Breve Diario di Graciela Vega Leoncini

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Breve Diario di Graciela Vega Leoncini
BREVE DIARIO
Giugno 28, giovedì
Caro mio ti scrivo, a te che ogni mattina ti trovi davanti ai miei occhi socchiusi dal sonno. A te che
forse non mi hai mai notata. Ti scrivo perche è un modo silenzioso di avvicinarti, vorrei tanto
parlarti. Ma non ho il coraggio, intanto ti penso, prima che tu salga sull’autobus e dopo che ti lascio
in quella fermata isolata da tutto…ti penso con immensa tenerezza e curiosità.
Chissà dove vai? Tu che ogni mattina alle 7.20 sei lì che aspetti con quella calma surreale e
scendi dopo 45 minuti di viaggio….Che cosà porterai dentro quella tua borsa di cuoio consumato?
E quel bastone di legno grezzo che ti accompagna? Mi ricordi mio nonno , un pò inarcato, con quei
fitti capelli bianchi che graziosamente ti cascano con un ciuffo sulla fronte.
Ti siedi sempre, perche è ovvio che qualcuno ti lasci il suo posto. Ti ricordi quella volta che mi
sono alzata in piedi facendoti posto? Subito, tu hai detto al signore accanto a me: “la prego, non
faccia alzare la signorina….” Lui si è sentito in imbarazzo e subito ci siamo trovati uno accanto
all’altro….Ma tu non mi parlasti, io non ho avuto il coraggio….Come per un istinto meccanico hai
aperto lo stesso libro, e ti sei messo a leggere con degli occhiali sottili sul naso. Ho curiosato, il
libro di pagine ingiallite e a caratteri minuscoli era una vecchia copia di Pablo Neruda, poesie
d’amore. Ogni volta mi veniva in mente il Sudamerica…poi ti immaginavo un romantico. Volevo
parlarti, volevo chiederti se conoscevi anche Mario Benedetti, Borges, Josè Marti…
Questa mattina ancora una volta, dopo tre anni che ti osservo sull’ autobus non sono riuscita a
parlarti. Non so il perché, mi ispiri fiducia, le tue rughe sul viso, le tue guancie così piegate da
disegnare un continuo e morbido sorriso, il tuo profumo di dopobarba, la tua camicia bianca sotto il
giaccone di lana che riscalda le tue vecchie ossa, i tuoi movimenti pausati e gentili….Ma sono
certa, domani ti parlerò e questa volta ce la farò, sono sicura che mi racconterai che cosa porti
dentro quella borsa, che cosa ti porta a leggere ogni volta la tua poesia, dove hai trovato quel
bastone di legno grezzo con le iniziali E.L.
Giugno 29, venerdì.
Ti aspettavo…oggi è la prima volta in questi anni che non ti vedo salire sul pullman. Questa
mattina ero disposta a parlarti. Che cosa ti sarà successo? Ma la promessa la mantengo, lunedì
quando torno al lavoro, sarò sul pullman e tu alle 7.20 arriverai come ogni giorno.
Luglio 2, lunedì.
Nemmeno questa mattina sei salito…alle 7.20… E quindi mi sono messa a leggere il giornale.
Rimango attratta da una piccola iscrizione su un angoletto della seconda pagina, è di colore rosa
con dei fiorellini intorno…Un annuncio quasi anonimo che dice: “A te ragazza del Sudamerica
che sempre mi hai regalato un sorriso, e che ben sapevi leggevo Neruda….voglio
ringraziarti per essere sempre stata davanti ai miei occhi socchiusi dalla vecchiaia. Ho
lasciato il mio bastone a riposo, e finalmente ho riempito di ricordi e di esperienze la mia
borsa consumata. É ora di partire, la barca già non mi aspetta, l’oceano è davanti ed io lo
attraverserò per tornare alla patria dei poeti…Chissà se un giorno ci ritroveremo lì per fare
una lunga chiacchierata sulle poesie…E.L.”
Graciela Vega Leoncini