SCARICA LA CARTELLA STAMPA
Transcript
SCARICA LA CARTELLA STAMPA
Omnia Pro Arte L’11 novembre 1884 Alexandre Polovcov, curatore onorario del museo Stieglitz e intermediario per lo Zar insieme al pittore Aleksej Bogoljubov, telegrafa a quest’ultimo il messaggio atteso: «Considerez affaire comme conclue en principe». La celebre collezione di Basilewsky, conservata nella casa parigina al 31 della rue Blanche era stata acquistata in blocco per conto dello Zar Alessandro III, pagata 5,5 milioni di franchi con il denaro personale dell’Imperatore russo. Giungerà a San Pietroburgo il 15 gennaio 1885, con un treno speciale, per confluire nelle raccolte del grande museo sulla Neva, contribuendo a dar vita alla nuova “Sezione del Medioevo e del Rinascimento” collocata in venti sale del Vecchio Ermitage. Omnia Pro Arte era il motto scelto da Alexandre Petrovič Basilewsky, che aveva agito fino ad allora per realizzare «una raccolta di opere nella loro ininterrotta sequenza, dai primi saggi di arte cristiana delle catacombe fino alle sue ultime manifestazioni nel Rinascimento». Vasilj Verescagin “Sala della residenza di Alexandre Basilewsky a Parigi”, 1870 Acquarello su carta San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage www.palazzomadamatorino.it Comunicato Stampa Smalti, bronzi, oreficerie, avori: quasi 90 eccezionali opere dal Medioevo al Rinascimento de “le roi des collectionneurs” escono dall’Ermitage e tornano in Europa per la prima volta. In mostra a Torino. I conservatori dell’Ermitage avevano tentato in tutti i modi di impedire che il governo sovietico, tra il 1932 e il 1933, vendesse alcuni importanti pezzi della strepitosa collezione Basilewsky. Era stato lo Zar Alessandro III nel 1885 ad acquistare in blocco la prestigiosa raccolta, al prezzo esorbitante di sei milioni di franchi, prevenendo l’asta programmata da Drouot e attesa con ansia da esperti e collezionisti francesi. La collezione del conte Alexandre Basilewsky era infatti considerata, già alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, una delle maggiori attrazioni di Parigi. Le resistenze opposte dall’Ermitage alle autorità staliniste, in quegli anni difficili e duri di vendita delle opere del grande museo russo, non furono comunque sufficienti e 25 notevoli pezzi degli 800 giunti a San Pietroburgo alla fine del XIX secolo se ne andarono ad arricchire le maggiori raccolte d’arte del mondo (dal Victoria & Albert di Londra al Metropolitan Museum di New York, dalla collezione del barone Thyssen al Rijksmuseum di Amsterdam), inseriti tra i capolavori dell’arte medievale e rinascimentale. Una vera dispersione, tanto che in alcuni casi la destinazione finale rimane ancora ignota. La collezione Basilewsky per il resto rimase in Russia e solo ora un nucleo di 85 opere, esemplificative della sua altissima qualità e varietà, torna in Europa per la prima volta. Saranno esposte a Torino dal 7 giugno al 13 ottobre 2013 nell’eccezionale mostra “Il Collezionista di Meraviglie. L’Ermitage di Basilewsky” - curata da Enrica Pagella e Tamara Rappe - in uno dei luoghi divenuto punto di riferimento internazionale delle arti decorative: Palazzo Madama. Tra i capolavori eccezionalmente prestati ci saranno anche opere che, già inserite nella lista di vendita dal “Commissariato popolare per la Cultura del governo sovietico”, restarono all’Ermitage solo grazie alle preghiere, alle trattative, alle astuzie dei suoi conservatori, consapevoli del loro valore artistico e culturale. Tra queste, l’Acquamanile a forma di cacciatore a cavallo, opera renana dell’inizio del Duecento, o la strepitosa Cassetta reliquiario di Santa Valeria, protomartire dell’Aquitania: una delle più famose opere in smalto limosino del XII secolo, forse realizzata nel 1172 in occasione dell’investitura ducale, proprio a Limoges, di Riccardo Cuor di Leone, figlio del re di Inghilterra Enrico II e di Eleonora d’Aquitania. Comunicato Stampa Un vero evento dunque, promosso da Palazzo Madama-Fondazione Torino Musei, dalla Città di Torino, dal Museo Statale Ermitage e dalla Fondazione Ermitage Italia - con il fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo e la collaborazione di Villaggio Globale International - primo atto di una partnership in campo culturale siglata dal Sindaco di Torino Piero Fassino, dall’Assessore alla Cultura e Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Braccialarghe e dal Direttore dell’Ermitage Michail Piotrovsky, con la quale si dà il via ad un programma di relazioni e attività d’altissimo livello. Un accordo di collaborazione che s’inserisce nella strategia d’internazionalizzazione che l’Amministrazione comunale torinese sta promuovendo per offrire nuove opportunità al sistema economico e culturale subalpino. L’emozionante ritorno in Europa di una selezione eccellente della collezione Basilewsky, considerata tra le più ricche dell’Ottocento, corona d’altra parte anche un altro momento significativo per Torino che, proprio nel 2013, festeggia i 150 anni di vita del Museo Civico torinese. Dal nucleo originario del Museo, istituito dall’amministrazione comunale nel 1863 e inizialmente situato in via Gaudenzio Ferrari, si sono sviluppati la Galleria Civica d’Arte Moderna (1895) e il museo di Palazzo Madama (1934). Le sue collezioni hanno largamente contribuito alla nascita del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano (1938) e del Museo d’Arte Orientale (2008). La ricchezza del suo patrimonio si deve, oltre che alle ininterrotte campagne d’acquisto da parte della città, anche ai doni di grandi collezionisti e conoscitori come Emanuele Taparelli d’Azeglio (1816-1890), Leone Fontana (1836-1905), Ettore de Fornaris (1898-1978). La raccolta di arti decorative radunata dal nobile russo Alexandre Petrovič Basilewsky (1829-1899), noto ai suoi contemporanei come “le roi des collectionneurs”, spaziava dal IV secolo a metà del Cinquecento, da Bisanzio alla Spagna, dalla Francia alla regione del Reno e della Mosa fino all’Italia. Una collezione unica al mondo composta per la gran parte da rarissimi