Nonno Abelardo - Metodo Vallortigara

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Nonno Abelardo - Metodo Vallortigara
Il maestro Sergio e le …
TE LA DO’ IO LA
MATEMATICA!!!
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Caro Lettore ti porto in classe così conoscerai da vicino prima i miei
simpatici alunni e poi il protagonista delle storie:
NONNO ABELARDO
Sono le otto e trenta di una bellissima giornata di fine maggio. La
campanella è appena suonata per questo è meglio che ci affrettiamo per
non arrivare troppo in ritardo all’appuntamento. Ah! Mi stavo
dimenticando ho già avvisato i bambini che saresti venuto a trovarci in
classe.
PREPARATI.
Che strano silenzio c’è nel cortile della scuola! L’atrio è deserto, anche il
corridoio è vuoto! Apriamo la porta della classe prima B e …
un’esplosione:
“BUON GIORNO MAESTRO SERGIO TI STAVAMO ASPETTANDO!”
“Buon giorno a tutti! Come mai tutto questo silenzio? Ero preoccupato
perché non vi sentivo. Come mai tutti seduti e in ordine ai vostri posti? ”
Francesca: ”Maestro avevi promesso di farci una sorpresa e noi ci siamo
preparati!”
“Ed ecco qui la sorpresa! Vi ho portato un AMICO LETTORE che
vorrebbe conoscervi. Cercate di fare bella figura e presentatevi uno alla
volta senza fare confusione mi raccomando!”
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Chi si presenta per primo?
“Io! Io! … Mi chiamo Alberto e sono il primo perché comincio con la lettera
A. Sono il più grande e forte della classe. Ieri ho steso un bambino della
terza A”.
“Mi chiamo Marco e con Andrea, il mio migliore amico, gioco a calcio. Però
Alberto ha steso Giulio che è il più piccolo della terza A”.
“Sono Andrea e gioco a calcio con Marco ma ho anche un altro amico che
si chiama Alessandro che fa la seconda”.
“Io mi chiamo Giulia E. Con la E perché c’è un’altra Giulia in classe che si
chiama Giulia P. Sono brava in matematica ma mi piace tanto anche
l’italiano”.
“Mi chiamo Alessia e sono senza i denti davanti. Non ho bisogno della
dentiera come mia nonna perché i denti cadono due volte: la prima volta
che cadono poi ricrescono è la seconda volta che ci vuole la dentiera”.
“Io sono Giulia P e faccio la segretaria al maestro Sergio perché è un
dimenticone ed io devo sempre ricordargli le cose”.
“Mi chiamo Luca e mi piace tanto giocaVe a calcio. Il mio Vuolo pVefeVito
è il poVtieVe”.
“Mi chiamo Lara e da grande farò la parrucchiera. Mi piace tanto tagliare
i capelli e a casa mi sono allenata tagliando i capelli a tutte le vecchie
Barbie di mia mamma. Mia mamma però mi ha tanto sgridato”.
“Sono Silvia e sono la postina della classe. Quando ci sono avvisi da
consegnare sono io che li distribuisco. Alle volte vado anche nelle altre
classi”.
“Mi chiamo Enrico. Il primo giorno di scuola, quando ho visto il maestro
Sergio, mi è venuto da piangere perché avevo paura”.
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“Sono Beatrice. Io invece il primo giorno di scuola avevo soggezione del
maestro Sergio perché pensavo che a scuola ci fossero solo maestre”.
“Mi chiamo Carlotta e anch’io avevo soggezione del maestro ma solo il
primo giorno poi mi è passata”.
“Io sono Francesca e mi piacciono tutte le attività che facciamo a scuola.
Ho un piccolo difetto che quando sono concentrata in un lavoro lo eseguo
con la bocca aperta e la lingua fuori.”
“Io sono Dario. Il mio sport preferito è il calcio ma non posso più giocare
in cortile della scuola perché l’altro giorno, tirando una pallonata, ho
colpito in testa la maestra Imelda. Non l’ ho fatto apposta è che dovevo
passare il pallone ad Alberto che era dall’altra parte del cortile”.
“Mi chiamo Elena e mi piace moltissimo la matematica: è la mia materia
preferita. Mi piacciono anche i dolci soprattutto quelli alla cioccolata”.
“Io sono Matteo. Anche a me piace la matematica perché alle volte
facciamo disegni che assomigliano ai cartoni animati. Mi piace tanto
inventare e raccontare le storie”.
“Io sono Alessandro e mi piace la matematica ma mia nonna dice che ho un
difetto mi piacciono troppo i cartoni animati”.
“Mi chiamo Valentina e sono brava in matematica. Alle volte riesco
risolvere dei problemi prima di mia mamma. Invece mio papà è ancora più
veloce di me”.
“Io mi chiamo Ines e mi piace la matematica al secondo posto. Il primo è il
computer. Anche mia mamma è più svelta di mio papà nei conti e gli dice
spesso che se fosse per lui non si arriverebbe mai alla fine del mese”.
“Io sono Davide anche a me piacciono i cartoni animati ma in classe
preferisco la matematica, poi il computer, poi la motoria e per ultimo
l’italiano”.
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Siamo stati un po’ sfortunati: è assentente Denis colpito in pieno da una
laringite. E’ la sua malattia professionale perché quando si mette a
chiacchierare non la smette mai. Chiacchiera anche quando è da solo.
Avremo però modo di ritrovarlo più avanti.
Ora Caro Lettore, che ti sei fatto un’idea dei simpatici bambini con i quali
ogni giorno passo il tempo giocan…! Ehm! Lavorando,
che ne dici se andiamo a conoscere il nostro buon
Abelardo ?
Nonno Abelardo con le sue storie è il protagonista indiscusso della
famigerata gara del silenzio.
Per rilassarci un po’ e dimenticare le fatiche matematiche ci concediamo
qualche momento di … gara del silenzio.
Ed ecco come funziona il gioc… ehm! La pausa di riflessione.
Per tutta la durata della gara del silenzio i bambini della classe devono
stare fermi e soprattutto zitti.
Non possono: ridere, parlare, muoversi, alzarsi dal banco per andare in
bagno o andare al cestino a fare la punta alla matita con relativa
chiacchieratina con l’amichetto, grattarsi la testa e nemmeno quella del
compagno di banco, insomma debbono trasformarsi in statue.
Naturalmente faccio di tutto per far ridere, per far parlare o muovere i
soliti
sognatori
Chiedo in modi sempre diversi di aprire o chiudere la finestra, di
accendere o spegnere la luce. Domando gentilmente che ore sono, se
hanno freddo o caldo, … e c’è sempre qualche concentratissimo che fa
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quello che gli chiedo e per questo viene immediatamente eliminato dal
gioco.
La parte migliore è quando arriva Nonno Abelardo. E’ con l’aiuto delle
sue avventure che quasi sempre riesco a vincere la gara facendo ridere tutti
i bambini.
ED ECCO
NONNO ABELARDO
IN VESTE ANTI
STRESS
MATEMATICO
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TE LA DO’ IO LA
MATEMATICA!!!
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Caro lettore, non sono bravo a disegnare e allora provo a descriverti il
nostro Nonno Abelardo così tu potrai farti un’idea precisa.
E’ un vecchietto simpaticissimo che ne combina di tutti i colori perché è
un po’ sbadato e ha sempre la testa tra le
nuvole.
L’altra mattina quando, ancora mezzo addormentato, andò in cucina per
fare la colazione…
Entrò stropicciandosi gli occhi, aprì il frigo e, dopo aver cacciato via una
povera famigliola di topolini affamati che stavano rosicchiando il suo
formaggio preferito, dopo aver spostato Ice il pinguino che stava
sonnecchiando al fresco sopra i ghiacci, finalmente prese la bottiglia del
latte.
Cercò di riempire la tazzina ma dalla bottiglia non uscì neppure una goccia
perché Mea, la sua gattina glielo aveva bevuto tutto.
Così, senza arrabbiarsi e senza svegliarsi del tutto, pensò di andare da
Milk il lattaio del paese per fare provviste.
Infilò i vecchi pattini, quelli con quattro rotelle ciascuno, inforcò gli
occhiali antimoscerino e si avviò veloce verso la latteria.
Non si era cambiato ed era rimasto in pigiama quello da festa con i rigoni
gialli e blu.
Poco prima di arrivare alla curva, che immette nella via dei Bovini dove
c’è la latteria, Gilberto il vigile lo vide e gli gridò:
“Abelardo dove vai in pigiama!”
Nonno Abelardo si guardò proprio nel momento sbagliato, stava per
affrontare la terribile curva definita dagli esperti
“CURVA DEL GOMITO”.
Non riuscì a raddrizzare la curva e così entrò dritto nel bar denominato:
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AL CANTON.
Fortunatamente per lui la porta del bar era aperta così, senza grossi danni,
riuscì a fermarsi contro il bancone.
Appoggiandosi malamente con le mani sopra un ricco vassoio di bignè alla
crema lo fece prima saltare in alto poi cadere proprio sulla schiena della
signorina Amalia (professoressa e insegnante di musica) che stava
amabilmente conversando con il signor
PRESIDE DELL’ ISTITUTO COMPRENSIVO.
Amalia non parlò, non si agitò, non chiese aiuto, non si scompose, non
mandò nemmeno un SMS col cellulare, niente di niente prese solo con
calma la borsetta color fucsia che teneva a tracolla e, come un lanciatore di
martello, la fece roteare in aria per tre volte poi con assoluta precisione la
fece cadere esattamente sulla testa di Abelardo.
Il colpo si sentì anche in bagno dove Andreina, conosciuta come la
pettegola del villaggio, finì molto velocemente quello che stava per fare e
corse fuori per scoprire la causa di quell’orribile botto.
Vide Abelardo che, confuso e con un bel bernoccolo in testa, cercava di
pulire la schiena di Amalia usando la cravatta a pois del
PRESIDE DELL’ ISTITUTO COMPRENSIVO.
Andreina vide la borsetta fucsia di Amalia, che era caduta per terra.
La raccolse e, prima di consegnarla ad Amalia, volle fare un controllo da
esperta ficcanaso sul contenuto della borsetta fucsia.
Andreina non riuscì a capire perché, oltre alle normali cose che ci sono in
una borsetta da signora, in quella fucsia di Amalia ci fosse anche un
mattone da 2 kg.
Questo mistero rimarrà per lungo tempo nella mente di Andreina
procurandole forti emicranie e qualche notte insonne.
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Alla fine il nostro buon Abelardo chiese scusa a tutti, si ricompose, ripartì
con prudenza verso latteria di Gilberto.
Acquistò ben quattro litri di latte e, sempre con prudenza, ritornò a casa
dove Nonna Adelina lo stava aspettando con Mea, con Rufo e con tanta
impazienza.
C’era una sorpresa!!!
In cucina, molto ben disposta in mezzo alla tavola, Abelardo trovò una
torta con
candeline accese.
Strana macchia di crema!
Era il giorno del suo
COMPLEANNO!
“Tanti auguri Abelardo!!!” Disse Adelina “ scusa se non trovi i bignè alla
crema che ti piacciono tanto. Li avevo ordinati AL CANTON ma
mi hanno portato in sostituzione una torta di mele perché m’hanno detto
che c’è stato un grosso incidente al vassoio di bignè”.
Abelardo si grattò la testa e massaggiò il bernoccolo ma non disse una
parola.
