Hamid Sadr, scrittore, appartiene alla dissidenza iraniana. Vive a

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Hamid Sadr, scrittore, appartiene alla dissidenza iraniana. Vive a
Hamid Sadr, scrittore, appartiene alla dissidenza iraniana. Vive a Vienna. Ha pubblicato
numerosi libri, che sono stati poi tradotti in vari paesi. I suoi libri sono stati pubblicati anche in
Iran, ma con alcune censure, come ha avuto modo di spiegarci nel suo intervento intitolato Le
culture estreme, al Festival della modernitä del maggio 2007, intervento poi pubblicato nel
volume degli atti del festival La scrittura (Spirali 2007). Prossimamente, la nostra casa editrice
pubblicherà anche uno dei suoi libri.
HAMID SADR
La danza degli scimpanzé
Desidero ringraziare Armando Verdiglione per la sua sensibilità, perché attualmente la
questione della politica e molto importante, e noi, scrittori, artisti, scienziati, di fronte alla politica
e al suo potere ci sentiamo inermi. Dopo avere dato risposta alla domanda "Quali sono Ie paure
degli uomini?", il meglio che si possa fare e cercare di articolare queste paure è fare opera di
sensibilizzazione. Io lo faccio, e mi aspetto che anche altri, nei limiti delle loro possibilità e dei
loro doveri, s'impegnino e affrontino la questione della politica.
Tutti sappiamo che la politica ha a che fare con il destino dell'uomo, e a questo proposito
prendo come esempio una notizia data alcuni giorni fa a Vienna, dove quattrocentocinquanta
persone non potranno riscaldare la propria casa per più di due ore al giorno, perché il prezzo
dell'energia ha subito un aumento troppo elevato. Se pensiamo che l'Austria si trova all'ottavo
posto nella classifica dei paesi più ricchi del mondo, non è difficile immaginarsi quello che
significherebbe per otto milioni di persone, inclusi i bambini, avere la casa riscaldata soltanto per
due ore al giorno.
II problema è legato all'approvvigionamento energetico, e l’energia e reperibile per Io più
nel vicino Oriente, dove si situa anche il luogo in cui sono nato. Si pone allora la questione delle
riserve di petrolio. Anzitutto, il petrolio si esaurisce; in secondo luogo, diventa sempre più
costoso. Tutto yuesto porterà a un cambiamento della situazione vigente in Europa e nel mondo.
Oggi, alla fine de 2007, il prezzo del petrolio si aggira intorno ai cento dollari al barile. Quando,
in ragione dell'attuale situazione iraniana, raggiungerà i duecento dollari al barile, importeranno
non tanto le cause che hanno contribuito al rincaro, quanto le conseguenze per l'economia
mondiale. E si arriverà a una situazione che io definisco "danza degli scimpanze". Prima di
spiegare che cosa intendo, farò un breve prologo. Durante la guerra fredda, si aveva una certa
sicurezza rispetto alla politica perché c´era un certo equilibrio, seppure causato dal terrore. Ora
che l'Unione Sovietica non c'´`e più, non c´è più nemmeno quella sorta di equilibrio, che fungeva
da deterrente, tra Oriente e Occidente. Ora esiste uno stato di paura provocato dalla politica.
Ovvero, oggi gli attori che fanno parte del gioco politico sono la Repubblica islamica dell'Iran da
una parte, al cui vertice c´è un enorme "scimpanze", Mahmud Ahmadinejad, e gli Stati Uniti
dall'altra, con il loro presidente George Bush. E ci fanno paura perché non seguono più nessuna
regola e perché non può più determinarsi un equilibrio che funga da deterrente. Come è noto, non
si può giocare a scacchi con gli scimpanzé, perché non si attengono alle regole. Non possono che
rovesciare il tavolo su cui si trova la scacchiera, per poi lanciarsi nel vuoto e suicidarsi. La nuova
politica, per via di questi comportamenti, è imprevedibile e per questo fa paura. Potrebbe
accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Entrambi gli attori non si ritengono degli sciocchi:
dicono che occorre seguire un preciso "filo rosso", altrimenti potrebbe avere inizio qualcosa di
cui il mondo pagherebbe le conseguenze. Questa danza degli scimpanzé ci incute paura per il
futuro. Ma che che cosa fanno gli iraniani in Persia per alleviare questa paura? Ci sono
movimenti laici d'intellettuali, scrittori, artisti, movimenti in cui anch'io mi ritrovo, e movimenti
operai, femminili, studenteschi, giovanili. Tutti, però, siamo scoraggiati perché, pur
rappresentando l'85% della popolazione, non abbiamo alcuna autorità. Siamo impotenti perché
oggi, in Persia, non abbiamo possibilità di contrastare gli "scimpanzé" che da un momento
all'altro potrebbero decidere di rovinare ogni cosa.
Nel mondo ci sono poi altri due attori da tenere sotto controllo. Questi sono i capitani
dell'economia - che a loro volta si suddividono in: approfittatori della guerra, che dalla guerra si
aspettano un incremento delle vendite e un vantaggio economico; e freelance dell'economia che
si occupano di come procurarsi il "pane", ma sono impotenti quanto noi; e i giornalisti, che
invece di darci le informazioni organizzano i giochi. I giornalisti amano la danza degli
scimpanzé, perche piace al pubblico. Trovano noiosi noi, intellettuali e persone di buon senso.
