Traccia ambiente e salvaguardia del creato Meic

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Traccia ambiente e salvaguardia del creato Meic
Ambiente e salvaguardia del creato – Traccia
Testo della Traccia su Ambiente e salvaguardia del creato
(in corsivo integrazioni proposte da Lodovico Galleni)
Conoscere
1. Occorre acquisire consapevolezza dello straordinario cambiamento accelerato che si è verificato
negli oltre sessant’anni che ci separano da Camaldoli I. C’è stata una vera e propria rivoluzione in
molteplici campi, a partire da quello economico, con straordinarie implicazioni sul sistema ecologi­
co. Si può dire che un conflitto crescente tra natura ed artificio, tra creazione divina e creazione
umana rappresenti una delle caratteristiche peculiari del XXI secolo.
2. In fondo la più importante scoperta della scienza del ventesimo secolo consiste nella consapevo­
lezza che viviamo su un piccolo pianeta a risorse limitate e ad equilibri fragili. Ma questo pianeta
ha una particolarità non trascurabile, quella di essere il luogo, o uno dei luoghi, dell’Universo
dove è nato l’essere pensante.
3. Le nostre città, i nostri territori, le nostre architetture sono le più evidenti testimonianze di questo
conflitto tra sviluppo economico ed ecologia; tra valori strumentali e valori fondamentali; tra i tem­
pi brevi dell’economia e i tempi lunghi dell’ecosistema.
4. A partire dall’industrializzazione, si è prodotta una straordinaria ricchezza economica e, nello
stesso tempo, si è distrutta ricchezza ecologica, ricchezza sociale e ricchezza culturale. Lo sviluppo
economico solo negli ultimi anni sta prendendo consapevolezza di un sistema di limiti: delle risorse
naturali, dell’acqua, dell’energia, …
5. L’inquinamento crescente, di cui sono responsabili in particolare le città, rende sempre più fragili
gli equilibri della biosfera. Conservare la biosfera e conservare la stabilità del clima diventa il più
importante obiettivo strategico di qualunque progetto di intervento/cambiamento. L’ambiente non è
una risorsa da sfruttare, ma è un fondamentale bene comune da conservare con la massima cura di
fronte alle crescenti minacce.
6. A livello “locale” il problema presenta una varietà di situazioni (smaltimento rifiuti, inquinamen­
to da traffico nelle città, qualità dell’aria, qualità dell’acqua, inquinamento acustico, verde pubblico,
salvaguardia di luoghi particolari ….).
7. A livello globalizzato, il principale elemento di collegamento tra sviluppo e salvaguardia ambien­
tale è oggi dato dal problema delle risorse energetiche. La globalizzazione della crescita porta con
sé una forte pressione sulle risorse naturali e ambientali, che oggi sono prevalentemente risorse
esauribili. Inoltre, le risorse non rinnovabili oggi prevalentemente utilizzate sono causa di problemi
ambientali (in particolare, climate change), anche se vi sono posizioni e opinioni assai diversificate
al riguardo (questo è un problema da affrontare seriamente, anche per la presenza di forti interessi
economici che rendono difficile sia la comprensione del fenomeno reale sia il mettere in atto strate­
gie di risposta).
Valutare
8. Occorre acquisire consapevolezza circa gli impatti, soprattutto a lungo termine, che i conflitti di
cui sopra stanno determinando sull’ambiente, sulla salute umana, sulla buona organizzazione della
società. Occorre acquisire consapevolezza di questi impatti rispetto ad alcuni principi fondamentali:
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9. il principio di uguaglianza: siamo tutti figli di uno stesso padre, fatti a Sua immagine e somi­
glianza, e pertanto abbiamo tutti gli stessi diritti. La salvaguardia del creato comporta problemi
di equità, nel senso che deve essere garantito un equo accesso alle risorse della terra a tutti gli
uomini presenti e futuri;
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10. il principio di responsabilità: ci è stato consegnato dalle generazioni precedenti un bio-eco­
sistema che sta perdendo biodiversità da un giorno all’altro. Il problema dell’ambiente è forte­
mente caratterizzato da effetti esterni: le conseguenze di una decisione assunta da un soggetto
possono ricadere su altri soggetti, anche appartenenti a un diverso spazio politico. Si pone quin­
di un problema di responsabilità (in senso etico e in senso giuridico) e di fissazione di regole
condivise. Quali azioni sono necessarie per esprimere le nostre responsabilità nei confronti delle
generazioni future?
