Digitale terrestre

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Digitale terrestre
AS 04 [2010] 301-304
Schedario/ Lessico oggi
Nicoletta Vittadini
Digitale terrestre
Docente di Sociologia
della comunicazione
e Teoria e tecniche
dei nuovi media nell’Università
Cattolica di Milano
Digitale terrestre, switch off, switch over:
nel mondo ormai «domestico» della televisione si stanno introducendo nuove parole
che suggeriscono una trasformazione delle
tecnologie e delle modalità di fruizione, ma
anche più complessivamente del sistema
televisivo.
A differenza dei cambiamenti più recenti
che hanno caratterizzato il nostro modo di
«vedere» la televisione (ad esempio lo sviluppo della televisione satellitare o di quella via Internet), l’avvento della televisione
digitale terrestre (dtt secondo l’acronimo
dell’inglese Digital terrestrial television, più
diffuso a livello internazionale), nella sua
fase attuale, è un mutamento che investirà
tutti i cittadini italiani in possesso di un
televisore. Non si tratterà infatti di affrontare una scelta (tra televisione analogica o
digitale) ma di avviarsi verso un cambiamento e, pertanto, sarà necessario dotarsi
di nuove bussole.
La tecnologia
Da un punto di vista prettamente tecnologico, la dtt consiste in un’evoluzione del
sistema di trasmissione dei segnali televisivi. Sinora infatti le immagini sono arrivate
nelle nostre case attraverso un sistema di
diffusione analogico, in cui l’informazione
viene veicolata tramite la modulazione delle
© fcsf - Aggiornamenti Sociali
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caratteristiche (frequenza e/o ampiezza) delle onde elettromagnetiche portanti trasmesse dai ripetitori distribuiti sul territorio.
Con il passaggio alla dtt si continueranno
a usare i ripetitori, ma il segnale televisivo
sarà digitale: una sequenza di dati codificati
numericamente che l’apparecchio ricevitore (decoder) traduce in suoni e immagini
visualizzabili sullo schermo.
Le ragioni di questo passaggio sono legate ad alcuni vantaggi del segnale digitale.
Innanzitutto la qualità dell’immagine è più
alta, perché non è soggetta a potenziali disturbi che interferiscono con la modulazione del segnale analogico. In secondo luogo,
aumenta il numero di canali che si possono
distribuire sulle stesse frequenze, in quanto
il segnale digitale occupa meno spazio di
quello analogico. Si libera dunque spazio
per nuovi canali e/o nuovi operatori. Infine,
con la tecnologia dtt è possibile abilitare
canali di ritorno dagli utenti agli operatori
televisivi, in una parola l’interattività.
Questa possibilità consente non solo di
consultare una guida elettronica ai programmi, oppure di accedere ad approfondimenti
delle notizie date dai telegiornali o di incrementare le opportunità di televoto nei
programmi di intrattenimento, ma permette anche di inserire nell’offerta televisiva
canali di servizio al cittadino, ad esempio
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realizzati dalle pubbliche amministrazioni,
che potrebbero fornire informazioni sulle
istituzioni locali (i Comuni, le Regioni) e
attivare forme di interattività attraverso la
televisione (ad esempio per richiedere documenti), in analogia a quanto già accade
attraverso Internet.
Avvio, switch over e switch off
Definite le caratteristiche tecnologiche
della dtt, uno strumento utile per comprendere questa nuova modalità di trasmissione televisiva è capire le fasi attraverso cui
essa sta gradualmente diventando attiva in
tutta Italia. Infatti la dtt è già una realtà
in diversi Paesi europei (come la Germania o la Gran Bretagna), in quanto il passaggio da analogico a digitale avviene a
partire da un insieme di direttive europee,
ma ciascun Paese lo effettua seguendo un
proprio percorso di ingresso. In Italia la
prima legge su questa materia è del 2001
(L. 20 marzo 2001, n. 66, Conversione in
legge, con modificazioni, del D.L. 23 gennaio 2001, n. 5, recante disposizioni urgenti
per il differimento di termini in materia di
trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, nonché per il risanamento di impianti
radiotelevisivi) e prevedeva che le emittenti
potessero iniziare la sperimentazione delle
trasmissioni televisive digitali e dei servizi
interattivi.