Caro Lettore te lo spiego io il perché la prof. aveva un mattone da 2 kg
nella borsetta:
Amalia stava portando la risposta esatta al quesito che le aveva proposto
un certo prof. Bilancin.
Il quesito era:
“Se un mattone pesa 1 kg più mezzo mattone, quanto pesa il
mattone?”
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Caro Lettore, ritorniamo, alla descrizione del nostro simpatico
Nonno Abelardo.
Cercherò ora di descrivertelo fisicamente partendo dall’alto:
Ha pochi capelli neri ma molto lunghi che raccoglie in una sottile treccia.
La sua fronte è molto spaziosa e ben segnata dal tempo, ha gli occhi
piccolini di colore azzurro, un naso lungo con la punta rivolta verso il
basso, una bocca larga e possiede ancora una mezza dozzina di denti
validi.
Forma difficile per dire sei denti.
Dozzina = dodici,
mezza dozzina = dodici diviso due = sei.
Il mento è lungo ed appuntito, le orecchie sono grandi e nei lobi ci sono
attaccati due splendidi orecchini penduli.
E’ alto un metro e sessanta centimetri (senza scarpe).
E’ magro e si veste molto spesso con abiti chiari. Porta con stile anche
cravatte a pois rosa scuro.
Porta un paio (= due) di scarpe grandi (numero quarantotto) perché vuole
starci comodo.
A questo punto penso di averti descritto tutti gli aspetti che fanno la
differenza tra Nonno Abelardo e un qualsiasi nonno di provincia.
Ora, Caro Lettore, tocca a te! Vai alla pagina successiva e ...
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disegna l’identikit di
Nonno Abelardo.
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Ci sono altre cose ma te le dirò in seguito perché c’è Beatrice impaziente
di sapere come fa Nonno Abelardo a pattinare così veloce con tutte
quelle rotelle cigolanti.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quante sono le rotelle dei pattini di Abelardo?
Risposta ……………………..
Altra domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Abelardo scrive male!!!
Se un mattone pesa 2 kg più mezzo mattone, quanto pesa il mattone?
Risposta ……………………..
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In una notte buia, ma proprio buia…
Ah! Dimenticavo! Oggi Denis è rientrato con l’ugola perfettamente
funzionante.
Ha già frastornato Leandra l’operatrice scolastica, da tutti conosciuta
come bidella, raccontandole i particolari della sua laringite .
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IL LADRO
Quella notte era così buia che neanche la luna aveva il coraggio di
mostrare la sua faccia e si nascondeva dietro a delle grosse nuvole nere.
Proprio a mezzanotte, mentre l’orologio del campanile batteva lentamente
dodici rintocchi, un’ombra si aggirava nei paraggi della casa di Nonno
Abelardo.
Era Wolf il Nero in cerca di una casa da svaligiare.
Wolf quando va a rub… ehm! a lavorare si veste tutto di nero.
Infila un paio di calzini neri che, quando sono indossati, mostrano qualche
forellino color carne.
Per seguire una certa moda porta i BLACK BOXER e indossa una
camicia nerissima con bottoni, quei pochi rimasti attaccati, rigorosamente
neri.
I pantaloni, la cintura e le scarpe da lavoro sono di un nero così scuro che
non si può descrivere.
Siccome Wolf ha pochi capelli, quando lavora, copre il lucido del cranio
con una bandana nera a pois scurissimi.
Per nascondere l’azzurro degli occhi si mette degli occhialini da saldatore
nerissimi e per mimetizzare il bianco dei quattro denti rimasti usa una
dentiera da lavoro rigorosamente nera.
In tasca oltre al fazzoletto nero non possiede nient’altro che un paio di
grossi buchi neri.
Wolf è magro, alto, agilissimo ed è molto veloce nella corsa soprattutto
quando è inseguito da Dog il cane poliziotto del quartiere.
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Bando alle ciance ritorniamo alla notte nera.
Quando Wolf arrivò al cancello di Abelardo decise di entrare alla sua
maniera: scavalcandolo con un salto acrobatico.
La sommità appuntita del cancello non gli permise di superarlo in modo
netto e gli trattenne una strisciolina sottile di pantalone mista ad un po’ di
pelle. Wolf atterrò senza ulteriori danni all’interno del cortile.
Si avvicinò in punta dei piedi alla casa e, girandole attorno, si accorse che
una finestra sul retro era rimasta aperta.
Prese la nerissima scala portatile, che tiene sempre legata sulla schiena
con una corda più nera del nero, l’appoggiò al davanzale della finestra e
cominciò a salire.
Nonno Abelardo quella sera era andato a letto verso le sette e un quarto.
Aveva infilato il pigiama a pois rossi, la cuffia verde e i calzini bianchi e
ben presto si addormentò.
Dormì così profondamente che non sentì
Mea accovacciarsi
comodamente sulla sua testa e che anche Rufo, il suo cane, un notevole
pastore maremmano, si era comodamente disteso sui suoi piedi.
Quando Wolf finalmente riuscì ad entrare dalla finestra, non capì di essere
entrato nel bagno tanto era buio.
Sempre in punta di piedi per non far rumore cominciò a muoversi verso
quella cosa che sembrava essere una porta, l’aprì ed entrò.
Si rese conto subito che era entrato in un armadio pieno zeppo di carta
igienica, saponette, detersivi, profumi, asciugamani, ed altre cose che non
riusciva ad identificare come il tubetto di
dentifricio alla menta
che per sbaglio aveva schiacciato procurandosi una serie di strisce
verdastre sulla sua immacolata tuta nera.
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Non riuscì ad identificare nemmeno quel coso molto pesante che gli era
caduto sul piede sinistro procurandogli un fortissimo dolore e che aveva
una strana forma molto simile ad un cubo con due coni attaccati a due
facce. (Potevo dire ai due lati ma… in la geometria vuole la sua parte).
Un fabbro, senza ombra di dubbio, chiamerebbe quel coso
INCUDINE.
Ma non doveva finire lì! Uscendo dall’armadio pose il piede destro, quello
ancora buono, proprio sopra una saponetta alla lavanda che lo fece partire
come una scheggia in direzione del water.
Essendo molto magro Wolf riuscì ad entrarvi per metà. Nessuno l’udì.
Piano, piano uscì dal water e, non trovando la carta igienica, si asciugò con
l’aria calda del fon. Alla fine, con molta cautela e bello asciutto, si diresse
verso la porta del bagno.
Ebbe un attimo di fortuna.
Proprio in quel momento la luna fece capolino, per pochi istanti, da dietro
una nuvola nera.
Wolf riuscì così a raggiungere la cucina senza ulteriori danni.
La luna ritornò ben presto a nascondersi dietro ad un’altra nuvola nera e
subito fu buio pesto.
Wolf senza perdere tempo aprì il frigorifero prese tutto quello che c’era
dentro e lo mise in un sacco, anche questo rigorosamente nero, poi scese
in cantina, prese cinque salsicce che erano appese al soffitto, quattro
bottiglie di vino, e due barattoli di conserva e mise tutto nello stesso sacco
nero che pose in un angolo vicino alla porta.
Poi, in punta di alluce, salì nel piano superiore per prendere il portamonete
di Nonno Abelardo.
Entrò nella camera dove si sentiva solo il ronfare del nonno, allungò la
mano e cercò il portamonete tra le coperte del letto.
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Non si accorse di Rufo e così lo prese per un orecchio e lo tirò forte.
A quel punto Rufo si svegliò e, delicatamente senza fare rumore, gli piantò
i quattro canini a distanza regolare: due sul palmo e due sul dorso della
mano destra.
Wolf non poté gridare dal dolore per non farsi scoprire e così corse a tutta
velocità giù nello scantinato, prese al volo il sacco nero, aprì la porta, uscì
nel cortile, risaltò non nettamente il cancello, corse in mezzo ad un prato e
lì ululò per un bel quarto d’ora alla lun... ehm! alla nuvola nera che
copriva la luna.
Cessato il dolore del morso ritornò a casa. Medicò e fasciò per bene la
mano e poi prese il sacco nero e lo aprì.
Sorpresa! Nella fretta aveva scambiato il suo sacco nero delle provviste
con il sacco nero delle immondizie che Abelardo aveva preparato.
Dentro c’era di tutto e, oltre alle solite immondizie, quello che spiccava di
più e che aveva dato molto fastidio a Wolf nella fuga, erano i sei blocchi di
cemento da 5 Kg l’uno. (Misure di peso si fanno in terza classe
elementare. Non preoccuparti hai ancora un paio d’anni senza pesi. Ah! Mi
stavo dimenticando si legge: cinque chilogrammi)
Wolf ululò per tutto il resto della notte e non solo per il dolore alla mano.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti Kg di cemento si è portato a casa Wolf?
5 kg
…
…
K
…
Risposta ……………………..
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…
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I BISCOTTI DI RUFO
Ieri andai a trovare Nonno Abelardo. Bussai ma nessuno mi rispose,
provai un’altra volta e finalmente venne ad aprirmi Nonna Adelina che mi
disse: “Scusa se non sono venuta subito ma ero tutta presa a ricostruire un
puzzle molto bello che Rufo, rincorrendo Mea, mi aveva rovesciato per
terra. Dai! Vieni che te lo faccio vedere”.
Era veramente un bel puzzle molto difficile da ricostruire perché aveva
ben cinquecento tesserine da unire. Mentre ammiravo il lavoro di Nonna
Adelina, ritornò a casa Abelardo.
Quando lo vidi mi scappò da ridere perché aveva una striscia rossoscuro
che partiva dal mezzo della fronte, scendeva sopra il naso, attraversava la
bocca ed arrivava fino sulla punta del mento.
Sembrava un asse di simmetria (parola difficile da terza/quarta elementare)
che gli divideva il volto dall’alto verso il basso esattamente in due parti
uguali.
“Ridi, ridi pure” disse Abelardo. “Sai cosa mi è successo?” Io feci cenno
di no e lui cominciò a raccontare:
“La notte scorsa mentre stavo ronfan… ehm! dormendo tranquillo ad un
tratto sentii Rufo abbaiare. Mi svegliai e scesi treman… ehm! con molto
coraggio in garage per scoprire la causa dell’abbaiare di Rufo. Decisi di
non accendere le luci così, se ci fosse stato un ladro, lo avrei sorpreso, lo
avrei legato e portato direttamente in prigione.
Scalzo per non far rumore, trattenendo il fiato per la pau… ehm! per
risparmiarlo, entrai dalla porta posteriore.
Ed è qui che posi il piede destro sui denti di uno strano ma ben conosciuto
oggetto da giardino (il rastrello dal lungo e resistente manico di legno) che
in un lampo si alzò e mi diede una manicata (parola che non si trova nei
vari dizionari) proprio in mezzo alla fronte..
Accesi la luce e, tra centinaia di stelline gialle, vidi il perché di tanto
abbaiare da parte di Rufo: Red la volpe gli aveva ruba… ehm! preso in
prestito ben quattro biscotti e gliene aveva lasciati solamente tre.
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Ritorno proprio ora dal negozio di nonna Zoe con una buona scorta di
biscotti.
Ho comprato tre scatole (da quattro biscotti l’una) che dividerò in parti
uguali tra Rufo e Mea ”.
Nonna Adelina chiese: “Quanto hai speso in tutto?” Nonno Abelardo le
rispose: “Dei dieci € che mi hai dato ne ho avanzati ben quattro”.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti € costa una scatola di quei biscotti?
Risposta ……………………..
Adelina terminò il puzzle e soddisfatta disse: “Ecco il mio capolavoro!”
