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Indice
Ringraziamenti
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Presentazione
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Introduzione
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I EZIOLOGIA DELL’OMOSESSUALITÀ:
OMOSESSUALI SI NASCE O SI DIVENTA?
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Ipotesi genetico-costituzionale dell’omosessualità –
Concezione sociale dell’omosessualità – Modello
multidimensionale di tipo bio-psico-sociale
II OMOSESSUALITÀ, PSICHIATRIA
E PSICOANALISI
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L’omosessualità è una malattia? – Freud e l’universalità del desiderio omosessuale – Jung e il significato archetipico dell’omosessualità – Orientamento relazionale della psicoanalisi
III OMOSESSUALITÀ, CHIESA CATTOLICA
E STATO ITALIANO
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L’omosessualità è innaturale? – L’Italia e il tradimento dei principi costituzionali di libertà e uguaglianza – L’Unione Europea e il divieto di discriminazione
IV IDENTITÀ OMOSESSUALE
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Infanzia e figure genitoriali – Identità omosessuale
precoce – L’isolamento dell’adolescenza – Il lutto per
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l’eterosessualità – La scoperta tardiva dell’omosessualità – La costruzione dell’identità omosessuale
V
IL LUOGO PSICOLOGICO
DELL’OMOSESSUALITÀ MASCHILE
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Alla ricerca del Padre perduto: il viaggio verso il Sé
maschile – Dall’imago materna all’immagine guida
maschile – La funzione mediatrice dell’Anima tra
Puer e Senex – Personalità maschile del Sé e Anima: l’Ermafrodito
VI
IL LUOGO PSICOLOGICO
DELL’OMOSESSUALITÀ FEMMINILE
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Il ritorno alla Madre: il viaggio verso il Sé femminile – Dalla Madre all’Archetipo Femminile nella sua
integrità – La carica aggressiva ed erotica dell’Animus per rompere la simbiosi Madre-Figlia – Personalità femminile del Sé e Animus: l’Ermafrodito
VII
IL DRAMMA DELLA CLANDESTINITÀ
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Coming-out e riconoscimento – Il prezzo della clandestinità – Il tabù familiare – Il ruolo del figlio omosessuale in famiglia
VIII OMOFOBIA INTERIORIZZATA
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L’omofobia negli eterosessuali – L’omofobia negli
omosessuali – Negazione dell’omosessualità – Atteggiamenti persecutori e paranoici – Vergogna, insicurezza e deficit di aggressività
IX
LA COPPIA OMOSESSUALE
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Forza e debolezza della coppia omosessuale – Isolamento sociale – Narcisismo, gelosia e invidia – Diversi livelli di accettazione dell’omosessualità – Libertà, comunicazione e solidarietà
Conclusioni
LA NUOVA FRONTIERA DELL’AMORE
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Interviste
119
Bibliografia
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Introduzione
Gli omosessuali non sono solo omosessuali, così come
gli eterosessuali non sono solo eterosessuali. Lo sa la psicoanalisi, che, con Freud e Jung, ha dimostrato la naturale bisessualità dell’individuo, ma lo sanno anche gli uomini e le donne. Da sempre. Lo stesso Gilgamesh che amò il
selvatico Enkidu amò anche le donne e la passione che infiammò Saffo per Gòngila non le impedì di essere madre di
Cleide.
Il termine «omosessuale» è un’invenzione moderna. Fu coniato da alcuni psichiatri tedeschi nel XIX secolo, a seguito di
un fenomeno altrettanto moderno, quello dell’attrazione erotica per i rappresentanti di un unico sesso: il desiderio per le
sole donne o per i soli uomini discende dalla cultura ebraicocristiana e sopravvive, trionfante, nella nostra società, sempre più normativa e tecnologica e, nello stesso tempo, sempre più avara di sentimenti e priva di anima.
La dinamica omosessuale è presente nella psiche degli
uomini e delle donne eterosessuali, quanto la dinamica eterosessuale è presente nella psiche degli omosessuali. Questo
non significa necessariamente vivere e agire entrambi gli
aspetti della propria sessualità, ma significa che, dal punto di
vista della dinamica psichica, gli omosessuali non sono troppo diversi dagli eterosessuali: è solo la distribuzione dei pesi
psicologici ad essere diversa in loro. «Omosessualità ed eterosessualità risultano così delle “specializzazioni” necessarie
nell’ambito della più generale attitudine alla sessualità, all’erotismo e alla capacità di relazione» (Schellenbaum, 1991).
