziente e dimissione in sicurezza: chi fa cosa, dove, come e quando
Discussione
ASSEMBLEA DEI SOCI
Venerdì 13 maggio
Sala Plenaria
INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ NEL DIABETE
Moderazione: K. Speese - N. Musacchio
Tecnologia e cura (G. Grassi)
Le nuove terapie farmacologiche a favore del miglioramento della cura (F. Giorgino)
La tecnologia a favore dell’aderenza (L. Cucco)
La sostenibilità della terapia nutrizionale (S. Barbero)
Discussione
SECONDA SESSIONE
COMUNICAZIONI ORALI E POSTER
Moderazione: M. T . Branca - E. Bellini
I Poster dovranno pervenire alla segreteria organizzativa all’inizio dei lavori congressuali e saranno affissi negli spazi
dedicati. Durante il congresso verrà data comunicazione sull’orario in cui verranno valutati.
Lunch
Simposi in contemporanea
Sala Polissena A
SIMPOSIO AZIENDALE SANOFI
LA PERSONA CON DIABETE ED IL SUO PERCORSO DI CURA TRA CASA E OSPEDALE
Possiamo misurare la qualità e l’appropriatezza della cura erogata alla persona con diabete?
“Il medico dice che” (R. Candido)
“l’infermiere dice che” (R. Chiandetti)
Viaggio virtuale nella cartella informatizzata MyStar
Sala Polissena B
IL PIEDE DIABETICO: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
Piede diabetico: un problema sanitario, economico e sociale (A. Aiello)
Screening piede come strumento di prevenzione (F. Da Ponte)
Appropriatezza organizzativa per migliorare la qualità dell’assistenza (K. Speese)
Discussione
Simposi in contemporanea
Sala Polissena A
L’ORGANIZZAZIONE A SUPPORTO DELLA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA
Un’organizzazione efficace ed efficiente per rispondere al sempre maggior afflusso mantenendo alta la Qualità
dell’assistenza! (L. Sciangula)
Le competenze avanzate nei modelli organizzativi a supporto dell’assistenza della persona con diabete: uno sguardo
alle più recenti evidenze internazionali (S. Pastori)
Dal dire al fare: l’esperienza di un ambulatorio infermieristico in una Casa della Salute (T. Risolo)
Discussione
Sala Polissena B
IL MICROINFUSORE: QUALE USO E PER QUALE PAZIENTE
Il microinfusore in Italia: stato dell’arte (D. Bruttomesso)
La tecnologia nella quotidianità: a casa e a scuola (T. Suprani)
Tecnologie avanzate per la cura del diabete: CSII e CGM il punto di vista infremieristico (C. De Rossi)
Discussione
Simposi in contemporanea
Sala Polissena A
LA TRANSIZIONE DAL CENTRO PEDIATRICO AI PDTA DELL’ADULTO
Linee guida a supporto del delicato momento della transizione: fattibilità e criticità (F. Cerutti)
Il ruolo del team della diabetologia dell’adulto dedicato ad accogliere i ragazzi (G. La Penna)
Il team della diabetologia pediatrica all’interno di un processo complesso e dinamico:
dall’esordio alla transizione (C. Rebora)
Quando il diabete è della famiglia: il punto di vista del genitore (G. Lamenza)
Discussione
Sala Polissena
LO SCARICO DATI E L’HOLTER GLICEMICO
L’utilità dell’Holter Glicemico nella persona con Diabete (S. Leotta)
Monitoraggio continuo del glucosio (CGM): preparazione, posizionamento e scarico dei dati (E. Abramo)
Il monitoraggio in continuo della glicemia: un’opportunità educativa da cogliere (A. Porru)
Discussione
Sabato 14 maggio
Simposi in contemporanea
Sala Polissena
OLTRE IL TRAPIANTO
Tra la realtà e la paura....la speranza (dal punto di vista del paziente S. Cusanno)
Cellule staminali e terapia del diabete (L. Piemonti)
Accompagnare la persona con diabete nelle cure innovative (L. Cucco)
Discussione
Sala Polissena
LETTURA AZIENDALE a cura di A. Menarini Diagnostics
Spotlight - L’importanza della connettività nella gestione delle persone con diabete (P. Di Bartolo)
Sala Costanza
Spazio Aziendale BD: Tavola rotonda
LE REGOLE D’ORO PER UNA CORRETTA TECNICA DI INIEZIONE
Intervengono: Dr. Strauss, Debbie Hicks e Katja Speese
Sala Polissena
Tavola Rotonda: CURARE IL DIABETE E CURARE LA CRONICITÀ
Intervengono: N. Musacchio (AMD), M. Baio (Comitato Diritti della Persona con diabete), Concetta Suraci (Diabete Italia),
P. Pisanti (Ministero della Salute), K. Speese (OSDI), S. Zucchini (SIEDP), F. Purrello (SID), Claudio Cricelli (SIMG)
12.00-13.00
PREMIAZIONE POSTER E COMUNICAZIONI ORALI
COMUNICAZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE
13.00 Chiusura dei lavori congressuali
N. 1 marzo 2016
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nursing
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diabetologico
a cura di Lia Cucco
CRISI ECONOMICA,
CRISI EPIDEMILOGICA
E MISSED NURSING CARE
INTRODUZIONE
La crisi economica globale iniziata nel
2007 può essere definita come uno shock
per il sistema sanitario, cioè un evento
inatteso che si è originato all’esterno del
sistema sanitario e che ha importanti ricadute negative sulla disponibilità di risorse
dello stesso o risultati fortemente positivi
sulla domanda di servizi sanitari [1].
Anche se le ricerche devono essere
approfondite per comprendere gli effetti
indiretti e a lungo termine della crisi economica sulla salute e sui sistemi sanitari,
alcune evidenze deducibili da precedenti
esperienze suggeriscono che la recessione,
soprattutto se accompagnata dall’aumento
della disoccupazione, è dannosa per la
salute pubblica [2-3] .
Lancet, commentando uno studio sulla
popolazione greca, nelle conclusioni ha
sintetizzato che: «L’esperienza della Grecia
ci avverte dei rischi di tagli alla sanità in
tempi di recessione. E chi sta pagando il
prezzo più alto della crisi, non solo in
termini di occupazione, reddito, sicurezza,
ma anche in salute, è la «ordinary people”
la gente comune. Per questo è necessaria
la massima attenzione alla salute e
all’accesso alla sanità, per assicurare che
la crisi non metta a repentaglio la primaria
fonte di ricchezza della Grecia: la sua
gente» [4].
L’EFNR (European Federation of Nurses
Association) nel suo report sul Caring crisis
del 2012, ricorda che salute e produttività
vanno di pari passo e suggerisce che investire nella salute dei cittadini europei potrebbe fornire la spinta necessaria
all’economia per uscire dalla recessione
[5].
La Federazione nazionale dei Collegi
IPASVI sottolinea come, in questo periodo,
le criticità e le difficoltà nell’assistenza
siano prevalentemente dovute al mancato
reintegro del personale, all’aumento
dell’età media, alla lentezza con cui si
definiscono e affrontano i cambiamenti
nel SSN di cui vi è evidente necessità. La
NURSING DIABETOLOGICO
uomini, (sesta più bassa tra i membri Ocse)
e la qualità delle cure di lunga durata e
del monitoraggio dei pazienti, è meno
buona ed estesa che altrove. A ciò si
aggiungono alcuni fattori di rischio presenti
in tutta la popolazione, come l’aumento
dell’obesità e una difficoltà di accesso alle
cure specialistiche [9]. In questa popolazione ci sono anche le persone diabetiche
per le quali la maggiore prevalenza della
malattia e la sua peggiore gestione si
traducono in una maggiore mortalità, se
socialmente vulnerabili.
A Torino, nel periodo 2004-08, il tasso
standardizzato di mortalità per diabete
nelle persone con basso livello di istruzione
è risultato 26/100.000, rispetto a
16/100.000 nelle persone con alto titolo
di studio [11-12].
L’articolo è incentrato sulle cure infermieristiche perse per diffonderne la conoscenza e aumentarne la consapevolezza,
considerando che esse potrebbero aumentare in una situazione di finanziamento
ridotto al SSN. Una rilettura seppur parziale, dei dati presenti in letteratura, potrebbe fornirci indicazioni su alcuni cambiamenti necessari per affrontare una crisi
del sistema sanitario che rischia di essere
di lunga durata.
N. 1 marzo 2016
sofferenza occupazionale è dovuta alla
debolezza della domanda pubblica per i
vincoli di spesa a cui sono sottoposte tutte
le strutture della Pubblica amministrazione
e quindi del SSN [6].
Per fare qualche esempio, in Italia 10
anni fa, nelle chirurgie, c’era una media
di 8.9 pazienti per infermiere [7]; oggi
nelle medicine si riportano punte massime
di 30.5 pazienti/ infermiere durante la
notte [8]. Nel Rapporto OASI (Osservatorio
Aziende Sanitarie Italiane) 2015 presentato
il 27 novembre scorso in Bocconi, vengono
ribaditi alcuni numeri già conosciuti su cui
riflettere: il 30% degli italiani ha malattie
croniche, una grandissima fetta di questi
cronici sono pluripatologici, il 4% degli
italiani (2.400.000 persone) non sono
autosufficienti [9].