Abelardo rimase un po’ male per non aver partecipato anche lui alla
ricostruzione del puzzle ma si scusò dicendo: “Se non ci fossi io qui …
povere bestiole rimarrebbero senza cena!”
Ecco cos’è capitato a Nonno Abelardo durante quella che doveva essere
una tranquilla e serena …
Disegno fatto da Nonno Abelardo senza
l’uso degli occhiali
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GITA AL MARE
La sveglia suonò puntuale alle 4 e 30. Abelardo che stava ronfan... ehm!
dormendo tranquillo si svegliò di soprassalto e, senza stropicciarsi gli
occhi, si alzò, infilò male le ciabatte e così invece di scendere in cucina per
fare la colazione ruzzolò direttamente in cantina senza mai fermarsi.
Per fortuna arrivò a fianco delle tre damigiane di vino da 50 litri l’una
lasciandole intatte.
Lasciò invece una striscia di pigiama attaccata ad un chiodo che sporgeva
da qualche parte lungo il percorso.
Si rialzò, infilò le ciabatte, questa volta in modo corretto, e salì in cucina.
Fece un’abbondante colazione a base di latte tiepido zucchero e miele.
Andò in bagno e, dopo aver fatto la pipì, si lavò i pochi denti che con
ostinazione gli sono rimasti ben saldi, si rase la barba e si pettinò con cura.
Bello, pulito e profumato si vestì da gitante in classico stile floreale. Prese
lo zainetto dove aveva messo le cibarie necessarie per la gita al mare.
Nello zainetto c’erano: sei panini alla nutella, tre al prosciutto, due
bottiglie d’acqua minerale gassata e tre d’acqua minerale naturale, una
cannuccia, un bicchiere, un pacco di biscotti e una decina (= dieci) di
caramelle alla menta.
Aveva preparato anche un secondo zainetto nel quale aveva messo tutto
l’occorrente per la spiaggia: il costume da bagno, le ciabatte,
l’asciugamano, la crema antiscottatura, le pinne, la maschera, il salvagente
a forma di ochetta, il materassino gonfiabile dotato di pompa, una molletta
per tappare il naso, l’ombrellone e lo sdraio anche questo gonfiabile.
Alle 5 e 20 minuti s’incamminò verso il luogo del raduno proprio davanti
al monumento ai caduti nella piazza centrale del paese.
Arrivato trovò quasi tutti i gitanti pronti alla partenza, mancava solo la
signorina maestra Cesira che aveva avuto dei grossi problemi con la
tavola da windsurf perché non si adattava allo zainetto.
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Alle 5 e 30 il pullman partì puntuale.
Anche Cesira riuscì ad aggrapparsi in tempo alla parte posteriore del
pullman appena sopra la targa.
Alle 6 e 15 minuti Nonno Abelardo si accorse di aver dimenticato a casa
il secondo zainetto. Troppo tardi! Il pullman era già in autostrada e aveva
percorso più di trenta km.
La comitiva era allietata da cori di montagna, canzoni anni trenta e dalle
barzellette di Ferdinando il balbo del paese. Il più giovane era proprio
Nonno Abelardo.
Dopo due ore, appena usciti dall’autostrada, il pullman si fermò per una
tappa alla Taverna dell’Oste Nero.
Appena si aprirono le porte tutti i gitanti scesero velocemente dal pullman
e andarono a fare la fila ai gabinetti.
Anche Cesira riuscì a scendere dalla targa e, siccome aveva fatto la pipì
durante il viaggio, corse a cercare un posto più comodo all’interno del
pullman. Lo trovò cinque sedili dietro il conducente, si sedette comoda e si
addormentò.
Nonno Abelardo, per evitare la fila, preferì trattenere la pipì e andare
prima nella taverna a bere un buon bicchiere d’acqua fresca.
Quando tutti i gitanti entrarono nella taverna per rifocillarsi Abelardo fece
il percorso inverso e andando in bagno pensò:
“Sono forte! Sono troppo forte! Anzi FORTISSIMO!
Ho schivato la fila e ora posso fare la pipì con calma!”
Ci mise troppa calma e il pullman partì senza di lui.
Quando ebbe finito uscì dal bagno e si accorse che fuori nel parcheggio
non c’era più nessuno.
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Entrò nella taverna e anche lì era tutto vuoto ed era buio perché qualcuno
aveva chiuso i balconi e spento tutte le luci. Nonno Abelardo cominciò a
chiamare: “Oste! Oste! Non c’è nessuno qui?”
Non vedeva niente ma ad un tratto sentì una voce bassa e roca che diceva:
“Sei rimasto solo! Ora ti prendo e ti lesso come ho fatto con tutti
i turisti che si sono attardati e hanno perso il pullman come te!”
Sentendo queste parole Nonno Abelardo pieno di paura e con le gambe
tremanti cercò di scappare verso l’uscita.
Nel buio calpestò lo zainetto pieno di creme abbronzanti dimenticato lì
dalla moglie del farmacista e schiacciandolo fece uscire un fiume di
liquido scivoloso.
Perse l’equilibrio e andò scivolando a fermarsi dentro il portaombrelli
posto vicino all’entrata.
L’Oste Nero si mise a ridere e sempre con la sua voce bassa e roca gli
disse:
“Adesso ti prendo e ti metto in gabbia. Ti lascerò a digiuno per due
giorni così ti purgherai bene e poi ti cucinerò nel pentolone del brodo.
Quando sarai ben cotto ti mangerò con il contorno di peperoni rossi e
cipolline”.
Prese il povero Abelardo per il collo, lo portò in cantina e lo rinchiuse in
una vecchia e arrugginita gabbia.
Abelardo era disperato perché aveva perso l’occasione di andare al mare e
ora si trovava proprio in un brutto guaio.
Mentre pensava come fare a scappare, sentì una voce provenire da un’altra
gabbia a fianco della sua.
“Io sono il professor De Topis e sono il bibliotecario del paese.
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L’altro giorno mi sono attardato in bagno per finire di leggere il mio
giornalino preferito e ho perso il pullman. Sono entrato nella taverna e lì
l’Oste Nero mi ha preso e mi ha messo in gabbia e mi ha promesso che
domani mi lesserà e mi mangerà con il contorno di peperoni rossi e
cipolline. Poveri noi! Siamo fritti!”
“No! Vuoi dire lessi!”
Nel buio della cantina passarono tutto il giorno a raccontarsi a vicenda le
loro disgrazie e così arrivò la notte.
Alle ore tre e quindici minuti ad Abelardo venne un’idea: si frugò in tasca
e trovò una piccola torcia elettrica con la quale riuscì ad illuminare la
cantina.
Vide che la chiave della gabbia era appesa ad un chiodo vicino alla porta.
Sempre frugando nella tasca prese una radiolina portatile ne estrasse
l’antenna e con questa fece cadere la chiave per terra e poi la trascinò a sé.
In un attimo aprì la serratura ed uscì dalla gabbia.
Aprì anche la gabbia del topo ehm! del professor De Topis. Poi assieme e
con molta cautela aprirono lentamente la porta e salirono in taverna.
Era tutto buio anche perché avevano deciso di spegnere la pila per non
farsi beccare dall’Oste Nero.
Quando arrivarono alla porta che dava sul piazzale, sentirono dietro di loro
una risata e poi la solita voce bassa e roca:
“Ah! Ah! Ah! Volevate fuggire!
Non sapete che l’Oste Nero non dorme mai? Adesso vi prendo,
vi lego come due bei salami e vi metto subito in pentola!”
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Abelardo si mise a correre verso l’uscita seguito dal professor De Topis.
Anche L’Oste Nero li seguì veloce.
La sfortuna questa volta toccò all’Oste Nero perché pose il piede destro
proprio sopra le famose creme della moglie del farmacista.
Partì come un razzo con destinazione:
LA SCANSIA DEI SUPERALCOLICI.
Si fermò contro tre bottiglie di grappa alla ruta da € 8 l’una e le ruppe con
una potente craniata (brutto termine per dire battere la testa contro un
ostacolo).
Senza volerlo si versò addosso tutta la grappa e ne bevve un bel po’.
I due compagni di sventura ne approfittarono per uscire nel piazzale
prendere al volo un tandem, dimenticato lì da una coppia di ciclisti di
passaggio, e fuggire a tutto pedale verso il vicino paese.
Non era finita!
L’Oste Nero, dopo un attimo di confusione, si rialzò, corse fuori e,
vedendo i due in fuga, prese la super moto da cross e partì a tutto
gas all’inseguimento.
Ancora una volta la sfortuna attendeva l’Oste Nero.
Nascosti dietro il cartello stradale che indica il nome del paese e il divieto
di superare i 50 Km orari, c’erano due poliziotti in agguato.
Quando l’Oste Nero passò, i poliziotti registrarono sull’apposito
apparecchio ben 152
Km orari.
Misure di lunghezza si fanno sempre in terza classe elementare.
Vivi ancora tranquillo senza misure.
Ah! Di nuovo! Si legge: centocinquantadue chilometri
27
Dopo un velocissimo inseguimento i poliziotti lo fermarono e, siccome
l’Oste Nero dava segni di nervosismo e puzzava tremendamente di grappa
alla ruta, gli fecero il test alcolico.
Gli trovarono dei valori enormemente al di sopra del limite consentito per
legge e così lo arrestarono e lo misero in prigione per un bel po’ di tempo.
Abelardo, salutato il topo ehm! il professor De Topis riuscì a prendere
una corriera di linea e, alle ore sei e trenta minuti, proprio mentre il sole si
affacciava all’orizzonte, arrivò a casa.
Non raccontò niente a Nonna Adelina andò a letto e dormì con qualche
incubo fino a sera.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti danni in € fece l’OSTE
OSTE NERO con la craniata?
Risposta ……………………..
28
29
LA FESTA IN MASCHERA
Già da una settimana Abelardo era stato invitato a partecipare alla festa in
maschera programmata per la domenica pomeriggio.
La festa si svolgeva nella piazzetta del municipio ed era stata organizzata
dall’assessore allo spettacolo il Dottor Felice Festa in persona.
Abelardo aveva passato tre giorni e tre notti a pensare quale costume
costruire per l’importante festa. Bisognava essere originali poiché si
poteva ricevere dei ricchi premi in euro o in natura.
Decise…! Si sarebbe vestito da albero e precisamente da MELO.
Per i due restanti giorni fino a domenica mattina si dedicò alla
preparazione del vestito.
E sì! Sembrava proprio un bel MELO! Aveva un bel tronco marrone
e una chioma molto verde con ben nove rami saldamente attaccati.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Che giorno era quando Abelardo cominciò a pensare al vestito?
Risposta ……………………..
Quando alle 14,30 della domenica iniziò la festa, Abelardo era pronto col
suo bel vestito da MELO.
Per la verità assomigliava di più ad un vecchio cespuglio di rovi appena
uscito da una violenta tempesta di grandine.
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Per uscire di casa passando per la porta dovette potare un po’ l’albero ma
lasciò giù solo un paio di rametti secondari.
Arrivato sulla strada che porta alla piazzetta si fermò, un po’ per
risistemare i quattro rami principali che si erano spostati ma MOLTO per
prendere fiato.
Ne approfittò della sosta Rocco, il sanbernardo del vicino, che si avvicinò,
alzò la zampaccia posteriore sinistra (è un cane mancino) e fece la pipì in
tutta tranquillità sulla parte bassa del tronco.
