PDF - Agromed Quality

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Activité B.2.3
Activité B.2.3
Rédaction de guides sur l'environnement des
affaires dans les deux pays et sur les modalités et
les réglementations à l'exportation.
INTRODUZIONE ALLA GUIDA ........................................................................................................4
LA TUNISIA, OPPORTUNITÀ PER GLI ESPORTATORI ............................................................5
ANDAMENTO ECONOMICO ......................................................................................................................6
Turismo ..............................................................................................................................................9
Investimenti e del diritto di insediamento: ......................................................................................10
Regolamentazione e controllo degli scambi: ...................................................................................14
LA POLITICA COMMERCIALE E DI ACCESSO AL MERCATO ......................................................................14
Le barriere tariffarie........................................................................................................................14
Le barriere non tariffarie.................................................................................................................16
Le violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale .....................................17
Le problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese ..........................................................18
L’ANDAMENTO DEI RAPPORTI BILATERALI COMMERCIALI ....................................................................19
Andamento dell´interscambio commerciale con l´Italia .................................................................19
Interscambio Tunisia Italia..............................................................................................................21
La penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale ...........................................27
Gli investimenti diretti da e verso l´Italia........................................................................................27
Le potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale .........................................................28
L’AGROALIMENTARE IN TUNISIA: IMPORT ED EXPORT ...................................................29
Il Certificato Halal ..........................................................................................................................30
L’importazione di prodotti dalla Tunisia ........................................................................................34
Esportazione di prodotti in Tunisia .............................................................................................34
Prodotti di interesse per il mercato tunisino ...................................................................................34
Il sistema distributivo tunisino.........................................................................................................36
COME ESPORTARE IN TUNISIA....................................................................................................38
a) Fattura commerciale ...................................................................................................................39
b 1) Documento EUR-MED .............................................................................................................40
b) Documento EUR.1 o EUR-MED .................................................................................................41
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c) Certificato d`origine ....................................................................................................................42
d) Certificato fitosanitari .................................................................................................................42
e) Certificato di macellazione ..........................................................................................................42
f) Certificato sanitario .....................................................................................................................42
g) Certificato o attestato di libera vendita per i cosmetici. .............................................................42
Visti ..................................................................................................................................................43
Trattamento degli imballaggi in legno ............................................................................................43
Disposizioni doganali ......................................................................................................................43
Conformità alle norme.....................................................................................................................43
Trasporto .........................................................................................................................................44
a) Documenti di trasporto ...............................................................................................................44
b) Assicurazione Trasporto..............................................................................................................45
Lista dei colli ...................................................................................................................................45
Spedizione temporanea ....................................................................................................................45
L’Agenzia di Promozione dell’Investimento Estero ........................................................................46
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Introduzione alla guida
Lo scopo di questa guida è di fornire uno strumento pratico agli imprenditori del settore
agroalimentare che intendono valutare l’opportunità di esportare le proprie produzioni in Tunisia.
La guida si divide in due parti.
Nella prima parte è stato analizzato il “sistema-paese” Tunisia, riportando dati utili a conoscere per
grandi linee la sua economia, la sua legislazione in materia di importazioni, il regime tariffario e
doganale. Seguono dati sull’andamento dell’import-export, la penetrazione dei prodotti italiani nel
mercato tunisino, i volumi e i settori degli investimenti nel Paese, le potenzialità di cooperazione
commerciale e industrale.
Nella seconda parte sono state fornite le informazioni pratiche per poter esportare in Tunisia. Sono
state elencate le certificazioni necessarie, fiscali, fitosanitarie; i documenti doganali, di trasporto e di
imballaggio; la politica dei visti e le modalità di assicurazione delle merci.
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La Tunisia, opportunità per gli esportatori
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Andamento economico
L'adozione da parte delle autorità di importanti riforme economiche e di politiche fiscali e monetarie,
di apertura agli investimenti e agli scambi commerciali con l'estero ed il contenimento degli squilibri
sociali su livelli contenuti hanno fatto sì che il Paese si mantenesse su livelli di crescita accettabili fino
al 2009 (5,1% tra il 1961 ed il 2009 - a partire dal 2009 si é iniziato a registrare un rallentamento della
crescita, dovuto agli effetti negativi della crisi economica mondiale sull'evoluzione della produzione e
delle esportazioni delle principali industrie manifatturiere e sul ritmo di attività nei settori del turismo e
del trasporto aereo).
Nel corso del 2011, l'economia tunisina, ha subíto un consistente rallentamento a seguito delle
turbolenze politiche a cui il Paese é andato incontro che hanno pesantemente influito sulla produzione
(continue interruzioni dell'attività economica a causa di scioperi e sit-in legati spesso a richieste di
aumenti salariali, di migliori condizioni di lavoro e di nuove assunzioni da parte delle maestranze).
Tali rallentamenti, sono stati in parte anche frutto della contrazione della domanda conseguente la crisi
europea.
Alla fine del 2011, secondo il FMI, si é registrata una forte contrazione della crescita del PIL (-2,2%),
dato in netto contrasto con i ritmi di crescita degli anni precedenti (3,10% nel 2009 e 3,70 nel 2010).
Le riserve si sono mantenute a buoni livelli (7,4 miliardi di dollari USA), mentre il deficit della
bilancia delle partite correnti (2.104 milioni di dollari USA nel 2010) é aumentato a fine 2011
arrivando a -3.161 milioni di dollari USA. La riduzione del grado di liquidità del sistema ha spinto nel
2011 la Banca Centrale ad intervenire a più riprese per diminuire i requisiti di riserva obbligatoria al
2% (rispetto ad un picco del 12,5% meno di 12 mesi prima).
Il tasso di inflazione che si era attestato a fine 2010 a 4,4% é diminuito registrando nel 2011 il 3,5%.
L'attuale fragilità in cui versa il sistema economico tunisino rende ancor più urgente la ricerca di
soluzioni percorribili per affrontare le due questioni fondamentali che da sempre hanno assorbito una
forte attenzione da parte del Governo: la disoccupazione e gli investimenti, indicatori chiave per la
ripresa del Paese. La disoccupazione, il cui tasso era già relativamente alto soprattutto tra i giovani
laureati, ha continuato a crescere nel 2011 e dovrebbe raggiungere a fine anno il 18,0%. Gli
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investimenti esteri diretti (IDE) hanno subito nel 2011, rispetto all'anno precedente, una contrazione
pari al 25,4% passando da 2.165,9 MDT a 1.615,0 MDT (dati di fonte locale).
Secondo la Banca Centrale Tunisina, gli effetti negativi di inizio anno hanno toccato la maggior parte
dei settori (in particolare minerario, derivati dei fosfati, idrocarburi, turismo e trasporto). Ció anche a
causa della critica situazione libica. Tale regressione ha influito negativamente sugli investimenti,
l'occupazione, i consumi, l'interscambio commerciale ed il bilancio statale (aumento delle spese). Solo
i settori dell'agricoltura e della pesca hanno registrato un discreto incremento. La crescita economica é
stata anche influenzata negativamente dalla contrazione della domanda proveniente dai Paesi europei,
soprattutto negli ultimi mesi del 2011, a causa della crisi finanziaria globale.
L'indice generale di produzione industriale ha registrato una significativa contrazione: 3,2 a fine
novembre 2011, contro un incremento del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2010.
La flessione si é riscontrata in particolare nei settori minerario (-57,1%) e dell'energia (-5%). La
produzione del settore manifatturiero è diminuita dell'1,1 %.
Molto sofferente il settore del turismo le cui entrate in valuta estera hanno registrato nel corso del 2011
una caduta del 32,9%.
La bilancia commerciale (espressa FOB/CIF) si è chiusa alla fine dell'anno con un deficit pari a 5.887
MDT (stime fonte EIU).
Il tasso di inflazione, sempre fonte EIU, si é attestato a fine 2011 al 3,5%.
A fine 2011 il tasso medio annuale del dinaro confrontato all'anno precedente ha subìto una
diminuzione del 7,2% rispetto allo yen giapponese, di 3,1% rispetto all'Euro e di 1,8% rispetto al
dinaro marocchino.
Per quanto riguarda il rischio-Paese la Tunisia è il solo paese arabo oggetto di notazione da parte delle
tre principali agenzie internazionali (la giapponese JBRI, l'americana Moody's e l'Europea IBCA) che
le hanno attribuito lo status di paese emergente.
Le notazioni delle varie agenzie di rating, nonché della Sace sono variate nel corso del 2011. L'agenzia
di rating finanziario Moody's ha ridotto la notazione da BAA2 a BAA3 con outlook negativo. Le
condizioni di assicurabilità SACE non sono mutate, così come la categoria di rischio (M1) nella quale
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è inserita la Tunisia. L'OCSE ha confermato la categoria di rischio 3 (da 0 a 7, ove 0 rappresenta il
rischio minore e 7 il rischio massimo).
Nel marzo 2011 l'agenzia di rating internazionale Fitch ha rivisto al ribasso la sua valutazione del
debito a lungo termine della Tunisia, che è passata da BBB a BBB-.
Il rapporto della Banca Mondiale e della Società Finanziaria Internazionale, "Doing Business 2012”,
pubblicato a novembre 2011 posiziona la Tunisia al 46° posto nella classifica dei 183 Paesi oggetto di
rilevazione (contro il 40° posto dell'anno precedente). Nonostante ció la Tunisia resta ben posizionata
in tutta la regione Nord Africana e del Medio Oriente, preceduta solo dagli emirati Arabi (33° posto) e
del Qatar (36° posto). La perdita di 6 posizioni é dovuta essenzialmente al peggioramento di alcuni
indicatori (tra i principali: intraprendere un business, registrazione della proprietà, pagamento delle
tasse, accesso al credito, protezione degli investimenti, commercio transfrontaliero, soluzione
controversie). Il Paese ha invece guadagnato alcune posizioni in merito alle voci relative al sistema di
connessione delle reti elettriche ed in materia contrattuale.
Più recentemente, la crisi politica e le tensioni sociali hanno pesato molto sull’attuale situazione
economica tunisina. Nel 2013 la crescita del Paese è stata rallentata dall’aumento dei sussidi e dei
salari e dalla riduzione ancora significativa dei ricavi del settore turistico. La bolletta energetica e
l’aumento dei prezzi dei beni alimentari hanno generato un preoccupante deficit della bilancia dei
pagamenti. L'inflazione è salita e il volume degli investimenti non ha raggiunto le aspirazioni
dell’economia reale.
Più nel dettaglio, il tasso di crescita nel 2013 (contro una previsione del Governo di 4,5%) è stato del
2,6%, stimolato soprattutto dai servizi resi dalle Amministrazioni pubbliche in termini di salari e
appalti pubblici da cui dipendono molte PMI tunisine. L’attività è stata trainata dall’agricoltura, dal
settore minerario (grazie soprattutto alla lieve ripresa della produzione di fosfati dopo le interruzioni
legate alle agitazioni sindacali) e dai servizi, mentre un freno alla crescita è venuto dal comparto
dell’industria manifatturiera. Nonostante il complessivo miglioramento rispetto al 2012, la congiuntura
resta comunque fondamentalmente fragile.
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Il tasso d’inflazione è passato dal 5,5% del 2012 al 6,1% nel 2013. Il tasso di disoccupazione,
leggermente in calo rispetto al 2012, resta ancora molto alto (16% della popolazione attiva e 30%
quella giovanile). Permangono le forti disparità regionali.
Il deficit di bilancio è aumentato al 6,8% nel 2013 (5,1% nel 2012) ma resta comunque inferiore alle
stime di inizio 2013, imputabile soprattutto al rinvio di progetti infrastrutturali programmati nel corso
dell’anno scorso.
Il rapporto debito pubblico e PIL è arrivato al 47,2% nel 2013. La maggior parte di tale debito (28,4%
del PIL) è di natura esterna. Il rapporto non eccessivamente elevato dell’indebitamento lascia ad ogni
modo ancora spazio di manovra alla politica fiscale.
