Africa nera - scritti per caso

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Africa nera - scritti per caso
Africa nera: le stranezze appartengono a chi la guarda.
Il mio contatto con l’africa nera è stato caratterizzato da un particolare che mi ha colpito,
un episodio che mi riguarda personalmente e che mi ha colto di sorpresa. Un fatto che ha
a che fare con la mia sfera sensuale, un fatto che riguarda l’interazione tra razze e culture
diverse, lontanissime.
Stavo visitando un centro della provincia africana, un abitato piccolo, piuttosto povero ed
isolato tra le montagne al confine con l’Angola. Di “bianchi” da quelle parti non se ne
vedono molti, il poco turismo di passaggio passa, appunto, rapidamente.
La stagione secca è comunque calda abbastanza a nord del Tropico del Capricorno da
girare con pochi abiti addosso, le donne Himba si coprono la pelle di ocra rossa, ma
indossano solo uno straccetto attorno alla vita a coprire il pube, io, uomo bianco, mi sono
sentito autorizzato a muovermi nella polvere con
la camicia aperta. Dalle nostre parti un uomo con
la camicia aperta non fa notizia, al massimo
passa per “cafone”, ed io un poco mi ci sono
sentito.
Si, non so perché quel giorno mi sia venuto di
lasciare sbottonata la vecchia camicia a maniche
corte, un modello inusuale di camicia Marlboro,
gialla, in cotone morbido assai più simile ad una
maglietta ma, abbottonata sul davanti. Pantaloni
corti: un vecchio paio di Levis tagliati brutalmente
sopra il ginocchio, le “scarp del tennis” e la
camicia aperta.
Non sbottono mai il terzo, il primo sempre, il
secondo bottone se fa molto caldo, ma mai il
terzo: lo ritengo piuttosto brutto e soprattutto
molto volgare. Quindi il fatto che avessi la
camicia completamente sbottonata era un fatto
eccezionale. Per me.
Ed eccezionale pare esserlo stato anche per
qualcun altro.
Ecco il punto: le donne, non le donne himba, o
meglio anche quelle, ma soprattuto le altre, nere
ma vestite, all’occidentale, all’africana, alla meno
peggio, ma comunque non tribali, almeno non in
senso stretto. Le popolazioni africane hanno tutte radici tribali, ma ci sono le tribù come gli
herero o gli himba che vivono ancora nelle capanne dei villaggi nella savana senza docce
né vasche da bagno e quelli che vivono nelle catapecchie dei centri abitati che somigliano
piuttosto a favelas. Le donne, dicevo, parevano piuttosto colpite dalla vista del mio corpo,
la cosa all’inizio non mi è arrivata subito, le prime che mi hanno guardato mi hanno fatto
pensare ci fosse qualcosa di storto, di sbagliato da qualche parte. Non sono di Riace e
tanto meno di bronzo quindi è normale che le donne non mi vedano neppure. Il fatto che
qualcuna mi guardasse con attenzione è stata una cosa insolita almeno per gli ultimi
cinquantun anni.
Così ho capito solo dopo un po’ che il problema ero io: ero io a torso nudo. Forse solo il
fatto che mostrassi una parte del mio corpo usualmente non mostrata. In effetti ho
verificato come nessun maschio aveva scoperto il busto. Le braccia, le gambe, ma il busto
mai. Un uomo, mentre attendevo all’ingresso di un negozio mi a apostrofato con un sorriso
mezzo complice ed un rapido cenno verso il basso: “Hey, big man!! ”
Le donne invece… le donne guardavano. Quasi tutte passandomi davanti guardavano,
adocchiavano, sbirciavano o in qualche modo cadeva loro l’occhio all’altezza del mio
petto.
Ecco, mi sono sentito come forse si sente una donna dal bel seno sul quale cadono tutti
gli occhi degli uomini di passaggio. Come ci si sente ad essere oggetto di sguardi più o
meno diretti più o meno “rubati”? Ecco ora forse lo so.
La cassiera del supermercato mi ha particolarmente colpito. Non ho un debole per le
donne di colore, anzi, eppure questa era una donna con una sua beltà.
Inutile dire che il supermercato non aveva l’aria condizionata, vero? Il mio stare a torso
nudo era abbastanza giustificato dalla temperatura, ma non dalle usanze del luogo. Non
credo desse fastidio, ma ha creato interesse.
La cassiera sembrava attirata come da una calamita, alternava i gesti che faceva con
brevi fuggenti “sbirciate” al mio petto ignudo.
Esattamente come mi sono sentito io in certi casi, in certi momenti della vita, incapace di
voltare lo sguardo altrove, lei era incapace di non guardare il mio bianco petto dischiuso
da una strana camicia lasciata aperta.
Che fosse il color pallido non saprei dire, ma non credo, dai modi direi che ci fosse proprio
un’interesse sensuale. Probabilmente le usanze del luogo non contemplano il petto nudo
degli uomini come invece possono le pendenti tette himba. In quel paio d’ore in giro per il
piccolo, polveroso abitato namibiano mi sono sentito “oggetto del desiderio”, mi sono
sentito generatore di brame sensuali su donne sconosciute di ogni età. Non è stato
spiacevole, anzi. Così mi sono spiegato come mai le donne vestono in modo vistoso,
soprattutto certe donne che amano adornare il proprio corpo con accessori o capi di
abbigliamento che valorizzano la figura - sempre nei suoi aspetti sensuali - e stimolano gli
sguardi.
Ho provato piacere, ho provato interesse e persino eccitazione all’idea che le donne
potessero sentirsi sessualmente attirate da una parte del mio corpo in bella vista.
La cassiera mi ha perfino fatto immaginare che una donna dalla pelle nera potesse
piacermi e riuscisse a stimolare le mie fantasie sessuali. Non posso farci nulla se il mio
ideale di donna è svedese. Così come non posso farci nulla se non mi attirano le
asiatiche, non le brune africane né gli esseri umani del mio stesso genere. Non è un
giudizio, è solo una constatazione delle mie preferenze sessuali.
Eppure quelle nere donne namibiane mi hanno fatto sentire sensualmente vivo. Essere
oggetto di un “desiderio” è stato un’emozione intensa che ha cambiato una mia
percezione.
Forse è stato solo il frutto della mia fantasia malata e soprattutto, recentemente piuttosto
ammaccata. Forse loro mi guardavano sogghignando ilari, pensando soltanto a quanto
bianco fossi. Forse era tutto nella mia fantasia di bianco stupido e arrogante pensare che
mi guardassero con desiderio, così come sicuramente appartiene alla mia fantasia l’idea
che le donne amino farsi guardare ed essere oggetto di desiderio sessuale. Per lo meno
prevalente.
Però alle mie amiche da oggi farò più complimenti e meno avances. le guarderò con
soddisfazione e senza timore che si offendano: le guarderò perché sono belle e
probabilmente saranno contente di sentirselo dire.