All’interno del SSN l’11% del personale
beneficia della legge 104/92 e il 12% ha
un qualche demansionamento. L’età media
degli infermieri è di circa 50 anni. Secondo
il Rapporto OCSE 2015, in Italia una persona su 10 rinuncia alle cure dentarie per
motivi economici e in Europa il 3% della
popolazione ha bisogni di cura, che restano
insoddisfatti, per le stesse motivazioni. Il
tasso di sovrappeso tra i bambini italiani
fino ai 9 anni è del 36% per i maschi e
del 34% per le femmine, rispettivamente
11,7 e 11,9 punti percentuali in più della
media Ocse, con un maggior rischio di
malattie croniche da adulti che in futuro
peseranno sul nostro SSN. Gli indicatori
di salute all’età di 65 anni sono peggiori
di quelli di altri Paesi Ocse: l’aspettativa
di vita in buona salute per i sessantacinquenni italiani è in media di 7 anni senza
disabilità per le donne e circa 8 per gli
DEFINIZIONE DI CURE INFERMIERISTICHE PERSE (MISSED NURSING CARE)
Gli infermieri hanno un ruolo centrale
nella sicurezza del paziente. C’è un legame
consolidato in studi anche europei, tra
l’adeguatezza del personale infermieristico
negli ospedali, la loro formazione e il
rischio di mortalità[13]. Gli infermieri co-
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NURSING DIABETOLOGICO
ordinano, forniscono e valutano molti
interventi previsti da altri per gestire la
malattia, inoltre pianificano forniscono e
valutano le cure infermieristiche avviate
per gestire i sintomi nonché le risposte
dei pazienti alle cure e per promuovere la
salute. Concettualmente una cura infer-
mieristica errata, cioè aver eseguito qualcosa in modo sbagliato (error of commission), è diverso dall’aver omesso qualcosa
(error of omission), ovvero non aver fatto
qualcosa nelle modalità programmate,
fenomeno frequente, ma meno considerato[14]. Quando le risorse sono limitate,
gli infermieri sono costretti a scegliere,
con il loro giudizio clinico, quali siano le
priorità e gli interventi [15] e a ridurre al
minimo o omettere alcuni compiti, aumentando così il rischio di esiti negativi
del paziente [16]. L’idea di cura infermieristica incompiuta compare per la prima
volta in letteratura in un articolo di Solchalski che la definisce un’attività infermieristica programmata non eseguita, in
una ricerca che voleva indagare l’impatto
della diminuzione delle risorse economiche
sugli infermieri e sugli outcome
dell’assistenza [17]. Successivamente Kalisch ne definisce meglio il concetto indi-
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INTERVISTA agli infermieri per cure perse
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1. Deambulazione del paziente 3 volte al giorno o come da pianificazione
2. Mobilizzazione passiva ogni 2 ore
3. Aiuto a pazienti non autosufficienti ad alimentarsi con cibo caldo
4. Preparazione del pasto e dell’ambiente (tavolino, vassoio) per pazienti
autosufficienti
5. Somministrare la terapia 30 minuti prima o 30 minuti dopo l’orario prescritto
6. Rilevazione dei parametri vitali come da pianificazione
7. Monitoraggio del bilancio idrico
8. Compilazione della documentazione infermieristica
9. Educazione al paziente e ai loro familiari
10. Sostegno al paziente e familiari
11. Igiene personale del paziente e controllo della cute (presenza di lesioni)
12. Cura del cavo orale
13. Lavare le mani
14. Discutere con il paziente il piano di dimissione e insegnamento delle cure da
seguire a domicilio
15. Monitoraggio della glicemia come da prescrizione
16. Valutare l’evoluzione dei pazienti almeno una volta per turno
17. Rivalutazione del paziente per verificare miglioramenti o peggioramenti nel
turno
18. Valutazione del sito di iniezione del CVC secondo protocollo
19. Risposta al campanello entro 5 minuti dalla chiamata
20. Somministrazione della terapia al bisogno entro 15 minuti dalla richiesta
21. Valutazione dell’efficacia della terapia
22. Partecipazione alle riunioni multidisciplinari
23. Assistenza al paziente con bisogni fisiologici entro 5 minuti dalla chiamata
24. Cura delle ferite e controllo delle lesioni da decubito
1. Inadeguato numero di personale sanitario
2. Pazienti urgenti (es. paziente peggiorato)
3. Aumento inatteso del numero / o condizioni critiche dei pazienti
4. Numero inadeguato di personale sanitario (OSS, ausiliari)
5. Assegnazione di un numero non bilanciato di pazienti a ciascun infermiere
6. Farmaci non disponibili quando necessario
7. Inadeguate consegne infermieristiche del turno precedente
8. Altri reparti o altri operatori non hanno eseguito i propri compiti
9. Forniture/apparecchiature non disponibili quando necessario
10. Forniture/apparecchiature non funzionanti correttamente
11. Mancanza di supporto/aiuto da parte del team
12. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra personale infermieristico e
operatori di supporto
13. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra il personale infermieristico
14. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra il personale infermieristico e
medico
15. Mancata segnalazione da parte dell’operatore di supporto delle cure non fornite
16. Care giver non rintracciabile/disponibile
17. Elevato numero di ricoveri/dimissioni durante il turno
NURSING DIABETOLOGICO
INTERVISTA agli infermieri per cause
1. Pensi di aver ricevuto le cure necessarie? Se no, quali non sono state complete?
2. Durante il regime di degenza, è stato possibile per il personale, e con quale
frequenza:
a. Entrare nella tua stanza e parlarti/osservarti? Cosa hanno fatto?
b. Spiegarti cosa sarebbe accaduto durante il turno?
c. Riposizionarti nel letto se necessario, garantire spostamenti dal letto alla sedia
o interventi atti alla deambulazione?
d. Lavarsi le mani prima dello svolgimento di ogni attività?
e. Rilevarti temperatura, pressione arteriosa, polso con regolarità?
f. Darti i farmaci secondo l’orario di prescrizione?
g. Assicurarti farmaci antidolorifici al bisogno? Con quali tempistiche?
h. Rispondere agli allarmi dei monitor? Con quali tempistiche?
i. Rispondere alle tue chiamate? Con quali tempistiche?
j. Controllare la tua pelle per l’eventuale presenza di arrossamenti o altri problemi?
k. Ti hanno garantito un adeguato stato d’igiene?
3. Ti hanno spiegato trattamenti e procedure?
4. Hanno verificato quanto mangiato, quanto bevuto, quanto urinato?
5. Ti hanno ascoltato e preso in considerazione le tue opinioni?
6. Hanno fornito un supporto emotivo in caso di necessità?
7. Ti hanno preparato alle cure autonome da attuare dopo la dimissione?
8. Quali altre considerazioni puoi fare riguardo le cure infermieristiche ricevute?
viduando le missed nursing care (MNC)
come “qualsiasi intervento infermieristico
necessario al paziente ma omesso completamente, parzialmente o rimandato ad
altro momento” [18].
N. 1 marzo 2016
INTERVISTA ai pazienti
GLI STRUMENTI
L’unico strumento riconosciuto come
valido ed utilizzato per raccogliere dati
statistici è il MISSED CARE SURVEY (MIS-
21
NURSING DIABETOLOGICO
N. 1 marzo 2016
22
SCARE), validato anche in Italia. La valutazione implica l’impiego di due variabili:
il punto di vista dell’equipe infermieristica,
per l’individuazione delle cure perse e
delle loro cause e quello del paziente.
In modo più dettagliato, le cure perse
possono anche essere definite come cure
infermieristiche non soddisfatte (unmet),
inadeguate (inadequate), non finite (unfinished), incomplete (incomplete) o evitate
(avoided) [20]. Come si evince dagli studi,
esse sono generate sia da fattori che precedono il processo di nursing, che da
fattori del processo di nursing stesso,
compresi i fattori interni al processo di
cura. Un altro strumento utile per acquisire
consapevolezza delle MNC è il Missed
Nursing Model attraverso il quale è possi-
bile considerare, come nel modello di
Donabedian (struttura, processo, esito)
gli indicatori di struttura che generano le
MNS (indicatori di processo) fino gli esiti
sui pazienti.
MISSED NURSING CARE MODEL
Lo schema sintetizza un quadro prospettico generale su tutti quei fattori
riconosciuti come causa principale di inadeguata assistenza: l’aumento del fabbisogno di assistenza da parte del paziente,
la scarsità delle risorse umane, la carenza
di materiali o attrezzature, la difficoltà
nella comunicazione all’interno del team
vengono riportati come problematiche
principali di natura puramente organizzativa, da associarsi poi alle modalità di
La prima indagine di acquisizione di
dati è stata condotta dalla stessa Kalish
nel 2009 in 10 ospedali per acuti, con
una quota totale di 4086 intervistati (di
cui 3143 infermieri e 943 assistenti sanitari)
operanti nei servizi di Medicina, Chirurgia,
Riabilitazione e Unità di Terapia Intensiva.
[19]
In questo studio le cure che erano
maggiormente trascurate, riguardavano:
- la deambulazione del paziente 3
volte al giorno o secondo pianificazione
(73%),
- cura ed igiene del cavo orale (62%)
- partecipazione alle riunioni multidisciplinari (62%)
- somministrazione della terapia 30
minuti prima o dopo l’ orario prescritto
(60%)
- mobilizzazione passiva del paziente
ogni 2 ore (60%)
- pianificazione della dimissione del
paziente ed educazione di quest’ultimo
circa le cure da eseguire a domicilio (25%)
Le attività meno trascurate erano invece:
- rilevazione dei parametri vitali come
da pianificazione (23%)
- rivalutazioni del paziente e valutazione di stati di miglioramento o peggioramento durante il turno (23%)
- monitoraggio dello stato glicemico
come da prescrizione (15%)
- valutazioni del paziente eseguite ad
ogni turno (9%).
Queste mancate azioni hanno delle
conseguenze sia sui pazienti (per es. sindrome da allettamento, malnutrizione,
NURSING DIABETOLOGICO
ALCUNI RISULTATI
N. 1 marzo 2016
gestione dei processi interni del nursing,
e quindi, alle singole capacità e competenze dei professionisti (eseguire
l’accertamento iniziale e le relative diagnosi, idoneità nella stipulazione e attuazione
di un adeguato piano assistenziale, osservazione degli obiettivi principali e riconoscimento delle priorità nella pratica, equa
distribuzione del carico di lavoro tra colleghi, corretta valutazione dei risultati…).
A queste vengono aggiunte le norme
interne al team, le quali generalmente
definiscono i vari comportamenti, accettabili o meno, che risultano essere fondamentali soprattutto per i nuovi assunti
(qualora quest’ultimi percepissero la mancanza di attenzione da parte degli altri
membri circa un relativo compito da portare avanti, essi stessi sarebbero portati a
trascurare tale pratica); la priorità conferita
al setting assistenziale (dovere da parte
degli infermieri di privilegiare pratiche di
importanza maggiore allo scopo di raggiungere gli obiettivi prefissati nelle tempistiche corrette); i valori culturali, modi
di pensare, individualità; le abitudini (l’aver
mancato una cura e non aver avuto riscontri negativi sul paziente indurrà il
professionista a ripetere il fatto con più
facilità).
Oltre a questi dati, i risultati della
ricerca hanno evidenziato l’esistenza di
alcuni cofattori: il personale con meno
anni di esperienza riferisce cure infermieristiche perse in minore misura rispetto al
personale più anziano; durante il turno di
notte la percentuale di mancata cura risulta
essere inferiore rispetto a quella del turno
di giorno; gli infermieri incaricati di assistere
più pazienti durante il turno di lavoro
risultano essere i soggetti più frequentemente coinvolti nel fenomeno del MNC,
in associazione con coloro che riferiscono
la perdita di almeno 2 o più turni nell’arco
dei 3 mesi presi in considerazione (al
contrario di chi non è mai stato coinvolto
in fenomeni di assenteismo). Viceversa
chi ha recepito il proprio staff come adeguato e ha riconosciuto la presenza di un
ambiente lavorativo salubre, risulta essere
anche molto meno incline all’errore.
Fattori come età e sesso non sono
risultati delle variabili significative per lo
scopo della ricerca.
23
NURSING DIABETOLOGICO
N. 1 marzo 2016
24
dimissione non pianificata ecc) che sugli
operatori (insoddisfazione, aumento del
lavoro nei turni successi ecc).
La prevalenza di missed nursing care
sono elevate sia negli Stati Uniti che a
livello internazionale.
In una revisione sistematica di 42 studi,
dal 55% al 98% degli intervistati denunciano la scomparsa di uno o più elementi
di cura necessari durante il periodo di
assistenza. Il MISSCARE Survey-pazient è
stato utilizzato per raccogliere segnalazioni
di 729 pazienti ricoverati in 20 unità di
cura in 2 ospedali per acuti. I risultati
indicano mancanze più numerose nel
campo delle cure di base (2,29 ± 1,06)
piuttosto che nella comunicazione (1.69
± 0.71) e nel tempo di risposta (1,52 ±
0,64): cura della bocca (50,3%), deambulazione (41,3%), alzarsi dal letto alla poltrona (38,8), informazioni sulle prove /
procedure (27%), e cure igieniche
((26,4%) [23].
Inoltre, le MNC sono predittori di riduzione della qualità di cura, diminuzione
della soddisfazione del paziente, aumento
degli eventi avversi, aumento del fatturato,
diminuzione di posti di lavoro, minore
soddisfazione sul lavoro e una maggiore
intenzione, da parte degli infermieri, di
lasciare il lavoro [24].
Una valutazione infermiere-quantità
di ‘cura persa’ potrebbe essere usata come
misura di allerta precoce per identificare
reparti con numero insufficiente di infermieri [25].
