CRISI ECONOMICA E SUICIDI IN ITALIA

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CRISI ECONOMICA E SUICIDI IN ITALIA
a cura del dottor
Roberto ciavoni
Sociologo
Crisi
economica
e suicidi
in italia
Crisi e suicidio
neL mondo del lavoro
Parlarne senza Tabù
è la prima forma
Di Prevenzione
Crisi economica
e suicidi in italia
Come ha ben descritto nel suo precedente intervento il dott. Callipo, il suicidio è
un fenomeno complesso che affonda le sue radici in diversi contesti, con cause
multifattoriali, prevalentemente psicologiche e sociologiche.
Nella sociologia accademica classica, si fa riferimento principalmente agli studi del
sociologo e antropologo francese Émile Durkheim che alla fine dell’ottocento, in
uno dei suoi studi più famosi, osserva che nelle cause di suicidio (Il suicidio. Studio
di sociologia - 1897) pur sembrando in apparenza un atto soggettivo, imputabile a
incurabile infelicità personale, ci possano essere anche fattori sociali che eserciatano
un’influenza determinante al riguardo, soprattutto in ciò che egli chiama anomia,
cioè, la rottura degli equilibri sociali e lo sconvolgimento dei suoi valori.
Lo studioso, infatti, pone al centro dei suoi studi l’entità di coesione e d’integrazione
sociale; i suoi interessi riguardano le basi di un ordine sociale, che scaturisce, per
mezzo di valori condivisi, da una collettività (come quelli etici e religiosi); e come la
loro mancanza sia destinata a produrre perdita di stabilità o anomia (dal greco antico
a-nomos, cioè “mancanza di norme”) e a provocare nei singoli individui sentimenti
d’angoscia e d’insoddisfazione.
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Sottolineò, come la mancanza d’integrazione degli individui nella società fosse una
delle cause fondamentali del suicidio, che a sua volta, da mero fatto individuale,
divenne vero e proprio fatto sociale.
L’idea di Durkheim fu quella di studiare il fenomeno suicidogeno sotto un diverso
aspetto, che non riguardasse, unicamente l’atto inteso individualmente ma,
soprattutto, le sue origini sociali con tutte le altre manifestazioni individuali.
Oggetto della ricerca di Durkheim è il tasso di suicidi, che si riscontra in una data
società; egli, cioè, sofferma la sua attenzione su dati statistici, in diversi Paesi e per
diversi periodi, che esprimono la specifica tendenza al suicidio.
Le pionieristiche ricerche di Durkheim hanno aperto vasti ambiti di studio.
Le scienze umane tendono oggi a considerare il suicidio come un fenomeno molto
complesso, in cui intervengono fattori biologici e psicologici oltre che sociali.
Crisi economica e suicidi in italia
a cura del
dottor Roberto ciavoni, sociologo
L’atto, ad esempio, è spesso preceduto da stati di depressione profonda.
Cause legate alla personalità o a circostanze che possono essere il bisogno di
sfuggire a situazioni intollerabili; la visione della vita come un’inesorabile fonte di
sofferenza che solo la morte può placare.
Questi sono i sentimenti e i messaggi che emergono più frequentemente, lasciati
dai suicidi.
Le ricerche non hanno comunque abbandonato la lettura sociale del fenomeno:
come Durkheim aveva suggerito, la società sembra avere un ruolo determinante
nell’aumento dei suicidi.
Tornando a noi e attualizzando il problema, possiamo vedere come la recessione
economica avviatasi nel 2007-2008, e le successive politiche di austerità adottate in
Europa, hanno prodotto effetti negativi non solo sul tenore di vita, ma anche sulle
condizioni di salute delle fasce sociali più deboli.
L’Italia è uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla recessione.
Nel periodo 2007-2012, il Pil pro capite reale è diminuito, cumulativamente di 8,5
punti percentuali, mentre i tassi di disoccupazione sono passati dal 6,1 al 10,7% e
stanno ancora salendo.
Come per altri Paesi, anche per l’Italia i mass media nazionali e internazionali
riportano spesso notizie riguardanti suicidi attribuiti alla crisi economica.
Un lavoro sugli effetti della crisi e delle politiche di austerità sulle condizioni di salute
delle popolazioni nella UE (a 15 e a 12 Paesi), mostra come il 2007 possa essere
considerato un punto di svolta nel trend dei suicidi: dopo un significativo declino,
registrato nel periodo 2000-2007, il numero di suicidi è aumentato.
Il dato sui “suicidi da crisi” riflette un aumento non da poco, se si considera che sono
circa 3.900 l’anno i suicidi in Italia.
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Non è mai facile avere dati precisi su quelli legati alla congiuntura economica perché,
al di là delle notizie di stampa, l’associazione tra crisi e suicidio non è immediata o
univoca e possono esserci anche altri fattori che hanno contribuito a portare una
persona a darsi la morte.
Purtroppo in questi periodi di difficoltà le più vulnerabili sembrano essere
proprio le persone in età lavorativa, e questo viene confermato anche dalle
richieste di aiuto che riceviamo nei nostri centri, (dove io sono stato occupato
fino dal maggio di quest’anno), presso la ASL Roma C, denominati PUA (Punto
Unico di Accesso); servizio di Integrazione Sociosanitaria in collaborazione ASL/
Municipio VI.
Sono richieste delicate e fondamentali, “perché i suicidi si possono prevenire”,
anche se il fenomeno deve essere ancora bene esaminato e compreso dagli stessi
operatori.
Un fenomeno drammatico che andrebbe contrastato con iniziative e progetti mirati.
Si fa ancora pochissimo per la prevenzione.
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Il 10 settembre è ricorsa l’XI Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio e,
non a caso, il tema proposto quest’anno è “Stigma: un grande ostacolo per la
prevenzione del suicidio”.
