Boom di tentati suicidi a Milano fra i teenager: 6 su 10 avvengono

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Boom di tentati suicidi a Milano fra i teenager: 6 su 10 avvengono
Indagine per far luce sulle cause dei gesti estremi e portare a galla il sommerso
Boom di tentati suicidi a Milano fra i teenager: 6 su 10 avvengono per le prime
'cotte' finite male
A tentare di farla finita sono sempre piu' i giovanissimi, alle prese con le prime delusioni d'amore.
La prima cotta tra i banchi di scuola, un'attrazione che diventa chiodo fisso, un rifiuto che sembra
impossibile da sopportare. Amare da morire si puo' e i giovanissimi lo sanno bene. Almeno a
Milano, dove secondo uno studio dell'ospedale San Carlo, dietro a 6 tentati suicidi su 10 (57,6%) fra
gli under 25 si nasconde un cuore spezzato. Quando si ha tutta la vita davanti e il futuro e' in salita,
ogni emozione si amplifica a dismisura. E se "alla base c'e' un'identita' ancora troppo fragile",
spiega la psichiatra Sabrina Morandi, autrice della ricerca insieme all'internista Angelo Colombo, le
delusioni affettive pesano come fardelli insostenibili. Piu' della solitudine e della paura, piu' dei
conflitti con genitori iperprotettivi o assenti.
L'indagine e' stata presentata al San Carlo, insieme a un progetto al via il 1 giugno in collaborazione
con l'Istituto Mario Negri del capoluogo lombardo, con l'obiettivo di far luce sulle cause dei gesti
estremi e portare a galla il sommerso. Dal 2006 a oggi il Pronto soccorso dell'ospedale meneghino
ha registrato 590 casi di tentato suicidio (325 donne e 265 uomini). Ancora: su 995 interventi di
rianimazione effettuati dal 2003 al 2005, 411 (il 41,3%) hanno riguardato l'assunzione di farmaci
presi con l'idea di uccidersi o farsi male. Di questa quota, il 18,5% (quasi un caso su 5) ha coinvolto
ragazzi non ancora 25enni.
Morandi e Colombo hanno puntato 'la lente' su queste 76 giovani vite strappate alla morte,
analizzando le cartelle cliniche compilate in reparto e tracciando l'identikit di chi estremizza il
disagio tanto da tentare il suicidio: 9 volte su 10 femmina (89,5%), e nel 66% dei casi senza
diagnosi psichiatrica alle spalle. Giovani apparentemente sereni, che di punto in bianco ingoiano
pillole per morire: per lo piu' psicofarmaci (32,9% dei casi), ma anche semplici antinfiammatori
(11%), droghe (6,1%) o 'cocktail' improvvisati (19,5%). Quanto al 34% di pazienti con disturbi gia'
certificati, nella maggior parte dei casi (30,8%) il problema alla base era un disturbo alimentare: il
rifiuto dell'immagine allo specchio, che a questa eta' sembra avere effetti addirittura piu' drammatici
di depressione e dipendenze.
Da gennaio a maggio al San Carlo di Milano si e' registrato un tentato suicidio ogni 37 ore, gesti
estremi praticamente raddoppiati rispetto al triennio 2003-2005 (uno ogni 63 ore). Oltre novanta
casi di tentato suicidio arrivati al Pronto soccorso nei primi 5 mesi 2009, con la previsione di
superare "per la prima volta" i 200 casi a fine anno, registrando un +30% rispetto al 2008 (175 casi
in tutto).
Fra chi ha provato a farla finita da inizio anno a oggi tornano a crescere gli under 25 (14,1% del
totale), ma prevalgono su tutti i 25-44enni (54,3%). Nel triste bollettino spicca poi un aumento dei
suicidi falliti per poco: i 'codici gialli' schizzano dal 33,7% del 2008 al 50,5%, mentre i 'codici rossi'
passano da 1,7% a 5,5%. I numeri del dramma sono stati diffusi dall'ospedale di via Pio II, che dal 1
giugno aderisce a un progetto approvato nel bando 2006 della Ricerca finalizzata del ministero della
Salute, condotto dall'Agenzia di sanita' pubblica del Lazio e dall'Istituto farmacologico Mario Negri
di Milano.