Migliorare il lavoro di squadra potrebbe influire sulla percentuale di cure perse:
su un campione di 2216 infermieri di 50
unità di cure intensive, dopo correzione
per tasso di occupazione e caratteristiche
del personale (ad esempio, istruzione,
turno lavorato, esperienza, ecc), la mancanza del lavoro di squadra è responsabile
dell’11% dell’assistenza infermieristica
persa [26]. Fattori che favoriscono il team
work infermieristico sono la leadership
infermieristica, il lavoro full-time, l’orario
di lavoro, gli anni di esperienza nel gruppo
di lavoro, il basso indice di assenteismo,
la percezione dall’adeguatezza delle risorse
umane e l’unità operativa.
Infine, negli ospedali magnete, rispetto
ai non magnete, c’è una significativa
differenza di percezione di cure perse, in
particolare negli indicatori sensibili alle
cure infermieristiche [27] .
In Italia i risultati dello studio di Palese,
individuano le missed care più frequenti
nella deambulazione del paziente 3 volte
al giorno o secondo protocollo, nella
mobilizzazione ogni 2 ore, nella somministrazione della terapia entro 30 minuti
prima o dopo l’orario di prescrizione,
Viviamo in tempi di austerità e questo
può significare che il cambiamento, la
riorganizzazione e la rapida diffusione di
innovazione in assistenza sanitaria siano
estremamente necessari per il buon funzionamento della maggior parte delle
unità cliniche e forse anche per la sopravvivenza di altri servizi [29], in una prospettiva di solvibilità, sostenibilità, sicurezza e
solidarietà dei sistemi sanitari [30]. In Italia
i rapporti hanno iniziato da qualche anno
a documentare i primi segnali della crisi
economica e l’impatto sui pazienti in termini di problemi nei servizi di cura, nella
formazione e nella pratica clinica [31].
In questa situazione, quali possono
essere per gli infermieri che si occupano
di persone con diabete, le riflessioni sulla
lezione delle cure perse?
Una prima considerazione è che pur
essendo un fenomeno molto diffuso è
ancora poco analizzato e lo è solo e sostanzialmente in setting di cura per acuti;
d’altra parte l’uso dei sevizi, pur essendo
considerato un outcome infermieristico,
è scarsamente documentato. In mancanza
di dati specifici, potremmo utilizzare gli
ultimi risultati dello studio Dawn, come
una guida per ri/conoscere i bisogni della
persona con diabete, ma anche per capire
dove gli infermieri rilevano maggiore inadeguatezza nelle cure (parte dello studio
è pubblicato sul sito dell’OSDI). La seconda
considerazione è che non possiamo mai
considerare un’azione assistenziale come
una prestazione isolata: le cure perse,
qualunque sia la loro frequenza hanno
tuale della segnalazione di una di queste
attività perse, aumentava proporzionalmente la probabilità di riammissione del
2-8% [34].
L’educazione e la pianificazione della
dimissione, presenti tra le 24 attività del
MISSED CARE SURVEY (MISSCARE), sono
fondamentali per la riduzione dei giorni
di ospedalizzazione e di riammissione, in
particolare nelle persone anziane [35].
Gli infermieri sono consapevoli
dell’importanza dell’accompagnamento
alla dimissione e identificano alcuni temi
ricorrenti e necessari nella strutturazione
di un piano per il ritorno al domicilio:
l’educazione all’assunzione dei farmaci,
NURSING DIABETOLOGICO
CONCLUSIONI
effetti sui pazienti e questi effetti possono
essere molto gravi se si cumulano su persone fragili e con più patologie [32-33].
La terza considerazione è quanto queste
possano incidere sulle riammissioni ospedaliere e quindi sui costi.
Carthon J. ha condotto uno studio
trasversale analizzando i dati di dimissione
di pazienti con insufficienza cardiaca in
419 ospedali per acuti degli Stati Uniti.
In esso, tra tutte le attività perse la
comunicazione, il conforto del paziente
(42%), lo sviluppo ed aggiornamento dei
piani di assistenza (35,8%) e l’educazione
del paziente e della famiglia (31,5%) sono
risultati i più significativi nel confronto
con le possibilità di riammissione ospedaliera di questi pazienti dopo la dimissione:
ad ogni aumento di 10 punti in percen-
N. 1 marzo 2016
nell’educazione del paziente. Non sorprende come anche in questo caso i motivi
alla base sono stati rapportati ad aumenti
imprevisti del numero dei pazienti ricoverati
e della gravità delle loro condizioni, inadeguato numero dello staff, attività di
dimissione e ricovero intense e deficit di
personale di supporto.
È proprio quest’ultima variabile a rappresentare una delle maggiori differenze
con gli studi inglesi; di fatto essi non hanno
mai sottolineato una particolare rilevanza
di questo fattore, divenuto invece uno dei
predittori principali di mancate cure in
ambito italiano [28].
25
NURSING DIABETOLOGICO
N. 1 marzo 2016
26
l’aderenza alla terapia e gli effetti collaterali
[36]. In tempo di crisi, le riammissioni in
ospedale stanno ricevendo crescente attenzione come indicatori di qualità delle
cure e della necessità di interventi multifattoriali che tengano conto dell’istruzione
dei pazienti e dei familiari e del coinvolgimento delle strutture ambulatoriali [37].
In particolare, nei pazienti dimessi con
terapia insulinica, è stato riconosciuto che
occorrono miglioramenti nella dimissione,
per l’adeguamento sicuro delle dosi del
farmaco [38] .
Il ruolo della terapia educazionale nel
paziente diabetico ospedalizzato è stata
oggetto di una pubblicazione nella quale
si è osservato come il tasso di reospedalizzazione a 30 giorni si sia ridotto in modo
statisticamente significativo nei pazienti
che avevano ricevuto una terapia educazionale e tale dato rimaneva significativo
anche dopo correzione per fattori sociodemografici e per fattori patologia correlati
[39].
L’educazione durante il ricovero ospedaliero, il coordinamento delle cure, e il
supporto post-dimissione sono tra gli
interventi maggiormente testati per diminuire i tassi di riammissione dei pazienti
con diabete [40]. D’altra parte la mancanza
di conoscenza sulla malattia e le istruzioni
per il ritorno a casa, il fallimento del
sistema sanitario nella dimissione programmata, la considerazione sui cambiamenti
(regime terapeutico, alimentazione), i
determinanti sociali di assistenza sanitaria
e la perdita di controllo sulla malattia, in
mancanza di self-management, sono tra
i fattori determinanti i ricoveri [41]. E’
necessaria un’azione proattiva e di sostegno per gli infermieri che lavorano nei
reparti ospedalieri.
Quarta considerazione: è importante
contrastare il fenomeno missed nursing.
Un esempio di notevole valore è
l’utilizzo da parte delle strutture ospedaliere inglesi di strumenti di promemoria
computerizzati di cure infermieristiche
eseguite: “self-reported nursing care reminder [42].
Nel contesto italiano, è fondamentale
raccogliere gli esiti delle cure infermieristiche sui pazienti cronici e per quanto ci
riguarda su quelli diabetici. E’ una tappa
fondamentale per capire quali siano le
nostre cure perse e le conseguenze sui
pazienti. L’utilizzo dei Moduli assistenziali
sulla cartella computerizzata Mystar può
essere un buon inizio.
Infine, è necessario essere protagonisti
nella costruzione di reti assistenziali, in
una logica di skill mix change, non solo
all’interno del team specialistico, ma in
tutti i luoghi di prevenzione e di cura delle
persone a rischio o con diabete diagnosticato.
Queste considerazioni possono essere
condivise per una riflessione su cosa sia
veramente utile in un contesto di cure nel
quale la prospettiva sarà sempre di più la
sfida all’assistenza di persone con multimorbilità e a calibrarsi per capire/ricercare
quali siano gli interventi che maggiormente
supportano il processo decisionale di selfefficacy e self-management nella vita di
tutti i giorni [43].
NURSING DIABETOLOGICO
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N. 1 marzo 2016
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N. 1 marzo 2016
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
scuola di
formazione OSDI
SISTEMI DI GESTIONE
PER LA QUALITÀ
UNI EN ISO 9001:2015
a cura di Dott.ssa Ida Ramponi esperta sistemi gestione per la qualità
E’ finalmente stata pubblicata a settembre 2015 la nuova norma UNI EN ISO 9001:2015
“Sistemi di gestione per la qualità” – requisiti, che sostituisce l’edizione della norma dell’anno
2008. L’uso del termine “finalmente” non è usato a caso in quanto la revisione della stessa era
particolarmente attesa in quanto il lavoro di semplificazione della terminologia ed il cambiamento
dell’approccio generale, orientato ai processi, la rende adatta a quelle organizzazioni che sono
lontane dalla filiera tradizionale della produzione e sono particolarmente orientate al “cliente”,
categoria, questa, in cui rientra OSDI con la sua Scuola.
Ho fatto cenno nella premessa
all’approccio per processi che, in estrema
sintesi, può essere definito come gestione
ed interazione degli stessi che ha come
obiettivo finale il raggiungimento dei
risultati attesi in accordo con la politica
per la qualità dell’organizzazione e la
28
direzione della stessa. Se pensiamo alla
Scuola OSDI (mi piace chiamarla così perché sempre l’ho intesa, nello sviluppo e
nella realizzazione del progetto come
OSDI, ovvero della comunità di professionisti che ne fanno parte) possiamo capire
come leggere il sistema come processi
SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI
uno strumento fondamentale per consentire decisioni “consapevoli”.
Credo che chiunque abbia avuto modo di leggere il sistema di gestione per la
qualità della Scuola, piuttosto che partecipare alle diverse fasi di sviluppo del
progetto Scuola ed al percorso della certificazione, non possa che ritrovare, in
questi due aspetti fondamentali della
nuova versione della norma, il pensiero
originale di OSDI e la relativa ragione
d’essere.
OSDI, e la sua Scuola, ha infatti impostato il proprio lavoro su un processo
decisionale basato sulle evidenze, dove le
decisioni sulla realizzazione di un progetto
formativo, per l’avvio di una ricerca, per
l’individuazione degli obiettivi di miglioramento, sono basate sull’analisi e sulla
valutazione di dati ed informazioni che
hanno più probabilità di produrre i risultati
desiderati. Il processo decisionale è spesso
complesso e presenta spesso molte incertezze, importante è comprendere le rela-
N. 1 marzo 2016
che nella loro interazione traducono la
missione di OSDI in strategie per la formazione, possa trovare davvero il razionale
di volere ed applicare un sistema di certificazione della qualità, che dimostri la
capacità della Scuola di garantire servizi
che soddisfino i requisiti dei “clienti” finali:
pazienti, operatori e partner.
La norma identifica, e questo è un
altro importante elemento di novità, nella
metodologia PDCA (PLAN DO CHECK
ACT – pianifico, faccio, controllo e agisco
la nuova azione come metodo di lavoro),
lo strumento principe. Nella pianificazione,
infatti, analizzo il contesto e conosco i
bisogni e le aspettative, nonché i rischi
potenziali, delle parti al fine di mettere
in atto il piano, valutando l’impatto che
lo stesso potrebbe avere sulla conformità
dei servizi che andrò ad erogare. A seguire
il necessario controllo e monitoraggio
delle azioni e delle risorse, misurando gli
esiti dei singoli processi con appropriati
indicatori di performance che ne assicurino
efficacia ed operatività ed, infine
l’identificazione e valutazione delle azioni
correttive e preventive, la gestione delle
eventuali modifiche e l’avvio del miglioramento continuo del processo.