Non era finita lì! Poco prima di arrivare nella piazzetta del municipio
Abelardo dovette fermarsi per lasciar passare un enorme mille piedi.
Erano i ragazzi delle Scuole Medie che avevano costruito questo costume
gigantesco.
Mentre Abelardo era tutto concentrato a contare i piedi, la cagnetta Idra,
costante accompagnatrice della moglie del farmacista, approfittò
dell’albero e anche lei alzò la zampetta posteriore destra (non è mancina) e
fece la pipì sempre sulla parte bassa del tronco.
Intanto Nonno Abelardo aveva contato ben cento piedi e pensò tra sé:
“Questi ragazzi d’oggi si travestono da mille piedi e poi non sanno
neanche contare!” Nonno Abelardo non sa che i millepiedi in realtà non
hanno mille piedi.
La piazzetta era piena di maschere.
Su tutte dominava la giraffa Altea vestita da gru. Da alcuni mesi Altea era
ospite di Mimmolo il nano del bosco.
Vi era persino la signorina maestra Clementina, novantenne in pensione,
vestita rigorosamente da punk, che si faceva largo tra la folla delle
maschere usando un bastone di metallo lucidato per l’occasione.
Calzava, per modo di dire, degli stivaloni con i tacchi in acciaio
inossidabile alti 29
cm.
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(Se vuoi farti un’idea, Caro Lettore, dell’altezza dei tacchi di Clementina
prendi un righello o un metro e osserva la distanza dallo 0 ai 29 cm.)
I pantaloni e il giubbotto in similpelle erano di color nero. Ben 15 kg di
catenine e borchie luccicanti la arredavano così bene da farla sembrare,
senza alcun dubbio, un ben fornito scaffale di ferramenta.
Clementina non apriva mai la bocca perché, nella confusione generale
aveva perso la dentiera.
L’aveva persa perché, scivolando malamente sotto un tavolo, aveva battuto
con forza il mento contro la scarpetta color fucsia di Piedin Delicatin
(gran ballerino di danza classica) e dalla botta le schizzò via la dentiera
che andò rotolando a perdersi in mezzo alla folla di maschere.
Senza i bei denti punk Clementina si sentiva a disagio e aveva deciso che
non avrebbe mai aperto la bocca per tutta la durata della festa.
Tra animali di ogni specie, tra personaggi più o meno famosi, tra
elettrodomestici (l’esattore delle tasse si era vestito da aspiraeuro ehm! da
aspirapolvere), tra macchine di ogni genere, tra insegne stradali, tra
apparecchi luminosi, (il Signor Sindaco si era vestito da semaforo) c’era
tutto il paese in festa.
Verso le 18 e 15 minuti avvenne la premiazione.
Vinsero i ragazzi delle Scuole Medie che si spartirono tra loro ben € 300.
Al secondo posto arrivò Clementina che si aggiudicò € 200 e così si
rifece la dentiera e riuscì ad avanzare € 15.
Pilade il nonno vigile si classificò al terzo posto con € 100. Si era vestito
da strisce pedonali e con la vincita riuscì a pagare le spese del colore che
aveva usato per il costume e ad avanzare ben € 75.
Il nostro Abelardo ebbe un premio di consolazione appropriato al
costume: un cestino con dentro otto mele fresche per la stagione (siamo in
inverno e quel giorno era particolarmente freddo) che spartì poi con
Nonna Adelina.
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La festa finì sul tardi con il passaggio della banda comunale e a
mezzanotte con lo spettacolo dei fuochi d’artificio.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti € spese Clementina per la nuova dentiera?
Risposta ……………………..
Ho disegnato una casetta perché non riesco disegnare Rufo!
Non l’ho finita perché Mea mi ha preso i colori e la matita.
Questo messaggio l’ho fatto scrivere dal maestro Sergio
proprio perché sono senza la mia matita preferita!!!
Ciao
N.A.
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LE PULCI DI RUFO
Era proprio una bellissima giornata d’autunno.
I boschi vicini alla casa di Nonno Abelardo, illuminati dal sole,
risplendevano di mille colori.
Abelardo decise di fare una passeggiata in compagnia di Rufo nel vicino
bosco di castagni. Rufo era felicissimo e scodinzolava in continuazione.
Abelardo si vestì da raccoglitore di funghi.
Infilò gli stivaloni color cuoio molto usato che gli aveva regalato il suo
amico Pony un ottimo cowboy da poco in pensione.
Indossò i pantaloni fucsia ricevuti in regalo da Dance eccellente ballerino
classico prossimo alla pensione.
Mise la giacca doppio petto con i bottoni tirati a lucido regalo di Boy, ex
attento portiere d’albergo, ora in pensione.
Per finire si coprì il capo con il cappellino regalatogli da Gondolin,
simpaticissimo gondoliere veneziano ormai prossimo alla pensione.
Prese il prezioso cestino di vimini di Adelina contenente tutta
l’attrezzatura da sarta e, dopo aver travasato in un vecchio e molto
arrugginito portaombrelli tutto quello che conteneva, lo predispose per la
raccolta di funghi.
Si armò di un vecchio bastone di corniolo e di un nuovissimo temperino da
boy scout e, così concia… ehm! vestito, si mise in marcia seguito dal
buon Rufo.
Ben presto arrivarono nel bosco del Vecchio Castagno e, prima di entrare,
si sedettero per prendere un po’ di fiato.
Rufo si era accovacciato vicino ad un tronco dove poco prima Adolfo, il
vecchio lupo grigio, si era spulciato e aveva scacciato dal suo pelo ben
quarantacinque pulci.
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Queste povere pulci rimaste senza riparo non sapevano più cosa fare; otto
di loro pensarono di allontanarsi all’interno del bosco per cercare un
animaletto ospitale. Le altre pulci si riunirono per decidere cosa fare.
Mentre discutevano si accorsero di Rufo e, senza esitare un attimo, in fila
indiana, una dopo l’altra, saltarono sul folto pelame del nostro amico.
Rufo non se ne accorse e, ripreso il fiato, partì con Abelardo alla ricerca
di funghi e castagne.
I due cercatori entrarono nel fitto del bosco.
Quello stesso giorno Beppa la befan… ehm! la simpatica vecchietta che
abita nei pressi del bosco, aveva deciso anche lei di andare alla ricerca di
funghi.
Raspando di qua e di là Beppa era arrivata sotto un grosso faggio e si era
fermata un attimo ad osservare Scody, il più vecchio scoiattolo del bosco,
che stava riordinando la sua abbondante provvista di noci.
Era così concentrata ad ammirare le evoluzioni dello scoiattolo che non si
accorse dell’arrivo di Nonno Abelardo.
“Ciao vecchia birba!” disse Abelardo dandole una manata sulla spalla
destra proprio quella colpita da una fastidiosa artrite. (Infiammazione che
procura dolori).
Beppa presa alla sprovvista, si girò di scatto e vedendo Nonno Abelardo
conciato in quel modo, capì per la prima volta nella sua lunga vita cosa
vuol dire prendere veramente paura.
Le gambe le tremarono e cominciarono a muoversi a grande velocità verso
un posto indefinito in mezzo al bosco.
Dalla bocca le uscì un
niente.
SUONO che definirlo ULTRAS è poco o
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Quasi tutti gli animali del bosco sentendo l’
ORRIBILE URLO,
si fermarono e cercarono di nascondersi.
Solo buon Tassy, sordo da anni, non si accorse di niente e imperterrito
continuò la sua passeggiata.
Beppa correva come una bufala inseguita da un branco di lupi
affamati.
Passò sopra a Fagy il fagiano che si era accovacciato dietro un cespuglio
di pungitopo, pestò la coda a Bify la vipera che stava cercando riparo sotto
un vecchio tronco.
Scody sbagliò il salto e finì direttamente nel nido di Emengarda la
civetta, sua vicina di casa, facendola ruzzolare nel fondo del nido tra le
vecchie cianfrusaglie.
Gilberto il gufo si stava facendo bello per la serata quando fu investito
dall’
ORRIBILE URLO
prodotto da Beppa.
Preso dal panico Gilberto spiccò il volo alla cieca e senza volerlo finì
nella tana di Bolfo il lupo.
Ebbe la fortuna che Bolfo era tutto concentrato a rosicchiare un osso così
riuscì a virare verso la salvezza lasciando solo poche penne attaccate alla
zampa sinistra del lupo (Bolfo è un lupo mancino).
Cu Cu il cuculo dallo spavento spiccò il volo e decise su due ali spiegate
di emigrare verso boschi più tranquilli.
Picchia Sodo, il laborioso picchio, ebbe un attacco di nervi e, in men che
non si dica, aprì un buco nel tronco del suo albero così grande che poteva
entrarci, tenendo a braccetto tutta la sua famiglia: lui, Picchiatella sua
moglie e i suoi tre bei picchietti.
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Beppa si trovò il buon Tassy davanti e, per evitarlo, spiccò un gran salto
finendo con l’abbracciare strettamente una vecchia e spinosa acacia.
Svenne e rimase inchiodata al tronco per qualche minuto.
Nonno Abelardo non si era reso conto di essere la causa di tutto quel
trambusto e andò a soccorrere la povera Beppa.
Quando Beppa aprì gli occhi e rivide davanti a sé Nonno Abelardo decise
di svenire nuovamente e, siccome non ci riusciva, prese bene la mira e
diede una poderosa zuccata al tronco della vecchia acacia.
Il botto fu così forte che Beppa svenne ma anche il nido di Cra, con tutte
le cose che possono esserci in un nido di cornacchia, cadde dal ramo e
andò a rompersi sulla testa di Abelardo.
Nonno Abelardo a quel punto decise che non era il caso di continuare nei
soccorsi e s’inoltrò nel bosco fischiettando come se il caso non fosse suo.
Rufo tutto assordato dal terribile rumore seguì Nonno Abelardo
fermandosi di tanto in tanto a fare la pipì contro qualche tronco d’albero.
Verso l’imbrunire, mentre stavano ritornando contenti verso casa, Rufo si
accorse che nella sua schiena c’era qualcosa di nuovo.
Infatti le pulci, felici per aver trovato una nuova accogliente sistemazione
per l’ormai imminente inverno, avevano deciso di fare una grande festa.
Rufo non ci badò più di tanto, si diede una sola grattata contro un
ramoscello e così riuscì a scacciare sei pulci.
Proprio in quel momento Abelardo vide la casetta di Orso Napo suo caro
amico che ha deciso di vivere in mezzo agli animali del bosco.
Bussò alla porta e, senza attendere risposta, entrò seguito da Rufo.
Napo era tutto intento a medicare la zampina anteriore destra di Fox la
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vecchia volpe che abita nelle vicinanze del pollaio di Gall grosso
allevatore di polli.
Abelardo e Napo si salutarono calorosamente e decisero di festeggiare
l’incontro con una buona bottiglia d’acqua fresca di sorgente.
Rufo si avvicinò un po’ troppo a Fox e così ben nove pulci, le più giovani,
ne approfittarono per scappare di casa e avventurarsi nel rosso pelo della
volpe.
Finito il brindisi, Napo e Abelardo si salutarono così pure Rufo salutò
con una leccata Fox una sua vecchia conoscenza (avevano giocato molto a
guardia e ladri in gioventù).
Poco prima di passare sotto il Vecchio Castagno incontrarono la signorina
Rosetta, postina del villaggio, che, in compagnia della sua barboncina
Lilly, stava portando una cartolina a Napo.