Turismo
Gli avvenimenti del gennaio 2011 hanno fortemente rallentato l'attività turistica. In particolare le
entrate in valuta estera hanno registrato nel corso del 2011 una caduta del 32,9% contro un leggero
aumento (1,5%) nel 2010 e le "notti” di permanenza dei turisti una diminuzione pari al 40,3% contro
un incremento del 2,7% dell'anno precedente.
Nel 2011 il numero dei turisti stranieri ha subito una contrazione del 30,7% (fino al 2010 i dati erano
costanti) per attestarsi a circa 4,8 milioni di turisti. Tale flessione ha toccato quasi tutte le nazionalità
che tradizionalmente si dirigono in Tunisia, in particolare: italiani (-65,9% contro -7,8% del precedente
anno), francesi (-41,7% contro -3%), tedeschi (-41% contro -5,2%), inglesi (-35,7% contro 27,9%),
libici (-10,1 contro -8,5%) ed algerini (-34,5% contro 10,3%).
B) Grado di apertura del Paese al commercio internazionale e agli investimenti esteri
La dipendenza dell'economia tunisina dagli scambi con l'estero è notevole.
Secondo il rapporto mondiale sulla competitività 2011-2012 del Forum mondiale di Davos, il Paese è
classificato in materia di competitività su 142 paesi presi in esame al 40° posto. Rispetto al rapporto
dell'anno precedente perde 8 posizioni (32° posto 2010-2011). Ció é in particolare dovuto al
peggioramento degli indici relativi ad un quadro instabile dal punto di vista del "doing a business” ed
alla fragilità del sistema istituzionale. La Tunisia resta comunque il primo Paese africano in termini
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di competitività, seguito dal Sudafrica e dalle isole Mauritius. Il rapporto Index of Economic Freedom
2011, posiziona invece la Tunisia al 100° posto su 179 paesi su scala internazionale e al 12° tra i 17
paesi del Medio Oriente e Africa del Nord, con un indice di libertà economica "mostly unfree” (l'indice
relativo alla Tunisia è diminuito di 0,5 punti rispetto all'anno precedente, posizionandosi al 58,5).
La Tunisia ha intrapreso la liberalizzazione del proprio commercio con l'estero nel 1990, divenendo
membro del GATT. Ad oggi, il commercio estero è retto dalla legge n. 94-41 del 07/03/1994. Sono
previsti 3 regimi di importazione:
- i prodotti liberi all'importazione che rappresentano oltre il 90% dei prodotti importati;
- i prodotti esclusi da tale regime e sottomessi ad autorizzazione all'importazione dal Ministero
del Commercio, ovvero i prodotti della sanità, dell'igiene, della sicurezza, della protezione della flora e
della fauna, e altri beni (tappeti, vini) particolarmente protetti;
- i prodotti esclusi a titolo transitorio dal regime della libertà, e sottomessi a speciale
autorizzazione (es.: vetture da turismo).
Va rilevato che circa il 70% dell'interscambio è realizzato con l'Unione Europea, con la quale a
partire dal 1996 si è avviata la fase di abbattimento tariffario prevista dall'Accordo di Associazione che
si è conclusa il 1° gennaio 2008, data di entrata in vigore dell'Area di libero scambio con i Paesi UE
per i prodotti industriali. E' attualmente in corso un negoziato per i prodotti agricoli.
L'azzeramento dei dazi doganali con l'UE prevede limitatissime eccezioni, anche se permangono
meccanismi di fatto di contingentamento delle importazioni di alcuni prodotti. A partire dal 2008 le
leggi finanziarie hanno proseguito l'opera di riduzione generalizzata dei dazi doganali, che si affianca
allo smantellamento tariffario per i prodotti industriali con l'UE.
Il progetto di Legge Finanziaria del 2012, nel ribadire la validità del Codice degli Investimenti del
1993, comprende alcune disposizioni legate alla promozione degli investimenti e l'assistenza alle
imprese, nonché misure tendenti alla riforma del sistema fiscale.
Investimenti e del diritto di insediamento:
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La Tunisia, nonostante siano venuti meno quella situazione di stabilità e sicurezza esistenti nel Paese
fino a fine 2010, offre tuttora vantaggi molto importanti per gli investitori esteri (accesso libero al
mercato dell'Unione; mano d'opera qualificata e competitiva, abbondante e a basso costo; infrastrutture
funzionali ed in costante miglioramento; economia liberale; quadro legislativo, normativo ed
amministrativo che ne facilita gli insediamenti - procedure amministrative semplificate del tipo
"sportello unico” per le imprese; costo competitivo dei fattori di produzione: luce, acqua e gas). Il
Paese ha da sempre attratto gli investimenti stranieri, sia sotto forma di investimenti diretti che sotto
quella di acquisizioni di portafoglio (con particolare riferimento alle imprese privatizzate).
E' da segnalare che dal maggio 2005 è consentito agli investitori stranieri l'acquisto di terreni ed
edifici industriali, così come di terreni ed edifici destinati ad attività economiche di carattere turistico,
senza la previa autorizzazione delle autorità di governo.
La Tunisia ha firmato accordi di promozione e di protezione reciproca degli investimenti con la
Francia e con l'Italia (1985).
Fino al verificarsi degli avvenimenti di inizio 2011, la Tunisia ha registrato un buon equilibrio dei
fondamentali macroeconomici attraverso l'esercizio di un'accorta politica economica e monetaria,
posta in essere secondo i suggerimenti del Fondo Monetario Internazionale e supportato da numerosi
finanziamenti ottenuti dalle banche internazionali e dai Paesi donatori e ció aveva contribuito a
migliorare la sua immagine. Il Paese ha inoltre messo in atto delle scelte strategiche che hanno
consentito alla sua economia di integrarsi a quella occidentale, grazie all'impiego di misure ispirate alla
libera iniziativa ed alle regole della concorrenza e del mercato.
Il codice degli investimenti del 1993 stabilisce il principio della libertà d'investimento nel settore
dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi non finanziari. I promotori sono tenuti soltanto ad una
dichiarazione di investimento da depositare presso le autorità competenti.
Le società totalmente esportatrici godono di vantaggi fiscali quali l'esenzione totale dall'imposta sui
benefici per i primi 10 anni d'esercizio, riduzione o esonero dei diritti di dogana per i beni di
investimento relativi al progetto, contributi statali agli investimenti nelle regioni sottosviluppate. I
benefici previsti per le società esportatrici, che avrebbero dovuto cessare a partire dal 1° gennaio 2008,
sono stati prorogati al 31 dicembre 2012.
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Le priorità del governo sono definite nei piani quinquennali di sviluppo economico e sociale,
principale strumento di programmazione, che fissano gli orientamenti strategici e le politiche
prioritarie. L'XI Piano, che copriva il periodo 2007-2011 ed era stato adottato nella prima metà del
2007 (tra le sue priorità la messa in atto di una oculata politica di impiego al fine di riassorbire la
disoccupazione, il consolidamento dell'economia, una più attenta politica economico-finanziaria, in
particolare nel settore della concorrenza e quello commerciale focalizzato sullo smantellamento delle
tariffe conformemente all'Accordo di Associazione, l'ottimizzazione del finanziamento dell'economia e
la riforma del settore finanziario, il consolidamento del buon governo, della trasparenza e delle riforme
legislative, istituzionali e amministrative corrispondenti in quanto fattori di crescita e di sviluppo,
l'integrazione regionale e internazionale, fondamentale per un Paese come la Tunisia) è stato rivisto
alla luce degli eventi di inizio 2011 ed é stato sostituito dal XII piano quinquennale che copre il
periodo 2010-2014. A seguito dei noti eventi del 2011 il Governo ad-interim ha varato inoltre un
programma complementare contenente opportuni correttivi.
La legge finanziaria per l’anno 2014, uno degli ultimi atti del dimissionario Governo di Ali
Laraayedh, ha suscitato perplessità nel mondo imprenditoriale (UTICA) e sindacale (UGTT), e
provocato diffuse proteste di piazza.
Il bilancio dello Stato per l’anno fiscale 2014 è stato stimato in 28.025 miliardi di Dinari (pari a 12,4
miliardi EUR), in leggero aumento rispetto al bilancio del 2013. Il bilancio 2014 si basa, tuttavia, su
stime eccessivamente ottimistiche, quali una crescita del PIL pari al 4% (che stride con le stime più
realistiche del 2,6% annunciate dalla Banca Mondiale, in linea con la crescita registrata nel 2013),
finanziamenti esteri pari a 4.513 miliardi Dinari (quasi 2 miliardi EUR) e, per la prima volta, emissioni
sul mercato internazionale di “sukuk” per 825 miliardi di Dinari (360 milioni EUR) con garanzia
parziale della Islamic Development Bank.
Sono stati previsti inoltre ulteriori sussidi (per beni alimentari e idrocarburi) pari a 5.848 MD (2,5
miliardi EUR), 8600 nuove unità nell’impiego pubblico e un deficit di bilancio di 4.852 MD (poco più
di 2 miliardi EUR) pari al 6,8% del PIL (nel 2013 è stato 8,8% secondo le stime del FMI), con un
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indebitamento (debito/PIL) dichiarato al 49%. La stima sulle entrate fiscali (72,4%) è invece scesa
rispetto agli esercizi precedenti.
In sostanza, l’aumento del bilancio 2014 è dovuto principalmente alle spese per sussidi e stipendi
pubblici, a fronte di una riduzione soprattutto delle entrate fiscali e dei ricavi del settore turistico, tutto
a scapito di investimenti e nuovi progetti di sviluppo.
Rispetto alla prima versione della legge, il Governo uscente di Ali Laraayedh ha sospeso prima delle
dimissioni due delle misure più controverse, ossia la tassa sui prezzi degli idrocarburi (che avrebbe
dovuto far incassare 220 milioni di Dinari) e quella sui trasporti stradali (70 miliardi Dinari), a causa
del malcontento popolare
Tra le altre nuove misure, si segnala l’introduzione di una tassa del 10% a partire dal 1 gennaio del
2014 sui profitti delle imprese che sono totalmente esportatrici (categoria nella quale operano la
maggior parte delle società italiane presenti in Tunisia). E’ stato però previsto un periodo transitorio
di 10 anni durante il quale proseguirà il regime di esenzione totale degli utili per le imprese che
erano operanti già prima del 31 dicembre 2013. Inoltre, è prevista – a partire dal 2015 – una ritenuta
alla fonte del 5% sui dividendi. È stata introdotta l’esenzione fiscale per i ceti a basso reddito (meno di
5000 dinari all’anno) mentre è stata imposta una tassa del 35% sui redditi superiori a 40mila dinari
all’anno. Per ragioni di trasparenza e tracciabilità finanziaria, sarà inoltre gradualmente ridotta la quota
per effettuare pagamenti in contanti (massimo 20mila nel 2014, 10mila nel 2015 e 5mila nel 2016).
Tali misure, in realtà, solo parzialmente sono venute incontro alle condizioni imposte dai donatori
internazionali per lo sblocco degli aiuti.
Il board del Fondo Monetario Internazionale ha annunciato a fine gennaio scorso di aver sbloccato la
seconda tranche (506 milioni USD) del prestito a titolo precauzionale concesso a giugno scorso (per un
totale di 1,74 miliardi USD). Adottata a seguito della visita effettuata a Tunisi dal Comitato tecnico del
FMI a metà dicembre scorso, la decisione del Fondo è arrivata lo stesso giorno dell’insediamento del
nuovo Governo Jomaa, due giorni dopo l’adozione della Costituzione; con diversi mesi di ritardo a
causa dell’instabilità politica (tali fondi erano attesi già a settembre e poi a dicembre scorsi).
Nel corso del 2013, la Tunisia aveva già beneficiato della prima tranche (150 milioni USD) di aiuti
FMI, oltre a due prestiti da 500 milioni USD erogati da Banca Mondiale e Banca Africana di Sviluppo
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(BAD), accompagnati da ulteriori prestiti concessi da Qatar, USA e Giappone (che andranno in
scadenza a partire dal 2016).