esemplari della prima arte cristiana e da stupefacenti e preziosi oggetti del Medioevo e del Rinascimento europeo: oreficerie, avori, smalti, vetri, ceramiche, tessuti, arredi lignei, provenienti da altre collezioni prestigiose o acquistati direttamente da monasteri e chiese in Francia, Austria, Svizzera, Italia. Nato in Ucraina nel 1829 da una nobile famiglia russa di proprietari terrieri e uomini d’arme, Basilewsky si era trasferito a Parigi negli anni Sessanta, come membro del corpo diplomatico dopo aver prestato servizio in India, Cina e a Vienna. Determinante, per il nascere della sua passione collezionistica fino ad allora dedicata alle armi orientali, fu l’incontro con il principe Soltykoff, raffinatissimo raccoglitore di arte medievale, mentre suoi consiglieri per gli acquisti divennero Alfred Darcel, futuro direttore del Musée de Cluny, e il critico Edmond Bonnaffé. A Parigi, Alexandre partecipò con gli oggetti più preziosi della sua raccolta alle Esposizioni Universali Comunicato Stampa del 1865, del ‘67 e del ‘78 e grazie a un imponente catalogo corredato di tavole a colori - una sorta di vademecum delle arti decorative pubblicato nel 1874 - fece conoscere al pubblico i capolavori collezionati, tanto che la sua casa al 31 della rue Blanche, nel IX Arrondissement, divenne punto di riferimento per artisti, conoscitori e amatori d’arte. Quando la sorte mutò, Basilewsky fu costretto a mettere all’asta la sua mirabile collezione e fu allora che lo Zar decise di intervenire. Il corpus di opere esposto ora a Torino offre l’opportunità unica di attraversare secoli di storia e d’arte, proponendo alcuni dei capolavori più alti nel campo delle arti decorative - intaglio in avorio, smalti limosini, maiolica italiana, vetri, armi, arredi lignei - con un ampio ventaglio di tecniche e stili. Tanti i capolavori in mostra. Per l’età medievale, accanto a quelli già citati, spiccano l’Olifante con medaglioni raffiguranti animali - corno da caccia o da guerra in avorio realizzato a partire da una zanna d’elefante, probabilmente eseguito in una bottega siciliana che vantava artigiani provenienti dall’Oriente (XI-XII sec.) - e la Statua-reliquario di Santo Stefano primo diacono cristiano, del XII-XIII secolo. Si tratta di un esempio eccezionale di questa tipologia, che di solito prevede statuette di piccole dimensioni, mentre in questo caso l’opera raggiunge quasi 50 cm. Il reliquiario è inoltre impreziosito da una gemma intagliata di origine bizantina inserita sulla legatura del libro tra le mani del santo: anche essa rischiò la vendita e la dispersione, ma fu salvata in extremis dai conservatori dell’Ermitage che proposero al “Commissariato popolare per la cultura del governo sovietico”, per la vendita all’estero, due arazzi settecenteschi. D’altissima qualità e rarità il Flabellum o ventaglio liturgico, della fine del XII secolo: un oggetto previsto nell’antica liturgia cristiana per scacciare gli insetti dal pane e dal vino consacrati. In rame e argento dorato, con filigrane, smalti champlevé policromi e pietre preziose, è forse di ambito renano o mosano, un capolavoro dell’oreficeria romanica. Nella sezione rinascimentale vanno ricordati alcuni superbi pezzi di Limoges realizzati da Pierre Reymond - come la Coppa con Scene dell’Antico Testamento o il Trittico costituito da sei placche in smalto con pittura a grisaille di altissima qualità, incorniciate da legno intagliato e dorato - ma anche le maioliche urbinati. Di assoluto rilievo, per esempio, è la Coppa con raffigurazione di re: una delle sole cinque opere che risultano firmate dal grande Nicola da Urbino, considerata la prima maiolica del Maestro datata (1521) e il primo esempio in cui Nicola ricorre alle composizioni di Raffaello. Pezzi d’eccezione della ceramica francese, di cui Basilewsky fu tra i primi collezionisti, sono infine le cosiddette “faiences de Saint-Porchaire” e le ceramiche di Bernard Palissy e della sua cerchia. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale con scritti di: Simonetta Castronovo, Cristina Maritano, Ekaterina Nekrasova, Enrica Pagella, Francesca Petrucci, Tamara Rappe, Marta Kryžanovskaja. www.palazzomadamatorino.it Protocollo d’intesa tra l’Ermitage e Torino Dopo la mostra l’importante partnership proseguirà il prossimo autunno con uno scambio di capolavori. L’Antonello da Messina a San Pietroburgo e un eccezionale Raffello in prestito a Torino. E’ stato siglato ufficialmente alla fine dello scorso anno, a San Pietroburgo e a Torino. L’Accordo di collaborazione tra il Museo Statale Ermitage, la Fondazione Ermitage Italia, l’Amministrazione Comunale di Torino e la Fondazione Torino Musei, per la “preparazione e la realizzazione di un programma d’iniziative di collaborazione culturale e scientifica”, entra nel vivo. La mostra che aprirà a Palazzo Madama il prossimo 7 giugno, frutto della collaborazione scientifica italo-russa è il primo atto e il primo risultato di una sinergia che si preannuncia intensa. Un’importante partnership culturale stretta dall’Amministrazione Comunale di Torino e dai suoi Musei Civici con l’Ermitage di San Pietroburgo, uno dei più grandi musei al mondo, nell’ambito della strategia d’internazionalizzazione che l’Amministrazione comunale torinese sta promuovendo, per offrire nuove opportunità al sistema economico e culturale subalpino. Il protocollo, che durerà fino alla fine del 2015, prorogabile per altri quattro anni, affida la cura scientifica del programma d’iniziative a Michail Piotrovsky, Direttore del Museo Statale Ermitage, e ad Enrica Pagella, Direttore di Palazzo Madama, e parla della possibilità di programmare progetti comuni di collaborazione e scambio come: stage di studio, scambio d’esperienze tra studiosi, restauratori e collaboratori scientifici, conferenze, seminari, tavole rotonde (e pubblicazione dei relativi atti), iniziative di collaborazione nel campo delle arti decorative alla luce dell’importanza delle collezioni presenti in particolare a Palazzo Madama, realizzazione di esposizioni che nascano dalla ricerca e dalla collaborazione