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Data pubblicazione: 26/03/2015
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Ce la possiamo fare
Al Sisi cede l’acqua del Nilo in cambio di
agibilità politica, ok alla grande diga etiope
Posted on 26 marzo 2015
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È stato finalmente raggiunto l’accordo tra Etiopia, Egitto e Sudan per lo sfruttamento della Grand
Ethiopian Reinassance Dam (GERD) o , la gigantesca diga in Etiopia che intanto l’italiana SaliniImpregilo sta costruendo a cavallo del Nilo Azzurro.
Negli ultimi anni il pomo della discordia tra Etiopia, Sudan e soprattutto Egitto, è stata la
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gigantesca diga che l’Etiopia sta costruendo sul Nilo Azzurro a pochi chilometri dalla frontiera con
il Sudan. La diga andrà per forza a ridurre la fornitura d’acqua egiziana, il che potrebbe rivelarsi
disastroso per il paese che s’appoggia tutto sul Nilo e che per di più va incontro a un discreto
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aumento della popolazione nei prossimi anni.
L’isolamento internazionale del regime di al Sisi ha favorito gli etiopi, che dopo una corte discreta
si sono visti aprire una porta proprio da quei militari egiziani che, chiamati a consiglio dal deposto
Mubarak, gridavano invece alla guerra a al bombardamento della diga. L’audio della riunione del
gabinetto di sicurezza fu poi reso pubblico preoccupando alquanto il regime di Addis Abeba, che
nella diga ha investito pesantemente e che militarmente avrebbe grosse difficoltà a parare la
minaccia. Bisogna comunque vedere se l’accordo, che nella sua stesura definitiva è ancora da
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precisare, riporterà precise indicazioni numeriche sulla quantità d’acqua che arriverà in Egitto, in
particolare durante gli anni che serviranno a riempire l’enorme invaso, un bacino che poi
incomberà sulle regioni a valle e che rischia di privare l’Egitto dell’acqua necessaria alla
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sopravvivenza di colture e insediamenti.
L’Egitto cederà quindi su una sua antica pretesa che si fonda sugli accordi d’epoca coloniale, che
l’hanno grandemente privilegiato, e accetta di ferire la sacralità da sempre attribuita nel paese al
Nilo, che a prescindere dal fatto che nasca molto lontano dall’Egitto, è considerato madre e padre
degli egiziani e delle civiltà che hanno espresso nei millenni. Il problema più prosaicamente è che
oggi l’Egitto riceve dal Nilo 55 miliardi di metri cubi di acqua all’anno e che secondo l’Istituto
Nazionale per la Pianificazione nel 2050 avrà bisogno di altri 21 miliardi di metri cubi, un deficit
destinato ad aumentare nella misura in cui la diga ne sottrarrà altri. Che ne sottragga è fuori
discussione, oltre a quella necessaria a riempire l’invaso molta se ne perderà per l’evaporazione
dallo stesso bacino e pare naturale che l’invaso finirà per servire anche l’agricoltura etiope.
Secondo la scheda di Salini l’invaso avrà una capacità di 63 miliardi m3 e una superficie di 1.800
km2 , ci sono più di 60 stati al mondo con confini meno estesi.
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Il Nilo Azzurro arriverà quindi più esile alla capitale sudanese Khartum, dove s’incontra con il Nilo
Bianco, ed è per questo che all’Etiopia serviva assolutamente un accordo che modifichi quello
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d’epoca coloniale sulla spartizione delle acque prima di terminare la costruzione della diga, nella
quale ha investito oltre 5 miliardi di dollari e dalla quale il regime s’aspetta molto. Meno
s’aspettano gli etiopi all’opposizione, che finora non hanno visto clamorosi ritorni dalla numerose
dighe costruite nel paese, molte delle quali dalla stessa Salini, come quella di Gilgel Gibe III, altro
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mega-progetto questa volta a cavallo del fiume Omo.
La capacità complessiva di generazione eccederà di gran lunga quella di consumo degli etiopi, la
marzo 2015
gran parte dei quali non sono neppure collegati alla rete, e pare che il regime etiope usi la società
febbraio 2015
elettrica, l’Ethiopian Electric Power Corporation, come una vacca da mungere dopo aver venduto
gennaio 2015
l’energia elettrica ai paesi confinanti. Con la diga in costruzione la produzione elettrica etiope
raddoppierà di colpo, i più di 5.000 MW prodotti dalle sue turbine faranno la differenza. Salini-
dicembre 2014
Impregilo nel corso degli anni ha costruito tutte le più contestate opere idrauliche nel paese,
novembre 2014
ottenendo gli incarichi senza gara e sorvolando con facilità le formalità come le valutazioni
ottobre 2014
d’impatto ambientale e gli studi sulle conseguenze per le popolazioni a monte e a valle delle opere,
che invece secondo le associazioni ambientaliste e l’opposizione locale saranno severe.
settembre 2014
agosto 2014
Per avere un’idea dell’inusuale velocità delle procedure basti sapere che il 31 marzo 2011 l’allora
dittatore Meles Zenawi ha annunciato la costruzione della «Diga del grande rinascimento etiope»,
luglio 2014
il primo aprile ha concesso un contratto da 4,8 miliardi di euro a Salini e il 2 aprile ha posato la
giugno 2014
prima pietra. La valutazione d’impatto ambientale è stata fatta altrettanto in velocità dallo stesso
maggio 2014
appaltante ed è anche per questo che l’Unione Europea ha ritirato parte dell’impegno finanziario
che era atteso. Così a forza di polemiche è stato ritirato anche il finanziamento italiano all’opera,
aprile 2014
finanziamento che non è mancato per altre dighe, ma ciò non ha fermato gli etiopi, che hanno
marzo 2014
emesso anche un prestito nazionale per finanziarla, decidendo di giocare il tutto per tutto a
febbraio 2014
prescindere dalle grandi incognite che si stagliano ancora oggi sul futuro e le conseguenze
dell’opera. L’accordo di ieri dimostra che per ora l’azzardo ha pagato, ma il successo o meno
dell’operazione, e dell’opera, potrà essere valutato solo nei decenni a venire.
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