A tal proposito, sul versante dei finanziamenti esteri, è diventato sempre più oneroso per la Tunisia, a
causa dell’abbassamento del rating (passato dal BB+ del 2010 al B- del 2013), raccogliere capitali
stranieri sul mercato internazionale.
Lo sblocco della seconda tranche del prestito del FMI è pertanto un atto di fiducia nei confronti del
nuovo Governo Jomaa e trasmetterà al contempo un segnale positivo agli altri donatori multilaterali
per l’erogazione di prestiti ancora bloccati (come ad esempio da parte dell’UE).
Regolamentazione e controllo degli scambi:
La regolamentazione degli scambi e del commercio estero si basa sul Codice del Commercio di cui
alla legge n. 94-41 del 07/03/1994 e alla legge n. 93-48 del 03/05/1993. I trasferimenti per le
operazioni correnti sono liberi. Le imprese residenti sono dunque libere di realizzare trasferimenti
relativi alle loro importazioni di beni e servizi e sono allineate in ciò alle imprese totalmente
esportatrici che, dopo il 1972, beneficiano di una libertà totale di scambi per operazioni inerenti la loro
produzione.
Questo processo è stato accompagnato dalla concessione di un regime di favore accordato a imprese
residenti parzialmente o totalmente esportatrici che investono all'estero al fine di sostenere i loro
programmi di esportazione; a banche e imprese che possono contrattare fino a 10 milioni di dinari di
capitali in valuta l'anno per le necessità delle loro attività; ad investitori stranieri che possono
acquistare fino al 50% di partecipazione di portafoglio di imprese tunisine quotate o non in borsa.
La Tunisia sta progressivamente aprendo il proprio conto capitale estero, con l'obiettivo di passare a
medio termine ad un regime di cambio libero fluttuante.
La politica commerciale e di accesso al mercato
Le barriere tariffarie
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Primo Paese della sponda sud del Mediterraneo ad aver superato le tappe necessarie per la
realizzazione di una zona di libero scambio con l`Europa, la Tunisia è entrata a tutti gli effetti, a partire
dal 1° gennaio 2008, nella zona di libero scambio per i prodotti industriali, ponendo fine al previsto
periodo transitorio di smantellamento tariffario, stabilito in dodici anni e caratterizzato da un'attività
politica di sostegno a livello macro economico unita a un sistema di riforme multi settoriale. Esistono
tuttavia ancora dei settori in cui il Paese cerca, anche in forma di barriere non tariffarie, di evitare la
completa liberalizzazione (ad esempio nel settore automobilistico).
L'Accordo di Associazione Euro-mediterranea tra l'UE e la Repubblica tunisina, firmato nel 1995 ed
entrato formalmente in vigore il primo marzo 1998, ma posto in applicazione provvisoria già dal 1996,
ha avviato un processo di diminuzione progressiva delle tasse doganali attraverso l'identificazione di
quattro liste di prodotti industriali, con calendari di smantellamento tariffario differenziato in relazione
alle esigenze di protezione del mercato locale. Cio' ha consentito di ridurre i costi di
approvvigionamento delle imprese, incrementandone allo stesso tempo le attività e favorendo gli
investimenti diretti esteri (IDE).
Per la prima lista (attrezzature, materie prime) l'azzeramento dei dazi è stato immediato con lo scopo
di agevolare le imprese tunisine rendendole più competitive; per la seconda lista, concernente i
prodotti semilavorati, lo smantellamento è avvenuto in cinque anni. I dazi doganali sui prodotti che
avevano dei similari fabbricati in Tunisia, ma giudicati comunque competitivi (alcuni prodotti tessili e
articoli per la casa), sono stati ridotti progressivamente in dodici anni, mentre per i prodotti considerati
più sensibili la riduzione tariffaria è stata avviata dopo quattro anni per essere comunque completata
del tutto a partire dal 1° gennaio 2008.
Esiste peraltro una limitata lista "negativa” contenente i prodotti non interessati dallo
smantellamento (in particolare: yogurth, paste, biscotti, acque minerali, tappeti, stoffe tessute a mano)
per tutelare la produzione interna. Per i prodotti agricoli e per la componente agricola dei prodotti
agroalimentari, esclusi dal processo di liberalizzazione degli scambi – fatti salvi i contingenti
concordati a dazio nullo o ridotto – sono stati avviati negoziati nel 2008; negoziati sono stati avviati
anche per la liberalizzazione dei servizi.
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L'accesso ai servizi audiovisivi. Per la pubblicità audiovisiva, le tariffe applicate sono diverse a
seconda che lo spot sia importato o prodotto localmente: una sovratassa del 250% è applicata dalla
Televisione di Stato Tunisina (ERTT) sugli spot importati ed una sovratassa del 200% è applicata dalle
stazioni radio. Le imprese straniere ed in particolare le multinazionali che diffondono spot a livello
mondiale ritengono tali sovratasse restrittive dell'accesso al mercato pubblicitario tunisino.
Le barriere non tariffarie
Attualmente in Tunisia si verificano ancora una serie di ostacoli all'importazione di beni e servizi
europei che non rivestono un carattere tariffario, nonostante l'Accordo di Associazione abbia
abolito ogni forma di restrizione quantitativa negli scambi fra l'Unione Europea e la Tunisia.
Il problema delle licenze d'importazioni: la lista dei prodotti sottoposti all`ottenimento della Licenza
è lunga ed include praticamente tutti i prodotti per i quali la Tunisia vanta una produzione interna.
L`Amministrazione tunisina preposta al rilascio di questa licenza può rifiutare - senza addurre
motivazioni particolari - di concedere la licenza in questione. Essa, inoltre, non è tenuta a fornire entro
una determinata scadenza l'esito (positivo o negativo) della richiesta avanzata. Di conseguenza ed in
molti casi, l`importatore tunisino si vede costretto a rinunciare semplicemente all'operazione. Per taluni
prodotti, infine, gli importatori tunisini definiscono con l'Amministrazione locale veri e propri
contingentamenti di fatto delle importazioni europee.
Il problema del prezzo di riferimento: gli operatori hanno in passato lamentato che per ogni prodotto
all'importazione, le dogane tunisine hanno un prezzo di riferimento ad hoc sulla base del quale vanno
calcolati gli oneri fiscali e di sdoganamento gravanti sull'importazione del prodotto medesimo; spesso
tale prezzo è molto elevato e non corrisponde, in nessun caso, a quello praticato su scala
internazionale. L`importatore locale si trova quindi particolarmente penalizzato in quanto costretto a
pagare un'entità di oneri doganali superiore a quella che avrebbe dovuto realmente sostenere.
L'effettiva dimensione del problema deve ora essere riesaminata alla luce del completamento dello
smantellamento tariffario per i prodotti industriali negli scambi con l'UE.
Il problema del Certificato di Origine: è opportuno rammentare che lo smantellamento delle barriere
doganali, inerenti all'importazione dei prodotti provenienti dall'Unione Europea è vincolato al rilascio
16
di un Certificato di Origine del prodotto importato che, secondo le Autorità locali, deve comportare
l'origine di ogni componente del prodotto medesimo, con conseguenti, frequenti difficoltà di
applicazione dello smantellamento tariffario.
Il problema del Controllo Tecnico: molti prodotti destinati all`importazione in Tunisia sono
sottoposti obbligatoriamente e in maniera crescente ai controlli tecnici. Recentemente la lista dei
prodotti sottoposti a tali controlli è stata quadruplicata. Le perizie tecniche richieste sono molto costose
e richiedono tempi lunghi (da 2 a 4 mesi), dovuti anche, in certi casi, all'inadeguatezza dei mezzi di cui
dispongono gli organismi addetti ai predetti controlli.
Il problema dei prodotti agroalimentari: le competenti Autorità tunisine richiedono per ogni
operazione di importazione una lista di Certificati assai difficile da ottenere (per es. radioattività,
tenore in piombo). Le norme imposte dalle Autorità locali superano di fatto quelle richieste dai Paesi
dell`Unione Europea, anche dai più avanzati.
Il problema dell'etichettatura: le autorità locali richiedono un'etichettatura di origine su tutti gli
imballaggi dei prodotti importati. Tuttavia, queste misure possono indurre a rinunciare all'operazione
quando si tratti di quantità non molto importanti e per le quali il produttore non sia disponibile ad
apporre un'etichettatura speciale destinata al solo mercato tunisino.
Il problema della burocrazia doganale: al momento dell'arrivo della merce le operazioni di
sdoganamento – quando non affidate a transitari esperti - possono rivelarsi ardue, per i molti passaggi
richiesti e l'abbondanza di documentazione amministrativa necessaria ad ogni fase dello
sdoganamento.
Le violazioni delle norme sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale
Per quel che concerne la protezione della proprietà intellettuale, l'applicazione dei diritti non è
conforme agli standards internazionali. La Tunisia, infatti, pur disponendo di un quadro normativo e
regolamentare particolarmente dettagliato e gestito da un apposito organismo pubblico (Institut
National de la Normalisation et de la Propriété Industrielle - INNORPI), in generale non tutela
adeguatamente la proprietà intellettuale; nel settore del tessile e del cuoio in particolare si registrano
numerose violazioni delle norme.
17
Le problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese
Il grado di trasparenza e di certezza del quadro normativo ha registrato negli ultimi due anni un netto
miglioramento. Altrettanto non puo' sempre dirsi in relazione alla sua attuazione. Nonostante i
progressi realizzati in materia di riforme, soprattutto nel risanamento delle banche di sviluppo e la
promulgazione di leggi contro il riciclaggio, il sistema finanziario non corrisponde ancora appieno alle
aspettative degli investitori, per carenze nell'accesso al finanziamento e nell'allocazione efficiente delle
risorse. Il codice degli investimenti prevede numerose eccezioni e la sua attuazione risulta spesso
complicata anche perché si scontra con decreti non abrogati, in particolare nelle attività di servizi.
Restano lunghi i tempi di attesa del disbrigo delle procedure amministrative e bassi i parametri di
trasparenza ed efficienza nell'attività della Pubblica Amministrazione, anche se va rilevata l'esistenza
di meccanismi agevolativi per il trattamento degli investimenti in imprese totalmente esportatrici.
La partecipazione dei soggetti esteri nelle imprese tunisine di servizi è libera solo per le attività
espressamente incluse, e quindi preautorizzate, nel Codice di incitamento agli investimenti privati
(legge n. 120/93 del 27.12.1993). Invece, la partecipazione dei soggetti esteri nelle imprese tunisine
commerciali è libera solo se rimane inferiore al 50%, essendo obbligatoria la partecipazione
maggioritaria di capitali tunisini. Gli investimenti relativi ad attività diverse da quelle previste nel
suddetto Codice sono vincolati al previo accordo della Commissione Superiore d'Investimento.
Le procedure per il recupero di tasse e dazi doganali pagati per l'importazione di beni destinati alla
riesportazione (che normalmente deve avvenire nell'arco di un mese) sono lunghe e complesse. Per
avviare un'attività commerciale gli investitori esteri devono ottenere una "carta di commerciante” che
per i settori della distribuzione e della ristorazione viene rilasciata con tempi ed ostacoli amministrativi
disincentivanti oppure, talora, rifiutata. Inoltre, il franchising, pur previsto nel Codice di commercio
tunisino, è scarsamente regolamentato. Ad esempio, non è disciplinato il pagamento dei diritti d'uso
del marchio (royalties) e le insegne tunisine sotto franchising operano spesso con contratti di
distribuzione in esclusiva dei prodotti.
Le restrizioni che riguardano le condizioni di lavoro e di soggiorno dei residenti espatriati
costituiscono un intralcio alla flessibilità delle imprese presenti in Tunisia. I permessi di lavoro e di
soggiorno devono essere in genere rinnovati annualmente ed i tempi di rilascio possono essere lunghi.
