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Omnia
Pro Arte
L’11 novembre 1884 Alexandre Polovcov, curatore
onorario del museo Stieglitz e intermediario per lo Zar
insieme al pittore Aleksej Bogoljubov, telegrafa a
quest’ultimo il messaggio atteso: «Considerez affaire
comme conclue en principe».
La celebre collezione di Basilewsky, conservata nella
casa parigina al 31 della rue Blanche era stata acquistata
in blocco per conto dello Zar Alessandro III, pagata
5,5 milioni di franchi con il denaro personale
dell’Imperatore russo.
Giungerà a San Pietroburgo il 15 gennaio 1885, con un
treno speciale, per confluire nelle raccolte del grande
museo sulla Neva, contribuendo a dar vita alla nuova
“Sezione del Medioevo e del Rinascimento” collocata
in venti sale del Vecchio Ermitage.
Omnia Pro Arte era il motto scelto da Alexandre Petrovič
Basilewsky, che aveva agito fino ad allora per realizzare
«una raccolta di opere nella loro ininterrotta sequenza,
dai primi saggi di arte cristiana delle catacombe fino
alle sue ultime manifestazioni nel Rinascimento».
Vasilj Verescagin
“Sala della residenza di Alexandre Basilewsky a Parigi”, 1870
Acquarello su carta
San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage
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Smalti, bronzi, oreficerie, avori: quasi 90 eccezionali
opere dal Medioevo al Rinascimento de “le roi des
collectionneurs” escono dall’Ermitage e tornano in
Europa per la prima volta. In mostra a Torino.
I conservatori dell’Ermitage avevano tentato in tutti i modi di impedire che il governo sovietico,
tra il 1932 e il 1933, vendesse alcuni importanti pezzi della strepitosa collezione Basilewsky.
Era stato lo Zar Alessandro III nel 1885 ad acquistare in blocco la prestigiosa raccolta, al prezzo
esorbitante di sei milioni di franchi, prevenendo l’asta programmata da Drouot e attesa con ansia da
esperti e collezionisti francesi. La collezione del conte Alexandre Basilewsky era infatti considerata,
già alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, una delle maggiori attrazioni di Parigi.
Le resistenze opposte dall’Ermitage alle autorità staliniste, in quegli anni difficili e duri di
vendita delle opere del grande museo russo, non furono comunque sufficienti e 25 notevoli pezzi
degli 800 giunti a San Pietroburgo alla fine del XIX secolo se ne andarono ad arricchire le maggiori
raccolte d’arte del mondo (dal Victoria & Albert di Londra al Metropolitan Museum di New York,
dalla collezione del barone Thyssen al Rijksmuseum di Amsterdam), inseriti tra i capolavori dell’arte
medievale e rinascimentale.
Una vera dispersione, tanto che in alcuni casi la destinazione finale rimane ancora ignota.
La collezione Basilewsky per il resto rimase in Russia e solo ora un nucleo di 85 opere, esemplificative della sua altissima qualità e varietà, torna in Europa per la prima volta. Saranno esposte
a Torino dal 7 giugno al 13 ottobre 2013 nell’eccezionale mostra “Il Collezionista di Meraviglie.
L’Ermitage di Basilewsky” - curata da Enrica Pagella e Tamara Rappe - in uno dei luoghi divenuto
punto di riferimento internazionale delle arti decorative: Palazzo Madama.
Tra i capolavori eccezionalmente prestati ci saranno anche opere che, già inserite nella lista di
vendita dal “Commissariato popolare per la Cultura del governo sovietico”, restarono all’Ermitage
solo grazie alle preghiere, alle trattative, alle astuzie dei suoi conservatori, consapevoli del loro
valore artistico e culturale. Tra queste, l’Acquamanile a forma di cacciatore a cavallo, opera
renana dell’inizio del Duecento, o la strepitosa Cassetta reliquiario di Santa Valeria, protomartire
dell’Aquitania: una delle più famose opere in smalto limosino del XII secolo, forse realizzata
nel 1172 in occasione dell’investitura ducale, proprio a Limoges, di Riccardo Cuor di Leone, figlio del
re di Inghilterra Enrico II e di Eleonora d’Aquitania.
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Un vero evento dunque, promosso da Palazzo Madama-Fondazione Torino Musei, dalla Città di
Torino, dal Museo Statale Ermitage e dalla Fondazione Ermitage Italia - con il fondamentale
sostegno di Intesa Sanpaolo e la collaborazione di Villaggio Globale International - primo atto
di una partnership in campo culturale siglata dal Sindaco di Torino Piero Fassino, dall’Assessore
alla Cultura e Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Braccialarghe e dal Direttore
dell’Ermitage Michail Piotrovsky, con la quale si dà il via ad un programma di relazioni e attività
d’altissimo livello. Un accordo di collaborazione che s’inserisce nella strategia d’internazionalizzazione
che l’Amministrazione comunale torinese sta promuovendo per offrire nuove opportunità al sistema
economico e culturale subalpino.
L’emozionante ritorno in Europa di una selezione eccellente della collezione Basilewsky, considerata tra le più ricche dell’Ottocento, corona d’altra parte anche un altro momento significativo per
Torino che, proprio nel 2013, festeggia i 150 anni di vita del Museo Civico torinese. Dal nucleo
originario del Museo, istituito dall’amministrazione comunale nel 1863 e inizialmente situato in via
Gaudenzio Ferrari, si sono sviluppati la Galleria Civica d’Arte Moderna (1895) e il museo di Palazzo
Madama (1934). Le sue collezioni hanno largamente contribuito alla nascita del Museo Nazionale del
Risorgimento Italiano (1938) e del Museo d’Arte Orientale (2008). La ricchezza del suo patrimonio
si deve, oltre che alle ininterrotte campagne d’acquisto da parte della città, anche ai doni di grandi
collezionisti e conoscitori come Emanuele Taparelli d’Azeglio (1816-1890), Leone Fontana (1836-1905),
Ettore de Fornaris (1898-1978).
La raccolta di arti decorative radunata dal nobile russo Alexandre Petrovič Basilewsky (1829-1899),
noto ai suoi contemporanei come “le roi des collectionneurs”, spaziava dal IV secolo a metà del
Cinquecento, da Bisanzio alla Spagna, dalla Francia alla regione del Reno e della Mosa fino all’Italia.
Una collezione unica al mondo composta per la gran parte da rarissimi esemplari della prima
arte cristiana e da stupefacenti e preziosi oggetti del Medioevo e del Rinascimento europeo:
oreficerie, avori, smalti, vetri, ceramiche, tessuti, arredi lignei, provenienti da altre collezioni
prestigiose o acquistati direttamente da monasteri e chiese in Francia, Austria, Svizzera, Italia.