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11. il principio antropocentrico-relazionale, che vede l’uomo al centro dei processi di sviluppo,
anche se in una prospettiva ricca di fasci relazionali con gli altri uomini e con l’intera creazione.
La scarsità crescente di risorse per lo sviluppo e i contrastanti interessi sono causa di conflitti
che possono anche esplodere in forma violenta. L’accesso alle risorse è già oggi all’origine di
conflitti armati di natura globale e di conflitti, spesso trascurati dall’informazione, di natura lo­
cale.
12. Il Concilio Vaticano II, e in particolare la Gaudium et Spes, invitano a uno sforzo di interpreta­
zione critica che non si limiti all’attuale quadro, ma si allarghi alla sua dinamica evolutiva, nella
consapevolezza che nuove vie verso la Verità si aprono grazie anche al progresso della scienza e ai
tesori nascosti nelle varie forme di cultura umana (n. 44)
Proporre
13. In una realtà caratterizzata dalla mancanza/scarsità di idee, occorre aprire nuovi approcci, nuove
piste, nuovi strumenti.
Occorrono idee nuove, capaci di produrre a loro volta azioni nuove.
14. Il concetto di sviluppo sostenibile (“soddisfacimento delle necessità attuali senza compromettere
la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni”) pone le condizioni per risol­
vere il conflitto, ma queste condizioni sono molto restrittive (c’è chi sostiene che “sviluppo sosteni­
bile” sia un ossimoro) e, soprattutto, creano problemi in presenza di forti differenze nel livello di
partenza di paesi diversi.
15. Forse anche per rendere più immediato il problema è infatti meglio parlare di equilibri sosteni­
bili, nella chiara prospettiva che in un equilibrio se qualcuno si sviluppa qualcun altro deve dimi­
nuire il proprio sviluppo. Questo rende attuale la domanda di Jonas: “a cosa siamo pronti a rinun­
ciare noi abitanti delle parti ricche del pianeta per permettere che altri migliorino il loro livello di
vita?”.
16. Non si tratta di un problema di quantità (tasso di crescita o dimensioni della popolazione), ma
essenzialmente di un problema qualitativo: tipologia di risorse utilizzate; tipologia di beni e servizi
prodotti; organizzazione economica sottesa. Tutto ciò che viene spesso sintetizzato parlando della
necessità di un cambiamento nel modello di sviluppo.
17. Lo sviluppo sostenibile riconosce che non esiste un unico ottimo ecologico ed insieme economi­
co e sociale, ma che c’è un conflitto tra questi tre ottimi. La creatività diventa lo strumento essen­
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ziale per ridurre questo conflitto – a limite per dissolverlo – senza parzializzazioni /banalizzazioni o
virtualizzazioni.
18. D’altra parte il concetto di equilibrio pone anche chiara la prospettiva di diversi livelli qualita­
tivi dello sviluppo, per cui non è automaticamente detto che sia il modello occidentale l’unico vali­
do. Ancora una volta i tesori nascosti nelle varie forme di cultura umana di cui parla la Gaudium
et Spes divengono fondamentali riferimenti.
19. La creatività va intesa come capacità ideativa, come progettualità innovativa, come energia che
fa resistenza nel tempo al degrado antropico. La creatività concreta e sapiente è espressa nel Codice
di Camaldoli. Andare “oltre Camaldoli” significa essere in grado di proporre nuove idee in campo
ambientale, istituzionale, economico, quale testimonianza di una matura laicità (Lazzati).
20. In fondo, come riprendere temi cari al nostro agire politico, quali quelli di persona e comunità,
all’interno di un mondo “globalizzato” che sembra annullare la persona nella massa e la comunità
nel mercato?
21. Quali idee per organizzare/conservare l’ambiente nelle nostre città e nel nostro territorio ex­
traurbano in modo più saggio?