18
Inoltre, il numero di personale straniero autorizzato a lavorare per la filiale estera è limitato a 4
persone. La Banca Centrale, peraltro, impone procedure amministrative complesse per le aziende che
desiderano utilizzare gli introiti locali per il pagamento ai dipendenti esteri dei servizi di assistenza
tecnica.
Gli stranieri, infine, non possono investire nei settori sottoposti al regime di monopolio statale, come
quello elettrico, la distribuzione dell'acqua, dei servizi postali, del tabacco e quello farmaceutico.
Tuttavia, si nota un'apertura per quel che riguarda la produzione in regime di concessione di elettricità.
I settori energetici e minerari costituiscono l'oggetto di contratti specifici negoziati con lo Stato ed
esaminati caso per caso.
In materia di protezione legale sussistono, inoltre, alcune misure anti-dumping non conformi alle
regole dell'OMC, né alla clausola tradizionale di salvaguardia prevista dall'Accordo di Associazione
con l'Unione Europea.
L’andamento dei rapporti bilaterali commerciali
Andamento dell´interscambio commerciale con l´Italia
Gli scambi internazionali della Tunisia nel 2011, presentano trend moderatamente positivi. Questo
dato é particolarmente significativo se si tengono in considerazione sia gli eventi che hanno
caratterizzato questo periodo della storia del Paese sia la crisi economica mondiale.
Le importazioni totali tunisine presentano un trend medio di leggera crescita (5,9%)e ammontano ad
un totale di 33.701,9 Milioni di Dinari (pari a circa 17.524.9 Milioni di Euro). Particolarmente
consistente si rivela la variazione percentuale delle voci Energia e Lubrificanti, +26.4% e Agricoltura
ed Industrie Agroalimentari, +24.1%. Questo ultimo dato è probabilmente dovuto alla triangolazione
con la Libia che ha alimentato un forte flusso di importazione di prodotti alimentari dalla Tunisia alla
quale il Paese non ha potuto far fronte con la sola produzione interna.
Il comparto dei Beni Strumentali, nel suo insieme, registra,un calo del 7,5%, dato attenuato dalla
performance positiva delle importazioni del settore dei Beni di Consumo (+5,4%). Il calo
dell'importazione dei Beni Strumentali, se confrontato con l'ottima crescita registrata nel corso del
19
2010 mostra come l'industria manifatturiera abbia risentito, nei suoi processi di espansione ed
ammodernamento, dell'incertezza legata alla rivoluzione.
Infine, anche le importazioni del settore dei Prodotti Intermedi presentano una variazione positiva
(+8%), dato presumibilmente dovuto a componenti o semilavorati necessari alla lavorazione dei
prodotti da esportare. Questo fattore, se confrontato con il valore negativo dell'importazione di Beni
Strumentali, potrebbe essere indice del fatto che la produzione industriale ha continuato, anche con
valori in crescita, nonostante i fatti legati alla rivoluzione ma gli industriali non hanno ritenuto che il
clima politico/economico fosse favorevole ad investimenti industriali importanti. Un sondaggio
effettuato dal locale Istituto di Statistica conferma, infatti, che, nonostante la fiducia degli investitori si
sia stabilizzata nell'ultimo trimestre dell'anno, numerose grandi imprese hanno posticipato i loro
progetti di investimento e attenderanno la stabilizzazione del nuovo quadro politico ed economico del
Paese.
Le esportazioni totali tunisine presentano un trend positivo (+6,7%) simile a quello delle importazioni
e la bilancia commerciale, con un disavanzo di 8.610 Milioni di Dinari, continua ad essere negativa. Le
esportazioni tunisine del 2011 continuano, infatti, ad essere inferiori alle importazioni e ammontano a
25.091,9 Milioni di Dinari (pari a circa 13.047 Milioni di Euro). La crescita delle esportazioni é
trainata dal settore Energia e Lubrificanti, +10.1%, dai Prodotti Intermedi, +18,9% e dai Beni di
Consumo, +12,3%. In netto calo le esportazioni di Minerali e Fosfati, -39,7%, dovuto al prolungato
fermo delle estrazioni della zona mineraria di Gafsa a causa dei ripetuti scioperi che si sono succeduti
durante l'anno. L'estrazione dei fosfati e la conseguente produzione di minerali sono infatti diminuite
rispettivamente del 70% e del 51% riflettendosi negativamente sulle esportazioni.
L'Unione Europea resta, di gran lunga, il principale partner della Tunisia fornendo più dei tre quarti
degli arrivi turistici ma anche per quanto riguarda le opportunità di esportazione, gli investimenti
diretti esteri nonché per le rimesse dall'estero di circa 700.000 tunisini residenti in Europa. Le
esportazioni e l'industria hanno subìto il contraccolpo della forte recessione che ha attraversato l'UE.
La crescita in Tunisia si é tuttavia attestata al 3% nel 2009 e al 3.7% nel 2010,mentre éstata inferiore
allozero nel 2011 a causa degli eventi citati in precedenza.
20
L'Italia si conferma, anche per il 2011, il secondo paese in graduatoria tra i fornitori di merci della
Tunisia con una quota di mercato del 15.84%, di poco inferiore a quella della Francia (18.35%),
tradizionale primo fornitore del paese. Da notare, pero', che tale quota si é assottigliata, nel periodo in
considerazione e che l'ampiezza della forbice con le esportazioni francesi, tradizionalmente in
diminuzione é aumentata passando dallo 0.3% del 2010 al 2.5% nel 2011. Il forte aumento del valore
delle importazioni di provenienza russa é dovuto, principalmente, alla voce petrolio e derivati mentre i
consistenti aumenti delle importazioni provenienti dal Brasile e dall'Argentina, sono dovuti
all'incremento delle importazioni di cereali e grassi e zuccheri alimentari.
Speculare la posizione dell'Italia anche tra i principali mercati di sbocco delle esportazioni tunisine,
dove il nostro paese occupa la seconda posizione, dietro la Francia, assorbendo, nel corso del 2011, il
21.64% delle vendite estere della Tunisia (rispetto al 30.66% della Francia). I significativi cali delle
esportazioni verso Regno Unito, USA e Paesi Bassi sono probabilmente dovuti alla crisi economica
ma anche ai noti eventi che hanno caratterizzato il Paese: non trattandosi infatti di partner consolidati
della Tunisia, la domanda di questi Paesi é risultata meno elastica di quella della Francia e dell'Italia.
Nonostante
nell'ultimo
decennio
l'Italia
abbia
registrato
sistematici
surplus
commerciali
nell'interscambio con la Tunisia, nel corso del 2011 l'avanzo mercantile é stato pari a 473,6 milioni, in
netta diminuzione rispetto all'anno precedente e cio' a causa di un decremento delle esportazioni
dell'11.1% e ad un aumento delle importazioni del 10.5%.
Interscambio Tunisia Italia
L'Italia si conferma il secondo paese in graduatoria tra i fornitori di merci della Tunisia con una quota
di mercato del 15.84%, di poco inferiore a quella della Francia (18.35%), tradizionale primo fornitore
del paese. Da notare, però, che tale quota si é assottigliata, nel periodo in considerazione e che
l'ampiezza della forbice con le esportazioni francesi, tradizionalmente in diminuzione é aumentata
passando dallo 0.3% del 2010 al 2.5% nel 2011. Il forte aumento del valore delle importazioni di
provenienza russa é dovuto, principalmente, alla voce petrolio e derivati mentre i consistenti aumenti
21
delle importazioni provenienti dal Brasile e dall'Argentina, sono dovuti all'incremento delle
importazioni di cereali e grassi e zuccheri alimentari.
Speculare la posizione dell'Italia anche tra i principali mercati di sbocco delle esportazioni tunisine,
dove il nostro paese occupa la seconda posizione, dietro la Francia, assorbendo, nel corso del 2011, il
21.64% delle vendite estere della Tunisia (rispetto al 30.66% della Francia). I significativi cali delle
esportazioni verso Regno Unito, USA e Paesi Bassi sono probabilmente dovuti alla crisi economica
ma anche ai noti eventi che hanno caratterizzato il Paese: non trattandosi infatti di partner consolidati
della Tunisia, la domanda di questi Paesi é risultata meno elastica di quella della Francia e dell'Italia.
Nonostante
nell'ultimo
decennio
l'Italia
abbia
registrato
sistematici
surplus
commerciali
nell'interscambio con la Tunisia, nel corso del 2011 l'avanzo mercantile é stato pari a 473,6 milioni, in
netta diminuzione rispetto all'anno precedente e cio' a causa di un decremento delle esportazioni
dell'11.1% e ad un aumento delle importazioni del 10.5%.
Nel corso del 2011, i prodotti petroliferi raffinati, seppure con una forte variazione in diminuzione del
– 34.6% rispetto al 2010, hanno rappresentato la principale voce merceologica delle esportazioni
italiane verso la Tunisia. In seconda posizione si sono collocate le vendite di tessuti, per un valore di
295 milioni di Euro, seguite dai metalli non ferrosi. Altre macchine per impieghi speciali (metallurgia,
industria alimentare, industria delle pelli, della carta, della plastica, ecc.), prodotti della pelletteria, altri
prodotti tessili e motori elettrici hanno rappresentato le altre principali voci merceologiche delle
esportazioni italiane in Tunsia. Da evidenziare la crescita di oltre il 21% dell'esportazione di prodotti
agricoli, presumibilmente frutto di una triangolazione verso la Libia e il forte calo nell'importazione di
macchinari dovuto al fatto che gli investimenti diretti sono stati moderati a causa dell'incertezza
politico/economica.
Contrariamente a quanto verificatosi nel corso del 2010, il trend per il 2011 delle esportazioni tunisine
verso l'Italia, specialmente per le voci principali, con l'esclusione dei prodotti petroliferi, é
essenzialmente negativo, riflettendo l'atteggiamento di cautela che il nostro Paese ha mostrato nei
confronti della Tunisia durante gli eventi che ne hanno cambiato la compagine politica. Nel corso del
2011, l'Italia ha acquistato dalla Tunisia prevalentemente articoli di abbigliamento, grazie alla
presenza di numerose imprese italiane delocalizzate di filiera, per un valore di circa 655 milioni di
22
Euro, pari a circa il 21.5% del totale, seguiti dal petrolio greggio, con un aumento, rispetto all'anno
precedente, di quasi il 50% e dalle calzature, sostanzialmente stabili. Articoli di maglieria,
apparecchiature di cablaggio ed oli vegetali seguono nella graduatoria dei principali prodotti importati.
E' da evidenziare la crescita del 114.6% in valore nell'importazione dall'Italia di prodotti derivanti dalla
raffinazione del petrolio, dovuto, sia all'aumento del prezzo del petrolio sul mercato mondiale sia dal
fatto che la raffineria di Bizerta (principale raffineria del Paese) é stata praticamente chiusa da gennaio
a settembre.
L'analisi delle esportazioni delle regioni italiane verso la Tunisia mostra un disequilibrio tra l'incidenza
delle vendite delle regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno, trainate, queste ultime, dalla Sicilia che
con oltre 463 milioni di Euro si posiziona seconda regione dopo la Lombardia per esportazioni verso la
Tunisia.
Anche per le importazioni, la regione italiana con il valore più alto é la Lombardia che, con 614
milioni di Euro, rappresenta, da sola, oltre il 23% del totale, seguita dal Veneto con 518 milioni di
Euro (20% del totale).