Nato in Ucraina nel 1829 da una nobile famiglia russa di proprietari terrieri e uomini d’arme,
Basilewsky si era trasferito a Parigi negli anni Sessanta, come membro del corpo diplomatico dopo
aver prestato servizio in India, Cina e a Vienna. Determinante, per il nascere della sua passione
collezionistica fino ad allora dedicata alle armi orientali, fu l’incontro con il principe Soltykoff,
raffinatissimo raccoglitore di arte medievale, mentre suoi consiglieri per gli acquisti divennero
Alfred Darcel, futuro direttore del Musée de Cluny, e il critico Edmond Bonnaffé.
A Parigi, Alexandre partecipò con gli oggetti più preziosi della sua raccolta alle Esposizioni Universali
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del 1865, del ‘67 e del ‘78 e grazie a un imponente catalogo corredato di tavole a colori - una sorta
di vademecum delle arti decorative pubblicato nel 1874 - fece conoscere al pubblico i capolavori
collezionati, tanto che la sua casa al 31 della rue Blanche, nel IX Arrondissement, divenne punto di
riferimento per artisti, conoscitori e amatori d’arte. Quando la sorte mutò, Basilewsky fu costretto a
mettere all’asta la sua mirabile collezione e fu allora che lo Zar decise di intervenire.
Il corpus di opere esposto ora a Torino offre l’opportunità unica di attraversare secoli di storia e
d’arte, proponendo alcuni dei capolavori più alti nel campo delle arti decorative - intaglio in avorio,
smalti limosini, maiolica italiana, vetri, armi, arredi lignei - con un ampio ventaglio di tecniche e stili.
Tanti i capolavori in mostra.
Per l’età medievale, accanto a quelli già citati, spiccano l’Olifante con medaglioni raffiguranti
animali - corno da caccia o da guerra in avorio realizzato a partire da una zanna d’elefante,
probabilmente eseguito in una bottega siciliana che vantava artigiani provenienti dall’Oriente (XI-XII
sec.) - e la Statua-reliquario di Santo Stefano primo diacono cristiano, del XII-XIII secolo. Si tratta di
un esempio eccezionale di questa tipologia, che di solito prevede statuette di piccole dimensioni,
mentre in questo caso l’opera raggiunge quasi 50 cm. Il reliquiario è inoltre impreziosito da una
gemma intagliata di origine bizantina inserita sulla legatura del libro tra le mani del santo: anche
essa rischiò la vendita e la dispersione, ma fu salvata in extremis dai conservatori dell’Ermitage che
proposero al “Commissariato popolare per la cultura del governo sovietico”, per la vendita all’estero,
due arazzi settecenteschi.
D’altissima qualità e rarità il Flabellum o ventaglio liturgico, della fine del XII secolo: un oggetto
previsto nell’antica liturgia cristiana per scacciare gli insetti dal pane e dal vino consacrati. In rame e
argento dorato, con filigrane, smalti champlevé policromi e pietre preziose, è forse di ambito renano
o mosano, un capolavoro dell’oreficeria romanica.
Nella sezione rinascimentale vanno ricordati alcuni superbi pezzi di Limoges realizzati da Pierre
Reymond - come la Coppa con Scene dell’Antico Testamento o il Trittico costituito da sei placche in smalto
con pittura a grisaille di altissima qualità, incorniciate da legno intagliato e dorato - ma anche le
maioliche urbinati. Di assoluto rilievo, per esempio, è la Coppa con raffigurazione di re: una delle sole
cinque opere che risultano firmate dal grande Nicola da Urbino, considerata la prima maiolica
del Maestro datata (1521) e il primo esempio in cui Nicola ricorre alle composizioni di Raffaello.
Pezzi d’eccezione della ceramica francese, di cui Basilewsky fu tra i primi collezionisti, sono infine
le cosiddette “faiences de Saint-Porchaire” e le ceramiche di Bernard Palissy e della sua cerchia.
Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale con scritti di: Simonetta Castronovo, Cristina
Maritano, Ekaterina Nekrasova, Enrica Pagella, Francesca Petrucci, Tamara Rappe, Marta Kryžanovskaja.
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Protocollo
d’intesa tra
l’Ermitage
e Torino
Dopo la mostra l’importante partnership proseguirà
il prossimo autunno con uno scambio di capolavori.
L’Antonello da Messina a San Pietroburgo e un
eccezionale Raffello in prestito a Torino.
E’ stato siglato ufficialmente alla fine dello scorso anno, a San Pietroburgo e a Torino. L’Accordo di collaborazione tra il Museo Statale Ermitage, la Fondazione Ermitage Italia, l’Amministrazione Comunale di Torino e
la Fondazione Torino Musei, per la “preparazione e la realizzazione di un programma d’iniziative di collaborazione culturale e scientifica”, entra nel vivo. La mostra che aprirà a Palazzo Madama il prossimo 7 giugno,
frutto della collaborazione scientifica italo-russa è il primo atto e il primo risultato di una sinergia che si
preannuncia intensa. Un’importante partnership culturale stretta dall’Amministrazione Comunale di Torino
e dai suoi Musei Civici con l’Ermitage di San Pietroburgo, uno dei più grandi musei al mondo, nell’ambito della strategia d’internazionalizzazione che l’Amministrazione comunale torinese sta promuovendo, per offrire
nuove opportunità al sistema economico e culturale subalpino.
Il protocollo, che durerà fino alla fine del 2015, prorogabile per altri quattro anni, affida la cura scientifica
del programma d’iniziative a Michail Piotrovsky, Direttore del Museo Statale Ermitage, e ad Enrica Pagella,
Direttore di Palazzo Madama, e parla della possibilità di programmare progetti comuni di collaborazione
e scambio come: stage di studio, scambio d’esperienze tra studiosi, restauratori e collaboratori scientifici,
conferenze, seminari, tavole rotonde (e pubblicazione dei relativi atti), iniziative di collaborazione nel campo delle arti decorative alla luce dell’importanza delle collezioni presenti in particolare a Palazzo Madama,
realizzazione di esposizioni che nascano dalla ricerca e dalla collaborazione scientifica comune, collaborazione alla partecipazione a bandi europei su tematiche di interesse comune, ecc.
In cantiere, per quanto riguarda gli eventi, ci sono già alcune iniziative di grande impegno e valore culturale sia per il 2014 - che vedrà protagonista all’Ermitage l’Orchestra del Teatro Regio di Torino,
in occasione del Giubileo per i 250 anni del museo russo - sia per il 2015 con un’esposizione di grandissima attrattiva sulla pittura francese dal Seicento alla fine dell’ Ottocento da realizzarsi a
Torino. Ma un’ulteriore iniziativa, a suggellare la prestigiosa intesa si proporrà anche questo autunno, con lo
scambio tra San Pietroburgo e Torino di due assoluti capolavori artistici.