La norma principale di riferimento per
il passaggio alla dtt è comunemente nota
come «legge Gasparri» (L. 3 maggio 2004,
n. 112, Norme di principio in materia di
assetto del sistema radiotelevisivo e della
rai-Radiotelevisione italiana S.p.a., nonché
delega al Governo per l’emanazione del testo
unico della radiotelevisione). Essa prevede
l’avvio delle trasmissioni in forma digitale
terrestre e definisce le regole di accesso alle
frequenze: possono diventare operatori dtt
quei soggetti che dimostrano di avere rag-
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giunto una copertura non inferiore al 50%
del territorio nazionale, come le emittenti
che già operano nella televisione analogica,
ed eventualmente consorzi di operatori più
piccoli, quali le televisioni locali. I nuovi
gruppi di canali saranno consegnati in pacchetti di cinque — chiamati multiplex — ai
soggetti che presentano i requisiti necessari. Un caso particolare è costituito dalla
rai, che, in qualità di emittente pubblica, è
obbligata a realizzare almeno due multiplex
(cioè almeno dieci canali), mentre gli altri
operatori potranno averne a disposizione
uno solo.
La normativa prevede anche la distribuzione di incentivi ai cittadini (in termini di riduzione dei costi di acquisto dei
decoder) con lo scopo di favorire la diffusione di questa nuova tecnologia senza
penalizzare le fasce meno abbienti della
popolazione.
Dopo diversi spostamenti della data entro
la quale tutte le trasmissioni televisive in
Italia dovranno avvenire con la tecnologia
digitale terrestre, attualmente la chiusura
definitiva delle trasmissioni analogiche è
prevista per il 2012.
Quella che potremmo chiamare la «via
italiana» al digitale terrestre prevede che
il passaggio avvenga in modo molto graduale, articolando un calendario regionale
e avviando per ogni regione due fasi: una
di switch over, che prevede lo spegnimento
del segnale analogico per alcuni canali (rai
Due e Retequattro) e, a distanza di alcuni
mesi, la fase di switch off, vale a dire lo
spegnimento di tutti i canali analogici, che
diventeranno visibili solo in forma digitale terrestre. Questo significa che dopo
lo switch off sarà possibile continuare a
«vedere la televisione» solo con televisori
di nuova generazione, che hanno già un decoder integrato, o con televisori tradizionali
dotati di decoder esterno.
Digitale terrestre
Al momento, sono già passate al digitale
terrestre la Sardegna, la Valle d’Aosta, il
Trentino-Alto Adige, la Campania, il Lazio
e alcune province del Piemonte; la transizione è attualmente in corso nel resto del
Piemonte e in Lombardia, e interesserà via
via le altre regioni, per concludersi alla
fine del 2012.
Gli sviluppi
Nel percorso di avvicinamento alla dtt si
è compiuto un altro passaggio, dettato non
tanto dalle leggi quanto dal posizionamento
e dalle scelte degli operatori televisivi. Se
infatti nella fase di avvio, tra il 2005 e il
2006, la transizione alla dtt è stata caratterizzata dalle aspettative strettamente legate
all’innovazione tecnologica, quali l’interattività, la moltiplicazione degli operatori e
dei canali gratuiti, lo sviluppo del mercato
e il posizionamento assunto dagli operatori
hanno progressivamente modificato questa
fisionomia.
Alcune premesse e promesse della dtt si
sono effettivamente sviluppate, come l’ampliamento dell’offerta tematica e multicanale; altre sono finite in posizione residuale,
seppure ancora passibili di prospettive di
sviluppo, come l’offerta di interattività e
quella di servizi di transactional tv, vale a
dire forme televisive in grado di trasformare
la televisione in un servizio per il cittadino,
ad esempio in uno sportello bancario; altre
ancora sono cresciute in modo inaspettato,
come l’offerta pay (a pagamento). Inoltre la
fisionomia degli attori sta acquisendo una
sua stabilità, che vede la centralità degli
operatori televisivi nazionali affiancati da
quelli locali in alcune regioni, come accade
ad esempio in Sardegna.
Da tecnologia destinata a rimodellare
l’offerta televisiva e il servizio pubblico, la
dtt si è riposizionata, quindi, come concorrente delle altre offerte di televisione
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digitale gratuita e a pagamento (cioè quella
trasmessa via satellite e via Internet) o come
piattaforma televisiva tout court nelle regioni dove lo switch off è già compiuto.
Tutto questo non significa che tecnologia
e definizione sociale della dtt si possano
pensare come ormai consolidate e stabili.