Gli anni settanta, quelli delle proteste, sono ormai andati. In Europa non esistono più né i
movimenti giovanili ne i cosiddetti intellettuali famosi e autorevoli, come per esempio Jean-Paul
Sartre. I giornalisti, che dovrebbero diffondere la nostra voce, ci trovano noiosi. Trovano invece
molto divertente Ahmadinejad, e perciò fanno in modo che tutto quello che dice compaia sui
media. Ecco perche la danza degli scimpanze ha a che fare con il gioco.
Anche i politici si suddividono in due gruppi. Da una parte ci sono coloro che hanno
potere, ma dipendono dagli scimpanzé. Sostengono o Bush o Ahmadinejad e agiscono come se
tutto fosse sotto contrullo, anche se niente lo è. Seguono semplicemente l'onda e non v oglione
perdere la faccia. D’altro canto, ci sono i politici che, pur non impegnandosi molto per la libertà,
la democrazia, la prosperità, L’evolutzione, lo sviluppo economico, cercano di fare le cose in
modo razionale.
La situazione è questa, e mi preoccupa molto. Ecco perché spero che nel corso di questa
giornate si possa non tanto discutere su come influenzare la politica, quanto sulla sensibilità e le
paure degli uomini.
La mia è l'esperienza di chi vive tra due culture e due regioni e da anni combatte molte
battagalie, anche internationali. È un'esperienza che dice che la paura non è né casuale né
ingiustificata. È la stessa paura che provo ciacuna volta che vedo immagini toccanti dell’Iraq:
quella paura, vorrei che la provasse più.
ARMANDO VERDIGLIONE In qualsiasi raffigurazione tuorica c’è un animale
fantastico. Aristotele ne aveva uno e lo chiamava animale politico. Eugène Ionesco aveva come
animale fantastico il rinoceronte. Borges ha scritto un volume intitolato Il manuale di zoologia
fantastica. Ciascun teorico della politica avanza un animale fantastico, una zoologia fantastica.
L'animale fantastico è anfibologico, positivo-negativo. Hamid Sadr propone invece un animale
fantastico non anfibologico. Le figure sono due, ma l'animale e lo stesao: lo scimpanze. Non c´è
anfibologia, ossia non c´è il non scimpanzé, l'altro animale che dovrebbe essere 1'animale buono.
C`è soltanto lo scimpanzé, che è l'animale cattivo. Sia il presidente dell'Iran sia il presidente degli
Stati Uniti sono l'animale cattivo. Però, su questo punto ci interroghiamo. Il presidente dell'Iran e
un dittatore. E a capo di un sistema totalitario. Il presidente degli Stati Uniti è in un paese libero.
Come possiamo dire che si tratti dello stesso animale fantastico negativo e che siano equivalenti?
In ogni caso, il presidente degli Stati Uniti tra un anno concluderä il suo mandato, e ci sarà un
altro presidente che potrà essere un uomo o una donna, un democratico o un repubblicano, ma
sarà a capo di una democrazia, pur con mille difetti, in cui però si può "praticare" una certa
libertà. Negli Stati Uniti non vige un sistema totalitario. Non accade quello che stava per accadere
a Bukovskij a San Pietroburgo. E nemmeno quanto e accaduto a Viktor Senderovic, che stava per
venire qui e che è stato fermato a Mosea per ventiquattr'ore. Verrè comunque, e questo e già
positivo. Abbiamo sentito parlare di Cuba, ma non possiamo dire che Fidel Castro e Bush siano
due scimpanzé. Tenendo conto che una dottrina politica ha bisogno di un animale fantastico
anfibologico, noi diciamo che potrebbe instaurarsi la politica altra, la politica dell'ospite, senza
animale fantastico anfibologico, cioé senza l'androgino. Senza Prometeo e Epimeteo. Prometeo
che porta tutti i rimedi e Epimeteo che porta tutti i veleni. Sarebbe come la nozione di farmaco: il
farmaco che contiene il positivo e negativo, il rimedio e il veleno. La politica senza l'animale
fantastico anfibologico sarebbe una politica non circolare. Leonardo da Vinci ha incominciato a
dire che non c'è più cerchio e che non c'è più linea. Ovvero, la superficie non è mai linea, non è
messa in piano, ma è apertura: è superficie come apertura e superficie come taglio. Quindi, mai
algebra, mai visione dell'avvenire basata sulla zoologia fantastica. In questo festival ciò che è
interessante è proprio la politica non zoologica. Anche Dante Alighieri fa una cosa interessante:
la traversata dell'inferno. Mette all'inferno tutta la zoologia fantastica. Ma Dante dall'inferno esce,
ha lì la politica infernale, ma la elabora e la tiene alle spalle. Il positivo-negativo sta alle spalle. E
se è alle spalle è ossimoro è modo dell'apertura, quindi ironia. Ma non è l´ironia come
interrogazione chiusa di Platone e die Aristotele. E I'ironia come questione aperta, quindi il
positivo-negativo, quindi l'ossimoro. Lo stesso ossimoro è positivo-negativo. Per Dante sta alle
spalle e agevolerà sia il compito di Leonardo da Vinci sia quello di Niccolò Machiavelli, che pure
fa una traversata in quella che descrive come la politica infernale. Peró, Machiavelli dice: "No.
La politica non e questa". L'inferno e il superno sono positivo-negativo, alto e basso, alle spalle,
cioè apertura intellettuale. Noi dobbiamo procedere a questa apertura intellettuale per potere
accogliere la politica dell'ospitalità e la politica dell'ascolto. Quella era la politica della visione, la
politica algebrica, e non già la politica dell'ascolto. Era la potitica con l'idea della fine, la fine del
tempo. Il tempo non finisce.