Il Museo sulla Neva esporrà nella Sala di Apollo del Palazzo d’Inverno il bellissimo ritratto di Antonello da
Messina delle collezioni torinesi mentre nel capoluogo piemontese, in via eccezionale, giungerà un superbo
Raffaello, tra le opere più importanti dell’Ermitage: “La sacra famiglia con San Giuseppe imberbe”,
riconducibile alla fase fiorentina dell’artista e realizzata da Raffaello per Guidobaldo da Montefeltro durante
uno o più brevi soggiorni nella sua città natale, verso il 1505-1506.
Suggestioni
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Elenco
Opere
“il Collezionista di Meraviglie
l’Ermitage di Basilewsky”*
1.
Fondo di recipiente: Sacrificio di Isacco
Italia, Roma, IV secolo
Vetro, lamine d’oro, tecnica dei “fondi oro”
diam. del fondo 9,5 cm
8.
Lampadario a forma di disco
Italia, VI secolo
Bronzo, incisione
diam. del disco maggiore 22,8 cm
2.
Fondo di recipiente: San Pietro Apostolo
Italia, Roma, IV secolo
Vetro, lamine d’oro, tecnica dei “fondi oro”
diam. del fondo 9,3 cm
9.
Lucerna con ansa a forma di giglio
Italia, VI secolo
Bronzo, fusione e incisione
alt. 11,3 cm, lung. 22,5 cm, larg. 15,3 cm
3.
Lucerna a forma di pesce
Italia, IV secolo
Bronzo, fusione e incisione
alt. 10,6 cm, lung. 11,7 cm, diam. 6,6 cm
10.
Mosaico con angelo con un giglio nelle mani
Bisanzio, VI secolo
Mosaico con tessere in smalto e pietre naturali
(marmo, ardesia), vetro vulcanico
157 х 85 x 8,0 cm
4.
Uccello con il suo piccolo
Italia, IV-V secolo
Bronzo, fusione e incisione
alt. 7,2 cm, lung. 13,5 cm, larg. 5,6 cm
5.
Lucerna con ansa a forma di testa di drago
Italia, IV secolo
Bronzo, fusione e incisione
alt.15 cm, lung. 22 cm, larg. 6,8 cm
6.
Lucerna con ansa a croce
Bisanzio, IV-V secolo
Bronzo, fusione
alt.10 cm, lung. 14,9 cm, larg. 5,1 cm
7.
Placca votiva del vescovo Eraclide
Italia, Roma, IV secolo d.C.
Bronzo, lavorazione a incisione
e intarsio in argento
lung. 10,3 cm, alt. 6 cm, spess. 0,2 cm
11.
Placca con scene bibliche
Spagna Settentrionale, IX-X secolo
Avorio, perline di vetro azzurro
23,6 х 10,3 cm
12.
Riccio di pastorale
Germania, Hildesheim, Primo quarto dell’ХI secolo
Ottone, doratura
13.
Riccio del pastorale
Italia Meridionale, o Sicilia, XI secolo,
montatura probabilmente del XIV-XV secolo
Avorio, bronzo dorato
18 х 14,5 cm
14.
Olifante con animali entro intrecci
Sicilia o Italia Meridionale, XI-XII secolo
Avorio
Lunghezza 47,5 cm
Elenco
Opere
15.
Placca con Visitazione di Maria a Elisabetta
Italia, Amalfi, fine dell’XI secolo - inizio del XII secolo
Avorio
17 х 10,8 х 1,1 cm
16.
Coltello eucaristico con soggetti evangelici
Spagna (?), inizio del XIII secolo
Avorio
35,8 х 5 cm
17.
Candeliere
Lotaringia(?), Germania(?), seconda metà del XII secolo
Bronzo dorato
26,3x13,5 cm
18.
Candeliere: Sansone che spalanca le fauci del leone
Lotaringia (?), Germania (?),
seconda metà del XII secolo - inizi del XIII secolo
Bronzo dorato
26,5 x 16x8 cm
19.
Brocca: Cacciatore a cavallo
Europa settentrionale (?), Ungheria (?),
fine XII secolo -inizi del XIII secolo
Bronzo fuso
26 x 24,5 x 9,5 cm
20.
Cassetta reliquario con Cristo in trono
Germania, Colonia, fine XII secolo
Avorio semplice, legno, rame dorato, tracce di colore
5,5 х 16,5 х 18 cm
21.
Flabellum
Germania, fine XII secolo
Rame dorato, smalto champlevé
lung. 29,5 cm
22.
Altare portatile
Germania, Lotaringia, XII-XIX secolo
Legno, pietra, ottone dorato, avorio,
smalto champlevé,
17 х 25 х 14 cm
23.
Filatterio reliquario
Lorena, XII secolo
Legno, rame dorato, champlevé
22,8 х 23 cm
24.
Statua-reliquario di diacono (Santo Stefano)
Francia (?), fine del XII secolo
Legno, argento, pietre preziose e semipreziose
25.
Croce reliquiario
Germania, Colonia (?), ХIII secolo
Legno, rame, argento, pietre
49,5 х 30 cm
26.
Cassetta reliquiario di Santa Valeria
con scene dell’«Adorazione dei Magi»
Francia, Limoges, 1170-1180
(l’antina con la figura di San Pietro
è un’aggiunta posteriore)
Legno, rame dorato, smalto champlevé
23 x 27,7 x 11,7 cm
27.
Cofanetto con rappresentazione
della «Natività» e della «Fuga in Egitto»
Francia, Limoges, 1200 circa
Legno, rame dorato, smalto champlevé
22,5 x 23,2 x 8,8 cm
28.
Cristo in croce
Francia, Limoges, 1200 circa
Rame dorato, smalto champlevé, vetro
30,5 x 22 x 4 cm
29.
Placca di legatura con Crocefissione
Francia, Limoges, primo quarto del XIII secolo,
rilegatura nel XIX secolo (?)
Elenco
Opere
Legno, rame dorato, smalto champlevé,
vetro, cristallo di rocca
31,7 x 19,1 cm
30.
Croce processionale
Francia, Limoges, primo quarto del XIII secolo
Legno, rame dorato, ottone,
smalto champlevé
58,7 x 37 cm
31.
Placca: Apostolo Filippo
Francia, Limoges, 1231 circa
Rame dorato, smalto champlevé
29,5 х 14,5 cm
32.
Placca con Madonna e Gesù Bambino
Francia, Limoges, metà del XIII sec.
Rame dorato, smalto champlevé,
sardonica intagliata, vetro
50,7 x 34 x 9 cm
33.
Reliquario: Madonna con Bambino assisa in trono
Francia, Limoges, metà del XIII secolo
Rame dorato, smalto champlevé, vetro
alt. 39 cm; piedistallo: 20,7 x 19,2 cm
34.
Trittico con Crocifissione, Cristo Pantocratore
e Quattro Apostoli
Francia, Limoges, primo decennio XIII secolo;
pietre intagliate del I-II secolo
(rimontaggio metà del XIX secolo)
Legno, ferro, rame dorato,
smalto champlevé, pietre semipreziose, vetro
alt. 39 cm, larg. 24,8 cm / 51 cm (aperto)
35.