Mentre Abelardo e Rosetta si salutarono, Rufo ne approfittò per dare una
buona annusata alla schizzinosa Lilly.
Lilly non ne voleva sapere di Rufo!
Con il musetto e con un’espressione non proprio adatta ad una cagnetta di
rango, lo respinse.
Proprio nel momento del contatto sette pulci, che avevano deciso di
cambiare residenza, ne approfittarono per saltare sul morbido e profumato
pelo di Lilly.
Ormai era calata la sera e i due amici si affrettarono verso casa e, senza
nessun inconveniente, riuscirono a rientrare.
Arrivarono proprio nel momento in cui Nonna Adelina stava togliendo dal
forno uno squisito pollo arrosto contornato da patatine fritte.
Quella notte Rufo non riuscì a dormire: sentiva che c’era qualcosa di
nuovo nel suo folto pelame ma non capiva bene cosa potesse essere.
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Erano le cinque pulci più giovani che avevano deciso di passare la notte
girovagando da un bar alla discotec …ehm! da un’orecchia alla coda, da
una zampa all’altra per succhiare un po’ di sangue di qua e un po’ di là.
Verso mattina troppo assonnate tutte e cinque sbagliarono la strada del
rientro e si fermarono a dormire sotto la cuccia di Rufo .
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quante pulci sono rimaste nel pelo di Rufo?
Risposta ……………………..
Ritorniamo indietro nel tempo e precisamente alla …
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NOTTE DI HALLOWEEN
Già da un paio di settimane Adelina e la sua amica Rosalinda, Candida
per le amiche, avevano lavorato con impegno per preparare la festa di
Halloween. Avevano cominciato con i costumi e, siccome sono molto
amiche, avevano pensato di farli uguali e soprattutto facili da realizzare.
Sì! Avevano pensato di formare proprio una bella coppia di streghe con
tanto di naso lungo pieno di foruncoli rossi e pelosi.
Per la serata avrebbero coperto in parte le zucch… ehm! le teste con un
fazzolettaccio a scacchi bianchi e rossi lasciando uscire due bei ciuffi di
capelli grigi naturali.
Avrebbero “inforcato” un paio di occhialacci neri per darsi, oltre ad un
disturbo di vista notturna, un certo fascino e mistero.
Avrebbero evidenziato e messo in risalto, attraverso una massiccia
lucidatura del mento appuntito e un’accurata manutenzione dei folti peli
naturali, il loro profilo di vecchie cornacchie spelacchiate.
Per completare il tutto avevano pensato di indossare un vestitaccio tinta
carbone rivitalizzato da due calzacce a righe orizzontali verde pisello con
macchie fucsia.
Per innalzare la loro statura avevano deciso di adottare due stivalacci, dai
tacchi a spillo di oltre 17
cm.
Questa altezza artificiale, oltre che procurare loro le vertigini, le rendeva
estremamente traballanti e soggette a rovinose cadute.
Avevano pensato di dare un tocco di classe ai loro costumi abbellendoli
con un abbinamento di scopa-sacco in tinta unita color terra bruciata.
Pasticciarono a lungo con farina, uova, zucchero, lievito, latte, e anche con
una fialetta di aroma al chermes e alla fine erano riuscite ad ottenere ben
15 ottimi dolcetti.
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Nonna Adelina ne aveva fatti il doppio di Candida ma poi decisero di
unirli in un unico sacchetto e di affidarli a Nonno Abelardo.
Sì perché, loro uscivano e passavano per le case a suonare i campanelli e a
dire:
“DOLCETTO O SCHERZETTO?”
Il buon Abelardo invece aveva deciso di rimanere tranquillo a casa
davanti alla tv a vedere i suoi cartoni preferiti.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti dolcetti ha preparato Rosalinda?
Risposta ……………………..
Arrivò il 31 ottobre e verso le nove di sera le due stregh… ehm! amiche
uscirono nella notte alla ricerca di dolcetti e di brividi. Sì perché quella
sera era arrivata una brutta aria gelida dal nord e faceva un freddo cane.
Nonno Abelardo aveva pensato bene di rimanere tranquillo a casa.
Aveva già indossato il pigiamone a righe rosse e blu arricchito anche da
qualche macchia rosso sugo al ragù (quello preferito come condimento da
Nonno Abelardo), aveva infilato la cuffia fucsia con rattoppi verde oliva e
le pantofole color verde limone con alcuni pois color caffèlatte.
Si era comodamente sistemato nel divano con i dolcetti preparati dalle
stregh… ehm! Da Nonna Adelina e Candida e aveva acceso la tv
sintonizzandosi sul suo programma preferito:
“CARTONI A TUTTE LE ORE”.
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Tra un’immagine e l’altra, nel giro di qualche minuto, si era mangiato
tranquillamente tutti i dolcetti. Così, con lo stomaco pieno, ebbe un attimo
di distrazione, si stese per bene sul divano e si addormentò tutto contento.
Mentre Abelardo russav… ehm! dormiva come un angioletto, arrivò il
vicino di casa Ermenegildo vestito da coccodrillo per fare lo scherzetto.
Suonò il campanello un paio di volte ma non avendo un’immediata
risposta pensò bene di dare qualche colpaccio sulla porta con la zampaccia
da coccodrillo.
Nonno Abelardo scattò in piedi come una molla e, inciampando prima nel
tappeto poi sul tavolino, arrivò ruzzolando alla porta.
Si alzò in piedi e aprì di scatto la porta.
Quando gli apparve davanti UN COCCODRILLO con la boccaccia
aperta che gli mostrava ben 12 denti, in parte naturali e in parte finti, ebbe
un attimo di puro panico.
Ad Abelardo gli si bloccarono tutte le cinque vie d’accesso sensoriali e
così non sentì il fatidico:
“DOLCETTO O SCHERZETTO?”
(scritto in verde oliva come il costume di Ermenegildo).
Appena riavutosi dallo spaventaccio verde chiuse violentemente la porta
sbattendola in faccia al COCCODRILLO.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Ermenegildo per ogni dente naturale ne possiede tre di finti.
Quanti denti finti possiede Ermenegildo?
Risposta ……………………………………………..
……………………………………………..
Scheda più grande per eventuali calcoli.
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Mentre Abelardo correva a prendere la Jolanda, una vecchia lupara
arrugginita, Ermenegildo per la gran botta presa in faccia, sputava a terra
ben cinque denti finti rifatti da poco da Ottorin Otturatore il dentista.
Gridando come un forsennato Abelardo cercò di caricare la Jolanda ma
non riuscì a trovare subito la cartuccia adatta al caso.
Quando, dopo circa cinque minuti, riuscì a caricare la spaventosa arma e
con mano tremante aprì la porta, non trovò più l’orrenda bestiaccia verde.
Con le gambe ancora tremanti depose la Jolanda dietro la porta, si passò il
dorso della mano sulla fronte tutta bagnata da un sudore freddo dovuto alla
paura e fece un profondo respiro di sollievo.
Ermenegildo da quella volta non partecipò più alla festa di Halloween.
Ma non era finita! Abelardo pensò di bere qualcosa di forte per superare
l’emozione.
Andò in cucina, prese il barattolo di miele che era mezzo pieno e lo riempì
di latte bollente e zucchero e, dopo aver mescolato per bene, lo bevve
avidamente. Si stava ancora gustando il dolce della bibita quando sentì
suonare il campanello.
In punta dei piedi per non fare rumore si avvicinò alla porta e guardò dallo
spioncino.
Era troppo buio fuori per vedere bene e così riuscì solo a scorgere
un’ombra che si muoveva furtivamente.
Nonno Abelardo non ebbe un attimo d’esitazione.
Pensando che fosse la bestiaccia verde di prima prese la Jolanda e, sempre
con mano tremante, aprì di scatto la porta, prese la mira e…. quando gli
apparve quell’affare tutto luccicante che sembrava un faraone tutto d’oro o
un cobra dagli occhi verdi pronto a mangiarlo, rimase come ipnotizzato e
non riuscì a premere il grilletto con prontezza.
43
Questa fu in parte la fortuna di Gherardo, il controllore di biglietti della
locale linea di autobus, che si era vestito proprio da faraone con tanto di
cobra dorato sulla testa.
“BIGLIETTO PER FAVO... EHM!
DOLCETTO O SCHERZETTO?” (Colore del costume)
Disse il cobra ehm! Gherardo.
Nonno Abelardo ebbe un attimo di lucidità e disse:
“Siccome sono molto gentile ti regalo ben 35 piccoli, anzi piccolissimi
pallini di piombo accompagnati dal ruggito della Jolanda!”
Premette il grilletto e partì il tuono.
Gherardo capì subito che era meglio cambiare aria e, alla massima
velocità che gli consentivano le sue corte gambe, riuscì ad allontanarsi di
qualche metro.
Nonostante la precipitosa fuga il chirurgo del paese il dottor Bisturin gli
levò con la pinzetta chirurgica ben 27 pallini quasi tutti presenti nella parte
posteriore attorno al così detto osso sacro.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti pallini sono andati a vuoto?
Risposta ……………………..
Nonno Abelardo accarezzando la sua buona e cara Jolanda rientrò in
cucina e, per riprendersi dallo spavento, si bevve una tazzona di zucchero
con tracce di latte bollente. Ripose la Jolanda nello sgabuzzino e decise di
andare a letto.
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Arrivato in camera prese Rufo che dormiva tranquillo sopra il suo cuscino
con le quattro zampe da pastore maremmano rivolte verso il soffitto e
delicatamente lo mise sopra il cuscino di Nonna Adelina.
Entrò sotto le coperte dove trovò anche l’assonnata Mea che spinse con
delicatezza sempre dalla parte di Nonna Adelina.
Spense la luce e si mise a ronfare come sanno fare bene i nonni.
Mentre l’orologio del campanile batteva dodici rintocchi e la luna si
nascondeva dietro ad una grossa nuvola nera, si udì uno strano cigolio.
Era proprio la maniglia della porta della camera che si muoveva verso il
basso.
Rufo sentì qualcosa ma non ci badò più di tanto e tornò a sognare il suo
mega osso con tanta polpa fresca attaccata sopra.
In punta di piedi, anzi di alluci, senza far rumore Scovolino, lo
spazzacamino del paese, entrò nella camera di Abelardo.
Vestito da fantasma bianco e nero fumo (è un gran appassionato di calcio),
si avvicinò al lettone di Nonno Abelardo e, con una vocina caliginosa,
sussurrò all’orecchio destro di Nonno Abelardo:
“SCHERZETTO O DOLCETTO?”
(Pardon! E’ stata l’emozione. Scovy)
“Infatti si dice prima dolcetto e dopo o scherzetto” puntualizzò Carlotta
immediatamente eliminata dalla gara del silenzio perché aveva parlato.
45
Nonno Abelardo era nel bel mezzo di un meraviglioso sogno dove si
stava gustando un bel barattolo di miele all’ombra di una palma in riva al
più bel mare del modo.
Il risveglio fu per lui come un improvviso uragano color bianco nero che ti
prende all’improvviso e ti fa gol all’ultimo minuto.
(Nonno Abelardo tifa per … altri colori e tu Caro Lettore per chi tifi ?).
Accese la luce e si trovò davanti il fantasma.
Rufo e Mea pensarono: “Che strani gli umani! Sono già bruttini di loro e
in più si rendono ancora più brutti con questi travestimenti. Mah!” Un po’
seccati per questo risveglio quatti, quatti se ne andarono a dormire in
salotto.
