IL RISO bollettino N 4 del 11 novembre 2016 Resoconto della

Transcript

IL RISO bollettino N 4 del 11 novembre 2016 Resoconto della
IL RISO bollettino N 4 del 11 novembre 2016
Resoconto della stagione
Nel 2016 le superfici investite a riso si sono incrementate attestandosi ad oltre i 100.000 ha. Tra i principali
motivi di questo trend crescente, la nuova O.C.M. riso e le condizioni di mercato favorevoli al cereale unite
alla debolezza economica delle possibili colture al riso.
La tecnica della “semina interrata a file e successiva sommersione” ha permesso di iniziare precocemente le
semine, favorite anche dalle buone condizioni climatiche, già nel mese di marzo.
Le prime varietà coltivate sono state quelle a ciclo vegetativo “lungo” e dotate di tecnologia “Clearfield” quali
il Mare CL o l’ibrido americano CL XL 745, ma anche il Carnaroli.
Ultimate le semine interrate, nelle risaie gestite tradizionalmente si è attesa la germinazione del riso crodo
al fine di contenerne la presenza. Le semine si sono quindi concluse generalmente entro la fine di maggio.
Per quanto riguarda le risaie che utilizzano la tecnica della “semina interrata a file” la germinazione è
avvenuta in modo regolare; problemi invece per le semine “tradizionali” nelle quali le basse temperature di
fine maggio hanno causato anomali funzionamenti dei prodotti diserbanti impiegati in presemina e un
notevole sviluppo di alghe. In molti casi si è reso necessario intervenire con decise “asciutte” che, in genere,
hanno risolto i problemi. Per alcuni campi si è resa necessaria una risemina.
Per la prima volta in Lombardia alcune aziende agricole hanno utilizzato la tecnica della pacciamatura per
coltivare riso biologico. In particolare per impedire la germinazione delle infestanti sono stati utilizzati o teli
di materiare plastico biodegradabile o gli steli delle piante coltivate nel periodo invernale (pacciamatura
verde). La superfice coltivata con queste tecniche è comunque ancora limitata.
Il dato rilevante per il 2016 è rappresentato dal forte incremento delle superfici gestite con la tecnica della
“semina interrata a file e successiva sommersione”. Si stima che circa il 70% delle semine sia avvenuta con
tale tecnica con punte che sfiorano il 100% nel Milanese, Pavese e Lodigiano.
L’efficacia degli interventi erbicidi non ha soddisfatto completamente le attese dei risicoltori, in molte camere
si è osservata infatti una non trascurabile presenza di giavone, riso crodo, alisma, cipero e poligono anche
dopo gli interventi diserbanti.
Sempre maggior preoccupazione destano i fenomeni, non più isolati, di resistenza delle infestanti alle
strategie di controllo messe in atto.
Il brusone
Anche per il 2016 il Servizio Fitosanitario di Regione Lombardia ha rinnovato la collaborazione intrapresa nel
2015 con il progetto europeo “ERMES” (http://www.ermes-fp7space.eu/) per mettere a disposizione dei
risicoltori un sistema di allerta in tempo reale sui rischio potenziale di infezione (IP) da brusone. Il rischio è
calcolato dal modello colturale WARM accoppiato ad un modello epidemiologico orario sviluppato dal
laboratorio di ricerca Cassandra lab dell’Università degli Studi di Milano. L’indicazione relativa al verificarsi di
condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo della malattia calcolate in funzione delle esigenze termiche e
di bagnatura fogliare dei conidi di brusone è stata resa disponibile giorno per giorno dal 25 luglio al 6
settembre al link http://www.ersaf.lombardia.it/Bollettino_brusone_riso_2016/
I primi sintomi si sono manifestati all’inizio di luglio. La pressione della malattia non è stata particolarmente
grave. Per il secondo anno consecutivo gli output forniti dal modello sono stati molto soddisfacenti e in linea
con quanto successo in campo. I trattamenti fungicidi hanno contenuto la malattia. Danni significativi si sono
registrati sulle varietà tradizionalmente sensibili. Dopo un inizio raccolta con produzioni regolari, le rese ad
ettaro sono migliorate a conferma che le semine del mese di maggio hanno consentito un migliore
investimento e, di conseguenza, una migliore produzione. Tuttavia il dato produttivo è risultato molto
disforme da azienda ad azienda; alcune hanno raggiunto ottime produzioni, altre molto meno.