scientifica comune, collaborazione alla partecipazione a bandi europei su tematiche di interesse comune, ecc. In cantiere, per quanto riguarda gli eventi, ci sono già alcune iniziative di grande impegno e valore culturale sia per il 2014 - che vedrà protagonista all’Ermitage l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, in occasione del Giubileo per i 250 anni del museo russo - sia per il 2015 con un’esposizione di grandissima attrattiva sulla pittura francese dal Seicento alla fine dell’ Ottocento da realizzarsi a Torino. Ma un’ulteriore iniziativa, a suggellare la prestigiosa intesa si proporrà anche questo autunno, con lo scambio tra San Pietroburgo e Torino di due assoluti capolavori artistici. Il Museo sulla Neva esporrà nella Sala di Apollo del Palazzo d’Inverno il bellissimo ritratto di Antonello da Messina delle collezioni torinesi mentre nel capoluogo piemontese, in via eccezionale, giungerà un superbo Raffaello, tra le opere più importanti dell’Ermitage: “La sacra famiglia con San Giuseppe imberbe”, riconducibile alla fase fiorentina dell’artista e realizzata da Raffaello per Guidobaldo da Montefeltro durante uno o più brevi soggiorni nella sua città natale, verso il 1505-1506. Suggestioni www.palazzomadamatorino.it Elenco Opere “il Collezionista di Meraviglie l’Ermitage di Basilewsky”* 1. Fondo di recipiente: Sacrificio di Isacco Italia, Roma, IV secolo Vetro, lamine d’oro, tecnica dei “fondi oro” diam. del fondo 9,5 cm 8. Lampadario a forma di disco Italia, VI secolo Bronzo, incisione diam. del disco maggiore 22,8 cm 2. Fondo di recipiente: San Pietro Apostolo Italia, Roma, IV secolo Vetro, lamine d’oro, tecnica dei “fondi oro” diam. del fondo 9,3 cm 9. Lucerna con ansa a forma di giglio Italia, VI secolo Bronzo, fusione e incisione alt. 11,3 cm, lung. 22,5 cm, larg. 15,3 cm 3. Lucerna a forma di pesce Italia, IV secolo Bronzo, fusione e incisione alt. 10,6 cm, lung. 11,7 cm, diam. 6,6 cm 10. Mosaico con angelo con un giglio nelle mani Bisanzio, VI secolo Mosaico con tessere in smalto e pietre naturali (marmo, ardesia), vetro vulcanico 157 х 85 x 8,0 cm 4. Uccello con il suo piccolo Italia, IV-V secolo Bronzo, fusione e incisione alt. 7,2 cm, lung. 13,5 cm, larg. 5,6 cm 5. Lucerna con ansa a forma di testa di drago Italia, IV secolo Bronzo, fusione e incisione alt.15 cm, lung. 22 cm, larg. 6,8 cm 6. Lucerna con ansa a croce Bisanzio, IV-V secolo Bronzo, fusione alt.10 cm, lung. 14,9 cm, larg. 5,1 cm 7. Placca votiva del vescovo Eraclide Italia, Roma, IV secolo d.C. Bronzo, lavorazione a incisione e intarsio in argento lung. 10,3 cm, alt. 6 cm, spess. 0,2 cm 11. Placca con scene bibliche Spagna Settentrionale, IX-X secolo Avorio, perline di vetro azzurro 23,6 х 10,3 cm 12. Riccio di pastorale Germania, Hildesheim, Primo quarto dell’ХI secolo Ottone, doratura 13. Riccio del pastorale Italia Meridionale, o Sicilia, XI secolo, montatura probabilmente del XIV-XV secolo Avorio, bronzo dorato 18 х 14,5 cm 14. Olifante con animali entro intrecci Sicilia o Italia Meridionale, XI-XII secolo Avorio Lunghezza 47,5 cm Elenco Opere 15. Placca con Visitazione di Maria a Elisabetta Italia, Amalfi, fine dell’XI secolo - inizio del XII secolo Avorio 17 х 10,8 х 1,1 cm 16. Coltello eucaristico con soggetti evangelici Spagna (?), inizio del XIII secolo Avorio 35,8 х 5 cm 17. Candeliere Lotaringia(?), Germania(?), seconda metà del XII secolo Bronzo dorato 26,3x13,5 cm 18. Candeliere: Sansone che spalanca le fauci del leone Lotaringia (?), Germania (?), seconda metà del XII secolo - inizi del XIII secolo Bronzo dorato 26,5 x 16x8 cm 19. Brocca: Cacciatore a cavallo Europa settentrionale (?), Ungheria (?), fine XII secolo -inizi del XIII secolo Bronzo fuso 26 x 24,5 x 9,5 cm 20. Cassetta reliquario con Cristo in trono Germania, Colonia, fine XII secolo Avorio semplice, legno, rame dorato, tracce di colore 5,5 х 16,5 х 18 cm 21. Flabellum Germania, fine XII secolo Rame dorato, smalto champlevé lung. 29,5 cm 22. Altare portatile Germania, Lotaringia, XII-XIX secolo Legno, pietra, ottone dorato, avorio, smalto champlevé, 17 х 25 х 14 cm 23. Filatterio reliquario Lorena, XII secolo Legno, rame dorato, champlevé 22,8 х 23 cm 24. Statua-reliquario di diacono (Santo Stefano) Francia (?), fine del XII secolo Legno, argento, pietre preziose e semipreziose 25. Croce reliquiario Germania, Colonia (?), ХIII secolo Legno, rame, argento, pietre 49,5 х 30 cm 26. Cassetta reliquiario di Santa Valeria con scene dell’«Adorazione dei Magi» Francia, Limoges, 1170-1180 (l’antina con la figura di San Pietro è un’aggiunta posteriore) Legno, rame dorato, smalto champlevé 23 x 27,7 x 11,7 cm 27. Cofanetto con rappresentazione della «Natività» e della «Fuga in Egitto» Francia, Limoges, 1200 circa Legno, rame dorato, smalto champlevé 22,5 x 23,2 x 8,8 cm 28. Cristo in croce Francia, Limoges, 1200 circa Rame dorato, smalto champlevé, vetro 30,5 x 22 x 4 cm 29. Placca di legatura con Crocefissione Francia, Limoges, primo quarto del XIII secolo, rilegatura nel XIX secolo (?) Elenco Opere Legno, rame dorato, smalto champlevé, vetro, cristallo di rocca 31,7 x 19,1 cm 30. Croce processionale Francia, Limoges, primo quarto del XIII secolo Legno, rame dorato, ottone, smalto champlevé 58,7 x 37 cm 31. Placca: Apostolo Filippo Francia, Limoges, 1231 circa Rame dorato, smalto champlevé 29,5 х 14,5 cm 32. Placca con Madonna e Gesù Bambino Francia, Limoges, metà del XIII sec. Rame dorato, smalto champlevé, sardonica intagliata, vetro 50,7 x 34 x 9 cm 33. Reliquario: Madonna con Bambino assisa in trono Francia, Limoges, metà del XIII secolo Rame dorato, smalto champlevé, vetro alt. 39 cm; piedistallo: 20,7 x 19,2 cm 34. Trittico con Crocifissione, Cristo Pantocratore e Quattro Apostoli Francia, Limoges, primo decennio XIII secolo; pietre intagliate del I-II secolo (rimontaggio metà del XIX secolo) Legno, ferro, rame dorato, smalto champlevé, pietre semipreziose, vetro alt. 39 cm, larg. 24,8 cm / 51 cm (aperto) 35. Reliquiario a forma di edificio a pianta quadrata Reno Inferiore (?), inizio del XIII