INTERSCAMBIO TUNISIA ITALIA
Esportazioni
Importazioni
Saldi
normalizzati %
Saldi
2010
2011
Var
%
2010
2011
Var
%
2010
2011
2010
2011
3.428.783
3.049.005
-11,1
2.330.906
2.575.409
10,5
1.097.877
473.596
19,1
8,4
Valori in migliaia di Euro - Elaborazioni ICE su dati ISTAT
23
PRINCIPALI MERCI ESPORTATE DALL'ITALIA
Valori in migliaia di Euro
2010
2011
Var %
192 - Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
814.226
532.868
-34,6
132 – Tessuti
310.878
295.280
-5,0
244 - Metalli di base preziosi e altri metalli non ferrosi; combustibili
nucleari
161.469
174.172
7,9
289 - Altre macchine per impieghi speciali
144.099
140.906
-2,2
151 - Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e
selleria; pellicce preparate e tinte
137.666
131.118
-4,8
139 - Altri prodotti tessili
127.738
125.759
-1,5
271 - Motori, generatori e trasformatori elettrici; apparecchiature per
la distribuzione e il controllo dell'elettricità
126.683
121.247
-4,3
141 - Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in pelliccia
105.573
111.373
5,5
85.846
101.165
17,8
100.463
101.093
0,6
95.134
95.941
0,8
100.421
86.111
-14,2
011 - Prodotti di colture agricole non permanenti
66.717
80.977
21,4
273 - Apparecchiature di cablaggio
69.469
67.325
-3,1
291 – Autoveicoli
42.295
57.063
34,9
281 - Macchine di impiego generale
74.415
55.242
-25,8
293 - Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori
49.618
46.402
-6,5
259 - Altri prodotti in metallo
43.067
43.859
1,8
131 - Filati di fibre tessili
48.327
42.138
-12,8
162 - Prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio
41.117
34.538
-16,0
201 - Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie
plastiche e gomma sintetica in forme primarie
222 - Articoli in materie plastiche
241 - Prodotti della siderurgia
282 - Altre macchine di impiego generale
Elaborazioni ICE su dati ISTAT
24
TABELLA ISTAT PRINCIPALI MERCI/SETTORI IMPORTATE DALL'ITALIA
Valori in migliaia di Euro
2010
2011
Var %
141 - Articoli di abbigliamento, escluso l'abbigliamento in pelliccia
642.130
654.995
2,0
061 - Petrolio greggio
262.786
391.063
48,8
152 – Calzature
257.483
254.537
-1,1
143 - Articoli di maglieria
128.100
125.423
-2,1
273 - Apparecchiature di cablaggio
119.587
104.477
-12,6
104 - Oli e grassi vegetali e animali
114.325
98.869
-13,5
56.066
84.532
50,8
82.416
78.547
-4,7
63.703
69.414
9,0
71.037
63.191
-11,0
222 - Articoli in materie plastiche
32.181
53.121
65,1
282 - Altre macchine di impiego generale
34.507
43.408
25,8
259 - Altri prodotti in metallo
31.568
40.371
27,9
261 - Componenti elettronici e schede elettroniche
25.610
37.935
48,1
192 - Prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio
16.536
35.480
114,6
27.801
32.095
15,4
131 - Filati di fibre tessili
27.724
31.455
13,5
132 – Tessuti
30.576
30.039
-1,8
381 – Rifiuti
15.088
24.070
59,5
281 - Macchine di impiego generale
29.267
22.110
-24,5
102 - Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati
271 - Motori, generatori e trasformatori elettrici; apparecchiature per la
distribuzione e il controllo dell'elettricità
293 - Parti ed accessori per autoveicoli e loro motori
201 - Prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie
plastiche e gomma sintetica in forme primarie
151 - Cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e
selleria; pellicce preparate e tinte
Fonte: elaborazioni ICE su dati ISTAT
La Tunisia, fino ai noti eventi del 2011, ha attraversato la fase avanzata di un processo di sviluppo e di
rinnovata apertura, iniziato più di dieci anni fa con l'avvio del programma di privatizzazioni e di
ammodernamento dell'economia (programme de mise à niveau) che ha stimolato i finanziamenti e gli
investimenti esteri, come hanno dimostrano i notevoli aumenti dei flussi netti fino alla fine del 2010
25
Anche tale settore ha purtroppo subito nel corso del 2011 un'importante contrazione a seguito
dell'attuale crisi che sta attraversando il Paese.
Secondo i dati pubblicati dalla FIPA (Foreign Investment Promotion Agency) gli investimenti esteri
diretti (IDE) si sono attestati nel 2011 a 1.615,9,5 milioni di dinari (escluso portafoglio) contro i
2.165,0 milioni di dinari del 2010 registrando una flessione pari al 25,4%. Gli investimenti di
portafoglio sono ammontati nel 2011 a 102,4 milioni di dinari contro i 252,7 dell'anno precedente
registrando una caduta del 59,5%. L'analisi settoriale dei flussi degli IDE rileva una forte
concentrazione nel settore energetico per un totale di circa 1.060 MDT.
La prossimità geografica e culturale ha da sempre giocato a favore dei Paesi europei, anche se, ad un
grado inferiore, quelli asiatici non sono rimasti indifferenti alla posizione di piattaforma regionale di
produzione e di esportazione che la Tunisia sta sempre più assumendo.
Negli ultimi anni si é registrata la tendenza ad una pur lieve migrazione degli IDE verso le regioni
dell'interno del Paese, che dispongono ormai dell'infrastruttura di accoglienza necessaria e in grado di
consolidare le loro attrattive territoriali rispetto alle regioni costiere.
Importante è il partenariato, circa la metà delle imprese straniere sono associate a tunisini in jointventure a capitale misto e circa il 76% delle imprese straniere esportano la totalità della loro
produzione.
FLUSSO DEGLI IDE DEI PRINCIPALI PAESI (ultimi dati disponibili FIPA al 2011) Valori in milioni di DT – 1
DT = € 0,52 (media 2011)
PAESI
2007
2008
2009
2010
2011
PAESI UE
1 486.9
2 515.80
1705.7
1.442,6
1.146,4
di cui Italia
180.3
359.1
583.04
325.6
276,4
di cui: Industria
79.7
87.3
123.08
96,1
73,80
energia
97
270.56
451.9
221.9
194,9
agricoltura
3.2
1.2
4.8
0.0
1,20
turismo
1.3
5.5
5,70
servizi e altro
0.4
0.05
2.33
2.3
0,83
Francia
160.4
561.4
265.8
254.4
224,5
Gran Bretagna
825.6
1080.6
533.4
439.9
224,9
AMERICA
304.2
350.1
175.9
267.6
228,2
di cui: Canada
80.6
192.7
91.00
139.5
175,6
USA
223.7
115.1
84.90
128.1
52,5
PAESI ARABI
165.5
281.8
195.30
231.1
169,3
ALTRI PAESI
114.3
251.0
201.83
223.7
72,13
TOTALE GENERALE
2 070.9
3398.7
2 278.70
2 165.0
1.615,9
26
Nel 2011 Paesi dell'UE hanno confermato il loro primo posto in quanto a investitori diretti, i cui flussi
provenienti da Italia (al primo posto con un ammontare complessivo pari a 276,4 MDT) GB e Francia
hanno rappresentato un pó meno della metà dei flussi entrati nel 2011 e circa i 2/3 del totale dell'UE
Secondo i dati attualmente disponibili, pubblicati dalla FIPA, al 2011 in Tunisia sono presenti circa
3.100 imprese straniere (con più di 320.000 addetti), di cui circa 2.700 europee.
La penetrazione commerciale dei prodotti italiani sul mercato locale
La presenza del made in Italy in Tunisia è diffusa praticamente in tutti i settori, dai beni strumentali ai
prodotti intermedi, ai generi di consumo, con una componente significativa destinata alle imprese
offshore. Uno sforzo maggiore potrebbe essere compiuto nel settore dei servizi (grande distribuzione,
assicurazioni, banche, turismo culturale, sahariano, archeologico, d'affari, culturale e curativo, gestione
di piattaforme logistiche).
Gli investimenti diretti da e verso l´Italia
La presenza italiana in Tunisia nel settore degli IDE è rilevante ed articolata, con una spiccata
prevalenza nel settore manifatturiero, tessile in particolare. Lo sviluppo degli investimenti italiani in
Tunisia ha registrato una forte accelerazione negli ultimi anni, sia per volume che per numero delle
aziende italiane che si sono installate nel Paese. La Tunisia, in effetti, si presentava fino alla fine del
2010 con caratteristiche ideali per gli investitori italiani, per la vicinanza del Paese, la sicurezza, la
normativa particolarmente allettante sugli incentivi (peraltro prorogati sino alla fine del 2012), il basso
costo dei fattori di produzione, la stabilità politica, la limitata conflittualità sindacale ed in generale per
il quadro giuridico e normativo.
La Tunisia potenzialmente raggrupperebbe tutti gli elementi per costituirsi come "piattaforma” per
l'approccio ai mercati contigui, avvantaggiandosi degli accordi bilaterali e multilaterali con i Paesi
dell'UMA (Unione Maghreb Arabo). L'Accordo di Agadir in particolare, stipulato tra Tunisia,
Marocco, Egitto e Giordania, prevede la libera circolazione di beni industriali tra i quattro Paesi
firmatari a partire dal 1° gennaio 2005. Tuttavia, tale integrazione regionale, pienamente operativa dal
punto di vista giuridico-internazionale, stenta, nei fatti, a tradursi in flussi significativi di scambi.
27
Tra i settori portanti per eventuali interventi di promozione degli IDE si segnalano quelli delle nuove
tecnologie e della ricerca, con la creazione di parchi tecnologici (tecnopoli), alcuni ancora in corso di
realizzazione, fortemente sostenuti dagli organismi finanziari internazionali (BEI).
Le potenzialità di cooperazione commerciale ed industriale
Gli sforzi della Tunisia sono principalmente concentrati nel settore delle telecomunicazioni e dell'ICT.
Anche l'XI Piano di Sviluppo indica tali settori quali fattori chiave per lo sviluppo e la
modernizzazione dell'economia negli anni a venire. Ormai da oltre sei anni vi è stata l'apertura del
mercato della telefonia mobile ad un secondo operatore (TUNISIANA) ed il gestore pubblico di
telefonia fissa e mobile, Tunisie Telecom, è parzialmente privatizzato. Dal maggio 2010, inoltre, è
attivo anche un terzo operatore: Orange del gruppo France Telecom Si può prevedere, a medio
termine, un netto orientamento degli investimenti diretti stranieri sui servizi, sull'economia immateriale
e sulle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, settori in grande espansione e
caratterizzati da un forte valore aggiunto. Si è già riportato che particolare attenzione viene rivolta allo
sviluppo dei parchi tecnologici (tecnopoli) ed agli istituti di ricerca: la Tunisia ha progressivamente
aumentato i finanziamenti per la ricerca. Altri settori che utilizzano tecnologie mature, ma necessitano
d'innovazione, sono quelli relativi ai macchinari per la lavorazione dell'olio di oliva, del legno, del
marmo e delle materie plastiche.
Prima degli avvenimenti di gennaio la realtà economica tunisina, il suo forte sviluppo, e l'immagine
favorevole di cui godeva presso gli organismi finanziari internazionali, nonché presso le agenzie di
rating erano alla base di un rischio Paese piuttosto basso.
La Tunisia é un Paese che offre tuttora apprezzabili possibilità di investimento e di delocalizzazione
produttiva mentre le prospettive per l'esportazione sono abbastanza limitate, in special modo per i
beni di consumo (si tratta di un mercato di piccole dimensioni e con un potere di acquisto ridotto).
28
L’agroalimentare in Tunisia: import ed export
Tenuto conto delle specifiche risorse agricole del Paese, gli investimenti che si possono effettuare in
Tunisia nel settore agricolo, dell’allevamento, della pesca e della prima trasformazione dei prodotti,
usufruendo degli incentivi fiscali e finanziari sopra esposti, riguardano le seguenti tipologie di attività:
•
Coltivazione di prodotti dell’arboricoltura dotati di qualità superiore: agrumi, datteri,
melograni, olive da tavola e fico d’india
• Coltivazione di altri prodotti dell’arboricoltura: albicocche, pesche, mandorle, prugne ed uve
da tavola
• Coltivazione di prodotti ortolani primizie:
‐ Patata (varietà Nicola, Atlas, Pamina, etc.)
‐ Carciofo (Varietà Viola, Romanesco, Spinosa, etc.)