Vale la pena di soffermarsi sull’enfasi
che la nuova norma pone alla gestione
del rischio che rappresenta l’effetto incertezza, ovvero il rischio correlato alla volontà
di concretizzare tutto ciò che può agevolare o impedire il raggiungimento degli
obiettivi dell’organizzazione e rappresenta
29
SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI
N. 1 marzo 2016
30
zioni di causa – effetto e le conseguenze
delle diverse azioni.
Il nuovo approccio alla gestione per
la qualità proposto dalla edizione 2015
della norma UNI EN ISO 9001:2015, trova
puntuale corrispondenza a specifiche prescrizioni e nella generale capacità da parte
delle singole persone nell’organizzazione
di assumere decisioni e intraprendere
azioni non in modo acritico e meccanico
ma come effetto di una valutazione delle
possibili conseguenze, positive o negative.
Ancora una volta, l’analogia con il
metodo di lavoro di OSDI e della Scuola,
è facilmente leggibile nei principi che
sottostanno ai processi della Scuola: pensiamo ad esempio alla definizione dell’albo
dei formatori, alla definizione dei criteri
per accettare un progetto formativo, alla
programmazione del piano formativo, alla
trasparenza nel processo di individuazione
dei criteri per l’utilizzo delle risorse a
disposizione.
OSDI, con la sua Scuola, così come le
nuove norme, ha come obiettivo quello
di dare fiducia nella capacità della organizzazione di fornire ai propri clienti (pazienti, professionisti e partner) servizi e
prestazioni conformi ai requisiti ed accrescere, in questo modo, la soddisfazione
dei clienti e delle parti interessate.
Altro aspetto che vale la pena di sottolineare è l’attenzione che la nuova norma
pone all’analisi del contesto, esterno ed
interno all’organizzazione. Contesto esterno, ovvero ambiente esterno nel quale
l’organizzazione cerca di perseguire i propri
obiettivi che comprende ambiente culturale, sociale, politico, cogente, finanziario,
tecnologico, economico, naturale, competitivo sia nazionale che regionale ed
internazionale: elementi tutti determinanti
che hanno un forte impatto sugli obiettivi
dell’organizzazione. Mentre scrivo il pensiero corre ai vincoli economici ed al contesto socio economico nel quale OSDI, e
la sua Scuola, si è trovato ad operare e
che, finalmente, ora può esplicitare in
modo chiaro nel proprio sistema a giustificazione delle scelte adottate, degli obiettivi modificati e nelle strategie adottate.
Per quanto concerne l’ambiente interno il riferimento specifico della norma è
alle strategie, politiche e obiettivi, nonché
alla struttura organizzativa, ai ruoli ed alle
responsabilità, alla capacità ed alle risorse
disponibili ed alla cultura
dell’organizzazione, che costituiscono
l’ambiente interno dentro il quale
l’organizzazione cerca di perseguire i propri
obiettivi. Penso ad OSDI, in quanto comunità di professionisti, alle peculiarità rappresentate all’interno della stessa, condizionate anche dalle diverse realtà regionali
e, da ultimo, non certo per importanza,
alle capacità personali, alle attitudini ed
alla risorsa umana, che, sempre ed in tutte
le organizzazioni, fanno la differenza.
L’organizzazione, nella definizione
della norma, deve continuamente monitorare e riesaminare il contesto ottenendo
dati ed informazioni sulle esigenze dei
clienti, sulla situazione competitiva, sulle
nuove tecnologie, cambiamenti politici,
fattori sociologici per identificare, valutare
e gestire i rischi correlati alle parti interessate ed i loro mutevoli bisogni ed aspettative.
Il riesame della direzione, che Scuola
e OSDI, ogni anno mettono in atto ha
proprio lo scopo di riformulare la politica
SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI
N. 1 marzo 2016
per la qualità ed i propri obiettivi, tenendo
conto effettivamente di quelle che sono
le risorse disponibili, e penso alle collaborazioni con le aziende per la realizzazione
dei progetti formativi ma anche al variare
degli obiettivi specifici della Scuola che si
orientano alla ricerca, alla definizione di
protocolli di metodo basati sulla evidenza
scientifica.
i requisiti e le aspettative di
tutte le parti interessate.
Da sottolineare, altresì,
che la nuova norma non impone più (e anche qui userei
il termine finalmente) una
struttura documentale imponente ma consente
all’organizzazione di dimostrare la propria capacità attraverso i documenti che
servono alla stessa per il miglioramento continuo della
qualità, ovvero: per standardizzare i comportamenti, per
diffondere i requisiti del proprio sistema, per individuare
obiettivi e politica per la
qualità piuttosto che, ancora,
accrescere il senso di appartenenza dei professionisti attraverso la
trasparenza e capacità di condividere.
Il periodo di transizione per la messa
a regime del sistema è previsto in tre anni;
OSDI, e la Scuola, ha già avviato il processo di revisione del proprio sistema di
gestione per la qualità, orientandolo ai
requisiti della norma edizione 2015.
Nel proprio sistema è stata già posta
particolare attenzione all’orientamento ai
processi ed alla contestualizzazione delle
strategie tenuto conto del momento socio
economico nel quale si ritrova ad operare
ed il processo di semplificazione della
modulistica e dell’apparato documentale
è in corso da tempo.
Chiudo con l’augurio di buon lavoro,
certa che FINALMENTE in questa norma
si troverà lo spazio per descrivere le caratteristiche, peculiari, della propria organizzazione…..almeno fino alla prossima revisone!
La struttura della nuova norma è molto
più snella, dieci punti complessivi, che
comprendono il contesto organizzativo,
la leadership, la pianificazione il supporto
e le attività operative, la valutazione delle
prestazioni e del miglioramento che devono permettere alla organizzazione di
dimostrare la propria capacità di soddisfare
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VITA ASSOCIATIVA
OSDI VENETO
XXIII CONGRESSO REGIONALE
L’INFERMIERE DI DIABETOLOGIA SI RACCONTA: I PERCORSI
TRACCIATI NEL QUOTIDIANO, IL CAMMINO INTRAPRESO
IN REGIONE. QUALI I POSSIBILI SCENARI PER IL FUTURO.
Alla sezione Osdi Veneto, che nel lontano 1989 ha fortemente voluto la nascita di Osdi Nazionale e
che ha visto annoverare fra i suoi soci Presidenti Nazionali, che è impossibile dimenticare, come Rosy
Santantonio e Rosanna Toniato, abbiamo voluto, eccezionalmente, riservare uno spazio più ampio
in questa rivista per evidenziare la graduale ripresa della sezione e per il desiderio di salutare una
collega "storica" alla quale siamo grati per l'impegno profuso, sia a livello regionale che nazionale.
N. 1 marzo 2016
Comitato scientifico di In- Formazione Osdi
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La nostra storia riparte dall’11 giugno
2011 a Padova…Osdi Veneto rinasce
come nuova Sezione. Intraprende il cammino con il minimo di soci indispensabile
secondo lo Statuto, 15 soci, tanto entusiasmo ma anche qualche timore.
Un direttivo inizialmente composto da
3 persone, poi via via si rinforza con
l’ingresso di altri colleghi. Inizialmente
l’obiettivo era quello di recuperare credibilità, riprendere la formazione, recuperare
il tempo perduto durante il periodo di crisi
vissuto dalla nostra Sezione.
Non potevamo quindi mollare e lasciare
tutto, avevamo un impegno verso tutti i
colleghi che da sempre ci sostenevano ma
anche verso le nuove leve, la nuova forza,
la nuova linfa di cui tutta la diabetologia
ne sentiva e ne sente tuttora il bisogno.
Avevamo un impegno dicevamo, soprattutto verso noi stessi, ci eravamo impegnati in Regione già dal 2004 e dovevamo rappresentare dignitosamente la
nostra professionalità, dovevamo portare
la nostra voce sui tavoli regionali all’interno
della Commissione Regionale Diabetologica.
Così l’esperienza di questi anni è stata
voluta ed è diventata il centro del
nostro XXIII° Congresso Regionale
svoltosi il 21 novembre 2015 presso
Holidey Inn Congress Center di Verona.
La giornata è stata così strutturata in
due percorsi; il primo ha dato spazio ad
una tavola rotonda e il secondo alla
presentazioni di esperienze infermieristiche
proposte dalle varie diabetologie del Veneto.
Dopo i saluti istituzionali delle autorità
presenti , Presidente OSDI Veneto uscente,
Presidente SID, AMD, IPASVI, FAND, la
moderazione di Iva Manfroi ha introdotto
i lavori della tavola rotonda.
I protagonisti sono stati il Dr. Luigino
Schiavon in qualità di Presidente Coordinamento Collegio Ipasvi Veneto, il Dr Loris
Confortin in qualità di Presidente SID Triveneto e componente della Commissione
Diabetologia Regionale e Maria Grazia
Torelli in qualità di rappresentante OSDI
Veneto all’interno della Commissione Diabetologica Regionale.
Maria Grazia ha iniziato condividendo
la sua esperienza, esponendo in modo
molto chiaro e puntuale tutto il percorso
fatto dal 2003 al 2015, quale l’impegno
infermieristico, le difficoltà incontrate ma
anche i risultati ottenuti nei passaggi salienti:
1. Riconoscimento della figura
dell’infermiere dedicato ed esperto e
individuazione dei criteri che lo definiscono
VITA ASSOCIATIVA
anche in capacità critica, mettendoci in
discussione per comprendere il divario
che a volte esiste tra ciò che facciamo e
ciò che vorremmo fare con l’obiettivo di
rendere migliori i nostri percorsi assistenziali
e organizzativi. L’abilità quindi che ci
contraddistingue, è quella di ideare iniziative per approfondimenti, per elaborazioni,
per creazioni di percorsi infermieristici che
possono essere ancora in itinere, o di
rendere uniche attività esperienziali.
Tutto questo spesso rimane solo
un’idea, oppure si crea ma si lascia dentro
un cassetto, altri progetti invece sono stati
realizzati e implementati, altri ancora implementati ma non verificati nel tempo.
Ci siamo chiesti: “Perché non condividerlo
ugualmente”?
Così alcune colleghe hanno colto il
nostro invito e si sono “ lanciate”.
E’ il caso di Daniela Gasparini e Chiara Veronese del Servizio di Diabetologia dell’Ospedale Civile di Padova
che hanno costruito e sperimentato un
ulteriore strumento educativo atto a migliorare la qualità dell’ autocontrollo e
della gestione della terapia insulinica.
Marj Zogno del Servizio di Diabetologia di Conselve /Monselice (Padova) ha condiviso la sua esperienza riguardo
gli incontri educativi di gruppo che hanno
come obiettivo: “ facilitare la persona con
diabete all’accettazione della malattia e
ad una sua migliore gestione”.
Felicia Abascià e Sabrina Cappellato
del Servizio di Diabetologia di Cittadella/ Camposampiero (Padova) ci hanno fatto toccare con mano il percorso
infermieristico che sono riuscite a strutturare per la fase di pre-dimissione della
persona con diabete mellito ricoverata,
con l’obiettivo di garantire la continuità
assistenziale e la dimissione in sicurezza.
Loretta Bazzani del Servizio di
Diabetologia /Poliambulatori di Bovolone ( Verona) ha portato la sua esperienza fatta di recente in un percorso di
formazione specifico per il personale dei
Servizi di Diabetologia dell’Aulss 21, finalizzato ad uniformare l’assistenza infermieristica nelle diverse sedi, a produrre protocolli condivisi e non da ultimo creare intesa
e “ fare gruppo” tra la sede centrale e le
sedi periferiche.