Nessun individuo, nell’intero corso della sua esistenza,
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potrà mai esplorare tutte le potenzialità umane: il suo temperamento, il contesto culturale e l’epoca storica in cui vive saranno i limiti all’interno dei quali potrà, con diversi investimenti energetici, costruire la sua identità e trovare il
proprio equilibrio psichico individuale.
Con questo lavoro vorrei tentare di esporre, nei limiti
dell’umana capacità di comprensione, la dinamica psichica
dell’omosessualità, maschile e femminile, in relazione alla
dinamica eterosessuale. Cercherò anche di illustrare il modo in cui si costruisce l’identità omosessuale, a partire dall’infanzia e dall’adolescenza, fino all’età adulta, ma soprattutto proverò a descrivere l’esperienza soggettiva degli
omosessuali, a cui la società assegna un ruolo preciso,
quello di rappresentare gli aspetti negati della sessualità di
tutti noi. È con questo copione in mano, che gli omosessuali
si ritrovano spesso a vivere nella clandestinità e nell’emarginazione e a confrontarsi con la propria omofobia interiorizzata e con quella «legittima» altrui.
Nel Simposio Platone fa raccontare ad Aristofane l’origine della sessualità umana. In principio, l’Uomo era un tutto completo ed esistevano tre generi, uno maschile, uno
femminile e uno ermafrodito. Come punizione per la superbia umana, Zeus li tagliò, ognuno, in due. Il sesso dell’amato è così determinato dalla natura di quel tutto di cui
l’individuo faceva parte. Così, ogni metà si strugge di desiderio per la metà da cui è stata separata.
Come tutte le forme d’amore, l’omosessualità è la nostalgia di un’unità perduta. Come tutte le forme d’amore,
l’omosessualità elude qualunque piena comprensione e rimane un mistero.
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I
EZIOLOGIA DELL’OMOSESSUALITÀ:
OMOSESSUALI SI NASCE O SI DIVENTA?
IPOTESI GENETICO-COSTITUZIONALE
DELL’OMOSESSUALITÀ
La prima risposta alla domanda sull’eziologia dell’omosessualità è quella data dall’ipotesi genetico-costituzionale,
che postula l’esistenza di un’omosessualità biologica e congenita. Omosessuali si nasce e si resta, indipendentemente dagli agiti o dalla volontà di scelta. Nessuno può essere
giudicato responsabile del proprio orientamento sessuale.
Trattandosi di un fenomeno biologico, l’omosessualità
non è contro natura, così com’è stata a lungo considerata
dallo Stato e dalla Chiesa, ed è per questo che questa posizione è stata adottata dai diversi movimenti omofili e utilizzata come argomento a favore dei diritti civili degli omosessuali.
In particolare negli Stati Uniti, il movimento gay ha fatto propria l’ipotesi genetico-costituzionale per porre l’accento sulla naturalità e sull’inevitabilità dell’omosessualità,
in quanto fenomeno biologico, e per promuovere il dibattito sui diritti dei gay.
A lungo i ricercatori hanno tentato di trovare segni oggettivi di omosessualità in termini di differenze anatomiche
o morfologiche rispetto ai soggetti eterosessuali, ma non è
stato possibile, per nessuno dei due generi, definire alcuna morfologia tipicamente omosessuale, né tanto meno misurarla.
Un altro ambito indagato dalla ricerca scientifica è stato quello ormonale: a partire dalla scoperta – eravamo nel-
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l’ormai lontano 1927 – della produzione di ormoni sia maschili sia femminili da parte di entrambi i sessi, si sono ipotizzate combinazioni «anormali» di ormoni maschili e femminili negli omosessuali, nella direzione di una bisessualità
ormonale, se non addirittura di una sproporzione a favore
di ormoni maschili nelle donne e di ormoni femminili negli
uomini.
Questa teoria, peraltro mai concretamente dimostrata, è
entrata a far parte dell’immaginario collettivo, così come lo
è la convinzione che la sessualità sia fondamentalmente
una mera questione di ormoni. Ma gli ormoni, da soli, non
riescono a spiegare tutto quell’insieme, estremamente complesso e sfaccettato, di elementi che vanno a costruire la nostra sessualità, ovvero quell’insieme di desideri, fantasie e
comportamenti così profondamente psichici, proprio in
quanto umani.