secolo Legno, argento, rame dorato, vetro colorato, lavorazione a niello 34,5 х 18 х 18 cm 36. Reliquiario di S. Elisabetta d’Ungheria Reno Inferiore (?), seconda metà del XIII secolo Legno, rame dorato, argento, pietre, cristallo di rocca, lavorazione a niello alt. 58 cm 37. Cofanetto per gioielli Lotaringia, XIII secolo Legno, ottone dorato, vetro colorato, pergamena dipinta 27,7 х 18,3 х 19,5 cm 38. Croce Processionale con scene del Giudizio Universale Francia, Parigi, secondo quarto del XIV secolo Legno, rame dorato, smalto champlevé, argento 65,0 x 15,5 cm 39. Piatto (drageoir o hanap o confettiera) con raffigurazione di lepre Francia, Montpellier, XIV secolo Argento dorato, smalto translucido diam. 20 cm 40. Tre placche con soggetti evangelici (parti di quadrittico) Francia, terzo quarto del XIV secolo Avorio 12,4 х 11,4 cm (ciascuna) 41. Valva di specchio con giocatori di scacchi Avorio 8,6 х 8,4 cm 42. Cofanetto con scene cortesi Francia, secondo quarto del XIV secolo Avorio, legno, bronzo dorato 9 х 26,5 х 14,3 cm 43. Pugnale con manico decorato da ritratti maschili e femminili Europa Settentrionale, inizio del XIV secolo Elenco Opere Avorio di tricheco, rame, acciaio lung. 41,3 cm 44. Cofanetto con raffigurazioni di dame e cavalieri Francia (?), metà del XIV secolo Legno, cuoio sbalzato, rame dorato, ferro dipinto 22,2 x 17 x 15,2 cm 45. Brocca a forma di leone Germania, Norimberga, secondo quarto del XV secolo Bronzo (lavorazione a fusione e incisione) 37,5 x 31,5 cm 46. Corno potorio Germania Settentrionale, XV secolo Corno di bufalo, rame dorato, vetro 32,5х 38,5 cm 47 Calice e patena Francia, XV secolo Argento dorato, smalto Calice: alt. 22 cm, diam. 10,7 cm; patena: diam. 16,5 cm 48. Maestro Fracis Ciborio Spagna, Burgos, seconda metà del XV secolo Argento dorato, smalto translucido alt. 33,5 cm 49. Battente da porta con l’Arcangelo Michele che calpesta il diavolo e con lo stemma dei Della Rovere Italia Settentrionale, seconda metà del XV secolo Ferro forgiato e dipinto 26,3 x 10,3 x 10,5 cm 50. Piatto con cavaliere e città sullo sfondo Germania, XIX secolo Argento, oro diam. 16,5 cm 51. Maestro sconosciuto Acquasantiera con “Santi” e scena delle “Lamentazioni” Francia, Limoges, fine del XV secolo - inizio del XVI secolo Rame, smalto dipinto, ottone alt. 13,5 cm 52. Bottega di Penicaud (?) Scrigno con “Scene della vita di Santa Margherita” Francia, Limoges, primo terzo del XVI secolo e XIX secolo Rame dorato, smalto dipinto, bronzo, legno alt. 11,3 cm, lung. 17,5 cm, larg. 9,5 cm 53. Colin Nouailher Coppa con Davide che taglia la testa a Golia Francia, Limoges, 1539 Rame dorato, smalto dipinto a grisaille alt. 14 cm, con coperchio 21 cm, diam. 21 cm 54. Maestro Jean II Penicaud (?) Icona “Ascensione e scene della vita di Cristo” Francia, Limoges, XVI secolo o XIX secolo Rame dorato, smalto dipinto su lamina, legno, tessuto; controsmalto translucido 57 х 53 cm 55. Pierre Reymond Trittico: Orazione nell’orto, Discesa agli inferi e Incredulità di San Tommaso Francia, Limoges, prima del 1557 Rame dorato, smalto dipinto a grisaille, legno 58,4 x 46,9 cm 56. Pierre Reymond Piatto con il Profeta Eliseo Francia, Limoges, seconda metà del XVI secolo Rame dorato, smalto dipinto a grisaille diam. 26 cm Elenco Opere 57. Pierre Reymond Coppa con «Scene del Vecchio Testamento» Francia, Limoges, terzo quarto del XVI secolo Rame dorato, smalto dipinto a grisaille, bronzo, la parte interna del piede è ricoperta da smalto maculato. alt. 19 cm, con coperchio 32 cm, larg. 17 cm 58. Pierre Reymond Coppia di saliere con tritoni, nereidi e centauri Terzo quarto del XVI secolo Rame dorato, smalto dipinto a grisaille 9,7 х 9,6 cm 59. Pierre Reymond (attribuito) Piatto della serie “Scene della storia di Psiche” 1570- 1575 Rame dorato, smalto dipinto a grisaille diam. 23,5 cm 60. Cerchia di Pierre Courteilles Medaglione con l’Imperatore Tito Francia, Limoges, metà del XVI secolo Rame dorato, smalto dipinto a grisaille, legno; controsmalto translucido diam. con la cornice 47 cm 61. Maestro Jean Limousin Piatto con caccia all’orso Francia, Limoges, fine del XVI secolo - inizio del XVII secolo Rame dorato, smalto dipinto 38,6 х 47,8 cm 62. Maestro Jean Limousin Boccale con “girotondo” Francia, Limoges, fine del XVI secolo - inizio del XVII secolo Rame dorato, smalto dipinto su lamina alt. 18,7 cm 63. Coppa con raffigurazione di re Italia, Urbino, 1521 Maiolica dipinta alt. 25,5 cm 64. Coppa: la Strage degli innocenti Italia, Castel Durante, 1525 circa Maiolica dipinta diam. 30,5 cm 65. Piatto: La caduta del Fetonte Italia, Gubbio, 1522 lung. 25,5 cm 66. Coppa amatoria Italia, Castel Durante, 1530-1540 Maiolica dipinta diam. 27,2 cm 67. Piatto: busto di Carlo V Italia, Castel Durante,1531 Maiolica dipinta diam. 24 cm 68. Francesco Xanto Avelli Piatto con Laocoonte Italia, Urbino, anni trenta del 1500 Maiolica dipinta diam. 47,7 cm 69. Bottega dei Fontana Fiaschetta Italia, Urbino, anni quaranta del 1500 Maiolica dipinta alt. con coperchio 34,3 cm 71. Candeliere Italia, Urbino, seconda metà del XVI secolo Maiolica dipinta - 31,5 x 31,5 cm Elenco Opere 72. Coppa con lo stemma di Pierre Montmorency-Laval, barone di Bressuire Francia, Saint Porchaire, 1510-1528 Argilla bianca con incrostazioni di argilla bruna in due tonalità, smalto translucido a piombo alt. 10,5 cm, diam. 19,5 cm 78. Dressoir, credenza Francia settentrionale o Borgogna, seconda metà del XV secolo Legno di quercia intagliato, dipinto e dorato; rame ferro, intaglio 261 x 135 x 53 cm 73. Seguace di Bernard Palissy Salsiera con Marte e Venere Francia, fine del XVI secolo o inizio del XVII secolo Argilla modellata, smalto translucido policromo a base di piombo 18,5 x 10,7 cm 79. Bottega di Piatti Armatura da torneo Italia, Milano, 1560-1570 Acciaio, cuoio, ottone dorato; lavorazione a forgiatura, cesello, incisione, morsura alt. 185 cm 74. Bernard Palissy e bottega Piatto “rustico” Francia, seconda metà del XVI secolo Argilla modellata, smalto dipinto al piombo 52,5 x 40 cm 80. Bottega di Filippo Negroli Borgognotta Italia, Milano, 1532-1535 Acciaio forgiato, cesellato, dorato e brunito alt. 29 cm 75. Vaso fiaschetta del pellegrino con scene della storia di Apollo e Ciparisso Venezia, 1510-1520 Vetro lattimo, pittura con smalti colorati 9,5 x 20 cm 81. Scudo Italia, Genova, inizio XVI secolo Legno, tela, tempera, cristallo di rocca 58 x 60 cm 76. Brocca Venezia, metà dell’XI secolo Vetro incolore, fili di vetro lattimo fusi, doratura alt. con il manico 28,0 cm, lung. 12,5 cm 77. Bottiglia con stemma del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica Boemia, 1575 Vetro fumé trasparente; pittura in smalto dipinto (nero, bianco, rosso, turchino, giallo, verde). Collo incastonato in stagno. 