Lo stigma, come marchio negativo associato a coloro che hanno tentato il suicidio
o alle persone che hanno perso un caro per suicidio, costituisce infatti uno dei
principali problemi legati al fenomeno.
Si mettono in atto sottili processi di emarginazione nei confronti dei sopravvissuti:
l’impatto del suicidio, spesso ricade sui familiari coinvolti, ma anche sull’intera
comunità.
Se i fattori centrali che alimentano lo stigma sono l’ignoranza, la paura e l’ostilità,
allora gli antidoti possono e debbono essere l’informazione, la rassicurazione ed
efficaci campagne anti-discriminazione.
Anche perché i numeri nel mondo fanno paura: ogni anno si stima che un milione di
persone muoia per suicidio, qualcosa come più di due morti al minuto.
Crisi economica e suicidi in italia
a cura del
dottor Roberto ciavoni, sociologo
In molti Paesi industrializzati il suicidio può essere la seconda o la terza causa di
morte tra gli adolescenti e giovani adulti.
Non solo, ci sono svariati milioni di persone che compiono tentativi di suicidio
causando stress emotivo e sofferenza alle persone che li circondano e ai loro
familiari.
Credo che l’iniziativa adottata da SANIMPRESA nell’organizzare questo convegno sia
un contributo importante di prevenzione e informazione sul problema.
Ancor più; andare oltre, come ci ha illustrato il Vice Presidente Corazzersi, offrire
un’assistenza ancora più mirata verso la prevenzione e prevedere uno sportello di
informazione, orientamento e ascolto verso i problemi sociosanitari mi sembra in
armonia e coerente con i principi stessi della “Cassa di Assistenza”.
Uno sportello che io chiamerei: (rifacendomi come idea al modello adottato presso
la ASL Roma C) “Sportello Unico di Accesso Specialistico Integrato”, fondato
sull’accoglienza e sull’ascolto dell’assistito e dei suoi bisogni, posti al centro delle
strategie e degli interventi; tale da rappresentare, pertanto, un elemento centrale
di un sistema integrato di servizi, che trova i suoi principi ispiratori nell’equità e
nell’unitarietà.
L’equità, intesa come garanzia alle prestazioni, soprattutto dei soggetti più deboli e
fragili, anche in termini di raggiungibilità, orari di apertura e accoglienza.
L’unitarietà dell’accesso, inteso come ascolto mirato da personale specialistico che
sappia accogliere, comprendere i bisogni e i segnali di richieste di aiuto, indirizzando
verso gli specialisti più idonei, anche attraverso una presa in carico orientata alla
prevenzione.
Le finalità di questo “sportello unico” sono di realizzare i seguenti obiettivi
fondamentali:
•
migliorare la visibilità, la fruibilità e la capacità di idonea accoglienza da parte
della “Cassa di Assistenza”, garantendo all’assistito portatore di bisogni semplici
o complessi, ed al suo nucleo familiare, la semplificazione dei necessari passaggi
burocratici;
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•
offrire ascolto, informazione ed orientamento, migliorando la sua capacità di
empowerment (cioè la passività appresa e accompagnata da senso di sfiducia
e sconforto nell’affrontare problemi quotidiani; maggiore fiducia in se stessi
e apprendimento della speranza), nell’utilizzo appropriato dei servizi e delle
prestazioni, fornendo direttamente una risposta a bisogni semplici;
•
avviare la presa in carico integrata di bisogni complessi anche attraverso
l’individuazione di percorsi personalizzati e interdipendenti sia sotto l’aspetto
sociale che sanitario, promuovendo interventi di rete.
Quindi organizzato, anche con un numero verde telefonico, con orari stabiliti,
secondo questi specifici passaggi:
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•
Accoglienza;
•
registrazione dell’accesso;
•
ascolto e decodifica della domanda;
•
individuazione degli eventuali elementi di complessità e multidimensionalità
della richiesta;
•
risposta ai bisogni semplici attraverso informazione, orientamento ed invio alle
diverse opportunità offerte;
•
risposta ai bisogni complessi con avvio della presa in carico attraverso
l’attivazione degli specialisti di riferimento.
Vorrei concludere facendo vedere un filmato prodotto dall’Associazione “Atdal Over
40”, Associazione che si occupa a livello nazionale della tutela dei diritti dei lavoratori
sopra i 40 anni - che ha indirizzato (a suo tempo) una “video - lettera aperta” all’allora
ministro Tremonti, dal titolo “Non siamo scarti”.
Il filmato, che dura 4 minuti, narra attraverso le parole e i volti di alcuni disoccupati
cinquantenni, le paure e le aspirazioni di migliaia di persone che lottano contro le
difficoltà economiche dovute alla perdita del lavoro, ma anche contro l’umiliazione
e lo scoraggiamento di sentirsi “inutili”, seppure ancora giovani, dopo una vita di
impegno e dedizione alla professione.
Crisi economica e suicidi in italia
a cura del
dottor Roberto ciavoni, sociologo
Massimo Gramellini, nel suo editoriale del 19 maggio su La Stampa, li ha definiti
“esseri umani azzoppati al culmine della loro maturità esistenziale, quando l’esperienza
si aggiunge all’energia e produce una miscela irripetibile di forza e affidabilità”.
Per sottolineare come - ed è anche il senso del video - sia necessario un ripensamento
dell’intero mercato del lavoro, per evitare da un lato lo sfruttamento del lavoro
giovanile, in molti casi sottopagato e precario, e dall’altro la perdita di competenze,
serietà e passione di lavoratori maturi che possono ancora dare molto allo sviluppo
del Paese.
Filmato:
“Non siamo scarti”
www.youtube.com/watch?v=r9ImZ_F6gOU
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