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2. Determinazione dei criteri che definiscono la formazione necessaria
3. Ricerca del canale adeguato per
sviluppare la formazione necessaria
4. Promozione del 1° Corso di Alta
formazione per infermiere esperto presso
l’Università di Padova
5. Collaborazione nella definizione dei
PDTA Regione Veneto per quanto riguarda
ambiti e ruoli dell’infermiere di diabetologia
rispetto all’infermiere che opera a livello
territoriale.
A seguire il Dr. L.Confortin con la
relazione “ Il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) regionale per la
gestione integrata della persona con diabete di tipo II.”
Una condivisione costruttiva e condivisa che ci ha aiutato a comprendere come
nascono e quale applicabilità dei PDTA
nella nostra quotidianità, ponendo
l’accento soprattutto alla condivisione da
parte di tutte le figure che ruotano intorno
alla persona con diabete già nel momento
della stesura dei vari percorsi.
Essenziale poi il contributo del Dr
L.Schiavon con il quale abbiamo condiviso
delle riflessioni critiche sui temi attuali e
sull’evoluzione della professione infermieristica e quali ripercussioni in ambito diabetologico.
Molto ricca, sentita e partecipata la
discussione che la tavola rotonda ha
prodotto, favorendo il confronto tra aspetti
diversi ma significativi; da una parte quelli
che sono stati i risultati ottenuti, dall’altra
la lunga strada che come infermieri di
diabetologia dovremo ancora percorrere
tra i cambiamenti che il sistema sanitario
ha posto in essere. Per questo è necessario
farci trovare preparati, partendo dalla consapevolezza che solo uniti potremo “ fare
la differenza”.
Il secondo percorso della giornata
ha poi dato voce e spazio a noi infermieri
e a quello che negli ultimi anni abbiano
ideato, analizzato e sviluppato nelle nostre
realtà lavorative, anche se spesso non
ufficializzato e riconosciuto.
Quello che fa la differenza, nel nostro
modo di essere “professionisti in progress”
è il saper divenire, che si traduce in capacità
di riflessione e analisi dello stato dell’arte,
in valorizzazione di ciò che facciamo, ma
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VITA ASSOCIATIVA
N. 1 marzo 2016
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La giornata si è così conclusa con le elezioni per
il rinnovo del consiglio direttivo quindi….
VITA ASSOCIATIVA
Siamo convinti che al giorno d’oggi
la tecnologia non solo aiuta la comunicazione e le relazioni agli scambi rapidi e
veloci, ma anche nell’ambito delle cure e
delle malattie croniche.
Questa velocità, che rende flessibile
l’intervento terapeutico da parte di noi
operatori sanitari, ha come bisogno di
rendere visibile una rinascita da parte di
noi stessi. Questa rinascita consiste nel
portare attenzione al nostro ben-essere,
alla nostra capacità di poter far fronte ad
ogni situazione soprattutto non perdendo
il proprio centro, visti i cambiamenti rapidi
e spesso inaspettati che molte volte dobbiamo affrontare nella nostra realtà lavorativa.
Il secondo evento: Dall’innovazione
tecnologica, all’innovazione relazionale: “Quando il comportamento si fa
duro, gli infermieri fanno la
differenza”. 9 maggio 2015 ci ospita
la stupenda cornice di Sottomarina
(VE)
Questo incontro strutturato in collaborazione con l’Associazione Bona Tempora nella figura del Dr. G.Forza e del Dr.
N.Gentile e con il contributo non condizionante di Abbott, Artsana e Menarini,
era finalizzato ad acquisire maggiori competenze nell’ambito dell’educazione terapeutica individuale e di gruppo. Esso presenta un approccio originale di counseling
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Questi lavori infermieristici sono stati
oggetto di una valutazione di preferenza
da parte dell’assemblea a riconoscenza
dell’impegno e del lavoro svolto.
Non possiamo non condividere il fatto
che sia stato un successo, l’entusiasmo
l’impegno messo da tutti voi presenti e’
stato eccezionale e ha contribuito a rendere
il Congresso un evento ricco di contenuti
e di emozioni.
Il Congresso Regionale coincide generalmente con la chiusura delle attività
formative dell’anno ma non possiamo non
considerare anche gli altri corsi formativi
erogati durante questo 2015.
Nella nostra ormai famosa “zona
pranzo dell’IKEA di Padova” , sede dei
nostri direttivi , eravamo partiti con la
pianificazione di 3 eventi formativi separati
tra loro ma connessi e consequenziali in
modo da dare la possibilità a chi volesse
di partecipare a tutti e tre gli eventi e fare
quindi tutto il percorso o partecipare ad
un solo evento a seconda della propria
disponibilità ed interesse. Il percorso era
così strutturato:
Il primo evento: Dall’innovazione
tecnologica, all’innovazione relazionale: “Dalla mente al cuore” si è svolto
il 27 e il 28 marzo 2015 a Mestre (VE),
in collaborazione con la Dott.ssa Anna
Ercoli e con il contributo non condizionante
di Roche Diagnostics.
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VITA ASSOCIATIVA
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focalizzato sul far prendere consapevolezza
all’utente del proprio diabete e nel rafforzare la decisione di modificare i propri stili
di vita in modo più adattivo rispetto alla
nuova condizione.
Il terzo incontro stabilito nella nostra
scaletta, ipotizzato per il 5/6 giugno
2015, riguardava interventi di educazione
terapeutica strutturata, non è stato possibile
realizzarlo per difficoltà a reperire i fondi.
Gli obiettivi prefissati erano i seguenti:
- scegliere le modalità di coinvolgimento attivo del paziente e dei caregiver;
- utilizzare l’approccio metodologico
appropriato nell’educazione terapeutica;
- riconoscere gli strumenti educativi
idonei per favorire la trasmissione di conoscenze ed abilità pratiche.
Questo fa comprendere che la strada
della formazione si fa sempre più articolata
e tortuosa, ma nel provare a tracciare i
nostri percorsi noi ritroviamo sempre la
nostra passione, il nostro entusiasmo, la
nostra dimensione anche in questo periodo
storico così difficile non solo per i nostri
pazienti, ma anche per noi e per le nostre
aziende, e in un contesto temporale dove
”l’ immediatezza tecnologica” la fa da
padrone ma non sostituisce però il rapporto umano che a maggior ragione va
coltivato, approfondito, entusiasmato sia
col paziente che tra noi operatori. Noi
OSDI Veneto ci abbiamo provato così,
cercando di contagiare con la nostra voglia
di stare insieme e di condividere.
Cogliamo l’occasione per comunicarvi
la composizione del nuovo direttivo della
Sezione Osdi Veneto in carica per il biennio
2016/2017
Past president : Fabio Favaretto
Presidente :
Vanna Cecchin
Vicepresidente: Monica Saoncella
Consiglieri:
Gambato M. Cristina,
Di Benedetto Silvia
Segreteria:
M. Grazia Torelli
Eccomi!! sono Cristina la nuova arrivata nel direttivo OSDI VENETO.
Dopo molti anni di attività in diabetologia (dal 1988), mi sono trovata a cavalcare l’onda del cambiamento.
Nell’arco di questi numerosi anni ho potuto vivere i vari momenti della diabetologia e credo questo sia uno
dei più critici a causa delle economie aziendali.
Mi rendo conto di quanto sia importante ribadire l’importanza del nostro ruolo e sono convinta che la
persona con diabete abbia bisogno di personale qualificato, preparato, aggiornato.
Non ci si ..inventa una seduta di terapia educazionale!!
Mi sono candidata in OSDI perché credo sia una conseguenza per voler ribadire chi siamo,cosa facciamo,
in questo momento dove pochi ascoltano; per portare esperienza di nuove realtà con cui spesso ci dobbiamo
scontrare.
VITA ASSOCIATIVA
Il direttivo si ricarica,….. e una nuova professionista entra…..
Non per ultimo, iniziare un viaggio esperienziale in quella che è la NOSTRA Associazione.
Grazie.
Sicuramente un ricordo scritto da noi del Direttivo può sembrare un elogio fuori luogo, ma descrivere
Iva come una donna e una professionista straordinaria è dir poco.
N. 1 marzo 2016
E una grande Past President che esce… Iva Manfroi ma non solo……..
La nostra Heidi, come qualcuno amorevolmente la chiama : infermiera riservata ma determinata, dolce
ma tenace, libera nel pensiero e nella parola.
Viene da i monti e da quei monti ha macinato centinaia e centinaia di chilometri per esserci sempre e
comunque da 26 anni, sostenendo prima ARVOSD come socio e poi dal 1999 come componente del
Direttivo OSDI.
Iva è sempre stata una protagonista essenziale e attiva in questa associazione: l’ha sostenuta, l’ha fatta
conoscere ….”ideatrice della prima rivista InformaVeneto” , l’ha fatta rinascere dopo un periodo di buio,
l’ha traghettata in Regione, ha contribuito a farla entrare in Università.
Ma oltre all’aspetto associativo ha suscitato in chi l’ha conosciuta sentimenti di coraggio, di tenacia, di
saper combattere sempre e comunque indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta e il tutto
trasmesso con una tale semplicità e compostezza che a volte ha disarmato e a volte ha contagiato, come
il sole tra gli alberi.
37
VITA ASSOCIATIVA
Alcuni dei nostri soci hanno desiderato dare il loro contributo e lasciare così traccia delle loro riflessioni.
......“ premetto che conosco Iva ormai da alcuni anni ma non così bene da poter scrivere molto però non
posso che riconoscere in lei una professionalità, un porgersi cordiale e sorridente nonostante le costanti
difficoltà in campo lavorativo e a volte pure in quello familiare, quindi un’altra bellissima persona che ho
conosciuto grazie al lavoro e a OSDI”.
Angela Benetti
*****
Altri fanno un acrostico straordinario del suo nome e cognome e la tracciano così:
I mportante
V alore
Aggiunto .....nell’ Osdi...
Mitica
Attiva, affidabile
Naturale
F orte
R iflessiva, rappresentativa, ,razionale
Orgogliosa
I nvidiabile, intelligente”
Marj Zogno
*****
Mentre dalla città Scaligera dicono di lei:
“ grande donna dalle doti invidiabili”
N. 1 marzo 2016
Iva è uguale a = qualità di presenza = animo generoso = profondità di intenti
Iva infaticabile progettatrice….come il mulino bianco… , ha sfornato un banco di idee, di
progetti, di percorsi e, “come Banderas”, era felice del risultato perché tutto era mirato alla
crescita ...ma alla crescita interiore della nostra consapevolezza di soci, del senso di
appartenenza, della determinazione necessaria per essere considerati, e molto altro ancora….
Tutti i soci passati e presenti,
tutti i direttivi passati e
presenti TI RINGRAZIANO.
Noi ti esprimiamo riconoscenza con una bella frase di
J.W.Goethe che rappresenta il
suo insegnamento
“…I monti sono maestri muti
e fanno discepoli silenziosi…”
Direttivo Osdi Veneto
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VITA ASSOCIATIVA
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IX CONGRESSO REGIONALE
OSDI TOSCANA
19 DICEMBRE 2015
“Diabete….in azione: Alimentazione
e sport parti integranti per affrontare
l’insorgenza del diabete” è stato il titolo
del IX Congresso regionale Osdi Toscana
che si è svolto il 19/12/2015 presso l’Hotel
San Ranieri di Pisa.