Reliquiario a forma di edificio a pianta quadrata
Reno Inferiore (?), inizio del XIII secolo
Legno, argento, rame dorato, vetro colorato,
lavorazione a niello
34,5 х 18 х 18 cm
36.
Reliquiario di S. Elisabetta d’Ungheria
Reno Inferiore (?), seconda metà del XIII secolo
Legno, rame dorato, argento, pietre, cristallo di rocca,
lavorazione a niello
alt. 58 cm
37.
Cofanetto per gioielli
Lotaringia, XIII secolo
Legno, ottone dorato, vetro colorato, pergamena dipinta
27,7 х 18,3 х 19,5 cm
38.
Croce Processionale con scene del Giudizio Universale
Francia, Parigi, secondo quarto del XIV secolo
Legno, rame dorato, smalto champlevé, argento
65,0 x 15,5 cm
39.
Piatto (drageoir o hanap o confettiera)
con raffigurazione di lepre
Francia, Montpellier, XIV secolo
Argento dorato, smalto translucido
diam. 20 cm
40.
Tre placche con soggetti evangelici (parti di quadrittico)
Francia, terzo quarto del XIV secolo
Avorio
12,4 х 11,4 cm (ciascuna)
41.
Valva di specchio con giocatori di scacchi
Avorio
8,6 х 8,4 cm
42.
Cofanetto con scene cortesi
Francia, secondo quarto del XIV secolo
Avorio, legno, bronzo dorato
9 х 26,5 х 14,3 cm
43.
Pugnale con manico decorato
da ritratti maschili e femminili
Europa Settentrionale, inizio del XIV secolo
Elenco
Opere
Avorio di tricheco, rame, acciaio
lung. 41,3 cm
44.
Cofanetto con raffigurazioni di dame e cavalieri
Francia (?), metà del XIV secolo
Legno, cuoio sbalzato, rame dorato, ferro dipinto
22,2 x 17 x 15,2 cm
45.
Brocca a forma di leone
Germania, Norimberga, secondo quarto del XV secolo
Bronzo (lavorazione a fusione e incisione)
37,5 x 31,5 cm
46.
Corno potorio
Germania Settentrionale, XV secolo
Corno di bufalo, rame dorato, vetro
32,5х 38,5 cm
47
Calice e patena
Francia, XV secolo
Argento dorato, smalto
Calice: alt. 22 cm, diam. 10,7 cm;
patena: diam. 16,5 cm
48.
Maestro Fracis
Ciborio
Spagna, Burgos, seconda metà del XV secolo
Argento dorato, smalto translucido
alt. 33,5 cm
49.
Battente da porta con l’Arcangelo Michele
che calpesta il diavolo e con lo stemma dei Della Rovere
Italia Settentrionale, seconda metà del XV secolo
Ferro forgiato e dipinto
26,3 x 10,3 x 10,5 cm
50.
Piatto con cavaliere e città sullo sfondo
Germania, XIX secolo
Argento, oro
diam. 16,5 cm
51.
Maestro sconosciuto
Acquasantiera con “Santi” e scena delle “Lamentazioni”
Francia, Limoges,
fine del XV secolo - inizio del XVI secolo
Rame, smalto dipinto, ottone
alt. 13,5 cm
52.
Bottega di Penicaud (?)
Scrigno con “Scene della vita di Santa Margherita”
Francia, Limoges,
primo terzo del XVI secolo
e XIX secolo
Rame dorato, smalto dipinto, bronzo, legno
alt. 11,3 cm, lung. 17,5 cm, larg. 9,5 cm
53.
Colin Nouailher
Coppa con Davide che taglia la testa a Golia
Francia, Limoges, 1539
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille
alt. 14 cm, con coperchio 21 cm, diam. 21 cm
54.
Maestro Jean II Penicaud (?)
Icona “Ascensione e scene della vita di Cristo”
Francia, Limoges, XVI secolo o XIX secolo
Rame dorato, smalto dipinto su lamina, legno, tessuto;
controsmalto translucido
57 х 53 cm
55.
Pierre Reymond
Trittico: Orazione nell’orto, Discesa agli inferi
e Incredulità di San Tommaso
Francia, Limoges, prima del 1557
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille, legno
58,4 x 46,9 cm
56.
Pierre Reymond
Piatto con il Profeta Eliseo
Francia, Limoges, seconda metà del XVI secolo
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille
diam. 26 cm
Elenco
Opere
57.
Pierre Reymond
Coppa con «Scene del Vecchio Testamento»
Francia, Limoges, terzo quarto del XVI secolo
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille, bronzo,
la parte interna del piede è ricoperta
da smalto maculato.
alt. 19 cm, con coperchio 32 cm, larg. 17 cm
58.
Pierre Reymond
Coppia di saliere con tritoni, nereidi e centauri
Terzo quarto del XVI secolo
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille
9,7 х 9,6 cm
59.
Pierre Reymond (attribuito)
Piatto della serie “Scene della storia di Psiche”
1570- 1575
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille
diam. 23,5 cm
60.
Cerchia di Pierre Courteilles
Medaglione con l’Imperatore Tito
Francia, Limoges, metà del XVI secolo
Rame dorato, smalto dipinto a grisaille, legno;
controsmalto translucido
diam. con la cornice 47 cm
61.
Maestro Jean Limousin
Piatto con caccia all’orso
Francia, Limoges,
fine del XVI secolo - inizio del XVII secolo
Rame dorato, smalto dipinto
38,6 х 47,8 cm
62.
Maestro Jean Limousin
Boccale con “girotondo”
Francia, Limoges,
fine del XVI secolo - inizio del XVII secolo
Rame dorato, smalto dipinto su lamina
alt. 18,7 cm
63.
Coppa con raffigurazione di re
Italia, Urbino, 1521
Maiolica dipinta
alt. 25,5 cm
64.
Coppa: la Strage degli innocenti
Italia, Castel Durante, 1525 circa
Maiolica dipinta
diam. 30,5 cm
65.
Piatto: La caduta del Fetonte
Italia, Gubbio, 1522
lung. 25,5 cm
66.
Coppa amatoria
Italia, Castel Durante, 1530-1540
Maiolica dipinta
diam. 27,2 cm
67.
Piatto: busto di Carlo V
Italia, Castel Durante,1531
Maiolica dipinta
diam. 24 cm
68.
Francesco Xanto Avelli
Piatto con Laocoonte
Italia, Urbino, anni trenta del 1500
Maiolica dipinta
diam. 47,7 cm
69.
Bottega dei Fontana
Fiaschetta
Italia, Urbino, anni quaranta del 1500
Maiolica dipinta
alt. con coperchio 34,3 cm
71.
Candeliere
Italia, Urbino, seconda metà del XVI secolo
Maiolica dipinta - 31,5 x 31,5 cm
Elenco
Opere
72.