L’altro grande ambito di ricerca è stato quello genetico.
Secondo uno studio degli americani Bailey e Pillard del
1991, che comparava 56 coppie di gemelli omozigoti con 54
coppie di gemelli eterozigoti e 57 coppie di fratelli adottivi,
un maschio omosessuale avrebbe le seguenti probabilità di
avere un fratello ugualmente omosessuale: il 52% se è gemello omozigote, il 22% se è gemello eterozigote e solo il 4%
se è un fratello adottivo.
Va però detto che, se il 52% dei gemelli omozigoti condivide lo stesso orientamento sessuale, il 48% non lo condivide. Il che vuol dire che l’omosessualità non è determinata
esclusivamente da un fattore genetico, altrimenti avremmo
un 100% di probabilità. E ancora, si potrebbe sostenere l’origine ambientale del comune orientamento sessuale: dopo
tutto, si tratta di fratelli cresciuti nella stessa famiglia.
Nel 1993, lo statunitense Dean Hamer, studiando 40
coppie di fratelli omosessuali maschi, scopre, per 33 coppie, la correlazione tra la regione Xq28 del cromosoma X e
l’omosessualità. Questo locus sembrerebbe influenzare l’orientamento sessuale nei maschi, ma non nelle femmine.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che Hamer ha sì trovato il marker genetico nelle coppie di fratelli omosessuali, ma
non ne ha verificata l’esistenza nei fratelli eterosessuali.
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Possiamo, dunque, affermare che nessuna di queste ricerche è riuscita ad aver ragione dell’origine ultima dell’omosessualità. Nell’orientamento sessuale esiste certamente una componente genetica, ma nessun fattore biologico,
preso singolarmente, può essere sufficiente a spiegare un
fenomeno così complesso come lo è quello della sessualità
umana.
Come sostiene Marina Castañeda (1999):
La scoperta di un «gene dell’omosessualità» sarebbe estremamente rassicurante per gli eterosessuali omofobici di
tutto il mondo. Confermerebbe l’idea che gli omosessuali
sono essenzialmente diversi da loro e che la società è in effetti divisa in due gruppi distinti: gli eterosessuali, «normali», e poi gli omosessuali «anormali». Ed è molto più
rassicurante vincolare l’omosessualità a un gene che intravedere un potenziale omosessuale in tutti gli esseri
umani.
Non possiamo fare a meno di notare quanto la teoria genetico-costituzionale dell’omosessualità non sia minimamente in grado di dare una spiegazione dei cambiamenti di
orientamento sessuale che avvengono nel corso della vita di
molte persone. Se si nasce eterosessuali, come si fa a diventare omosessuali e viceversa?
Ci sono evidentemente altre componenti, non biologiche,
che giocano un ruolo fondamentale nella determinazione
dell’orientamento sessuale, e che vanno prese altrettanto
seriamente in considerazione.
CONCEZIONE SOCIALE DELL’OMOSESSUALITÀ
In base a questa concezione, l’omosessualità non è un
fenomeno biologico, ma storico, sia in senso personale sia
in senso sociale. Omosessuale non è semplicemente chi
pratica atti omosessuali, ma chi si riconosce nell’identità
omosessuale.
Michel Foucault, nella sua Storia della sessualità, osserva che l’identità omosessuale, in Europa, è un fenomeno recente, che possiamo far risalire al XIX secolo: prima di allo-
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ra esistevano solo atti omosessuali (più o meno tollerati nelle diverse società), ma non persone omosessuali. All’identità
omosessuale moderna corrisponde non solo un fatto, ma
un’idea, quasi un fondamento ideologico. In questo senso,
l’omosessualità è tutto fuorché un fenomeno biologico, e corrisponde, invece, su un piano individuale, a un’identità, a
un tipo di sensibilità e a uno stile di vita, su un piano collettivo, a una comunità con un suo modo di pensare e di vivere e con una sua sotto-cultura di appartenenza.
Omosessuali, quindi, non si nasce, ma si diventa, così
come l’identità omosessuale la si costruisce e la si modifica
a seconda dei cambiamenti sociali e storico-ambientali, oltre che personali.
