Il geriatra in RSA - Associazione Profeta

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Il geriatra in RSA - Associazione Profeta
Il geriatra in RSA: un ruolo possibile nella
realizzazione del profilo di benessere dell’anziano
E. Razzi
Medico Geriatra, Firenze
L’assistenza dell’anziano disabile ha subito profondi mutamenti
nel
corso dell’ultimo secolo: assistito prima nel cuore della famiglia
patriarcale, l’anziano ha trovato successivamente, al realizzarsi
di cambiamenti demografici che hanno modificato fortemente la
struttura della società moderna, cure negli istituti di assistenza.
Quei luoghi, dapprima semplice asilo per disabili, si sono evoluti
nei
decenni, parallelamente alla diffusione della cultura geriatrica, in
servizi finalizzati a fornire interventi attivi volti al mantenimento e
al recupero delle capacità e delle competenze dell’anziano.
L’anziano
è diventato soggetto non più da accudire in modo fine a se stesso,
ma
da osservare, misurare e studiare per dare risposte sempre più
specifiche,
basate su evidenze scientifiche estrapolabili dalla letteratura
scientifica corrente.
Il modello della valutazione multidimensionale ha guidato le
scelte
cliniche, assistenziali e gestionali descrivendo l’individuo secondo
un modello multi assiale e cercando di ricostruirne la complessità
dei bisogni e dei problemi. Attraverso l’analisi delle aree clinica,
cognitiva, funzionale e socio-economico ambientale si è cercato di
descrivere e dare risposte ad un sistema complesso, quello
dell’individuo
senescente, passando da un approccio centrato sulla malattia
ad un approccio focalizzato sul malato, sul paziente affetto da
malattie
croniche e disabilità ingravescente. È stato necessario spostare
l’attenzione dal processo diagnostico-terapeutico acquisendo
competenze
per gestire la dimensioni sociale, culturale e psicologica. La
valutazione multidimensionale ha dimostrato di poter migliorare la
qualità di vita dell’anziano istituzionalizzato riducendone il
declino
funzionale, contenendo i costi assistenziali e soprattutto riducendo
l’ospedalizzazione e non ultimo si è rivelata uno strumento in
grado
di migliorare la formazione del personale.
Sono stati fatti notevoli sforzi per abbandonare il tradizionale
modello di cura ed assistenza lineare ed analitico passando ad un
modello dinamico ed adattativo in cui si considerano le
interazione
dell’individuo con l’ambiente e la società.
Negli ultimi anni la letteratura scientifica ha evidenziato la
necessità
di una crescente attenzione a problemi fondamentali per erogare
una assistenza di qualità in ambito residenziale e le istituzioni
hanno
fondato su di essi il principio di qualità assistenziale richiedendo
con puntualità l’analisi di indici, indicatori e di eventi sentinella
che dimostrassero una buona assistenza. È emersa pertanto
l’importanza
dell’uso delle contenzioni sia fisiche che farmacologiche e
l’opportunità di sensibilizzare il personale nei confronti degli
effetti
negativi legati ad un utilizzo improprio e aspecifico. Si è compresa
la possibilità di una diagnosi precoce del sottostimato delirium al
fine di istituire terapie specifiche. È stata sottolineata la necessità
di una appropriata analisi dei disturbi del comportamento al fine
di ricorrere, quando possibile, a terapie non farmacologiche. Viene
richiesta inoltre una sempre maggiore competenza
nell’identificazione
di situazioni prevedibili e modificabili quali la malnutrizione,
le lesioni da compressione e le cadute con le loro complicanze
fratturative
attraverso la realizzazione di programmi di individuazione dei
soggetti a rischio specifico e di prevenzione. Negli ultimi anni
hanno
inoltre guadagnato notevole importanza la gestione del dolore ed
in particolare la capacità di identificarne le molteplici forme in
cui può essere espresso e l’esperienza della morte. Inoltre sono
stati
realizzati realizzati interventi di sensibilizzazione alla prescrizione
terapeutica nelle residenze al fine di contrastare la consuetudine
della polifarmacoterapia.
Oggi è necessaria una ulteriore evoluzione all’interno dei servizi
residenziali: è richiesta la capacità di comprendere e dare risposte
ad un sistema complesso, un servizio costituito da professionisti
eterogenei per formazione culturale e per competenze, abituati ad
interagire spesso senza un reale confronto solo in relazione alle
necessità
organizzative del servizio. È necessario realizzare nella realtà
quotidiana un canale comunicativo tra professionisti, operatori ed
utenti che permetta di discutere e condividere obiettivi e strategie
d’azione.
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