Nonno Abelardo rimase con la bocca aperta mettendo in mostra i pochi
denti che gli sono rimasti. Non riusciva a muoversi per lo spavento. Si
sentì svenire.
Ma … proprio in quel momento entrò in camera Nonna Adelina.
Era una strega disfatta! Non solo per la faticaccia che aveva fatto quella
sera nel girare per le case ma anche per le varie randellate che aveva
ricevuto da qualche tranquillo cittadino all’oscuro di questa nuova festa
introdotta a sua insaputa nel paese.
La streg… ehm! Adelina, vedendo il lenzuolo bianco nero che copriva il
buon Scovolino e pensando che fosse in qualche modo uscito dall’armadio
e quel nero fosse lo sporco, lo prese senza tanta esitazione lo arrotolò
velocemente, lo portò in bagno e con estrema energia lo infilò nel cestone
della biancheria sporca in mezzo a mutande e calzini dal classico odore
d’usato.
Scovolino non vomitò e non svenne, ma uscì velocemente dal cestone e,
mentre fuggiva come un fulmine attraverso la canna fumaria, decise che si
sarebbe cambiato le calze e le mutande anche due volte al giorno.
46
Nonna Adelina, vedendo Abelardo seduto nel lettone con la bocca aperta
e immobile, pensò che fosse in meditazione, si mise il pigiama, si
rannicchiò sotto le coperte e spense la luce.
Solo al buio Nonno Abelardo riprese fiato e, avendo già la bocca aperta,
emise un urlo tale che Diapason, il musicista del paese, definì senza nota
di dubbio:
“OLTRE L’IMMAGINARIO UMANO”.
Nonna Adelina non aveva voglia e tempo per chiedere spiegazioni di tale
comportamento a Nonno Abelardo e, con una mira ben precisa, gli
assestò una potente randellata in mezzo alla fronte, ponendo così termine
alla serata.
47
Per gli amanti e anche per i non
amanti dell’arte questo è un
rubinetto disegnato da
un famosissimo artista…
Nonno Abelardo.
48
IL VECCHIO RUBINETTO
“ABELARDO! …. ABELARDOOO!!! Corri, vieni a vedere cos’è
successo in giardino! E’ una tragedia! E’ una vera e propria
DISGRAZIA!” Urlò nonna Adelina.
Nonno Abelardo era comodamente seduto in bagno ed era tutto
concentrato a giocare a poker con Rufo e, siccome Rufo è molto più
fortunato di lui, stava anche perdendo ben: tre panini, una brioche, sei
caramelle alla menta e due biscotti al latte.
Anche Mea partecipava al gioco ma da spettatrice e, tra una leccatina e
l’altra al suo morbido pelo, faceva il tifo e le fusa, non sempre regolari, per
Rufo.
Alle smisurate urla di Adelina tutti e tre corsero in giardino. Il primo ad
arrivare fu Rufo che, dopo aver tagliato la strada a Nonno Abelardo
facendolo ruzzolare nell’aiuola delle rose, con la lingua fuori e il muso
inclinato di trenta gradi a sinistra, si mise ad osservare la “DISGRAZIA”.
La seconda ad arrivare fu Mea che subito si mise tra le gambe di Nonna
Adelina e con la testolina si mise ad accarezzarle quasi volesse calmare
l’agitazione che la nonna espandeva tutt’intorno.
Con qualche graffio e un bel paio di strappetti nella camicia arrivò per
ultimo Nonno Abelardo. Anche il vecchio Becco Giallo, il merlo del
vicino, venne a vedere la “DISGRAZIA”.
Genoveffa, la moglie del vicino, alle urla di Adelina, si nascose per bene
dietro la siepe che divide le due proprietà e, per sentire meglio, pose
l’orecchio destro, il migliore in ricezione, nella direzione giusta e, per
sentire ancora meglio, aprì di scatto la bocca.
Si era però dimenticata di mettere il solito adesivo e così la dentiera quasi
nuova le cadde in mezzo alla siepe tra le foglie secche. Non poteva
recuperarla subito altrimenti si sarebbe fatta sentire e così rimase con la
bocca sempre aperta ma senza un dente.
49
De Rattis che, con la sua famigliola di ben sedici topolini, stava andando
nell’orto a cercare qualche gustosa radice da rosicchiare, si fermò.
C’era un paio di vecchi stivaloni appoggiati al muro e così otto topolini si
nascosero dentro lo stivalone destro, la signora De Rattis con altri tre
topolini si nascose dietro la vanga e De Rattis saltò coi restanti topolini
nello stivalone sinistro. Tutti si misero ad osservare la “DISGRAZIA”.
Anche i due passeri che stavano litigando tra loro per una pagliuzza sul
tetto, si fermarono spaventati dalle urla di Adelina e si misero sulla
grondaia zitti, zitti ad osservare la “DISGRAZIA”.
Vi fu un minuto di silenzio.
Adelina riprese fiato e: “Ne ho contate ben 10 gocce al minuto. Ti rendi
conto Aby (Quando Nonna Adelina è eccitata chiama con questo
nomignolo Nonno Abelardo) quante gocce d’acqua perdiamo in un’ora?
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
E in un giorno?
.
Risposta ……………………..
E mi fermo qui altrimenti se penso a tutta l’acqua che sprechiamo in un
anno e poi in dieci, venti, trenta anni formiamo un lago, un mare, un
oceano un…”
“Calmati Adelina!!!” Tuonò Nonno Abelardo “cerchiamo di risolvere la
DISGRAZIA”.
Abelardo provò stringere, con la forza di un nonno in pensione il
rubinetto, ma il gocciolio non si arrestava.
50
Andò così in cantina a prendere la cassetta con gli attrezzi da idraulico e
ritornò sul luogo della DISGRAZIA.
Aprì la cassetta e subito saltarono fuori Cris e Cros due giovani grilli che
avevano costruito, con tanti sacrifici, la loro casa tra i ferri vecchi.
Abelardo rovistò per qualche minuto e finalmente trovò l’arrugginita
chiave inglese.
Prese bene le misure e cominciò a girare con forza il rubinetto. Niente da
fare!
Adelina a quel punto ebbe una brillante idea:
“Perché non chiamiamo Mario l’idraulico? Vedrai che lui risolverà il
problema!”
Tutti gli animaletti presenti e anche Cra Cra la rana che si era appisolata
sotto le umide foglie di lattuga del vicino orto, sobbalzarono.
Dopo un paio d’ore arrivò Mario l’idraulico che, dopo aver ispezionato il
rubinetto, sentenziò:
“L’è proprio da cambiare! Non si può aggiustare l’è troppo messo male!”
Adelina e Abelardo si guardarono un attimo e alla fine dissero: “Va bene,
cambialo pure”.
Mario cominciò subito il lavoro e in pochi minuti sostituì il vecchio e
arrugginito rubinetto con uno nuovo fiammante.
Nonno Abelardo pagò Mario e tutto contento disse ad Adelina: “Ecco
fatto! Ora non vi sono più perdite!”
Prese il vecchio rubinetto e lo gettò in un angolo della cantina tra i ferri
vecchi.
Salirono in cucina dove festeggiarono con un buon bicchiere d’aranciata
la soluzione della “DISGRAZIA”.
51
“Tante storie per due gocce d’acqua!”
Pensò Genoveffa che dopo aver aspettato un po’ si mise a cercare la
dentiera. Mentre rovistava con le mani tra le foglie secche andò, senza
accorgersi, a prendere per la coda Bis la più grossa biscia della zona e la
tirò fuori.
Quando Bis vide quel mostro senza denti e Genoveffa vide quel “COSO”
viscido vi fu uno doppio
SCOPPIO DI TERRORE.
Bis, divincolatasi dalla mano di Genoveffa, strisciò velocemente sotto un
folto cespuglio.
Genoveffa rimase paralizzata con la bocca aperta e la mano in aria,
sembrava senza fiaccola e corona
LA STATUA DELLA LIBERTA’
di New York.
La posa statica durò pochi secondi perché vi fu un urlo disumano che le
uscì dalla bocca, sempre aperta.
Tutto il quartiere si fermò.
Il primo ad arrivare in aiuto fu Giuseppe il marmista che lavorava nella
casa di fronte. Poi arrivarono gli altri: Lorenzo il postino, Denis il
falegname, Chiara la parrucchiera e tutti i vari vicini.
Genoveffa non riusciva a parlare perché aveva la bocca spalancata e
paralizzata dallo spavento.
I soccorritori, non vedendo pericoli e non rendendosi conto di cosa fosse
successo, presero Genoveffa la caricarono sul furgoncino di Fiorello il
giardiniere il quale a clacson spiegato la portò direttamente all’ospedale.
Tutto ritornò come prima.
Forse no!
52
C’era un rubinetto nuovo!
Quando tutti gli umani se ne andarono vi fu una riunione degli animali del
quartiere presieduta dall’ancor tremante Bis.
“E’ una tragedia! E’ una sciagura! E’ la fine! Dovremmo andarcene tutti
da qui! Sì, dovremmo cambiare casa! E’ un peccato perché si stava proprio
bene in questo quartiere!”
Dicevano tutti scoraggiati. Anche Bis non sapeva come risolvere il
problema.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Secondo te qual era il problema?
Risposta ……………………..
Mentre tutti erano tristi e preoccupati passò di lì Geppona una vecchia
gatta randagia e, rendendosi conto del problema propose loro una
soluzione.
“Miao! Perché non fate rimpiangere il vecchio rubinetto a Nonna
Adelina?”
“E come?” Chiese Becco Giallo.
“Ascoltate tutti!” disse Geppona “A turno ogni giorno aprite il nuovo
rubinetto e lo lasciate aperto. E’ molto facile aprirlo basta spingere un po’
la leva che sta sopra.
Quando Nonna Adelina si accorgerà che il rubinetto è sempre aperto
penserà che forse era meglio perdere qualche goccia d’acqua che tutta
quella che un rubinetto aperto può perdere. Miao! Provo ad aprirlo!”
53
Con il musetto spinse la leva del rubinetto nuovo che subito cominciò a far
uscire un bel getto d’acqua.
Tutti si misero in cerchio e, cantando allegramente, fecero una gran festa
schizzandosi a vicenda la fresca acqua che usciva copiosa dal nuovo
rubinetto.
Il giorno dopo c’era veramente un laghetto artificiale nel giardino di
Nonno Abelardo tanto che si erano fermate anche sei anatre migratrici.
Il più felice di tutti era Rufo che si divertiva un mondo a tuffarsi al centro
del laghetto facendo schizzare l’acqua da tutte le parti.
Fu verso le nove e mezza che ad Adelina si fermò il latte della colazione
proprio nel bel mezzo dello stomaco quando vide l’orribile cosa.
“ABELARDOOOO!!!! Questa è la fine!”
Arrivò Abelardo e, rendendosi conto della situazione chiuse il rubinetto
risolvendo il problema.
Il giorno dopo alle nove e dieci minuti a Nonna Adelina si fermò, sempre
in mezzo allo stomaco, un’ottima brioche fresca di giornata; era stato De
Rattis che la sera prima con facilità aveva girato la famosa leva.
Di nuovo Abelardo chiuse il rubinetto. Ormai ogni giorno la colazione di
Adelina faceva una tappa forzata al centro dello stomaco.
Mario sentenziò: “Mai vista una cosa simile in trentadue anni di lavoro!
L’è na cosa che non so! Proviamo con un altro rubinetto”.