Fondamentale, dal punto di vista di questa teoria, è il
concetto di accettazione dell’identità omosessuale: omosessuale non è chi ha incontri sessuali con persone dello
stesso sesso, solo perché obbedisce ciecamente alle proprie
pulsioni o perché s’innamora, ma chi sceglie di essere
omosessuale nella piena libertà d’azione e in base a una ricerca affettiva consapevole. L’omosessualità è un universo
soggettivo che non riguarda solo i comportamenti, ma
coinvolge tutta la persona nella profondità del suo essere:
gusti, atteggiamenti, modi di pensare, di sentire e di vedere il mondo. In base a questa teoria, non è difficile capire
perché l’orientamento sessuale può cambiare in base alle
diverse fasi della vita, o perché una persona può considerarsi eterosessuale, pur avendo avuto rapporti omosessuali, o considerarsi omosessuale, senza aver mai avuto
relazioni omoerotiche.
Anche questa concezione si arena, però, dove si è arenata la precedente: l’approccio genetico-costituzionale postulava l’inevitabilità dell’omosessualità, perché di origine
biologica; questa teoria postula invece l’esistenza di un’omosessualità soggettivamente coltivabile. Ma, se la prima
non riusciva a dare una spiegazione dei cambi di orientamento sessuale nel corso della vita, quest’ultima non riesce
a spiegare perché mai, potendo decidere, gli omosessuali
che maggiormente patiscono la discriminazione non scelgano l’orientamento eterosessuale. Molti omosessuali han-
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no cercato e tuttora cercano di negare o di estirpare la propria omosessualità, senza però mai riuscire a inibire il desiderio fisico e il bisogno affettivo di una persona dello
stesso sesso. Come scrisse Freud: «Ci si domanda se le molteplici influenze accidentali bastino a spiegare l’acquisizione [dell’omosessualità] senza che non debba esservi nell’individuo qualcosa che ad essa è disposto» (Freud, 1905).
Nell’orientamento sessuale c’è evidentemente qualcosa di
più potente e irriducibile di una semplice preferenza legata al
contesto storico e sociale, e, nello stesso tempo, non sufficientemente spiegabile con una componente bio-genetica.
MODELLO MULTIDIMENSIONALE
DI TIPO BIO-PSICO-SOCIALE
Abbiamo visto come né l’ipotesi genetico-costituzionale
né la concezione sociale dell’omosessualità siano in grado di
spiegarne l’origine ultima.
Queste due teorie hanno il merito di mettere in luce importanti fattori chiave, ma sono entrambe accomunate dalla stessa lacuna: sottovalutano drasticamente l’importanza
della psiche.
La sessualità, come ogni altro fenomeno relativo alla formazione della personalità, andrebbe piuttosto analizzata facendo riferimento a un modello multidimensionale di tipo
bio-psico-sociale: solo tenendo conto dello sviluppo psichico
che segue la nascita dell’individuo, unitamente ai suoi tratti temperamentali e all’influenza della cultura e dell’ambiente circostante, possiamo cercare di cogliere appieno quella
mescolanza, tanto complessa quanto inestricabile, di natura e cultura che contraddistingue ogni condizione umana.
Solo un modello interpretativo di tipo bio-psico-sociale
può consentirci di non restare intrappolati in uno sterile riduzionismo biologico, da un lato, o in fuorvianti ritornelli
psico-sociologici, dall’altro: come quello, per esempio, per cui
l’omosessualità maschile sarebbe indotta da un sistema familiare costituito da una madre oppressiva e iperprotettiva
e da un padre passivo e assente. Solo un’attenta analisi psi-
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cologica ci permette di comprendere che l’omosessualità del
figlio può più correttamente essere letta come la causa e non
la conseguenza del comportamento dei genitori (Isay, 1989):
tanto più, infatti, i padri si sentono a disagio nei confronti
della sessualità dei figli, magari percepita solo inconsciamente, tanto più se ne difendono con una maggiore distanza affettiva, che la madre finirà per colmare con atteggiamenti eccessivamente premurosi e avvolgenti.
Ma delle dinamiche familiari che vedono coinvolti i figli
omosessuali tratteremo approfonditamente più avanti.
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