Infatti, per definire che cosa sarà la dtt in
Italia sarà fondamentale ancora almeno un
passaggio: lo switch off su tutto il territorio
nazionale, che introdurrà nello scenario
televisivo parecchie novità.
Innanzitutto saranno necessarie dinamiche di comunicazione per promuovere
e sostenere sia un’ulteriore fase di alfabetizzazione tecnologica per gli utenti che
non hanno ancora effettuato il passaggio
al digitale, sia una nuova fase di lancio
dell’offerta pay in uno scenario competitivo
complesso. Il mercato delle offerte pay della
dtt vede infatti la compresenza di più modelli di pagamento (abbonamento o tessera
ricaricabile) e di più concorrenti (i diversi
operatori della dtt, la tv satellitare e quella
via Internet nell’ambito della competizione
tra piattaforme) ed è interessato da un’evoluzione delle piattaforme di intrattenimento
domestico in cui il computer con connessione a banda larga (cfr Foglizzo P., «Banda
larga», in Aggiornamenti Sociali, 12 [2008]
774-777) occupa uno spazio sempre più
rilevante come fonte e terminale di consumo di prodotti audiovisivi. La sfida per gli
operatori sarà quindi di costruire offerte
riconoscibili e individuabili sia nell’ambito televisivo in senso stretto, sia in quello
più ampio dei nuovi circuiti culturali del
prodotto audiovisivo nel panorama digitale,
rappresentati ad esempio dalla fruizione di
prodotti televisivi attraverso il pc.
Ripensare la televisione
Una ulteriore novità sarà rappresentata
dall’appropriazione e dall’«addomestica-
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mento» della dtt nell’ambito delle famiglie,
in cui lo switch off introdurrà ulteriori forme
di negoziazione tra le scelte d’acquisto, di
abbonamento e di consumo.
Infatti non saranno solo gli operatori televisivi e i comunicatori a doversi orientare
in questo nuovo scenario, ma soprattutto le
famiglie, che si troveranno a transitare verso
la dtt con le loro abitudini di consumo
e dotazioni tecnologiche, con i loro valori
e interessi, in un’espressione con le loro
«economie morali domestiche».
Le famiglie dovranno dotare i televisori
di un decoder per poter ricevere i canali tradizionali (rai, Mediaset, La7, ecc.) e quelli
nuovi programmati per la dtt, sia gratuita
sia a pagamento. Si troveranno, quindi, di
fronte a una televisione non più familiare
e ormai «addomesticata», da usare senza
pensare, ad esempio, al fatto che è anche
un «oggetto tecnologico». Sarà necessario
rivalutare la presenza dei televisori nelle
case e il loro utilizzo, decidendo quale apparecchio convertire per primo al segnale
digitale e quale tipo di decoder scegliere
(con o senza accesso potenziale ai canali a
pagamento), e poi se convertirli tutti oppure
inventare nuovi usi dei loro schermi (ad
esempio solo come lettori di dvd).
Passando a una nuova tecnologia le famiglie dovranno dunque «ri-appropriarsi»
della televisione, ad esempio considerando
il televisore come un monitor non più inscindibilmente legato ai contenuti, ai pro-
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grammi dei canali generalisti, così come è
stato sinora, oppure ripensando in modo
consapevole alle proprie scelte di consumo
televisivo, scegliendo rispetto alla diversificazione dei pacchetti di canali (quelli gratuiti o quelli a pagamento) e confrontandosi
con una diversa organizzazione dell’offerta,
che introduce anche nella programmazione
terrestre la tematicità (cioè canali esclusivamente dedicati al cinema, ad esempio,
o alla riproposta delle fiction di maggiore
successo).
Possiamo quindi pensare al passaggio
alla dtt anche come un’occasione per acquisire consapevolezza ed eventualmente
ridefinire la propria identità di pubblico
televisivo: soddisfatto dall’offerta generalista; alla ricerca di programmi di qualità;
interessato a un’offerta vasta e differenziata,
e così via.
Per saperne di più
Fanchi M. – Vittadini N. (edd.), «Incipit
digitale. L’avvio della televisione digitale
terrestre in Italia tra discorsi, prodotti e
consumi», in Comunicazioni Sociali, 1
(2008) 3-126.
P inna P. M., Televisione digitale terrestre.
Storia, tecnologie e sviluppi della nuova
televisione, Gremese, Roma 2008.
Associazione DGTVi, <www.dgtvi.it>.
Fondazione Ugo Bordoni, <www.fub.it>.