‐ Anguria, melone e cetriolo
‐ Cipolla, zucchino, melanzana ed aglio
‐ Pomodoro (Pomodoro Ciliegia, Pomodoro grappolo, etc)
‐ Peperone dolce, lattuga ed asparago Le principali zone di produzione agricola sono:
- Il SUD della Tunisia (Gabes, Tozeur et Kebili): coltivazione degli ortaggi in serre riscaldate dalle
acque geotermiche (pomodoro, melone, cetriolo e melanzana) ed i datteri
- Il CENTRO OVEST (Sidi bouzid-Kairouan): coltivazione delle primizie (Uve da tavola,
albicocche, pesche e mandorle)
- Il CENTRO EST (Monastir-Mahdia): coltivazione degli ortaggi sotto serre (peperoni morbidi,
pomodoro, melone)
- Il NORD EST della Tunisia (Nabeul-Manouba-Bizerte): coltivazione di agrumi, di vite da botte e
orticolture (Carciofi, patate)
•
•
•
•
•
Coltivazione di ortaggi e piante dell’arboricoltura
Piante aromatiche e medicinali: rosmarino, timo, artemisia, verbena, menta, geranio, basilico
Viticoltura
Olivicoltura
Floricoltura: Gladioli, Giglio, Ranuncolo, Rosa, etc
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•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Prodotti della pesca: Cefalopodi (polipi, seppie); Crostacei (gamberetti, aragosta); Pesci
(pagello, dentice, triglia)
Prodotti dell’acquacoltura: Pesci (lupo, orata); Molluschi (ostriche, vongole)
Prodotti biologici: la Tunisia è l’unico Paese dell’Area Medio-Orientale e del Nord-Africa ad
avere approvato una specifica strategia di sviluppo ed una regolamentazione ad hoc agricoltura
biologica,
Allevamento:
- Bovino e ovino e caprino, interessanti anche per la produzione di formaggi;
Equino, interessante soprattutto per capi di puro e mezzo sangue arabo e di razza Barba Apicoltura, interessante per la produzione di miele certificato biologico
- Lumache (Gran
grigio, piccolo grigio, Topadelli)
Trasformazione dei prodotti:
Condizionamento dell'olio d'oliva e di vini
Lavorazione di verdura e ortaggi: pomodori essiccati, cuori di carciofi, semi-conservati di
olive da tavola;
Surgelazione, liofilizzazione e disidratazione di frutta e verdura;
Conservazione e surgelamento dei prodotti del mare;
Mattatoi moderni ed unità di trasformazione delle carni rosse con macellazione realizzata
con metodo halal.
Il Certificato Halal
Il concetto di Halal (lecito) si contrappone a quello di Haram (illecito), termine che nel Corano
identifica alimenti e bevande che un musulmano non può assolutamente consumare.
I prodotti con la certificazione Halal sono considerati leciti in quanto garantiscono sull’origine di ogni
singolo ingrediente/componente e sulla filiera di produzione del prodotto che viene acquistato ed
utilizzato, garantendone l’aderenza alle prescrizioni religiose. In alcuni paesi, inoltre, la certificazione
Halal rappresenta un requisito doganale imprescindibile per l’ingresso di certi prodotti e per la loro
successiva commercializzazione. In termini generali, le procedure di certificazione Halal ricordano
quelle della certificazione per i prodotti biologici e per i prodotti Kosher. Le certificazioni Halal
si dividono in:
 certificazioni volontarie, da applicare a quei prodotti per cui non esistono specifiche
prescrizioni
 certificazioni obbligatorie, necessarie per i paesi in cui la vendita è preclusa a prodotti non
certificati in base ai requisiti stabiliti dagli organismi preposti, presso i quali è necessario che
l'ente certificatore sia accreditato. Laddove è richiesta la certificazione obbligatoria, ai
prodotti certificati viene garantito il superamento dei controlli doganali, semplificando quindi i
processi di import/export. Opportunità per le aziende del settore agroalimentare Questa certificazione, da un lato consente alle imprese italiane che esportano prodotti alimentari di
raggiungere anche i mercati di fede islamica (in cui sta crescendo sia il potere d’acquisto sia
l’attenzione alla cura della persona) dall’altro contribuisce all’integrazione della sempre più numerosa
30
comunità islamica residente nel nostro Paese.
Ai prodotti con la certificazione Halal sono, inoltre,
sensibili anche i consumatori che, pur non essendo di fede mussulmana, sono interessati al consumo
di prodotti per cui sia garantita una produzione in conformità con aspetti ambientali ed ecologici.
Caratteristiche di un alimento Halal
Le indicazioni di base, non esaustive, per la certificazione Halal, sono molto numerose e non esiste un
disciplinare condiviso universalmente. Tali indicazioni si riferiscono sia agli ingredienti che ai metodi
di fabbricazione.
Gli ingredienti
Affinché un alimento sia considerato Halal, non devono essere contenuti questi ingredienti:
 derivati da suini e più in generale di aminali non permessi dalla religione musulmana  derivati da animali permessi dalla religione musulmana, ma non macellati secondo il rituale
prescritto, o morti prima della macellazione  alcol etilico, sostanze inebrianti o qualsiasi sostanza ritenuta dannosa per la salute  provenienti da organismi geneticamente modificati (OGM).
Inoltre:  gli ingredienti ammessi non devono venire a contatto con prodotti derivati da ingredienti non
permessi o alcool  anche i conservanti, gli additivi e le varie sostanze presenti all’interno dei prodotti devono
essere Halal  esistono altri prodotti considerati potenzialmente “illeciti”, ma in questo caso il divieto di
usufruirne dipende dalla scuola di diritto islamico a cui si fa riferimento. Per la valutazione dell’idoneità degli ingredienti in molti casi è sufficiente il possesso dei certificati
dei fornitori, confermanti che le materie prime utilizzate sono Halal. La filiera di produzione La certificazione Halal comporta che tutta la filiera di produzione debba essere Halal:  deve essere evitato anche il solo contatto con prodotti impuri  in caso di contaminazione l’intero ciclo di produzione deve essere sanificato  le procedure di igienizzazione e sanificazione della filiera devono essere rigorose e
documentate (il riferimento sono le normative HACCP)  i prodotti igienizzanti e sanitizzanti, utilizzati sulle linee di produzione e confezionamento
non devono avere alcool tra i loro componenti.
Per un’impresa che opera nel settore alimentare si aprono quindi due possibilità:  creare un’apposita linea per i prodotti Halal con linee di produzione dedicate  programmare la produzione Halal subito dopo la sanificazione degli impianti. Scelta dell’ente di certificazione Per ottenere la certificazione Halal è necessario rivolgersi a un ente di certificazione tra i moltissimi
presenti sia in Italia sia nei paesi che hanno rilevanti scambi con nazioni di fede islamica.
Le
normative a cui gli enti di certificazione fanno riferimento sono però diversificate e non tutte sono
accettate dai consumatori o dalle procedure doganali dei Paesi di destinazione. A complicare la
situazione si registra la sostanziale limitazione, e in alcuni casi assenza, di riconoscimenti reciproci tra
31
enti o tra Paesi.
Per poter scegliere l’ente di certificazione più adatto alle proprie esigenze, e la società di consulenza
che meglio può supportare il conseguimento del marchio Halal, è bene considerare questi criteri:
 individuare i prodotti da certificare in base al paese di destinazione (o almeno all’area
geografica), privilegiando enti e società di consulenza che possano vantare una specifica
esperienza e riconoscimento nel territorio di riferimento, anche in relazione alla vigente scuola
di diritto islamico  tenere conto di accordi di partnership con associazioni di categoria considerare anche le indicazioni provenienti dalle Camere di Commercio italiane presenti nei paesi
di destinazione.
Procedura per la presentazione delle domande di iscrizione in liste di abilitazione
all'esportazione di alimenti di origine animale Per alcuni Paesi devono essere attivate procedure specifiche (Liste Ufficiali) per l’esportazione di
prodotti di origine animale. Tra i vari Paesi per cui queste procedure sono state definite figura la Cina,
il Brasile e la Federazione Russa.
In particolare, la procedura prevede che ogni stabilimento di
produzione deve presentare una domanda (firmata dal responsabile dello stabilimento) per ogni Paese
Terzo nel quale intende esportare, oltre alla documentazione specifica che i vari Paesi richiedono.
Inoltre deve essere allegato il parere dell’ufficio veterinario della ASL competente che dovrà:  accertare che i requisiti specifici, per la categoria merceologica richiesti da ogni singolo Paese,
siano stati soddisfatti;  attestare, tramite un verbale di sopralluogo, che nello stabilimento di produzione siano
applicate le procedure di sanificazione e le HACCP In particolare, le “Procedure di pulizia e sanificazione delle superfici a contatto SSOP per gli
stabilimenti in lista per l’esportazione verso gli USA e GHP per gli stabilimenti in liste per
l’esportazione verso altri Paesi Terzi” richiedono quanto di seguito riportato:  Lo stabilimento deve avere un programma scritto  La procedura deve includere pulizie e sanificazioni preoperative delle attrezzature, degli
utensili e di tutte le superfici destinate a venire a contatto con gli alimenti e la verifica delle
condizioni di pulizia e di funzionamento prima di iniziare la produzione; le attrezzature e gli
utensili devono essere elencati  La procedura deve includere sanificazioni operative, cioè prevedere le situazioni operative
nelle quali determinate superfici di tavoli, utensili ed altre attrezzature devono essere sanificate
durante le operazioni di produzione o essere escluse dall’impiego
• La procedura deve indicare la frequenza delle operazioni di pulizia e di verifica
• La procedura deve identificare le persone responsabili per l’implementazione ed il mantenimento
delle attività di pulizia e sanificazione e di verifica
• I registri/documenti relativi a queste procedure, e ad ogni azione correttiva adottata devono
essere mantenuti su base giornaliera
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• Le procedure definite ed il Piano HACCP devono essere datate e firmate dalla persona che ha
competenza generale sullo stabilimento.
Mentre, per quanto concerne l’applicazione delle procedure “HACCP Analisi dei pericoli e
monitoraggio dei punti critici di controllo” deve essere verificato quanto segue:
• Lo stabilimento deve avere per ogni prodotto un diagramma di flusso che descrive ed elenca
tutte le fasi del processo ed il percorso dell’alimento dalla materia prima al prodotto finito
• L’analisi deve includere la destinazione d’uso del prodotto o l’uso previsto a livello di
consumatore
• Lo stabilimento deve aver condotto per ogni fase del processo un’analisi dei pericoli che include
tutti i probabili pericoli microbiologici, fisici e chimici (che comprende il piano Haccp scritto per
ogni prodotto ove l’analisi dei pericoli abbia evidenziato uno o più pericoli, elenco dei CCP per
ogni pericolo identificato)
• Il piano Haccp specifica per ogni CCP
- il parametro di controllo preso in considerazione;
- il limite critico individuato per la misurazione de lparametro;
- le procedure di monitoraggio;
- la frequenza del monitoraggio effettuato in corrispondenza del CCP
• Il piano Haccp deve prevedere azioni correttive per le non conformità riscontrate (superamento
del limite critico) in fase verifica del monitoraggio e le azioni preventive riguardo alla possibile
ripetizione delle non conformità
• Il piano Haccp deve essere verificato periodicamente sulla base di molteplici risultati del
monitoraggio
• Il piano Haccp deve elencare le procedure adottate dallo stabilimento per verificare che il piano
sia implementato e funzionante efficacemente, nonché la frequenza di queste procedure di verifica
• Il sistema di mantenimento delle registrazioni del piano Haccp deve documentare il
monitoraggio dei CCP e deve includere le registrazioni con i valori reali misurati
• Per ogni partita lo stabilimento deve garantire la rintracciabilità e la documentazione del
monitoraggio dei CCP, compresa l’avvenuta adozione di eventuali azioni correttive
Il format dei vari documenti e le specifiche richieste di ogni Paese sono riportarti nel sito del
Ministero della Salute.