Cambiò il rubinetto ma la colazione di Adelina si fermava sempre nello
stesso posto.
“L’è na roba da non credere! Mi me arrendo!”
Esclamò il buon Mario.
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Abelardo allora disse: “Senti Adelina è meglio che rimettiamo il vecchio
rubinetto e così potrai digerire meglio la colazione perché alla tua età può
diventare pericoloso”.
Mario fu felice di rimettere il vecchio rubinetto così si toglieva da un
incubo e poteva finalmente dormire tranquillo senza dover ogni mattina
sentire la telefonata di Abelardo che lo chiamava in soccorso.
Da quel giorno ritornò tutto come prima.
I nostri amici sapevano che il buon vecchio rubinetto regalava loro,
quando erano assetati, le fresche e ristoratrici gocce d’acqua.
Genoveffa ritornò presto dall’ospedale e, con l’aiuto del marito, riuscì
anche a recuperare la dentiera quasi nuova che aveva lasciato in mezzo alla
siepe.
Così tutti gli abitanti del quartiere, compreso il vecchio rubinetto, ripresero
tranquilli la loro vita quotidiana.
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56
LA SPESA
“Abelardo! Abelardooo!!!
Se non vai a comprare quello che c’è scritto sulla lista che ho preparato,
prendo la gerla ehm! la valigia e vado a svernare (passare l’inverno) da
mia sorella Virginia che abita a Thimphu” (ridente località situata sotto la
catena dell’Himalaya).
Per gli esperti di geografia questa località è vicinissima al 90° meridiano a
est di Greenwich e al 28° parallelo nord.
Se non sei ancora esperto in geografia prendi l’atlante geografico e cerca il
continente che si chiama Asia.
Una volta trovata la cartina dell’Asia guarda gli oceani (colorati di blu) e
cerca il Golfo del Bengala. Dal Golfo del Bengala sali a nord (verso l’
alto) vi è un fiume che si chiama Brahmaputra, seguilo per un po’
sempre verso nord (sempre verso l’alto), quando il fiume gira ad est (a
destra), abbandona il fiume e sali sempre verso nord fino a quando entri in
uno stato che si chiama Bhutan.
Arrivato nel Bhutan con un po’ di fortuna troverai la località indicata da
Nonna Adelina.
“Orpo!” Esclamò Nonno Abelardo che stava facendo le bolle di sapone
in vasca da bagno assieme a Rufo e a Melanetti il gattino nero della vicina
di casa.
Uscì borbottando dalla vasca, si asciugò e si vestì per andare al
supermercato.
Cercò di abbinare i colori dei pantaloni fucsia infilando una camicia verde
pisello, la cintura blu, le scarpe nere e un gilet di pelle marrone.
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Prese la lista della spesa, scese in garage ebbe un attimo d’esitazione
perché non sapeva se prendere la bici da corsa o la moto da cross. Alla fine
preferì per la più rumorosa moto.
Mise a tracolla la sacca della spesa e, dopo aver infilato l’elmetto tedesco
della prima guerra mondiale, gli occhialini rossi antimoscerino, salì sulla
moto, avviò il motore e partì con decisione verso il supermercato.
Il viaggio d’andata fu breve e senza nessun intoppo: tutto filò liscio.
Arrivato parcheggiò la moto, si tolse l’elmetto e lo nascose sotto il sedile.
Ebbe un po’ di problemi a staccare il carrello per la spesa poiché non
riusciva a trovare la monetina giusta da infilare nell’apposito apparecchio.
Dopo aver rovistato per bene nelle cinque tasche trovò la vecchia e
gloriosa moneta da 500 £ proprio nella tasca posteriore destra sotto tre
fazzoletti.
Entrò nel supermercato con la lista in mano e diligentemente comprò tutto
quello che Nonna Adelina aveva scritto:
Caro Lettore, ho messo la lista della spesa nella
pagina seguente perché Nonna Adelina, presbite
com’è, ha scritto a grandi lettere e non riesco a
farcela stare qui sotto.
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LISTA DELLA SPESA
3 FORCINE PER CAPELLI LUGHI,
1 SPECCHIETTO,
1 TUBETTO DI DENTIFRICIO ALLA MENTA,
1 SAPONETTA ALLA LAVANDA,
1 GRATTA SCHIENA D’OSSO,
2 CONFEZIONI DI MANGIME PER POLLI,
3 PACCHI DI CAMOMILLA,
2 BICCHIERI DI NUTELLA E
1 VASETTO DI PEPERONCINO IN POLVERE.
ADELINA
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Nonno Abelardo arrivò con il carrello della spesa alla cassa e la signorina
Lisetta,
Lisetta cassiera da ormai quarantacinque anni, con il lettore ottico in un
batter d’occhio preparò il conto da pagare:
SUPERMERCATO
SPESA FACILE
3 FORC. CAP. LUGHI
€ 0,50 x 3 = 1,50
1 SPECCHIETTO
€ 3,50 x 1 = 3,50
1TUBETT. DENT. MENTA
€ 2,00 x 1 = 2,00
1 SAPONET. LAVANDA
€ 1,50 x 1 = 1,50
1 GRAT. SCHIE. D’OSSO
€ 5,50 x 1 = 5,50
2 CONF. MANG. POLLI
€ 2,50 x 2 = 5,00
3 PACCHI DI CAMOMILLA
€ 1,50 x 3 = 6,00
2 BICCHIERI NUTELLA
€ 1,50 x 2 = 3,00
1 VASET. PEPERON. POL.
€ 1,00 x 1 = 1,00
Tot.
26,50
Lisetta quando presentò lo scontrino non si accorse di due grossi errori
di calcolo e nemmeno Nonno Abelardo.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quali sono i due errori?
Risposta ……………………..
60
Nonno Abelardo pagò con una banconota da € 20 e una da € 10.
Lisetta gli diede €
di resto.
Tutto contento Nonno Abelardo uscì dal supermercato, infilò la spesa
nella sacca, si mise l’elmetto e con tutta calma partì con destinazione
ANTICA GELATERIA DA ALFREDO suo gelataio preferito.
Si fermò e prese un gelato da tre palline ai gusti di: albicocca, fragola,
pistacchio. Pagò € 0,50 ad ogni pallina e si sedette sotto il vecchio
ippocastano, che da più di cent’anni fa compagnia con la sua poderosa
chioma ai clienti della gelateria, e lì si gustò il buon gelato.
Partì poi con destinazione RIENTRO A CASA. Non ebbe la fortuna
dell’andata perché non si era ricordato d’infilare gli occhialini rossi.
Poco prima del curvone detto “Curva dei Cassonetti”, ben due moscerini
gli si infilarono nell’occhio destro e uno nell’occhio sinistro.
Ebbe un attimo d’esitazione tra l’usare la mano sinistra o la mano destra
per stropicciarsi gli occhi, scelse di usarle entrambe.
Riuscì a schivare il primo cassonetto della raccolta della plastica ma non
quello della carta e vi entrò diretto con la moto da cross.
Nell’impatto piantò il chiodo dell’elmetto proprio su un grosso fascicolo di
ben 130 pagine illustrate che parlava dei vari tipi di casco da usare quando
si va in moto.
La “chiodata” (bruttissimo termine per spiegare il colpo inferto dal chiodo
dell’elmo sul fascicolo) riuscì a bucare ben 95 pagine.
Nonno Abelardo per fortuna ne uscì, dopo una bella mezz’oretta,
incolume. L’unico danno fu la rottura del vasetto del peperoncino in
polvere da € 1 dentro il cassonetto.
Estrasse la moto da cross si ricompose e ripartì.
61
La signorina Marietta De Pettegolis, ottantacinquenne reporter di
quartiere tutt’ora in attività, dopo aver sentito il botto di Abelardo contro
il cassonetto, si vestì in fretta e furia (stava facendosi una bella doccia
fredda) e corse al curvone per vedere cosa fosse successo.
Arrivò proprio nel momento in cui Nonno Abelardo sgommava (altro
brutto termine che dovresti farti spiegare da un esperto motociclista) verso
casa.
Oltre l’impronta del copertone sull’asfalto e il classico odore da bruciato,
non si vedeva e non si sentiva niente.
Marietta non poteva accontentarsi e così andò a curiosar…ehm! a
controllare i vari cassonetti.
Quando arrivò al cassonetto della carta e rovistò all’interno, provocò una
nuvoletta
di polvere di peperoncino e, senza accorgersene, ne aspirò
una buona boccata.
Il primo starnuto le fece saltare dal naso gli occhialini da presbite (malata
di presbiopia che vuol dire avere una visione difficoltosa degli oggetti
posti vicini all’occhio) che fortunatamente andarono a rompersi proprio
nella campana della raccolta del vetro.
Il secondo starnuto, ancora fortunato, le fece cadere la dentiera nel
cassonetto adibito alla raccolta della plastica.
Quando arrivò il terzo starnuto che le fece cadere i mutandoni, ebbe la
sfortuna d’inciampare e d’andare con le gambe all’aria proprio nel
momento in cui passavano di lì i fratelli soprannominati
“OCCHIO DI LINCE”.
Marietta fece finta di niente, si ricompose e, tra uno starnuto e l’altro,
velocemente rientrò in casa.
Starnutì per tutta la serata e buona parte della notte.
62
Abelardo ritornato a casa consegnò la sacca con la spesa a Nonna
Adelina che lo sgridò perché aveva perso il vasetto del peperoncino in
polvere e soprattutto perché aveva pagato ben €
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti € ha speso in più Abelardo?
Risposta ……………………..
Nonno Abelardo e…
l’ultima avventura.
63
in più.
Nello scantinato di casa Abelardo c’era…
64
LA VECCHIA LAVATRICE
Era da molto che Nonna Adelina non usava la lavatrice. Non la usava
perché secondo lei non riusciva più a togliere tutte le macchie dai vestiti e
poi era così vecchia che faceva pena vederla quando centrifugava la
biancheria.
Durante l’ultima centrifuga la povera lavatrice, vibrando sulle sue povere e
arrugginite gambette, s’era trascinata in giro per la lavanderia. Nonna
Adelina cercò di tenerla ferma, prima con le buone e poi togliendole il filo
della corrente elettrica.
Appena in tempo perché la lavatrice era già arrivata alla porta delle scale
che portano in cantina. Da quel giorno Nonna Adelina non ne volle più
sapere, la mise in un angolo dello scantinato e la abbandonò.
Il primo giorno di primavera (21 marzo) arrivò nel paese di Abelardo,
trasportata da un enorme tir, una famigliola di simpatiche lontre.
Non si sa come le lontre siano riuscite a salire sul tir, si sa solo che
l’autista, dopo un lungo viaggio, si era fermato sulla riva del Grande
Fiume a fare la pipì. Non ne poteva proprio più!
Era sceso lasciando lo sportello aperto e quando ripartì, non si accorse che
sotto il sedile, silenziose e immobili, c’erano Mamy Lontra, Papy Lontra
e la loro figlioletta Lontry.
Arrivato nei pressi della casa di Abelardo, il nostro autista si era fermato
davanti alla gelateria DA ALFREDO per comprarsi un gelato al gusto di
fragola di cui era ed è molto ghiotto.
Naturalmente, sbadato com’è, aveva lasciato lo sportello ancora una volta
aperto.
Le nostre simpatiche lontre erano così scese dal tir e, trovando il cancello
di Nonno Abelardo aperto, entrarono nel giardino. Era ormai scesa la sera
e Mamy Lontra convinse Papy Lontra e Lontry a passare la notte al
coperto.