Coppa con lo stemma di Pierre Montmorency-Laval,
barone di Bressuire
Francia, Saint Porchaire, 1510-1528
Argilla bianca con incrostazioni di argilla bruna
in due tonalità, smalto translucido a piombo
alt. 10,5 cm, diam. 19,5 cm
78.
Dressoir, credenza
Francia settentrionale o Borgogna,
seconda metà del XV secolo
Legno di quercia intagliato, dipinto e dorato;
rame ferro, intaglio
261 x 135 x 53 cm
73.
Seguace di Bernard Palissy
Salsiera con Marte e Venere
Francia, fine del XVI secolo o inizio del XVII secolo
Argilla modellata, smalto translucido policromo
a base di piombo
18,5 x 10,7 cm
79.
Bottega di Piatti
Armatura da torneo
Italia, Milano, 1560-1570
Acciaio, cuoio, ottone dorato; lavorazione a forgiatura,
cesello, incisione, morsura
alt. 185 cm
74.
Bernard Palissy e bottega
Piatto “rustico”
Francia, seconda metà del XVI secolo
Argilla modellata, smalto dipinto al piombo
52,5 x 40 cm
80.
Bottega di Filippo Negroli
Borgognotta
Italia, Milano, 1532-1535
Acciaio forgiato, cesellato, dorato e brunito
alt. 29 cm
75.
Vaso fiaschetta del pellegrino
con scene della storia di Apollo e Ciparisso
Venezia, 1510-1520
Vetro lattimo, pittura con smalti colorati
9,5 x 20 cm
81.
Scudo
Italia, Genova, inizio XVI secolo
Legno, tela, tempera, cristallo di rocca
58 x 60 cm
76.
Brocca
Venezia, metà dell’XI secolo
Vetro incolore, fili di vetro lattimo fusi, doratura
alt. con il manico 28,0 cm, lung. 12,5 cm
77.
Bottiglia con stemma del Sacro Romano Impero
della Nazione Germanica
Boemia, 1575
Vetro fumé trasparente; pittura in smalto dipinto
(nero, bianco, rosso, turchino, giallo, verde).
Collo incastonato in stagno.
14,5 x 31,1 cm
82.
Palvese
Boemia, seconda metà del XV secolo
Legno, tela, ferro, colori a olio
70 x 143 cm
83.
Corazza da parata
Italia, Milano, 1580-1585
Acciaio forgiato, cesellato, inciso e tagliato
alt. 48 cm
*Tutte le opere esposte provengono dal Museo Statale
Ermitage di San Pietroburgo
Focus
Tra i capolavori in mostra
Fondo di recipiente: Sacrificio di Isacco
Vetro, lamine d’oro - Roma, IV secolo
Fondo di recipiente su una base a forma di anello, è realizzato in vetro trasparente, verdognolo, a
doppio strato, con la tecnica dei “fondi d’oro”.
Il prezioso manufatto, ritrovato nelle catacombe a Roma, risale al IV secolo e apre cronologicamente il
percorso espositivo. La scena del Sacrificio di Isacco, realizzata in una fine lamina d’oro, è inserita nel
vetro. Il disegno è sagomato e i dettagli incisi.
Il recipiente con la raffigurazione del Sacrificio di Isacco veniva utilizzato per l’Eucarestia.
La tecnica dei cosiddetti “fondi d’oro”, delicata e complessa, fu in auge tra il III e il V secolo (con
qualche esempio anche nel VI) ma ebbe la massima fioritura nel IV. Cadde in disuso per molti secoli
e venne reintrodotta alla fine del Seicento da Johann Kunkel e chiamata Zwishchengoldglas (doppio
vetro dorato).
Olifante con animali entro intrecci
Avorio - Sicilia o Italia Meridionale, XI-XII secolo
Acquistato da Basilewsky tra il 1870 e il 1874, questo olifante (lunghezza cm. 47,5) - particolare
tipologia di corno da caccia o da guerra realizzato a partire da una zanna d’elefante - apparteneva al
Tesoro della chiesa di Saint-Frambourg a Senlis.
Secondo i principali studiosi, la maggior parte di tali opere sarebbe stata eseguita nell’Italia
Meridionale o, probabilmente, in Sicilia: produzione di una grande bottega con artigiani provenienti
sia dall’Oriente che dall’Occidente.
Ultimamente, come luoghi di produzione di tali opere vengono spesso citate Amalfi e Salerno dalle
quali proviene il famoso antependio d’avorio dell’XI sec. e dove, probabilmente, era esistita una
scuola di intagliatori d’avorio.
Nel pezzo dell’Ermitage sono però chiaramente presenti sfumature orientali, come la rappresentazione
del cammello, sconosciuto in Occidente, o la particolare raffigurazione della vite. D’altro canto, il
complesso disegno intrecciato testimonia l’influsso settentrionale normanno e l’accostamento delle
due culture fu particolarmente significativo proprio in Sicilia.
L’olifante è una delle migliori opere - probabilmente precoce - di questa bottega. Lo testimoniano
la libertà con cui tutta la fauna viene disposta all’interno dei cerchi formati dagli intrecci, così come
l’illimitata fantasia, la vivacità delle immagini, la finezza e la severità nel modellato.
Cassetta reliquiario di Santa Valeria con scene dell’«Adorazione dei Magi»
Francia, Limoges, 1170 - 1180
Flabellum
Germania, fine XII secolo
La cassetta reliquario con scene della leggenda di Santa Valeria, patrona di Limoges (legno, rame
dorato, smalto champlevé) è una delle più famose opere in smalto limosino del XII secolo. Venne
acquistata da Basilewsky prima del 1870 dalla celebre collezione di Bouvier ad Amiens. La vicenda
ricostruita dai critici ne stabilisce la data, collegandola ai festeggiamenti per l’ascesa al trono di
Aquitania di Riccardo Cuor di Leone nel 1172: la cerimonia prevedeva il matrimonio mistico del
sovrano con Santa Valeria e, probabilmente, in questa occasione è stata preparata la serie di cassette
reliquari raffiguranti il martirio della santa. Si è anche ipotizzato che la scena con l’Adorazione dei
Magi sul retro riflettesse un altro episodio della storia dei Plantageneti: l’incontro ufficiale di Enrico
II Plantageneto con Luigi VII di Francia nel 1167, quando i tre figli di Enrico, vestiti da Re Magi, resero
omaggio al Re di Francia. Il reliquario, che si distingue per l’alta qualità dell’esecuzione, è certamente
uno dei più antichi della serie. Il confronto migliore è costituito dalla cassetta del British Museum ma
quella dell’Ermitage ha un carattere molto più raffinato, “imperiale”.
Il flabello liturgico (flabello o ripido) è uno dei rari oggetti del culto cristiano, impiegato durante le
cerimonie solenni presso l’altare della chiesa.