22. Quali strumenti operativi?
Si prospettano molte vie, non alternative, anche se sussistono posizioni assai differenziate circa la
loro importanza relativa:
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23. ruolo del mercato e, più in generale, degli incentivi economici. Vi sono ragionevoli dub­
bi che questi meccanismi automatici – che pure vanno valorizzati – possano essere sufficien­
ti (effetti esterni non valutati sufficientemente dal meccanismo dei prezzi; decisioni che ri­
chiedono valutazioni di lungo periodo, soprattutto nel campo della ricerca di nuove fonti,
poco probabili in un sistema che privilegia la valutazione di effetti di breve periodo);
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24. intervento della politica, con provvedimenti di vincolo, di incentivo e di disincentivo. E’
però necessario superare la tendenza a privilegiare gli effetti “elettorali” di breve periodo e
l’attenzione alle reazioni dei cittadini, non sempre razionalmente giustificabili. Inoltre, la na­
tura globale di molti problemi ambientali esige un potenziamento degli organismi interna­
zionali e un ruolo più incisivo dell’Europa;
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25. contributo della ricerca scientifica, superando il carattere ambivalente con cui questo
contributo viene considerato: da un lato strumento necessario per risolvere i problemi che
alimentano la nostra paura (problemi ambientali, sovrapopolazione, esaurimento delle risor­
se) o che inquietano la nostra coscienza (disuguaglianze, povertà, sottosviluppo, sfruttamen­
to); dall’altro, attività che alimenta anche altre nostre paure (energia nucleare, armi di distru­
zione di massa, biotecnologie);
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26. modifiche radicali e diffuse nei comportamenti individuali (stile di vita), capaci di gene­
rare effetti virtuosi (risparmio energetico, rispetto dell’ambiente, consumo critico, …) e so­
prattutto di generare adeguate e positive reazioni del mercato e modifiche nell’atteggiamen­
to della politica. Questi cambiamenti (impegno per un nuovo stile di vita; contrasto al consu­
mismo; passaggio a paradigmi economici e sociali innovativi) possono essere favoriti – so­
prattutto nella direzione di una loro generalizzata diffusione – da una adeguata formazione,
ad opera di agenzie pubbliche o private, formazione basata su solidi fondamenti etici e su
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una adeguata conoscenza dei fenomeni. Questi cambiamenti non implicano necessariamente
riduzione di benessere-felicità.
Infatti:
o 27. il benessere (o anche la felicità) sono identificabili con un più alto consumo pro capite di ri­
sorse e di energia solo fino a un certo livello di benessere; dopo, si presentano forti sprechi;
o 28. il benessere (o la felicità) sono strettamente connessi con la difesa dell’ambiente;
o
29. l’attuale standard di vita dei Paesi più ricchi non può essere esteso all’intero pianeta,
nemmeno con una stabilizzazione del numero degli abitanti;
o 30. l’entropia non consente una crescita senza limiti e il nostro consumismo aumenta le diffe­
renze;
o 31. le popolazioni dei paesi poveri possono migliorare il loro livello di vita solo a prezzo di un
cambiamento del nostro stile di vita.
32. A livello regionale e locale, quali strategie ambientali sono le più sostenibili? In che modo mi­
gliorarle concretamente?
33. In particolare: quali iniziative si possono prevedere a livello regionale per ridurre il consumo di
territorio, per conservare il paesaggio, per proteggere le biodiversità, per diversificare le fonti ener­
getiche, per migliorare la governance ambientale?
34. In che modo la conservazione della creazione diventa punto di ingresso di un fecondo dialogo
ecumenico per costruire una speranza condivisa di futuro, una visione profetica?
35. In che modo sviluppare tutte quelle forme di agire “alternativo” che portano il consumatore
occidentale a scegliere i prodotti a più alto contenuto etico, diventando così cittadino e persona in
quanto colui che sceglie attivamente e consapevolmente, e d’altra parte facendo diventare anche il
produttore del terzo mondo cittadino e persona, in quanto colui che sceglie come coltivare e a chi
vendere, e anche come utilizzare le risorse per organizzare una vita ”buona” secondo i propri va­
lori culturali.
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