Il diabete mellito rappresenta una tra
le patologie croniche più diffuse al mondo
e la sua incidenza nelle varie etnie è in
costante aumento tanto da far prevedere
nel 2025 un tasso di prevalenza del 6.3%
pari a circa 333 milioni di persone in tutto
il mondo.
L’epidemia di diabete è da attribuire
principalmente all’incremento della percentuale di persone obese, alla progressiva
riduzione dell’attività fisica e al cambiamento delle abitudini alimentari.
Il Congresso si proponeva di mettere
in evidenza l’importanza di una corretta
alimentazione e dell’attività fisica nel prevenire l’insorgenza del diabete e nel migliorare la compliance terapeutica e la
prevenzione o riduzione della comparsa
di complicanze.
L’apertura dei lavori è iniziata con i
saluti del Presidente OSDI uscente Marilena
Carnevale la quale ha ringraziato calorosamente tutti i collaboratori del suo mandato, in particolar modo Cristiano Beltrami,
e ha ribadito l’importanza del lavoro svolto
dall’associazione in questi due anni .
Il Prof. Stefano del Prato, Direttore
della UO Mal. Metaboliche e Diab. AOUP
Pisa ha proseguito con la prima relazione:
Fisiopatologia del metabolismo glucidico
e criteri diagnostici, con la quale ha catturato l’attenzione di tutto il pubblico affrontando la tematica proposta con grande
Presidente : Andrea Corti
Vice Presidente: Cristina Landini
Past President: Marilena Carnevale
Consiglieri: Bartolini Emanuele
Segretario : Cristiano Beltrami
Per il CDR TOSCANA
Marilena Carnevale
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semplicità e padronanza dell’argomento.
Ringrazio il Prof del Prato per la sua
disponibilità e per aver ritagliato uno spazio
per Osdi tra i suoi numerosi impegni.
A seguire la Dott.ssa Cristina Bianchi,
Dirigente medico I livello UO Mal. Met.
Diabetologia AOUP Pisa, ci ha parlato del
Diabete e delle complicanze acute e croniche correlate, spiegando che il diabete
necessita di molteplici interventi sui livelli
glicemici e sui fattori di rischio cardiovascolari finalizzati alla loro prevenzione.
Il dott. Michele Aragona, Dirigente
medico I livello UO Mal. Met. Diabetologia
AOUP Pisa, ha illustrato in modo molto
chiaro come adeguare la terapia insulinica
nel paziente con diabete tipo 1 che affronta
l’attività fisica, sia che applichi la terapia
multiiniettiva sia che faccia uso di microinfusore.
Successivamente il dott. Giuseppe Penno, Dirigente medico I livello UO Mal Met
Diabetologia AOUP Pisa, ha affrontato una
relazione molto esplicativa riguardante le
novità terapeutiche in tema di diabete.
La seconda parte della giornata è ini-
VITA ASSOCIATIVA
ziata con l’intervento dell’infermiere, Past
President , Cristiano Beltrami, SOD Diab.
Mal. Metaboliche ASL 10 Firenze, che ha
parlato dell’autocontrollo glicemico e della
sua importanza nella gestione della malattia.
A seguire L’inf. Marilena Carnevale, UO
Mal Met. Diabetologia AOUP Pisa, ha parlato della terapia non farmacologica del
diabete e dei corretti stili di vita il cui scopo
è fondamentale per promuovere la prevenzione primaria e secondaria della malattia
diabetica.
La giornata si e’ conclusa con
l’interessante e completa relazione della
dietista Alice Fumagalli, PO San Giovanni
di Dio ASL 10 Firenze, mirata sul trattamento dieto-terapico nel paziente diabetico.
In chiusura i ringraziamenti ai partecipanti e ai relatori e moderatori e gli auguri
di buon lavoro al nuovo presidente Osdi
Toscana Andrea Corti .
Durante il Congresso si sono svolte le
elezioni per il rinnovo del CDR OSDI Toscana che risulta così composto:
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VITA ASSOCIATIVA
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CORSO OSDI FVG
UDINE 20 FEBBRAIO 2016
Presso l’Hotel “ la di Moret “ a Udine
si è svolto il primo corso del 2016 organizzato da OSDI FVG con titolo “ Tecnologia
ed educazione: come approcciarsi per
un’offerta di qualità.
Titolo ambizioso in un momento in
cui la Tecnologia entra prepotentemente
nel vivere quotidiano, lavorativo e personale e che ci obbliga a fare scelte precise
anche nel mondo della Salute.
Il corso voleva offrire ai partecipanti le
informazioni necessarie per approcciarsi,
con un linguaggio comune e con una
adeguata conoscenza della tecnologia,
alla sfida educativa del paziente con diabete. L’obiettivo era quello di valutare gli
effetti reali e/o potenziali della tecnologia
sull’assistenza, nonché le conseguenze
che, un determinato intervento può avere
sui risultati di salute e sul benessere del
paziente.
Le relazioni sono state tenute da Sarah
Perini, infermiera e consigliere regionale
OSDI FVG, Elena Rosso, infermiera e Vicepresidente regionale OSDI FVG, Laura
Tonutti , medico diabetologo, già Presidente Regionale AMD e membro della Consensus AMD-OSDI sulle tecniche iniettive.
I due lavori di gruppo hanno avuto
come facilitatori Valentina Toffoletti, infermiera e Past president regionale OSDI
FVG ed Elisa Levis , infermiera e presidente
regionale OSDI FVG.
La prima relazione dal titolo: Autocontrollo e nuove tecnologie : come programmare un intervento educativo, tenuta da
Sarah Perini, ha voluto dimostrare come
la tecnologia, nell’arco dell’evoluzione
dell’uomo, ha sempre affiancato il suo
sviluppo e coadiuvato il suo adattamento
alle nuove situazioni createsi. Partendo
dal primo attrezzo in selce fino a raggiun-
VITA ASSOCIATIVA
zitutto di una adeguata formazione
dell’operatore.
Proprio questo tipo di approccio permetterà all’operatore e al paziente di entrare in sintonia e utilizzare al meglio gli
strumenti tecnologici che possono facilitare
il paziente nell’adattamento alla cura.
I lavori di gruppo sono stati molto
partecipati e condivisi e tutti i partecipanti
hanno avuto modo di confrontarsi e discutere sui modelli educativi da adottare nelle
diverse realtà lavorative. L’utilizzo delle
tecnologie più appropriate, è risultato
essere un valido strumento per ottimizzare
i tempi e mantenere contemporaneamente
alto il livello di qualità dell’assistenza.
Il corso ha visto 32 partecipanti su 30
posti disponibili e questa è stata una gratificazione intensa per il board di progetto
unita anche ai consensi raccolti durante
i lavori.
Si ringraziano il CDR OSDI FVG per
l’aiuto fornito, il board di progetto che ha
lavorato alla costruzione del corso, i relatori
e i tutor per la passione messa nei loro
interventi.
Non da ultimo l’efficientissima Segreteria organizzativa Osdi, ormai in sintonia
con il board, e gli sponsor Abbott e BD
che ci hanno permesso di realizzare
l’evento.
Per il direttivo Osdi FVG
Elisa Levis
N. 1 marzo 2016
gere le stazioni spaziali orbitanti, fornendo
opportunità tecnologiche avanzate sia agli
operatori che ai pazienti con diabete.
La relazione ha anche sottolineato
come l’intervento educativo del paziente
diabetico debba essere il più personalizzato
possibile e deve poter utilizzare, pertanto,
la tecnologia più appropriata.
A questo scopo, ha presentato una
check list educativa, che consta di 7 punti
rappresentativi dei momenti del percorso
educativo, che aiuta a ricordare tutti passaggi fondamentali e necessari per educare
il paziente.
La seconda relazione dal titolo: Lipodistrofia : linee guida ed applicazioni nel
quotidiano, proposta da Elena Rosso, ha
presentato dapprima i dati del Fitter 2015:
evento internazionale sulle tecniche iniettive, nel quale è stata presentata la più
grande survey di tipo medicale mai condotta prima e nella quale sono stati analizzati 13000 questionari provenienti da
41 Paesi ( 358 dei quali italiani ) e 700
centri diabetologici, a cui seguirà una
analisi sull’uso dei microinfusori.
Dal Fitter attendiamo la pubblicazione
delle nuove linee guida che terranno anche
conto della sicurezza dell’operatore. Linee
guida basate sulle evidenze scientifiche
più recenti, che ci forniranno un valido
supporto per il nostro lavoro quotidiano.
Da tutti gli studi analizzati nella relazione della collega, si giunge alla conclusione che la lipoipertrofia è una complicanza della terapia iniettiva presente nel 50%
circa dei pazienti. La collega, riallacciandosi
alla relazione precedente, ha rimarcato
l’importanza dell’educazione terapeutica,
che nelle patologie croniche va mantenuta
per tutto l’arco della vita del paziente.
Nella terza relazione dal titolo, Come
gestire la motivazione davanti alle nuove
tecnologie, Laura Tonutti ha presentato
in modo molto completo ed esaustivo
come sia importante motivare il paziente
per ottenere una maggiore aderenza alla
cura e come questo correli con il miglioramento della qualità di vita del paziente.
La relazione ha evidenziato l’essenzialità
del contratto terapeutico e della motivazione del paziente, obiettivi ottenibili solo
attraverso colloqui basati sull’empatia e
sull’ascolto attivo, che necessitano innan-
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VITA ASSOCIATIVA
RAPINO, COORDINATORE INFERMIERISTICO
DEL GALLIERA PREMIATO PER LE BUONE
PRATICHE, E’ STATO INSIGNITO
LO SCORSO 23 DICEMBRE DEL PREMIO
“LANTERNINO D’ORO 2015”
N. 1 marzo 2016
In un tempo ove risulta sempre più
difficile poter assicurare un’assistenza
adeguata alle persone, in un contesto
assistenziale in repentino cambiamento
anche a causa delle scarse risorse economiche ed umane, dove il lavoro degli operatori sanitari viene sempre meno considerato trascinando gli stessi
frequentemente ad una demotivazione
professionale; il riconoscimento insignito
lo scorso 23 dicembre a Vincenzo Rapino
è un forte segnale di speranza per la nostra
professione.
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Vincenzo, membro del CDR Liguria/Piemonte, persona semplice e riservata,
Coordinatore Infermieristico riconosciuto
ed apprezzato, ha dimostrato che si può
andare oltre alle proprie competenze, alla
propria professionalità, al “tempo” disponibile che non è mai abbastanza. Ha dimostrato inoltre che al centro della nostra
opera quotidiana deve stare “il malato”
e che deve essere la nostra unica fonte di
soddisfazione personale perché è per curare chi sta male che siamo diventati infermieri. A Vincenzo sono stati riconosciuti”
comportamenti responsabili, virtuosi e
sostenibili…dimostrando grande dedizione
e amore verso gli ammalati”. Che altro
aggiungere?
Personalmente ed a nome del CDN
OSDI, sono a congratularmi con Vincenzo
per l’encomio “Lanternino d’oro 2015”
ampiamente meritato.
Katja Speese
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
N. 1 Marzo 2016
notizie
e curiosità dal
web
A cura del comitato scientifico
di In-Formazione Osdi
LA MANCANZA DI SONNO FA
CONFESSARE ANCHE LE COLPE NON COMMESSE
È il risultato di uno studio condotto negli
Stati Uniti, dove si stima che il 15-25 per cento
delle condanne di innocenti sia dovuto a
confessioni false.