14,5 x 31,1 cm 82. Palvese Boemia, seconda metà del XV secolo Legno, tela, ferro, colori a olio 70 x 143 cm 83. Corazza da parata Italia, Milano, 1580-1585 Acciaio forgiato, cesellato, inciso e tagliato alt. 48 cm *Tutte le opere esposte provengono dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo Focus Tra i capolavori in mostra Fondo di recipiente: Sacrificio di Isacco Vetro, lamine d’oro - Roma, IV secolo Fondo di recipiente su una base a forma di anello, è realizzato in vetro trasparente, verdognolo, a doppio strato, con la tecnica dei “fondi d’oro”. Il prezioso manufatto, ritrovato nelle catacombe a Roma, risale al IV secolo e apre cronologicamente il percorso espositivo. La scena del Sacrificio di Isacco, realizzata in una fine lamina d’oro, è inserita nel vetro. Il disegno è sagomato e i dettagli incisi. Il recipiente con la raffigurazione del Sacrificio di Isacco veniva utilizzato per l’Eucarestia. La tecnica dei cosiddetti “fondi d’oro”, delicata e complessa, fu in auge tra il III e il V secolo (con qualche esempio anche nel VI) ma ebbe la massima fioritura nel IV. Cadde in disuso per molti secoli e venne reintrodotta alla fine del Seicento da Johann Kunkel e chiamata Zwishchengoldglas (doppio vetro dorato). Olifante con animali entro intrecci Avorio - Sicilia o Italia Meridionale, XI-XII secolo Acquistato da Basilewsky tra il 1870 e il 1874, questo olifante (lunghezza cm. 47,5) - particolare tipologia di corno da caccia o da guerra realizzato a partire da una zanna d’elefante - apparteneva al Tesoro della chiesa di Saint-Frambourg a Senlis. Secondo i principali studiosi, la maggior parte di tali opere sarebbe stata eseguita nell’Italia Meridionale o, probabilmente, in Sicilia: produzione di una grande bottega con artigiani provenienti sia dall’Oriente che dall’Occidente. Ultimamente, come luoghi di produzione di tali opere vengono spesso citate Amalfi e Salerno dalle quali proviene il famoso antependio d’avorio dell’XI sec. e dove, probabilmente, era esistita una scuola di intagliatori d’avorio. Nel pezzo dell’Ermitage sono però chiaramente presenti sfumature orientali, come la rappresentazione del cammello, sconosciuto in Occidente, o la particolare raffigurazione della vite. D’altro canto, il complesso disegno intrecciato testimonia l’influsso settentrionale normanno e l’accostamento delle due culture fu particolarmente significativo proprio in Sicilia. L’olifante è una delle migliori opere - probabilmente precoce - di questa bottega. Lo testimoniano la libertà con cui tutta la fauna viene disposta all’interno dei cerchi formati dagli intrecci, così come l’illimitata fantasia, la vivacità delle immagini, la finezza e la severità nel modellato. Cassetta reliquiario di Santa Valeria con scene dell’«Adorazione dei Magi» Francia, Limoges, 1170 - 1180 Flabellum Germania, fine XII secolo La cassetta reliquario con scene della leggenda di Santa Valeria, patrona di Limoges (legno, rame dorato, smalto champlevé) è una delle più famose opere in smalto limosino del XII secolo. Venne acquistata da Basilewsky prima del 1870 dalla celebre collezione di Bouvier ad Amiens. La vicenda ricostruita dai critici ne stabilisce la data, collegandola ai festeggiamenti per l’ascesa al trono di Aquitania di Riccardo Cuor di Leone nel 1172: la cerimonia prevedeva il matrimonio mistico del sovrano con Santa Valeria e, probabilmente, in questa occasione è stata preparata la serie di cassette reliquari raffiguranti il martirio della santa. Si è anche ipotizzato che la scena con l’Adorazione dei Magi sul retro riflettesse un altro episodio della storia dei Plantageneti: l’incontro ufficiale di Enrico II Plantageneto con Luigi VII di Francia nel 1167, quando i tre figli di Enrico, vestiti da Re Magi, resero omaggio al Re di Francia. Il reliquario, che si distingue per l’alta qualità dell’esecuzione, è certamente uno dei più antichi della serie. Il confronto migliore è costituito dalla cassetta del British Museum ma quella dell’Ermitage ha un carattere molto più raffinato, “imperiale”. Il flabello liturgico (flabello o ripido) è uno dei rari oggetti del culto cristiano, impiegato durante le cerimonie solenni presso l’altare della chiesa. Adorni di smalti colorati, di pietre preziose, d’argento e dorature, accentuavano la pompa dei riti cattolici. In alcuni casi, come per esempio nell’esemplare dell’Ermitage (rame dorato, smalto champlevé, argento, pietre preziose) nel mezzo del flabello veniva creato un piccolo ricettacolo con coperchio in filigrana, destinato alle reliquie. Di solito i flabelli erano abbinati, ma spesso col tempo le coppie si disperdevano. Nella collezione di Basilewsky, tuttavia, la coppia era completa, e solo in seguito uno di essi fu venduto al Metropolitan Museum di New York. A prima vista i due flabelli sembrano identici e completamente rispondenti allo stile del XII secolo. Tuttavia a un attento paragone alcuni dettagli si differenziano. Statua-reliquario di diacono (Santo Stefano) Francia (?), fine del XII secolo I manufatti rimastici dai secoli più antichi del Medioevo sono pochi e perciò di particolare valore. La piccola figura di Santo Stefano (Etienne), primo diacono cristiano - realizzata in legno, argento, pietre preziose e semipreziose - è uno dei rarissimi esempi di questa tipologia pervenuti fino ai giorni nostri. Per questo motivo, insieme con un’altra famosissima