Adorni di smalti colorati, di pietre preziose, d’argento e dorature, accentuavano la pompa dei riti
cattolici. In alcuni casi, come per esempio nell’esemplare dell’Ermitage (rame dorato, smalto
champlevé, argento, pietre preziose) nel mezzo del flabello veniva creato un piccolo ricettacolo con
coperchio in filigrana, destinato alle reliquie.
Di solito i flabelli erano abbinati, ma spesso col tempo le coppie si disperdevano. Nella collezione di
Basilewsky, tuttavia, la coppia era completa, e solo in seguito uno di essi fu venduto al Metropolitan
Museum di New York. A prima vista i due flabelli sembrano identici e completamente rispondenti allo
stile del XII secolo. Tuttavia a un attento paragone alcuni dettagli si differenziano.
Statua-reliquario di diacono (Santo Stefano)
Francia (?), fine del XII secolo
I manufatti rimastici dai secoli più antichi del Medioevo sono pochi e perciò di particolare valore.
La piccola figura di Santo Stefano (Etienne), primo diacono cristiano - realizzata in legno, argento,
pietre preziose e semipreziose - è uno dei rarissimi esempi di questa tipologia pervenuti fino ai giorni
nostri. Per questo motivo, insieme con un’altra famosissima statuetta di Sainte-Foy a Conques, questo
capolavoro ci permette di attingere a quei tempi remoti e oscuri, quando gli artisti non creavano le
proprie opere per gloria o per denaro (nel Medioevo, i maestri non firmavano quasi mai le proprie
creazioni), bensì per servire il Signore. Peculiare è il cammeo fissato sulla rilegatura del libro che Santo
Stefano tiene tra le mani. Probabilmente opera bizantina, la statua è realizzata nello stile tipico tardoromanico: con le sue proporzioni tozze, il volto espressivo e procedimenti tecnici specifici. Può essere
datata alla fine del XII sec., mentre è difficile stabilire il luogo di produzione anche se la maggior parte
degli studiosi la attribuisce alla Francia. Nella città di Noyon per altro, alla fine del XII sec., vi fu un
priore della cattedrale di nome Etienne, che ordinò per la sagrestia alcune opere importanti, tra cui
potrebbe esserci anche la statua del suo Santo patrono.
Reliquiario a forma di edificio a pianta quadrata
Reno Inferiore (?), inizio del XIII secolo
Proveniente dalla collezione Debruge-Duménil e quindi nella collezione di P. Soltykoff, Alexandre
Basilewsky acquistò questo reliquario nel 1861 per 4.746 franchi. Fu uno dei suoi primi acquisti e
suscitò forte interesse nei contemporanei che ne avevano notato il grande pregio. L’opera è infatti
caratterizzata da una grande varietà di tecniche artistiche applicate e da ricercate soluzioni nel
disegno, esempio della brillante maestria degli artigiani medievali. Lavorazione a niello, doratura
eseguita a fusione con cesellatura, stampo, intaglio, ecc., lo scrigno era decorato anche da immagini
ormai perdute, collocate sotto le quattro arcate: probabilmente Cristo, la Madonna e due santi.
E’ impossibile dire se fossero piccole statuette d’argento o immagini incise: l’attuale superficie liscia è
il risultato di un restauro successivo.
Sono invece di grande importanza le piccole placche d’argento con germogli vegetali eseguiti a niello:
pur essendo tipiche per questa serie di opere, su una di esse sono raffigurati due profili maschili,
probabilmente i ritratti degli stessi artisti.
Anche se di reliquiari simili se ne sono conservati più di venti, di cui molti custoditi a Colonia e in altre
chiese tedesche, è difficile stabilire la provenienza del pezzo dell’Ermitage (legno, argento, rame,
vetro colorato) dapprima considerato tedesco ma poi catalogato da Basilewsky come francese.
Trittico: Orazione nell’orto, Discesa agli inferi e Incredulità di San Tommaso
Francia, Limoges. Pierre Reymond, prima del 1557
Se anche il problema della datazione precisa di quest’opera non sarà chiuso definitivamente,
questo trittico - formato da sei placche, di cui tre rettangolari e tre centinate, incorniciate da
legno intagliato e dorato - è senza dubbio tra le opere più significative di Pierre Reymond, il cui
monogramma P.R. compare sulla placca centrale, accanto all’elsa della spada.
Decorato con lo stemma della famiglia Bourbon-Busset (a sinistra) e con quello matrimoniale delle
due famiglie Bourbon-Busset e Borgia Valentinois d’Albret, alcuni hanno ritenuto che il trittico sia
stato ordinato in occasione delle nozze datandolo attorno al 1530, mentre altri con maggiore cautela
lo considerano anteriore al 1557.
Se la prima ipotesi fosse vera, sarebbe questa la prima opera tra quelle conosciute e firmate
di Pierre Reymond. Tuttavia l’esecuzione delle placche in smalto e la qualità della pittura a
grisaille riconducono a un maestro maturo ed è difficile immaginare che un giovane potesse
ricevere una commissione così importante. Creando il trittico dell’Ermitage - già in collezione
Didier-Petit a Parigi e poi nella raccolta del conte Pourtalés - Reymond si rivolge a fonti figurative
e in particolare, per l’Orazione nell’orto, alle incisioni di Luca da Leida e di Albrecht Dűrer e, forse,
al disegno di Niccolò dell’Abate del 1552 che rappresenta Cristo nell’orto dei Getsemani.
Coppa con raffigurazione di re
Maiolica dipinta. Italia, Urbino, 1521
Sul retro al centro la data 1521 e la firma “Nicola” in monogramma. E’ questa una delle cinque opere
firmate dal maestro ed è considerata la prima opera datata di Nicola da Urbino.
La figura del re è tratta dall’incisione di Marcantonio Raimondi, a sua volta derivata dalla composizione di Raffaello. Diversi sono i pareri su chi sia ritratto sulla coppa: Carlo V, re David, forse Pipino il
Breve che, secondo alcuni, sarebbe raffigurato nel disegno di Raffaello da cui è stata tratta l’incisione
di Marcantonio destinata alle Stanze del Vaticano. Probabilmente la data sul retro della coppa non
si riferisce al momento della sua realizzazione, ma indica il ritorno di Francesco Maria della Rovere,
duca di Urbino.
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La nascita di
una collezione
Alexandre Petrovič Basilewsky e il collezionismo
dell’arte cristiana nell’Ottocento*
E’ solo dalla fine del Settecento che comincia ad affermarsi in Europa un crescente interesse
verso l’arte cristiana dell’Occidente e i suoi sviluppi, dal I al XV secolo.
Un periodo complesso e contradditorio, in cui si formavano nuove lingue e nuove nazioni, nuovi
ideali estetici e priorità culturali, che vedevano fondersi il severo sistema del mondo antico con le
complicate e cupe usanze dei barbari. Un periodo considerato a lungo non degno d’attenzione, di cui
si preferiva ignorare tutti i notevoli mutamenti artistici, difficoltoso per gli stessi collezionisti poiché
nell’arte medievale, a differenza dei periodi posteriori, le opere principali non erano opere singole
a uso individuale, bensì grandi monumenti in cui decorazioni, affreschi, sculture e mosaici erano
inscindibili dall’architettura; in poche parole, per sua essenza, quasi tutta l’arte medievale era arte
applicata, indipendentemente dalle dimensioni dell’opera.