Un team di ricercatori ha organizzato un
esperimento con 88 volontari, studenti della
Michigan State University. Il test era diviso in
due sessioni. Durante le sessioni i volontari
dovevano rispondere a questionari ed eseguire
esercizi al computer.
Secondo lo studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, i
risultati della ricerca portano a ritenere inaffidabili le prove raccolte durante gli interrogatori
di persone private del sonno.
L’OLFATTO ESERCITA UNA GRANDE POTENZA SUL NOSTRO INCONSCIO
Ricordiamo l’1 per cento di quello che
tocchiamo e il 35 per cento di quello che
percepiamo con l’olfatto
Diversi studi hanno dimostrato che le
persone ricordano l’1 per cento di quello che
toccano, il 2 per cento di quello che sentono,
il 5 per cento di quello che vedono e il 35
per cento di quello che percepiscono con
l’olfatto.
Niente di più interessante per chi si occupa
di Marketing! Sfruttare l’odore per la causa
principale: vendere. Gli esperti di marketing
hanno scoperto che nelle nostre vite non c’è
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CONVINCERE QUALCUNO A CAMBIARE IDEA NON È MAI FACILE
Evitare conversazioni lunghe e usare il linguaggio giusto
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
più molto spazio per i segnali visivi (ogni colore e ogni forma sono associabili a troppi
marchi, il pubblico è saturo) o uditivi (in un mondo traboccante di suoni). Possiamo
ignorare i cartelloni pubblicitari o isolarci con le cuffie, ma è impossibile non usare il
naso. Così ricordando il buon vecchio Proust e la sua famosa madeleine: nessun senso
ha un potere evocativo forte come l’olfatto.
Il trucco è antico e il lavoro degli esperti di marketing consiste nel dare nomi nuovi
a fenomeni antichi e uno di loro ha ribattezzato la questione, in inglese, olfactory
branding, come dire branding olfattivo o, odore di marca. Il colpevole del neologismo
è un indiano, Shuvam Chatterjee, della Regent education & research foundation, che
ha appena pubblicato un articolo accademico dove lo definisce “l’ultima frontiera del
marketing”.
Il futuro ha un cattivo odore, o ne ha uno troppo buono. Presto le aziende che
seguiranno i suoi consigli cercheranno di appropriarsi di un odore e farne un marchio:
cercheranno una loro griffe aromatica per diffonderla all’interno dei loro spazi e creare
un’associazione d’idee. Uno studio britannico ha censito gli odori più richiesti:pane
appena sfornato, lenzuola fresche di bucato, erba tagliata, fiori freschi, caffè, terra
bagnata, vaniglia, cioccolato, e infine (molto british), fish & chips.
Le discussioni che
fanno cambiare l’opinione
dell’altro seguono sempre
certe dinamiche”. Ecco tre
modi per convincere
l’interlocutore a rivedere
il proprio punto di vista:
1. Avere un’opinione condivisa da molti aiuta
Per convincere l’interlocutore della validità della propria tesi è meglio avere un
po’ di persone dalla propria parte: il fatto stesso che l’opinione sia condivisa da molti
aiuterà l’altro a farsi domande e a mettere in dubbio il proprio punto di vista. “Non
possono sbagliarsi tutti”: anche se le eccezioni esistono, questa affermazione può
servire ad aprire la mente.
2. Una discussione che si protrae a lungo non cambierà alcuna opinione
Discutere è importante quando si vuole provare a conoscere il punto di vista dell’altro
e si vuole provare a cambiarlo. Ma una discussione che dura troppo a lungo non avrà
gli effetti desiderati: cinque round di botta e risposta (gestiti non al meglio) potrebbero
avere come conseguenza quella di consolidare l’idea di partenza dell’altro. Bisogna,
dunque, scegliere bene le carte da usare e farlo nel minor tempo possibile.
3. Il linguaggio è importante
Utilizzare le parole più appropriate per esprimere i propri pensieri è la maniera più
efficace per provare a cambiare l’opinione altrui. “Le risposte devono essere il più
N. 1 Marzo 2016
Molto spesso la nostra
psiche è minata da meccanismi verbali, comportamentali e veri e propri
schemi rigidi in atto che
mettono le manette alle
infinite possibilità di
espressione della personalità
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NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
N. 1 Marzo 2016
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possibile esplicite e contenere il massimo delle informazioni”, spiegano gli autori. Ciò
non significa tenere una conversazione interminabile, ma scegliere i termini, gli esempi,
le argomentazioni più pungenti. Per raggiungere il massimo del risultato è bene anche
citare le proprie fonti. È importante poi non fare l’errore di dire cose sconnesse, adottare
un tono calmo e positivo, includere nel proprio discorso parole come “per favore”,
“aiuto”, tanti aggettivi e avverbi. “Sono tutte strategie valide - indicano gli autori ma bisogna ricordare che convincere qualcuno non è mai facile”.
PAROLE INTRADUCIBILI
Nel mondo vengono parlate più di
6000 lingue diverse,
diventa, quindi,
normale imbattersi
in parole che non
esistono in nessuna
altra lingua. Queste
gemme linguistiche
possono essere
spiegate, ma non
possono essere tradotte direttamente.
Le parole intraducibili mettono in
evidenza le differenze presenti all’interno dell’etnosfera umana. Geografia, clima,
cucina, religione, storia e senso dell’umorismo sono solo alcuni dei fattori che
condizionano una lingua ad inventarsi parole specifiche e, appunto, uniche, al fine di
descrivere e definire l’esperienza umana.
Sono tanti gli esempi di parole intraducibili, di seguito riportiamo solo alcuni esempi:
Abbiocco (italiano) sostantivo: sonnolenza che segue un lauto pasto. Cominciamo
con la nostra lingua; non è una sorpresa che la prima parola intraducibile sia legata
in qualche modo al cibo. Non c’è bisogno di essere italiani per averlo sperimentato:
la tipica sonnolenza che segue una bella mangiata è nota a tutti, ovunque nel mondo.
Eppure solo gli italiani hanno coniato una parola per questo “stato dell’esistenza”.
Desenrascanço (portoghese) sostantivo: la capacità d’improvvisare una soluzione
velocemente, è la condizione esistenziale del procrastinatore, non significa solo risolvere
una situazione all’ultimo minuto, ma anche riuscirci in maniera completamente
improvvisata.
Hyggelig (danese) aggettivo: comodo, accogliente, intimo
Se cerchiamo una parola che unisca tutto ciò che è accogliente, sicuro,
amichevole, comodo e confortevole dobbiamo rivolgerci ai danesi. Si tratta di
hyggelig, una parola talmente utilizzata nella vita quotidiana che alcuni la considerano
parte del carattere nazionale danese.
Sobremesa (spagnolo) sostantivo: conversazione al tavolo dopo pranzo
Gli spagnoli amano i grandi pranzi conviviali, ma, come ben sappiamo noi italiani,
mangiare non è solo una questione di nutrimento. Se dopo pranzo vi piace rimanere
seduti a tavola per chiacchierare con gli amici o i famigliari, sappiate che vi state
gustando una “sobremesa”.
Utepils (norvegese) sostantivo: una birra bevuta all’aria aperta
Prima di poter godere di una luminosissima ma breve estate, i norvegesi devono
sopportare un lungo, buio inverno. Di conseguenza una birra da bere fuori, all’aria
aperta, magari lasciandosi baciare da un raggio di sole, diventa subito molto più di
una semplice birra.
Il corpo umano può consumare calorie fino
a un valore limite. Raggiunta la soglia, il
dispendio energetico non aumenta, anche
se si incrementa l’attività fisica. Questo
modello, che ribalta quello comunemente
accettato, è stato proposto in un studio
pubblicato sulla rivista Current Biology.
Lo studio mette in dubbio l’utilità di allenarsi
ore e ore ogni settimana per dimagrire. Non
contesta però i benefici dell’esercizio fisico
riguardo ad altri aspetti della salute. Inoltre,
per le persone sedentarie, è confermato che
un aumento dell’attività fisica porta a un
maggiore consumo energetico
Nel modello predominante, di tipo additivo, per calcolare le calorie bruciate bisogna
moltiplicare il dispendio energetico dovuto a una attività, per esempio correre, per il
numero di ore in cui si pratica l’attività. Secondo i ricercatori, questo modello non è
più valido quando ci si esercita per molte ore. A causa di questa soglia non ha molto
senso cercare di dimagrire esclusivamente aumentando al massimo l’attività fisica.
Lo studio ha esaminato i livelli di attività e il consumo di calorie di circa trecento
persone in Ghana, Sudafrica, Seychelles, Giamaica e Stati Uniti, con stili di vita diversi.
Raramente gli individui avevano un consumo superiore alle 2.600 chilocalorie giornaliere,
anche se conducevano una vita molto attiva o erano impegnati in un lavoro manuale
duro.
L’ipotesi più accettata è che, oltre un certo livello, il corpo si adatti allo sforzo
intenso usando le energie normalmente destinate ad altre funzioni del corpo. Il dispendio
crescerebbe solo quando si passa dalla sedentarietà totale a un livello moderato di
attività. Raggiunto il plateau, il consumo si assesta anche se si moltiplicano le ore di
esercizio.
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
ALLENARSI TROPPO NON FA DIMAGRIRE
N. 1 Marzo 2016
Verschlimmbessern (tedesco) verbo: peggiorare una situazione cercando di
migliorarla
Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato a mettere a posto un piccolo
problema ma nel tentativo abbiamo combinato un disastro. Per queste situazioni i
tedeschi hanno coniato una parola sola: Verschlimmbessern
Yakamoz (turco) e mångata (svedese) sostantivo: il riflesso della luna sull’acqua
Non importa quale lingua parli, di sicuro ti è capitato di ammirare il riflesso della
luna sulla superficie dell’acqua, che sia quella del mare, di un lago o anche solo una
pozzanghera. Però, a meno che tu non sia turco o svedese, è impossibile descrivere
questa bellezza con una sola parola. In svedese, “mångata” significa letteralmente
“strada di luna”, un’immagine molto poetica. In turco, per riferirsi a questo tipo di
riflesso comunemente si usa la parola “yakamoz”, che indica qualunque riflesso
luminoso sull’acqua, ma anche il bagliore fosforescente di un pesce.
LE 10 CARENZE NUTRIZIONALI CHE POSSONO CAUSARE DEPRESSIONE E SBALZI
D’UMORE: DOVE POSSIAMO REPERIRE QUESTI NUTRIENTI?
E’ la più diffusa malattia al mondo e continua a crescere anche cambiando forme.
Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), solo nel
2015, la depressione ha interessato 350 milioni di persone, più dell’intera popolazione
degli Stati Uniti o di Brasile e Messico messi insieme. Tra le dieci carenze alimentari più
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NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
comunemente note, che
possono indebolire la
funzione del cervello e
della memoria o aggravare
i livelli di stress e ansia
abbiamo: vitamine B,
amminoacidi, zinco, magnesio, iodio e ferro. Per
questo motivo è necessario
fare attenzione alla propria
dieta per non dimenticare
di assumere questi nutrienti.
Ma per curare l’anima
ci sono anche i piatti della nostalgia, che coccolano perché ti ricordano l’infanzia.
Possono anche essere un semplice panino alle acciughe o un buon sugo, cibi che
evocano ricordi positivi, piatti poco elaborati ma strutturati a forza di affetto. Perché
ricordiamoci che anche la mente e il cuore vogliono la loro parte.