statuetta di Sainte-Foy a Conques, questo capolavoro ci permette di attingere a quei tempi remoti e oscuri, quando gli artisti non creavano le proprie opere per gloria o per denaro (nel Medioevo, i maestri non firmavano quasi mai le proprie creazioni), bensì per servire il Signore. Peculiare è il cammeo fissato sulla rilegatura del libro che Santo Stefano tiene tra le mani. Probabilmente opera bizantina, la statua è realizzata nello stile tipico tardoromanico: con le sue proporzioni tozze, il volto espressivo e procedimenti tecnici specifici. Può essere datata alla fine del XII sec., mentre è difficile stabilire il luogo di produzione anche se la maggior parte degli studiosi la attribuisce alla Francia. Nella città di Noyon per altro, alla fine del XII sec., vi fu un priore della cattedrale di nome Etienne, che ordinò per la sagrestia alcune opere importanti, tra cui potrebbe esserci anche la statua del suo Santo patrono. Reliquiario a forma di edificio a pianta quadrata Reno Inferiore (?), inizio del XIII secolo Proveniente dalla collezione Debruge-Duménil e quindi nella collezione di P. Soltykoff, Alexandre Basilewsky acquistò questo reliquario nel 1861 per 4.746 franchi. Fu uno dei suoi primi acquisti e suscitò forte interesse nei contemporanei che ne avevano notato il grande pregio. L’opera è infatti caratterizzata da una grande varietà di tecniche artistiche applicate e da ricercate soluzioni nel disegno, esempio della brillante maestria degli artigiani medievali. Lavorazione a niello, doratura eseguita a fusione con cesellatura, stampo, intaglio, ecc., lo scrigno era decorato anche da immagini ormai perdute, collocate sotto le quattro arcate: probabilmente Cristo, la Madonna e due santi. E’ impossibile dire se fossero piccole statuette d’argento o immagini incise: l’attuale superficie liscia è il risultato di un restauro successivo. Sono invece di grande importanza le piccole placche d’argento con germogli vegetali eseguiti a niello: pur essendo tipiche per questa serie di opere, su una di esse sono raffigurati due profili maschili, probabilmente i ritratti degli stessi artisti. Anche se di reliquiari simili se ne sono conservati più di venti, di cui molti custoditi a Colonia e in altre chiese tedesche, è difficile stabilire la provenienza del pezzo dell’Ermitage (legno, argento, rame, vetro colorato) dapprima considerato tedesco ma poi catalogato da Basilewsky come francese. Trittico: Orazione nell’orto, Discesa agli inferi e Incredulità di San Tommaso Francia, Limoges. Pierre Reymond, prima del 1557 Se anche il problema della datazione precisa di quest’opera non sarà chiuso definitivamente, questo trittico - formato da sei placche, di cui tre rettangolari e tre centinate, incorniciate da legno intagliato e dorato - è senza dubbio tra le opere più significative di Pierre Reymond, il cui monogramma P.R. compare sulla placca centrale, accanto all’elsa della spada. Decorato con lo stemma della famiglia Bourbon-Busset (a sinistra) e con quello matrimoniale delle due famiglie Bourbon-Busset e Borgia Valentinois d’Albret, alcuni hanno ritenuto che il trittico sia stato ordinato in occasione delle nozze datandolo attorno al 1530, mentre altri con maggiore cautela lo considerano anteriore al 1557. Se la prima ipotesi fosse vera, sarebbe questa la prima opera tra quelle conosciute e firmate di Pierre Reymond. Tuttavia l’esecuzione delle placche in smalto e la qualità della pittura a grisaille riconducono a un maestro maturo ed è difficile immaginare che un giovane potesse ricevere una commissione così importante. Creando il trittico dell’Ermitage - già in collezione Didier-Petit a Parigi e poi nella raccolta del conte Pourtalés - Reymond si rivolge a fonti figurative e in particolare, per l’Orazione nell’orto, alle incisioni di Luca da Leida e di Albrecht Dűrer e, forse, al disegno di Niccolò dell’Abate del 1552 che rappresenta Cristo nell’orto dei Getsemani. Coppa con raffigurazione di re Maiolica dipinta. Italia, Urbino, 1521 Sul retro al centro la data 1521 e la firma “Nicola” in monogramma. E’ questa una delle cinque opere firmate dal maestro ed è considerata la prima opera datata di Nicola da Urbino. La figura del re è tratta dall’incisione di Marcantonio Raimondi, a sua volta derivata dalla composizione di Raffaello. Diversi sono i pareri su chi sia ritratto sulla coppa: Carlo V, re David, forse Pipino il Breve che, secondo alcuni, sarebbe raffigurato nel disegno di Raffaello da cui è stata tratta l’incisione di Marcantonio destinata alle Stanze del Vaticano. Probabilmente la data sul retro della coppa non si riferisce al momento della sua realizzazione, ma indica il ritorno di Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino. www.palazzomadamatorino.it La nascita di una collezione Alexandre Petrovič Basilewsky e il collezionismo dell’arte cristiana nell’Ottocento* E’ solo dalla fine del Settecento che comincia ad affermarsi in Europa un crescente interesse verso l’arte cristiana dell’Occidente e i suoi sviluppi, dal I al XV secolo. Un periodo complesso e contradditorio, in cui si formavano nuove lingue e nuove nazioni, nuovi ideali estetici e priorità culturali, che vedevano fondersi il severo sistema del mondo antico con le complicate e cupe usanze dei barbari. Un periodo considerato a lungo non degno d’attenzione, di cui si preferiva ignorare tutti i notevoli mutamenti artistici, difficoltoso per gli stessi collezionisti poiché nell’arte medievale, a differenza dei periodi posteriori, le opere principali non erano opere singole a uso individuale, bensì grandi monumenti in cui decorazioni, affreschi, sculture e mosaici erano inscindibili dall’architettura; in poche parole, per sua essenza, quasi tutta l’arte medievale era arte applicata, indipendentemente dalle dimensioni dell’opera. Soltanto il sorgere del Romanticismo e l’interesse verso il proprio passato spinsero gli europei a raccogliere e a conservare le opere d’arte di questo periodo. Meyrick in Inghilterra, Lenoir e Carrand in Francia capeggiavano questo movimento, che però non influenzò in