Per quei Paesi per i quali non sono previsti requisiti aggiuntivi, è necessario disporre esclusivamente
della certificazione veterinaria (riferimenti reperibili nel sito del Ministero della salute - sezione
“Veterinaria internazionale”). Si suggerisce, comunque, di contattare l’Ufficio dei Rapporti
internazionali (riferimenti reperibili nel sito del Ministero della salute - sezione “Direzione Generale
per i Rapporti con l'Unione Europea e per i Rapporti Internazionali”) e/o gli interlocutori commerciali
per valutare che non siano state avviate trattative specifiche di cui non vi siano ancora riferimenti
disponibili.
Infine, vi possono essere dei casi in cui le richieste del Paese Terzo siano limitate ad una attestazione
di libera vendita sul territorio della UE, in questo caso è sufficiente il certificato della ASL
competente, che, in base al proprio piano di controllo ordinario, la rilascia, per gli stabilimenti
registrati, a fronte del Regolamento CE 852/2004 o riconosciuti a fonte del Regolamento CE
853/2004.
33
L’importazione di prodotti dalla Tunisia
L’Italia ha saputo apprezzare da molti anni le vaste risorse agricole e della pesca della Tunisia,
collocandosi al primo posto come Paese importatore in questo settore. Permangono, ad oggi,
interessanti prospettive per l’importazione di prodotti agricoli e della pesca, fra cui:
- Olio di oliva
- Molti tipi di ortaggi di stagione e primizie
- Molti tipi frutta, in primis datteri
- Pesce fresco
- Semilavorati di pesce (es. sardine, acciughe)
- Semilavorati di ortaggi Esportazione di prodotti in Tunisia Per quanto riguarda la possibilità di esportare in Tunisia prodotti agroalimentari italiani, interessanti
prospettive sono legate alla:
- Liberalizzazione degli scambi per la quasi totalità dei beni di origine europea, fatta eccezione di
alcuni specifici prodotti (es. vino e alcolici, prodotti a base di carne di maiale), la cui importazione è
tuttora vietata e pertanto sottoposta a specifiche autorizzazioni e/o a particolari tasse al consumo;
- Consolidata immagine delle nostre produzioni nel Paese: l’Italia è il secondo esportatore di prodotti
agroalimentari in Tunisia, dopo la Francia;
- Progressivo aumento del consumo interno per effetto dell’incremento del potere d’acquisto e del
turismo e, più in generale della costante crescita economica e sociale del Paese;
Prodotti di interesse per il mercato tunisino
In questo contesto, buone prospettive vi sono per l’introduzione sul mercati tunisino delle seguenti
tipologie di prodotti:
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Prodotti
Cereali (mais, frumento, orzo, etc)
- Pasta classica a prezzi competitivi
- Pasta per diabetici e celiaci
- Impasti pronti per dolci
- Impasti pronti per pane/pizza
- Biscotti per diabetici/celiaci
- Crackers, fette biscottate, pani grigliati,
pani speciali.
Ortaggi di vario genere soprattutto
surgelati: cavoli, cavolfiori, patate,
fagiolini.
- Mitili congelati
- Preparazioni a base di crostacei (polpa
di granchio)
- Preparati a base di pesce come risotti,
paella, etc.
Succhi ed estratti vegetali per l’industria
dolciaria.
Succhi di frutta.
Semi di arachide, colza, girasole, destinati
alla produzione di oli.
Note
Nel 2007 il valore delle importazioni è stato di circa 31,
5 mln di euro e le prospettive restano promettenti.
I cereali importati vengono trasformati e confezionati
dalle aziende locali.
In base ai dati provvisori di maggio 2008 dall’Indagine
UN.I.P.I. (Unione Industriali Pastai Italiani), la Tunisia
si colloca al terzo posto (dopo Italia e Venezuela) come
consumo pro-capite di pasta alimentare.
La pasta per diabetici e per celiaci si vende
tendenzialmente in farmacia, ma anche la grande
distribuzione si sta attrezzando.
Le marche italiane sono soprattutto presenti nel
comparto della prima colazione (Mulino Bianco,
Colussi) ed in maniera limitata delle merendine (Matilde
Vincenzi, Pavesi)
Rimangono ampi margini di crescita sia nel settore dei
biscotti secchi che in quello dei biscotti ripieni.
Pur essendovi nel Paese notevoli produzioni di ortaggi,
infatti, sussiste una carenza tecnologica nella
trasformazione, specie per quel che concerne i sistemi di
refrigerazione e conservazione dei prodotti.
La Tunisia è un grande esportatore di pesce e il
comparto in cui è più carente è nella produzione di
mitili.
Alcune aziende italiane presenti: Torrente, Iblea Frigo
Questi prodotti hanno un mercato di nicchia però
rilevante;
L’Italia in questo comparto ha un’alta immagine
di marca ma prezzi abbastanza alti, per cui occorre
puntare su prodotti a prezzi competitivi;
Vengono importati dagli operatori locali e quindi
lavorati e/o confezionati e commercializzati con marchio
proprio.
Le imprese locali acquistano il prodotto che poi
trasformano/confezionano con marchio proprio. In
questo comparto vi sono margini di ingresso, a patto che
i prodotti abbiano prezzi competitivi.
Vengono importati dagli operatori locali e quindi
lavorati e/o confezionati e commercializzati con marchio
proprio.
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- Prodotti omogeneizzati e liofilizzati di
vario tipo
- Lieviti
- Zucchero
- Caramelle
Caffè macinato e in cialde
Per quanto riguarda gli omogeneizzati per bambini si
tenga presente che non vengono importati quelli a base
di carne per ragioni religiose.
In questo comparto vi sono margini di ingresso nel
mercato, se i prezzi sono competitivi.
Per gli zuccheri, spesso viene importato il prodotto sfuso
che poi viene confezionato in articoli a marchio proprio.
Con la liberalizzazione del caffè sono presenti nella
grande distribuzione: Illy e Lavazza.
Possibilità per altre marche di inserirsi con prezzi meno
alti, rivolti a una fascia medio e medio-alta di
consumatori.
Il sistema distributivo tunisino
Il tessuto distributivo nel settore agroalimentare si caratterizza in Tunisia da due livelli: un primo
livello, molto più antico e radicato è costituito dalle piccole botteghe sparse su tutto il territorio, in
città, come in campagna; un secondo livello distributivo è costituito da catene di supermercati e, più
recentemente, di ipermercati.
Duranti gli ultimi decenni, le grandi superfici hanno conosciuto in Tunisia una crescita continua, per
quantità e per quote di mercato: il forte sviluppo dei supermercati e degli ipermercati è avvenuto
soprattutto intorno alla capitale e ai capoluoghi delle grandi città, laddove il potere di acquisto è più
elevato ed i modelli di consumo ricalcano quelli europei. E’ importante sottolineare il fatto che il
Governo Tunisino, pur favorendo l’insediamento dei supermercati e degli ipermercati, continui a
proteggere il piccolo e il piccolissimo commercio al dettaglio, in quanto questo rappresenta sia un
sistema distributivo ancora valido nelle zone rurali del Paese sia un importante fattore di stabilità
sociale. In ogni caso e poiché l’evoluzione dei sistemi distributivi si conforma alla struttura sociale ed
economica di riferimento, è da escludere che nel medio periodo le piccole botteghe potranno essere
coinvolte nella commercializzazione di prodotti stranieri, fatta eccezione per alcuni esercizi collocati in
zone ad alta affluenza di turisti e/o residenti stranieri; anche in questi casi il loro approvvigionamento
avviene mediante canali poco strutturati e di dimensioni ridotte.
36
Attualmente il sistema della grande distribuzione realizza in Tunisia il 2% del PIL, un livello molto più
basso di quello registrato nei paesi europei (23%); malgrado ciò, ed in considerazione del fatto che il
tasso di crescita annua si attesta attorno al 15%, il sistema della GDO in Tunisia presente un rilevante
potenziale di crescita.
A seguito dell’Accordo di Libero Scambio con l’UE, infatti, la Tunisia di oggi rappresenta un mercato
potenziale in continua evoluzione per le aziende europee che beneficiano di un regime doganale
privilegiato per l’esportazione della maggior parte dei propri prodotti.
Gli operatori della
distribuzione organizzata si articolano in Tunisia in tre attori principali:
‐ Il gruppo Mabrouk, che gestisce Monoprix dal 1999, questo gruppo si è dotato di una strategia di
espansione nazionale ed estera: nel 2003 ha acquisito la catena Touta, quindi i principali punti vendita
di “Le Passage”. Parallelamente ha realizzato un’alleanza con il Gruppo “Casino”, entrando nel
segmento degli ipermercati con il marchio Géant-Casino. Il gruppo detiene circa il 36% dei marchi
della grande distribuzione e si attesta come leader nel paese.
- Il gruppo Chaibi, ha iniziato per il segmento degli ipermercati (Carrefour), differenziandosi in seguito
su quello dei supermercati, mediante il marchio Champion. Il gruppo ha recentemente acquistato la
catena dei supermercati Bonprix portandosi a circa il 31% delle quote di mercato.
- Il marchio pubblico Magasin Général, si conferma come la prima catena quanto a punti vendita (43),
con una cifra d’affari globale tuttavia inferiore a quella dell’altra catena di supermercati di livello
medio alto, la Monoprix. Il marchio nel 2007 è stato acquistato in consorzio dalla società Gian
(Générale industrielle alimentaire du Nord) del gruppo Bayahi e dal gruppo Poulina, la società
selezionata per acquistare il 76,31 % del capitale detenuto dal settore pubblico. Infine nel novembre
del 2008 Magasin Général ha riacquistato le quote del gruppo Mabrouk (35 %) e Hamrouni (34 %) in
seno alla società Promogro.
- Il marchio Promogro, il cui capitale è attualmente detenuto dal Gruppo Poulina e Bayahi, copre il
13% di quota di mercato e si posiziona in un segmento acquisti semi-ingrosso.
37
Come esportare in Tunisia
La Tunisia appartiene all`Unione del Magreb arabo (UNA). Ha firmato l`accordo di Agadir, entrato in
vigore nel 2007, che prevede la realizzazione di una zona di libero scambio tra i paesi firmatari Egitto, Giordania, Marocco, Tunisia - e che concorre a stimolare il commercio tra questi quattro paesi
dell`Unione. Allo stesso tempo fa parte della grande zona araba di libero scambio.
Dal marzo 1995 la Tunisia è membro dell`OMC.
L`Unione Europea e la Tunisia il 17 luglio del 1995 hanno firmato un accordo di associazione, entrato
in vigore il 29 marzo 1998. L`accordo ha portato la realizzazione, a partire dal 2008, di una zona di
libero scambio di prodotti industriali, tra i due partner. Attualmente sono in corso delle discussioni per
liberalizzare il commercio di prodotti agricoli, dei servizi ed il diritto di stabilimento.
La Tunisia è inglobata nel partenariato euromediterraneo (processo di Barcellona divenuto Unione per
il Mediterraneo), che ha l`obiettivo di rafforzare la cooperazione tra l`UE e la regione mediterranea.
Allo stesso tempo la Tunisia è impegnata nella politica di vicinato stabilita dall`UE, che offre al paese
la possibilità di partecipare al mercato interno così come ai suoi programmi e politiche ottenendo lo
status, attualmente in discussione, di paese avanzato.
Alla luce degli eventi attuali, l`UE intende rafforzare la propria assistenza nei confronti della Tunisia
mediante la concessione di ulteriori fondi attraverso la strumento europeo di vicinato e partenariato.
Sono previste altre forme di sostegno, in particolare attraverso la Banca europea degli investimenti.
Il Consiglio ha adottato, in consultazione con le autorità tunisine, misure restrittive mirate, nei
confronti di persone responsabili di appropriazione indebita di fondi pubblici. (Regolamento del
38
febbraio 2011 (GU L del 5 febbraio 2011) a seguito della decisione del Consiglio europeo del 31
gennaio 2011).
Va sottolineato che vi è la libertà di importazione.