Soltanto il sorgere del Romanticismo e l’interesse verso il proprio passato spinsero gli europei a
raccogliere e a conservare le opere d’arte di questo periodo. Meyrick in Inghilterra, Lenoir e
Carrand in Francia capeggiavano questo movimento, che però non influenzò in maniera rilevante
i collezionisti russi. Perciò proprio l’acquisto nel 1884 della grande collezione di Alexandre Petrovič
Basilewsky per il Museo Ermitage ha colmato questa lacuna.
“Alexandre Petrovič Basilewsky - scrive Marta Kryžanovskaja nel catalogo della mostra - è un russo
che ha passato la maggior parte della propria vita all’estero. All’inizio fu a Vienna, poi visse a lungo
a Firenze e infine si stabilì a Parigi. Ma nacque nel 1829 in Ucraina, da una famiglia nota fin dal XVII
secolo. Esistono varie versioni sugli antenati di Basilewsky: secondo una di queste, il suo bisnonno
nel XVIII secolo era buffone di corte dell’Imperatrice, che lo ricompensò con una grande tenuta.
Secondo un’altra versione, la sua bisnonna, la possidente Basilicha, aveva come amante un
brigante, che essa stessa consegnò alla polizia tenendosi per sé tutti i tesori (coi quali poi
vennero acquistati gli oggetti rari). Nota personalità era anche il padre di Alexandre, Petr Andreevič,
trasferitosi a Parigi nel 1850.
Alexandre Petrovič fin da giovane s’interessava d’arte e storia. All’inizio degli Anni Cinquanta
dell’Ottocento s’iscrisse all’Università di Mosca e, terminati gli studi come uno dei tre migliori allievi
dell’anno, fu assunto nella Cancelleria di Stato. Ma ben presto l’impiego gli venne a noia e si
mise a viaggiare, passò circa due anni in India, da cui riportò a casa una grande collezione di armi,
che poi trasmise al proprio figlio rimasto a Mosca, mentre Alexandre Petrovič si stabiliva in Europa.
Entrato a far parte del Ministero degli Affari Esteri nel 1860, fu assegnato all’Ambasciata russa di
La nascita di
una collezione
Vienna, poi passò in Italia. Egli non ritornò più in Russia, malgrado facesse parte del Dipartimento di
Controllo, di cui era a capo il principe di Oldenburg. Nel 1899 Basilewsky morì a Parigi e fu sepolto
nel cimitero del Père-Lachaise.
Proprio all’estero si formarono i suoi interessi scientifici, in base ai quali Basilewsky scelse come fine
della sua collezione «la nascita e la formazione dell’arte cristiana europea occidentale».
Si attenne a questo tema tutta la vita, tanto che quegli oggetti che ne esulavano e che gli capitavano per caso fra le mani, li donava subito ad altri musei o li vendeva all’asta. Di conseguenza riuscì
a raccogliere una collezione importante non solo per qualità artistica, ma anche per completezza e
profondità di disegno.
Lo stesso collezionista definiva così il compito concreto che si era prefisso: «una raccolta di opere
nella loro ininterrotta sequenza dai primi saggi di arte cristiana delle catacombe fino alle sue ultime
manifestazioni nel Rinascimento». Voleva dimostrare che «uscendo dal paganesimo nel II secolo e
ritornandovi nel XVI secolo, l’arte cristiana aveva raggiunto nel XII secolo la sua maggiore e più
alta espressione». Proprio in questo si riassumeva il senso della sua vita, come dimostra anche il
motto che si era scelto: Omnia pro Arte”.
Sono ancora poche, tuttavia, le indicazioni raccolte su luoghi e tempi d’acquisto dei suoi capolavori:
nel catalogo della collezione del 1874 la provenienza dei pezzi rari è indicata pochissime volte e
mancano le date d’acquisizione, pur essendo certi che gli oggetti che non sono nel catalogo a stampa
ma risutano elencati nel manoscritto allegato sono stati acquistati dopo questa data.
“Si sa comunque - continua Kryžanovskaja - che Alexandre Petrovič partecipò attivamente all’asta
della collezione di Louis Fould, tenutasi nel giugno 1860, dove comparivano un centinaio di pezzi
di arte medievale. Altra buona occasione fu la vendita della collezione di Peter Soltykoff, alla fine
del marzo 1861. Tra gli aspiranti acquirenti dei famosi capolavori vi erano molti conoscitori e amatori
già noti tra i collezionisti, tra cui si possono ricordare i celebri Carrand, Beurdeley, Leuwengard, Webb,
l’antiquario Malinet (individuati grazie all’esemplare del catalogo dell’asta della raccolta Soltykoff,
conservato nella Biblioteca del Museo Statale dell’Ermitage con note manoscritte sugli acquirenti e
sui prezzi). Non era facile rivaleggiare con questi, soprattutto con Nieuwerkerke, che comprava per
il Louvre, e con Du Sommerard, che andava completando il Musée de Cluny, e con i fratelli Sellières
mercanti d’arte che riuscivano ad accaparrarsi gli oggetti migliori.
Basilewsky riuscì comunque ad acquistare 15 opere per una cifra appena superiore ai 30.000 franchi:
alcuni oggetti di Limoges, due pastorali in avorio e un trittico degli Embriachi. Il suo acquisto più
costoso - 4.820 franchi - era stato un reliquario a forma di edificio a pianta quadrata dell’inizio
del XIII secolo. All’inizio del 1865 ci fu la vendita della collezione del conte Pourtalès, già da tempo
La nascita di
una collezione
famosa per i suoi pezzi rari: da questa collezione provennero a Basilewsky magnifici dittici gotici
in avorio e altri oggetti vari. Anche il grande collezionista di Amiens, Bouvier, era famoso per i
propri pezzi rari e molti oggetti della sua collezione furono messi all’asta nel 1866: da qui proviene
probabilmente la celebre cassetta reliquario di santa Valeria. Nel 1865 a Parigi si tenne l’Esposizione
Universale con una grande sezione storica: Basilewsky era uno dei maggiori espositori nel settore
medievale con ben 80 pezzi; nella sezione del Rinascimento egli mise in mostra 33 oggetti in
maiolica, 17 ceramiche Palissy, 3 ceramiche ispano-moresche e anche 27 smalti dipinti di Limoges.
L’Esposizione Universale di Parigi del 1867 è stata la grande tappa successiva nella storia della
collezione: Basilewsky era membro della giuria e partecipò attivamente alla sua organizzazione.