L'obiettivo e' far luce sul fenomeno del tentato suicidio: "Un fenomeno troppo spesso sottovalutato spiega Barbara D'Avanzo, a capo dell'Unita' di epidemiologia e psichiatria sociale del Mario Negri Piu' frequente fra le donne (al contrario del suicidio vero e proprio, piu' diffuso tra gli uomini), il
tentato suicidio e' infatti il primo fattore di rischio per il suicidio reale". Eppure, su questo delicato
terreno "oggi si procede ancora un po' a tentoni", dice l'esperta. Ma quanto questo effetto 'giovane
Werther' e' davvero legato al clima internazionale di recessione economica? "E' troppo presto per
dirlo", avverte con prudenza Giuseppe Biffi, direttore del Dipartimento di salute mentale del San
Carlo. Anche se, ammette, "in questi momenti di difficolta' economica ad aumentare non sono le
malattie psichiatriche gravi (le psicosi), bensi' quelle piu' lievi come ansia e depressione. E il
tentativo di togliersi la vita e' in genere un modo per chiedere aiuto", precisa.
Tabelle alla mano, il trend dei tentati suicidi intercettati dal Pronto soccorso dell'ospedale San Carlo
di Milano e' in chiara crescita: 155 casi nel 2006, 167 nel 2007 e 175 nel 2008. E considerata la
cifra gia' raggiunta nei primi 5 mesi 2009, l'anno potrebbe chiudersi con il tragico record di "220
tentati suicidi", calcolano gli esperti della struttura meneghina. Che sotto la Madonnina e' "una delle
4, oltre al Policlinico e agli ospedali Niguarda e San Paolo - ricorda Biffi - dove al Pronto soccorso
lo psichiatra e' reperibile 24 ore su 24". Un osservatorio speciale, dunque, per far luce su un disagio
in aumento evidente. Zoomando su sesso ed eta', si legge nero su bianco la conferma che il tentato
suicidio e' un disperato epilogo 'in rosa': anche nel 2009 le donne sono in netta prevalenza,
soprattutto nella fascia under 25 dove sfiorano l'80%, mentre il bilancio maschi-femmine si
pareggia fra gli over 65.
Quando ai periodi della vita piu' a rischio, la consistenza dei casi fra i 25-64enni fa prevedere che, a
trend immutati, a fine 2009 potrebbero risultare raddoppiati rispetto al 2006 i tentati suicidi tra i
milanesi giovani adulti e di mezza eta'. Proprio la generazione che 'fa gli scatoloni', fra precarieta' e
licenziamenti da crisi. Ancora una volta pero', "il legame non puo' essere tracciato con certezza",
ripete Biffi. "Simili difficolta' economiche fanno sicuramente aumentare le richieste ai nostri
ambulatori, ma il loro impatto sui tentati suicidi rimane ancora tutto da chiarire". Sollevare il velo
"e' tra gli obiettivi del nuovo studio".
La ricerca, elenca D'Avanzo, coinvolge oltre al San Carlo "tutti gli ospedali del Lazio, quelli del
Trentino, i bacini dell'ospedale Sant'Anna di Como e dell'Ulss 5 dell'Ovest Vicentino, Biella in
Piemonte e l'ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (Milano)". Da giugno, riferisce Biffi, "i medici
che si troveranno a gestire un caso di tentato suicidio al Pronto soccorso compileranno una scheda
con dati precisi: sesso ed eta' del paziente, luogo e modalita' dell'evento, stato civile e occupazione,
eventi significativi vissuti nell'ultimo anno, familiarita', eventuali diagnosi psichiatriche o malattie
fisiche, assunzione di farmaci, alcol o altre sostanze". Le prime risposte "fra 6 mesi". Per un Pronto
soccorso come quello del San Carlo, che conta 80-85 mila accessi all'anno ed "e' primo per numero
di ambulanze accolte - commenta Maurizio Marzegalli, direttore del Dipartimento di emergenzaaccettazione - limitarsi a constatare quello che succede senza cercare di approfondire i motivi
all'origine sarebbe un fallimento", assicura.
(Adnkronos)Milano, 29 mag. 2009