LA CAMICIA DA UOMO

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LA CAMICIA DA UOMO
LA CAMICIA DA UOMO
Italo Calvino
"Alcuni credono la camicia stirata d’origine vulcanica, per via dell’anfiteatro
tondeggiante che s’innalza al termine della distesa piatta: si tratterebbe d’un antico
cratere spento, e le pendici triangolari che s’estendono in direzione della pianura
sarebbero il risultato del raffreddamento improvviso d’una colata di lava. Ma la
consistenza dei materiali e la morfologia dell’insieme appaiono così diverse da quelle
d’ogni altro paesaggio vulcanico da rendere inattendibile la congettura. Altri, senza
pronunciarsi sull’origine, insistono ritenere l’anfiteatro un lago disseccato. Questo
presuppone che la camicia fosse un tempo ricca d’acque, le quali provocando
inondazioni e successivamente ritraendosi avrebbero formato la vasta pianura
alluvionale. La spaccatura longitudinale che divide a metà la pianura segnerebbe il
corso d’un antico fiume o uadi che forse in un’era più tarda si scavò un letto
sotterraneo (di cui sarebbe traccia il sovrapporsi d’uno strato tettonico all’altro in
corrispondenza della discontinuità o faglia). Peraltro, l’attuale assenza di piogge nella
zona e l’impossibilità di determinare con certezza una mappa idrografica, consigliano
la maggiore prudenza nel valutare anche questa teoria. Va pure fatto cenno
all’immancabile ipotesi del meteorite gigantesco che cade sulla camicia dal cielo e
causa con il suo impatto lo sprofondamento della zona circolare e l’innalzamento della
zona che la cingono. Tutti eventi possibili, che nessuno può permettersi d’escludere a
priori, ma che vanno suffragati da prove, o almeno da indizi. Ora, non trovandosi
traccia di polvere né di schegge nelle vicinanze, non si vede dove possano essere finiti
i materiali della frantumazione del macigno. Dunque, tanto vale rinunciare all’idea.
Per il momento, non ci resta che constatare che la camicia è così com’è, lasciando in
sospeso la questione della sua genesi. Giace su un piano orizzontale, in un perimetro
perfettamente rettangolare o quasi, piatta e liscia per gran parte della sua superficie,
ma non rigida (qua e là accennando una lieve ondulazione, come per uno scorrere di
vento), di spessore esiguo, si direbbe, non però uniforme. Insomma, descrivere la
camicia è difficile: la sua forma non ha alcun rapporto con l’uomo e questo restringe il
campo delle metafore possibili. La camicia non è antropomorfa. Ma se volessimo
ricorrere a similitudini animali, non credo che riusciremmo a trarne miglior partito. Le
pendici che si staccano dal cerchio in rilievo e avanzano in due punte ad angolo ottuso
divergendo tra loro d’un angolo anch’esso ottuso, e che s’adagiano sulla superficie
pianeggiante senza confondersi con essa, non sono paragonabili né ad ali, né a pinne,
né ad elitre, né a squame. La camicia non assomiglia a niente, sfugge alle figure del
linguaggio. Forse per questo si presenta come un paesaggio disabitato, senza vita. E
ancora: trattandosi di camicia a righe, non si può non soffermarsi su queste striature
cromatiche rettilinee, parallele, in senso longitudinale; ed è la caratteristica che più
allontana la camicia dalla natura, dico la natura come scenario della vita dell’uomo
(per quanto anche su questo tema non siano mancate le congetture fantasiose di chi
vedeva nelle righe canali o binari o solchi o altre tracce dell’industria umana). Il
particolare più inspiegabile è questo: all’interno del bassopiano circolare (e solo li), le
strisce parallele sono orizzontali anziché verticali: sulle pendici sono oblique, con
un’inclinazione diversa da quella delle superfici spioventi, il che ne accentua la
discontinuità da tutto il resto. Potremmo definire l’anfiteatro come un bassissimo
tronco di cilindro inscritto entro un tronco di cono di forma irregolare (forse a base
ellittica). Del tronco di cono è visibile solo l ‘esterno; del tronco di cilindro, solo
l’interno, tranne che in un punto: quello in cui il tronco di cono s’apre nel mezzo per
l’asportazione d’una sezione angolare, lasciando vedere nel suo interno l’esterno del
tronco di cilindro. E’ questa la zona più delicata di tutto l’insieme: vi si scopre che
almeno in un punto il tronco di cilindro non è semplice ma comporta il sovrapporsi di
due strati o lamelle . Ed è di li che prende origine il taglio centrale che percorre
longitudinalmente il rettangolo facendo sovrapporre gli strati sottili dei due margini.
Ed è in quel punto che, miracolo delle inesauribili risorse degli elementi, sboccia un
piccolo fiore di madreperla, tondo e occhiuto. Come una primavera extrabiologica li
avesse risvegliati, altri fiorellini di madreperla biancheggiano, tutti uguali, a intervalli
regolari lungo la riva, ossia la striscia che costeggia il taglio. Tra l’uno e l’altro la riva
sembra lievemente sollevarsi, come per un’onda invisibile che prema dall’interno,
anche se l’assenza di spessore esclude che si tratti di un respiro che vada tendendo e
distendendo la superficie leggera."