La sua raccolta si accrebbe ancora: probabilmente si completò grazie a pezzi della collezione
Beurdeley e Le Carpentier, venduti negli anni 1865-1867. Nel 1868 acquistò alcuni oggetti dalla
collezione del defunto Germeau e nel 1871 oltre una decina di pezzi di maiolica italiana da
Castellani. Le opere delle scuole di Faenza e di Urbino e altre ancora gli pervennero anche dalle
collezioni Caiani, Tordello di Spoleto e Parker, piccoli oggetti in ferro battuto dalla raccolta di
Le Roy Ladurie (…)
In ogni modo verso il 1878 si era venuta a completare questa collezione, che era divenuta una delle
attrazioni di Parigi. L’alta qualità non dipendeva solo dalle possibilità finanziarie del suo proprietario,
ma anche dalla sua acuta vista di conoscitore e dal suo gusto raffinato. Basilewsky inoltre si consultava con uno dei maggiori medievalisti francesi, conservatore al Louvre e poi direttore del Musée
de Cluny, Alfred Darcel, che dedicò alcuni articoli agli acquisti di Basilewsky - contribuendo così
alla sua fama - e collaborò a redigere il catalogo del 1874, che a quel tempo constava di 561 voci”.
(*dal saggio in catalogo di Marta Kryžanovskaja)
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Palazzo
Madama
e le Arti
decorative
Vocazione a mission
Nell’ambito delle vaste ed eterogenee collezioni del Museo Civico d’Arte Antica di Torino - museo
dalle diverse anime - la raccolta di arti decorative rappresenta un nucleo importantissimo e unico e,
sicuramente, tra le più importanti nel panorama museale italiano.
Fu il marchese Emanuele Taparelli d’Azeglio, con le sue donazioni nella seconda metà dell’Ottocento,
a qualificare in tal senso il Museo, imprimendogli una vocazione irrinunciabile nei confronti di un
genere artistico per molto tempo considerato secondario in Italia - Paese che non vanta alcun museo
dedicato - e di primo piano invece in tutta Europa.
Arti applicate all’industria, arti minori, arti decorative, o più semplicemente, talvolta, arti utili.
Una categoria sterminata di opere che hanno in comune il fatto di essere strumenti d’uso, ma
pensate e create anche per aggiungere alla regola della funzione la grazia, la perizia, la preziosità
dell’ornamento; oggetti che nel tempo hanno segnato lo stile di vita delle civiltà, il peso reciproco
dei rituali collettivi e privati, le differenze di classe e di costume.
Un grande patrimonio di forme, di materiali e di tecniche, frutto dell’impegno di grandi artisti e di
anonimi artigiani, su cui grava ancora, talvolta, il pregiudizio idealistico di un’arte “impura”, separata
e diversa perché non destinata alla sola contemplazione.
Le principali collezioni di arte decorativa si sono costituite nel corso dell’Ottocento, spesso come
risposta alla deludente standardizzazione delle prime produzioni in serie.
Il ruolo dei musei che le ospitarono, dal Victoria and Albert Museum di Londra, ai Kunstgewerbemuseum di Vienna, di Monaco, di Amburgo, fino ai maggiori casi italiani di Torino, Firenze e Milano,
era quello di preservare la memoria della varietà e della diversità degli oggetti, proponendo,
anche all’industria, l’immagine di una qualità antica, espressa proprio dal rapporto tra materia e
lavoro, tra lavoro e funzione.
Ancora oggi, le collezioni di arte decorativa di Palazzo Madama - ove spicca una raccolta di
ceramica che conta quasi 4000 oggetti e una collezione davvero unica di vetri dorati graffiti e
vetri dipinti - propongono un affascinante viaggio attraverso le infinite differenze che fanno di un
oggetto comune il perno di una lunga sperimentazione di varianti di fogge, colore, dettagli.
Ma è in generale alla città Torino che va riconosciuto un ruolo di primo piano - grazie alle
eccellenze che ha prodotto e che tutt’ora vanta, in termini di centri di formazione, di singole
personalità, di industrie all’avanguardia - nello sviluppo delle arti decorative e industriali e
nella trasformazione delle modalità estetiche, metodologiche e tecniche che hanno condotto alla
Palazzo
Madama
e le Arti
decorative
definizione del moderno design, nel corso del Novecento, in un costante rapporto fra ricerca
estetica, tecnologia e industria. Anche per questo Torino è stata nominata nel 2008, anno mondiale
del design, prima World Design Capital: un’occasione straordinaria che ha confernato il Piemonte e
l’Italia il luogo della riflessione e del confronto su un tema d’assoluta attualità per gli incroci tra arte,
innovazione e sviluppo.
Palazzo Madama si è fatto promotore in quell’occasione anche di un importantissimo Convegno
internazionale sulle Arti Decorative al quale hanno preso parte direttori di musei, conservatori,
docenti ed esperti del settore: due giornate di studio e dibattito, occasione per ripensare al significato
delle arti decorative e ripercorrere le reciproche esperienze, per affrontare le problematiche connesse
alle gestione, alla fruizione e alla divulgazione di questi beni.
Il convegno si è concluso con la stesura e la firma da parte dei relatori partecipanti della cosiddetta
“Carta di Torino” (Torino, 8 marzo 2008): un manifesto sulla necessità della collaborazione e dello
sviluppo degli studi in questo campo, ma anche un impegno per il futuro di questo settore.
Palazzo Madama conferma così la sua mission sul tema e la mostra dedicata alla strepitosa collezione
di Alexandre Basilewsky appare come un ulteriore conferma del ruolo internazionale del museo
torinese e imporante contributo offerto alla conoscenza.
Gli atti del Convegno e la “Carta di Torino” sono scaricabili dal sito: www.palazzomadamatorino.it
www.palazzomadamatorino.it
Scheda
informativa
Sede
Palazzo Madama
Museo Civico d’Arte Antica
Sala del Senato
Piazza Castello
10122 Torino
Periodo
7 giugno - 13 ottobre 2013
Informazioni per il pubblico
tel.+39 011 44.33.501
www.palazzomadamatorino.it
Orario mostra e museo
martedì-sabato 10.00 -18.00
domenica 10.00-19.00
chiuso lunedì
La biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso mostra e museo
intero € 10
ridotto € 8
gratuito ragazzi minori di 18 anni
Servizi gratuiti
Guardaroba, deposito bagagli
di piccolo formato, passeggini,
oggetti smarriti.
Visite in gruppo
Prenotazione visite autonome
e visite guidate
tel. 011 4429911
Scuole
Attività e laboratori:
informazioni e prenotazioni
tel. 011 4429911
Libreria e bookshop
Palazzo Madama,
piano terra
entrata libera
Parcheggio
a pagamento aree adiacenti
a Piazza Castello;
parcheggio sotterraneo
Via Pietro Micca
e Piazza San Carlo
Taxi
a 50 metri su Piazza Castello
Bus
11, 12, 51, 55, 56, 61, 68
Tram: 4, 13, 15, 18