L’APP DI FACEBOOK CONSUMA IL 20% DELLA BATTERIA
N. 1 Marzo 2016
Che l’App di Facebook prosciughi la batteria dello Smartphone non è certo una
notizia dell’ultima ora. Il tema, però, è tornato attuale con due articoli pubblicati sul
quotidiano inglese The Guardian. Disinstallare l’app Facebook da uno smartphone
Android farebbe, infatti, risparmiare il 20% di batteria, mentre su iPhone si guadagnerebbe
all’incirca il 15%.
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L’app inciderebbe sulle prestazioni dello smartphone
Gli articoli riportando l’analisi di blogger e utenti che hanno provato a quantificare
il guadagno, in termini di autonomia, che si può ottenere senza Facebook su Android
e iOS. Il test effettuato ha rivelato che la batteria dura fino al 20% in più, la rimozione
dell’App comporta anche un incremento delle prestazioni generali. In alternativa è
possibile aprire Facebook all’interno di Chrome, ottenendo un’esperienza d’uso molto
simile.
Passando a Safari si risparmia il 15%
Un risultato analogo è stato ottenuto su iOS. In questo caso, l’autonomia della
batteria è aumentata del 15%. Per accedere a Facebook si può utilizzare Safari, anche
se ci sono alcune limitazioni (ad esempio nella condivisione di foto e video). Insomma,
stando ai dati analizzati,
sembrerebbe che la rimozione dell’app porti
una serie di effetti benefici. Fra i quali, non
da ultimo e meno importante, quello di tornare alla vita reale.
Ma non è sempre colpa dei cambiamenti climatici
Uno studio ha esaminato alcuni eventi meteo del 2014, cercando di capire se sono
stati influenzati dal cambiamento climatico. In alcuni casi è stato possibile stabilire un
rapporto, in altri casi non c’è stata alcuna correlazione o questa non era rilevabile con
gli strumenti scientifici esistenti. Nel complesso, lo studio conferma che l’azione umana
sul clima ha modificato il rischio di alcuni eventi meteo estremi.
Sono, per esempio, in qualche modo legati al cambiamento climatico i cicloni delle
Hawaii, l’ondata di calore dell’Argentina del dicembre 2013, le forti precipitazioni sulle
Cevenne nella Francia meridionale, le ondate di calore in Corea e Cina, le tempeste
di neve sull’Himalaya di ottobre, il gelo dell’Australia meridionale in agosto, l’estensione
dei ghiacciai marini in Antartide.
Non è stato invece possibile stabilire un legame con le basse temperature invernali
degli Stati Uniti orientali, la siccità nel Brasile sudorientale, le forti precipitazioni invernali
del Regno Unito, la siccità in Asia nordorientale, Cina e Singapore.
Alcuni eventi, come le alluvioni record delle praterie del Canada occidentale,
potrebbero essere dovute all’azione umana, attraverso il cambiamento climatico ma
soprattutto a causa della gestione del territorio. Negli ultimi decenni infatti molti stagni
sono stati bonificati e trasformati in campi agricoli, aumentando la
vulnerabilità alle inondazioni.
NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
Gli ecosistemi più sensibili alla variabilità del clima sono: la tundra artica, parte delle
foreste nordiche, le regioni alpine. L’identificazione di queste aree potrebbe aiutare a
capire l’impatto del cambiamento climatico.
L’adattamento delle città ai cambiamenti del clima è una delle questioni più urgenti
per la politica e per tutta la società, a livello globale. Come far fronte ai fenomeni
meteorologici estremi, proteggendo la popolazione ?
Che la questione sia spinosa lo dimostrano i dati diffusi dall’Oms, secondo la quale
sarebbero, ogni anno, oltre 60 milioni le vittime di disastri naturali legati al clima. Si
tratta di cifre triplicate a partire dal 1960.
I ricercatori per quattordici anni hanno utilizzato i dati satellitari della Nasa per
capire la risposta della vegetazione a tre fattori come la temperatura dell’aria, la
disponibilità d’acqua e la copertura nuvolosa.
Secondo lo studio pubblicato su Nature, capire la variabilità degli ecosistemi
rispetto al clima è importante per poter
fare previsioni. Attualmente c’è invece una
sostanziale ignoranza delle interazioni tra
clima ed ecosistemi. La ricerca, soprattutto
in presenza del cambiamento climatico,
è utile per conservare la biodiversità, la
sicurezza alimentare e il benessere delle
popolazioni.
N. 1 Marzo 2016
I CAMBIAMENTI CLIMATICI DEGLI ECOSISTEMI: 60 MILIONI LE VITTIME DI
DISASTRI NATURALI LEGATI AL CLIMA
IL VELENO CHE MANGIAMO
Si chiama glifosato: è uno degli erbicidi più usati in Italia ed è
stato classificato dallo IARC come probabile cancerogeno
L’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Agency for Research on
Cancer – IARC), il braccio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
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NOTIZIE E CURIOSITÀ DAL WEB
N. 1 Marzo 2016
che si occupa dell’ambito oncologico, ha emesso un verdetto
pesante su cinque pesticidi molto usati in agricoltura. Si tratta di
un erbicida (glifosato) e due insetticidi (malathion e diazinon),
dichiarati probabili cancerogeni per l’uomo e come tali inseriti nel
gruppo 2A. Altri due insetticidi, parathion e tetrachlorvinphos,
sono stati riconosciuti come possibili cancerogeni umani (2B). Il
giudizio, espresso da 17 esperti, è stato sintetizzato in un documento
pubblicato su The Lancet Oncology e rientra nella rivalutazione di
questi composti in corso da tre anni. Finora l’esposizione ai pesticidi
era risultata correlata a un aumento dei casi di leucemie infantili
e malattie neurodegenerative. Dal nuovo documento emerge invece
una forte correlazione epidemiologica tra l’impiego del glifosato (riscontrato anche
nel sangue e nelle urine degli agricoltori) e il linfoma non-Hodgkin. Il glifosato è un
erbicida il cui utilizzo è notevolmente aumentato negli ultimi 19 anni, di pari passo
con lo sviluppo delle colture Ogm (mais, soia e cotone). Anche in Italia, rileggendo
le statistiche fornite dall’Ispra nel rapporto nazionale pesticidi nelle acque, la
presenza del glifosato e del suo metabolita, l’acido aminometilfosfonico, è ampiamente
confermata, anche se il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove
la sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali,
mentre il metabolita nel 56,6%». Nel 1985 l’Agenzia statunitense per la protezione
dell’ambiente lo indicò come possibile cancerogeno umano, dopo averne testato gli
effetti sui ratti e aver raccolto prove anche in Canada e in Svezia che ne associavano
l’utilizzo all’insorgenza del linfoma non-Hodgkin. Lo stesso ente cambiò idea sei anni
più tardi, inserendo il glifosato nel gruppo E delle sostanze che non hanno dimostrato
potenzialità cancerogene in almeno due studi su animali, condotti in modo adeguato
su specie diverse, o sia in studi animali sia epidemiologici. L’ultimo parere diffuso dallo
IARC sulla sicurezza del composto, però, rimette tutto in discussione. «Ci sono differenze
significative tra gli studi analizzati dall’agenzia americana e quelli più recenti che
evidenziano in maniera sufficiente la cancerogenicità della sostanza sugli animali».
Quanto al malathion e al dazino (insetticidi usati in agricoltura e negli ambienti
domestici) alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato una correlazione con diverse
neoplasie dell’uomo: come il linfoma non-Hodgkin, i tumori della prostata (malathion)
e del polmone (diazinon). L’inserimento nel gruppo 2A è legato anche alle prove, più
solide, di danno al Dna acquisite in laboratorio da studi in vitro. Le due sostanze
(parathion e tetrachlorvinphos) definite come possibili cancerogeni umani sono vietate
da tempo nell’Unione Europea, mentre risultano ancora in uso negli Stati Uniti. Il limite
degli studi epidemiologici, sopratutto nell’ambito della nutrizione e dell’esposizione
a inquinanti ambientali, riguarda la mancanza di un nesso inconfutabile tra causa ed
effetto. Nuovi studi sono necessari per fare chiarezza e per avere informazioni più
dettagliate sulla natura delle esposizioni: come la classificazione dei pesticidi,
un’indicazione delle dosi e dei tempi sufficienti ad arrecare il danno. Le evidenze più
consistenti relative ai pesticidi riguardano i danni neurologici e le leucemie infantili.
Ma in futuro si vuole approfondire anche il possibile legame con i disturbi ormonali,
l’asma, le allergie, il diabete e l’obesità.
SITOGRAFIA
http://www.internazionale.it - http://www.huffingtonpost.it
http://www.ilfattoalimentare.it - http://www.vnews24.it
http://www.sanita24.ilsole24ore.com
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Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione.
Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni
27 febbraio 2016 - Padova - Crowne Plaza - Aderenza: un problema di multidimensionalità.
A. Menarini Diagnostics s.r.l.
27 febbraio 2016 - Palermo - Aula Ospedale Buccheri - Il controllo glicemico in gravidanza. A. Menarini Diagnostics/Lilly
5 marzo 2016 - Bari - Villa Romanazzi - Aderenza: un problema di multidimensionalità. A. Menarini Diagnostics
12 marzo 2016 - Campobasso - Sala Convegni A. Cardarelli - Con i piedi... in testa. La prevenzione del piede diabetico
tra competenze e innovazione. Multisponsor
19 marzo 2016 - Perugia - Relais Dell’Olmo - Il paradigma della complessità. Per un’educazione alla comprensione
umana. Multisponsor
2 aprile 2016 - Roma - Polo Ospedaliero Frascati (Roma) - La gestione della persona con diabete in ospedale e la sua
presa in carico sul territorio.
9 aprile 2016 - Abbasanta (OR) - Hotel su Baione - Strumenti informatizzati a supporto del governo assistenziale.
Multisponsor
12-14 maggio 2016 - Riccione - Palazzo dei Congressi - XII Congresso Nazionale OSDI. Nursing e tecnologia:
il valore della tecnologia nel diabete. Conoscenze e organizzazione per la qualità delle cure alla persona con
diabete. Multisponsor
N. 1 marzo 2016
9 aprile 2016 - Pergine Valsugana (TN) - Hotel Al Ponte - Diabete e nordic walking. Dalla teoria alla pratica. Roche
Diagnostics
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N. 1 marzo 2016
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Presidente
Katja Speese
[email protected]
Past President
Roberta Chiandetti
[email protected]
Segretaria
Elisa Levis
[email protected]
Consiglieri
Maria Grazia Accogli
Lia Cucco
Raffaella Fiorentino
Marcella Lai
Vilma Magliano
Alberto Pambianco
Silvana Pastori
Clara Rebora
Tiziana Risolo
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Tesoriere
Michele Galantino
[email protected]
Abruzzo-Molise
Livia Lina Cavuto
[email protected]
Calabria
Luigia Milano
[email protected]
Campania
Teresa Borrelli
[email protected]
E. Romagna
Tiziana Risolo
[email protected]
Friuli V.G.
Elisa Levis
[email protected]
Liguria-Piemonte
Ernesto Abramo
[email protected]
Lombardia
Tiziana Terni
[email protected]
Marche
Maria Teresa Sisti
[email protected]
Puglia
Erika Zasso
[email protected]
Sardegna
Lucia Canu
[email protected]
Sicilia
Maurizio Gandolfo
[email protected]
Toscana
Andrea Giuseppe Corti
[email protected]
Trentino A.A.
Bruna Barcatta
[email protected]
Umbria
Laura Piastrella
[email protected]
Veneto
Vanna Cecchin
[email protected]