65
Entrarono nello scantinato e vedendo la vecchia lavatrice con l’oblò
rimasto aperto senza esitazione, presero posto all’interno.
Rufo quella notte non riusciva a dormire bene, sentiva degli strani rumori,
degli strani odori e incuriosito si avvicinò alla lavatrice. Allungò il muso
all’interno.
Papy Lontra sentitosi scoperto saltò fuori all’improvviso facendo
prendere uno SPAVENTACCIO al povero Rufo che per la paura non
riuscì ad abbaiare. Gli uscì solo un semplice e rauco bau! che nessuno
sentì.
Papy Lontra allora si scusò con Rufo e gli chiese se poteva ospitarlo per
14 giorni fino al compleanno di Lontry e poi sarebbe ritornato con la sua
famigliola al Grande Fiume.
Rufo tremava ancora tutto ma, siccome era buono d’animo, gli promise
che lo avrebbe lasciato alloggiare tranquillo nella lavatrice fino al
compleanno di Lontry.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
In quale giorno compie gli anni Lontry?
Risposta ……………………..
Rufo, contento di aver degli ospiti, ritornò nella sua cuccia e si
addormentò subito. Dormì sognando il Grande Osso fino al sorgere del
sole.
Nel paese di Nonno Abelardo
il 21 marzo il sole sorge alle ore 6 e 30 minuti.
66
Appena Rufo si svegliò, ancora prima di stendere le zampe in avanti e
sbadigliare, vide le simpatiche lontre dentro il mastello della biancheria
che allegramente facevano il bagno.
Non riuscì a stendersi e nemmeno a sbadigliare perché proprio in quel
momento sentì i passi di Nonna Adelina che annunciavano il suo ingresso
nello scantinato.
Rimase con la bocca aperta e con le zampe piegate.
Nonna Adelina entrò e, avvicinatasi al mastello, vide le tre bestioline; aprì
di scatto la bocca ed emise un urlo così forte che le fece cadere dalla bocca
la dentiera quasi nuova.
La dentiera prima rimbalzando poi rotolando andò a finire sotto la
lavatrice.
Le povere lontre tutte bagnate saltarono fuori dal mastello e in quattro salti
si nascosero dentro la lavatrice.
Nonno Abelardo era in bagno tutto preso con una lametta bilama nuova di
zecca (chiedi al tuo barbiere o parrucchiera che cos’è una lametta bilama
nuova di zecca) e, tra una rasata e l’altra, fischiettava tranquillo la canzone
che aveva vinto l’ultimo
FESTIVAL DI SAN REMO.
Quando udì l’urlo di Nonna Adelina, preso alla sprovvista, continuò a
tagliare la barba andando con il rasoio fino al centro della testa.
Corse in mutande (quelle a pois rossi e viola) giù nello scantinato per
vedere cosa fosse successo.
Trovò Rufo semiparalizzato sempre con la bocca aperta e Nonna Adelina
tutta bianca in volto con i capelli dritti come gli aculei dell’istrice.
Si avvicinò a Nonna Adelina che, con il misero filo di voce rimastole,
disse: “Ci sono TRE
BESTIE PELOSE dentro il mio mastello!”
67
Nonno Abelardo con cautela s’avvicinò al mastello, guardò dentro e non
vide altro che acqua sporca piena di bollicine di sapone.
Cercarono dappertutto: sopra il tavolo, sotto le vecchie sedie, dietro la
bicicletta, sopra la lampada, dietro al calendario dell’anno precedente,
sopra la panca, sotto la panca e perfino dentro la cassa piena di vecchi
giornali.
Non trovarono niente neanche la dentiera di Nonna Adelina.
Alla fine pensarono che le TRE
scappate e si tranquillizzarono.
BESTIE PELOSE
fossero
Risalirono in cucina seguiti da Rufo ancora con la bocca aperta.
L’orologio del campanile in quel momento batteva sette rintocchi.
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Quanti minuti sono passati da quando Rufo si era svegliato?
Risposta ……………………..
Assieme a Rufo fecero un’abbondante colazione.
Nonna Adelina, senza dentiera, non riuscì a rosicchiare i soliti biscotti
secchi né il buon mandorlato di cui è tanto ghiotta.
Dovette così accontentarsi di una scodella di caffèlatte con dentro del pane
ben ammorbidito.
Rufo, mentre masticava pigramente i suoi biscotti preferiti, pensava a
come risolvere la faccenda.
68
Voleva andar giù e cacciar via gli ospiti ma poi pensava: “Se rimangono
solo pochi giorni è un peccato essere inospitali con loro.
Mi sembrano simpatici e giocherelloni. Magari con loro mi posso divertire.
Potrei accompagnarli al Laghetto del parco e farmi insegnare da loro come
si nuota”.
Questi ed altri pensieri passavano per la testa di Rufo.
Nonna Adelina aveva il problema della dentiera e pensò di ritornare nello
scantinato a cercarla.
Si mise gli occhiali da presbite, prese una torcia elettrica, e, per sicurezza
personale, prese anche la mescola. Così bene attrezzata scese nello
scantinato.
Anche Nonno Abelardo si attrezzò per la ricerca. Indossò una tuta fucsia
quasi mimetica per la presenza di numerosissime macchie di varia
provenienza, prese anche lui gli occhiali da presbite, una scopa e un sacco
nel quale imprigionare le
TRE BESTIE PELOSE.
Dopo tre quarti d’ora di accurate ricerche riuscirono a recuperare la
dentiera di Nonna Adelina.
Per fortuna non pensarono di guardare dentro la lavatrice.
Per altri dieci minuti cercarono dentro un grande scatolone che, assieme al
vecchio e sdentato tagliaerba e ad un tavolo da pingpong, ospitava
Zampa Stanca la tartaruga e Virginio un gatto randagio che ogni tanto
veniva a passare la notte proprio lì, ma non riuscirono a trovare le
TRE BESTIE PELOSE.
Anche Cra Cra la rana del quartiere quella notte aveva dormito nello
scantinato di Nonno Abelardo e, vista tutta quella confusione, saltando di
qua e di là gracchiando se ne andò.
69
Rufo faceva finta di partecipare alla caccia ma ormai aveva deciso di
ospitare le simpatiche lontre.
Nonno Abelardo mentre cercava le TRE BESTIE PELOSE
aveva trovato parecchi indumenti vecchi e sporchi e pensò di recuperarli.
Fece un fagotto e lo introdusse nella lavatrice senza guardare prima cosa ci
fosse all’interno.
Chiuse l’oblò, mise il detersivo, aprì il rubinetto dell’acqua e … un attimo,
prima che Nonno Abelardo accendesse la lavatrice, Rufo si mise ad
abbaiare furiosamente rivolto verso il cortile.
Nonno Abelardo e Nonna Adelina si girarono e corsero verso il cortile
per vedere se le TRE
direzione.
BESTIE PELOSE fossero fuggite in quella
Con una zampata Rufo aprì l’oblò, fece uscire le ormai tre amiche lontre e
le nascose in cantina.
Nel cortile non c’era niente che dimostrasse la presenza delle
TRE
BESTIE PELOSE.
Nonno Abelardo appena rientrato chiuse l’oblò della lavatrice e l’accese.
Il cesto della lavatrice girava a stento e, mescolando gli indumenti a quello
che c’era dentro da prima, provocava stranissimi rumori.
Sembrava che dentro il cesto ci fosse un campanellino, un barattolo di
marmellata vuoto, una bottiglia di vetro, delle posate e una pentola a
pressione senza coperchio.
Ad un certo punto la lavatrice si fermò e non volle più lavorare, si mise a
vibrare e cominciò a muoversi in direzione dell’uscita.
Nonno Abelardo provò fermarla spegnendo l’interruttore ma niente da
fare la lavatrice continuava a muoversi.
70
Cercò di staccare la presa ma non ci riuscì.
Prese allora una tenaglia e pensò di tagliare il filo della corrente elettrica
per fermare definitivamente la lavatrice.
Operazione assurda e pericolosissima da non fare mai.
Infatti …
Appena strinse i manici della tenaglia e toccò i fili elettrici prese una
scossa così forte che Ara e Cneo, due ragnetti che si erano comodamente
sistemati dietro l’orecchio destro di Abelardo, furono sbalzati
direttamente dentro il mastello che si trovava a due metri di distanza.
I denti finti di Abelardo diventarono incandescenti, le mani cominciarono
a tremare, l’elastico dei pantaloni della tuta si ruppe e così rimase in
mutande.
Nonno Abelardo lasciò cadere la tenaglia salvandosi così da altri danni.
La lavatrice continuò andare verso la porta. Arrivata sulla soglia ebbe un
attimo d’esitazione che le fu fatale.
Il filo della corrente era così teso che cominciò a vibrare e ad emettere uno
strano e fortissimo suono udito anche dall’autista del famoso tir che si
fermò proprio davanti alla casa di Nonno Abelardo.
Hulk, così è stato soprannominato l’autista del tir, pensando di aver
qualche problema ai freni posteriori si fermò, scese dalla cabina di guida,
lasciando naturalmente lo sportello aperto, e andò a controllare i freni.
Fu proprio in quel momento che Mamy Lontra, Papy Lontra e la loro
figlioletta Lontry, approfittando dell’insperata occasione, decisero di
ritornare nel loro placido e tranquillo Grande Fiume.
71
Dopo aver salutato il buon Rufo promettendogli che sarebbero ritornate in
tempi più tranquilli, veloci risalirono sul tir e si nascosero sotto i sedili
della cabina di pilotaggio.
L’orologio del campanile batteva in quel momento otto rintocchi
Hulk, dopo aver controllato con cura le ruote per quattro minuti, risalì a
bordo ma, prima di riavviare il motore e ripartire fece una pausa di dodici
minuti per bere, una dietro l’altra, ben quattro aranciate amare (il medico
gli ha riscontrato un leggero diabete).
L’effetto della bevuta, oltre che procurargli un sonoro ruttone, lo avrebbe
fatto fermare al solito posto sulla riva del Grande Fiume a fare la pipì.
In quel momento il campanile del paese di Nonno Abelardo segnava …
Domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Che ore sono a casa di Abelardo?
Risposta ……………………..
Mentre succedeva tutto questo Nonna Adelina pensò bene di prendere la
Betzy, la sua scopa preferita, e, un po’ minacciando con il manico la
lavatrice, un po’ cercando di convincerla con le buone, riuscì a staccare la
presa.
Il filo della corrente si staccò dalla presa e scattando come un elastico
molto teso passò dalle parti di Nonno Abelardo.
La fortuna volle che il nostro simpatico amico fosse girato dalla parte
giusta così il filo gli passò di striscio e gli sfregò solo il fondo schiena
strappandogli un po’ la tuta e un po’ le mutande.
72
Gli lasciò come ricordo della giornata un livido che in un primo momento
appariva di color rosso fuoco poi con il tempo divenne bluastro, e alla fine
giallognolo come tutti i normali ematomi.
Presa alla sprovvista la lavatrice perse l’equilibrio e, dopo aver ruzzolato
su se stessa andò a finire direttamente in strada.
Nessuno sa come, si agganciò al tir di Hulk e partì con lui.
Ultima domanda a … bruciapelo per te caro Lettore:
Ti sono piaciute le storie di Nonno Abelardo?
Risposta ……………………..
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Con questo CARO LETTORE ti saluto e ti auguro
tantissime e bellissime avventure matematiche.
Ciao
Maestro Sergio
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