maniera rilevante i collezionisti russi. Perciò proprio l’acquisto nel 1884 della grande collezione di Alexandre Petrovič Basilewsky per il Museo Ermitage ha colmato questa lacuna. “Alexandre Petrovič Basilewsky - scrive Marta Kryžanovskaja nel catalogo della mostra - è un russo che ha passato la maggior parte della propria vita all’estero. All’inizio fu a Vienna, poi visse a lungo a Firenze e infine si stabilì a Parigi. Ma nacque nel 1829 in Ucraina, da una famiglia nota fin dal XVII secolo. Esistono varie versioni sugli antenati di Basilewsky: secondo una di queste, il suo bisnonno nel XVIII secolo era buffone di corte dell’Imperatrice, che lo ricompensò con una grande tenuta. Secondo un’altra versione, la sua bisnonna, la possidente Basilicha, aveva come amante un brigante, che essa stessa consegnò alla polizia tenendosi per sé tutti i tesori (coi quali poi vennero acquistati gli oggetti rari). Nota personalità era anche il padre di Alexandre, Petr Andreevič, trasferitosi a Parigi nel 1850. Alexandre Petrovič fin da giovane s’interessava d’arte e storia. All’inizio degli Anni Cinquanta dell’Ottocento s’iscrisse all’Università di Mosca e, terminati gli studi come uno dei tre migliori allievi dell’anno, fu assunto nella Cancelleria di Stato. Ma ben presto l’impiego gli venne a noia e si mise a viaggiare, passò circa due anni in India, da cui riportò a casa una grande collezione di armi, che poi trasmise al proprio figlio rimasto a Mosca, mentre Alexandre Petrovič si stabiliva in Europa. Entrato a far parte del Ministero degli Affari Esteri nel 1860, fu assegnato all’Ambasciata russa di La nascita di una collezione Vienna, poi passò in Italia. Egli non ritornò più in Russia, malgrado facesse parte del Dipartimento di Controllo, di cui era a capo il principe di Oldenburg. Nel 1899 Basilewsky morì a Parigi e fu sepolto nel cimitero del Père-Lachaise. Proprio all’estero si formarono i suoi interessi scientifici, in base ai quali Basilewsky scelse come fine della sua collezione «la nascita e la formazione dell’arte cristiana europea occidentale». Si attenne a questo tema tutta la vita, tanto che quegli oggetti che ne esulavano e che gli capitavano per caso fra le mani, li donava subito ad altri musei o li vendeva all’asta. Di conseguenza riuscì a raccogliere una collezione importante non solo per qualità artistica, ma anche per completezza e profondità di disegno. Lo stesso collezionista definiva così il compito concreto che si era prefisso: «una raccolta di opere nella loro ininterrotta sequenza dai primi saggi di arte cristiana delle catacombe fino alle sue ultime manifestazioni nel Rinascimento». Voleva dimostrare che «uscendo dal paganesimo nel II secolo e ritornandovi nel XVI secolo, l’arte cristiana aveva raggiunto nel XII secolo la sua maggiore e più alta espressione». Proprio in questo si riassumeva il senso della sua vita, come dimostra anche il motto che si era scelto: Omnia pro Arte”. Sono ancora poche, tuttavia, le indicazioni raccolte su luoghi e tempi d’acquisto dei suoi capolavori: nel catalogo della collezione del 1874 la provenienza dei pezzi rari è indicata pochissime volte e mancano le date d’acquisizione, pur essendo certi che gli oggetti che non sono nel catalogo a stampa ma risutano elencati nel manoscritto allegato sono stati acquistati dopo questa data. “Si sa comunque - continua Kryžanovskaja - che Alexandre Petrovič partecipò attivamente all’asta della collezione di Louis Fould, tenutasi nel giugno 1860, dove comparivano un centinaio di pezzi di arte medievale. Altra buona occasione fu la vendita della collezione di Peter Soltykoff, alla fine del marzo 1861. Tra gli aspiranti acquirenti dei famosi capolavori vi erano molti conoscitori e amatori già noti tra i collezionisti, tra cui si possono ricordare i celebri Carrand, Beurdeley, Leuwengard, Webb, l’antiquario Malinet (individuati grazie all’esemplare del catalogo dell’asta della raccolta Soltykoff, conservato nella Biblioteca del Museo Statale dell’Ermitage con note manoscritte sugli acquirenti e sui prezzi). Non era facile rivaleggiare con questi, soprattutto con Nieuwerkerke, che comprava per il Louvre, e con Du Sommerard, che andava completando il Musée de Cluny, e con i fratelli Sellières mercanti d’arte che riuscivano ad accaparrarsi gli oggetti migliori. Basilewsky riuscì comunque ad acquistare 15 opere per una cifra appena superiore ai 30.000 franchi: alcuni oggetti di Limoges, due pastorali in avorio e un trittico degli Embriachi. Il suo acquisto più costoso - 4.820 franchi - era stato un reliquario a forma di edificio a pianta quadrata dell’inizio del XIII secolo. All’inizio del 1865 ci fu la vendita della collezione del conte Pourtalès, già da tempo La nascita di una collezione famosa per i suoi pezzi rari: da questa collezione provennero a Basilewsky magnifici dittici gotici in avorio e altri oggetti vari. Anche il grande collezionista di Amiens, Bouvier, era famoso per i propri pezzi rari e molti oggetti della sua collezione furono messi all’asta nel 1866: da qui proviene probabilmente la celebre cassetta reliquario di santa Valeria. Nel 1865 a Parigi si tenne l’Esposizione Universale con una grande sezione storica: Basilewsky era uno dei maggiori espositori nel settore medievale con ben 80 pezzi; nella sezione del Rinascimento egli mise in mostra 33 oggetti in maiolica, 17 ceramiche Palissy, 3 ceramiche ispano-moresche e anche 27 smalti dipinti di Limoges. L’Esposizione Universale di Parigi del 1867 è stata la grande tappa successiva nella storia della collezione: Basilewsky era membro della giuria e partecipò attivamente alla sua organizzazione. La sua raccolta si accrebbe ancora: probabilmente si completò grazie a pezzi della collezione Beurdeley e Le Carpentier, venduti negli anni 1865-1867. Nel 1868 acquistò alcuni oggetti dalla collezione del defunto Germeau e nel 1871 oltre una decina di pezzi di maiolica italiana da Castellani. Le opere delle scuole di Faenza e di Urbino e altre ancora gli pervennero anche dalle collezioni Caiani, Tordello di Spoleto e Parker, piccoli