Caratteristica della raccolta 2016 è stata la presenza nei campi di infestanti sia graminacee che dicotiledoni.
In particolare la produzione di alcune coltivazioni è risultata fortemente condizionata dalla presenza di
giavoni e riso crodo nati tardivamente, sfuggiti, o mal controllati dagli interventi erbicidi. Nei campi al
momento della raccolta sono state riscontrate significative infestazioni di Panicum sp., Setaria sp., Bidens sp.
e Poligonum sp. erano molto diffusi.
Dai primi dati sembrerebbe che i risi con granello “lungo A”, in particolare quelli destinati al mercato interno,
non abbiano raggiunto produzioni elevate. Particolarmente influenzata dalle già ricordate malattie fungine è
risultata la varietà Vialone nano. I risi con granello “tondo” e i risi a granello “indica” hanno raggiunto, invece,
discrete produzioni; particolarmente soddisfacente la prova dei risi “ibridi” di selezione americana. Nel
complesso stimiamo l’annata in Lombardia come “mediamente” produttiva con aziende che hanno prodotto
maggiormente rispetto agli scorsi anni ed altre con produzioni inferiori.
Le rese alla lavorazione risultano, generalmente, nella norma con grandi variazioni da varietà a varietà. In
particolare nei gruppi dei risi da mercato interno la varietà di riferimento ha rese buone, mentre i similari
hanno risentito dei danni dovuti al brusone. Le varietà con granello di tipo cristallino presentano macchie sul
granello lavorato in quantità minore gli scorsi anni. Gli “indica” e i “tondi” sono, in genere, di resa elevata. La
stessa cosa per la varietà Sant’Andrea e similari.
Un nuovo nematode minaccia le risaie
Lo scorso settembre il Servizio fitosanitario della Regione Piemonte ha segnalato al Ministero delle Politiche
Agricole il primo rinvenimento in Italia, su riso, di Meloidogyne graminicola.
M. graminicola è originaria del sud est asiatico (India, Indonesia, Bangladesh, Malesia, etc) dove, da sempre,
costituisce un parassita chiave della coltivazione del riso. Il nematode è diffuso in USA, Brasile, Colombia e
Sudafrica.
Il ciclo biologico di M. graminicola è molto breve, nelle aree risicole di origine, questa specie riesce a
riprodursi 19 giorni dopo la schiusa delle uova. Le forme resistenti (uova e larve) permangono nel suolo. La
presenza di acqua sui suoli sfavorisce l'azione dei parassiti, ma non appena il terreno è drenato, in presenza
di ospiti, si sviluppano rapidamente nuovi attacchi. Il nematode fortunatamente non si trasmette attraverso
la semente.
I sintomi in campo di questa parassitosi si manifestano con clorosi generalizzate della pianta, stentata vigoria
e mancato accestimento. All'interno del campo, gli attacchi si distribuiscono a chiazze che si allargano
progressivamente a macchia d'olio. I sintomi sono più marcati nelle risaie condotte con semina in asciutta.
Prelevando le piante attaccate è possibile osservare sulle radici le galle, piccoli rigonfiamenti a manicotto che
contengono le femmine adulte e le uova del nematode.
Si sottolinea inoltre che M. graminicola è in grado di completare il proprio ciclo biologico anche su alcune
infestanti tipiche dell'agroecosistema risaia quali Zigolo delle risaie (Ciperus diffusum), Giavone (Echinocloa
crus-galli), Heteranthera spp. e Riso crodo (Oryza sativa var. sylvatica). Queste infestanti possono quindi
essere utilizzate come eventuali piante spia.
Vista l’estrema pericolosità del parassita, si chiede la massima collaborazione in modo da poter individuare
tempestivamente e circoscrivere eventuali focolai. I tecnici del servizio fitosanitario sono a disposizione
per verificare tutti i casi di sospetta presenza del nematode.
A cura del Servizio Fitosanitario Regionale
in collaborazione con Ente Nazionale Risi e CNR-IREA.