Oltre alla dichiarazione in dogana (DAU) usualmente richiesta per tutte le spedizioni (salvo all`interno
dell`Unione europea), le spedizione destinate alla Tunisia, devono essere accompagnate dai documenti
di seguito riportati.
A partire dal 1° gennaio 2007, sono state apportate delle modifiche operative alla compilazione del
DAU.
a) Fattura commerciale
Deve essere redatta almeno in tre copie, oltre alle informazioni usuali, deve riportare le seguenti
informazioni:
- data di conclusione del contratto non superiore a tre mesi;
- il valore FOB, qualunque sia la modalità di spedizione;
- il riferimento, all`occorrenza, di un rappresentante accreditato in Tunisia;
- la seguente dichiarazione ¨ si certifica che le merci riportate nella fattura sono di fabbricazione e
origine... e che i prezzi di seguito indicati concordano con i prezzi in vigore sul mercato di
esportazione¨;
- eventualmente, la clausola di conformità alle norme.
Le importazioni di merci sono sottoposte all`obbligo di domiciliazione presso una banca con qualità di
intermediario con la Banca centrale della Tunisia.
39
b 1) Documento EUR-MED
Con decisione n.1/2006 del Consiglio di associazione UE-Tunisia, del 28 luglio 2006, che modifica il
protocollo n. 4 dell’accordo euromediterraneo, relativo alla definizione della nozione di prodotti
originari e ai metodi di cooperazione amministrativa, è stato sancito che per beneficiare del regime
preferenziale applicato ai prodotti comunitari importati in Tunisia, occorre presentare il certificato
EUR 1 o in alternativa il certificato EUR-MED quale giustificativo di origine.
nota: Decisione n.1/2006 del Consiglio di associazione UE-Tunisia, del 28 luglio 2006, che modifica il protocollo n. 4
dell’accordo euromediterraneo, relativo alla definizione della nozione di prodotti originari e ai metodi di cooperazione
amministrativa. Protocollo n. 4 relativo alla definizione della nozione di prodotti originari e ai metodi di cooperazione
amministrativa
40
b) Documento EUR.1 o EUR-MED
Per beneficiare del regime preferenziale applicabile ad alcuni prodotti originari dell`Unione Europea,
gli esportatori possono emettere un certificato EUR.1 o EUR-MED che servirà a destinazione, come
giustificativo d`origine.
Le spedizioni inferiori a 6.000 euro, comportano la redazione di una dichiarazione. Questa deve essere
redatta su una fattura, un buono di consegna o qualsiasi altro documento commerciale che descriva i
prodotti in modo sufficientemente dettagliato per essere identificati.
La dichiarazione è la seguente:
¨L`esportatore dei prodotti riportati nel presente documento (autorizzazione doganale n°..),
nota: Se la dichiarazione sulla fattura è redatta da un esportatore riconosciuto, il numero di autorizzazione di questo
esportatore deve essere indicato sullo stesso documento.
Se la dichiarazione sulla fattura è redatta da un esportatore non riconosciuto l`indicazione tra parentesi è omessa, ossia lo
spazio deve essere lasciato in bianco.
dichiara che, salvo indicazione contraria, questi prodotti hanno origine preferenziale.....¨
nota: L`origine dei prodotti deve essere indicata
- cumulation applied with (nome del paese o dei paesi);
- no cumulation applied
nota: Conviene riempire la prima indicazione o barrarla in funzione dell`esistenza o meno di un cumulo di origine euromeditaerranea.
¨....................¨
(luogo e data)
¨....................¨
(firma dell`esportatore e indicazione per esteso del nome della persona firmataria).
Le regole relative all`emissione e all`utilizzazione di questi documenti sono precisati nell’allegato X.
41
c) Certificato d`origine
Per i prodotti di origine comunitaria che non possno beneficiare del documento EUR.1 e per i prodotti
non comunitari, è richiesto un certificato di origine che dovrà essere redatto sul formulario
comunitario.
Le regole relative all`emissione e utilizzazione del documento sono precisate nell’allegato XI.
d) Certificato fitosanitari
Per la frutta, i legumi, le sementi e altri vegetali.
nota: Il certificato viene rilasciato dal servizio fitosanitario delle Regioni di appartenenza (su richiesta dell'interessato 10
giorni prima della partenza del prodotto).
Per la frutta, i legumi, le sementi e altri vegetali.
e) Certificato di macellazione
Secondo il rito islamico è necessario per le carni.
nota: Il certificato viene rilasciato dalla Direzione del Centro Islamico culturale d'Italia, via della Moschea, 85 - 00197
Roma - tel. 06.8082167 - fax 06. 8079515 cui va indirizzato un fax di richiesta per ottenere le informazioni circa i tempi,
modalità e costi.
f) Certificato sanitario
Per i prodotti di origine animale rilasciato dalle ASL di appartenenza.
nota: il certificato viene rilasciato dalle ASL di appartenenza, ufficio veterinario.
Prima della spedizione è sempre utile informarsi presso il proprio importatore.
g) Certificato o attestato di libera vendita per i cosmetici.
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Redatto sulla base delle informazioni fornite dall`esportatore, attesta che i prodotti spediti sono
conformi alla legislazione italiana ed in libera e corrente vendita in Italia.
nota: per i prodotti cosmetici può essere richiesto sia il certificato di libera vendita, sia l`attestato di libera vendita. Il
certificato di libera vendita va richiesto al Ministero della Salute (la richiesta va fatta alla sede centrale di Roma, 30
giorni prima della spedizione delle merci e per conoscenza all`assessorato della sanità locale. L`attestato di libera vendita
va richiesto alle Camere di commercio di competenza (Allegato XV – fac-simile attestato). Ministero della Salute Direzione
Generale dei Farmaci e dei Dispositivi Medici –Ufficio VII Viale della Civiltà Romana, 7 - 00144 Roma Tel. 06 59943199
Fax 06 59943352.
Visti
Non è richiesto alcun visto consolare.
Trattamento degli imballaggi in legno
Sebbene non vi sia alcuna normativa in proposito, conviene utilizzare legni indenni da parassiti.
Disposizioni doganali
Le imposte doganali applicate sono le seguenti:
- tutti i prodotti 16,5%
- prodotti agricoli 24,6%
- prodotti non agricoli 15,2%
Conformità alle norme
Esiste un controllo di conformità alle norme sulle importazioni che si svolge in tre modi:
- un controllo tecnico sistematico, da parte del servizio preposto
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nota: L'attestazione di corrispondenza alle disposizioni in vigore avviene da parte dell'INNORPI ( con l'apposizione del
marchio di conformità alle norme. La Tunisia accetta tutti i principali standard internazionali quali ISO 9000, DIN, ASTM
(USA), BS (inglese), FN (francese), JIS (giapponese) ed in generale tutti gli standard sempre che questi non siano inferiori
a quelli locali eventualmente esistenti.
- un certificato di conformità alle norme del paese di origine, europeo o internazionale; in questo caso,
la fattura deve comportare una clausola di conformità firmata dall`esportatore e vistata da una Camera
di commercio che dica: ¨si dichiara che i prodotti oggetto di questa fattura sono conformi alle
specifiche richieste dall`importatore tunisino, alle norme tunisine in vigore o in mancanza alle norme
internazionali se ne esistono¨,
- una lista di carico.
Trasporto
a) Documenti di trasporto
Il Bill of Lading (Polizza di carico) è un documento che contiene i particolari del trasporto
internazionale delle merci per mare. Serve da prova dell'avvenuta consegna delle merci da parte del
vettore. Serve come prova del contratto del trasporto che obbliga il vettore a trasportare le merci al
destinatario. Il proprietario della polizza di carico è il proprietario delle merci. Deve essere preparata
dal vettore o dal suo agente come polizza di carico “clean” e “unclean”; non è richiesta nessun forma
specifica, a condizione che il documento corrisponda alle convenzioni applicabili per quanto riguarda
sia la forma che il contenuto; è pubblicata solitamente in inglese. La polizza “clean” contiene le
condizioni di carico secondo le quali le merci sono ricevute senza danni, mentre la polizza “unclean”
di carico indica che le merci ricevute sono danneggiate o nell'ordine difettoso. Se una polizza di carico
sporca (unclean) è pubblicata, la banca di finanziamento può rifiutare di accettare i documenti dello
speditore.
Il WayBill (Titolo di trasporto) è un documento che contiene i particolari del trasporto internazionale
delle merci su strada; deve essere emesso dal vettore o dal suo agente, non è richiesta forma specifica,
a condizione che il documento corrisponda alle convenzioni applicabili per quanto riguarda sia la
forma che il contenuto La convenzione sul contratto per il trasporto delle merci internazionale su
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strada si applicherà ad ogni contratto per il trasporto su strada, su veicoli, delle merci soggette a
pagamento, se il posto di cambio di gestione delle merci ed il posto indicato di consegna sono situati in
due paesi differenti, di cui almeno uno è un membro della convenzione di CMR. Tranne per Malta,
tutti gli Stati Membri dell'UE sono membri della convenzione di CMR. Solitamente è pubblicato nella
forma bilingue o multilingue. Deve essere presentato in quadruplicato ed essere firmato dal mittente e
dal vettore. Un Waybill copre le merci caricate in ogni veicolo.
b) Assicurazione Trasporto
La regolamentazione in vigore in Tunisia prevede che le spedizioni destinate al Paese superiori a 3.000
dinari debbano essere assicurate presso compagnie locali accreditate.
Per i trasporti marittimi, l`assicurazione minima è la garanzia ¨FAP franc d`avaries particuliers sauf
(Franco lungo bordo)¨.
Lista dei colli
È un documento che contiene i particolari della spedizione e che serve da base per il trattamento
doganale delle merci. La lista di imballaggio deve essere preparata dall'esportatore in francese o in
arabo secondo la pratica aziendale standard, compresi i particolari del contenuto dell'imballaggio, della
descrizione delle merci, dei contrassegni e dei numeri.
Spedizione temporanea
Procedura ATA
E` possibile esportare temporaneamente con destinazione Tunisia, secondo le procedure ATA.
note: Rilasciato dalle Camere di commercio di competenza.
La procedura permette l`ammissione temporanea:
- di materiale professionale,
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- di merci destinate ad essere presentate a fiere; mostre ed altre manifestazioni commerciali,
- di merci in transito.
Altri documenti
Un decreto fissa i criteri generali di fabbricazione, di utilizzo e di commercializzazione dei materiali e
oggetti destinati ad essere messi in contatto con le derrate alimentari.
L’Agenzia di Promozione dell’Investimento Estero
L’Agenzia di Promozione dell’Investimento Estero «FIPA-Tunisia» è l’unico interlocutore
dell’investitore straniero.
FIPA-Tunisia è un organismo nazionale, creato nel 1995, sotto la tutela del Ministero dello Sviluppo e
della Cooperazione Internazionale. Certificata ISO 9001 dal 2003, l’agenzia è incaricata di dare il
sostegno necessario agli investitori esteri e di fornire loro di un’assistenza qualificata e gratuita.
FIPA-Tunisia ed i suoi uffici all’estero formano una rete:
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d’informazione sulle opportunità d’investimento in Tunisia e i principali motivi che fanno della
Tunisia un sito privilegiato per gli IDE. Tutte le informazioni utili sull’economia tunisina, le
risorse umane, l’infrastruttura, le incentivazioni all’investimento sono presentate in un’ampia
documentazione in diverse lingue,
di contatti da Tunisi o dall’estero grazie ad un lavoro di prospezione preliminare e di missioni di
contatti specifici per rispondere ai bisogni degli investitori,
di consulenza sulle condizioni appropriate per il successo dei progetti, le regioni d’insediamento, i
regimi d’investimento, le modalità di finanziamento, etc.,
d’accompagnamento dell’investitore nelle sue visite di prospezione in Tunisia e nelle varie fasi di
realizzazione del suo progetto. I programmi di contatto con le istituzioni e le imprese tunisine, a
seconda dei settori di attività desiderati e i centri d’interesse degli investitori vengono elaborati dai
responsabili di FIPA.
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