oggetti in ferro battuto dalla raccolta di Le Roy Ladurie (…) In ogni modo verso il 1878 si era venuta a completare questa collezione, che era divenuta una delle attrazioni di Parigi. L’alta qualità non dipendeva solo dalle possibilità finanziarie del suo proprietario, ma anche dalla sua acuta vista di conoscitore e dal suo gusto raffinato. Basilewsky inoltre si consultava con uno dei maggiori medievalisti francesi, conservatore al Louvre e poi direttore del Musée de Cluny, Alfred Darcel, che dedicò alcuni articoli agli acquisti di Basilewsky - contribuendo così alla sua fama - e collaborò a redigere il catalogo del 1874, che a quel tempo constava di 561 voci”. (*dal saggio in catalogo di Marta Kryžanovskaja) www.palazzomadamatorino.it Palazzo Madama e le Arti decorative Vocazione a mission Nell’ambito delle vaste ed eterogenee collezioni del Museo Civico d’Arte Antica di Torino - museo dalle diverse anime - la raccolta di arti decorative rappresenta un nucleo importantissimo e unico e, sicuramente, tra le più importanti nel panorama museale italiano. Fu il marchese Emanuele Taparelli d’Azeglio, con le sue donazioni nella seconda metà dell’Ottocento, a qualificare in tal senso il Museo, imprimendogli una vocazione irrinunciabile nei confronti di un genere artistico per molto tempo considerato secondario in Italia - Paese che non vanta alcun museo dedicato - e di primo piano invece in tutta Europa. Arti applicate all’industria, arti minori, arti decorative, o più semplicemente, talvolta, arti utili. Una categoria sterminata di opere che hanno in comune il fatto di essere strumenti d’uso, ma pensate e create anche per aggiungere alla regola della funzione la grazia, la perizia, la preziosità dell’ornamento; oggetti che nel tempo hanno segnato lo stile di vita delle civiltà, il peso reciproco dei rituali collettivi e privati, le differenze di classe e di costume. Un grande patrimonio di forme, di materiali e di tecniche, frutto dell’impegno di grandi artisti e di anonimi artigiani, su cui grava ancora, talvolta, il pregiudizio idealistico di un’arte “impura”, separata e diversa perché non destinata alla sola contemplazione. Le principali collezioni di arte decorativa si sono costituite nel corso dell’Ottocento, spesso come risposta alla deludente standardizzazione delle prime produzioni in serie. Il ruolo dei musei che le ospitarono, dal Victoria and Albert Museum di Londra, ai Kunstgewerbemuseum di Vienna, di Monaco, di Amburgo, fino ai maggiori casi italiani di Torino, Firenze e Milano, era quello di preservare la memoria della varietà e della diversità degli oggetti, proponendo, anche all’industria, l’immagine di una qualità antica, espressa proprio dal rapporto tra materia e lavoro, tra lavoro e funzione. Ancora oggi, le collezioni di arte decorativa di Palazzo Madama - ove spicca una raccolta di ceramica che conta quasi 4000 oggetti e una collezione davvero unica di vetri dorati graffiti e vetri dipinti - propongono un affascinante viaggio attraverso le infinite differenze che fanno di un oggetto comune il perno di una lunga sperimentazione di varianti di fogge, colore, dettagli. Ma è in generale alla città Torino che va riconosciuto un ruolo di primo piano - grazie alle eccellenze che ha prodotto e che tutt’ora vanta, in termini di centri di formazione, di singole personalità, di industrie all’avanguardia - nello sviluppo delle arti decorative e industriali e nella trasformazione delle modalità estetiche, metodologiche e tecniche che hanno condotto alla Palazzo Madama e le Arti decorative definizione del moderno design, nel corso del Novecento, in un costante rapporto fra ricerca estetica, tecnologia e industria. Anche per questo Torino è stata nominata nel 2008, anno mondiale del design, prima World Design Capital: un’occasione straordinaria che ha confernato il Piemonte e l’Italia il luogo della riflessione e del confronto su un tema d’assoluta attualità per gli incroci tra arte, innovazione e sviluppo. Palazzo Madama si è fatto promotore in quell’occasione anche di un importantissimo Convegno internazionale sulle Arti Decorative al quale hanno preso parte direttori di musei, conservatori, docenti ed esperti del settore: due giornate di studio e dibattito, occasione per ripensare al significato delle arti decorative e ripercorrere le reciproche esperienze, per affrontare le problematiche connesse alle gestione, alla fruizione e alla divulgazione di questi beni. Il convegno si è concluso con la stesura e la firma da parte dei relatori partecipanti della cosiddetta “Carta di Torino” (Torino, 8 marzo 2008): un manifesto sulla necessità della collaborazione e dello sviluppo degli studi in questo campo, ma anche un impegno per il futuro di questo settore. Palazzo Madama conferma così la sua mission sul tema e la mostra dedicata alla strepitosa collezione di Alexandre Basilewsky appare come un ulteriore conferma del ruolo internazionale del museo torinese e imporante contributo offerto alla conoscenza. Gli atti del Convegno e la “Carta di Torino” sono scaricabili dal sito: www.palazzomadamatorino.it www.palazzomadamatorino.it Scheda informativa Sede Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica Sala del Senato Piazza Castello 10122 Torino Periodo 7 giugno - 13 ottobre 2013 Informazioni per il pubblico tel.+39 011 44.33.501 www.palazzomadamatorino.it Orario mostra e museo martedì-sabato 10.00 -18.00 domenica 10.00-19.00 chiuso lunedì La biglietteria chiude un’ora prima Ingresso mostra e museo intero € 10 ridotto € 8 gratuito ragazzi minori di 18 anni Servizi gratuiti Guardaroba, deposito bagagli di piccolo formato, passeggini, oggetti smarriti. Visite in gruppo Prenotazione visite autonome e visite guidate tel. 011 4429911 Scuole Attività e laboratori: informazioni e prenotazioni tel. 011 4429911 Libreria e bookshop Palazzo Madama, piano terra entrata libera Parcheggio a pagamento aree adiacenti a Piazza Castello; parcheggio sotterraneo Via Pietro Micca e Piazza San Carlo Taxi a 50 metri su Piazza Castello Bus 11, 12, 51, 55, 56, 61, 68 Tram: 4, 13, 15, 18